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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 26 giugno 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III e IV Commissione,
   premesso che:
    la legge n. 185 del 1990 recante «Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento» è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 14 luglio 1990, n. 163 (successivamente è stata modificata dalla legge 17 giugno 2003, n. 148);
   sono state le esportazioni di tali materiali per un valore globale di 257.215.484 euro (tra cui in particolare bombe RWM MK82) verso l'Arabia Saudita, a capo di una coalizione (composta da EAU, Oman, Bahrain, Egitto, Qatar, Marocco, Kuwait), impegnata da oltre un anno nel conflitto armato nello Yemen;
   nello scontro in atto nello Yemen (in cui, al 30 agosto 2016, secondo fonti Onu oltre 10.000 persone sono state uccise e, tra queste, vi è un elevato numero di civili) tutte le parti in conflitto sono state accusate di crimini di guerra, tra cui attacchi indiscriminati contro aree civili e reclutamento di bambini soldato;
   una dichiarazione comune è stata rilasciata il 10 gennaio 2016 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), Federica Mogherini, e dal commissario per gli aiuti umanitari e la gestione delle crisi, Christos Stylianides, sull'attacco alla struttura sanitaria di Medici senza frontiere (MSF) nello Yemen;
   la risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sulla situazione umanitaria nello Yemen (2016/2515(RSP)), in particolare contiene l'invito «al VP/AR ad avviare un'iniziativa finalizzata all'imposizione da parte dell'UE di un embargo sulle armi nei confronti dell'Arabia Saudita, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale da parte di tale paese nello Yemen e del fatto che il continuo rilascio di licenze di vendita di armi all'Arabia Saudita violerebbe pertanto la posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio dell'8 dicembre 2008»;
   dal sito «Viaggiare sicuri» del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale si rileva a proposito, dello Yemen, che «le condizioni umanitarie stanno divenendo insostenibili per larga parte della popolazione civile, come indicato nei report delle Nazioni Unite, che hanno documentato anche arresti arbitrari e violazioni del diritto umanitario da ambe le parti coinvolte nello scontro armato»;
   l'amministrazione degli USA sotto la presidenza Obama ha «da tempo espresso alcune preoccupazioni molto significative circa l'alto tasso di vittime civili» nel conflitto yemenita e si è preso atto della conseguente decisione del Governo statunitense di bloccare nel dicembre 2016 le forniture di munizioni di precisione all'Arabia Saudita, con particolare riguardo alla vendita da parte di Raytheon di circa 16.000 kit di munizioni guidate per un valore di 350 milioni di dollari, avendo valutato che l'aviazione saudita si è più volte mostrata non in grado di individuare correttamente i suoi obiettivi;
   dal 1o gennaio 2017 l'Italia è membro non permanente del consiglio di sicurezza dell'Onu, organo che ha la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale; inoltre nel 2018 l'Italia assumerà la presidenza dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE),

impegnano il Governo

a sviluppare una decisa iniziativa, nelle sedi internazionali competenti, per la cessazione delle ostilità e la soluzione diplomatica del conflitto, nonché per la immediata sospensione generalizzata delle forniture di materiali di armamento ai paesi coinvolti nel conflitto yemenita.
(7-01294) «Zanin, Nicoletti, Bolognesi, Bruno Bossio, Centemero, Cova, Duranti, Fassina, Lacquaniti, Kronbichler, Marantelli, Patriarca, Salvatore Piccolo, Pinna, Preziosi, Santerini, Sberna, Scuvera, Scanu».


   L'VIII Commissione,
   premesso che:
    la legge 28 giugno 2016, n. 132, recante disposizioni per l'istituzione del sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente (Snpa) e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, prevede per il Snpa le seguenti funzioni:
     a) monitoraggio dello stato dell'ambiente, del consumo di suolo, delle risorse ambientali e della loro evoluzione in termini quantitativi e qualitativi, eseguito avvalendosi di reti di osservazione e strumenti modellistici;
     b) controllo delle fonti e dei fattori di inquinamento delle matrici ambientali e delle pressioni sull'ambiente derivanti da processi territoriali e da fenomeni di origine antropica o naturale, anche di carattere emergenziale, e dei relativi impatti, mediante attività di campionamento, analisi e misura, sopralluogo e ispezione, ivi inclusa la verifica delle forme di autocontrollo previste dalla normativa vigente;
     c) attività di ricerca, sviluppo delle conoscenze e produzione, promozione e pubblica diffusione dei dati tecnico-scientifici e delle conoscenze ufficiali sullo stato dell'ambiente e sulla sua evoluzione, sulle fonti e sui fattori di inquinamento, sulle pressioni ambientali, sui relativi impatti e sui rischi naturali e ambientali, nonché trasmissione sistematica degli stessi ai diversi livelli istituzionali preposti al governo delle materie ambientali e diffusione al pubblico dell'informazione ambientale ai sensi del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195. Gli elementi conoscitivi in questione costituiscono riferimento ufficiale e vincolante per le attività di competenza delle pubbliche amministrazioni;
     d) attività di supporto alle attività statali e regionali nei procedimenti e nei giudizi civili, penali e amministrativi ove siano necessarie l'individuazione, la descrizione e la quantificazione del danno ambientale mediante la redazione di consulenze tecniche di parte di supporto alla difesa degli interessi pubblici;
     e) supporto tecnico-scientifico alle amministrazioni competenti per l'esercizio di funzioni amministrative in materia ambientale espressamente previste dalla normativa vigente, mediante la redazione di istruttorie tecniche e l'elaborazione di proposte sulle modalità di attuazione nell'ambito di procedimenti autorizzativi e di valutazione, l'esecuzione di prestazioni tecnico-scientifiche analitiche e di misurazione e la formulazione di pareri e valutazioni tecniche anche nell'ambito di conferenze di servizi, ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241;
     f) supporto tecnico alle amministrazioni e agli enti competenti, con particolare riferimento alla caratterizzazione dei fattori ambientali causa di danni alla salute pubblica, anche ai fini di cui all'articolo 7-quinquies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502;
     g) collaborazione con istituzioni scolastiche e universitarie per la predisposizione e per l'attuazione di programmi di divulgazione e di educazione ambientale, nonché di formazione e di aggiornamento del personale di amministrazioni e di enti pubblici operanti nella materia ambientale;
     h) partecipazione, anche attraverso azioni di integrazione dei sistemi conoscitivi e di erogazione di servizi specifici, ai sistemi nazionali e regionali preposti agli interventi di protezione civile, sanitaria e ambientale, nonché collaborazione con gli organismi aventi compiti di vigilanza e ispezione;
     i) attività istruttoria per il rilascio di autorizzazioni e per l'irrogazione di sanzioni, nel rispetto delle competenze di altri enti previste dalla normativa vigente;
     l) attività di monitoraggio degli effetti sull'ambiente derivanti dalla realizzazione di opere infrastrutturali di interesse nazionale e locale, anche attraverso la collaborazione con gli osservatori ambientali eventualmente costituiti;
     m) funzioni di supporto tecnico allo sviluppo e all'applicazione di procedure di certificazione della qualità ecologica dei prodotti e dei sistemi di produzione;
     n) funzioni di valutazione comparativa di modelli e strutture organizzative, di funzioni e servizi erogati, di sistemi di misurazione e valutazione delle prestazioni, quale attività di confronto finalizzato al raggiungimento di migliori livelli prestazionali mediante la definizione di idonei indicatori e il loro periodico aggiornamento, ivi inclusa la redazione di un rapporto annuale di valutazione comparativa dell'intero Sistema nazionale;
    ai fini del perseguimento delle finalità di cui all'articolo 1 della legge n. 132 del 2016 e dello svolgimento delle funzioni di cui al comma 1 dell'articolo 3, anche in forma associata loro e in concorso con gli altri soggetti operanti nel sistema della ricerca, l'Ispra e le agenzie partecipano e realizzano attività di ricerca e sperimentazione scientifica e tecnica;
    le precarie condizioni finanziarie di Ispra minano da anni il corretto funzionamento dell'Istituto e, a fronte di funzioni e responsabilità sempre maggiori, non sono stati disposti adeguati fondi per l'assolvimento delle funzioni previste dal dettato normativo, con particolare riferimento alla funzione di controllo; 
    alla ormai cronica carenza di fondi che comporta drammatici problemi di bilancio, si aggiunge la questione dei lavoratori prepari dell'Ispra. Le proroghe dei contratti dei precari sono previste ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo 75 del 2017, nelle more dell'inserimento nel piano delle attività e quindi del fabbisogno assunzionale; 
    inoltre, in caso di licenziamento dei precari, l'Ispra dovrà risarcire il danno derivante dai ricorsi dei precari che saranno accolti con onere, superiore al costo di mantenimento in servizio,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per provvedere, nelle more della presentazione e della approvazione del disegno di legge di bilancio:
    a) allo stanziamento di fondi adeguati per garantire il corretto funzionamento del sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e il conseguente assolvimento delle funzioni previste dalla legge, con particolare riferimento al raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali;
    b) allo stanziamento di aggiuntivi 6,4 milioni di euro all'anno per garantire l'equilibrio finanziario dell'Ispra;
    c) allo stanziamento di fondi adeguati per garantire l'assunzione di personale ispettivo unicamente dedicato ai controlli ambientali;
   a individuare possibili soluzioni per mantenere in servizio i precari, anche ai fini della stabilizzazione, ai sensi dell'articolo 20 del testo unico sul pubblico impiego, eventualmente ricorrendo alle misure di cui al decreto legislativo 218 del 2016, quali: a) la creazione di un fondo rotativo con i residui dei progetti di ricerca e gli altri fondi; b) la concessione di un fido bancario in attesa di finanziamenti strutturali da prevedere nella legge di bilancio; c) la stipula di una convenzione di servizio con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con durata al 31 dicembre 2017.
(7-01295) «De Rosa, Busto, Daga, Micillo, Terzoni, Zolezzi».


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    le anomalie climatiche che si registrano ormai da tempo nel nostro Paese, ed in particolare l'incremento della temperatura e la scarsità di pioggia che segnano questo mese di giugno, determinano un aumento considerevole delle necessità irrigue degli allevamenti e delle coltivazioni, molte delle quali sono già irrimediabilmente devastate dal caldo e dalla siccità con una prima stima dei danni da parte di alcune associazioni di categoria che si attesta intorno al miliardo di euro;
    l'impiego dell'acqua in agricoltura è fondamentale per la produttività del settore nonché elemento imprescindibile per la qualità stessa delle produzioni ed è per questo che occorre promuovere un uso sostenibile delle risorse idriche; in relazione alle caratteristiche specifiche del settore agricolo, così come disposto dalla direttiva Acque (2000/60/CE), vanno meglio definite: quale percentuale di recupero dei costi è da considerare adeguata per il settore irriguo e in che misura le diverse voci di costo possono essere suddivise tra costo finanziario, costo ambientale e costo della risorsa;
    al fine di impiegare le risorse idriche in maniera sempre più efficiente il servizio Irriframe fornisce tutte le informazioni per un uso oculato ed efficiente dell'acqua, con l'obiettivo di giungere a consistenti risparmi mantenendo elevata, od addirittura migliorando, la produttività delle colture;
    la programmazione e la pianificazione in campo irriguo sono elementi indispensabili all'utilizzo razionale dell'acqua e il sistema informativo Sigrian dovrebbe essere ulteriormente potenziato in quanto in grado di registrare dati a livello di bacino, di regione e di ente irriguo; in esso sono presenti le seguenti informazioni: enti irrigui, aree con infrastrutture, dati gestionali ed economici (entrate, costi contribuenza), aree irrigate, metodi di irrigazione; schemi irrigui (fonti di approvvigionamento, corpi idrici e rete irrigua principale), con dettagli sulle disponibilità e sulle tipologie di rete; impianti di depurazione delle acque; informazioni territoriali;
    è indispensabile procedere al completamento delle infrastrutture necessarie all'irrigazione, come gli invasi, molti dei quali risultano ancora incompleti o non collaudati, e a tal fine va massimizzato l'impatto delle risorse del fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese destinate al rinnovo e alla manutenzione della rete idrica;
    al fine di fronteggiare l'emergenza causata dalla siccità di questi ultimi giorni il Governo ha accolto le richieste di stato di emergenza avanzate da molte regioni: secondo Coldiretti, in Emilia sono in sofferenza tutte le colture, dal pomodoro ai cereali, fino agli ortaggi; in Lombardia stessa situazione per le coltivazioni mentre il caldo sta provocando un taglio fino al 20 per cento della produzione di latte; in Sardegna l'assenza di piogge sta condizionando tutti i settori agricoli, con perdite nella produzione di oltre il 40 per cento;
    come è noto, i danni derivanti da siccità, quale avversità atmosferica, sono ammessi a copertura assicurativa agevolata, e pertanto le aziende agricole che hanno stipulato contratti assicurativi hanno diritto al risarcimento per la riduzione delle rese;
    il sistema assicurativo agevolato, elemento chiave per la gestione del rischio, risulta tuttavia ancora poco utilizzato dagli agricoltori e presenta alcune criticità legate alla eccessiva complicazione delle regole e ai ritardi nella erogazione dei contributi spesso derivanti dai tempi di decorrenza della garanzia;
    le risorse a valere sul Fondo di solidarietà nazionale di cui al decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, ancorché inattivabile per interventi compensativi per danni da siccità in mancanza di precise deroghe, non sono sufficienti a fronteggiare la crisi in cui versa gran parte delle aziende agricole,

impegna il Governo:

   a promuovere ulteriormente il sistema assicurativo agevolato anche tramite i servizi Ismea e Rete Rurale per potenziarne la struttura informativa;
   ad assumere iniziative per migliorare il funzionamento del sistema assicurativo agevolato attraverso una più efficace organizzazione delle procedure e in particolare: a far sì che sia redatto il Piano assicurativo agricolo annuale e sia prevista la possibilità di presentare la Manifestazione di interesse o il Piano assicurativo individuale nel corso del mese di ottobre al fine di consentire, qualora anche le compagnie assicurative concordino le condizioni di polizza nello stesso mese, la sottoscrizione delle coperture assicurative già dai primi giorni di novembre; a prevedere la possibilità di validazione dei criteri di risarcimento delle polizze da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali al fine di evitare il silenzio-assenso ed eventuali mancati risarcimenti;
   a procedere con urgenza ad un monitoraggio degli invasi incompiuti, non funzionanti o non collaudati al fine di valutare le reali necessità dell'infrastruttura;
   ad assumere iniziative per velocizzare il completamento delle opere irrigue e a pubblicare ed aggiornare costantemente l'avanzamento dei lavori al fine di registrare i progressi compiuti;
   a promuovere ed incentivare l'uso di sistemi irrigui di precisione e della rete Irriframe e ad aggiornare i dati presenti nel Sigrian;
    ad assumere iniziative per rifinanziare adeguatamente il Fondo di solidarietà nazionale di cui al decreto legislativo n. 102 del 2004, posto che in casi di eccezionale gravità si è consentito l'accesso agli interventi compensativi anche da parte delle aziende che non hanno sottoscritto polizze agevolate a copertura dei rischi.
(7-01296) «Gallinella, L'Abbate, Parentela, Gagnarli, Lupo, Benedetti, Massimiliano Bernini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) è stato istituito ai sensi dell'articolo 28 del decreto-legge n. 112 del 2008, con le funzioni e le risorse finanziarie, strumentali e di personale dell'Apat, dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs) e dell'istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (Icram);
   l'Ispra muove la sua attività istituzionale in risposta ad un dettato istitutivo sulla base di norme, leggi, decreti, regolamenti protocolli comunitari, nazionali e regionali, e nessun altro istituto pubblico ha al suo interno, come questo, la molteplicità di competenze tecnico-scientifiche necessarie per affrontare la complessità dei diversi aspetti ambientali che riguardano l'intero territorio nazionale;
   le importanti attività affidate all'Ispra sono sia conoscitive, di controllo, monitoraggio e valutazione (attività di consulenza strategica, assistenza tecnica e scientifica, informazione, divulgazione, formazione in materia ambientale, e altro), sia attività di supporto tecnico-scientifico al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e ad altre amministrazioni pubbliche in materia di tutela dell'ambiente e di pianificazione territoriale;
   nel tempo i compiti assegnati all'Ispra sono aumentati e sempre più delicati, ma ad essi non ha fatto seguito un incremento né delle risorse assegnate all'istituto e alle agenzie ambientali, né del personale impiegato. Al contrario, negli anni, il bilancio dell'istituto subisce tagli al contributo ordinario dello Stato e una diminuzione delle entrate inerenti la fornitura di ricerca e servizi a soggetti pubblici e privati;
   peraltro, con la legge n. 132 del 2016, si è provveduto all'istituzione del sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente (SNPA), per assicurare omogeneità ed efficacia a l'azione di controllo pubblico della qualità dell'ambiente e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica. E in questo nuovo sistema diventano ancora più centrali le funzioni d'indirizzo e di coordinamento tecnico dell'Ispra. Nonostante questo, la medesima legge n. 132 del 2016 dispone che dette nuove attività debbano essere svolte senza maggiori oneri per la finanza pubblica e questo, conseguentemente, acuisce ancor di più la crisi dell'istituto, già vicino al collasso economico;
   come ricorda la lettera di una ricercatrice dell'Ispra, pubblicata da « La Repubblica» del 20 giugno 2017 «Ci occupiamo di tutela e controllo ambientale sia per compiti attribuiti dalla legge sia perché siamo l'istituto di riferimento del ministero dell'Ambiente. Dal 22 maggio siamo in occupazione: la politica distratta quando non ostile ci ha ridotto al collasso economico. Tra un mese, se non si agisce rapidamente, i 1.200 dipendenti saranno costretti all'inattività per mancanza di fondi. Circa un centinaio di precari storici, con anzianità di servizio fino a 17 anni, saranno licenziati nonostante l'articolo 20 del Testo Unico della P.A. voluto dalla ministra Madia li consideri stabilizzabili. (...) Lottiamo e occupiamo dal 22 maggio anche e soprattutto da cittadini che vogliono che siano enti pubblici a garantire la tutela ambientale e non società private come Sogesid. La Sogesid è una società in house del ministero dell'Ambiente, oggetto di attenzione della Procura, che di fatto è un doppione dell'Ispra. Lo Stato preferisce attingere a privati, spendendo anche più soldi e con procedure privatistiche che fanno nascere dubbi anche ai magistrati. Turniamo 24 ore su 24 per presidiare l'occupazione, rinunciamo e ferie e salario e famiglia per mandare un messaggio che spero qualcuno voglia ascoltare: il nostro Paese ha bisogno di un istituto indipendente per una corretta azione di prevenzione, controllo, gestione del territorio e delle emergenze ambientali» –:
   quali iniziative urgenti si intendano adottare per consentire il rilancio economico e gestionale dell'Ispra per poter garantire i compiti istituzionali di prevenzione, controllo, gestione del territorio e delle emergenze ambientali, previsti dalla normativa vigente;
   se, conseguentemente, non si ritenga urgente assumere iniziative per stanziare nuove e ulteriori risorse a favore dell'Ispra e delle agenzie ambientali, anche alla luce dei sempre nuovi ulteriori compiti questi assegnati, al fine di garantire loro di poter svolgere efficacemente i compiti istituzionali, e dare così una risposta più adeguata anche al crescente e giustificato aumento della domanda di controllo ambientale e sanitario;
   se non si ritenga indispensabile assumere iniziative per prevedere, un piano di assunzioni, nonché di stabilizzazione del personale precario, operante presso l'Ispra e le agenzie ambientali.
(2-01853) «Laforgia, Zaratti».

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   è notizia di questi giorni che i piani di ricostruzione post sisma, che aveva colpito le regioni del centro Italia, vanno molto a rilento a causa del materiale ancora giacente e non rimosso;
   a quasi un anno del primo terremoto, secondo una stima approssimativa per difetto, ci sono 2,3 milioni di tonnellate di macerie da rimuovere e, ad oggi, solo l'otto per cento del materiale è stato rimosso;
   nel Lazio sono state rimosse 98 mila su un milione di macerie, in Umbria 3.700 su 100 mila, in Abruzzo 10 mila su 100 mila e in particolare nelle Marche, dove i lavori di rimozione sono partiti soltanto ad aprile, ad oggi sono state raccolte 65 mila tonnellate su un milione (il 6,5 per cento del totale);
   il decreto-legge n. 189 del 17 ottobre 2016, recante «Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016» è stato già modificato tre volte e i sindaci sono costretti a rispettare le oltre 30 ordinanze del Commissario straordinario alla ricostruzione Vasco Errani;
   i comuni rientranti nel cratere sono circa 131, ma nessuna amministrazione ha ancora avviato la fase della ricostruzione e tanto meno vi è stato modo di insediare tutte le case di legno necessarie ad ospitare in una prima fase le famiglie terremotate, tenendo conto che l'inverno è ormai prossimo;
   le case in legno consegnate, ad oggi, sono circa l'otto per cento delle richieste effettuati dai comuni, probabilmente ciò è dovuto alla farraginosa procedura a cui le amministrazioni devono sottoporsi: individuazione del numero necessario di case di emergenza e di posizionamento, valutazione della Protezione Civile, del genio civile regionale, esproprio, incarico dei lavori, autorizzazione del comune alla società incaricata ai lavori, vaglio della regione di riferimento, che a sua volta dà l'incarico per la progettazione, passaggio all'Erap (Ente per l'abitazione pubblica) e gara di appalto, avvio di ben undici passaggi burocratici prima di ottenere l'autorizzazione all'insediamento delle case di legno;
   moltissime famiglie non hanno ancora una casa in cui vivere, centinaia di attività e imprese agricole non hanno ancora modo di ripartire, in attesa che le amministrazioni adempiano alle procedure avviate, che se snellite, consentirebbero una ripresa dei territori e delle attività economiche e agricole –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;
   considerata la notevole burocrazia di cui in premessa e visti i ritardi accumulati nei mesi dai comuni per adempiere alle suddette procedure, quali siano le iniziative, anche normative, che s'intendano mettere in campo al fine di snellire le procedure e consentire ai sindaci di velocizzare l’iter che consenta ai terremotati di poter vivere sul loro territorio;
   in particolare, quali iniziative si intendano assumere per evitare che i genitori di studenti delle zone terremotate non siano obbligati anche il prossimo anno scolastico a iscriverli in scuole diverse e probabilmente lontano dai luoghi in cui vivono;
   quali siano le iniziative che s'intendono assumere affinché i paesi colpiti dal sisma, spesso colmi di storia e tradizione, non diventino paesi fantasma e in che modo si intenda aiutare le popolazioni locali a riprendere la fruizione del loro territorio;
   in particolare, quali siano le iniziative che si intendano assumere riguardo al conferimento nei siti di stoccaggio delle macerie ancora giacenti sui luoghi colpiti dal sisma e se non si ritenga utile assumere iniziative normative per modificare la definizione di tipologia di rifiuto, oggi equiparata ai soli «rifiuti urbani non pericolosi», in modo da individuare più siti possibili per il conferimento dei materiali stessi e per snellire le procedure ancora alla Fase I, visto che con questo ritmo di rimozione dei materiali, viene stimato un tempo per il loro smaltimento non inferiore a un anno. (4-17064)


   SPADONI, DALL'OSSO, DELL'ORCO, FERRARESI e SARTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la regione Emilia Romagna versa negli ultimi mesi in una crisi idrica drammatica; i deficit maggiori si riscontrano nelle province di Piacenza e Parma, dove fino al maggio 2017, le piogge cumulate risultano inferiori del 40-50 per cento rispetto a quelle attese, ossia tra 200 e 300 millimetri in meno;
   in tutta la regione si registrano fenomeni di siccità consistenti che hanno portato a carenze idriche nella parte centro-orientale del territorio, dove si riscontrano deficit percentuali tra 20 e 40 per cento (reggiano, modenese e gran parte della Romagna) e inferiori al 20 per cento (ferrarese, bolognese e aree limitrofe del ravennate);
   la regione Emilia Romagna ha richiesto al Governo, in data 9 giugno 2017, lo stato di emergenza nazionale per mettere in campo misure straordinarie per affrontare la situazione che sta interessando in particolare i settori potabile ed agricolo;
   i dati preoccupanti circa gli effetti dei cambiamenti climatici, registrati in tutto il pianeta ed anche nel nostro territorio, indicano un aggravarsi delle situazioni estreme sotto il profilo delle temperature massime, dei periodi di siccità, degli eventi di precipitazione intensi e potenzialmente pericolosi per l'equilibrio idrogeologico;
   i cambiamenti climatici svolgono un ruolo cruciale in questa situazione: si è di fronte ad un vero e proprio rischio geologico dove i terreni aridi non sono in grado di assorbire la violenza delle piogge;
   tale situazione si è creata in seguito al susseguirsi di numerosi periodi siccitosi durante l'anno solare, per tutti i tipi di precipitazioni comprese quelle nevose in montagna, da cui emerge il fenomeno preoccupante della scarsa piovosità nei mesi autunnali e invernali, vanificando progettualità ormai datate che vogliono negli invasi di alta quota la potenziale, quanto ormai vetusta e inefficace, soluzione ai problemi di valle;

il comune di Reggio Emilia, in data 16 novembre 2015, ha aderito all'iniziativa Mayors Adapt, l'iniziativa lanciata dalla Commissione europea che vuole favorire l'adattamento delle città ai cambiamenti climatici; la sottoscrizione prevede che entro 2 anni dall'adesione il comune proceda alla preparazione di una valutazione di rischio e vulnerabilità e lo sviluppo di una strategia locale di adattamento e successivamente la presentazione di un rapporto della fase di attuazione ogni 2 anni;
   i livelli di falda raggiunti pongono in seria difficoltà sia le colture arboree che i seminativi, oltre a costituire una progressiva minaccia ai prelievi da falda idropotabili sia dal punto di vista quantitativo, che dal punto di vista qualitativo (in particolare come aumento della concentrazione dei soluti, legati all'emergenza nitrati, fino alla maggiore durezza dell'acqua immessa in rete –:
   se il Ministro interrogato non intenda riconoscere alla regione Emilia Romagna lo stato di emergenza nazionale chiesto dalla regione affinché vi sia un accesso al Fondo di solidarietà nazionale (FSN). (4-17074)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


  TURCO, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS e SEGONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   è interesse dell'interrogante approfondire la vicenda personale ed umana di una minore italiana di anni 9 da alcuni giorni letteralmente «sequestrata» in Marocco contro la volontà della madre che, sino ad ora, invano ha tentato di riportarla in Italia;
   si tratta della minore, cittadina italiana, A. D., figlia di Badaoui Hakima (titolare di regolare permesso di soggiorno nel nostro Paese) e del cittadino italiano Accordi Vladimiro (attualmente irreperibile e che da anni ha abbandonato madre e figlia);
   il Consolato italiano a Casablanca, infatti, seppur a fronte di un'ordinanza del tribunale ordinario di Verona che, su richiesta del legale della madre avvocato Simone Bergamini, stante l'irreperibilità certificata del padre, autorizza l'autorità competente a rilasciare alla minore, un documento valido per l'espatrio, disponendo l'immediata efficacia della relativa statuizione, non sta ottemperando a tale precetto, così causando gravi disagi fisici e psichici sia alla minore che alla madre, che si trova bloccata in Marocco in attesa di potere fare ritorno in Italia assieme alla figlia;
   la minore si trova quindi attualmente «sequestrata» in Marocco priva di documenti e quindi priva di identità certa, nonostante dagli atti prodotti emerga chiaramente la maternità e gli estremi anagrafici della stessa;
   tutto ciò appare in contrasto non solo con la statuizione dell'autorità giudiziaria italiana e delle leggi ordinarie del nostro Paese, ma anche con il principio costituzionale che tutela la famiglia e l'unità della stessa –:
   se ed in quali forme il Governo intenda intervenire prontamente adoperandosi presso il Consolato italiano a Casablanca affinché venga rilasciato immediatamente alla minore A. D. il proprio passaporto italiano in modo da potere fare ritorno in Patria assieme alla madre Badaoui Hakima. (5-11651)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


  PAOLO BERNINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la carenza di piogge ha recato un danno e i cambiamenti climatici incombono. Non solo il Movimento cinque stelle lo sostiene, ma la Fao, i climatologi e gli scienziati internazionali;
   una delle principali cause di immissioni di Co2 sono proprio gli allevamenti, gli stessi nella filiera di produzione, richiedono disponibilità di immense quantità di acqua. Per ottenere un chilo di carne bovina occorrono, in media, 15 mila litri d'acqua;
   numerosi studi scientifici dimostrano le correlazioni evidenti tra il consumo di proteine animali e i cambiamenti climatici «il consumo di carni, latte e derivati è una delle principali cause del cambiamento climatico»;
   «l'allevamento e la produzione animale è la più grande fonte mondiale di metano e protossido di azoto»;
   l'acqua impiegata nella produzione di foraggi, farine e per abbeverare gli animali rappresenta fino l'87 per cento del consumo mondiale e la produzione di mangimi per animali assorbe il 70 per cento dei consumi di combustibili;
   è lo stesso consorzio del Parmigiano Reggiano a scrivere che per un chilogrammo di parmigiano occorrono 600 litri di latte, 1.530.000 litri di acqua per ottenere un chilogrammo di parmigiano;
   una mucca da latte ha bisogno di circa 200 litri di acqua al giorno, per ottenere un bicchiere di latte occorrono in media 255 litri di acqua. Ogni grammo di proteine contenute nel latte richiede circa 33 litri d'acqua. Una quantità sorprendente, se si considera il fatto che sono il triplo dei litri di acqua che servono per ottenere proteine vegetali;
   ovunque ci sono allevamenti industriali, i cittadini hanno l'acqua inquinata e non potabile. Per esempio sono preoccupanti i risultati di uno studio commissionato ad Arpa dalla provincia di Reggio e da 4 comuni interessati, sulle caratteristiche qualitative delle prime falde acquifere: «Per un anno sono stati monitorati 32 pozzi superficiali, da cui dunque non viene captata acqua potabile per le abitazioni, e lo studio ha evidenziato un impatto dell'inquinamento causato dagli allevamenti, ma anche da liquami fognari e attività produttive.»;
   inoltre, in Italia, moltissimi campioni di acqua sono risultati positivi ai pesticidi. In particolare: Non solo Pfas. Il Veneto è la terza regione, dopo Lazio e Sicilia, per contaminazione da pesticidi nelle acque superficiali e sotterranee;
   le politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici tendono a concentrarsi sul settore energetico, mentre il settore zootecnico riceve sorprendentemente poca attenzione, nonostante il fatto che esso rappresenta il 18 per cento delle emissioni di gas serra e per l'80 per cento del consumo totale di terreno di origine antropica; un allevamento bovino con 2500 mucche da latte produce la stessa quantità di rifiuti di una città di 411,000 persone –:
   se i Ministri interrogati, preso atto delle emergenze e dei danni causati dagli allevamenti sul clima, hanno intrapreso iniziative in materia e quali;
   se i Ministri interrogati, alla luce della portata degli impatti stimati rispetto a queste condizioni di sostenibilità, abbiano preso in considerazione di assumere iniziative per frenare la crescita di questo settore che dovrebbe essere la priorità nella governance ambientale;
   se e come il Governo stia agendo per rispettare gli obiettivi del Protocollo di Kyoto;
   se esista un quadro chiaro e completo sui danni causati degli allevamenti in Italia;
    se i Ministri interrogati non ritengano necessario incentivare un'alimentazione 100 per cento vegetale;
   se i Ministri interrogati non ritengano di assumere iniziative per promuovere consumi più sostenibili e per promuovere diversi sistemi di allevamento dato che gli attuali non possono più essere né finanziati né sostenuti, per la salvezza del pianeta, degli animali e dell'ambiente che ci circonda. (4-17070)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro della difesa, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   prima di bandire nuovi concorsi pubblici, la regola generale da applicarsi in via generale è quella che stabilisce il ricorso allo scorrimento di graduatorie preesistenti, poiché l'attuale ordinamento favorisce l'utilizzazione della graduatoria degli idonei. Qualora l'amministrazione decida, invece, di indire un nuovo concorso, è obbligata ad esprimere un'idonea motivazione che dia conto del sacrificio imposto ai concorrenti idonei e delle preminenti esigenze di interesse pubblico;
   vi è quindi un favor dell'ordinamento per lo scorrimento delle graduatorie preesistenti e nel caso in cui l'Amministrazione propenda, comunque, per l'indizione di un nuovo concorso, la stessa è obbligata a rendere note le ragioni della propria scelta poiché vi devono essere motivi di interesse pubblico prevalenti rispetto alle situazioni giuridiche degli idonei non vincitori della precedente procedura concorsuale;
   a riguardo, non sempre tale regola viene rispettata e accade che vengano banditi nuovi concorsi, senza, tra l'altro, esternare le dovute motivazioni di tale scelta, sebbene vi siano graduatorie disponibili di precedenti selezioni pubbliche. È il caso ad esempio del concorso per l'arruolamento di 1552 Carabinieri effettivi dell'anno 2010 del quale non sono state collocate poche decine di idonei. Già con interrogazione 5-08726, che non ha ancora ricevuto riscontro, l'interrogante ha denunciato l'ingiustizia compiuta nei confronti di queste persone, sempre più pregiudicate dal trascorrere del tempo, nonché dall'evidente discriminazione subita rispetto ad altri idonei di concorso; sul punto, infatti, negli anni si è assistito al ripristino di una serie di graduatorie, anche dell'anno 2010, relative ad altri concorsi (ad esempio per l'accesso alle forze di polizia), nonostante si trattasse di concorsi che prevedevano i medesimi parametri fisici, morali e attitudinali dei concorrenti;
   con l'elevata allerta terrorismo che si vive nei nostri tempi anche in Italia, dopo gli attentati avvenuti in Europa, questi ragazzi risultati idonei per svolgere il ruolo di carabinieri dovrebbero essere in prima linea a difendere il territorio nazionale, di contro sono stati di fatto abbandonati dallo Stato e non è servito a nulla superare la selezione pubblica –:
   per quali motivi ad oggi siano stati banditi nuovi concorsi invece di attingere alla graduatoria in questione;
   se e quali provvedimenti intendano adottare per far scorrere tale graduatoria, anche considerando l'attuale emergenza terrorismo in cui è coinvolto il nostro Paese. (5-11654)

Interrogazione a risposta scritta:


   ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, SEGONI e TURCO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la città di Taranto, da oltre cento anni, è sede di diversi importanti insediamenti della Marina militare italiana, quali un arsenale militare, una base navale di recente realizzazione, una scuola sottufficiali, un centro addestramento, nonché sede del comando in capo del dipartimento marittimo dello Ionio e del Canale d'Otranto;
   ci sono imprese che lavorano nel decommissioning aero-navale che cercano nuovi spazi per potenziare le loro attività e c’è un'area, Taranto, che si candida ad offrirle tali spazi, forte di un'esperienza nelle manutenzioni navali e della presenza sia di un'importante base della Marina, che dell'Arsenale militare;
   in prospettiva, la dismissione interesserà anche unità militari assegnate alla base di Taranto, ecco spiegato perché ci si vuole inserire in questo filone e, messi attorno ad un tavolo da Confindustria Taranto, alcuni imprenditori del settore, che operano tra centro e nord Italia, sono alla ricerca di una base che, per i velivoli, potrebbe essere rappresentata da un hangar da 5 mila metri quadri nell'area dell'aeroporto di Grottaglie che fu costruito per Atitech, società del gruppo Alitalia; per le navi, invece, dalle infrastrutture dell'Arsenale della Marina come si sta già facendo a La Spezia;
   il suddetto decommissioning è strettamente collegato al recycling e costituisce un forte stimolo per lo sviluppo della ricerca scientifica finalizzata allo sviluppo di metodologie e tecnologie per il recupero e riutilizzo dei materiali non metallici visto anche il valore aggiunto di Taranto che comprende anche imprese specializzate che operano nella filiera della metalmeccanica, delle bonifiche e dei settori connessi, già organizzate nella società consortile di Confindustria Smart Area Taranto;
   quest'ultima, nata anche come braccio operativo dei soggetti incaricati di attuare gli interventi di bonifica ed ambientalizzazione del territorio, ora potrebbe, come logica conseguenza della sua missione, intervenire sia sui processi di decommissioning aero-navale, sia sulle attività di supporto al parting out aeronautico e, ancora, sul recycling dei materiali non metallici recuperati;
   la Marina militare continua ad occupare ampie e significative aree della città, imponendo un sacrificio in termini di fruibilità del territorio alla cittadinanza, oltre che per tutte le ricadute negative dovute agli esiti delle lavorazioni realizzate;
   il territorio, come è noto per essere stato assunto alla attenzione del Governo, vive un momento di particolare crisi economica che vede attive una serie di vertenze tra le quali si cita ad esempio il possibile esubero di ben 500 unità tra il personale civile della difesa, del declassamento del comando in capo, del trasferimento delle attività di addestramento, e, ultimo «schiaffo», il trasferimento dell'incrociatore Vittorio Veneto a Trieste;
   l'incrociatore Vittorio Veneto, di base a Taranto per oltre 40 anni, è stato oggetto, nei primi anni del 2000, di una proposta dell'allora amministrazione locale mirata a realizzare un museo galleggiante da mantenere a Taranto. Nel 2007, un decreto, con cui si stanziavano fondi per la ricorrenza dei 150 anni della unità di Italia, prevedeva, alla luce di un accordo Stato-regione, la realizzazione di tale progetto;
   sempre da fonti giornalistiche si apprende che la nave Vittorio Veneto sarebbe destinata a diventare museo, ma non a Taranto, bensì a Trieste –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere alla luce della situazione economico-industriale descritta in premessa, al fine di garantire prospettive di sviluppo per la città di Taranto. (4-17067)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


  BALDELLI e GIACOMONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   migliaia di azionisti-risparmiatori hanno perso i loro risparmi investiti nelle azioni delle banche fallite;
   ai sensi dell'articolo 67 comma 1, lettere c) e c-bis) del Testo unico delle imposte sui redditi, la differenza tra le plusvalenze e le minusvalenze realizzate dalla vendita di azioni da parte di privati cittadini è tassata con una aliquota del 26 per cento;
   l'Agenzia delle Entrate nega la deducibilità delle perdite derivanti dall'annullamento delle azioni delle banche fallite perché non realizzate attraverso la vendita delle azioni stesse: come chiarito nella circolare n. 165 del 24 giugno 1998, a norma dell'articolo 47, comma 7, del Testo unico delle imposte sui redditi, danno luogo a redditi di capitale (e non a redditi diversi) quelli compresi nei rimborsi degli investimenti aventi natura partecipativa a seguito di recesso o esclusione del socio o della liquidazione della società, in quanto le lettere c) e c-bis) dell'articolo 67 del Testo unico delle imposte sui redditi, a differenza della successiva lettera c-ter), non comprendono tra i presupposti di realizzo delle plusvalenze anche il rimborso di partecipazioni;
   tale interpretazione restrittiva da parte dell'Amministrazione finanziaria a giudizio degli interroganti danneggia tutte quelle persone che hanno perso i loro risparmi in tali vicende e, inoltre, risulta profondamente discriminatoria perché non permette a tutti i cittadini di usufruire degli stessi mezzi di protezione sociale e differenzia tra coloro che hanno realizzato una perdita attraverso la vendita delle azioni e coloro che, invece, l'hanno realizzata attraverso l'annullamento delle azioni causate dal fallimento delle banche –:
   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative per modificare tale interpretazione restrittiva e permettere ai privati cittadini la deducibilità delle perdite realizzate attraverso l'annullamento delle azioni causate dal fallimento delle banche. (4-17065)


   SPESSOTTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   è notizia di questi giorni che, nell'ambito di un filone di indagine legato alle intercettazioni dello scandalo sul Mose, sono state eseguite dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Venezia quattordici ordinanze di custodia cautelare e due arresti domiciliari, nei confronti di diversi esponenti del mondo dell'imprenditoria, dirigenti e funzionari pubblici, professionisti e dirigenti di aziende private;
   in carcere, per vicende legate a episodi di presunta corruzione e irregolarità fiscali, sono finiti anche Giuseppe Milone, responsabile della direzione amministrazione e bilancio e dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari di Cattolica Assicurazioni e Albino Zatachetto, segretario del presidente del consiglio di amministrazione della stessa compagnia;
   la stessa Cattolica Assicurazioni, in una nota, ha informato che è stato eseguito, nei confronti della società, un provvedimento di perquisizione e sequestro, emesso nell'ambito del procedimento penale avviato dalla procura della Repubblica di Venezia e che è stata deliberata dal consiglio di amministrazione della stessa società la sospensione cautelare «con efficacia immediata» per Giuseppe Milone, e Albino Zatachetto;
   sebbene il presidente della Società cattolica Paolo Bedoni non risulti attualmente indagato, il suo nome ricorre più volte nelle intercettazioni telefoniche intercorse tra gli arrestati nell'ambito dell'inchiesta di Venezia sui regali in cambio di sconti sulle sanzioni fiscali;
   in particolare, stando a quanto riportato dalla stampa, alcuni dirigenti della compagnia veronese e alcuni funzionari dell'Agenzia delle Entrate di Venezia, avrebbero tentato, a seguito di una verifica fiscale in una società del gruppo, di agire in modo tale da evitare conseguenze penali allo stesso presidente di Cattolica assicurazioni;
   nel febbraio 2017, Cattolica Assicurazioni, Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR e Ca’ Tron Real Estate hanno siglato un accordo del valore complessivo di oltre 101 milioni di euro per la realizzazione, attraverso un fondo immobiliare la cui maggioranza è detenuta con il 56 per cento proprio da Cattolica Assicurazioni, della struttura scolastica e universitaria denominata H Campus, nei comuni di Roncade e Quarto d'Altino –:
   se il Ministro interrogato possa fornire maggiori informazioni circa il coinvolgimento di funzionari pubblici dell'Agenzia delle Entrate in quella che è stata definita dalla stessa Guardia di finanza come «la più grande inchiesta contro il fenomeno della corruzione dopo il Mose»;
   alla luce dei gravi fatti emersi dall'inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Venezia, e considerate le quote detenute da Cassa Depositi e Prestiti nell'investimento del fondo immobiliare di cui in premessa, pari al 40 per cento, quali garanzie il Governo ritenga che possa offrire Cattolica Assicurazioni in relazione all'investimento di cui in premessa e come giudichi altresì, dal punto di vista finanziario, un'operazione immobiliare di tale portata, quale è quella prevista per il nuovo H Campus. (4-17066)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   MANNINO, SPESSOTTO, NUTI e DI VITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la Corte dei Conti, sezione del controllo sugli enti, nella determinazione del 4 dicembre 2015, n. 121, sul risultato del controllo eseguito in ordine alla gestione finanziaria dell'autorità portuale di Civitavecchia, ha evidenziato molteplici dati negativi in merito ai risultati economici ed in relazione alla gestione dell'autorità;
   sotto la guida del dottor Pasqualino Monti – nominato Presidente dell'Autorità portuale di Civitavecchia con decreto ministeriale del 7 giugno 2011 e, a far data dal 23 luglio 2015, incaricato quale commissario straordinario dell'ente – si sono registrati andamenti decrescenti nei volumi di traffico sia per quanto attiene i volumi delle merci, sia per quello dei passeggeri con un conseguente peggioramento dei risultati di gestione;
   nello specifico, la gestione amministrativa di competenza si è chiusa nel 2012 e 2013 con un disavanzo finanziario rispettivamente di euro 7,409 milioni e 7,221 milioni, mentre il 2014 si è chiuso con un avanzo di euro 416.058; l'avanzo di amministrazione si è dimezzato nel triennio passando dai 18,1 milioni del 2012 ai 9,1 milioni del 2014; l'avanzo economico pari a 15,4 milioni nel 2012 si è dimezzato nel 2013 (8,6 milioni) e si è sostanzialmente annullato nel 2014 (euro 189.107);
   a tali risultati negativi legati alla gestione economica e finanziaria dell'Ente si sono, poi, sovrapposte alcune criticità in ordine al mancato rispetto delle norme sull'indizione delle gare pubbliche e delle regole sulle assunzioni – perfezionatesi senza le procedure di reclutamento del personale previste per le amministrazioni pubbliche – oltre a delle irregolarità inerenti al riconoscimento di prestazioni e contribuzioni non spettanti ad alcuni dirigenti e allo stesso presidente;
   nel 2016 la procura della repubblica di Civitavecchia ha richiesto il rinvio a giudizio per il dottor Pasqualino Monti, nell'ambito dell'inchiesta «Darsena traghetti e grandi masse», per il reato di falsità ideologica in atti pubblici relativamente all’iter di approvazione di una variante; successivamente, sempre in qualità di presidente dell'autorità portuale di Civitavecchia, il dottor Monti sarà chiamato a rispondere, altresì, della fattispecie penale di omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale;
   in data 20 giugno 2017 è stato espresso parere favorevole dalla 8a Commissione del Senato alla proposta di nomina del dottor Pasqualino Monti quale presidente dell'autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale (sulla cui candidatura è stata già acquisita la prescritta intesa tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed il presidente della regione siciliana); tale proposta ha ricevuto parere favorevole anche dalla IX Commissione (trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati (nomina n. 109);
   come noto, l'Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia Occidentale (Porti di Palermo, Termini Imerese, Porto Empedocle e Trapani) rappresenta una piattaforma logistica, produttiva e di servizi metropolitani di fondamentale importanza per la Sicilia; è uno snodo strategico d'interscambio del Corridoio Transeuropeo verso l'Atlantico e da e verso il Nord Africa e costituisce un'infrastruttura di rilievo nazionale;
   l'opacità che ha contraddistinto la gestione amministrativa dell'autorità portuale di Civitavecchia durante il mandato del dottor Pasqualino Monti, il conseguente e progressivo peggioramento della situazione economico/finanziaria dell'ente – confermato dai summenzionati risultati negativi accertati – ed il verificarsi delle sopra citate vicende giudiziarie che lo hanno riguardato per atti connessi all'esercizio delle sue funzioni, non possono, ad avviso dell'interrogante, non configurarsi quali significativi elementi di valutazione in ordine alla idoneità del dottor Monti a ricoprire l'incarico di Presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale –:
   se non ritenga opportuno, alla luce di quanto esposto in premessa, rivedere la scelta compiuta e provvedere all'individuazione di una diversa figura professionale per la nomina de quo. (4-17068)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


  FREGOLENT, BOCCUZZI, PAOLA BRAGANTINI, BONOMO, GIORGIS e MATTIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 7 giugno 2017 il sindaco di Torino ha emesso una ordinanza per sospendere l'attività di vendita per asporto di bevande alcoliche e superalcoliche dalle ore 20 alle ore 3 (dal 9 giugno al 30 settembre 2017) in alcune zone della città in cui sono presenti numerosi esercizi commerciali e ricreativi notturni e dove ogni sera si concentrano moltissime persone;
   tale ordinanza è stata giustificata (come si può leggere dal testo stesso del documento) dalle seguenti gravissime motivazioni:
    di ordine pubblico: l'elevato consumo di alcol da parte di numerose persone concentrate in determinate zone della città ha già causato disordini, atti vandalici e danneggiamenti;
    di decoro urbano: le bottiglie di vetro e le lattine vuote vengono abbandonate copiosamente nelle vie e nelle piazze circostanti;
    di salute pubblica: l'Arpa ha certificato inquinamento da rumore nelle suddette zone che impedisce ai residenti di poter riposare senza dimenticare i pericoli causati ai cittadini dai rifiuti di vetro presenti nelle strade;
    di circolazione stradale: le zone interessate sono frequentate da numerosi automobilisti che lasciano i veicoli in doppia fila davanti ai luoghi di vendita degli alcolici, creando disagi al traffico ed alla viabilità territoriale;
    di carattere giudiziario: da tempo comitati di quartiere e associazioni di residenti hanno presentato esposti e raccolte firme per contrastare il caos notturno della movida;
   le forze dell'ordine preposte, assieme alla polizia municipale, si sono subito attivate per poter far rispettare l'ordinanza del sindaco di Torino;
   i controlli effettuati nei primi giorni, come riportano gli organi di informazione, dove sono stati impiegati anche agenti in borghese di polizia e carabinieri, hanno però registrato gravi episodi di intolleranza, ingiurie e minacce nei confronti delle forze dell'ordine, che si sono dovute spesso allontanare per evitare conseguenze peggiori;
   nella sera del 21 giugno 2017, secondo fonti stampa, la polizia si è presentata in forze nei luoghi sottoposti alla citata ordinanza, per evitare le tensioni dei giorni scorsi. Un gruppo di giovani, alcuni dei quali provenienti dai centri sociali, si è scontrato con le forze dell'ordine impegnate nei controlli, causando il ferimento di quattro agenti, dieci manifestanti ed al fermo di due persone;
   sempre da quanto riportano i mass media, ci sarebbe stato un duro scontro dialettico tra il sindaco di Torino ed esponenti del partito che lo sostiene e la questura di Torino: i primi hanno accusato le forze di polizia di violenza gratuita, mentre la seconda ha parlato di normali servizi sul territorio;
   risulta evidente come non sussista, ad oggi, secondo l'interrogante, quell'indispensabile rapporto di collaborazione e fiducia fra istituzioni locali e centrali atto ad assicurare ai cittadini sicurezza ed ordine pubblico soprattutto in un quadro internazionale dove gli episodi di terrorismo nelle città occidentali sono all'ordine del giorno; una palese mancanza di coordinamento e prevenzione che è già purtroppo alla base dei tragici fatti del 3 giugno 2017 in Piazza San Carlo –:
   se il Ministro non ritenga di dovere assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di ricostruire i fatti, anche al fine di individuare eventuali falle nella comunicazione e nell'organizzazione, e nel coordinamento necessario tra centri decisionali, accertando responsabilità, e dunque per adottare le misure necessarie per garantire ai cittadini sicurezza e ordine pubblico. (5-11650)


   FABBRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   i matrimoni precoci, ancora diffusi nel mondo in diversi contesti politici e culturali, violano il diritto di bambine e ragazze di vivere con gioia, serenità e in piena autonomia. Impediscono di essere protagoniste della propria vita, di innamorarsi e di scegliere liberamente quando creare una famiglia. Essere costrette a sposarsi ancora piccole, ben prima dei 18 anni, con uomini già adulti, spesso molto più anziani e con già altre mogli, toglie a bambine e ragazze speranze, occasioni di educazione e lavoro, nonché possibilità di crescere, seguendo inclinazioni, desideri e tempi non forzati;
   in Italia non esistono ricerche statistiche dedicate in grado di fornire informazioni sui matrimoni forzati; tuttavia, anche se si tratta di un fenomeno difficile da rilevare per le sue caratteristiche complesse, attraverso le associazioni impegnate sul tema si ritiene che il fenomeno, con l'incremento dell'immigrazione delle famiglie provenienti dal subcontinente indiano e da alcuni Paesi arabi sia aumentato;
   si stima infatti che anche nel nostro Paese si stia diffondendo il fenomeno dei matrimoni combinati che coinvolge principalmente giovani donne e bambine, ma anche bambini, costrette a rientrare nei paesi di origine perché promesse spose dalle famiglie di appartenenza, quando magari in Italia sono già integrate, costruendosi una vita. Eccetto poche scelte volontarie, la maggior parte di queste ragazze sono forzate e obbligate;
   in Italia non esiste una normativa che faccia riferimento al problema dei matrimoni forzati e a parere dell'interrogante il riconoscimento della cittadinanza per « ius soli» e « ius culturae» potrebbe fungere da deterrente ai rimpatri forzati di queste ragazze o comunque costituire una maggiore tutela per queste/i bambine/i –:
   se il Ministero dell'interno disponga di analisi e di statistiche relative all'incidenza di questo fenomeno nel nostro Paese, e, in caso negativo, se non ritenga necessario l'inserimento dei matrimoni forzati nel piano nazionale antiviolenza al fine di avere una mappatura con dati statistici su tutto il territorio italiano, nonché quali strategie intenda mettere in atto per prevenire e contrastare la diffusione della pratica dei «matrimoni forzati». (5-11657)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VICO, BOCCIA, MICHELE BORDO, CAPONE, CASSANO, GINEFRA, GRASSI, LOSACCO, MARIANO, MASSA, MONGIELLO, PELILLO, VENTRICELLI e CINZIA MARIA FONTANA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   tra i comuni che l'11 giugno 2017 hanno partecipato allo svolgimento dell'ultima tornata amministrativa, figura il comune di Martina Franca, in provincia di Taranto, chiamato a partecipare anche allo svolgimento del turno di ballottaggio il prossimo 25 giugno;
   la partecipazione dei candidati al turno di ballottaggio è fortemente contestata: è infatti stato escluso il sindaco uscente, che a causa di un mero errore materiale, riconosciuto dal presidente di un seggio della sezione n. 9, si sarebbe visto sottrarre indebitamente 30 voti, determinanti ai fini dell'ammissione al turno di ballottaggio, essendo egli arrivato formalmente terzo, con un distacco di soli 7 voti dal secondo classificato;
   il candidato sindaco uscente, Francesco Ancona, ha immediatamente presentato istanza in autotutela all'Ufficio elettorale presso il tribunale di Taranto per chiedere la correzione dell'errore materiale, affinché gli fossero assegnati e attribuiti i 252 voti validi, anziché i 222 trascritti, e così poter legittimamente partecipare al turno di ballottaggio, anche allegando anche una dichiarazione del Presidente del seggio relativa all'errore materiale commesso, ossia l'indebita sottrazione di 30 voti che erano stati espressi in favore del solo candidato, senza preferenza per nessuna delle liste ad esso collegate;
   l'Ufficio elettorale, tuttavia, letta l'istanza in auto-tutela, affermava di non essere competente a valutare eventuali dichiarazioni ad essa allegate nelle quali si dava atto di un errore nella compilazione del prospetto, e che un eventuale riesame delle schede scrutinate costituiva un'attività preclusa a quell'ufficio, e dunque rigettava l'istanza, di fatto così escludendo dalla partecipazione al ballottaggio il candidato Francesco Ancona, illegittimamente figurante come terzo;
   appare evidente la gravità dei fatti riportati, alla luce del fatto che un errore materiale e di calcolo, purtroppo sempre possibile nello svolgimento di attività umane, si sia rivelato come non correggibile, nonostante la buona intenzione dello stesso presidente di seggio che ha riconosciuto l'errore, e abbia determinato l'indebita esclusione di un candidato al turno di ballottaggio, con la gravissima conseguenza, anche nei confronti dei cittadini chiamati prossimamente al voto, di una significativa incertezza sulla legittimità dei candidati ammessi al ballottaggio;
   va altresì segnalato che da notizie a mezzo stampa risulterebbe che per diversi giorni i dati pubblicati sul sito web del Ministero dell'Interno avrebbero riportato che il candidato giunto secondo, e dunque ammesso al ballottaggio, sarebbe stato Francesco Ancona, così accrescendo il grado di incertezza sopra denunciato –:
   di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda ed, in particolare, quali siano le ragioni per cui il sito del Ministero dell'interno abbia riportato il dato, ad avviso degli interroganti, corretto e se non intenda dare conto di tutte le circostanze utili a far sì che i cittadini di Martina Franca siano pienamente informati in merito ai candidati della prossima tornata elettorale. (4-17063)


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   il 16 giugno 2017, il Sindacato autonomo vigili del fuoco (Conapo) ha indirizzato una lettera alle maggiori autorità dello Stato e della protezione dell'ordine e della sicurezza pubblica, per denunciare la critica situazione in cui versa la base elicotteri di Rieti dell'ex Corpo forestale dello Stato per la parte di competenza dei vigili del fuoco, riscontrata dal segretario generale del sindacato durante una sua visita di controllo, svolta il 15 giugno 2017;
   in seguito all'approvazione del decreto legislativo n. 177 del 2016, che ha soppresso il Corpo forestale, dal 1o gennaio 2017 i piloti, gli specialisti, gli elicotteri e i 4 hangar della base sono stati distribuiti tra il comando dei carabinieri e il Corpo dei vigili del fuoco;
   la situazione riscontrata dal rappresentante di Conapo è apparsa immediatamente problematica: assenza totale di elicotteri dei vigili del fuoco o dell'ex-Corpo forestale loro assegnati; quattro enormi hangar totalmente gestiti dai carabinieri, nonostante all'interno di due fosse presente materiale dei vigili del fuoco e a questi sarebbero dovuti essere assegnati; piloti elicotteristi dei vigili del fuoco (ex Corpo forestale dello Stato) sprovvisti di divise adeguate – mai fornite – e senza alcuna occupazione;
   Conapo riferisce che la causa della situazione descritta sia la carenza di risorse finanziarie necessarie per poter dividere la base elicotteri tra i due Corpi e la mancanza di certezze circa l'idoneità antisismica di tutti i locali, che in caso di mancata idoneità andrebbero messi in sicurezza e a norma di legge;
   nel provvedimento indirizzato alle regioni, «Attività antincendio boschivo per la stagione estiva 2017. Raccomandazioni per un più efficace contrasto agli incendi boschivi, di interfaccia e ai rischi conseguenti», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 135 – che dall'avvio alla «Campagna AIB 2017» (Attività antincendio boschivo) dal 15 giugno al 30 settembre – si informa che, già dai primi mesi del 2017, l'Italia è stata interessata da incendi diffusi provocati dal deficit idrico e da un'intensificazione degli interventi rispetto al passato. Per questo viene raccomandata la necessità di fronteggiare il problema degli incendi boschivi «in maniera sinergica fra tutte le componenti e strutture operative». In seguito alle modifiche apportate dalla riforma di cui al decreto legislativo n. 177 del 2016 viene auspicato che le regioni «abbiano provveduto a organizzare i propri sistemi regionali di antincendio boschivo, in termini di risorse umane e di mezzi terrestri ed aerei, nell'ottica della maggior efficienza possibile al fine di garantire adeguati livelli di risposta, specialmente in quei contesti nei quali esisteva un collaudato e consolidato rapporto di collaborazione con il preesistente Corpo Forestale dello Stato»;
   per questo motivo, in una regione come il Lazio, che è tra quelle con il maggior numero di incendi registrati, è inaccettabile l'inoperatività della base elicotteri di Rieti, dei piloti e degli specialisti qui assegnati, ed è anche un esempio drammatico di ciò che avviene per molti ex forestali confluiti nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in molti casi «tenuti parcheggiati» in attesa di una precisa collocazione –:
   se il Governo sia a conoscenza della critica situazione in cui versa la base elicotteri di Rieti dell'ex Corpo forestale dello Stato per la parte di competenza dei vigili del fuoco e se intenda verificare, nell'ambito delle sue competenze, che si provveda all'immediata pari divisione e sistemazione degli hangar e dei locali della base tra Carabinieri e vigili del fuoco, predisponendo per questi ultimi gli inquadramenti dovuti, con compiti e funzioni;
   se non ritenga urgente intervenire affinché tutto il personale dei vigili del fuoco, ex-Corpo forestale, venga dotato di ogni strumento necessario al ripristino della piena operatività della base elicotteri di Rieti, per garantire l'avvio della campagna «Attività antincendio boschivo» 2017. (4-17073)


   FRATOIANNI, DANIELE FARINA e MARCON. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   tra il 1923 e il 1924 centinaia di città italiane conferirono la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini per celebrare il primo anno della rivoluzione fascista o l'anniversario dell'inizio della Grande Guerra;
   a concederla nel 1923 furono, tra le altre, Bologna, Firenze, Napoli (che la revocò nel 1944), Ravenna, Esperia, Aulla;
   gli interroganti hanno riscontrato, però, che i più la conferirono il 23 maggio 1924 (tra le città figurano Aosta, Maenza, Laces, Moncalvo, Novate Milanese, Pisa, Rimini, Rombiolo, Sarno) e altri nei giorni immediatamente precedente (Torino l'11, Bergamo e Anzola il 22, Ronchi dei Legionari il 17);
   il 24 maggio 1924 ricorreva sì l'anniversario della Grande Guerra, ma, soprattutto, si insediava il nuovo Parlamento, eletto il 6 aprile, con la cosiddetta legge Acerbo, a seguito di una campagna elettorale nella quale i fascisti intimidirono gli avversari con la violenza;
   la concessione «in massa» della cittadinanza onoraria a Mussolini alla vigilia dell'insediamento del nuovo Parlamento potrebbe essere stata coordinata e arbitrariamente pretesa dai vertici del partito fascista, per ulteriormente impressionare le istituzioni e il re, bloccando eventuali iniziative tese ad ostacolare il progetto fascista, anche a seguito delle proteste che seguirono ai brogli e alle violenze delle elezioni, e che la corona avrebbe potuto illustrare nel suo discorso di insediamento alle Camere;
   tuttavia, il re nessuna obiezione sollevò in quel discorso e solo Matteotti, dopo una settimana, levò nella Camera la sua protesta contro gli abusi, le illegalità, le violenze, chiedendo la sospensione di quasi tutti i deputati eletti nel «listone» fascista. Per quel discorso fu ucciso;
   non risulta agli interroganti che gli storici abbiano approfondito la vicenda delle cittadinanze onorarie, di cui oggi si è persa memoria e spesso anche la documentazione, ma la loro concessione fu uno degli anelli di una catena di tragiche complicità, cecità, calcoli, vigliaccherie, che portarono l'Italia alla catastrofe del fascismo e della guerra;
   agli interroganti risulta che, negli ultimi anni, la cittadinanza è stata revocata da Firenze, Torino, Anzola, Aulla, Fossombrone, Maenza, Rivoli, Salorno, Termoli, Torre Pellice. Presto potrebbero farlo Pisa, forse Bologna;
   altri comuni hanno votato contro la revoca (ad esempio Aosta, Brescia e Ravenna), sostenendo che essa, a distanza di tanti decenni, rischierebbe di fare dimenticare le nefandezze del fascismo, configurandosi come una damnatio memoriae, che in genere colpisce i simboli e le rappresentazioni di un regime, quando questi viene sconfitto. Invece, la cittadinanza onoraria concessa in quegli anni apparterebbe ormai alla storia e favorirebbe la riflessione storica, la quale avrebbe già giudicato Mussolini e il fascismo;
   gli interroganti non condividono simili tesi, dal momento che anche la decisione di revocare una onorificenza, così come la sua concessione, possono essere affidate alla storia a testimonianza dei principi di pace, uguaglianza e democrazia oggi sanciti nella Costituzione e che guidano lo Stato e le comunità cittadine, molte delle quali, negli statuti, richiamano i valori antifascisti;
   la revoca della cittadinanza non rappresenta, dunque, per gli interroganti un «approccio giacobino» alla memoria, un'azione tesa a cancellare le tracce del passato, perché dalle colpe non ci si può assolvere;
   la revoca rappresenta una scelta di parte, in linea con la Costituzione repubblicana, perché non si possono «onorare» nello stesso elenco, il fondatore e massimo esponente del fascismo e chi lo ha combattuto insieme agli antifascisti o a coloro a cui oggi la cittadinanza onoraria viene conferita per l'impegno nel dare concretezza ai principi costituzionali –:
   se non intenda valutare se sussistano i presupposti, anche mediante iniziative di natura legislativa, per revocare tutte le cittadinanze onorarie conferite a Mussolini;
   se non intenda intraprendere un censimento delle città che conferirono la cittadinanza onoraria a Mussolini, in quale data e quanti l'abbiano successivamente revocata. (4-17075)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MASSIMILIANO BERNINI, CHIMIENTI, D'UVA, VACCA, DI BENEDETTO e BRESCIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il 1o giugno 2017 è stato emanato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il decreto ministeriale n. 374 per l'aggiornamento della seconda e della terza fascia delle graduatorie di circolo e di istituto del personale docente ed educativo, per il triennio scolastico 2017/2018, 2018/2019 e 2019/2020;
   all'articolo 7, il decreto fissa, al 24 giugno 2017, il termine di presentazione delle istanze;
   nell'articolo di « OrizzonteScuola.it» del 18 giugno 2017 si legge che «le istituzioni scolastiche destinatarie delle domande, avranno cura di valutarle e trasmetterle al sistema informativo tramite le relative funzioni che saranno rese disponibili dall'8 giugno al 30 giugno»;
   secondo quanto riportato dalla stessa testata, ciò non permette agli uffici amministrativi di lavorare con criteri di professionalità e competenza necessari a valutare correttamente le molteplici domande che perverranno;
   anche la Uil Scuola di Como si associa alle rimostranze di « OrizzonteScuola.it», sposando in pieno la denuncia che arriva dagli assistenti amministrativi e dai direttori dei servizi generali e amministrativi di Como e in particolare dalla «Rete Erbese», in merito alle scadenze relative al rinnovo delle graduatorie di II e III fascia d'Istituto;
   si legge come in questo periodo tutti gli istituti del nostro Paese siano interessati da molteplici adempimenti legati al termine dell'anno scolastico tra i quali il calcolo delle ferie dei docenti al 30 giugno, i trattamenti di fine rapporto, gli scrutini, gli esami di stato, senza contare le scadenze del fondo d'istituto, l'alternanza scuola lavoro e gli adempimenti legati ai nuovi progetti Pon ed Erasmus;
   il carico di lavoro del personale delle segreterie è reso ancora più gravoso a causa dell'impossibilità di sostituire le assenze per malattie e di provvedere al turnover legato al godimento delle ferie di cui non è possibili fruire in altri periodi dell'anno;
   dovrebbe essere emanato a breve il decreto ministeriale sull'aggiornamento della III fascia ATA la cui valutazione e trasmissione graverà ancora sulle segreterie delle istituzioni scolastiche;
   per quanto sopra esposto, la Uil scuola di Como chiede la proroga dei termini dell'inserimento delle istanze dei docenti e una seria riflessione sul lavoro aggiuntivo a cui sono sottoposti gli operatori degli uffici di segreteria e di riflesso dei direttori dei servizi generali e amministrativi –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   se intenda accogliere le sollecitazioni concernenti la proroga dei termini dell'inserimento delle istanze dei docenti;
   se e quando intenda, disporre l'aggiornamento della seconda e della terza fascia delle graduatorie di circolo e di istituto del personale docente ed educativo considerato che per l'interrogante sarebbe necessario un tempo ampio di elaborazione, prima di procedere con tale aggiornamento;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative per prevedere la totale informatizzazione dell'inserimento delle istanze dei docenti;
   quali iniziative siano state previste, alla luce delle criticità sopra evidenziate, per garantire un corretto funzionamento degli uffici amministrativi competenti in materia. (5-11652)


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 107 del 2015 ha previsto lo svolgimento di un concorso a posti e cattedre, articolato su tre bandi, per il personale docente della scuola dell'infanzia e della primaria, della scuola secondaria di primo e secondo grado e infine per i docenti di sostegno;
   la procedura concorsuale si è svolta su base regionale ed ha avuto inizio nella primavera del 2016 con un notevole ritardo rispetto a quanto previsto ed annunciato dalla legge n. 107 del 2015;
   ad un anno quasi dall'inizio dello svolgimento del concorso in alcune regioni non sono state ancora concluse tutte le procedure, non sono state ancora approvate, e di conseguenza tanto meno pubblicate, le graduatorie di merito che dovrebbero essere utili per le immissioni in ruolo 2016/2018;
   a settembre 2016 nessuno è stato assunto sulla base di questo concorso in quanto le singole procedure regionali sono tutte andate ben oltre la scadenza del primo settembre nonostante le graduatorie tra 26 mesi non saranno più valide;
   a questo si aggiunge che sulla base dei dati comunicati dal Ministero, una volta espletate le assegnazioni sulla base dei trasferimenti, il numero di cattedre disponibile per le assunzioni a tempo indeterminato per l'anno scolastico 2017/2018 risulterà di gran lunga insufficiente al punto, in alcune regioni, si ipotizza che per i vincitori di concorso resterà disponibile un posto ogni dieci vincitori;
   nonostante l'alto numero di candidati non ammessi all'orale, nell'attuale situazione, i vincitori del concorso 2016 rischiano, a causa dei ritardi nell'espletamento delle procedure e in seguito a probabili errori di valutazione e di quantificazione della disponibilità di cattedre, di non riuscire ad essere immessi in ruolo prima della scadenza della validità delle graduatorie –:
   quale sia al momento lo stato di avanzamento delle procedure di pubblicazione delle graduatorie di merito relative al concorso 2016, se non ritenga, il Ministro interrogato, di intervenire affinché le stesse siano concluse nel più breve tempo possibile al fine di utilizzare le graduatorie di merito per le immissioni in ruolo 2017-2018 e in che modo venga rispettata la dotazione di posti assegnata alla procedura concorsuale. (5-11656)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARGIU. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il decreto del Presidente della Repubblica n. 419 del 31 maggio 1974, il decreto del Presidente della Repubblica n. 323 del 23 luglio 1998 e la circolare del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 434 del 1997, sanciscono il valore abilitante, ai fini dell'accesso all'insegnamento nella scuola elementare e materna, del diploma conseguito al termine di corsi sperimentali, e rilasciato da istituto magistrale: esso è, secondo la normativa, equipollente al diploma magistrale;
   i legali Anief (associazione costituita da docenti e ricercatori in formazione, precari, in servizio, e di ruolo per tutelare i professionisti dell'istruzione e della ricerca), e le varie pronunce del Consiglio di Stato hanno inoltre pienamente dimostrato, nel tempo, come anche la giustizia amministrativa ha riconosciuto al diploma di maturità ad indirizzo sperimentale-linguistico conseguito presso un istituto magistrale, la stessa «natura» del diploma di maturità magistrale, così affermando la sua piena validità ai fini dell'accesso all'insegnamento;
   in occasione del concorso per docenti indetto nel febbraio del 2016, per citare solo uno degli ultimi casi, molti dei partecipanti restarono esclusi poiché non venne riconosciuto loro il valore abilitante del diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002, come espressamente previsto invece dall'articolo 3 del decreto interministeriale 10 marzo 1997, e provarono a rivendicare dinanzi al Tar del Lazio il loro diritto all'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento;
   il Tar del Lazio, con la sentenza n. 4253 del'8 aprile 2016, pose la parola fine alle speranze dei diplomati che avevano conseguito il diploma magistrale entro il 2001-02 nei corsi sperimentali linguistici e che chiedevano che anche il loro titolo fosse considerato abilitante come quello dei diplomati normali per poter partecipare al concorso, pronunciandosi sfavorevolmente al ricorso ed accogliendo le istanze, invece, del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   diversamente però, il Consiglio di Stato, con ordinanza cautelare n. 1281 del 27 marzo 2017, ha ribaltato la sentenza del Tar ed ha stabilito che i docenti in possesso di diploma magistrale abilitante conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002 e che hanno proposto ricorso al Tar del Lazio nel 2016 – ma anche nel 2015 e nel 2012 – hanno diritto a rivendicare l'inserimento in graduatoria ad esaurimento;
   parrebbe dunque disapplicata per contrasto con le norme di rango primario e secondario, la contraria previsione dell'articolo 2 del decreto ministeriale n. 353 del 2014 – conosciuto come «Buona Scuola» – di aggiornamento delle graduatorie d'istituto;
   tuttavia, molti docenti, ad oggi, non risultano reintegrati al loro ruolo, ritrovandosi in condizioni di difficoltà nel dover pensare di dover riorganizzare le loro vite, sconfortati dal fatto di non riuscire a far valere i loro diritti, più volte invece riconosciuti dal Consiglio di Stato e dalle sue pronunce;
   va considerata l'incresciosa situazione che vivono molti insegnanti del nostro Paese e che non vedono riconosciuto il loro diritto all'abilitazione all'insegnamento negli istituti di cui in premessa e secondo la normativa vigente –:
   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato tenendo in considerazione anche l'ultima pronuncia del Consiglio di Stato (sentenza 02094/2017 del 4 maggio 2017, pubblicata l'8 maggio 2017), per provvedere al reinserimento nelle graduatorie ad esaurimento e nelle graduatorie di circolo e d'istituto degli insegnanti per l'interrogante ingiustamente esclusi, valutando di modificare in tal senso il decreto ministeriale del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 374 del 1o giugno 2017;
   se possa chiarire l'equipollenza del diploma di maturità sperimentale linguistico, conseguito presso un istituto magistrale, con quello di maturità magistrale, così come stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica n. 419 del 31 maggio 1974, dal decreto del Presidente della Repubblica n. 323 del 23 luglio 1998 e dalla circolare del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 434 del 1997. (4-17069)


   MINARDO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il comma 136 della legge n. 107 del 2015 ha istituito il Portale unico dei dati della scuola al fine di rendere disponibile alla consultazione pubblica i dati relativi agli istituti scolastici del Paese tra i quali, l'anagrafe dell'edilizia scolastica che contiene anche le informazioni relative alla sicurezza antisismica delle strutture;
   secondo una ricerca condotta da L'Espresso sulla base di tali dati sono circa 2700 le scuole che si trovano in zone ad alto rischio sismico ma non risultano possedere i requisiti di sicurezza antisismica;
   non è migliore la situazione degli altri istituti scolastici collocati in zone meno pericolose ma comunque non adeguati: in base ai dati, aggiornati all'anno scolastico 2015/2016, 9 edifici su 10 non garantiscono il rispetto degli standard di sicurezza;
   da tali dati si apprende che nella provincia di Ragusa su 320 edifici scolastici solo 38 hanno una progettazione antisismica a norma: a Comiso, Chiaramonte Gulfi, Giarratana e Santa Croce Camerina non c’è un solo istituto a progettazione antisismica; a Scicli ce ne è uno solo, a Modica 5 su 55 e a Vittoria 8 su 55; un terzo dei 12 istituti di Ispica è antisismico e a Ragusa, 14 su 59;
   la provincia di Ragusa è una delle zone a più alto rischio sismico nel Paese eppure gli interventi di adeguamento degli edifici scolastici non sembrano essere compresi, nei fatti, tra le priorità degli enti locali preposti –:
   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato affinché gli enti definiscano nel più breve tempo possibile la geografia dello status degli edifici scolastici dei loro territori e ad avviare i necessari interventi di adeguamento alle normative sismiche quali elementi prioritari della loro azione di governo del territorio e della loro spesa amministrativa, adiuvandoli attraverso finanziamenti ad hoc, finalizzati solo a questo scopo. (4-17076)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MARTELLI, MELILLA, FRANCO BORDO, RICCIATTI, DURANTI, ALBINI, NICCHI e PIRAS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Belleli Energy, azienda fondata a Mantova nel 1947 e recentemente passata al gruppo Walter Tosto, non recede dalla decisione di licenziare un operaio al rientro dalla malattia;
   durante l'incontro sollecitato all'azienda dal prefetto Cincarilli, sindacati e rsu hanno abbandonato il tavolo per protesta, convocando per lunedì un'assemblea dei lavoratori. In particolare, per quanto riguarda il saldatore licenziato al termine di due settimane di malattia non riconosciute il segretario generale della Fiom Cgil Mauro Mantovanelli ha dichiarato di aver dato incarico ai legali per far causa all'azienda;
   l'operaio licenziato ha 53 anni e lavora come saldatore in Belleli da 15. Soffre di diabete e artrosi ed è stato a casa in malattia 3 settimane. Al termine della prima, l'ispettore Inps ha sancito che era abile per rientrare al lavoro ma quella successiva, non sentendosi ancora bene, l'operaio si è fatto fare un ulteriore certificato dal medico di base senza riferirgli del controllo Inps. Di qui la mancata comunicazione sul proseguo della malattia. Nessuno però lo ha avvertito ed rimasto a casa convinto non ci fossero problemi. Certificati alla mano, sostiene inoltre la Fiom che durante un secondo controllo Inps «lo stesso ispettore ha poi constatato che era ancora inabile». Alla terza settimana, la Belleli ha fatto seguire l'operaio da un investigatore privato che ha dichiarato che l'ultima sera di malattia, dopo le 19 (ndr. orario limite per le visite fiscali), lo stesso era andato al bar. Il mattino successivo è rientrato al lavoro. Poi mercoledì 31 maggio è stato prelevato in reparto, gli hanno fatto raccogliere i suoi effetti personali e l'hanno accompagnato ai tornelli con la lettera di licenziamento consegnata a mano. La causa: «L'Inps ha contestato due settimane su tre e per loro è venuto meno il rapporto di fiducia»;
   da quel momento i lavoratori sono in agitazione per sostenere il loro collega e nessuna sensibilizzazione da parte delle istituzioni ha fatto retrocedere l'azienda dalla decisione intrapresa;
   nella stessa riunione, l'azienda senza discuterlo con i sindacati o preparare per tempo i lavoratori, ha deciso che il premio feriale che i dipendenti maturano mensilmente e che, dal 1973, l'azienda anticipa a luglio in un'unica soluzione, verrà diviso in due tranche: subito i premi delle prime sette mensilità e a dicembre quelli per le altre cinque;
   sempre durante lo stesso incontro non è stato possibile avere conferme su giovani neo-assunti e non è stato steso un verbale –:
   quali iniziative intenda intraprendere il Governo in relazione alle vicende sopra descritte, considerato che si tratta di un licenziamento senza fondati motivi, che rischia di trasformarsi in un precedente pericoloso e quali iniziative intenda avviare, per ricomporre la situazione di crisi all'interno di una realtà importante e storica come quella della Belleli Energy. (4-17071)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
   nel nostro Paese il comparto agricolo è oggi in ginocchio a causa della deflazione che comprime i prezzi, dei cambiamenti climatici sempre più estremi, della burocrazia eccessiva;
   questi ultimi anni sono stati tra i peggiori: si consideri che le temperature piuttosto rigide registratisi hanno generato danni irreparabili alle coltivazioni di molte zone del territorio siciliano, e ibleo in particolare, vanificando il lavoro e la produzione di moltissimi produttori;
   la situazione economica è pertanto preoccupante. Agricoltori, associazioni e movimenti, rappresentanti di categoria denunciano da tempo le scarse possibilità di sopravvivenza delle imprese a causa di tanti fattori, quali le condizioni climatiche avverse, come già evidenziato, sempre meno prevedibili e tali da mettere in pericolo la sostenibilità economica delle aziende, e soprattutto l'impossibilità di competere su un mercato inondato da prodotti provenienti da Paesi extracomunitari;
   tali problematiche sono state ripetutamente sottoposte all'attenzione del Ministro interpellato con specifici atti di sindacato ispettivo a firma dell'interpellante (4-14606, 4-15136, 4-09009, 4-14555), ma senza ricevere risposta alcuna;
   la situazione, oggi, si è particolarmente aggravata e i ridotti indennizzi concessi a posteriori dagli enti pubblici non sono più sufficienti a risarcire dalle perdite subite e ancor meno a ristrutturare il potenziale produttivo danneggiato;
   le rappresentanze degli agricoltori hanno chiesto l'intervento del Governo regionale a sostegno degli imprenditori agricoli e dei lavoratori del settore, ma nessun impegno concreto ad oggi è stato assunto;
   va, altresì, evidenziato che la crisi economica è causa di migliaia di pignoramenti e aste giudiziarie. Da dati non ufficiali emerge che sono in corso circa 1800 pignoramenti e 800 aste giudiziarie nella sola provincia di Ragusa;
   la situazione più preoccupante riguarda il fatto che nella maggior parte dei casi le procedure esecutive coinvolgono la prima casa e immobili pertinenti allo svolgimento delle attività agricole, quindi fonti di sostentamento di tantissime famiglie;
   a causa dei problemi suesposti sono in corso a Vittoria (Rg) degli scioperi della fame;
   va altresì evidenziato che i sindaci della fascia trasformata agricola hanno siglato a Vittoria, nel corso di una partecipata assemblea di produttori agricoli e amministratori, una piattaforma in difesa del comparto. Il documento che prevede l'adozione di misure urgenti anti crisi da adottare in difesa dell'agricoltura, è stato già inviato al Ministro interpellato e all'assessore regionale all'agricoltura, Antonello Cracolici. La piattaforma chiede il riconoscimento dello stato di crisi e la moratoria per i crediti contratti dalle aziende nei confronti di banche o istituzioni, società di riscossione, indebitamenti e passività Inps, l'attivazione di misure anticrisi immediate e di medio termine attraverso una preventiva e forte contrattazione con l'Unione europea, le norme di salvaguardia e revisione degli accordi euro-mediterranei, la perequazione del costo del lavoro e dei costi di produzione con adeguamento a quelli dei Paesi esteri concorrenti, l'uniformità degli standard fitosanitari ai parametri europei dei prodotti provenienti dai Paesi terzi, i controlli lungo la filiera agroalimentare sulla tracciabilità dei prodotti e sull'etichettatura, interventi per un riequilibrio del meccanismo di domanda e offerta nella grande distribuzione, nonché la moratoria dell'importazione dei prodotti agricoli extracomunitari in attesa di una rivisitazione degli attuali accordi con i Paesi extraeuropei per tutelare le coltivazioni e gli allevamenti nell'attuale crisi dei prezzi di vendita all'ingrosso;
   inoltre, sabato 9 giugno 2017, si è tenuto un partecipato consiglio comunale aperto Vittoria al quale hanno partecipato agricoltori, famiglie, il movimento Riscatto, la deputazione iblea, sindaco e consiglieri comunali della città di Vittoria, che si è concluso con l'elaborazione di un ordine del giorno sottoscritto da tutti i consiglieri comunali di Vittoria sulla problematica in oggetto e con l'impegno di tutta la deputazione presente di farsi carico presso le sedi competenti dell'allarmante situazione che sta vivendo l'ex provincia di Ragusa –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per quantificare l'entità dei danni alle produzioni in coerenza con quanto previsto dalle legislazione in materia;
   se non ritenga opportuno adottare iniziative urgenti a difesa dell'agricoltura e che tengano conto delle richieste dei produttori agricoli e amministratori, autori della piattaforma in difesa del comparto e già evidenziate in premessa;
   se non ritenga opportuno avviare ogni possibile intervento, in concertazione con la regione siciliana, per salvare il settore da questa gravissima crisi senza precedenti, anche dichiarando lo stato di crisi socioeconomica per il comparto agricolo;
   quali iniziative normative abbia in programma di mettere in atto al fine di tutelare la prima casa e i beni indispensabili allo svolgimento dell'attività lavorativa di coloro che, a causa della crisi economica e dell'agricoltura al collasso, sono vittime di pignoramenti e aste giudiziarie.
(2-01854) «Lorefice, Mantero, Grillo, Di Vita, Silvia Giordano, Nesci, Colonnese».

Interrogazioni a risposta orale:


   L'ABBATE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la richiesta ministeriale di certificato medico di idoneità fisica all'attività agonistica ippica trova discordanza tra l'area galoppo e quella trotto. La modulistica per l'area trotto limita di fatto ai normodotati la possibilità di ottenere l'autorizzazione ad allenare. Una situazione poco corrispondente alla realtà dei fatti che vede in coloro che partecipano alle gare (ovvero alle corse) esclusivamente guidatori trotto, fantini galoppo, cavalli e non già gli allenatori. Nell'area galoppo, infatti, le persone diversamente abili possono svolgere regolarmente la propria attività di allenatore sia dirigendo una scuderia di allenamento sia dando direttive sulla tipologia dell'allenamento a cui sottoporre il cavallo, stazionando a bordo pista;
   chi deve già rinunciare a guidare in corsa per sopravvenute difficoltà motorie (a cui questo sport, per forza di cose, espone) vede così negato il proprio diritto al lavoro;
   i ripetuti contatti intercorsi tra la «cassa ippica» ed il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a tal riguardo hanno avuto per oggetto il disposto dell'articolo 20 del regolamento delle corse aggiornato al 7 novembre 2012 e gli articoli 20 (guidatori e fantini), 21 (guidatori professionisti), 22 (allievi guidatori), 26 (allenatori), 26-bis (società di allenamento), 27 (categorie professionali) e 28 (licenza a cittadini stranieri);
   a parere dell'interrogante, l'articolo 20 attiene ai guidatori ed i fantini, non già agli allenatori. La lettera «d», laddove è menzionato il termine «allenatore», è da ricondursi piuttosto all'allenatore che richieda la licenza a guidare cavalli in corsa e non già a chi si limita ad allenare. Davanti a tale richiesta di poter guidare in corsa, risulta ovviamente giusto avanzare la richiesta del certificato medico per attività agonistica e della copertura assicurativa. L'articolo 21 (guidatori professionisti) contempla (b: parametri riservati agli allenatori richiedenti l'autorizzazione a guidare cavalli in corsa) e avvalora quanto sopracitato, motivando così l'inserimento della voce «allenatore» all'interno dell'articolo 20. L'articolo 26 (allenatori) non contempla tra gli obblighi di tale categoria la presentazione del certificato medico per attività agonistica e della copertura assicurativa. L'articolo 29 (disposizioni comuni) riporta testualmente «rinnovo delle licenze di guida, di allenamento e (...)», ovvero fa un chiaro distinguo tra le due tipologie di licenze –:
   se non ritenga di dover assumere urgentemente iniziative, per quanto di competenza, affinché la licenza di allenatore, che comunque non consente la guida dei cavalli in gara, sia concessa anche ai soggetti diversamente abili che ne facciano richiesta, al fine di assicurare ad essi il diritto al lavoro e di non alimentare diseguaglianze tra allenatori trotto e allenatori galoppo. (3-03107)


   BECATTINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   con il decreto-legge n. 91 del 2014 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 116 del 2014, e stato introdotto nel sistema normativo italiano il cosiddetto «Testo unico del Vino»;
   le novità introdotte dal provvedimento è previsto l'introduzione, a partire dal 1o maggio 2017, del nuovo sistema di dematerializzazione dei registri vitivinicoli e la sua realizzazione nell'ambito del SIAN (Sistema informativo agricolo nazionale) (articolo 1-bis, comma 5);
   il nuovo sistema, sebbene contenga implicazioni positive in termini di crescita della competitività del sistema, comporta taluni disagi e appesantimenti degli oneri burocratici (tra i quali, è opportuno menzionare le denunce di produzione delle uve, di vinificazione e delle scadenze) che rischiano di avere ricadute più forti sui piccoli produttori, la fetta più grande dei viticoltori italiani;
   secondo quanto riportato da alcune associazioni di categoria dei viticoltori il software attualmente previsto per la gestione dei dati rischia di ingenerare problematiche a causa della scarsa intuitività;
   è opportuno ricordare che i piccoli produttori di vino rappresentano circa il 90 per cento del totale dei produttori ed il 30 per cento della produzione totale, ricoprendo in molti casi un ruolo importante di custodi di quei borghi rurali e territori che altrimenti rischierebbero l'abbandono –:
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno verificare quanto esposto in premessa e adoperarsi affinché, all'interno di un quadro di semplificazioni che sta dando risultati positivi, possano trovare accoglimento anche le richieste di alleggerimento del carico burocratico perorate dai piccoli produttori. (3-03108)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, L'ABBATE e LUPO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il 16 giugno 2017 presso il porto di Bari è stato disposto, ad opera della procura della repubblica barese, il sequestro di una nave proveniente da Vancouver contenente 50 mila tonnellate di grano perché sospettato di contenere sostanze nocive ben oltre i limiti consentiti dalla legge;
   il sospetto di tossicità è stato sollevato dai Carabinieri Forestali dei Bari, mentre per Arpa, Agenzia per la protezione dell'ambiente, secondo quanto si apprende da diverse fonti stampa, il carico sequestrato non sarebbe nocivo;
   gli scarichi di grano provenienti dall'estero e in particolare dal Canada sono frequenti nel porto di Bari (l'8 giugno 2017 sono sbarcati 600 mila quintali dal Canada e negli stessi giorni 200 mila dalla Francia) e non è la prima volta che si solleva il problema della loro possibile nocività per la salute umana;
   bisogna ricordare che la produzione italiana di grano duro destinata al settore della pasta si aggira intorno a 3-4 milioni di tonnellate anno, a fronte di un fabbisogno di 5,7 milioni di tonnellate. La quantità importata da paesi extraeuropei varia a seconda delle annate e la gran parte del cereale, come riportano i dati di Italmopa, proviene dal Canada che rappresenta anche il primo fornitore di frumento duro per l'industria alimentare italiana. Nel 2013 sono state importate più di 450 mila tonnellate, raddoppiate nel 2016;
   i controlli disposti nel corso degli ultimi anni dall'Arpa dagli Istituti zooprofilattici, dal Crea hanno stabilito che il grano canadese ha una bassa concertazione di micotossine – l'analisi effettuata da Arpa Puglia, ad esempio, nel quadriennio 2011-2014 su 660 campioni conferma la presenza di micotossine nei cereali da importazione, ma tutti i valori rientrano nei limiti di legge compresi i 32 campioni provenienti dal Canada;
   di fronte ad una tale situazione di incertezza è evidente che a pagare sono, da un lato, gli agricoltori – che stanno infatti protestando da giorni nel porto di Bari e che vorrebbero tutelare la qualità del loro prodotto nazionale – e, dall'altro, i cittadini consumatori che si trovano nel bel mezzo di informazioni discordanti su un tema che invece tocca da vicino la sicurezza alimentare e la tutela della salute;
   è evidente che la notizia del sequestro e della disposizione di nuovi accertamenti sul grano canadese, nonché le notizie discordanti provenienti da diverse fonti stampa, fotografano un quadro di incertezza nella gestione dei controlli sui prodotti agroalimentari provenienti dall'estero, o quantomeno una mancanza di coordinamento che rischia di ledere l'immagine del nostro Paese, ma soprattutto il mondo agricolo e agroalimentare, nonché la salute dei cittadini –:
   se, a fronte di quanto esposto in premessa, non intenda chiarire quali siano le modalità dei controlli effettuati sui carichi di prodotti agro alimentari, in particolare grano duro, provenienti da Paesi esteri, comunitari e non, nonché potenziare il coordinamento tra i diversi enti che si occupano delle varie fasi del controllo sui carichi agroalimentari;
   se, nello specifico della situazione sopradescritta, non intenda al più presto adoperarsi, per quanto di competenza, per fare chiarezza sulla bontà o meno del grano proveniente da Vancouver, al fine di tranquillizzare i cittadini italiani. (5-11655)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   a seguito della ferma risposta del Ministro interpellato, resa il 15 marzo 2017 nell'Aula della Camera, sulla qualità e sui costi dei bollini farmaceutici e sulla sicurezza delle lavorazioni del Poligrafico dello Stato, la prima firmataria del presente atto ha ritenuto di non procedere nel richiedere il passaggio al sistema di tracciatura del farmaco comunitario denominato Datamatrix;
   tuttavia, da notizie stampa, si apprende che la Procura di Salerno sta indagando sulla presenza di un numero imprecisato di farmaci, le cui confezioni risultano avere i bollini cancellabili che ne impediscono tracciabilità e garanzia. L'indagine è stata avviata, nel dicembre 2016, a seguito della denuncia di un cittadino, che aveva riscontrato difformità nelle confezioni di farmaci di largo consumo da lui acquistati;
   il fascicolo è stato aperto dal sostituto procuratore a Salerno, Gianpaolo Nuzzo, e i carabinieri del Nas agli ordini del maggiore Vincenzo Ferrara, hanno effettuato diversi sequestri di medicinali non conformi nelle farmacie e nei depositi della Campania; l'obiettivo degli investigatori era scoprire se i marchi identificativi dei lotti di farmaci provenissero direttamente dal Poligrafico dello Stato, difetti compresi, o se gli stessi siano stati manomessi in una fase successiva;
   il 16 maggio 2017 il quotidiano online «Farmacia virtuale» pubblica un filmato nel quale sul bollino di una confezione di farmaci, non solo si gratta il codice, ma, sollevato il bollino, può verificarsi la mancanza della filigrana (il cosiddetto «caduceo» o bastone di Esculapio;
   negli stessi giorni si verifica una ispezione dei carabinieri del Nas di Salerno negli stabilimenti del Poligrafico di Roma e Foggia; il 13 giugno 2017 si ha notizia di una denuncia ai vertici dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, con conseguente iscrizione di alcune persone nel registro degli indagati; la denunzia riguarderebbe l'amministratore delegato dell'Istituto Poligrafico, il direttore generale dell'Istituto, il direttore del settore «Carte valori» e il direttore dello stabilimento di Foggia;
   tra i reati contestati quello di falso per aver prodotto e immesso sul mercato bollini privi di sicurezza e cancellabili, stampati con erroneo sistema di stampa, sistema gestito in regime di monopolio dall'Istituto. Ma la responsabilità di quanto sta accadendo, secondo gli inquirenti è di tutta la filiera. Nonostante ci siano state, nei mesi scorsi, comunicazioni ufficiali tra Poligrafico e case farmaceutiche relative agli errori di stampa, i macchinari di stampa non sono stati adeguati e probabilmente non è possibile adeguarli;
   il 20 giugno 2017 il giornale online Cronache della Campania pubblica e-mail concitate tra i responsabili della produzione all'interno del Poligrafico, che dimostrerebbero che i responsabili hanno consapevolezza che il sistema di produzione non è a norma; si profila il sequestro delle macchine di stampa dei bollini difettosi con conseguente blocco di tutta la filiera del farmaco, una versione enormemente ampliata del blocco verificatosi nei primi mesi del 2015, quando furono ritirati dal mercato circa 70 milioni di confezioni di farmaci con bollini difettosi. Le conseguenze sulla filiera e sulla salute dei cittadini sono inimmaginabili –:
   quali siano gli intendimenti del Ministro interpellato, per quanto di competenza, sulla vicenda esposta in premessa.
(2-01852) «Binetti, Buttiglione, Cera, De Mita, Pisicchio».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BECHIS, ARTINI, BALDASSARRE, SEGONI e TURCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   in data 8 giugno 2017 è entrato in vigore il decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale;
   con il succitato provvedimento d'urgenza vengono portati da 4 a 12 i vaccini obbligatori di cui 11 da somministrare entro il 15o mese di vita del minore;
   a giudizio degli interroganti all'interno del decreto-legge n. 73 del 2017 sono previste misure coercitive draconiane per imporre il rispetto dell'obbligo vaccinale, misure spropositate che minano nel profondo la fiducia dei cittadini nelle istituzioni;
   gli interroganti auspicano un ripensamento su tali misure coercitive, in particolare quelle legate alla sospensione della responsabilità genitoriale, in favore di una costante campagna di sensibilizzazione mirata a fugare ogni dubbio da parte della popolazione sulla sicurezza e sull'utilità sociale di iniettare nel delicato organismo dei minori una tale massiccia mole di farmaci –:
   se il Ministro interrogato intenda pubblicare con estrema celerità sul sito internet del Ministero gli studi scientifici che hanno portato a ritenere sicura la massiccia esposizione vaccinale a cui verranno sottoposti i minori italiani nei loro primi delicatissimi mesi di vita. (5-11653)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIBILIA. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   a metà giugno 2017 il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, dichiarava alla stampa: «Un Paese confinante del Veneto, non italiano, ha mandato, pochi giorni fa una circolare, pubblicata sui suoi giornali, con la quale invitava i bambini di quel Paese e i loro genitori a non andare a Gardaland a causa del basso tasso di immunizzazione per il morbillo»;
   subito interveniva l'assessore alla sanità del Veneto, Luca Coletto, sottolineando: «Non c’è un'epidemia di morbillo ed i casi sono in diminuzione. Chiediamo ci venga data tale circolare; potrebbe trattarsi invece di una epidemia politica»;
   al Ministro Lorenzin replicava anche Aldo Maria Vigevani, CEO di Gardaland, affermando: «Gardaland tiene a chiarire che, all'interno del Parco, non c’è stato e non c’è alcun problema specifico legato alle vaccinazioni. Non ci risulta sia stata divulgata da alcun Paese estero una circolare che dissuada dalla visita a Gardaland» –:
   se le parole riportate dalla stampa siano state dalla Ministra della salute realmente pronunciate e su quali elementi si fondino, e, nel caso in cui non risultino effettivi riscontri di iniziative in tal senso delle autorità austriache, considerata la gaffe in cui ad avviso degli interroganti, sarebbe incorsa, se non ritenga opportuno porgere le scuse all'Austria, Paese estero cui si riferiva nella dichiarazione pubblica, al Veneto e a Gardaland, chiarendo chi risponderà del danno di immagine arrecato all'azienda. (4-17060)


   LUPO, LOREFICE e NESCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'autismo è un disturbo generalizzato dello sviluppo, che riconosce molte cause e coinvolge numerosi organi e sistemi funzionali, lo stesso può manifestarsi in modo diverso nei soggetti coinvolti, per cui si parla di patologie dello spettro autistico;
   l'insorgere della patologia può essere distinta in: forma congenita, circa il 4-5 per cento dei casi, in cui i sintomi sono manifesti ed è possibile riscontrare un'impronta genetica; forma regressiva o acquisita, in cui i disturbi fisici e comportamentali compaiono dopo un periodo di sviluppo ritenuto regolare;
   senza trattamento la grande maggioranza dei soggetti autistici non è in grado di sviluppare abilità sociali e di raggiungere una sufficiente indipendenza;
   il 29 marzo 2012 il Center for Disease Control and Prevention (CDC) ha reso noti i risultati dell'indagine sulla diffusione dell'autismo negli Stati Uniti. I dati si riferiscono al 2008, e rilevano che 1 bambino su 88, soffre di un disturbo attribuibile allo spettro autistico, ed in particolare data la diversa percentuale della malattia tra uomini e donne, un bambino ogni 54 ed una bambina ogni 225;
   il numero di casi e il trend crescente che il CDC conferma con la sua indagine sono allarmanti; se si esamina lo spettro temporale dalla seconda metà degli anni ’80 (un caso su duemila) sino al 2008 (un caso su 88) è possibile notare come a parità di campione (duemila) si passi dallo 0,05 per cento di bambini affetti da disturbi attribuibili allo spettro autistico degli anni ottanta, all'1,15 per cento del 2008, circa 23 bambini in più affetti da disturbi attribuibili allo spettro autistico; il dato è cresciuto di 10 volte negli ultimi 40 anni. Ad oggi, negli Stati Uniti, il numero di bambini affetti da autismo è superiore alla somma di quelli colpiti da diabete, Aids, cancro paralisi celebrale, fibrosi cistica, distrofia muscolare e sindrome di Down;
   tutto ciò significa che ogni 6 anni il numero di bambini con autismo raddoppia e, se il trend non dovesse subire variazioni, tra 5 anni l'autismo potrebbe colpire 1 soggetto su 50, un bambino ogni 31;
   nonostante i genitori rilevino i primi disturbi tra il primo ed il secondo anno di vita, la diagnosi di autismo viene posta con ritardo, in genere tra il terzo ed il quinto anno; l'importanza della diagnosi precoce è confermata dalla presidente della Società italiana di neuropsichiatria che, in un'intervista rilasciata al quotidiano Sole 24 Ore dichiara: «la legge non affronta con sufficiente attenzione la diagnosi precoce, che insieme a terapie appropriate e altrettanto precoci può modificare significativamente le capacità e la qualità della vita del paziente e dell'intero nucleo familiare», riferendosi alla normativa approvata nell'agosto 2015 –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei dati citati in premessa;
   se il Ministro possa fornire i dati ufficiali in riferimento al numero di bambini affetti da patologie attribuibili allo spettro autistico;
   se attualmente siano in corso studi in ambito ministeriale che, come nel caso degli Stati Uniti, dimostrino l'aumento esponenziale delle patologie attribuibili allo spettro autistico;
   quale sia l'orientamento del Ministro in merito alle criticità sollevate dalla presidente della Società italiana di neuropsichiatria in riferimento alla diagnosi precoce. (4-17061)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:


   RICCIATTI, FERRARA, EPIFANI, MELILLA, MARTELLI, ZAPPULLA, GIORGIO PICCOLO, PIRAS, QUARANTA, NICCHI, SANNICANDRO, ZARATTI e KRONBICHLER. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   nel 2016, come dimostrano i dati della Banca d'Italia, l'attività economica nelle Marche è cresciuta in misura modesta, meno che in Italia, con un indebolimento nel secondo semestre dell'anno: circa +0,6 per cento di Pil per la regione, a fronte della già debole ripresa nazionale (+0,9 per cento);
   alle non sfavillanti performance dell’export (+0,5 per cento al netto dei trasferimenti infra-gruppo farmaceutici e petroliferi) si abbina un calo degli occupati (-0,8 per cento), su cui hanno pesato gli effetti del sisma (43,2 per cento del territorio) che ha sottratto flussi turistici e ostacolato le attività economiche dei luoghi più vicini agli epicentri;
   ma analogo discorso vale per le altre regioni coinvolte dai recenti eventi sismici, sempre secondo l'Istituto di credito centrale, dopo il «forte recupero» del 2015 (+1,9 per cento), nel 2016 l'attività economica in Umbria ha continuato a crescere seppure a un ritmo meno sostenuto (+0,6 per cento secondo le prime stime disponibili);
   la Commissione europea ha proposto di recente di mobilitare 1,2 miliardi di euro dal fondo di solidarietà dell'Unione europea per sostenere le operazioni di ricostruzione e rilanciare l'attività economica nelle regioni colpite dal sisma –:
   quale iniziative urgenti s'intendano avviare al fine di stimolare un ecosistema di investimenti greenfield all'interno del sistema produttivo delle regioni colpite dai recenti eventi sismici, con particolare riferimento agli investimenti di natura estera. (5-11644)


   BENAMATI e TINO IANNUZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la disciplina normativa di cui alle leggi nn. 44 del 28 febbraio 1986 e 95 del 29 marzo 1995 e al decreto legislativo n. 185 del 2000 ha previsto giustamente la possibilità di concedere mutui tassi agevolati per promuovere e sostenere iniziative imprenditoriali da parte di giovani operatori economici nelle regioni del Mezzogiorno;
   la pesante e perdurante situazione di crisi economica ha cagionato enormi ed obiettive difficoltà per tante aziende, che si sono trovate loro malgrado nella impossibilità di onorare e pagare le rate, legate al recupero del credito concesso ed erogato attraverso i predetti mutui a tasso agevolato: pertanto, tante micro e piccole aziende non sono in grado di fronteggiare la loro posizione debitoria;
   occorre un tempestivo intervento normativo per consentire il recupero delle somme dovute ad Invitalia Spa, tenuto conto che le procedure di recupero coattivo sovente non possono comunque in questo contesto condurre ad esiti positivi, scongiurando, altresì, il gravissimo pericolo della chiusura e cessazione di tante piccole imprese meridionali, colpite duramente dalla prolungata crisi economico-finanziaria e impossibilitate ad assolvere alle procedure di recupero attivate;
   la questione, così delicata e con tanti riflessi di ordine economico-sociale ed occupazionale, è ben nota ai Ministeri competenti ed è stata oggetto di diverse iniziative parlamentari;
   occorre, quindi, un tempestivo intervento normativo per affrontare con strumenti idonei la preoccupante situazione descritta, che tende ad aggravarsi sempre di più –:
   se il Ministro interrogato intenda assumere con urgenza iniziative, anche normative, per prevedere la possibilità di sospensione delle procedure di recupero coattive in presenza di accertato rischio di chiusura di imprese in attività, di allungamento dei piani di ammortamento e di concludere transazioni con le imprese interessate, contemperando le ragioni di recupero del credito erogato con quelle di non determinare la cessazione di attività produttive ed economiche in corso. (5-11645)


   ALFREIDER e CIRACÌ. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il decreto del Presidente della Repubblica n. 104 del 2015 reca il regolamento per la disciplina delle attività del Ministero della difesa in materia di cooperazione con altri Stati per materiali di armamento prodotti dall'industria nazionale, autorizzando il Ministero suddetto a svolgere, nei confronti di Stati esteri con i quali sussistano accordi di cooperazione o reciproca assistenza tecnico-militare, attività di supporto tecnico-amministrativo per l'acquisizione di materiali stimolando la competitività per l'industria nazionale di settore;
   Leonardo è il primo gruppo industriale italiano nel settore dell'alta tecnologia, attore mondiale in materia di difesa, aerospazio e sicurezza, il cui maggiore azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze;
   il 30 settembre 2015 il consiglio di amministrazione di Finmeccanica ha approvato per il gruppo Finmeccanica una riorganizzazione nel modello divisionale « one company». Con il piano industriale 2015-2019, sotto la guida dell'Ad e Dg Mauro Moretti sono confluite nella società capogruppo Leonardo Company le controllate AgustaWestland, Alenia Aermacchi, Oto Melara, Selex ES e WASS. Il piano industriale della nuova Finmeccanica, operativa come azienda unica dal gennaio 2016, non chiariva gli aspetti delle prospettive occupazionali, delle competenze e specializzazioni nei diversi insediamenti del gruppo dislocati sul territorio nazionale, profilando iniziative di delocalizzazione a discapito delle aziende italiane dell'indotto;
   come effetto immediato del nuovo piano industriale, in Puglia, a causa di un calo della produzione, la decisione è stata quella di ritirare alcune lavorazioni e commesse affidate ad aziende del territorio: nella provincia di Brindisi, un'area già fortemente provata dalla crisi economica, il ritiro di numerose commesse ad importanti aziende dell'indotto nell'ordine delle 34 unità Tecnomessapia, 14 CMC, 17 Aerostrutture ha aggravato la situazione;
   le allora floride aziende Tecnomessapia e Tecnomessapia 2 dell'area di Brindisi a gennaio 2016 contavano circa 380 lavoratori, per lo più assunti a tempo indeterminato, oggi ridotti a 180, a causa della ripianificazione industriale di Moretti, tutti a rischio licenziamento all'indomani di un incontro a Pomigliano D'Arco che avrebbe deciso l'estromissione delle aziende pugliesi dal ciclo produttivo della Leonardo;
   quanto descritto in premessa si starebbe verificando secondo gli interroganti nell'indifferenza delle istituzioni, nonostante si tratti di un dramma sociale per le province di Brindisi e Taranto e nonostante la situazione dimostri che, sin da subito, vi fosse l'intenzione di delocalizzare la produzione –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di garantire lo sviluppo del comporto aerospaziale in Puglia, in modo tale da salvaguardarne anche i livelli occupazionali, con particolare riguardo alle aziende Tecnomessapia e Tecnomessapia 2. (5-11646)


   CRIPPA, VALLASCAS, DELLA VALLE, DA VILLA, CANCELLERI e FANTINATI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   si apprende dal sito del Ministero del sviluppo economico che il Ministro Calenda ha firmato in data 5 giugno 2017 il decreto che autorizza ai Commissari straordinari del Gruppo Ilva in amministrazione straordinaria a procedere alla aggiudicazione dei complessi aziendali del gruppo Ilva spa ad Am Investco Italy S.r.l. il cui capitale sociale risulta detenuto da ArcelorMittal Italy Holding srl (51 per cento) ArcelorMittal S.A. (34 per cento) e Marcegaglia Carbon Steel spa (15 per cento);
   in conformità a quanto previsto dalle regole di gara, si svolgerà immediatamente una fase negoziale in esclusiva tra i Commissari straordinari e l'aggiudicatario finalizzata ad eventuali miglioramenti dell'offerta vincolante, come previsto dalla procedura di gara. Il decreto del Ministro indica le priorità sulle quali i Commissari dovranno svolgere tale negoziazione;
   il decreto suddetto ad oggi non risulta divulgato nei suoi contenuti. Infatti tale provvedimento ha una grande importanza rimanendo sospesi diversi interrogativi, quali: l'elenco delle strutture non interessate alla cessione, il numero previsto di esuberi che rimarranno in capo ai commissari; l'entità economica ed eventuali modalità di restituzione del bene; l'inizio dell'opera di ambientalizzazione, più volte rivista, sicuramente non entro il 30 settembre, dal momento che sarà difficile che la Commissione europea possa esprimersi entro quella data sulla potenziale sovraproduzione del gruppo Mittal; la garanzia che Mittal non abbandoni l'operazione nel caso in cui la Commissione europea ponga condizioni non più convenienti e il mantenimento degli impegni occupazionali –:
   alla luce di quanto esposto in premessa se intenda fornire chiarimenti circa i contenuti effettivi dell'accordo di cessione degli impianti del gruppo Ilva.
(5-11647)


   GALGANO e BOMBASSEI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'impianto a ciclo combinato di Pietrafitta, alimentato a metano e con una potenza complessiva di circa 350 MW, è stato costruito all'inizio degli anni 2000 ed è entrato in esercizio commerciale nel 2003;
   rispetto agli impianti a «ciclo aperto», quello di Pietrafitta eroga una maggior quantità di energia elettrica utile a parità di consumo di combustibili; infatti, dal 2003 al 2007, il suddetto impianto è stato in servizio quasi continuamente;
   a partire dal 2008-2009 la grave congiuntura economica, che ha interessato anche il settore energetico con brusco calo dei consumi, ha determinato una drastica contrazione delle ore di funzionamento delle «centrali a ciclo combinato», mentre per Pietrafitta c’è stato il blocco del funzionamento, infatti, nel 2017, è stata attiva solo per 70 ore;
   esempio d'impianto simile a Pietrafitta è quello toscano di Santa Barbara che, per ragioni non note, viene chiamato in servizio quasi costantemente;
   nel sito laziale di Montalto di Castro nell'anno 2003, a seguito del black out nazionale, l'impianto già in dismissione veniva assoggettato a grossi investimenti rimanendo pressoché inutilizzato;
   oggi l'Enel nello stesso sito di Montalto di Castro a quanto consta agli interroganti starebbe investendo diversi milioni di euro per riattivare ben otto gruppi a «ciclo aperto» entro il 2017 –:
   se il Governo sia a conoscenza di questi fatti e se possa chiarire le ragioni tecniche-economiche per le quali si privilegerebbe il funzionamento del sito toscano di Santa Barbara e gli investimenti per la riconversione negli impianti del sito laziale di Montalto di Castro, rispetto a quello dell'impianto dell'Umbria. (5-11648)


   ABRIGNANI e SQUERI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la direttiva europea concernente la promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili è stata recepita in Italia con il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28;
   il comma 1 dell'articolo 4 di detto decreto stabilisce che, al fine di favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili e il conseguimento degli obiettivi stabiliti, la costruzione e l'esercizio di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili siano disciplinati secondo speciali procedure amministrative semplificate, accelerate, proporzionate e adeguate, sulla base delle specifiche caratteristiche di ogni singola applicazione;
   il 23 giugno 2015 il Ministero dello sviluppo economico ha emanato il decreto «incentivazione dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico»; tale decreto ha aperto numerosi dubbi interpretativi che hanno portato all'apertura di diversi contenziosi di fronte ai tribunali amministrativi;
   a seguito dell'intervento di associazioni di settore, il Gestore dei servizi energetici (Gse) sta per emanare una circolare esplicativa;
   il citato decreto ministeriale estende gli incentivi previsti dalla normativa vigente al 29 giugno 2017 (purché gli impianti siano in funzione a tale data) e comunque fino al raggiungimento del tetto massimo stanziato pari a 5,8 miliardi di euro annui;
   fino al 1o dicembre 2017 vengono assicurati incentivi molto più bassi (passando da 268 a 190 euro a megawatt);
   secondo il Gse, il costo cumulato di tutte le tipologie di incentivo degli impianti a fonte rinnovabile è passate dai 5,8 miliardi di euro del 2016 agli attuali 5,4 miliardi, con proiezione al 2020 a 5,2 miliardi di euro;
   l’iter procedurale con E-distribuzione non è inferiore a dieci mesi a causa delle centinaia di domande di allaccio presentate ed alla carenza di personale negli organici della società, in parte dirottato in Abruzzo a seguito dell'emergenza sismica;
   tale situazione rischia di non consentire la certezza degli allacci entro il 29 giugno 2017, in particolare per gli impianti di «mini-eolico» di proprietà di una vasta platea di piccoli investitori;
   la realizzazione di impianti geotermici iscritti al Gse è invece fortemente minacciata da lunghissime tempistiche istruttorie autorizzative;
   il rischio è quello che il Paese non raggiunga le quote di energia da fonte rinnovabile concordate a livello comunitario –:
   se intenda emanare il decreto ministeriale in materia di incentivi alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per il triennio 2018/2020 al fine di assicurare i tempi minimi per la pianificazione degli investimenti privati e, se nell'ambito di tale decreto, saranno valorizzati e tutelati i settori della geotermia e del solare termodinamico. (5-11649)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la multinazionale svedese Ericsson, presente in 180 Paesi e leader nel settore delle telecomunicazioni, si articola in Italia in due società: 1) la Ericsson, Telecomunicazioni Italia, con sedi a Assago (Milano), Genova, Moncalieri (Torino), Napoli, Pagani (Salerno), Pisa, Roma e Venezia, cui appartiene tutto il personale nativo Ericsson con l'aggiunta del personale acquisito da H3G nel 2005, dal Marconi nel 2006 e da Vodafone nel 2011; 2) Ericsson IT Solutions & Services, con sedi ad Assago, Moncalieri, Napoli, Roma e Venezia cui appartiene invece il personale derivante dall'acquisizione di Pride Italia spa nel 2010;
   a partire dal 2007, l'organico della Tei ha subito una drastica riduzione di personale, realizzata mediante l'apertura di 13 procedure di mobilità e con la chiusura totale del sito di Marcianise, che ha comportato la cessione del relativo personale;
   da ultimo, nel giugno 2016, il gruppo Ericsson Italia ha avviato una procedura di mobilità con il taglio di circa il 10 per cento dell'organico per la Tei e di circa il 3,5 per cento per EPI;
   in data 1o giugno 2017 si è svolto un incontro tra la società, le organizzazioni sindacali e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali relativo all'ennesima procedura di riduzione del personale (avviata il 14 marzo);
   all'esito dell'incontro, non è stato raggiunto alcun accordo con le organizzazioni sindacali ed è stata avviata una procedura di licenziamento per circa 350 unità di personale;
   la Ericsson nelle altre procedure di licenziamento ha accompagnato le uscite con incentivi, ma senza fornire un reale supporto di outplacement;
   è necessario un impegno a tutti i livelli istituzionali per garantire l'assunzione di una responsabilità sociale nel territorio nazionale finalizzata alla tutela dei livelli occupazionali –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda esposta in premessa e quale sia il loro orientamento in merito;
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano intraprendere tutte le iniziative possibili, anche avviando un tavolo di concertazione istituzionale, al fine di preservare i livelli occupazionali. (4-17062)


   RAMPELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il Gruppo spagnolo Gas Natural è presente in Italia dal 2002, dove esercita attività di distribuzione e di vendita del gas naturale e dell'elettricità, con sede legale a San Donato Milanese e sede operativa ad Acquaviva delle Fonti (BA);
   attualmente, l'azienda serve oltre 450.000 clienti residenziali tra famiglie e piccole imprese, gestisce poco più di 7 mila chilometri di rete di distribuzione del gas naturale in Puglia, Basilicata e Campania, occupando circa 250 addetti;
   da alcuni mesi, sulla stampa, Gas Natural ha annunciato la volontà di lasciare il mercato italiano attraverso un'asta, che sta curando la banca d'affari Rothschild, tra soggetti interessati a rilevare il perimetro delle attività;
   l'uscita di un gruppo industriale come Gas Natural dal mercato italiano è un ennesimo duro colpo alla nostra credibilità internazionale, poiché sarebbe, questo, l'ennesimo soggetto che abbandona il territorio italiano;
   in questi giorni, secondo indiscrezioni riportate da organi di stampa, la banca d'affari Rothschild dovrebbe ricevere delle offerte non vincolanti da diversi gruppi industriali oltre anche a fondi d'investimento internazionali;
   secondo un articolo apparso il 2 giugno 2017 su il Sole24Ore «anche i grandi fondi di private equity scaldano i motori per la gara sugli asset italiani di Gas Natural, concentrati soprattutto nella distribuzione gas nel Sud Italia e controllati dalla holding Nedgia, che ha chiuso il 2016 con un utile netto di 22,7 milioni di euro. Tra gli interessati ci sono big come Bain Capital e CVC»;
   la distribuzione del gas, oltre a essere un servizio di interesse pubblico, è un'attività regolata, svolta su base concessoria da parte dei comuni, con una remunerazione che garantisce gli investimenti nella manutenzione, adeguamento e miglioramento della rete di distribuzione, allo scopo di mantenere elevati standard di servizio a favore dei consumatori;
   l'interesse da parte di fondi di investimento internazionali come quelli citati da « Il sole 24 ore», sarebbe focalizzato a massimizzare i rendimenti regolati e non invece su un'attività industriale che faccia in modo di reinvestire i proventi provenienti dalle tariffe nello sviluppo delle reti comunali;
   una forte attenzione speculativa dei fondi di investimento in gara per le attività del colosso spagnolo potrebbe creare un danno agli investimenti nelle reti di distribuzione del gas, oltre a non tutelare i livelli occupazionali in danno dei lavoratori oggi impiegati nelle sedi interessate e nell'indotto –:
   se sia a conoscenza delle motivazioni dell'uscita di scena dal mercato italiano di un soggetto come Gas Natural, che ha svolto attività regolate dall'Autorità per l'energia, il gas e il sistema idrico;
   nel caso di passaggio delle attività a fondi internazionali se non ritenga opportuno chiedere il rispetto e la tutela dei livelli occupazionali degli addetti attualmente in forza presso il Gruppo gas Natural in Italia;
   se non ritenga necessario che nella gestione delle reti energetiche, e in particolare nella gestione delle reti di distribuzione del gas, si attivi un potere di controllo particolarmente penetrante nel caso in cui queste vengano aggiudicate a soggetti stranieri e soprattutto non industriali;
   se non ritenga per queste ragioni nell'ambito delle proprie competenze di porre in essere azioni di monitoraggio e di sensibilizzazione tese ad evitare che in questa operazione di riassetto nel settore del gas italiano si verifichi l'ingresso di soggetti mossi da meri intenti speculativi, anche a salvaguardia dei livelli occupazionali locali. (4-17072)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Toninelli n. 5-11149, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 aprile 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Cozzolino.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Busto n. 1-01544, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 761 del 16 marzo 2017.

   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 32 della Costituzione sostiene che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività;
    la prevenzione assolve un ruolo centrale nel mantenimento dello stato di salute, tramite l'educazione sul corretto stile di vita e sulle corrette scelte alimentari, esplicitate nelle linee guida alimentari nazionali;
    secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), nonché le ultime statistiche dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (OECD) e dell'Eurostat, negli ultimi decenni, nella popolazione dell'Unione europea, l'incidenza dei tumori, diabete Alzheimer e le altre malattie neuro-degenerative, malattie cardiovascolari, autoimmuni eccetera è in vertiginoso aumento;
    le linee guida nazionali, stilate in diversi Paesi, concordano sulla necessità di riduzione del consumo di carne a favore di diete che prevedono, per contro, un ampio uso di prodotti vegetali. A tal riguardo, nel 2009, l’American Dietetic Association and Dietitians of Canada ha indicato nell'alimentazione vegetariana o vegan una possibile soluzione per chi ricerca un effetto protettivo contro le cardiopatie ischemiche, l'ipertensione, il diabete, il cancro, soprattutto del colon-retto e della prostata, le nefropatie, la demenza senile, la diverticolite e i calcoli della cistifellea;
    l’US Department of Agricolture, nelle Dietary Guidelines 2010 for Healthy Americans (USDA, 2010) propone tre Healthy Eating Patterns («Percorsi per un'alimentazione sana»): la dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension, ovvero Approcci dietistici per fermare l'ipertensione) la dieta vegetariana e quella Mediterranea. Dello stesso avviso il Ministro della salute Lorenzin e il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, i quali hanno recentemente raccomandato di seguire costantemente un regime alimentare vario,  ispirato al modello mediterraneo;
    la dieta mediterranea, scoperta dallo scienziato americano Ancel Keys, osservando come l'infarto colpisse i cittadini americani e non quelli italiani (di Napoli in particolare) è patrimonio immateriale dell'umanità, come riconosciuto dalla stessa Unesco e da diversi studi scientifici tra cui spicca «How to Eat Well and Stay Well, the Mediterranean Way» di Ancel e Margaret Keys. Essa rappresenta un vero e proprio stile di vita, che dal punto di vista prettamente alimentare si conforma come una piramide alla cui base sono inseriti gli alimenti da consumare quotidianamente: verdure non amidacee, frutta, cereali integrali, legumi (e pesce nelle zone costiere), olio extravergine e semi oleaginose e salendo gli alimenti da consumare con moderazione se non in misura eccezionale: cereali raffinati, carni e salumi, latticini, patate, grassi diversi dall'olio extravergine, zucchero e dolciumi. Questi ultimi alimenti caratterizzano invece la dieta occidentale che, trascurando la tradizione, apportano al nostro organismo un eccessivo quantitativo di grassi saturi e saccarosi, tali da esporci a malattie croniche, cardiovascolari, diabete e cancro, malattie che affliggono la nostra società. Negli anni ‘50 in Italia venivano consumati, secondo dati ISTAT: 170 chilogrammi pro-capite di frutta e ortaggi, 20 chilogrammi pro-capite di carne e 5 chilogrammi di pesce e 200 chilogrammi di cereali. I dati attuali, sempre da fonti ISTAT, riportano invece un consumo di: 375 chilogrammi pro-capite annuo di frutta e ortaggi, un 140 chilogrammi pro-capite l'anno tra carne e pesce (con 65 chilogrammi di pesce e 78 di carne) e un consumo di cereali di 150 chilogrammi pro-capite annuo. Si riscontra, dunque, un aumento vertiginoso di derivati animali, che da molti studi scientifici viene imputato come fattore di rischio per l'insorgere di molteplici patologie. A tal proposito, il noto patologo Denis Parsons Burkitt aveva dichiarato già nel 1993: «L'unico modo che abbiamo per ridurre le malattie croniche è quello di tornare indietro alle diete e stili di vita dei nostri antenati.»;
    diverse raccomandazioni sanitarie si sono espresse nella direzione della riduzione del consumo di carne: il World Cancer Research Fund afferma che, per limitare l'incidenza del cancro al colon retto, non si dovrebbero superare i 42,9 grammi al giorno di carni rosse per un totale di 15,66 kg all'anno, evitando le carni processate e prediligendo l'assunzione di almeno cinque porzioni di frutta e verdura per un totale di almeno 400 grammi al giorno;
    le Dietary guidelines for Americans consigliano un apporto massimo consigliato di carni (rosse e bianche) di circa 34,31 kg all'anno, l'Harvard School of Medicine restringe il limite di consumo di carni rosse a porzioni non superiori a 80 grammi, al massimo due volte a settimana;
    diversi studi hanno evidenziato una correlazione tra alimentazione e tumori con la specifica che il 30-40 per cento dei tumori potrebbe essere evitato con una dieta più sana (Food, nutrition, physical activity and the prevention of cancer: a global prospective. WCRF 2007);
    nella letteratura scientifica viene riportato come una dieta ricca di grassi animali predisponga allo sviluppo di tumori al seno, al pancreas, alla prostata, nonché che i grassi saturi, colesterolo, proteine animali e sale rappresentino i più importanti fattori di rischio in ambito alimentare (WHO/FAO 2002; WCRF/IARC 1997; WCRF 2007);
    l’American Diabetes Association indica come un elevato consumo di carni rosse e specialmente di varie carni processate, possa incrementare il rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 2 nelle donne (Song Yiqing, Manson JoAnn E., Buring Julie E., Liu Simin, A Prospective Study of Red Meat Consumption and Type 2 Diabetes in Middle-Aged and Elderly Women);
    l’American Institute for Cancer Research ha evidenziato come le cattive abitudini alimentari siano responsabili di circa tre umori su dieci. Lo stile di vita alimentare potrebbe essere coinvolto nell'insorgenza del 50 per cento di tutte le neoplasie femminili e nel 30 per cento di quelle maschili;
    ad ottobre 2015 è stato reso pubblico il report dell'Organizzazione mondiale della sanità sulla cancerogenicità della carne consumata. Lo studio condotto allo Iarc (International Agency for Research on Cancer) ha inserito la carne lavorata nel gruppo «1» delle sostanze che causano cancro, dove ci sono anche sigarette, alcol, arsenico e benzene e quella rossa non lavorata nel gruppo «2A»;
    tra i rischi per la salute va considerata anche la contaminazione biologica dei cibi di origine animale, dal momento che gli animali da reddito espellono una grande quantità di microrganismi, che trasmettono zoonosi, e di parassiti multicellulari che possono passare all'uomo o che sono portatori di virus o prioni che attraversano la barriera tra la specie, come ad esempio nel caso dell'encefalopatia spongiforme bovina o dell'influenza aviaria. In tale direzione, secondo un rapporto commissionato dal governo Cameron all'economista Lord O'Neil, siamo ormai a un passo dalla pandemia, ovvero a un'epidemia estesa a livello globale, che nel 2050 rischia di fare dieci milioni di vittime all'anno, più del cancro, legata all'uso degli antibiotici;
    secondo l'ultimo rapporto annuale, pubblicato mercoledì 22 febbraio 2017, dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, la resistenza ai farmaci rappresenta una grave minaccia per la salute delle persone e degli animali. La resistenza dei batteri agli antibiotici (Amr) rappresenta, infatti, un problema complesso, che già oggi riguarda vari tipi di microbi e di trasmissione (da uomo ad uomo, da animale ad uomo, ambientale, tramite alimenti, eccetera) e che è causa, ogni anno, di oltre 25 mila decessi solo nell'Unione europea. Tale resistenza si sviluppa, infatti, soprattutto in batteri che sono venuti a contatto con dosi massicce di antibiotici e che hanno conseguentemente attivato meccanismi di difesa. Ed è proprio negli allevamenti intensivi che vengono utilizzati il maggior numero di farmaci;
    nel nostro Paese, ad oggi, oltre il 70 per cento degli antibiotici venduti finisce negli allevamenti intensivi per fronteggiare malattie e infezioni che colpiscono gli animali. Secondo i dati aggregati in un report dalle agenzie europee Efsa, Ema e Ecdc (2015), l'Italia consuma annualmente 621,6 tonnellate: questo significa che 435,12 tonnellate sono destinate agli allevamenti. Una cifra che ci piazza di poco secondi a Germania e Spagna per utilizzo di antibiotici negli allevamenti, ma che ci consegna il triste primato negativo assoluto per quanto riguarda l'utilizzo in relazione alla produzione: 341 mg di antibiotici utilizzati per ogni chilo di carne prodotta, contro Francia e Germania ferme rispettivamente a 99 mg e 205 mg, e una media europea di 140 mg;
    dal 1961 ad oggi i consumi annui di carne sono quasi triplicati passando da 31 chilogrammi a 86,7 chilogrammi fino al 2013 e di 78 chilogrammi nel 2015;
    il consumo di carni e derivati in Italia, secondo dati Fao, è aumentato di oltre il 190 per cento negli ultimi 50 anni, passando da un consumo pro capite anno di 31 chilogrammi nel 1961 a 91 chilogrammi nel 2007 con una leggera diminuzione negli ultimi anni; ma è destinato, globalmente, a crescere parallelamente al crescere della popolazione e alla diffusione di un'alimentazione occidentale, con implicazioni sulla salute, sulla spesa sanitaria, sulla sicurezza alimentare e sull'ambiente. Sempre secondo i dati Fao, infatti, la popolazione mondiale nel 2050 arriverà oltre i 9 miliardi di persone, con il conseguente problema di dovere sfamare tutti, raddoppiando la produzione globale di cibo, mentre le risorse sostenibili del pianeta sono limitate;
    lo spostamento da modelli alimentari tradizionali verso modelli occidentali, caratterizzati dal maggiore impiego di alimenti raffinati, industriali e da un maggior consumo di alimenti di origine animale, ha un effetto negativo sulla salute, sull'ambiente, nonché aumenta il prelievo e il consumo delle limitate risorse planetarie;
    l'obesità infantile è un problema di notevole rilevanza sociale: in Italia un bambino su 4 è sovrappeso e uno su 10 è obeso. Un dato che pone l'Italia, secondo l'Istituto superiore della sanità, al primo posto in Europa per numero di bambini sovrappeso o obesi e secondo il recente rapporto dell'osservatorio del dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università Milano Bicocca, con un tasso di crescita/annua dello 0,5-1 per cento, pari a quella degli Stati Uniti;
    secondo diversi ed autorevoli esponenti del mondo scientifico, come il professor Franco Berrino, è l'eccesso di proteine ad essere uno dei principali fattori di esposizione al rischio di obesità, insieme al consumo di dolciumi, cibo spazzatura e bevande zuccherate. L'indagine «La salute digestiva pediatrica in Europa» elaborato dalla United European Gastroenterology ha rilevato nei bambini europei un alto consumo di grassi saturi e trans, di zucchero e sale e un basso consumo di frutta, verdura e cereali integrali. Secondo i ricercatori dello United European Gastroenterology, l'obesità è un fattore di rischio per patologie epatiche, sempre più comuni nei bambini. La steatoepatite non alcolica è una di queste e colpisce, stando alle stime, il 10 per cento dei bambini europei, diventando la causa di malattia epatica cronica più comune nei bambini e negli adolescenti. Patologie infantili in continuo aumento, che potrebbero essere prevenute attraverso il consumo di alimenti di origine naturale a base prevalentemente vegetale ed una corretta educazione alimentare;
    una dieta a base vegetale, quando opportunamente pianificata risulta, da diversi studi scientifici tra cui, tra tutti, quello dell'American Academy of Pediatrics, adatta per ogni fase della crescita del bambino, nonché preventiva per alcune patologie infantili quali l'obesità. A tale proposito l'Academy of Nutrition and Dietetics afferma come le diete vegetariane e vegane siano salutari, nutrizionalmente adeguate, preventive e adatte in ogni fase di crescita dal concepimento all'adolescenza. Gli altri pareri a favore di una dieta a base vegetale per i bambini sono quelli della British Paediatric Association, dell'American Dietetic Association and Dietitians of Canada, del Food and Nutrition Service dell'USDA, della National Guideline Clearinghouse, della Physicians Committee for Responsible Medicine, del Servizio sanitario inglese (NHS) e altre ancora fra cui anche la Società Italiana di Nutrizione Umana;
    secondo uno studio tedesco condotto dalla Fondazione Heinrich Boll e di Friends of the Earth, ogni anno, nel mondo, si macellano 58 miliardi di polli, 2,8 miliardi di anatre, quasi 1,4 miliardi di suini, 654 milioni di tacchini, 517 milioni di pecore, 430 milioni di capre, 296 milioni di bovini. E questi numeri continueranno ad aumentare;
    occorrono più di 16 chili di foraggi per produrre un chilo di carne e, in media, secondo i dati Fao occorrono da 1.000 a 2.000 litri d'acqua per produrre un chilo di grano e da 13.000 a 15.000 litri per ottenere la stessa quantità di carne da bovini alimentati con cereali (http://waterfootprint.org/). L'acqua impiegata nella produzione di foraggi, farine e per abbeverare gli animali rappresenta fino all'87 per cento del consumo mondiale e la produzione di mangimi per animali assorbe il 70 per cento dei consumi di combustibili (fonte: Factory farming and the Environment, a cura della organizzazione Compassion in world farming trust). E così, mentre l'industria della carne garantisce ogni giorno al bestiame allevato la giusta quantità d'acqua, oltre 650 milioni di persone rimangono senza accesso all'acqua potabile;
    la produzione animale risulta essere all'origine della perdita dei suoli, consumo di acqua, inquinamento dei nutrienti e diminuzione di predatori ed erbivori selvatici, aggravando la pressione sugli ecosistemi e sulla stessa biodiversità. Il suolo rappresenta un'altra risorsa a rischio, per lo sfruttamento dovuto alla produzione di mangimi e per il cambiamento di destinazione d'uso, le cui conseguenze incidono sulla perdita della biodiversità e della fertilità. Sono milioni gli ettari di terra coltivati per sfamare gli animali da reddito, e consumano il 40 per cento circa dei cereali prodotti nel mondo. A conferma di ciò, i dati Fao – Food Balance Sheet – indicano che i 2 terzi delle terre fertili del pianeta sono usati per il pascolo o per coltivare cereali e legumi per gli animali e che il 77 per cento dei cereali in Europa è destinato non al consumo umano, ma ai mangimi, dando così al bestiame tre volte il cibo che esso ci restituisce sotto forma di carne, latte e uova. D'altro canto, anche la deforestazione, per ricavare terreno da pascolo, è legata principalmente all'enorme consumo europeo di alimenti di origine animale, a causa del quale, tra il 1990 e il 2008, sono state abbattute almeno 9 milioni di ettari di foreste in varie parti del mondo, secondo il rapporto 2013 dell'Unione europea «The impact of EU consumption on deforestation»;
    oltre al consumo di risorse, gli allevamenti producono il 14,5 per cento delle emissioni globali di gas serra, più dell'intero settore dei trasporti e di quelle emesse dall'intera Europa, pari al 10 per cento, incidendo significativamente sul cambiamento climatico. Nel 2009, il Worldwatch Institute ha ricalcolato le emissioni globali della produzione di carne, latte e derivati e uova, considerando l'intera filiera produttiva e modificando alcune assunzioni. Ad esempio, è stato modificato l'orizzonte temporale usato per calcolare il potenziale di riscaldamento (gwp) dei gas serra da 100 a 20 anni, facendo così aumentare da 34 a 86 il GWP del metano, uno dei gas serra più significativi emesso dagli allevamenti animali. Modificando questa ed altre assunzioni, il Worldwatch Institute ha concluso che le emissioni globali dell'allevamento contribuiscono per il 51 per cento del totale;
    secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC – solo diminuendo il consumo di cibo di origine animale a una media di 90 grammi al giorno, come raccomandato dalle linee guida mediche inglesi, si potrebbe raggiungere, dal 2030, una riduzione di 2,15 Gt di CO2/anno. Inoltre, bisogna considerare il bilancio della CO2 che, globalmente, resta da emettere per avere il 50 per cento di possibilità di rimanere al di sotto di un innalzamento della temperatura media globale di 2 oC. Secondo alcune evidenze di letteratura scientifica, la sola crescita delle emissioni del settore alimentare e forestale, trainata principalmente dall'aumento dei consumi di alimenti di origine animale, sarebbe sufficiente a consumare l'intero budget entro il 2050;
    i gas serra associati all'allevamento sono legati anche ai processi agricoli necessari alla produzione di mangimi che, un recente studio – Lesschen, Van den Berg, Westhoek, Witzke & Oenema, 2011 – ha individuato essere la fermentazione enterica dei bovini (36 per cento) le emissioni dirette ed indirette di No dai suoli (28 per cento), la gestione e lo spandimento del letame (13 per cento), la mobilitazione del carbonio organico dei suoli (7 per cento), i combustibili fossili (3,2 per cento) e la produzione dei fertilizzanti (11 per cento). In considerazione di tutto ciò, i dati Fao 2013 portano a ritenere che, anche rendendo più efficiente l'allevamento globale, la riduzione di emissioni climalteranti sarebbe pari solo al 32 per cento, quindi non abbastanza per contrastare l'aumento delle emissioni dovuto alla prevista crescita dei consumi;
    il cambiamento climatico, per cui il comparto zootecnico rappresenta un fattore di incidenza sostanziale, ha effetti diretti ed indiretti sul fronte ambientale, sociale e sanitario. Per quanto riguarda gli effetti diretti, si tratta delle conseguenze biologiche delle ondate di calore, degli eventi climatici estremi e degli inquinanti atmosferici. Da un punto di vista indiretto, il cambiamento climatico potrà comportare fenomeni di desertificazione, con conseguente diminuzione delle aree fertili e quindi della capacità produttiva agricola nonché delle fonti di sussistenza per le popolazioni. Si riscontrano, inoltre, la possibile maggiore diffusione di malattie causate da vettori connessi con l'aumento delle temperature, così come effetti connessi al deterioramento di vari determinanti sociali di salute in relazione alla diminuzione delle risorse disponibili (conflitti e tensioni, povertà, migrazioni, aumento delle malattie mentali) a conferma dell'interconnessione tra clima, salute ed ambiente e della necessità di tutela di un equilibrio in fase di compromissione;
    sul fronte etico si ricorda che l'82 per cento dei bambini che muoiono di fame vivono in Paesi dove il cibo viene dato agli animali d'allevamento: 60.000 metri quadrati di terreno possono produrre quasi 17 tonnellate di alimenti di derivazione vegetale, mentre lo stesso terreno può produrre 170 chilogrammi di carne. Sempre in tale direzione vale la pena notare come, a fronte di 778.356.995 persone denutrite nel mondo, ve ne siano 1.620.952.332 sovrappeso e 540.317.435 addirittura obese (http://www.worldometers.info/it);
    la scelta di una dieta a base prevalentemente vegetale risulta essere un fenomeno in costante aumento e da tenere necessariamente in considerazione: in Italia, i vegetariani e vegani rappresentano l'8 per cento della popolazione secondo il rapporto Eurispes del 2016. I motivi sono diversi: per salute e benessere: il 46,7 per cento, per sensibilità nei confronti degli animali 30 per cento, per tutela ambientale 12 per cento,

impegna il Governo:

1) a sostenere e promuovere, per quanto di propria competenza, la riduzione del consumo di alimenti di origine animale come azione imprescindibile per migliorare la salute dei cittadini, l'impatto ambientale e combattere il cambiamento climatico, indirizzando le scelte alimentari della comunità verso modelli culturali, economici e sociali più sostenibili e responsabili;
2) a farsi promotori di attività di informazione e sensibilizzazione sul territorio, anche attraverso l'organizzazione di visite mediche gratuite finalizzate a prevenire le malattie legate all'alimentazione;
3) ad incentivare – anche costituendo titolo obbligatorio nei bandi di gara per gli appalti pubblici di servizi e forniture di prodotti destinati alla ristorazione collettiva – l'utilizzo dei prodotti agroalimentari e agroalimentari ecologici, provenienti da filiera corta a chilometro utile, agricoltura e allevamento non intensivi, nei luoghi di ristorazione pubblica;
4) ad investire su programmi di educazione alimentare, in linea con la necessità di una maggiore attenzione alla prevenzione, per assicurare la salute del cittadino, così come garantito dall'articolo 32 della Costituzione;
5) a promuovere con le modalità stabilite all'articolo 11 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, e prevedendo appositi finanziamenti disponibili negli ordinari stanziamenti di bilancio, progetti in ambito nazionale, regionale e locale, volti a diffondere un'educazione alimentare che privilegi un ridotto impatto sulle risorse ambientali e sulla salute dell'individuo rispetto alle diete alimentari caratterizzate dal consumo di prodotti di origine animale.
(1-01544)
«Busto, Tripiedi, De Rosa, Luigi Gallo, Daga, Micillo, Spessotto, Liuzzi, Cominardi, Gagnarli, Pesco, Carinelli, Cariello, Vignaroli, Nicola Bianchi, Benedetti, Baroni, Mantero, Alberti, Brescia, Di Benedetto, Petraroli, Chimienti, Dadone, Castelli, Spadoni, Del Grosso, Crippa, Vallascas, Cozzolino, Parentela, Sibilia, Paolo Bernini, Simone Valente».

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Busto n. 4-16422, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 785 del 27 aprile 2017.

   BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e ZOLEZZI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'11 luglio 2016 il tribunale di Vercelli ha condannato la società Sacal, Società Alluminio Carisio s.p.a. per danno ambientale, disponendo la bonifica dell'area interessata ed ulteriori interventi di riparazione primaria;
   il 18 aprile 2017 il giornale online «Notizia oggi Vercelli» riporta come il vento forte abbia creato sollevamento e dispersione delle polveri degli scarti di lavorazione dell'acciaieria Sacal, che risulterebbe non aver provveduto alla bonifica dell'area, disattendendo le disposizioni del tribunale di Vercelli;
   si registrano le denunce dei cittadini e dello stesso sindaco di Carisio, Pietro Pasquino, che avrebbe presentato denuncia all'Arpa e richiesta di rilevamenti nella zona per constatare la contaminazione ambientale da diossine;
   le polveri sembrano aver raggiunto i campi coltivati, con danno per le colture e la salute umana a fronte della pericolosità delle sostanze depositate nei pressi dell'acciaieria;
   il sollevamento delle polveri procurerebbe dispersione di diossine, sostanze che, da diversi studi scientifici vengono collegate a molteplici danni alla salute, tra i quali tumori, nonché in grado di accumularsi in vegetali e animali in quanto liposolubili, giungendo infine all'uomo tramite il consumo di vegetali, carni e altri derivati animali;
   l'amministrazione comunale, nella persona del primo cittadino, ha commissionato a uno specialista un'indagine epidemiologica sull'andamento della mortalità per tutte le cause dal 1980 a marzo 2017 compreso e riguardante il territorio del comune. I risultati sono stati illustrati a fine maggio del corrente anno durante un consiglio comunale e mostrano un incremento preoccupante di patologie tumorali nella frazione Crocicchio, che dista un chilometro dalla sopra citata fonderia, rispetto alla media regionale. Nella popolazione maschile di detta frazione si riscontrano eccessi di mortalità per linfomi, rischi doppi di neoplasie del polmone e un incremento del 56 per cento dei casi di tumore complessivi. Per quanto riguarda la popolazione femminile la situazione in frazione Crocicchio si presenta ancor più drammatica con eccessi statisticamente significativi per mieloma, neoplasie ematologiche, cancro al colon retto, al pancreas, all'apparato digerente. Secondo il ricercatore, «l'aumento, specialmente tra le donne, di tumori a carico di singoli organi dell'apparato digerente o nel loro complesso, si potrebbe spiegare che in un contesto rurale sia ipotizzabile, verosimilmente, una maggiore residenzialità storica delle donne in loco con una conseguente maggior esposizione (anche indoor) a possibili inquinanti ambientali e ad un maggior consumo di ortaggi rispetto all'uomo più tendente a spostamenti locali per motivi di lavoro e consumo di pasti fuori casa.» –:
   se il Governo non intenda assumere ogni iniziativa di competenza per la riparazione del danno ambientale con il sollecito smaltimento dei cumuli di scorie giacenti presso l'impianto Sacal, come disposto dalla sentenza dell'11 luglio 2016;
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere ai fini di una valutazione dell'entità e della quantificazione del danno ambientale conseguente alla ulteriore dispersione e propagazione delle polveri provenienti dall'acciaieria nel territorio circostante, con particolare riferimento ai terreni agricoli, e se non ritenga necessarie compensazioni per gli effetti dannosi causati all'agricoltura. (4-16422)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interrogazione a risposta scritta Ciracì n. 4-12938 del 21 aprile 2016;
   interpellanza urgente Vico n. 2-01839 del 16 giugno 2017.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta in Commissione L'Abbate n. 5-10805 del 10 marzo 2017 in interrogazione a risposta orale n. 3-03107;
   interrogazione a risposta in Commissione Becattini n. 5-11486 del 1o giugno 2017 in interrogazione a risposta orale n. 3-03108.