Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 29 maggio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, ha dato attuazione alla direttiva 2006/123/CE, cosiddetta direttiva Bolkestein, approvata il 12 dicembre 2006 dal Parlamento europeo, e dal Consiglio dell'Unione europea, al fine di facilitare la creazione di un libero mercato dei servizi in ambito europeo;
    l'entrata in vigore della direttiva sui servizi n. 2006/123/CE istituisce un quadro giuridico generale per un'ampia varietà di servizi nel mercato interno, con l'obiettivo di assicurare la libertà di stabilimento e la libera circolazione dei servizi tra gli Stati membri, e si applica ai requisiti che influenzano l'accesso all'attività di servizi o il suo esercizio;
    la direttiva è stata recepita in Italia con il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, integrato dal decreto legislativo n. 147 del 2012. L'articolo 12 della direttiva prevede che qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri applicano una procedura di selezione tra i candidati potenziali, che presenti garanzie di imparzialità e di trasparenza e preveda, in particolare, un'adeguata pubblicità dell'avvio della procedura e del suo svolgimento e completamento. In tali casi l'autorizzazione è rilasciata per una durata limitata adeguata e non può prevedere la procedura di rinnovo automatico né accordare altri vantaggi al prestatore uscente o a persone che con tale prestatore abbiano particolari legami;
    gli Stati membri possono, però, tener conto, nello stabilire le regole della procedura di selezione, di considerazioni di salute pubblica, di obiettivi di politica sociale, della salute e della sicurezza dei lavoratori dipendenti ed autonomi, della protezione dell'ambiente, della salvaguardia del patrimonio culturale e di altri motivi imperativi d'interesse generale conformi al diritto comunitario;
    tra le categorie commerciali, per le quali è prevista l'applicazione della direttiva in Italia, rientra quella delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative la cui disciplina risulta essere molto complessa, a causa dei numerosi interventi normativi che si sono succeduti negli anni, interventi, oltretutto, che si sono intrecciati, con la normativa e con le procedure di contenzioso aperte in sede europea, che hanno riguardato essenzialmente i profili della durata e del rinnovo automatico delle concessioni, oltre la liceità della clausola di preferenza per il concessionario uscente: il cosiddetto diritto di insistenza;
    nelle ultime due legislature, si è intervenuti sulla disciplina legislativa di tali concessioni, da ultimo con la proroga sino al 31 dicembre 2020 delle concessioni demaniali in essere alla data del 30 dicembre 2009 ed in scadenza entro il 31 dicembre 2015 (articolo 34-duodecies del decreto-legge n. 179 del 2012);
    nel nostro Paese, il settore dell'attività turistico-balneare conta oltre 30.000 imprese, soprattutto medio e piccole, con circa 300.000 persone occupate lungo tutto l'arco della penisola, ai quali vanno aggiunti gli occupati dell'indotto, ovvero degli esercizi pubblici e commerciali che vivono a stretto contatto con gli stabilimenti balneari. In sostanza, si tratta di imprese di tipo familiare, che hanno effettuato notevoli investimenti economici al fine di migliorare i servizi offerti ed elevando, in tal modo, gli standard qualitativi dell'accoglienza turistica a livelli di eccellenza, dando vita ad una realtà di fondamentale importanza per la creazione di ricchezza e di sviluppo turistico che si coniuga con un totale rispetto per l'ambiente ed il territorio;
    risulta evidente che in un quadro legislativo confuso le imprese del settore, da tempo, chiedano certezze normative e tutela dei lavoratori e degli investimenti;
    la Conferenza delle regioni e delle province autonome, in data 25 marzo 2015, ha approvato un documento sulla revisione e sul riordino della legislazione relativa alle concessioni demaniali marittime (12/22/CR09/C5), documento che riconosce la necessità di adeguare il quadro normativo italiano in materia di demanio marittimo ai principi comunitari in materia di trasparenza, non discriminazione, libertà di stabilimento e libera prestazione di servizi in modo da riformare l'intera materia per contemperare, al tempo stesso, anche le legittime esigenze delle varie categorie economiche che operano sul demanio marittimo;
    il documento, inoltre, contiene una serie di richieste, tra le quali: chiarezza con la Commissione europea sulla possibilità di un regime transitorio delle attuali concessioni demaniali marittime, così come già accaduto in altri Paesi europei dove le concessioni demaniali marittime sono state prolungate di 75, 50 o 30 anni, a seconda della tipologia (Spagna), oppure sono state mantenute forme di preferenza in favore del concessionario uscente (Portogallo);
    entrando nello specifico, in Spagna e Portogallo, sono state approvati provvedimenti che non tengono conto della direttiva 2006/123/CE; in Spagna, infatti, le attività degli stabilimenti balneari (denominati chiringuitos) hanno goduto di una lunga proroga delle concessioni e, nonostante ciò, la Spagna non ha subito, a differenza del nostro Paese, alcuna procedura d'infrazione. Con l'articolo 2, comma 3, della ley de Costas n. 2 del 29 maggio 2013, la Spagna ha modificato la legge n. 22 del 1988, prevedendo una proroga delle concessioni demaniali in essere di un massimo di 75 anni per quelle scadute o in scadenza nel 2018, prevedendo, inoltre, la possibilità di trasmissione delle stesse, oltre che per mortis causa, anche tra i viventi, il tutto con il tacito assenso dell'Unione europea. Il Portogallo, invece, nel 2007 ha emanato una disciplina che accorda al concessionario uscente il diritto di prelazione in caso di riassegnazione della concessione;
    l'Unione, in questi anni, non ha mai inteso riconoscere la specificità del caso italiano mantenendo l'intenzione di applicare la direttiva servizi agli stabilimenti balneari italiani;
    la medesima situazione di incertezza patita dai titolari degli stabilimenti balneari riguarda anche gli operatori del commercio ambulante, tenuto conto che il recepimento della direttiva «Bolkestein», nell'ambito dei mercati ambulanti, introduce non solo limitazioni temporali alle concessioni per l'esercizio del commercio su aree pubbliche, ma comporta anche l'apertura del settore a nuove imprese straniere e multinazionali, comprese le società di capitali, il divieto di rinnovo automatico delle concessioni e l'assegnazione degli spazi pubblici tramite bandi con lo specifico divieto di favorire il prestatore uscente, in base a quanto previsto dagli articoli 11, 16, comma 4, e 70, comma 1, del decreto legislativo n. 59 del 2010;
    in tal modo, oltre 200.000 piccole imprese italiane, soprattutto a conduzione familiare, attive nel settore dei venditori ambulanti nei mercati rionali, verrebbero messe a forte rischio perché obbligate a competere con le grandi società di capitali, le società di cooperative e le multinazionali dotate di un ovvio e fortissimo vantaggio competitivo, fiscale e organizzativo;
    tale situazione costituirebbe, inoltre, un forte rischio anche per l'esistenza stessa dei tradizionali mercati rionali che costituiscono parte dell'offerta e dell'immagine turistico-culturale di moltissime città italiane e che impiegano circa 500.000 addetti a livello nazionale,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative volte ad una revisione del decreto legislativo n. 59 del 2010 in modo che le concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative siano del tutto escluse dall'applicazione della «direttiva Bolkestein» o, in alternativa, vengano prorogate quelle in essere per almeno trent'anni a partire dal 2020, in considerazione degli ingenti investimenti sostenuti dagli attuali concessionari e, dall'altro lato, vengano affidate le nuove concessioni attraverso procedure ad evidenza pubblica, confermando, in sostanza, la possibilità di attivare un «doppio binario» che distingua le concessioni attualmente in vigore da quelle nuove, con una proroga di congrua durata per le prime, volta a tutelare gli investimenti sostenuti, e procedure di evidenza pubblica, di immediata applicazione, per le seconde;
2) ad attuare ogni iniziativa utile, nel rispetto dei princìpi di concorrenza e libertà di stabilimento, al fine di garantire l'esercizio, lo sviluppo, la valorizzazione delle attività imprenditoriali e di tutela degli investimenti del settore turistico-balneare-ricreativo, anche al fine di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali;
3) ad assumere iniziative per riconoscere al concessionario attuale le competenze e la professionalità acquisite nell'esercizio dell'attività turistico-ricreativa;
4) a valutare, con la Commissione europea, le motivazioni del differente trattamento riservato al nostro Paese con riferimento alle concessioni demaniali marittime, soprattutto in rapporto a quanto verificatosi in altri Paesi europei nei quali le concessioni demaniali marittime sono state prolungate di 75, 50 e 30 anni, a seconda della tipologia, oppure sono state mantenute forme di preferenza in favore del concessionario uscente senza che ciò abbia comportato l'apertura di alcuna procedura di infrazione per mancato rispetto della direttiva sui servizi;
5) con riferimento al settore del commercio su aree pubbliche, ad adottare iniziative volte ad assicurare il rigoroso rispetto della proroga dei termini di attuazione della direttiva e ad attivare un tavolo di confronto con le parti interessate finalizzato a definire condizioni di applicazione della norma che, pur nel rispetto delle direttive europee, garantisca alle aziende già operanti la continuità e la necessaria agibilità economica ed occupazionale, non senza aver verificato, in ogni caso, la possibilità di escludere del tutto la categoria del commercio ambulante dall'applicazione della direttiva sui servizi.
(1-01640) «Palese, Altieri, Bianconi, Chiarelli, Ciracì, Corsaro, Distaso, Fucci, Latronico, Marti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno. — Per sapere – premesso che:
   Bologna è il territorio che nel quadro delle aree metropolitane si posiziona al primo posto in Italia per potenzialità di sviluppo, per la presenza di fattori di eccellenza – produttivi, di ricerca, culturali – che contribuiscono in modo decisivo a profilare la competitività del sistema bolognese tra le regioni europee più avanzate;
   la risposta del Governo all'impegno della città rappresenta il riconoscimento della rilevanza strategica di Bologna e il rafforzamento dell'azione di sostegno agli elementi di eccellenza del Paese. Questo impegno si traduce in investimenti che stimolano la competitività della città e del suo territorio, promuovono la mobilità sostenibile, concorrono a risolvere particolari tematiche cittadine e a implementare un piano per la rigenerazione urbana e per la tutela del paesaggio, creano opportunità nuove di carattere imprenditoriale e occupazionale;
   l'impegno di Bologna si caratterizza per l'attenzione ai temi della sicurezza del territorio di tipo strutturale, alle condizioni di fragilità socio-economica di una parte della popolazione e ad un piano complessivo di rigenerazione urbana;
   la legge n. 56 del 7 aprile 2014 «Disposizioni sulle città Metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni», all'articolo 1, comma 2, definisce le città metropolitane quali «enti territoriali di area vasta» con le seguenti finalità istituzionali generali: «cura dello sviluppo strategico metropolitano; promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della città metropolitana; cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, ivi comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee»;
   con legge n. 208 del 28 dicembre 2015 è stato istituito per l'anno 2016 il programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia, finalizzato in particolare alla realizzazione di interventi urgenti per la rigenerazione delle aree urbane degradate, l'accrescimento della sicurezza territoriale e della capacità di resilienza urbana, la mobilità sostenibile, lo sviluppo di pratiche per l'inclusione sociale e per la realizzazione di nuovi modelli di welfare metropolitano;
   la Presidenza del Consiglio dei ministri, il comune di Bologna e la città metropolitana di Bologna hanno condiviso la volontà di attuare una strategia di azioni sinergiche e integrate, miranti alla realizzazione degli interventi necessari per la creazione di opportunità per Bologna e per la messa in sicurezza e l'infrastrutturazione del territorio della città e del territorio metropolitano;
   l'articolo 2, comma 203, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, prevede che gli interventi che coinvolgono una molteplicità di soggetti pubblici e privati ed implicano decisioni istituzionali e risorse finanziarie a carico delle amministrazioni statali, regionali e degli enti locali possano essere regolati sulla base di accordi;
   l'istruttoria svolta dal Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno ha definito lo stanziamento di 110 milioni di euro di risorse nazionali per la città metropolitana di Bologna;
   appaiono importanti e significative le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri rilasciate in occasione della sua presenza a Bologna il 10 maggio 2017;
   vanno evidenziate la grande attenzione positiva del Governo al ruolo delle città metropolitane e la capacità comune di programmazione fra istituzioni nazionali regionali e locali che si è tradotta nel patto per Bologna, la cui attuazione è fondamentale cominci a realizzarsi al più presto, prima di tutto rendendo effettiva la disponibilità delle risorse finanziarie previste –:
   quali siano le modalità e i tempi di effettiva erogazione delle risorse finanziarie di competenza nazionale. (3-03053)


   ALBERTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si apprende dal comunicato stampa News Arpa Lombardia n. 1132, reperibile al link: http://ita.arpalombardia.it, nei primi giorni di ottobre 2016 a seguito delle segnalazioni dei cittadini il dipartimento di Brescia dell'Arpa Lombardia ha partecipato ad un tavolo convocato dal comune di Montichiari, in occasione del quale ha precisato quali siano le azioni di competenza del comune e quali di competenza dell'agenzia – anche ai sensi della delibera della giunta regionale 3018/12 recante «Linee Guida caratterizzazione emissioni gassose da attività a forte impatto odorigeno»;
   in relazione all'episodio di molestie olfattive che la mattina del 17 ottobre 2016 ha coinvolto una scuola di Vighizzolo (frazione del comune di Montichiari), il personale dell'Arpa Lombardia/dipartimento di Brescia, è stato attivato dalla sala operativa della Protezione civile che ha raggiunto il centro di comando dei Vigili del Fuoco, presso il plesso scolastico di via San Giovanni 200;
   l'Arpa nella suddetta nota n. 1132 precisa: «Al momento dell'intervento l'odore non era percepibile, tuttavia i VFF avevano potuto constatare che la direzione del vento durante l'episodio – segnalato al 118 verso le 9.30 a causa dei malesseri lamentati da alcuni soggetti tra cui anche bambini – era opposta a quella delle zone in cui si trovano le discariche (Gedit e Systema) e, pertanto, la ricerca della sorgente odorifera si è orientata anche verso altre aree/impianti siti nell'area di provenienza del vento. Le verifiche ambientali si sono da poco concluse e gli esiti non hanno evidenziato alcuna criticità da ricondurre alla problematica segnalata, che sembra comunque essere stata circoscritta all'area del plesso scolastico»;
   si precisa che, nonostante l'episodio sia stato segnalato al 118 verso le 9.30, l'Arpa sarebbe stata attivata solo alle ore 11.00 e la stessa si sarebbe recata in loco solo qualche ora dopo;
   cittadini e comitati denunciano da anni una situazione insostenibile in cui devono convivere con odori e fumi senza che il problema sia stato risolto;
   l'Arpa ha anche, per questo motivo, un particolare impegno sull'area e il dipartimento competente avrebbe recentemente completato la verifica ispettiva della discarica Gedit e starebbe per concludere quella effettuata presso la discarica Systema;
   il giorno dopo a quello dell'episodio sopra richiamato, i genitori hanno tenuto i figli fuori dalle aule, organizzando un presidio. Alcune maestre hanno detto di essersi sentite male nella notte, dopo la giornata passata nell'istituto: mercoledì 19 ottobre 2016 solo dieci su 150 studenti sono entrati a scuola;
   il comune avrebbe il compito di avviare la raccolta di informazioni/segnalazioni sugli odori molesti affidandola a un pool di persone appositamente individuate;
   secondo quanto riportato dalla pubblicazione online de il Corriere della sera del 17 ottobre 2016 dal titolo: «Montichiari: forte puzza alla scuola elementare, malori per 6 bambini»: «I vigili del fuoco hanno escluso che possa trattarsi di una fuga di gas interna alla scuola. Per i residenti le esalazioni provengono da una discarica vicina»;
   va ricordato che Montichiari è assurto alle cronache come capitale italiana dell'immondizia, visto che nelle sue viscere si trovano 17 milioni di metri cubi di rifiuti, in 21 discariche (5 attive, 5 chiuse e ben 11 abusive, secondo quanto dichiarato dal sindaco Mario Fraccaro);
   il comitato «Sos Terra» avrebbe dichiarato: «Questa puzza purtroppo non è un caso isolato. E noi residenti dobbiamo conviverci da anni. Non ne possiamo più»;
   da fonti giornalistiche si apprende che le analisi hanno mostrato, in tutti gli alunni ricoverati, alti valori di carbossiemoglobina nel sangue, una forma di emoglobina tossica per l'organismo. I genitori intervistati dichiarano: «Sono di solito i fumatori a presentare un tasso di questa sostanza superiore alla norma, non i bambini» –:
   se il Governo sia a conoscenza dell'accaduto;
   quali siano state le procedure di emergenza e le tempistiche effettive con cui siano stati effettuati i necessari interventi anche da parte del corpo dei vigili del fuoco;
   se il Governo non ritenga necessario assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché sia disposta, anche in via precauzionale, la chiusura momentanea dell'istituto scolastico al fine di tutelare la salute dei bambini e del personale in loco;
   se non si intenda promuovere un'indagine epidemiologica, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità, a tutela della salute dei cittadini interessati, con particolare riferimento ai minori.
(3-03056)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la multinazionale svedese H&M AB è uno dei soggetti più dinamici nel campo dell'industria dell'abbigliamento e della sua commercializzazione;
   i dati di bilancio segnalano da anni una grande capacità di espansione globale, con crescita a due cifre tanto a livello di fatturato, che di Ebit;
   in Italia è presente dal 2003 e ha superato nel 2015 la soglia dei 150 negozi in 17 regioni, operando coi marchi H&M, COS, Other Stories, Monk;
   in data 25 maggio 2017 si è avuta notizia della volontà unilaterale della società di chiudere 4 negozi, a Mestre, Cremona e Milano, con conseguente licenziamento di 95 lavoratrici e lavoratori;
   le comunicazioni aziendali non chiariscono cosa si intenda per ragioni legate alla sostenibilità economica dei negozi in questione, ovvero se si sia in presenza di perdite o di margini non in linea con le aspettative;
   certo è che l'Italia non dovrebbe tollerare passivamente modelli di business che prevedano l'apertura e chiusura frenetica di punti vendita secondo un mero calcolo a breve termine di massimizzazione del profitto, che non tenga conto delle esigenze di continuità occupazionale –:
   se il Governo intenda intervenire, per quanto di competenza, per favorire la riapertura di una trattativa fra azienda e organizzazioni sindacali, che abbia come obiettivo il mantenimento dei posti di lavoro a Milano, Cremona e Mestre;
   se il Governo, alla luce di quanto sta accadendo in relazione al caso di cui in premessa, intenda assumere iniziative volte a prevedere disincentivi e ogni altro strumento dissuasivo, anche di natura fiscale, per le imprese che adottano modelli di esasperata massimizzazione del profitto a danno dei lavoratori. (4-16753)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   DURANTI, PIRAS e CARLO GALLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   per quanto consta all'interrogante, con il «Foglio d'Ordini Marina Militare» n. 51 del 21 dicembre 2016 – e nello specifico della allegata «Classificazione degli Organismi della Marina Militare» – è disposto il declassamento di «Mariscuola La Maddalena in Distaccamento», posto alle dipendenze di «Maricommi La Spezia»; di «Maristanav Brindisi – Sezione staccata di supporto diretto Brindisi e Unità Navali amministrate – in Reparto» posto alle dipendenze di «Maristanav Taranto»; di «Diremuni Taranto», in distaccamento alle dipendenze di «Marinarsen Taranto» e di altri ancora;
   con i decreti legislativi nn. 7 e 8 del 2014 (attuativi della legge n. 244 del 2012) si è prevista – all'articolo 6 – la revisione in senso attuativo dell'assetto strutturale e organizzativo della Marina militare, introducendo nel codice dell'ordinamento militare l'articolo 2188-ter. Il comma 2 di tale articolo specifica che «Gli ulteriori provvedimenti ordinativi di soppressione o riconfigurazione di strutture di Forza armata non direttamente disciplinate nel codice o nel regolamento, nonché le altre soppressioni o riconfigurazioni consequenziali all'attuazione dei provvedimenti di cui al comma 1, lettere a) e b), sono adottati, per quanto di rispettiva competenza e nell'esercizio della propria ordinaria potestà ordinativa, previa informativa, per le materie di competenza, alle organizzazioni sindacali rappresentative, dal Capo di Stato Maggiore della Marina militare, nell'ambito delle direttive dei Capo di Stato Maggiore della difesa, e concorrono, unitamente a quelli di cui al comma 1, al conseguimento della contrazione strutturale complessiva non inferiore al 30 per cento»;
   a quanto si apprende da un comunicato dell'11 gennaio 2017, prodotto dai sindacati confederali, tale passaggio indicato in norma non sarebbe stato rispettato. Di conseguenza, sono state prese decisioni – che potranno avere significative ricadute sulle strutture interessate oltre che sui livelli occupazionali della Amministrazione difesa, in special modo in territori già duramente colpiti dalla crisi – senza che i rappresentanti dei dipendenti e dei lavoratori abbiano avuto modo di esercitare le loro funzioni di tutela –:
   se il Ministro interrogato non intenda chiarire le ragioni che hanno portato a quelle che appare agli interroganti come un'estromissione delle organizzazioni sindacali nelle vicende sopra descritte e se non intenda convocare al più presto un tavolo di confronto nazionale ove discutere con tutte le parti coinvolte delle determinazioni già assunte, in modo tale da consentire alle parti interessate di esprimersi, anche considerando e la possibilità di revisione delle decisioni già assunte sulla base delle eventuali argomentazioni esposte dai rappresentanti nazionali dei predetti sindacati confederali. (3-03055)

Interrogazione a risposta scritta:


   TIDEI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   con l'interrogazione presentata dal deputato Moscatt, alla quale il Sottosegretario di Stato alla difesa, Gioacchino Alfano, ha risposto in data 12 gennaio 2017, presso la IV Commissione della Camera, si rilevava la particolare sensibilità in materia di sostenibilità ambientale e di salute pubblica che si è sviluppata nell'area di Civitavecchia, in ragione della presenza di diversi impianti a forte impatto ambientale;
   nella relativa risposta il Sottosegretario ha affermato con riferimento all'esistenza di «un confronto tecnico con le istituzioni regionali e locali, nell'immediato, per l'individuazione di una soluzione di rimozione dei monoliti cementizi», che «in coerenza con gli impegni assunti in sede di riunione con le Autorità locali è stata completata l'attività di valutazione e catalogazione dei monoliti» –:
   se sia già iniziata la procedura per lo smaltimento dei monoliti e, in caso affermativo, quali siano i tempi previsti per terminare l'attività. (4-16756)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   BINETTI, BUTTIGLIONE, CERA e DE MITA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   ancora una volta nel pomeriggio del 24 maggio 2017 una adolescente è stata prelevata con la forza dalla sua casa, in cui vive da tempo insieme alla madre e al nonno, per essere portata presso la casa famiglia Rosa Luxemburg a Capranica;
   al momento del prelievo la ragazza G. J. di 13 anni era sola in casa, perché la madre e il nonno si erano recati dai loro avvocati per sollecitarli a chiedere una sospensiva del provvedimento, che prevedeva la possibilità di un eventuale spostamento in casa famiglia, annunciato da tempo ma senza alcuna data precisa;
   una ragazza di 13 anni è stata portata via da casa sua per essere trasferita in una casa famiglia vicino Roma. Sarebbero stati mobilitati, a quanto risulta all'interrogante un'autoambulanza, una macchina dei vigili del fuoco con una lunga scala per raggiungere da fuori l'appartamento, almeno altre 4 automobili e una quindicina di persone, per lo più uomini;
   secondo quanto riferito all'interrogante, la ragazza non avrebbe aperto la porta, essendo sola in casa e avendo ricevuto questa indicazione dalla madre, ma qualcuno, servendosi della scala dei vigili, sarebbe entrato dalla finestra, con ciò spaventando enormemente la ragazza;
   l'interrogante non intende avanzare nessun giudizio sulle ragioni per cui un'adolescente, che un anno fa ha trascorso diversi mesi in una casa famiglia, da cui è uscita ad agosto, per tornare a vivere con la madre e il nonno e frequentare la terza media nella scuola di quartiere, debba essere nuovamente sottratta alla sua famiglia, ai suoi affetti, alle sue consuetudini, alla scuola compresa, per essere condotta per la seconda volta in una casa famiglia;
   si vuole però sottolineare come la ragazza, coinvolta in una serie di eventi familiari di cui è vittima, come spesso accede ai minori, sia stata nuovamente «violentata» dai fatti accaduti ieri;
   si è trattato di un prelievo forzato, che ha messo in moto un dispiegamento di forze che appare all'interrogante di dimensioni sproporzionate a quelle necessarie per prelevare una bambina di 13 anni, che vive a Roma con la madre e il nonno;
   la normalità di una vita da ragazza adolescente, faticosamente riconquistata dopo il precedente passaggio in casa famiglia, è ciò che più sta a cuore a G. J. I suoi amici, la sua musica, i suoi hobby di tredicenne. Invano, la ragazza ha scritto al giudice, ai vari servizi, per chiedere di essere ascoltata e manifestare i suoi legittimi desideri e le sue più che normali esigenze;
   nei mesi appena trascorsi, seguiti al suo ritorno in famiglia, a quanto consta all'interrogante, nessuno l'ha ascoltata e ciò è tanto più grave, in quanto più volte parlando del rapporto tra giustizia e minori, si è sottolineato non solo l'obbligo di ascolto del minore, ma anche la necessità di intervenire sempre e solo nel supremo interesse del minore stesso;
   molti diritti di questa ragazza, ad avviso dell'interrogante, sono stati calpestati e tra tutti anche quello all'istruzione, perché oltre all'allontanamento da casa quello che più la preoccupa sono gli esami, il terrore di poter perdere un anno di scuola e dover rinunziare ai suoi amici, al suo gruppo classe –:
   se il Governo intenda assumere iniziative normative per evitare che si verifichino questi ripetuti fatti incresciosi che sottraggono un minore così violentemente alla sua famiglia, al suo ambiente e al suo naturale processo di sviluppo. (4-16754)


   MORANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   da notizie di stampa (articoli apparsi sul Foglio, a firma di Luciano Capone) si apprende di inquietanti similitudini tra due inchieste, diverse tra di loro, ma con gli stessi protagonisti;
   le similitudini sarebbero quelle tra l'inchiesta Consip e un'altra avviata dalla stessa procura e dallo stesso magistrato, John Henry Woodcock, riguardante la cooperativa Cpl Concordia. Secondo il Foglio, infatti, partendo dalle indagini sulla metanizzazione dell'isola di Ischia si arrivò alla pubblicazione sul Fatto Quotidiano delle intercettazioni fra il generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi e Matteo Renzi, in cui il segretario del Pd esprimeva giudizi sull'allora premier Enrico Letta: conversazioni che non avevano alcun rilievo penale e che non avrebbero dovuto essere pubblicate;
   sempre secondo l'articolo in questione Renzi sarebbe stato intercettato mentre conversa con il generale della Guardia di finanza Adinolfi, che però viene intercettato sulla base di un errore, poiché, nel novembre del 2013, mentre indagano sulla presunta corruzione della Cpl Concordia, gli inquirenti napoletani ascoltano i vertici della cooperativa che, temendo di avere cimici negli uffici, parlano di un «generale» che potrebbe effettuare una bonifica: per il Pm Woodcock il generale è Adinolfi, mentre in realtà si viene a scoprire che il «generale» citato era in realtà Matteo Lopez, un militare in pensione titolare della Sigint, un'azienda operante nel ramo della sicurezza aziendale, che effettuava una regolare bonifica;
   nonostante lo scambio di persona Adinolfi viene indagato per corruzione e viene intercettato per circa tre mesi, e successivamente la sua posizione è archiviata dallo stesso Woodcock;
   dell'intercettazione tra Renzi e Adinolfi, sempre secondo l'articolo in questione, pare si fosse interessato anche il Csm, con un fascicolo aperto nel luglio 2015, che però sarebbe ancora pendente in prima commissione: «in entrambi i casi, cioè sia nell'inchiesta Consip che in quella e Cpl Concordia – spiega Zanettin consigliere del CSM – l'ex premier Renzi è infatti risultato vittima di una fuga di notizie, riguardante una intercettazione penalmente non rilevante, e, per quanto riferito dal Foglio, in ambedue le vicende titolare dell'inchiesta è il dottor Woodcock, assistito dai carabinieri del Noe di Napoli, guidato appunto dal Capitano Scafarto. In entrambi i casi l'intercettazione riguardante l'ex premier è stata fatta arrivare al giornalista Marco Lillo, che l'ha pubblicata»;
   ad accomunare le due inchieste citate sarebbero le ripetute fughe di notizie, manipolazioni delle informative, scontri tra procure, e intercettazioni penalmente irrilevanti e secretate di Matteo Renzi che sono state comunque pubblicate –:
   se il Ministro non ritenga, nell'ambito delle sue competenze, di doversi adoperare, in particolare tramite l'esercizio dei propri poteri ispettivi, affinché venga fatta luce sulla vicenda così come esposta in premessa. (4-16757)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLA BRAGANTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   Torino è la quarta città d'Italia per popolazione. La popolazione calabrese residente a Torino è di circa 40.000 persone, e la comunità è la terza per quantità, subito dopo quelle pugliesi e siciliane. Con adeguata proporzione, si comprende agevolmente quanti calabresi vivano e risiedano in tutta la regione Piemonte;
   le radici e le relazioni con il proprio territorio di origine sono strette, non solo per i nativi, ma anche per coloro che sono già nati in Piemonte, ma che comunque mantengono affetti e relazioni assidue con la Calabria;
   già da tempo Alitalia ha cancellato il volo Torino-Lamezia Terme, mentre da un mese circa è stato cancellato il volo Torino-Reggio Calabria, che peraltro risulta all'interrogante fosse un volo molto frequentato, specialmente da giugno a settembre. Oggi gli utenti, fra cui anche molti anziani, devono affrontare un volo Torino-Roma, per poi fare scalo e quindi ripartire per Reggio Calabria con altro volo;
   è inutile ricordare come il trasporto ferroviario per queste tratte non sia concorrenziale rispetto all'aereo, e che si tratti dunque di un collegamento essenziale, configurabile come un servizio non rinunciabile per la città di Torino, e per l'intera regione Piemonte –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione al fabbisogno della quarta città d'Italia, Torino, di collegamenti verso la Regione Calabria, tenendo conto della forte domanda, che oggi rimane senza adeguata risposta, e questo con speciale riguardo alla ormai prossima stagione estiva. (4-16748)


   PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   Legambiente, nel 1o Rapporto di A Bi Ci, sull'economia della bici in Italia e sulla ciclabilità nelle città, realizzato in collaborazione con VeloLove e GRAB+ e pubblicato nel mese di maggio 2017, ha elaborato un'analisi sul valore economico dell'utilizzo della bicicletta nel nostro Paese;
   secondo lo studio, «il fatturato generato dal settore inerente la bici è di 6.206.587.766 euro e comprende la somma della produzione di bici e accessori, delle ciclovacanze e dell'insieme delle esternalità positive generate dai biker. I frequent biker, gli italiani che utilizzano sistematicamente la bici per coprire il tragitto casa-lavoro, sono 743 mila. Le città che raggiungono performance di ciclabilità qualitativamente analoghe a quelle di altre realtà europee, con una quota di spostamenti in bici sul totale degli spostamenti urbani superiore almeno al 15 per cento, sono 12. In quattro di queste in particolare, Bolzano, Pesaro, Ferrara e Treviso, più di un quarto della popolazione usa la bici per i propri spostamenti quotidiani per motivi di studio, lavoro e svago. A Cremona, Rimini, Pisa, Padova, Novara e Forlì utilizza la bici un abitante su sei. E anche in una città come Milano gli spostamenti in bici rappresentano il 6 per cento. A Roma solo 5 abitanti su mille utilizzano questo mezzo di circolazione»;
   «In 7 anni, tra il 2008 e il 2015, le infrastrutture riservate a chi pedala nelle città capoluogo sono aumentate addirittura del 50 per cento e, nello stesso periodo, la percentuale di italiani che utilizzano la bici per gli spostamenti è rimasta immutata: era il 3,6 per cento nel 2008 ed era ancora il 3,6 per cento nel 2015»;
   Alberto Fiorillo, portavoce nazionale di Legambiente, nell'intervista del 5 maggio 2017 pubblicata sul sito online La Repubblica, ha spiegato, in merito al rapporto, che «le piste ciclabili crescono e i ciclisti no, eppure, la domanda c’è: lo dimostra il successo delle bici nelle città che si organizzano bene. Il problema è che spesso i percorsi per le due ruote non vengono studiati seguendo differenti criteri: utilizzare gli spazi disponibili più che quelli utili e lasciare il primato alle auto a costo di sacrificare la sicurezza delle due ruote»;
   inoltre, realizzare piste ciclabili in aree marginali della città o interromperne il percorso con attraversamenti per automobili comporta una riduzione della funzionalità stessa della ciclopista;
   dal capitolo «il valore economico della bicicletta» presente nel report, Legambiente ha calcolato una riduzione dell'inquinamento atmosferico, benefici sanitari e salutari, soprattutto, dei bambini e il contenimento dei costi delle infrastrutture e dell'artificializzazione del territorio. «Il risultato di 6,2 miliardi di fatturato generato dal valore economico della bici è, peraltro, senz'altro sottostimato, perché ci sono una serie di elementi positivi come la diminuzione dei tempi di percorrenza legati a una diminuzione della congestione, ad esempio, o la ricchezza generata da uno spazio pubblico di qualità»;
   in ultimo, dal paragrafo «l'emergenza insicurezza stradale», emerge come «riequilibrare le varie modalità di trasporto può servire anche a migliorare la sicurezza. Nel 2015, per la prima volta dal 2001, sono aumentati i decessi causati da incidenti stradali (3.428: +1,4 per cento sull'anno precedente) e i feriti gravi (quasi 16 mila contro i 15 mila del 2014: +6,4 per cento). Tra le vittime si sono contati 602 pedoni e 251 ciclisti. Un uso maggiore della bici, oltre ad aiutare a snellire il traffico, offrirebbe benefici sia sul piano della salute che su quello economico» –:
   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative il Ministro interrogato intenda promuovere per incentivare l'utilizzo della bicicletta in ambito urbano;
   come si intenda garantire, per quanto di competenza, il miglioramento delle infrastrutture viabilistiche, soprattutto per ciò che concerne la realizzazione di piste ciclabili negli insediamenti cittadini.
(4-16749)


   BUSTO e PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   come riportato dai media vercellesi (La Stampa Vercelli, Notizia Oggi Borgosesia), il 23 aprile 2017 un cittadino disabile residente a Gattinara ha incontrato numerose e gravi difficoltà nel recarsi in treno dalla stazione di Vercelli a quella di Milano. Solo per alcune fortuite circostanze, con i suoi familiari è riuscito a salire sul treno diretto a Milano. In alcun modo è stata fornita assistenza alla stazione di Vercelli. Solo al ritorno, contattando la Sala blu della stazione di Milano centrale, la famiglia è riuscita a ottenere assistenza per il viaggio di ritorno dal capoluogo lombardo a Vercelli;
   dopo tale episodio, Rete ferroviaria italiana (Rfi) – a mezzo stampa (La Stampa Vercelli del 10 maggio 2017) – ha ribadito che, per quanto riguarda la stazione di Vercelli, il servizio Prm (passeggeri ridotta mobilità) viene fornito agli utenti che ne facciano richiesta 12 ore prima del treno prescelto a causa di mancanza di personale in loco, ma che, una volta avvisata Rete ferroviaria italiana nei tempi corretti il servizio fornito è composto da due inservienti e da un ascensore funzionante e omologato;
   a detta degli utenti di internet, tale informazione, relativa alle 12 ore di preavviso, non è così chiaramente evidenziata all'interno del sito web ufficiale dedicato. Reperire informazioni sulla procedura risulta difficoltoso e poco chiaro;
   contrariamente a quanto riportato dal sito web ufficiale e da quanto affermato a mezzo stampa da Rete ferroviaria italiana, l'elevatore ubicato nel sottopasso della stazione di Vercelli appare non funzionante e mancante di vetrofanie che ne certifichino agli utenti modo d'utilizzo e omologazione. Si precisa che esso non risulta utilizzabile anche per altre tipologie «protette», come genitori con neonati in carrozzine/passeggini –:
   se il Ministro intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché Rete ferroviaria italiana migliori la procedura per i passeggeri a ridotta mobilità e la relativa fruibilità del servizio internet dedicato ai cittadini disabili.
(4-16750)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   il centro di formazione nato all'interno dell'Accademia musicale «G. Marziali» alla fine degli anni ’90, ha avuto l'accreditamento ministeriale nel gennaio 2004 (decreto ministeriale n. 177 del 2000, ex direttiva n. 90 del 2003) presentando iniziative realizzate nei precedenti tre anni scolastici. Con decreto del 23 gennaio 2004, l'Ente è stato incluso nell'elenco dei soggetti accreditati. L'accreditamento ha avuto una durata di tre anni;
   allo scadere dei primi tre anni, dopo successiva richiesta di rinnovo di accreditamento da parte dell'Accademia marziali, e relativo invio di documentazione, cui è seguita visita ispettiva presso la sede di Seveso, la direzione generale per il personale della scuola ha confermato l'accreditamento in via definitiva, con decreto del 23 maggio 2007, sollevando l'ente da qualsiasi scadenza di rinnovo successivo;
   negli anni tra il 2007 e il 2016 l'Accademia ha regolarmente documentato tutte le iniziative di formazione realizzate nella griglia prevista dal Ministero chiamata «Scheda B Monitoraggio degli enti accreditati» dove è stato segnalato, come previsto dalla tipologia di rilevamento dati, tra altro, il numero dei corsisti, la tipologia di ordini di scuola cui appartenevano, durata del corso, sede e periodo di svolgimento;
   negli anni, l'Accademia ha collaborato stabilmente con più di 40 direzioni didattiche nel territorio della regione Lombardia per la formazione del personale scolastico e la promozione di percorsi musicali all'interno della scuola dell'obbligo ed è in convenzione con numerosi istituti musicali, tra i quali il conservatorio statale «Cantelli» di Novara, per attività di studio e ricerca nell'ambito della pratica strumentale e della didattica dello strumento;
   nel marzo 2016 il Ministero ha inviato agli enti accreditati una richiesta di adeguamento e di rinnovo dell'accreditamento, secondo i criteri della direttiva prot. n. 170 del 21 marzo 2016 dell'ufficio del gabinetto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   tale richiesta, a quanto consta agli interpellanti, sarebbe stata inoltrata per mail, non certificata, unica forma di comunicazione tra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ed enti, e la direzione dell'accademia ne è venuta a conoscenza solo dopo la sua scadenza, cioè dopo il 30 settembre 2016;
   considerando ormai perso l'accreditamento del 2016-2017, l'Accademia ha proceduto alla richiesta di accreditamento per l'anno 2017-2018 (pratica di accreditamento n. 2275 tramite piattaforma on-line del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca);
   l'11 maggio 2017 l'Accademia riceve comunicazione via mail che tale richiesta è stata respinta con la motivazione che: «non è significativamente rappresentato il personale della scuola a livello nazionale come prescritto dalla Direttiva 170/2016 (i tre corsi presentano rispettivamente 10, 9 e 21 corsisti, provenienti soprattutto da una Regione»;
   come prescritto dalla direttiva n. 170 del 2016, articolo 2, comma 3, lettera a), il primo requisito per ottenere l'accreditamento «è aver realizzato, nel corso del triennio precedente al termine fissato per la richiesta, almeno tre distinte iniziative di formazione relative agli ambiti di cui si richiede l'accreditamento, ciascuna della durata pari ad almeno 20 ore in almeno tre Regioni»;
   la direttiva non indica una percentuale di corsisti provenienti dalle tre regioni indicate, ma richiede solo genericamente «almeno tre regioni»;
   considerando la tipologia specifica degli ambiti entro i quali si sono proposti i corsi, la previsione di lezione frontali, il lavoro di gruppo e di laboratorio con formazione in presenza, oltre al lavoro individuale e alla ricerca, nonché il fatto che negli anni scolastici di svolgimento dei corsi, i docenti non usufruivano ancora di alcuna forma di riconoscimento economico a sostegno della formazione, è perfettamente comprensibile che la gran parte dei corsisti siano della medesima regione ove si trova la sede dell'Accademia;
   essendo stata respinta la richiesta con parere di non ammissibilità da parte del Comitato tecnico nazionale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, non è possibile controbattere all'esclusione dall'accreditamento, se non ricorrendo alla giustizia amministrativa –:
   se non ritenga opportuno assumere iniziative per riconsiderare l'esclusione dell'Accademia musicale «G. Marziali» dall'accreditamento ex direttiva n. 170 del 21 marzo 2016, dovuta a quella che appare una errata interpretazione della direttiva medesima;
   se non ritenga opportuno procedere alle comunicazioni con gli enti accreditati tramite posta elettronica certificata.
(2-01819) «Vignali, Bosco».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FANUCCI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   a gennaio 2011, prima della «legge Fornero», agli insegnanti elementari dello Stato che avevano superato i quaranta anni di contributi è stato indirizzato il decreto di cessazione del rapporto di lavoro che li collocava in quiescenza dal 1o settembre 2011;
   poiché il 1o gennaio 2012 sarebbe maturato lo scatto retributivo (il cosiddetto «gradone»), molti di essi hanno fatto richiesta di essere trattenuti in servizio, come la legge prevede, per un ulteriore anno;
   coloro ai quali è stato accordato sono andati in pensione il 1o settembre 2012, con quarantuno anni e sette mesi di contributi;
   nel frattempo, negli ultimi mesi del 2011, viene approvata la «legge Fornero» che blocca tutti gli scatti di anzianità. Pertanto, pur avendo maturato il diritto al «gradone», gli insegnati non hanno percepito l'aumento, come tutti i colleghi aventi diritto;
   successivamente, gli scatti stipendiali relativi al 2012 sono stati sbloccati e gli insegnanti ancora in servizio hanno avuto gli arretrati con lo stipendio di settembre o ottobre 2014. Mentre al personale che nel frattempo era andato in pensione, ma che aveva comunque maturato questo scatto lavorando un anno in più, non è stato corrisposto nulla –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto descritto in premessa e se, alla luce dello sblocco degli scatti stipendiali relativi al 2012, non ritengano di dover assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di garantire anche al personale in quiescenza lo scatto retribuitivo maturato lavorando un anno in più, così come avvenuto per gli insegnanti ancora in servizio. (5-11462)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   il contratto collettivo nazionale per i dipendenti del terziario, distribuzione e servizi è stato sottoscritto il 30 marzo 2015 da Confcommercio con le federazioni di categoria di Cgil, Cisl, Uil, e l'analogo contratto a firma Confesercenti è stato siglato a giugno 2016 con previsioni economiche sostanzialmente identiche;
   tuttavia, una parte della grande distribuzione, quella che aderisce a Federdistribuzione, continua a non riconoscere alcun aumento contrattuale ai dipendenti, pur non avendo Federdistribuzione firmato un altro contratto nazionale;
   Federdistribuzione, infatti, non è mai stata firmataria di alcun contatto nazionale e dichiara pubblicamente che le aziende aderenti applicano il precedente contratto Confcommercio scaduto a dicembre 2013, che tuttavia ha cessato i suoi effetti in quanto sostituito dal rinnovo del 30 marzo 2015;
   dal 2014 Federdistribuzione dichiara di voler sottoscrivere un autonomo contratto nazionale, il primo, ma ad oggi non risulta aver sottoscritto alcun accordo e la trattativa avviata, che non ha portato alcun risultato, si è chiusa con uno sciopero a maggio 2016;
   da allora il sindacato ha più volte pubblicamente dichiarato che non sussistono le condizioni per sottoscrivere il primo contratto con Federdistribuzione;
   nelle imprese aderenti non viene dunque da oltre due anni applicato alcun aumento, nonostante vi sia una obbligazione sancita dal rinnovo del contratto nazionale del terziario distribuzione e servizi del 2015, l'unico vigente;
   si è a conoscenza che sia organizzazioni datoriali che sindacali abbiano chiesto al Ministero del lavoro e delle politiche sociali chiarimenti sulla mancata applicazione e che indirizzi specifici sui comportamenti da adottare nei confronti di quelle aziende, che non stanco applicando alcun contratto collettivo nazionale di lavoro vigente, siano stati chiesti anche da alcune direzioni territoriali e dall'Inps;
   la questione ha una duplice rilevanza, da un lato verso i lavoratori di quelle imprese che non stanno riconoscendo gli aumenti, dall'altro rispetto alla eventuale fruizione di diversi benefici fiscali e contributivi, primo fra tutti l'esonero contributivo per le nuove assunzioni previsto dai commi dal 178 al 180 dell'articolo 1 della legge n. 208 del 2015 (cosiddetta legge di stabilità 2016);
   tale beneficio è infatti per legge espressamente condizionato al rispetto da parte del datore di lavoro «degli accordi e contratti collettivi nazionali, nonché di quelli regionali, territoriali o aziendali, laddove sottoscritti, stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale», come disposto dall'articolo 1, comma 1175, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, richiamata anche dalla circolare dell'Istituto nazionale della previdenza sociale 18 aprile 2008, n. 51, in materia di documento unico di regolarità contributiva;
   per fruire quindi dei benefici in deroga alla contribuzione ordinaria, le imprese devono dichiarare, non solo la regolarità contributiva, ma anche indicare il contatto collettivo nazionale applicato «vigente», impegnandosi in tal modo al suo rispetto;
   in assenza di chiarimenti e puntuali indicazioni agli organismi deputati alla vigilanza, si apre un vulnus che rischia di generare, oltre a fenomeni di dumping fra le imprese che insistono sullo stesso comparto, un rischio di indebita fruizione di benefici contributivi e fiscali da parte di soggetti che non ne avrebbero diritto. Il mancato intervento del Ministero pone lo stesso Inps nella impossibilità di attivare verifiche ed eventuali azioni di recupero, con un potenziale danno per le risorse pubbliche all'uopo destinate e in contrasto con le finalità espresse dal legislatore –:
   quali iniziative, ed in quali tempi, intenda adottare al riguardo e quali chiarimenti intenda fornire per evitare possibili danni sia ai lavoratori sia alle imprese, consentendo agli organi ispettivi di effettuare le opportune verifiche e, se del caso, sanzionare eventuali comportamenti indebiti nella fruizione dei benefici normativi e contributi che il legislatore ha collegato al rispetto dei contratti collettivi vigenti.
(2-01818) «Bianconi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LOMBARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   in data 22 maggio 2017 sono state convocate, presso la sede di Roma, le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel, Cisl e Uilcom Uil, unitamente alle segreterie territoriali e al coordinamento delle rappresentanze sindacali unitarie per la presentazione del piano industriale di Wind 3;
   l'azienda ha comunicato che, dopo l'operazione di fusione, si è confermata quale primo operatore mobile in Italia e ha illustrato dati economici che presentano un Ebidta positivo e in crescita, così come il cash flow, mentre risulta in costante diminuzione l'indebitamento;
   nei prossimi 6 anni, la società ha comunicato che intende investire 7 miliardi di euro, per rendere la rete più moderna, capillare ed efficiente;
   dall'inizio del processo di fusione ad oggi sono fuoriuscite dall'azienda con esodo incentivato 668 risorse;
   nella relazione dei manager, il servizio clienti è stato presentato come un settore di rilevanza strategica;
   alla luce di tali premesse, ha sorpreso l'intenzione annunciata da Wind 3 di esternalizzare il customer care ex Tre; tale operazione coinvolgerebbe 900 risorse tra Genova, Cagliari, Palermo e Roma;
   non si comprende come tale esternalizzazione si possa conciliare con i dichiarati obiettivi di tutela del futuro occupazionale dei lavoratori e con la volontà annunciata dai vertici di mantenere l'azienda unita e unica;
   difronte ai tentativi delle organizzazioni sindacali di addivenire a soluzioni alternative, il management si è dichiarato deciso a perseguire la strada dell’outsourcing in via unilaterale;
   quella di esternalizzare servizi non core è una pratica messa in atto ormai dalle più grandi aziende del Paese, che però nella maggior parte dei casi determina rischi occupazionali e un peggioramento del servizio;
   a seguito degli scioperi annunciati dal personale coinvolto, i vertici della società hanno invitato per il 24 maggio 2017 le organizzazioni sindacali per la consueta procedura di «raffreddamento» –:
   se non reputi urgente adottare ogni iniziativa di competenza al fine di evitare che i 900 dipendenti della società di telecomunicazioni rischino di perdere il proprio posto di lavoro. (5-11461)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIPRINI, TRIPIEDI, COMINARDI, CHIMIENTI, LOMBARDI e DALL'OSSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Evotape packaging srl, società che opera nel campo della produzione di nastri adesivi, con sede operativa in Santi Cosma e Damiano (Latina), fu dichiarata fallita dal tribunale di Latina con sentenza n. 24 del 2012;
   in data 4 giugno 2012, 52 ex dipendenti della Evotape davano vita alla Mancoop società cooperativa a r.l. con lo scopo di «rilanciare» l'attività produttiva e, allo stesso tempo, di salvaguardare l'utilizzo dello stabilimento e la ricollocazione dei lavoratori;
   gli ex lavoratori, rinunciando anche al trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria e unendo la loro professionalità e esperienza, dopo aver ottenuto dalla curatela fallimentare la locazione dei macchinari e di parte del compendio aziendale con un contratto di affitto, hanno avviato la produzione di nastri adesivi per imballaggi;
   dopo quattro anni, superate le difficoltà iniziali e grazie al sacrificio dei soci che hanno investito in 6 anni nella cooperativa circa 3,2 milioni di euro, investendo il 60 per cento del loro compenso, la Mancoop oggi è una realtà produttiva affermata ed è divenuta non solo forza trainante e polo di aggregazione per altre 35 aziende che insieme alla stessa occupano complessivamente 240 unità (laddove la fallita Evotape ne occupava 133), ma anche motore di una riqualificazione dell'intero sito produttivo, dello stabilimento e dei macchinari della ex Evotape con sicuro vantaggio anche per la curatela fallimentare e per i creditori della fallita Evotape;
   secondo quanto si apprende dalla stampa online (www.h24notizie.com del 14 maggio 2017) risulta che il Consorzio sviluppo industriale sud pontino, in persona del legale rappresentante Salvatore Forte, con delibera n. 81 del 7 ottobre 2016, facendo appello alla legge n. 488 del 1998 ha disposto l'acquisizione coattiva del compendio immobiliare dello stabilimento Evotape (già Manuli) su cui da tempo si svolge l'attività della Mancoop (e non solo) in forza di regolare contratto di affitto con la curatela fallimentare, la quale ha proposto ricorso al TAR del Lazio (iscritto al Reg. gen. n. 869/2016) avverso la suddetta delibera, contestandone – in estrema sintesi – l'eccesso di potere e la carenza dei presupposti normativi per l'acquisizione dell'area e/o degli stabilimenti industriali ivi realizzati, poiché l'area non ha mai fatto parte del patrimonio del Consorzio e tuttora vi è una attività industriale da più di tre anni;
   la decisione assunta dal Consorzio, ad avviso degli interroganti, appare priva di giustificazione e di qualsiasi progettualità traducendosi di fatto in una espropriazione arbitraria del sito produttivo e rischia di cancellare una realtà imprenditoriale unica quale quella della cooperativa Mancoop nata e costruita con i sacrifici e gli investimenti dei soci lavoratori e che genera occupazione e rappresenta un modello di sviluppo, volano di ricchezza, di nuova occupazione e di opportunità imprenditoriali in un territorio del Lazio già duramente colpito dalla crisi e avaro di iniziative imprenditoriali –:
   quali iniziative il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza e in collaborazione con la regione Lazio, al fine di agevolare l'individuazione di una soluzione che tuteli i diritti dei lavoratori della società cooperativa Mancoop a r.l. e che eviti pesanti ricadute sul piano occupazionale, sociale ed imprenditoriale in un territorio già duramente colpito dalla crisi. (4-16758)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   con decreto 27 novembre 2003 il Ministero delle politiche agricole e forestali ha dato attuazione ad un programma annuale di controlli delle sementi di mais e soia finalizzato all'accertamento dell'assenza di organismi geneticamente modificati nelle sementi prodotte in Italia, in quelle provenienti dai Paesi dell'Unione europea ed in quelle provenienti dai Paesi terzi;
   il programma si realizza attraverso il campionamento fino al 20 per cento dei lotti di sementi di mais e soia destinati ad essere commercializzati;
   l'ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) è stato indicato nel citato decreto ministeriale tra gli organi di controllo incaricati di effettuare il prelievo dei campioni dai lotti di sementi di mais e soia presso i depositi ed i magazzini di stoccaggio delle sementi provenienti da Paesi dell'Unione europea e da Paesi terzi;
   al fine di dare maggiore rappresentatività campionaria al controllo, nel corso delle verifiche dovranno essere prelevati tutti i lotti presenti nelle ditte, anche quelli di piccole dimensioni;
   i laboratori dell'ICQRF effettuano, ai sensi del regolamento (CE) 882 del 2004, controlli ufficiali della qualità merceologica dei prodotti agroalimentari e dei mezzi tecnici per l'agricoltura (mangimi, sementi, fertilizzanti, prodotti fitosanitari), analizzando i campioni prelevati nel corso delle ispezioni sull'intero territorio nazionale. I controlli ufficiali consistono in verifiche analitiche sull'effettiva composizione qualitativa e quantitativa dei prodotti campionati, espletate mediante l'applicazione di metodi comunitari, nazionali o di metodiche riconosciute da organismi internazionali;
   complessivamente sono cinque i poli analitici incaricati del controllo analitico ufficiale sui campioni prelevati, variamente dislocati sul territorio nazionale e specializzati per settore merceologico;
   il decreto ministeriale 27 novembre 2003 stabilisce altresì che le ditte campionate si impegnano a non movimentare la merce fino alla avvenuta comunicazione del referto analitico da parte dell'ispettorato e di tale circostanza se ne dovrà fare esplicito riferimento nel verbale di prelievo –:
   se le procedure di controllo e campionamento sopradescritte per i lotti di sementi di mais e soia provenienti dai Paesi terzi siano state espletate per l'anno in corso dagli organi preposti secondo le procedure previste dal decreto ministeriale sopra citato e con quali risultati, considerando che oramai le semine sono state effettuate. (5-11460)

Interrogazioni a risposta scritta:


   OLIVERIO e ROMANINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   i controlli sulla filiera lattiero-casearia dei carabinieri del Nas di Bologna effettuati nel primo trimestre 2017 hanno portato alla sospensione di tre attività per un valore complessivo di 8 milioni di euro, al sequestro di 500 chili di materie prime, alla comminazione di 10 sanzioni amministrative da 17 mila euro ed alla segnalazione di 6 aziende;
   come riportato dagli organi di stampa, le attività sospese si trovano nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. In particolare, il sequestro delle materie prime riguarda starter di attivazione di fermentazione, fermenti lattici e altri additivi, con scadenza superata anche da molti anni e destinati a essere impiegati nella realizzazione di decine di tonnellate di mozzarelle, formaggi e yogurt;
   i Nas hanno riscontrato molteplici violazioni: insetti nei laboratori di lavorazione del latte, frigoriferi ammuffiti, mozziconi di sigarette nelle sale di stagionatura dei formaggi, edifici fatiscenti e prodotti scaduti. Dai controlli è emerso come nei 3 caseifici romagnoli fosse consuetudine stampare sull'etichetta dei formaggi freschi sempre la massima durata di scadenza, oscillante tra i 15 ed i 25 giorni e a prescindere dalla data in cui i formaggi venivano messi in commercio, se cioè appena prodotti o vicini alla reale data di scadenza;
   all'interno dello stabile posto sotto sequestro in provincia di Forlì i carabinieri hanno trovato uno stock di yogurt alla frutta appena realizzato con confetture già scadute da tempo. Nel ravennate i laboratori di produzione e stoccaggio dei latticini presentavano condizioni igienico-sanitarie e strutturali critiche, con celle frigo vetuste e invase dalle muffe, oltre a intonaci cadenti dai soffitti proprio sopra i formaggi freschi in attesa di confezionamento. Mentre in un caseificio del bolognese, oltre alle criticità strutturali delle barriere che dovrebbero impedire l'accesso di insetti ed infestanti nello stabilimento, si fumava e si gettavano i mozziconi di sigarette nei laboratori di produzione e nelle sale di stagionatura dei formaggi. Infine, in un'azienda del riminese era abitudine procrastinare metodicamente le scadenze dei prodotti e delle materie prime dopo l'avvenuta superata scadenza imposta all'origine;
   un monitoraggio analogo a quello degli ultimi mesi era già stato effettuato nell'estate dello scorso anno. In quell'occasione, in alcune aziende del Bolognese, i Nas avevano sequestrato circa 11 tonnellate di formaggio fresco e più di 900 litri di latte già trattato con fermenti scaduti, per un valore complessivo superiore a 100 mila euro –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative di vigilanza e di contrasto alle frodi siano state assunte o si intendano assumere, per quanto di competenza;
   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda porre in essere per inasprire il contrasto alla contraffazione e alle frodi agroalimentari, con il duplice scopo di tutelare il made in Italy e di scongiurare possibili ripercussioni sulla salute dei cittadini. (4-16752)


   MINNUCCI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   come già illustrato nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-14860 presentata nella seduta n.708 del 23 novembre 2016, a seguito dell'approvazione assembleare sono state avviate le procedure di messa in liquidazione volontaria della struttura relativa all'Associazione regionale allevatori del Lazio (Aral);
   la predetta fase commissariale di liquidazione sarebbe dovuta ad una forte esposizione debitoria della struttura, da ricondurre in gran parte alla mancata corretta rendicontazione alla regione Lazio, incaricata di effettuare i controlli e licenziare l'affidamento del contributo pubblico delle attività istituzionali, da parte degli Organi amministrativi gestionali che si sono succeduti in questi ultimi anni nella gestione della struttura;
   tale situazione si sta traducendo in un blocco delle attività, soprattutto per via della decisione del liquidatore di rimettere all'Associazione italiana allevatori (AIA) le deleghe per la realizzazione dei «controlli sulla produttività animale», ad essa affidati in applicazione della legge n. 30 del 1991 dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nonché la gestione dell'anagrafe equina, anch'essa affidata all'Associazione italiana allevatori dal Ministero;
   il predetto blocco delle attività, però, è soprattutto motivo di grande preoccupazione sia per gli allevatori – che vedono messi in pericolo i risultati aziendali frutto di una pluridecennale attività di selezione e miglioramento genetico del bestiame allevato, con la relativa possibilità di accedere a specifiche misure ed interventi europei, nazionali e regionali – sia, soprattutto, per i 41 dipendenti di Ara Lazio che, oltre a non percepire lo stipendio da diversi mesi, sono attualmente oggetto di una procedura di licenziamento collettivo (ex articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991) posta in essere dal liquidatore con il supporto di Associazione italiana allevatori, e la cui sorte occupazionale sembra essere segnata –:
   se il Governo sia a conoscenza della grave situazione sopra descritta e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, anche attraverso l'istituzione di un tavolo di confronto tra le parti coinvolte, affinché vengano salvaguardati i diritti dei lavoratori e soprattutto le garanzie per il proseguimento dell'attività dell'Associazione e del lavoro svolto fino a questo momento dagli stessi allevatori. (4-16755)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   COMINELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 17 ottobre 2016 11 bambini della scuola primaria di Vighizzolo di Montichiari in provincia di Brescia, mentre si trovavano in classe durante l'orario scolastico, hanno accusato sintomi di nausea e vomito a causa di forti odori che respiravano nell'aria. Sono stati soccorsi e visitati e 7 di loro sono anche stati ricoverati presso l'ospedale di Desenzano per 24 ore. Nel sangue di alcuni alunni è stata trovata carbossiemoglobina elevata (2,5 per cento);
   un episodio identico, si era verificato anche in precedenza, il 10 gennaio 2012, quando alcuni bambini accusarono malori simili e all'epoca si ritenne che responsabile dell'emissione dei miasmi fosse la vicina discarica Gedit;
   i responsabili dell'Arpa Lombardia in una conferenza stampa sul tema presso la regione Lombardia il 29 ottobre 2016 hanno dichiarato che, benché non sia stato ancora possibile individuare con certezza la causa degli odori, gli approfondimenti avviati nell'immediatezza e tuttora in corso servono comunque a valutare in termini più ampi la problematica che da tempo affligge Vighizzolo. Inoltre è stata confermata l'adesione dell'agenzia alla proposta dell'assessore regionale all'ambiente, Maria Claudia Terzi, di istituire un gruppo di lavoro ad hoc che coinvolga tutti i soggetti competenti territorialmente. Infine, Arpa ha sottolineato che gli esiti delle visite ispettive consentiranno alle autorità competenti (provincia e comune) di adottare gli opportuni provvedimenti in considerazione delle criticità rilevate dai tecnici dell'Agenzia, anche quelle relative alla problematica delle molestie olfattive;
   va ricordato che il territorio di Montichiari, spesso tristemente assurto alle cronache locali come «la terra dei fuochi del nord», conta 11 siti inquinati (quindi abusivi) e 11 autorizzate (di cui 4 ancora in gestione e 7 in post gestione) oltre che una richiesta in sospeso in regione per una discarica di amianto di oltre 1 milione di metri quadrati di rifiuti e due sovralzi. Una situazione molto pesante per la salute degli abitanti della zona e dell'ambiente, denunciata da anni dalle associazioni ambientaliste, dai comitati di cittadini e dai genitori degli alunni, che recentemente hanno anche organizzato una fiaccolata di protesta per denunciare i fatti;
   risulta alla interrogante che recentemente l'Ats Brescia ha annunciato che a breve inizierà un piccolo studio epidemiologico sulla frazione di Vighizzolo e Fascia d'Oro –:
   se, pur nel rispetto delle competenze e delle indagini in corso da parte delle istituzioni locali, vista la gravità e l'urgenza della situazione, non si ritenga opportuno promuovere un'indagine epidemiologica su vasta scala sugli abitanti dell'area interessata dalla presenza delle discariche e mettere in campo le necessarie iniziative di competenza per tutelare con urgenza la salute dei cittadini, soprattutto quelli delle fasce più a rischio della popolazione, come i bambini e gli anziani. (3-03054)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   all'interrogante è stato segnalato il caso della ricerca finalizzata alla cura dell'infarto mediante cellule staminali che ha vinto il concorso per il finanziamento del Ministero della salute con pubblicazione della graduatoria in data 9 giugno 2011;
   tale ricerca finalizzata dell'anno 2009, bandita dal Ministero della salute, ha visto il professor Livio Giuliani, nella qualità di principal investigator, aggiudicatario del progetto, in fase preclinica, finalizzato al trattamento dell'infarto mediante cellule cardiache primarie differenziate. La ricerca rubricata al n. RF 2009-1504427 ha ottenuto un finanziamento pari ad euro 442.058,00 euro ed assume un ruolo di rilievo per la tutela della salute e vede impegnati illustri esponenti del mondo scientifico (tra cui il premio Nobel Luc Montagnier), nonché numerosi enti di ricerca di livello universitario ed istituzionale. L'obiettivo del progetto è quello di contenere la prevalenza crescente dell'insufficienza cardiaca, che si prevede aumenti del 50 per cento entro 15 anni;
   sennonché detta ricerca ha visto ritardi continui e non imputabili per rendere effettiva la stessa si sono visti costretti ad adire più volte le autorità giudiziarie che hanno imposto la «prosecuzione della ricerca», oltre a riscontrare nella gestione della ricerca «elementi di possibile danno erariale» (confrontare ricorso TAR Lazio RG 2433/13 che ha emanato l'ordinanza di riconoscimento del diritto soggettivo dei ricercatori; giudizio presso il tribunale di Roma Sezione II R.G. 76951/2015 che con ordinanza del 12 ottobre 2016 decideva di trasmettere gli atti alla procura della Corte dei conti riscontrando, nella gestione della ricerca, da parte delle pubbliche amministrazioni «elementi di possibile danno erariale»; ricorso al Consiglio di Stato RG 955/17 conclusosi con tre ordini giudiziali (ordinanza n. 1139/17; decreti cautelari nn. 833/17, decreto cautelare n. 833/17 ed ordinanza del 5 maggio 2017 n. 1918);
   nelle more del giudizio di appello, sulla scia delle già contestate condotte ostruzionistiche pregresse, si è rilevato come Inail, in primis, e Ministero della salute anziché adoperarsi per consentire la prosecuzione della ricerca scientifica, l'abbiano ostacolata con l'emanazione di un provvedimento di diniego della richiesta di proroga della stessa ed in cui non si è in alcun modo operato alcun giudizio sulla sua utilità. Ciò posto, va tenuto conto del contenuto dei provvedimenti emessi dal Consiglio di Stato e, quindi, del permanere del diritto dei ricercatori a proseguire la ricerca e, pertanto, del dovere di Inail e Ministero di consentirla tenuto conto del nuovo cronoprogramma approvato in sede di giudizio civile –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto denunciato in premessa, quali elementi intendano fornire al riguardo e se non ritengano, alla luce dell'importanza sanitaria del progetto e del ritardo più che triennale nella erogazione dei fondi, di attivarsi, per quanto di competenza, affinché la ricerca possa essere prontamente sviluppata;
   se non ritengano necessario assumere iniziative, per quanto di competenza, che consentano l'attività di ricerca scientifica in questione, permettendo l'erogazione dei mezzi e dei fondi necessari in esecuzione del cronoprogramma approvato e discusso nel contesto del giudizio civile;
   quali iniziative di competenza intendano assumere per evitare il perdurare di atti illegittimi e possibili danni all'erario e ai privati anche alla luce di quanto rilevato dal Tribunale Civile di Roma che ha messo in luce condotte gravissime in ordine alla gestione del progetto e del relativo finanziamento ministeriale, contestando la sussistenza di «elementi di possibile danno erariale»;
   quali iniziative intendano adottare per contrastare quelle che appaiono all'interrogante abnormi azioni di ostacolo frapposte da Inail alla crescita della ricerca italiana, alla immagine del nostro Paese, anche verso i premi Nobel coinvolti, tra i quali il professor Luc Montagnier, e alla cura dei malati di infarto. (5-11464)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LENZI e FABBRI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   si apprende da notizie di stampa che una dipendente del Ministero dello sviluppo economico, ispettorato dell'Emilia-Romagna, già condannata a 14 mesi per truffa ai danni dello Stato e sospesa per due mesi, è rientrata al lavoro con ripristinate funzioni di capo settore;
   la nomina è contenuta in un ordine di servizio del Ministero dello sviluppo economico;
   nell'inchiesta, che l'ha vista coinvolta insieme ad altri 8 colleghi, ne è stato documentato l'allontanamento dall'ufficio, con relativo scambio reciproco di timbro del cartellino;
   l'interrogante ritiene inopportuna la scelta di confermare a detta dipendente una posizione di responsabilità senza tener conto di quello che è successo, nonostante l'avvenuta condanna e sospensione dal lavoro –:
   quali chiarimenti intenda fornire il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare che si ripetano casi analoghi. (5-11463)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 124 del 2015 recante «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle Amministrazioni Pubbliche» contiene importanti deleghe legislative tra le quali quelle relative alle «società partecipate»;
   l'attuale disciplina prevede alcune esclusioni dall'ambito di applicazione delle nuove norme come ad esempio per le fiere ed ultimamente i casinò;
   non si è ritenuto, purtroppo, di esaminare a fondo le conseguenze dannose dell'applicazione di dette norme per i mercati all'ingrosso e i centri agroalimentari;
   i mercati all'ingrosso e i centri agroalimentari svolgono attività che secondo le finalità istituzionali rispondono alle esigenze dei produttori e consumatori, anche e soprattutto attraverso la valorizzazione delle produzioni tipiche dei territori e della loro valenza qualitativa e gastronomica, con la conseguenza dell'indiscutibile riconoscimento di una funzione pubblica di interesse economico generali;
   ne discende che dismettere «tout court» la partecipazione pubblica, senza peraltro garantire un diritto di prelazione agli operatori interessati, significherebbe fare un salto nel buio con conseguenze micidiali che provocherebbero la chiusura o la dismissione di oltre l'80 dei mercati a fronte della possibilità, molto remota, che dei privati investitori (nazionali o esteri) siano interessati ad acquistare le azioni poste in vendita dalle amministrazioni pubbliche e favorendo di conseguenza la possibilità di infiltrazioni malavitose;
   l'introduzione del sistema di valutazione impone agli enti pubblici (soci) la verifica delle condizioni di ammissibilità e di mantenimento delle partecipazioni mediante un processo di revisione straordinaria e di revisione periodica (piano di razionalizzazione annuale), secondo criteri di congruità, operatività, redditività e dimensione economica. Appare evidente che diviene essenziale ridefinire le condizioni di gestione dei mercati agroalimentari all'ingrosso da parte della società (a partecipazione pubblica) al fine di consentire una riorganizzazione del settore secondo criteri di efficienza: criteri che possono coesistere con le finalità di interesse generale che ancora oggi caratterizzano il servizio di gestione ed organizzazione dei mercati agroalimentari;
   ciò senza tenere conto anche delle conseguenze socio-politiche-economiche-commerciali imprevedibili e senza considerare il valore che il canale tradizionale svolge oggi per il consumatore finale (che può ancora scegliere fra una ampia gamma di prodotti offerti), per i centri storici delle città dove ancora il dettaglio tradizionale resiste o tenta di resistere a tutela delle fasce più deboli e a sostegno di una attrazione turistica di una ripresa della vita sociale dei quartieri delle città –:
   se il Governo non ritenga necessario assumere iniziative normative per escludere dall'ambito della applicazione delle nuove norme i mercati all'ingrosso e i centri agroalimentari, così come previsto per alcuni enti, per le fiere e i casinò, e contestualmente promuovere una normativa quadro che superando l'inerzia delle regioni, identifichi un piano nazionale dei mercati all'ingrosso, come accade in tutta Europa, che li ponga a «sistema organico», favorendo così una efficace politica logistico-commerciale;
   se il Governo non ritenga necessario assumere iniziative volte a collocare tali strutture in una nuova ottica, più coerente con l'attuale contesto di mercato, che giorno dopo giorno, assume ormai una rilevanza almeno europea, per cui esse meriterebbero di essere regolate nell'ambito di principi di uno specifico ordinamento giuridico nazionale sempre più proiettato verso le regolamentazioni europee. (4-16751)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Laffranco e altri n.  1-01610, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 aprile 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Alberto Giorgetti.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Cirielli n. 4-15925, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 marzo 2017, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Giorgia Meloni.

  L'interrogazione a risposta scritta Lorefice e altri n. 4-16694, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 maggio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Vita.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Pastorelli n. 4-16726 del 26 maggio 2017.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta scritta Alberti n. 4-14723 del 4 novembre 2016 in interrogazione a risposta orale n. 3-03056;
   interrogazione a risposta scritta Cominelli n. 4-14894 del 25 novembre 2016 in interrogazione a risposta orale n. 3-03054;
   interrogazione a risposta in Commissione Duranti e altri n. 5-10640 del 21 febbraio 2017 in interrogazione a risposta orale n. 3-03055;

ERRATA CORRIGE

  L'interpellanza urgente Fossati n. 2-01815, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta del 26 maggio 2017 deve intendersi «interpellanza» e non «interpellanza urgente», come stampato nell'indice e alla relativa pagina.

  Interrogazione a risposta scritta Pagano e altri n. 4-16746 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 804 del 26 maggio 2017. Alla pagina 47671, seconda colonna, dalla riga quarantunesima alla riga quarantaduesima deve leggersi «politici come invece irrealisticamente pretende e impone il Governo cinese» e non come stampato.