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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 17 maggio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,
   premesso che:
    dal 2011 il popolo siriano vive drammatiche ed indicibili sofferenze, violazioni ed umiliazioni generate da un conflitto che, lungi dall'avviarsi verso una composizione politico – diplomatica, si è costantemente complicato e aggravato, raggiungendo livelli di inaudita atrocità. Dopo sei anni di guerra, la Siria patisce la più grave crisi umanitaria del mondo dal secondo dopoguerra. Tredici milioni e mezzo di persone, quasi tre quarti della popolazione rimasta, hanno necessità estrema di assistenza umanitaria; tra loro, oltre sei milioni sono gli sfollati interni e circa due milioni di persone vivono in zone sotto assedio e difficili da raggiungere, esposti alle più gravi ed orribili minacce e violazioni. Circa cinque milioni sono le persone, donne, uomini e bambini che sono fuggite dal Paese trovando rifugio nei paesi limitrofi, soprattutto in Giordania, Turchia e Libano. In alcune città, tra cui Aleppo, e in molte aree del Paese, le violazioni del diritto umanitario internazionale sono quasi quotidiane. Costanti e deliberati attacchi alle infrastrutture civili, compreso ai sistemi di distribuzione dell'acqua, alle strutture sanitarie e alle scuole, hanno comportato una grave carenza di servizi essenziali. Al tempo stesso, l'accesso e la fornitura di assistenza umanitaria sono stati gravemente ostacolati da una crescente politicizzazione degli aiuti;
    l'avvio di un processo di transizione politica su basi democratiche e pluralistiche può realizzarsi effettivamente soltanto sostenendo le forze politiche e civiche democratiche, in linea con quanto previsto dal comunicato di Ginevra del 30 giugno 2012 e con quanto stabilito dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza, n. 2254 del 18 dicembre 2015;
    nel discorso sullo stato dell'Unione del 14 settembre 2016 intitolato «Verso un'Europa migliore – Un'Europa che protegge, che dà forza, che difende», il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, tra i vari temi affrontati, ha richiamato l'attenzione sulla necessità di definire una strategia europea per la Siria, affinché l'Europa possa contribuire alla ricostruzione di una nazione pacifica e di una società civile pluralistica e tollerante in Siria. Tale strategia, adottata il 3 aprile del 2017, dal Consiglio dell'Unione europea, acquisendo gli elementi della comunicazione congiunta al Parlamento europeo e al Consiglio del dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e della Commissione europea, si concentra su sei settori strategici fondamentali, tra cui il tema della giustizia, delle detenzioni illegali e delle sparizioni forzate degli oppositori politici e non;
    nello specifico l'Unione europea in linea di continuità con quanto determinato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 2268, del 26 febbraio 2016, in relazione al contributo da parte di tutti gli attori coinvolti nel conflitto finalizzato alla adozione di misure necessarie per la costruzione di un clima di fiducia tra forze governative e delle opposizioni, tra cui il rilascio di tutte le persone arbitrariamente detenute, in particolare donne e bambini, ha dichiarato la sua ferma volontà di adoperarsi per contribuire a garantire l'attribuzione delle responsabilità per i crimini di guerra, le violazioni e gli abusi dei diritti umani e le violazioni del diritto internazionale umanitario, compreso l'uso confermato di armi chimiche;
    l'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 71/248 del 21 dicembre 2016 ha istituito un Meccanismo internazionale, imparziale e indipendente per assicurare alla giustizia i responsabili delle più gravi violazioni dei diritti umani e dei più gravi crimini contro l'umanità commessi in Siria dal marzo del 2011. Tale nuovo Meccanismo, chiamato ad operare sotto gli auspici dell'Onu ed in stretta cooperazione con la Commissione di inchiesta sulla Siria, per adempiere in maniera effettiva ed efficace al suo mandato, coerentemente con quanto stabilito dalla richiamata risoluzione, necessita della piena cooperazione dei principali attori coinvolti nel ripristino della pace in Siria e di tutte le parti implicate nel conflitto, i quali sono sollecitati a fornire allo stesso Meccanismo ogni informazione e documentazione in loro possesso, così come ogni forma di assistenza;
    secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica in un articolo del 16 maggio 2017, il dipartimento di Stato statunitense ha redatto un rapporto, contenente informazioni provenienti, inter alia, da alcune organizzazioni non governative, tra cui Amnesty International, in cui si denunciano gli orrori commessi dal regime siriano nel carcere di Saydnaya. Stando alle parole pronunciate dal responsabile per il Medio Oriente del dipartimento di Stato, Stuart Jones, e riportate nel summenzionato articolo: «anche se numerose atrocità del regime sono ben documentate, pensiamo che la costruzione di un forno crematorio sia un tentativo di nascondere l'estensione degli omicidi di massa perpetrati a Saydnaya»; da ciò si può evincere l'entità del massacro di oppositori politici e non, che si va compiendo in quel carcere;
    sono decenni che il Governo siriano utilizza la tortura e le sparizioni forzate per reprimere i dissidenti. Già nel lontano 1987 Amnesty International ha documentato l'utilizzo sistematico, da parte delle autorità governative, di circa trenta tecniche di tortura nelle carceri. Eppure, dal 2011, le violazioni del Governo siriano nei confronti dei detenuti sono aumentate considerevolmente in termini di portata e gravità. Stando allo Human Rights Data Analysis Group, tra il marzo del 2011 e il dicembre del 2015 oltre quindicimila persone sono morte in prigione, con una media di 300 vittime al mese. A Saydnaya e in altre carceri governative, coloro che sono ritenuti, per qualsiasi motivo, oppositori del Governo rischiano di essere vittime di sparizioni forzate, arrestati, torturati o uccisi. Si tratta di soggetti appartenenti ai più disparati ceti della società siriana: molti di essi sono giornalisti, difensori dei diritti umani, studenti, medici, operatori umanitari, dissidenti politici;
    il trattamento inumano subito nel carcere Saydnaya è stato tale da far concludere ad Amnesty International che questi prigionieri così come gli altri detenuti in altre carceri del regime siano stati sottoposti a «sterminio» nell'accezione dello statuto di Roma della Corte penale internazionale, ovvero «il sottoporre intenzionalmente le persone a condizioni di vita dirette a cagionare la distruzione di parte della popolazione, quali impedire l'accesso al vitto e alle medicine»;
    nel mese di febbraio 2017 l'organizzazione non governativa Amnesty International attivamente impegnata nella tutela dei diritti umani, il cui accesso in Siria dal 2011 è proibito dalle autorità governative siriane, ha diffuso un rapporto sulle continue violazioni dei diritti umani e sui trattamenti inumani subiti dai detenuti nelle carceri governative civili e militari;
    il rapporto, nello specifico, descrive la orribile situazione del carcere di Saydnaya che ospita all'incirca trentamila detenuti, civili e militari arrestati a partire dalla crisi siriana, nel 2011. Sulla base delle prove raccolte dagli ex carcerieri di Saydnaya e delle testimonianze degli ex detenuti, Amnesty International è in grado di ritenere che tra il mese di settembre 2011 e il mese di dicembre 2015 a Saydnaya vi siano state tra le cinquemila e le tredicimila esecuzioni extragiudiziali,

impegna il Governo:

   a promuovere, in sede di Nazioni Unite, essendo l'Italia membro non permanente del Consiglio di sicurezza, la tempestiva e più piena ed effettiva operatività del Meccanismo internazionale, imparziale e indipendente, imprescindibile strumento a tutela dei diritti umani e di accertamento dei barbari crimini perpetrati in violazione del diritto internazionale generalmente riconosciuto;
   a sostenere, a livello di Unione europea, essendo quest'ultima rappresentata dall'Alto rappresentante per la politica estera la politica di sicurezza nel gruppo internazionale di sostegno per la Siria, la più ampia cooperazione degli Stati membri affinché si possa concretizzare il necessario contributo, non soltanto in termini di risorse economiche ma anche umane, per il funzionamento di tale Meccanismo, in misura tale che lo stesso sia in grado di affermare la propria legittimità, indipendenza e trasparenza, così da conquistare la fiducia del popolo siriano e delle organizzazioni civili che documentano le gravi e costanti violazioni dei diritti umani.
(7-01261) «Tidei, Quartapelle Procopio, Carrozza, Garavini, Sereni, Zampa, La Marca, Fedi».


   La III Commissione,
   premesso che:
    i rappresentanti delle reti LINK 2007, AOI e CINI hanno avuto l'8 febbraio 2017 un incontro con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Angelino Alfano, in ordine al nuovo sistema di cooperazione internazionale e sullo stato di attuazione della legge 11 agosto 2014, n. 125, sulla cooperazione dello sviluppo;
    nel corso dell'incontro, sono state ribadite al Ministro alcune istanze considerate prioritarie dalle organizzazioni non governative e della società civile (Ong e Osc), ovvero la piena attuazione della legge in materia, con il rafforzamento della funzione del Vice Ministro con delega alla cooperazione allo sviluppo; l'approvazione del documento di programmazione da parte del Cics, Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo, e il potenziamento, anche tramite la rapida attivazione del concorso per l'assunzione di nuovi esperti, dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics); l'effettivo riconoscimento politico del Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo quale organo di partecipazione e consultazione sulle priorità della cooperazione italiana e principale strumento per l'attuazione di una cooperazione di «sistema» tra le componenti rappresentate (i Ministeri coinvolti, le Ong e le Osc, le università, le regioni e gli enti locali, le fondazioni, la Cassa depositi e prestiti, il mondo imprenditoriale);
    il Ministro Alfano ha anche fornito rassicurazioni sulla richiesta avanzata dalle citate organizzazioni per una revisione dello statuto dell'Aics (soprattutto al fine di armonizzare il funzionamento della cooperazione italiana con le procedure in vigore a livello comunitario);
    la normativa comunitaria, prevede, infatti, nelle Condizioni generali applicabili ai contratti di sovvenzione dell'Unione europea per azioni esterne – Allegato II al punto 15.7, che: «Se la sovvenzione supera i 6.000.000 euro, l'Autorità contraente può richiedere una garanzia finanziaria per l'importo del pagamento iniziale di prefinanziamento. (...) Questa garanzia rimarrà in vigore fino al rilascio da parte dell'autorità aggiudicatrice al momento del pagamento del saldo. Questa disposizione non si applica se il coordinatore è un'organizzazione senza scopo di lucro, un'organizzazione che ha firmato un accordo di partenariato quadro con la Commissione europea, un dipartimento governativo o un ente pubblico, salvo disposizioni contrarie alle condizioni speciali»;
   più nello specifico, secondo le citate organizzazioni, va cambiata l'obbligatorietà delle garanzie fideiussorie, non presente nel regolamento finanziario della Commissione europea che, ad esempio rallenta l'avvio delle nuove iniziative e grava sui bilanci dei soggetti di cooperazione, peraltro costantemente controllati e valutati; la lettera e) del comma 2 dell'articolo 18 del decreto del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale n. 113 del 2015 recita, infatti: «e) i finanziamenti sono erogati per stati di avanzamento, previa rendicontazione delle spese effettivamente sostenute, oppure anticipatamente, dietro presentazione, per l'intero importo anticipato, di idonea garanzia ai sensi dell'articolo 113, commi 2, 3 e 4, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni»,

impegna il Governo:

   a garantire la piena applicazione del dettame della legge n. 125 del 2014 e del decreto ministeriale n. 113 del 2015 sopra citati e le scadenze che questi stabiliscono, al fine di creare un sistema efficiente di cooperazione che coniughi rigore, trasparenza e celerità dei meccanismi attuativi;
   nella fattispecie, ad assumere iniziative, anche di carattere normativo, al fine di escludere, per le organizzazioni non governative e della società civile previste dalla legge n. 125 del 2014, la prestazione di garanzia evidenziata in premessa, adeguandosi alla citata normativa europea.
(7-01262) «Spadoni, Manlio Di Stefano, Grande, Scagliusi, Del Grosso, Di Battista».


   La VI Commissione,
   premesso che:
    l'articolo 30, comma 3, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, recante istituzione e disciplina dell'imposta sul valore aggiunto, prevede che il contribuente possa chiedere in tutto o in parte il rimborso dell'eccedenza detraibile, se di importo superiore a euro 2.582,28, all'atto della presentazione della dichiarazione, limitatamente all'imposta relativa all'acquisto o all'importazione di beni ammortizzabili, nonché di beni e servizi per studi e ricerche;
    secondo l'interpretazione dell'amministrazione finanziaria, ai fini della detrazione d'imposta e quindi del rimborso, è necessario che la spesa sostenuta riguardi beni strumentali i quali, utilizzati nel ciclo produttivo direttamente dall'imprenditore, siano da questo posseduti a titolo di proprietà o di altro diritto reale e, in quanto tali, fiscalmente ammortizzabili: per cui deve trattarsi di immobilizzazioni materiali (articolo 102 del TUIR) o immateriali (articolo 103 del TUIR), ammortizzabili ai fini delle imposte dirette, mentre le spese incrementative su beni di terzi rientrano nella diversa categoria degli oneri pluriennali quali semplici spese relative a più esercizi (articolo 108, comma 3, del TUIR);
    l'amministrazione finanziaria si rifà quindi alla distinzione tra ammortamento dei beni materiali e immateriali, da un lato, e deduzione delle «spese relative a più esercizi», ricavando la conclusione che solo quelle ammortizzabili ai sensi del TUIR consentono il rimborso dell'IVA assolta per l'acquisto dei relativi beni materiali e immateriali, diversamente dai costi con utilità pluriennale che, sempre secondo il TUIR, sono deducibili ma non ammortizzabili;
    tuttavia la Corte di giustizia dell'Unione europea ha in più occasioni ribadito che, in forza del principio di neutralità dell'imposta, l'obbligo del fisco nazionale di rimborsare l'eccedenza dell'IVA si riconnette al diritto del contribuente all'immediato diritto alla detrazione (sentenza C-286/94 del 18/12/1997, Molenheide Bvba), secondo un meccanismo diretto a esonerare interamente l'imprenditore dall'IVA dovuta o pagata nell'ambito delle sue attività economiche (sentenza C-110/98 del 21 marzo del 2000, Gabalfrisa SL);
    in tale prospettiva si è affermato, nella dottrina italiana, che «le modalità stabilite dai Paesi membri in funzione del rimborso, ovvero del riporto, dell'eccedenza..., non possono violare il principio fondamentale della neutralità, mediante restrizioni poste all'immediatezza ed all'integralità della deduzione, in modo da far gravare sul soggetto passivo una parte degli oneri (anche di natura finanziaria) dell'IVA, mentre gli stessi dovrebbero gravare esclusivamente sul patrimonio del consumatore finale, al termine dalla catena produttiva e distributiva dei beni e dei servizi»;
    la Corte di Lussemburgo ha ribadito che, al fine di stabilire se sia detraibile, o meno, un'attività di acquisto o di ristrutturazione di un bene da adibire all'esercizio dell'impresa, deve aversi riguardo all'intenzione del soggetto passivo di imposta, confermata da elementi obiettivi, di utilizzare un bene o un servizio per fini aziendali: il che consente di determinare se, nel momento in cui procede all'operazione a monte, detto soggetto passivo agisca come tale, e debba dunque poter beneficiare del diritto a detrazione dell'IVA;
    la Corte di cassazione, con la sentenza n. 6200 del 27 marzo 2015, ha sancito, respingendo il ricorso dell'Agenzia delle entrate, la possibilità per il locatore di detrarre l'IVA per i lavori di ristrutturazione di un immobile non di proprietà costituente bene destinato all'esercizio dell'attività di impresa,

impegna il Governo

ad assumere ogni iniziativa, anche di carattere normativo, nel più breve tempo possibile, per chiarire la normativa al fine di riconoscere il rimborso dell'IVA assolta sul costo dei lavori di ristrutturazione del fabbricato condotto in locazione da parte del contribuente e costituente bene destinato all'esercizio dell'attività di impresa della stessa parte, in quanto si tratta di un'eccedenza formatasi in relazione a costi per migliorie di beni di terzi eseguite al fine di migliorare la redditività dell'impresa, uniformandosi in tal modo all'orientamento giurisprudenziale da ultimo ribadito dalla sezione tributaria della Corte di cassazione, con la sentenza n. 6200 del 27 marzo 2015.
(7-01260) «Ribaudo, Pelillo, Petrini, Fragomeli, Lodolini, Currò, Barbanti, Bonifazi, Capozzolo, Carella, Colaninno, De Maria, Marco Di Maio, Fregolent, Ginato, Gitti, Gutgeld, Moretto, Pinna, Sanga».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   FRUSONE, PETRAROLI, BASILIO e CORDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   da quanto dichiarato dal presidente del PD, onorevole Orfini e riportato sul sito del partito «Il Pd ha sottoscritto una lettera d'intenti con la quale ha richiesto la collaborazione della Croce Rossa italiana per la definizione di varie attività da gestire e definire insieme, lettera accolta e controfirmata per la Cri dal segretario generale Flavio Ronzi»;
   inoltre, sempre sul suddetto sito si scrive «Oggi grazie alla collaborazione con Croce Rossa puntiamo a fare di più: a fare dei nostri circoli dei veri e propri hub della solidarietà, in cui si formano i militanti e si organizza la partecipazione civica»;
   a garanzia e guida delle azioni del Movimento internazionale di Croce rossa, sono i sette principi mandamentali che ne costituiscono lo spirito e l'etica: umanità, parzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità. Adottati nella 20a Conferenza internazionale della Croce Rossa, svoltasi a Vienna nell'ottobre del 1965, i principi fondamentali sono garanti dell'azione del Movimento, ma anche della Croce Rossa italiana e di ogni suo volontario e aderente;
   in particolare i principi di imparzialità, indipendenza e neutralità recitano rispettivamente: «Il Movimento non fa alcuna distinzione di nazionalità, razza, religione, classe o opinioni politiche.»; «Il Movimento è indipendente. Le Società Nazionali, quali ausiliari dei servizi umanitari dei loro governi e soggetti alle leggi dei rispettivi Paesi, devono sempre mantenere la loro autonomia in modo che possano essere in grado in ogni momento di agire in conformità con i principi del Movimento.»; «Al fine di continuare a godere della fiducia di tutti, il Movimento si astiene dal partecipare alle ostilità di qualsiasi genere e alle controversie di ordine politico, razziale e religioso.»;
   secondo quanto succitato, l'accordo d'intenti Pd – Croce Rossa siglato, ad avviso degli interroganti, si pone in contrasto con alcuni dei sette principi fondamentali che regolano la vita dell'organizzazione;
   da quanto si apprende dalla stampa, sarebbe arrivata intorno al 25 aprile 2017 un comunicato di smentita ufficiale con cui la Croce rossa nazionale spiega che «non esiste un protocollo», ma una semplice «richiesta di collaborazione pervenuta dal Pd» che, comunque, dovrà passare al vaglio del consiglio direttivo –:
   se non ritengano di adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a salvaguardare i principi cardine della CRI e affinché vengano rispettati i principi di imparzialità, indipendenza e neutralità, che sono garanzia e guida del Movimento, anche in relazione ad accordi quali quelli di cui in premessa. (4-16621)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   GALLINELLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   come noto, l'Organizzazione delle nazioni unite per l'agricoltura e l'alimentazione, Fao, ha da sempre il suo quartier generale a Roma;
   essa svolge un ruolo prezioso nel contribuire alla elaborazione di politiche ed indirizzi volti alla eliminazione della fame, dell'insicurezza alimentare, della malnutrizione e della povertà, oltre che per sostenere e promuovere la gestione e l'utilizzazione sostenibile delle risorse naturali e genetiche a beneficio delle generazioni future;
   le pubblicazioni dei dossier realizzati dall'organizzazione riguardano quindi tematiche di estremo interesse che dovrebbero trovare la più ampia diffusione e divulgazione sia al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica, sia, per conoscenza, tra gli addetti ai lavori quali potrebbero essere gli operatori del settore primario;
   la sede di un ente delle Nazioni Unite presso uno Stato membro assume un valore particolare per quel Paese che spesso rappresenta un partner privilegiato, sia da un punto di vista logistico, sia per il sentimento di vicinanza che si sviluppa tra la popolazione locale in favore dell'organizzazione in quanto tale e dell'ente nello specifico;
   le lingue ufficiali di lavoro delle Nazioni Unite sono sei ovvero: inglese, francese, spagnolo, russo, cinese e arabo e, tuttavia, sarebbe opportuno che pubblicazioni e studi fossero disponibili anche nella lingua che ospita il quartier generale degli enti istituiti dagli organi principali –:
   se il Governo non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché le pubblicazioni, gli studi, le ricerche, i dossier vari, nonché che il sito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'agricoltura e l'alimentazione con sede a Roma, possano essere redatti anche in lingua italiana. (4-16608)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nelle scorse settimane, alcuni organi di stampa della Sardegna hanno diffuso la notizia secondo la quale un gruppo di cittadini del comune di Carloforte avrebbe costituito un comitato spontaneo in vista di un'azione legale collettiva nei confronti del gestore unico del servizio idrico integrato Abbanoa S.p.A.;
   l'iniziativa sarebbe da porre in relazione all'irrisolta questione dell'assenza nel territorio di un impianto di depurazione per il trattamento delle acque reflue fognarie che, allo stato attuale, vengono pretrattate prima di essere scaricate in mare;
   da quanto si è appreso dai resoconti giornalistici, l'azione legale sarebbe volta ad ottenere proprio la cancellazione della voce depurazione dalle bollette emesse da Abbanoa, visto che il servizio, sostengono i promotori dell'iniziativa, non è erogato dal gestore per la menzionata assenza di un vero e proprio impianto di depurazione;
   la realizzazione di un impianto di depurazione venne pianificata oltre dieci anni fa, con uno stanziamento di 5 milioni di euro, ma l'intervento è tuttora bloccato;
   il quotidiano la Nuova Sardegna del 18 aprile 2017, nel dare la notizia dell'azione legale collettiva, ricorda infatti che «Recentemente Abbanoa ha presentato un ricorso al Tar contro il Comune di Carloforte per la mancata approvazione dei lavori di adeguamento dell'impianto depurativo e fognario comunale. Una causa che blocca la costruzione del nuovo depuratore, finanziato con 5 milioni di euro, previsto da oltre un decennio ma mai costruito»;
   è il caso di sottolineare che Carloforte, con oltre 6 mila residenti, a cui si aggiungono, nel periodo estivo, decine di migliaia di turisti, costituisce una comunità popolosa che rende urgente la realizzazione di un impianto di depurazione, visto il sottodimensionamento e l'inadeguatezza dell'attuale impianto di pretrattamento;
   come detto, allo stato attuale, secondo quanto riporta il piano di utilizzo del litorale, realizzato dal comune di Carloforte nel 2013, «L'Isola di San Pietro è servita da un impianto di depurazione che tratta esclusivamente le acque reflue del centro abitato, “collettate” attraverso una rete fognaria di tipo separato [...]. Lo scarico dell'effluente avviene mediante una condotta sottomarina (interrata per i primi 50 m) della lunghezza complessiva di circa 1.700 metri»;
   è il caso di rilevare che, nel corso degli anni, si sono verificate situazioni di inquinamento nei tratti di mare interessati dallo scarico fognario;
   sempre il quotidiano la Nuova Sardegna del 18 aprile 2017 sottolinea che non «vi sia un depuratore, ma solo un impianto di pretrattamento delle acque reflue, che finiscono in mare in mezzo a praterie di posidonia e negli habitat marini battuti dagli operatori della piccola pesca»;
   la situazione suesposta, da una parte, potrebbe costituire una forte componente di rischio per la qualità dell'ambiente marino dell'Isola di San Pietro, con gravi ripercussioni per la salute di residenti e turisti, dall'altra, per quanto attiene a comportamenti e modalità di gestione di Abbanoa, si potrebbe configurare, secondo l'interrogante, una pratica commerciale non corretta, in relazione all'inserimento in bolletta di una voce riferita alla depurazione, peraltro particolarmente onerosa, in assenza del servizio erogato –:
   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa e per garantire la piena tutela della qualità dell'ambiente marino e della salute degli abitanti dell'isola di San Pietro;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative di competenza volte a verificare lo stato dell'ambiente marino nell'Isola di San Pietro in relazione agli scarichi dei reflui fognari in mare;
   se non ritenga opportuno promuovere iniziative normative per la revisione della disciplina in materia di contabilizzazione dei consumi al fine di evitare il ripetersi delle anomalie richiamate in premessa. (3-03032)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI e PASTORINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   numerosi media nei giorni scorsi si sono occupati della scoperta di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici e radioattivi in una zona ad alta vocazione agricola nelle campagne di Cassino (Frosinone) provenienti dalla Lombardia;
   i primi sospetti sono iniziati ad emergere quando gli animali da cortile hanno iniziato a morire in pochi istanti dopo aver bevuto l'acqua di un canale;
   grazie alle indagini della guardia di finanza di Cassino, sotto il coordinamento della procura di Cassino, si è scoperto un vero disastro ambientale che ha provocato tumori alle persone e agli animali, danni devastanti all'ambiente e inquinamento delle falde acquifere nella zona di Nocione;
   inoltre, sono dodici i casi di linfoma di Hodgkin fra gli abitanti della zona, che hanno indotto un medico a segnalare alla guardia di finanza quanto riscontrato;
   Nocione è un'area di diverse migliaia di metri quadrati al confine con Sant'Elia Fiumerapido, dove da più di vent'anni si sono smaltiti rifiuti pericolosi di ogni tipo: fusti di botulino, scarti di laboratorio e addirittura arti umani e scarti di sala operatoria;
   in alcuni stralci tratti dai verbali d'interrogatorio – pubblicati dal quotidiano Il Tempo – si leggono dichiarazioni sconcertanti rilasciate da persone che, per opportunità e per interesse, hanno partecipato all'interramento illegale dei suddetti rifiuti pericolosissimi;
   negli stralci dei verbali pubblicati, le persone coinvolte hanno dichiarato: «Abbiamo scavato di notte buche profonde anche trenta metri. Qui poi arrivavano i camion e gettavano tutto. Scarti ospedalieri, protesi di gambe e braccia rimosse dal corpo dei pazienti, cromo esausto e poi del siero, tanto siero scaduto e proveniente da Milano dove c'era un laboratorio che doveva smaltire senza pagare cifre astronomiche»;
   un'altra testimonianza ha raccontato che per agire indisturbati, alcuni amministratori, dirigenti imprenditori del settore rifiuti, avrebbero scelto quei terreni perché da qualche tempo abbandonati –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti narrati in premessa e di quali siano le dimensioni esatte del disastro ambientale;
   poiché il traffico dei rifiuti è strettamente connesso al sistema criminoso della corruzione ambientale, se non ritengano opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a garantire una corretta e migliore applicazione della normativa vigente in fatto di reati ambientali;
   se non ritengano utile assumere le iniziative di competenza, anche mediane la predisposizione di linee guida per la formazione di tutti gli attori del sistema di contrasto degli illeciti ambientali;
   giacché i compiti della polizia ambientale non sono assegnati a un corpo specifico, ma sono distribuiti tra il Corpo forestale dello Stato, i corpi forestali regionali e provinciali, i corpi di polizia provinciale e municipale, il NOE (nucleo operativo ecologico) e il comando tutela ambientale agroalimentare e forestale dei carabinieri, la polizia di Stato e la guardia di finanza, se non ritengano necessario assumere iniziative per istituire un solo e specifico corpo di polizia ambientale diffuso su tutto il territorio nazionale, al fine di consentire di operare al meglio per il contrasto dei reati ambientali e del traffico illecito di rifiuti. (5-11366)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BONAFEDE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   da notizie apparse nei giorni scorsi sugli organi di stampa, si vede in particolare su La Nazione del 28 aprile 2017, l'articolo «Semaforo Verde – Alta Velocità, progetto definitivo Stazione Foster: non sono super treni. Accordo tra Ferrovie, Regione e Firenze: nasce l’hub dei trasporti», nonché l'articolo «La Città che cambia. Nelle mini Foster non solo treni. Snodo per pullman, tramvia e taxi» e il Corriere Fiorentino 28 aprile 2017 – si apprende che, dopo oltre sei mesi di rebus sul futuro della Tav fiorentina, la stazione di via Circondaria, agli ex Macelli, conosciuta come stazione Foster, subirà una nuova variazione sostanziale di progetto con la destinazione d'uso non più soltanto per i treni, ma anche per lo stazionamento degli autobus;
   risulta all'interrogante che, nell'incontro tenutosi il giorno 27 aprile 2017 a Roma nella sede delle Ferrovie dello Stato italiane; tra il sindaco Dario Nardella, accompagnato dall'assessore Stefano Giorgetti, l'assessore regionale Vincenzo Ceccarelli, l'amministratore delegato di Ferrovie Renato Mazzoncini, quello di Rfi Maurizio Gentile e i progettisti di Arup, il gruppo italiano che lavora fianco a fianco con lo studio di Sir Norman Foster, sarebbe emersa una nuova ipotesi progettuale, riconducibile al «progetto originario», elaborata per l'integrazione della Foster con l'autostazione degli autobus, confermando sia la realizzazione del tunnel, sia la centralità della stazione di Firenze Santa Maria Novella; la stazione Foster diventerebbe, secondo la nuova variante sostanziale del progetto, un « hub», uno snodo dei treni, dei pullman turistici, dei bus extraurbani ed a lunga percorrenza;
   secondo una nota diffusa da Ferrovie dello Stato italiane, saranno complessivamente 34 gli stalli a rotazione, cui si aggiungeranno 130 posti per la lunga sosta, direttamente collegati con la Foster. L'autostazione, che avrà una viabilità dedicata sia per l'accesso che per l'uscita, servirà il trasporto regionale, extraurbano, urbano e turistico;
   la decisione, riportata dalla stampa, arriva dopo anni di critiche da parte di numerosi comitati e associazioni, che denunciavano l'irrazionalità di un progetto da subito sembrato assurdo per i costi di costruzione, per le problematiche ambientali e la posizione stessa. Ad oggi, rimane una voragine lunga oltre 400 metri, larga 50 metri e profonda 10 metri;
   all'ennesimo stravolgimento del progetto, pieno di incertezze, fa da contraltare la certezza dei soldi speso sino ad oggi, circa 760 milioni di euro, tra lavori per la stazione Foster e scavi preliminari per il tunnel sotto la città;
   quello della Tav di Firenze è per l'interrogante un progetto nato male e cresciuto peggio, con tante criticità ancora non risolte, con impatti devastanti sulle falde acquifere nelle zone interessante. Si tratta, inoltre, di un progetto con un rischio elevato per gli edifici posti lungo il tracciato e per i monumenti storici –:
   alla luce di quanto esposto, quali siano gli orientamenti del Governo riguardo alla possibilità di prevedere una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale al progetto sopra citato che appare necessaria viste le modifiche sostanziali apportate alla nuova ipotesi progettuale, e considerato che, fino ad oggi, l'unica procedura effettivamente conclusa in merito alla compatibilità ambientale della stazione Alta velocità di Firenze è riferita al progetto elaborato dal professore Zevi, poi archiviato a seguito del parere negativo espresso dalla competente Soprintendenza.   (4-16607)


   ZOLEZZI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   con sentenza n. 75 del 21 marzo 2017, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 49 della legge 28 dicembre 2015, n. 221, per violazione degli articoli 117, primo e terzo comma, e 118, primo comma, della Costituzione;
   l'articolo 49 della legge 28 dicembre 2015, n. 221, aggiunge il comma 3-bis nell'articolo 187 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante «Norme in materia ambientale». L'articolo 187, comma 1, vieta di «miscelare rifiuti pericolosi aventi differenti caratteristiche di pericolosità ovvero rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi», precisando che «la miscelazione comprende la diluizione di sostanze pericolose»; il comma 2 dispone che, «in deroga al comma 1, la miscelazione dei rifiuti pericolosi che non presentino la stessa caratteristica di pericolosità, tra loro o con altri rifiuti, sostanze o materiali, può essere autorizzata ai sensi degli articoli 208, 209 e 211 [...]»;
   il predetto comma 3-bis statuisce che «le miscelazioni non vietate in base al presente articolo non sono sottoposte ad autorizzazione e, anche se effettuate da enti o imprese autorizzati ai sensi degli articoli 208, 209 e 211, non possono essere sottoposte a prescrizioni o limitazioni diverse od ulteriori rispetto a quelle previste per legge»;
   la regione Lombardia, impugnando tale disposizione, ha osservato che il comma 3-bis «liberalizza» le miscelazioni non vietate, disponendo anzi l'impossibilità di sottoporre l'operazione di miscelazione a limitazioni in sede autorizzatoria e inibendo fra l'altro le possibilità di tracciamento dei rifiuti. Essa ricorda poi l'articolo 23, paragrafo 1, della direttiva n. 2008/98/CE: «gli Stati membri impongono a qualsiasi ente o impresa che intende effettuare il trattamento dei rifiuti di ottenere l'autorizzazione dell'autorità competente. Tali autorizzazioni precisano fra l'altro i tipi e i quantitativi di rifiuti che possono essere trattati e, per ciascun tipo di operazione autorizzata, le misure precauzionali e di sicurezza da prendere, il metodo da utilizzare per ciascun tipo di operazione, le operazioni di monitoraggio e di controllo che si rivelano necessarie»;
   contrastando con la direttiva, la norma impugnata violerebbe gli articoli 11 e 117, primo comma, della Costituzione, con ridondanza «sulle attribuzioni regionali in tema di tutela dell'ambiente che fanno sì che la Regione possa e debba prevedere livelli di tutela adeguati alle norme comunitarie, attraverso la propria legislazione e la propria attività amministrativa» (articolo 117, secondo e terzo comma, della Costituzione);
   la ricorrente ha denunciato la «violazione dell'articolo 117, comma 3, in relazione alla potestà legislativa concorrente in materia di tutela della salute e sicurezza del lavoro» e la «violazione dell'articolo 118 della Costituzione, in relazione alla lesione del principio di sussidiarietà nell'esercizio delle funzioni amministrative da parte delle Autorità competenti e per contrasto con l'ordinato svolgimento delle attribuzioni regionali»;
   prima dell'entrata in vigore della disposizione impugnata, il diritto interno era conforme alla normativa europea (articoli 187 e 208 del decreto legislativo n. 152 del 2006);
   la Corte costituzionale esclude che il fondamento della disposizione impugnata si possa rinvenire nell'articolo 24 della direttiva 2008/98/CE. Le deroghe previste dall'articolo 24 sono soggette ad una disciplina precisa (articoli 25 e 26 della direttiva e articoli 214, 215 e 216 del codice dell'ambiente), né l'articolo 49 della legge n. 221 del 2015 intende creare una «procedura semplificata» ai sensi degli articoli 24, 25 e 26 della direttiva, ma semplicemente elimina la procedura autorizzatoria esistente –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e in quali tempi intenda assumere iniziative volte a definire una normativa sulla miscelazione dei rifiuti in linea con le disposizioni europee e costituzionali. (4-16610)


   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nel mese di febbraio 2017 numerosi cittadini e ambientalisti hanno segnalato all'interrogante che sul sito dell'ARPA Campania era stata pubblicata la cartografia tematica del progetto «MIAPI» con l'attività di telerilevamento dei parametri geofisici (magnetometrici, radiometrici e termici), individuando tra i comuni di Cicciano e Roccarainola, in provincia di Napoli, diverse aree inquinate e siti potenzialmente contaminati;
   in attesa delle indagini a terra delle aree telerilevate come sospette dalla piattaforma aerea, non sono stati divulgati ulteriori dati: lo stesso portale web Infomiapi precisa infatti che «ulteriori informazioni sono secretate fino alla definitiva esecuzione delle indagini di tipo diretto»;
   in data 16 febbraio 2017, l'interrogante ha provveduto a depositare un'interrogazione (n. 4-15615) con la quale chiedeva di rendere pubbliche tutte le informazioni disponibili, procedendo con urgenza a eventuali ulteriori approfondimenti al fine di tranquillizzare i cittadini dei territori interessati;
   nella risposta del Ministro Galletti del successivo 28 aprile, dopo un'ampia descrizione del progetto «MIAPI», si evidenziava che, mentre per il comune di Cicciano non era stata rilevata alcuna anomalia, nel comune di Roccarainola ne erano state riscontrate ben due;
   in riferimento alla prima anomalia (15B2A02022), il Ministro ha specificato che il 30 ottobre 2014 (quasi tre anni fa) fu eseguito un sopralluogo ma in quella sede si decise di non procedere con il rilievo a terra essendo l'operazione «pericolosa»: una giustificazione ad avviso dell'interrogante assolutamente irricevibile, dal momento che è francamente assurdo pensare che in questo lungo lasso di tempo non si sia trovato un modo per procedere ad adeguate verifiche per quanto il territorio possa essere impervio, soprattutto a fronte dei potenziali pericoli per l'ambiente e la salute pubblica;
   per quanto concerne la seconda anomalia (15TFA07001), sempre nella citata risposta, il Ministro ha dichiarato che il 6 maggio 2015 (oltre due anni fa) sarebbe stato effettuato un sopralluogo che suggeriva un approfondimento di indagine per cui i dati raccolti e la relazione sono stati trasmessi alla polizia giudiziaria;
   appare all'interrogante fin troppo evidente, pertanto, che nella risposta del Ministro, relativamente al territorio del comune di Roccarainola, non sia stata fornita alcuna rassicurazione in merito alle anomalie riscontrate attraverso il telerilevamento;
   tutto questo appare all'interrogante e alle comunità locali assolutamente inconferente con l'informazione e la tutela dell'ambiente e della salute della cittadinanza, che non è stata per nulla confortata dalla risposta del Ministro che, al contrario, ha confermato la sussistenza di due aree anomale sulle quali non è stata fatta la dovuta chiarezza;
   peraltro, nelle settimane successive alla pubblicazione dell'interrogazione n. 4-15615 si è registrato un notevole interesse accompagnato da una forte preoccupazione tra la popolazione dei due centri dell'area nolana. Tuttavia, se per il comune di Cicciano il Ministro non ha evidenziato criticità, notevoli perplessità permangono – a parere dell'interrogante – per il territorio di Roccarainola, dove l'unica modalità per evitare allarmi e preoccupazioni non è «fare finta di nulla», ma appurare l'insussistenza di pericoli per l'uomo e l'ambiente, cosa che negli ultimi anni, stando alla risposta del Ministro, non sembra essere stata fatta –:
   quali ulteriori iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano porre in essere per tutelare l'ambiente e la salute pubblica, rassicurando i cittadini del territorio di Roccarainola;
   se e in che modo il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda attivarsi, per quanto di competenza, al fine di accertare nei tempi più brevi possibile la reale natura delle due citate anomalie. (4-16617)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   LOSACCO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   nel corso della conferenza di presentazione della trentesima edizione del Salone del Libro di Torino il direttore editoriale della kermesse culturale, lo scrittore Nicola Lagioia ha messo in evidenza una serie di questioni che attengono alla diffusione della lettura nel nostro Paese;
   oltre ad evidenziare i rischi legati ad una divisione del mondo editoriale e alla necessità di affrontare un percorso di ricomposizione, nell'interesse della produzione culturale in Italia, il direttore Lagioia ha sollevato una problematica di assoluto rilievo;
   ad avviso dello scrittore diventa sempre più prioritaria la strategia per attrarre un numero maggiore di lettori partendo dalle aree dove si legge meno ed in particolare al Sud;
   testualmente, Nicola Lagioia ha affermato che sarebbe una cosa buona andare dove ci sono meno lettori. Da Roma in giù la risposta sarebbe eccezionale;
   si tratta di una proposta di assoluto rilievo e che pone l'attenzione su una vera questione nazionale –:
   se il Ministro interrogato intenda adoperarsi, per quanto di competenza, al fine di coinvolgere le case editrici con l'obiettivo di creare un evento annuale per la promozione del libro nelle regioni meridionali, anche in vista dell'appuntamento di Matera 2019 capitale europea della cultura. (3-03031)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:


   LAFFRANCO e SANDRA SAVINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il 26 aprile 2012 l'assemblea dei soci di Banca Marche nominava il nuovo Consiglio di amministrazione, tra i cui membri figurava per la lista presentata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata, in qualità di consigliere Indipendente, il professor Cesarini, nonostante, per quanto risulta agli interroganti, sussistano profili di dubbia legittimità rispetto a precedenti incarichi ricoperti;
   nel settembre 2012 veniva nominato direttore generale di Banca Marche il ragioniere Luciano Goffi;
   in data 12 novembre 2012 iniziava una nuova ispezione di Banca d'Italia e, al contempo, una perdita di esercizio di 517 milioni di euro;
   la società KPMG ha evidenziato che solamente Banca Marche applicava lo scarto alla garanzia del 40 per cento giudicando tali criteri ben più stringenti rispetto a quanto applicato mediamente dal sistema;
   nei mesi successivi ulteriori irrigidimenti hanno portato il bilancio semestrale consolidato a chiudere al 30 giugno 2013 con nuove perdite per 233 milioni di euro, dovute a rettifiche di valore per oltre 400 milioni di euro, nonostante le precedenti dichiarazioni del direttore generale riportassero notizie di accantonamenti di circa 200 milioni di euro;
   di conseguenza, la Banca d'Italia disponeva, prima, la gestione provvisoria della Banca e, successivamente, richiedeva al Ministero dell'economia e delle finanze lo scioglimento degli organi di Banca Marche e la sua gestione commissariale –:
   se il Ministro interrogato intenda intraprendere le necessarie iniziative, per quanto di competenza, al fine di ottenere chiarimenti in merito alla vicenda esposta in premessa, con specifico riguardo ai motivi per i quali si sarebbe deciso l'utilizzo dei parametri valutativi che avrebbero prodotto i citati risultati e per i quali il deficit patrimoniale ha assunto nel periodo di amministrazione straordinaria importi sempre più consistenti. (5-11387)


   MARCO DI MAIO e PELILLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 52, comma 3, lettera b), del Testo unico sulle accise – TUA –, approvato con decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, esclude all'applicazione dell'accisa, al fine di ridurre l'impatto ambientale delle attività industriali, l'energia elettrica prodotta con impianti azionati da fonti rinnovabili, consumata dalle imprese di autoproduzione in locali e luoghi diversi dalle abitazioni;
   il decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, di attuazione della direttiva 96/92/CE, (cosiddetto «decreto Bersani»), all'articolo 2, comma 2, qualifica come autoproduttori i soggetti che producono energia elettrica e la utilizzano per uso proprio, nonché per uso degli appartenenti ai consorzi o società consortili costituiti per la produzione di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili, ricomprendendo così, in tali fattispecie, anche i consorzi tra le imprese per l'autoconsumo dell'energia prodotta con impianti collettivi;
   in tale contesto, l'Agenzia delle dogane, attraverso le direzioni territoriali, ha più volte riconosciuto l'applicabilità dell'esenzione di accisa anche ai consorzi e alle società consortili con riguardo all'energia trasferita ai propri consorziati;
   nel 2013, tuttavia, la stessa Agenzia delle dogane, con nota n. 130439, ha inteso chiarire che il riconoscimento della citata agevolazione compete se la produzione di energia elettrica è strettamente correlata al suo utilizzo per il soddisfacimento del fabbisogno del produttore;
   in definitiva, ai fini fiscali, non dovrebbe aversi riguardo alla definizione di autoproduttore posta dal citato articolo 2 del cosiddetto «decreto Bersani», ma dovrebbe farsi riferimento ad una diversa e più restrittiva definizione di autoproduttore, contenuta nel TUA, per la quale autoproduttore è solo chi consuma in proprio l'energia elettrica che produce, escludendo così le associazioni tra imprese che producono, con impianti centralizzati, l'energia che consumano;
   in sostanza, se le imprese realizzano, ciascuna, un proprio impianto di produzione di energia e la consumano direttamente, la relativa energia e esente da accisa; se, invece, le medesime imprese, associandosi in consorzio, realizzano un solo impianto, l'energia elettrica che consumano è sottoposta ad accisa, con ciò disapplicando la definizione di autoproduttore prevista dal «decreto Bersani» –:
   quali iniziative intenda adottare al fine di porre fine al contenzioso dovuto al cambio di orientamento interpretativo di una normativa che ha come fine ultimo quello di favorire la tutela ambientale, che rischia di generare irragionevoli discriminazioni tra imprese, a discapito di quei soggetti che, disponendo di mezzi finanziari limitati, adottano soluzioni collettive per avvalersi di forme di autoproduzione. (5-11388)


   PAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   seppur in ritardo rispetto agli altri Paesi europei, con la legge di stabilità per l'anno 2015, l'Italia si è dotata di un particolare regime fiscale opzionale (di cui all'articolo 1, commi da 37 a 45, della legge n. 190 del 2014), detto Patent Box, volto ad agevolare lo sviluppo e la crescita del patrimonio intangibile ed immateriale delle imprese, attraverso un sistema di detassazione del reddito prodotto dallo stesso: in particolare, il Patent Box prevede una tassazione agevolata sui redditi derivanti dai beni immateriali, fissando una deduzione dal reddito, ai fini Ires ed Irap, pari al 30 per cento nel 2015, 40 per cento nel 2016 e 50 per cento nel 2017;
   ai fini dell'assoggettamento, l'agevolazione si applica alla quota di reddito generata dall'utilizzo dei seguenti beni immateriali: brevetti per invenzione industriale, sia concessi, sia in corso di concessione; invenzioni biotecnologiche e certificati di protezione complementari; brevetti o certificati per topografie, varietà vegetali e semiconduttori; disegni e modelli; modelli di utilità; know how aziendale; marchi di impresa, sia già registrati, sia in corso di registrazione;
   di fronte alla centralità sempre più crescente dei beni immateriali nella creazione di valore aggiunto, l'applicazione di questo regime si prefigge di incentivare la collocazione di tali beni sul territorio italiano ed il loro mantenimento nel nostro Paese, evitandone la loro ricollocazione all'estero; inoltre, dovrebbe contribuire ad incentivare gli investimenti nelle attività di ricerca e di sviluppo, permettendo al nostro Paese di diventare più competitivo;
   la scelta di premiare il reddito ritirabile dai beni intangibili ha riscosso un interesse da parte delle imprese, che è andato anche oltre le stesse aspettative del Governo, anche se quest'ultimo ha recentemente deciso, attraverso una misura restrittiva prevista dall'articolo 56 del decreto-legge n. 50 del 2017, di escludere i marchi dal novero dei beni immateriali agevolabili, stabilendo che a beneficiare del regime del cosiddetto Patent box sui marchi saranno tutte quelle imprese che hanno esercitato l'opzione entro l'anno d'imposta 2016 –:
   quali siano le società che abbiano deciso di aderire fino ad oggi al suddetto regime di Patent box, per quali categorie di beni immateriali e per quale spesa fiscale. (5-11389)


   RUOCCO, SIBILIA, PISANO, ALBERTI, PESCO e VILLAROSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nel 2017 il Ministro dell'economia e delle finanze, in risposta ad atti di sindacato ispettivo, ha reso dichiarazioni in materia di rinegoziazione di due swaption altrimenti esercitabili dalle controparti bancarie;
   la prima rinegoziazione ha interessato soltanto la swaption in scadenza, ma anche un contratto di cross-currency-swap (CCS) con la medesima controparte, nel quale il «Tesoro» vantava un valore di mercato positivo; al riguardo appare necessario apprendere:
    a) quale fosse il valore di mercato del CCS prima della rinegoziazione;
    b) come sia stato modificato questo contratto per effetto della rinegoziazione e se il CCS sia ancora in essere ovvero se sia venuta meno la copertura dal rischio di cambio su un'emissione dello Stato in valuta estera, ovvero se questo CCS sia stato sostituito da nuovi CCS e, in caso affermativo, a quali condizioni e quale fosse il mark-to-market del nuovo CCS;
    c) quale fosse il mark-to-market della swaption prima e dopo la rinegoziazione tenuto conto delle nuove condizioni contrattuali e, in particolare, dell'abbassamento del tasso fisso a pagare da parte del tesoro e del fatto che comunque quella swaption è stata esercitata dalla controparte trasformandosi in un contratto di interest-rate-swap del quale vengono richieste le caratteristiche contrattuali, il nozionale, le condizioni di tasso a pagare e a ricevere le periodicità dei pagamenti e la scadenza;
    d) quale fosse mark-to-market del CCS e della swaption prima della rinegoziazione e quello a swaption alla data di perfezionamento della rinegoziazione;
   in merito alla seconda rinegoziazione appare opportuno conoscere:
    a) quale fosse il valore di mercato della payer-swaption esercitabile nel 2022 venduta dal «Tesoro» alla controparte bancaria nell'ambito della rinegoziazione e al perfezionamento della stessa nonché il tasso di interesse di esercizio di tale opzione; sarebbe altresì opportuno precisare se il premio incassato dal «Tesoro» per effetto della vendita di questa swaption corrispondesse al valore di mercato di tale contratto al momento della rinegoziazione e, in caso negativo, la differenza tra i due ammontari;
    b) quale fosse il valore di mercato dello swap a trent'anni stipulato dal «Tesoro» nell'ambito della medesima rinegoziazione e l'importo di ciascuna delle cinque rate per le quali il «Tesoro» effettuerà il pagamento dilazionato per l'altra parte della rinegoziazione della medesima swaption riferita dal Ministro dell'economia e delle finanze –:
   se il Governo intenda assicurare un livello minimo di trasparenza nell'operato in materia di derivati, fornendo i dati elencati in premessa. (5-11390)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRARESI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero della giustizia ha sottoscritto il 27 maggio 2007 e il 9 ottobre 2012 con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali gli accordi relativi alle procedure di mobilità interna del personale;
   l'accordo del 2007, richiamato nella sua interezza dal preambolo del successivo accordo del 2012, impone all'amministrazione di indire entro il mese di aprile di ciascun anno interpelli per la mobilità del personale giudiziario;
   lo scopo delle procedure di interpello, disciplinate dai suddetti accordi, è quello, tra l'altro, di consentire al personale non dirigenziale del Ministero della giustizia, lontano dalle famiglie, di ricongiungersi con i propri familiari;
   sembra, tuttavia, che sempre più spesso le procedure di interpello vengano precedute da altre procedure di mobilità in entrata;
   inoltre, l'articolo 11 dell'accordo del 9 ottobre 2012 ha consentito il trasferimento ex officio dei dipendenti distaccati a qualsiasi titolo, rendendo in parte sterile il successivo interpello, poiché molti posti disponibili sono stati sottratti al successivo bando di mobilità interna –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;
   quali iniziative intenda adottare per ottemperare tempestivamente agli accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali, considerato che, anche quest'anno, il mese di aprile si è concluso senza che sia stata bandita la procedura di mobilità interna mediante interpello. (5-11367)

Interrogazione a risposta scritta:


   TURCO, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS e SEGONI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il dottor Pasquale Antonio Gioffrè è stato nominato commissario del Governo di Trento nel Consiglio dei ministri del 29 aprile 2016;
   il dottor Gioffrè, commissario del Governo a Trento, in precedenza, dal giugno 2009 al gennaio 2012 è stato vice prefetto vicario presso la prefettura di Bologna e dal 2012 al 2013 è stato prefetto di Lodi. In quegli anni è stato coinvolto in una polemica che lo ha fatto assurgere alle cronache nazionali; sia il Fatto Quotidiano che l'Unità, infatti, nei primi giorni di febbraio del 2012 titolavano: «Ndrangheta, impresa e politica. Le amnesie del prefetto di Lodi» (il Fattoquotidiano.it) e «Infiltrazioni al nord. Le pericolose amicizie del prefetto di Lodi» (l'Unità);
   lo stesso dottor Gioffrè è associato con la «Casa del Sole» di Genova al dottor Giuseppe Profiti, manager della sanità vaticana e fratello del pubblico ministero Pasquale Profiti di Trento, che indaga sugli scottanti casi relativi ad incarichi di notevolissimi importi affidati alla Deloitte sul caso «Trento Rise», vicende che a vario titolo, ad oggi, contano ben 7 filoni d'indagine;
   la vicenda tocca la società Trento Rise, la provincia autonoma di Trento e l'università di Trento, quando rettore della stessa era l'avvocato Daria De Pretis, oggi giudice della Corte costituzionale, la società di consulenza Deloitte e vede addirittura il caso di suicidio dell'avvocato Michele Debiase, capo dell'ufficio legale di Trento Rise, qualche giorno prima dell'interrogatorio fissato per il procedimento che lo vedeva indagato in uno dei filoni scaturiti dalla stessa inchiesta;
   nella città di Trento, peraltro, si riscontra un'altra recente nomina del 19 aprile 2016 del Consiglio superiore della magistratura, a procuratore generale presso la Corte d'appello, del dottor Giovanni Ilarda, magistrato non attivo, proveniente dal Ministero della giustizia come consulente e prima ancora assessore esterno della giunta di Raffaele Lombardo e quindi coinvolto direttamente o indirettamente nell'accreditamento di strutture sanitarie siciliane;
   il dottor Ilarda, al tempo del suo impegno politico, fece assumere, per chiamata diretta, come dirigente della regione Siciliana nel settore dei beni culturali, la figlia, che si dimise dall'incarico una volta che la notizia della nomina venne diffusa dai media;
   i dottori Gioffré ed Ilarda sono stati nominati entrambi in tempi ravvicinati nella città di Trento, in coincidenza con la nomina del nuovo Vescovo di Trento che proviene dalla curia trentina, quando si sa che l'ISA, estensione finanziaria della curia trentina (società finanziaria della Curia Trentina con 80 anni di storia), ha fortissimi interessi finanziari e di capitali, in Trentino e altrove e collegamenti con manager che hanno ricoperto incarichi di notorietà nazionale;
   ad esempio, presidente di ISA è stato Massimo Tononi, già manager di Goldman Sachs, sottosegretario all'economia con delega alle privatizzazioni ai tempi del Governo Prodi, più recentemente presidente della Banca Monte Dei Paschi di Siena –:
   quali siano state le valutazioni del Ministro della giustizia, per quanto di competenza, in occasione della nomina del dottor Ilarda a procuratore generale presso la Corte d'appello di Trento, in relazione alle vicende descritte in premessa e se e quali eventuali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in relazione alle stesse. (4-16618)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:


   MATARRESE, VARGIU, PIEPOLI e DAMBRUOSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il programma delle infrastrutture strategiche (PIS) prevede, dal 2001, la realizzazione di un sistema di piastra logistica umbra che si compone di 3 interventi integrati tra loro: la piattaforma logistica Terni-Narni, la piattaforma di Città di Castello-San Giustino e la piattaforma di Foligno;
   mentre le prime due piattaforme risultano funzionanti, essendo stati conclusi i lavori nel biennio 2015-2016, i lavori della piattaforma di Foligno, funzionale alla piena operatività del sistema logistico umbro, non risultano ancora avviati;
   il progetto definitivo della piattaforma logistica di Foligno è stato approvato con delibera del Cipe n.82/2008 del 1o agosto 2008, contemporaneamente all'approvazione del progetto definitivo della piattaforma di Terni-Narni (delibera 81/2008);
   come indicato dal Sistema informativo legge opere strategiche (SILOS), tale progetto (1o stralcio) risulta interamente finanziato per un importo di 30,5 milioni di euro; inoltre, il contratto relativo alla progettazione esecutiva e alla costruzione della piastra logistica è stato sottoscritto a ottobre 2013 dopo l'aggiudicazione definitiva avvenuta a luglio 2013;
   la progettazione esecutiva, realizzata in ottemperanza a tutte le prescrizioni del Cipe, è stata realizzata nel corso del 2014 e la conferenza di servizi si è conclusa positivamente ad inizio 2015;
   da circa due anni, ed in particolare a seguito del trasferimento dell'intervento alla competente direzione generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, si registra una situazione di stallo, nonostante i numerosi solleciti effettuati della regione Umbria, con la conseguenza che il sistema logistico della piastra logistica umbra risulta ancora incompleto e che importanti risorse, disponibili da tempo e in grado di assicurare occupazione e economia a livello locale, risultano inutilizzate –:
   quali siano i motivi che abbiano portato ad una situazione di stallo nell'istruttoria del progetto esecutivo e al blocco della cantierizzazione dell'opera, nel corso degli ultimi due anni, e quindi quali iniziative intenda adottare per consentire una rapida conclusione dell'istruttoria del progetto esecutivo, finalizzata all'avvio dei lavori di realizzazione dell'opera e all'utilizzo dei fondi stanziati nel più breve tempo possibile. (5-11384)


   PELLEGRINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il programma di recupero di alloggi di edilizia residenziale pubblica è stato disposto dall'articolo 4 della legge n. 80 del 2014; su questi fu basata la fine delle proroghe degli sfratti per le famiglie con sfratto e in grave disagio abitativo;
   dal sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti risulterebbe in Italia che 5.767 alloggi di erp sono vuoti per piccoli danni, che ne compromettono l'abitabilità, e circa 42.000 alloggi sono inutilizzati in quanto in cattivo stato e necessitano di manutenzione straordinaria;
   l'obiettivo, indicato dal Ministro interrogato, era quello di azzerare gli alloggi vuoti e risanare gli alloggi in cattivo stato entro il 2020, in modo da riportare all'utilizzo circa 48.000 alloggi da assegnare a famiglie collocate nelle graduatorie;
   le famiglie collocate nelle graduatorie comunali in Italia risultano essere circa 650 mila e gli alloggi recuperati avrebbero dovuto essere utilizzati per assegnarli prioritariamente alle famiglie con sfratto per finita locazione e in forte disagio abitativo, già soggette in passato a proroghe;
   il piano di recupero è stato finanziato per un totale di 480 milioni di euro fino al 2020; di questi risultano trasferiti alle regioni circa 260 milioni di euro, interamente dedicati al piano recupero dell'edilizia residenziale pubblica di cui all'articolo 4 della legge n. 80 del 2014;
   l'obiettivo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel biennio 2015-2016 era di rendere disponibili 5.767 alloggi vuoti, entro la fine del 2016 e avviare i lavori di ristrutturazione per 20.769 alloggi in cattivo stato entro il 2017;
   non si hanno dati certi sull'avvio dei lavori di ristrutturazione dei 20.769 alloggi su circa 42.000 inutilizzati in quanto in cattivo stato;
   dal monitoraggio effettuato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e pubblicato e aggiornato sul sito risulta che l'obiettivo di alloggi erp vuoti inutilizzati da recuperare entro il 2016 era di 6.594; di questi ad oggi ne sono stati recuperati solo 2.773;
   dei ritardi dell'attuazione del piano di recupero ne pagano le conseguenze decine di migliaia di famiglie con sfratto o in graduatoria che non riescono ad ottenere una risposta concreta –:
   quali siano i motivi e le responsabilità del gravissimo ritardo del piano di recupero di alloggi «erp», rispetto all'obiettivo previsto entro il 2016, e dello stentato avvio della ristrutturazione di almeno dei 20.769 alloggi su circa 42.000 in cattivo stato, e quale sia la situazione per singole regioni e singoli comuni. (5-11385)


   DE ROSA, DAGA, BUSTO, MICILLO, TERZONI, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'8 febbraio 2017, nella seduta 19, la Commissione riserva naturale statale del litorale romano ha espresso parere negativo, obbligatorio e vincolante, nell'area di sua competenza, al tracciato dall'autostrada dall'A12 (autostrada Roma-Civitavecchia) – Fiume Tevere, fino alla via Cristoforo Colombo;
   il parere ostativo della Crnslr si aggiunge a quello dei comuni di Roma, Pomezia, Ardea, Cori e alle osservazioni critiche avanzate dai comuni di Aprilia e Latina;
   il nuovo codice degli appalti rende obbligatoria la consultazione preventiva delle comunità interessate dalla realizzazione delle opere per le infrastrutture con un impatto rilevante sull'ambiente e sull'assetto del territorio. Le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori dovranno pubblicare, sul proprio sito internet, i progetti di fattibilità relativi ai grandi progetti infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, e gli esiti della consultazione pubblica;
   gli enti, i comitati e le associazioni locali si sono espresse contro questa grande opera e hanno proposto alternative più economiche e meno inquinanti. Nello specifico si propone l'adeguamento in sicurezza della via Pontina da Roma a Terracina; la costruzione di una nuova rete di treno-tram denominata «M3»; il potenziamento della rete ferroviaria attuale Roma-Latina, Nettuno-Campoleone e Ciampino-Velletri;
   la costruzione del tratto autostradale, Roma-Latina implica un forte impatto sul delicato ecosistema protetto dei siti di interesse comunitario di Castel di Decima e Castel Porziano in prossimità dell'area di Tor De’ Cenci;
   la realizzazione del tratto di Cisterna-Valmontone provocherà l'espropriazione di circa 46 aziende agricole lungo il tracciato e la compromissione di decine di aziende collocate sui 200 metri fuori dal tracciato provocata dall'inquinamento dei gas di scarico delle auto sulle produzioni agricole biologiche (la quasi totalità), con la compromissione del monumento naturale di Giulianello, del turismo naturalistico e storico-naturale;
   nell'allegato infrastrutture al documento di economia e finanza 2017, l'applicazione del project review ha comportato lo stralcio di alcune opere infrastrutturali tra cui il corridoio autostradale tirrenico nord Livorno-Civitavecchia. Il progetto dell'opera precedentemente prevista è stato accantonato, intervenendo in via alternativa sulla messa in sicurezza della via Aurelia a due corsie con la previsione di corsie d'emergenza, ma incredibilmente sono stati confermati il corridoio tirrenico sud A12-Roma-Latina e la bretella Cisterna-Valmontone –:
   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative per l'applicazione del project review relativamente al progetto del corridoio tirrenico Sud e della bretella Cisterna-Valmontone per consentire una ulteriore valutazione del rapporto costi-benefici dell'intera opera, anche in considerazione dello stralcio del progetto ad esso collegato del corridoio autostradale tirrenico nord Livorno-Civitavecchia.
(5-11386)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SPESSOTTO, CARINELLI e DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con atto n. 6601/2016 RG GIP, del 26 aprile 2017, la giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Paola Di Nicola, ha formulato l'ordine di imputazione coatta richiesta per i tre dirigenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti De Grazia Alessandro, Di Santo Vito e Vitelli Maurizio Girolamo, per i reati di omissione e rifiuto in atti d'ufficio;
   il rinvio a giudizio per i tre alti funzionari del Ministero si riferisce alla vicenda delle presunte irregolarità rilevate nella procedura di omologazione dei filtri antiparticolato Fap, alla luce dei gravi rischi, sottolineati, tra gli altri, anche dall'Istituto superiore di sanità nella sua nota del 29 settembre del 2015, che l'utilizzo di questi filtri determinerebbe per l'ambiente e la salute pubblica;
   in particolare, il gip rivela come i tre dirigenti fossero da anni a conoscenza delle gravissime situazioni di inquinamento dell'aria dovute alla struttura stessa dei Fap: essi infatti abbattono il Pm10, ma facendolo, generano, a loro volta, il nanoparticolato che ha effetti assai più nocivi per la salute pubblica e non è misurabile dagli strumenti utilizzati per monitorare la qualità dell'aria;
   in sostanza, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nella persona dei tre dirigenti, per cui è stata chiesta l'imputazione, ha rilasciato, senza prove di durabilità sui filtri o con prove di validazione non conformi alla legge, le omologhe ai filtri antinquinamento Iveco e Pirelli, e questo nonostante i funzionari pubblici fossero da tempo a conoscenza che il sistema dei Fap, attualmente utilizzato nelle auto diesel, non è in grado di abbattere le emissioni di nanoparticolato, ma al contrario le aumenta;
   la sconcertante conclusione a cui arriva la Gip di Roma è che i tre indagati «preoccupati soltanto dalla copertura formale del loro ruolo apicale e da un miope quanto inutile rispetto delle regole di omologazione, peraltro del tutto divergenti dalle effettive esigenze della collettività e della tutela della salute cui queste sono finalizzate, non hanno ritenuto sino ad oggi di assumere alcuna fattiva di controllo, informazione e di prevenzione» nei confronti di nessun ente interessato dal problema, siano essi i Ministri coinvolti, l'Unione europea, i cittadini o gli enti locali;
   è stata depositata, più di un anno fa, presso le Commissioni ambiente e trasporti alla Camera, la risoluzione n. 7-00939 a prima firma Spessotto, con cui si chiedeva al Governo di effettuare una verifica urgente sulla effettiva correttezza delle procedure ministeriali adottate negli ultimi anni dalle strutture competenti al rilascio dell'omologazione per i dispositivi antiparticolato e di rivedere al contempo le attuali procedure di omologazione dei veicoli al fine di evitare un nuovo scandalo «dieselgate» –:
   se non si ritenga opportuno, alla luce della gravità dei fatti esposti in premessa, assumere iniziative per provvedere quanto prima al trasferimento ad altro ruolo dei tre funzionari di cui in premessa, considerata l'estrema rilevanza delle funzioni svolte e i rischi per la salute della collettività legati ad una perdurante inazione da parte di organi della pubblica amministrazione deputati a verificare l'idoneità dei filtri antiparticolato. (5-11365)


   BORGHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   da notizie di stampa si apprende che è stata annunciata dal direttore della Fondazione Fs, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Varallo (Vc), unitamente al ricandidato sindaco della città, in concomitanza con l'avvio della campagna elettorale per il rinnovo di quella amministrazione comunale, la riapertura della linea ferroviaria Novara-Varallo, oltre che a occasionali corse di treni storici, anche al traffico passeggeri regolare, con l'attivazione, in più, di corse quotidiane dirette interregionali su Milano –:
   se trovino fondamento le notizie di cui in premessa e, in caso affermativo, da quando verrà attivato il servizio, quali caratteristiche avrà e come si giustifichino l'esercizio e la gestione del trasporto pubblico locale alla luce della missione affidata alla Fondazione Fs. (5-11370)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRUSONE, PETRAROLI e CHIMIENTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in data 7 febbraio 2017 il direttore generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti Coletta, invia una lettera indirizzata a tutte le società concessionarie, in cui scrive «(...) facendo seguito a numerose segnalazioni, pervenute da parte dell'utenza autostradale e relative alla mancata assistenza presso alcune barriere di esazione, si ribadisce la necessità di prevedere per ogni stazione un presidio fisico h24 finalizzato a garantire all'utenza autostradale un'assistenza immediata nei casi di cattivo funzionamento dei sistemi o in qualsiasi altra ipotesi in cui il cliente si trovi in difficoltà»;
   da quanto riportato da fonti di stampa, in data 28 marzo 2017 durante un incontro con le sigle sindacali, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ribadisce l'importanza e l'obbligatorietà del presidio fisico h24 ai caselli autostradali per garantirne la sicurezza;
   in data 18 aprile 2017 è stato indetto uno sciopero nazionale di tutti i dipendenti delle società concessionarie autostradali, indetto da Filt Cgil, Cisl Reti, Uiltrasporti, Sla Cisal e Ugl. La vertenza, come spiegato dai sindacati, è stata incentrata sul presidio fisico 24 ore su 24 di tutti i caselli autostradali. Le sigle dichiarano che alcune società autostradali non assicurano tale presidio in alcuni caselli;
   secondo quanto riportato dal comunicato diffuso a seguito dello sciopero, sarebbe in particolare, la società Strada dei Parchi, ad avere un atteggiamento non conforme alle linee dettate dallo stesso Ministero, la quale avrebbe installato, a giudizio degli interroganti con modalità di dubbia legittimità, sulle porte manuali, un sistema di rilevamento automatico delle targhe, al fine di riscuotere successivamente il pedaggio;
   in data 14 aprile 2017 viene riportato sul sito della suddetta società di concessione «Un nuovo sistema rilevazione targhe installato su tutti i caselli consentirà di pagare alle Poste (...). La concessionaria Strada dei Parchi informa di aver completato l'installazione del SART (Sistema Automatico Rilevamento Targhe) su tutte le porte di esazione riservate al pagamento in contanti nei 28 caselli delle autostrade A24 e A25»;
   da quanto riportato anche nell'ultimo comunicato sindacale sarebbe attualmente pendente un ricorso innanzi al Consiglio di Stato promosso dalla stessa direzione generale per la sorveglianza sulle concessionarie autostradali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti contro la società Strada dei Parchi –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per far fronte alla grave situazione venutasi a creare con alcune società concessionarie, in particolar modo con la società Strada dei Parchi;
   se non ritenga urgente e necessario assumere iniziative, per quanto di competenza, per la sospensione del sistema «SART», attivato dalla società Strada dei Parchi, che sarebbe, di fatto, in contrasto con le disposizioni impartite finora dalla stessa direzione generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
(4-16609)


   GRECO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   sono in corso lavori nella zona Cibali di Catania inerenti alla ferrovia di Catania e alla stazione Cibali durante i quali nel condominio di via Galermo 106 si sarebbero manifestati danni documentati nel verbale dei vigili del fuoco del 30 agosto 2016 e, in particolare, si è creata una cavità con pericolo di dissesto e conseguenti danni per la pubblica e privata incolumità;
   i lavori di cui trattasi hanno danneggiato il fabbricato di via Galerno 106 e altri tre immobili anche per la possibile deviazione delle acque sotterranee –:
   quali siano le cautele adottate e le misure attuate per garantire l'incolumità pubblica e privata e il completamento dei lavori nella galleria sotterranea atti a realizzare la stazione di Catania lungo il percorso della nuova ferrovia leggera-metropolitana e se la ferrovia circumetnea abbia operato nel pieno rispetto della legislazione vigente, anche in relazione al rischio idrogeologico e alla deviazione delle acque sotterranee. (4-16616)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   l'interpellante nei giorni scorsi ha pubblicato sui social network un video girato nel porto di Cagliari su un traffico di denaro e documenti tra migranti;
   le immagini testimoniano il passaggio di un fiume di denaro e documenti tra migranti;
   si tratta di una vera e propria organizzazione di migranti, presumibilmente algerini;
   le immagini sono la drammatica testimonianza dei traffici di denaro che ruotano intorno ai migranti nell'area cagliaritana;
   il video è la più eloquente rappresentazione di quanto stia avvenendo in Sardegna e a Cagliari in particolar modo;
   sono tanti gli interrogativi che queste immagini suscitano, considerato che si tratta di migranti che manipolano rotoli di denaro, con banconote da 100 euro passate di mano in mano sino a giungere a colui che pare essere il « dominus» della situazione;
   si vede in modo chiaro ed eloquente uno di loro che riceve il denaro dalla rete tentacolare e l'altro che detiene il malloppo di documenti presumibilmente concatenati con il prelievo del denaro;
   tutto questo si è svolto davanti al porto di Cagliari e non sarebbe la prima volta che tale fatto si verifica in una pubblica piazza;
   si tratta di un traffico inaudito per il quale occorre fare urgenti verifiche e capire dove, come e quando quel denaro è stato recuperato e soprattutto con quale scopo veniva elargito al capo dell'organizzazione;
   questa organizzazione, evidente nel video pubblicato, rappresenta un'inquietante conferma di quanto l'interpellante denunciò qualche mese fa sul traffico di documenti e non solo tra piazza Matteotti e piazza del Carmine;
   ora il tutto si è spostato dentro il porto di Cagliari;
   c’è chi sta lucrando e gestendo questa mole di migranti provenienti soprattutto dall'Algeria;
   si tratta di un fenomeno che va contrastato in ogni modo;
   in questo caso niente c'entra l'accoglienza, ma è evidente che ci sono persone e organizzazioni che lucrano pesantemente su questo fenomeno dell'immigrazione;
   c’è da domandarsi a cosa servono quei denari, e per quale motivo vengono dati in pubblica piazza ad un unico soggetto che pare a capo della organizzazione, in cambio di cosa viene elargito tutto quel denaro e soprattutto qual è la sua provenienza;
   è evidente che occorre fare chiarezza su quanto le immagini mettono in chiaro;
   il rischio è che Cagliari diventi un crocevia nefasto di organizzazioni dedite al traffico non soltanto di uomini ma anche di affari poco chiari;
   tutto questo non può essere collocato nell'ambito di una presunta accoglienza, piuttosto si tratta di un'evidente degenerazione di un fenomeno che rischia di trasformarsi in altro con ben altri connotati;
   occorre fare chiarezza subito e arginare ogni fenomeno in grado di avere ripercussioni sia sul piano dell'ordine pubblico che della sicurezza –:
   quali siano gli orientamenti del Governo in relazione all'accaduto al fine di prevenire e contrastare, con i necessari strumenti, i fatti denunciati;
   se non intendano assumere ogni iniziativa, per quanto di competenza, volta a fare luce sul traffico di denaro e documenti nell'area cagliaritana e non solo;
   se non intendano mettere in atto, per quanto di competenza, un piano preventivo e repressivo di tali fenomeni.
(2-01804) «Pili».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SISTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'adozione del decreto del Presidente della Repubblica 4 agosto 2008, n. 153, recante modifiche al regio decreto 6 maggio 1940, n. 635, per l'esecuzione del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza in materia di guardie particolari, istituti di vigilanza e investigazione privata, ha significato per il comparto della vigilanza privata una radicale riforma normativa, che ha posto le basi per l'avvio di un radicale processo di innovazione e di ammodernamento, confermando a livello centrale una puntuale azione di controllo da parte del Ministero dell'interno e, sul territorio, da parte di prefetture e questure, ridefinendo inoltre gli ambiti di competenza, i livelli minimi di qualità dei servizi, i requisiti obbligatori per aziende e addetti che devono essere periodicamente certificati;
   il successivo decreto del Ministro dell'interno n. 269/2010, come modificato dal decreto ministeriale n. 56/2015, ha disciplinato le caratteristiche minime del progetto organizzativo e dei requisiti minimi di qualità degli istituti di vigilanza, nonché i requisiti professionali e di capacità tecnica richiesti per la direzione dei medesimi istituti e per lo svolgimento di incarichi organizzativi nell'ambito degli stessi istituti;
   il decreto del Ministro dell'interno 4 giugno 2014, n. 115, attuativo dell'articolo 257-quinquies del regio decreto n. 635 del 1940 e successive modificazioni e integrazioni, ed il «disciplinare per la valutazione della conformità degli istituti e dei servizi di vigilanza privata» adottato in data 24 febbraio 2015, hanno proceduto a determinare i requisiti per il riconoscimento degli organismi di certificazione indipendente della qualità degli istituti e dei servizi di vigilanza privata, nonché le relative modalità di certificazione, completando in tal modo il quadro applicativo della nuova normativa del comparto;
   il citato decreto ministeriale n. 115 del 2014, all'articolo 7, prevede l'obbligo per gli istituti di vigilanza di produrre entro i dodici mesi successivi alla sua entrata in vigore, e quindi entro il settembre 2016, la certificazione di conformità rilasciata da enti accreditati dal Ministero dell'interno che attesti la presenza dei requisiti obbligatori;
   secondo i dati aggiornati consultabili sul sito internet della polizia di Stato, ad oggi la percentuale di istituti di vigilanza autorizzati che hanno presentato la certificazione (o, in subordine, che hanno quantomeno dimostrato di aver sottoscritto un contratto con uno degli organismi di certificazione all'uopo riconosciuti dal Ministero, ai fini del rilascio della certificazione stessa) si attesta intorno al 40 per cento. Tale dato evidenzia una sostanziale difficoltà da parte dell'Autorità di pubblica sicurezza nell'accertamento delle caratteristiche e della permanenza dei requisiti di qualità e funzionalità degli istituti, di fatto vanificando la ratio della riforma e gli ambiziosi, ma indispensabili, obiettivi di qualificazione del comparto;
   tale stato di cose si ripercuote in misura gravemente negativa sul mercato, generando una situazione di sperequazione tra istituti che hanno ottemperato alle disposizioni di legge e regolamentari e gli istituti inadempienti, che si estrinseca in distorsioni del mercato, a tutto detrimento della qualità e affidabilità dei delicati servizi affidati agli istituti in questione, come peraltro rilevato nella circolare emanata dal capo della polizia il 7 luglio 2016, con la quale venivano sollecitate le competenti istituzioni ad adottare ogni opportuna iniziativa allo scopo di rendere pienamente efficace la norma, inclusi i previsti provvedimenti di natura sanzionatoria a carico degli istituti inadempienti –:
   se il Ministro interrogato non ritenga indifferibile assumere le idonee iniziative di competenza al fine di sospendere o, se del caso, revocare le licenze agli istituti inadempienti, come previsto dalla norma, anche in considerazione della funzione strategica assegnata dal Testo unico delle legge di pubblica sicurezza alla vigilanza privata nel sistema sicurezza del Paese, in un periodo storico caratterizzato da instabilità del contesto politico internazionale e dal concretizzarsi di gravi minacce terroristiche. (5-11364)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENEDETTI, MASSIMILIANO BERNINI, COLONNESE e LOREFICE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   tra la provincia di Padova e quella di Venezia, a distanza di pochi chilometri uno dall'altro, sono presenti da ormai circa due anni due centri d'accoglienza a Bagnoli (Padova) e Cona (Venezia), arrivati ad ospitare negli ultimi mesi fino a, rispettivamente, 900 e 1.400 persone. Questo concentramento di persone è divenuto insostenibile soprattutto per le condizioni di permanenza all'interno che tutto possono fuorché favorire l'integrazione degli ospiti;
   in particolare, il centro di Cona è risultato essere una sistemazione assolutamente inappropriata per ospitare per lunghi periodi un tale numero di richiedenti. All'interno dello stesso, dopo una visita ispettiva effettuata il 15 gennaio 2017 l'UISS 3 evidenziava tra le altre cose che «la situazione igienico sanitaria appare a dir poco precaria se non compromessa» e che «l'elevato numero di persone presenti all'interno delle tensostrutture pone a rischio gli stessi in caso di patologie infettive». L'elevato numero di persone impedisce qualsiasi tipo di coinvolgimento degli ospiti in progetti formativi o integrativi, alimentando semmai tensioni all'interno e fomentando preoccupazioni e tensioni anche tra la popolazione civile circostante, mai coinvolta nelle scelte relative ai due centri;
   all'interno del centro di Cona sono stati prospettati lavori di adeguamento degli impianti, già in corso, e di allestimento di moduli abitativi permanenti, indicando la chiara volontà dello Stato di perseverare in questa strada –:
   che tipo di programmazione abbia predisposto il Governo relativamente ai sopracitati centri, tra i più grandi per numero di ospiti del Nord Italia, considerando che erano sorti in via provvisoria per ospitare poche decine di persone;
   quali utili iniziative intenda assumere per assicurare la diminuzione del numero degli ospiti garantita dal Ministro stesso ai sindaci interessati e quali motivazioni abbiano spinto il Governo ad intervenire, ad avviso degli interroganti scavalcando di fatto il comune di Cona e la regione Veneto, per autorizzare all'interno del centro di Cona l'installazione dei nuovi moduli abitativi e se questi saranno in sostituzione alle strutture già esistenti o se serviranno piuttosto ad aumentare ulteriormente il numero di posti a disposizione. (4-16611)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   pochi giorni fa a Milano un immigrato di colore, Dougboyou Tahibe Ignace, originario della Costa d'Avorio, è stato fermato dagli agenti mentre spacciava droga in corso Como, isola pedonale ricca di locali e frequentata da molti giovani;
   la reazione dell'uomo è stata sorprendente: calci e pugni ai due poliziotti della volante, procurando lesioni di 15 giorni al primo e di 7 giorni al secondo;
   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, l'uomo è stato arrestato per violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, oltre che per spaccio e possesso di sostanze stupefacenti; il pubblico ministero di turno ha convalidato il fermo e disposto il suo immediato trasferimento in carcere;
   il giudice monocratico del tribunale di Milano, sezione penale per direttissima, che lo ha processato, ha rimesso in libertà l'uomo con la motivazione che aveva addosso una modica quantità di stupefacenti e che la sua violenta e «pur spregevole» reazione è dovuta soltanto alla «insofferenza per i controlli di polizia»;
   l'ivoriano risulterebbe recidivo per gli stessi reati; era stato arrestato e rilasciato nel mese di giugno 2016 per un'analoga aggressione alle forze di polizia;
   la vicenda, a parere dell'interrogante, è a dir poco preoccupante; gli uomini e le donne in divisa sono sempre più bersagli e vittime di simili episodi violenti –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative intenda assumere per fronteggiare un fenomeno che appare allarmante;
   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative di carattere normativo che prevedano un aumento delle pene per il grave reato di violenza a pubblico ufficiale visto che si moltiplicano le aggressioni soprattutto da parte di stranieri, con il rischio di depotenziare perfino la credibilità e l'efficacia della funzione di prevenzione espressa dalla presenza delle forze dell'ordine. (4-16613)


   SIMONETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   un efficace sistema di protezione civile, di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite da calamità naturali o causate dall'uomo deve disporre di adeguate risorse umane, tecniche e strumentali per far fronte alle primarie esigenze determinate dall'emergenza;
   nel suo insieme, la Valsesia dispone di un sistema di protezione civile basato sull'attività istituzionale dei vigili del fuoco e delle forze dell'ordine, cui contribuiscono anche i volontari appartenenti al soccorso alpino, alla Croce Rossa ed altri nobili istituti ed organizzazioni;
   le emergenze recenti, tuttavia, hanno dimostrato la subentrata necessità di acquisire mezzi idonei all'effettuazione degli interventi di soccorso sulle strade di montagna caratterizzate da tortuosità e limitata larghezza delle sedi stradali;
   tali non possono esser considerati i veicoli di soccorso speciale a disposizione dei vigili del fuoco e della protezione civile, in quanto di grandi dimensioni, vetusti e non particolarmente adatti alle esigenze del territorio montano;
   corrisponderebbe invece a questo tipo di esigenza operativa l'acquisizione da parte dei vigili del fuoco della Valsesia di una piattaforma aerea, in grado di intervenire rapidamente per assicurare il soccorso di persone in difficoltà e fronteggiare gli incendi ed i rischi derivanti da piante pericolanti o lastroni di neve;
   ad aggravare la carenza di mezzi in Valsesia è la circostanza che l'unica autoscala disponibile su tutto il territorio provinciale sia dislocata presso il comando dei vigili del fuoco di Vercelli, che comporta tempi di intervento incompatibili con la fornitura del servizio di soccorso tecnico urgente;
   risulterebbe a questo punto decisivo ottenere l'assegnazione al comando dei vigili del fuoco di Vercelli di una piattaforma aerea idonea, da dislocare presso il distaccamento di Varallo;
   una piattaforma aerea del tipo desiderato risulta in via di assegnazione alla direzione regionale dei vigili del fuoco del Piemonte, stando a quanto risulta dalla comunicazione del dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell'interno n. 0012555 datata 28 aprile 2017 –:
   quali circostanze impediscano di assegnare al comando dei vigili del fuoco di Vercelli la piattaforma aerea in via di consegna alla direzione regionale piemontese del Corpo, per adibirla al soccorso tecnico urgente in montagna e presso il distaccamento del Corpo situato a Varallo, in modo tale da assicurare la copertura delle esigenze della Valsesia. (4-16614)


   FANTINATI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 6 marzo 2017, un 15enne livornese si è suicidato, gettandosi dalla terrazza del grattacielo più alto della sua città;
   dietro questa morte, secondo gli inquirenti che stanno cercando di ricostruire quanto accaduto, potrebbero esserci collegamenti con blue whale, la sfida online che usa paura e minacce per guidare le persone al suicidio o a danneggiarsi;
   la giovane vittima toscana potrebbe essere dunque il primo caso italiano se, come riferiscono voci raccolte all'interno della cerchia delle amicizie del giovane, avrebbe mostrato una balena azzurra, il simbolo che i partecipanti a blue whale sono costretti a marchiarsi sulla pelle;
   blue whale è una nuova «moda» virale che arriva dalla Russia. Il «gioco» fa proseliti soprattutto fra gli adolescenti (ma anche tra i giovanissimi) che vengono spinti ad affrontare prove disumane, fino al suicidio, per la durata di 50 giorni;
   secondo fonti di stampa russe, sono oltre 130 i giovani rimasti vittime della sfida;
   morti si sono registrati anche in Brasile e ci sono sospetti che il gioco sia già in corso in Ucraina, Romania, Spagna, Portogallo e Francia;
   l'ideatore, il 22enne russo Philipp Budeikin, studente di psicologia, reo confesso ma non pentito, è stato arrestato nei giorni scorsi e rinchiuso nel carcere di San Pietroburgo –:
   di quali informazioni disponga il Ministro interrogato sull'argomento;
   considerata la complessità e l'estrema pericolosità del tema, se non ritenga urgente predisporre tutte le iniziative di competenza per tutelare la salute e la vita dei giovani, scongiurando così il verificarsi di casi di emulazione che si sono già verificati in alcuni Paesi. (4-16615)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VII Commissione:


   PALMIERI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 107 del 2015 indica tra gli obiettivi formativi prioritari lo «sviluppo delle competenze digitali degli studenti, con particolare riguardo al pensiero computazionale», prevedendo in tal senso l'adozione di un piano nazionale per la scuola digitale (PNSD) che si pone, tra i propri obiettivi, la realizzazione di attività volte allo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, alla formazione dei docenti e alla valorizzazione delle migliori esperienze delle istituzioni scolastiche anche attraverso la collaborazione con università, associazioni, organismi del terzo settore e imprese e la promozione di una rete nazionale di centri di ricerca e di formazione;
   in esecuzione dell'accordo triennale firmato il 16 ottobre 2014 tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Consorzio interuniversitario nazionale per l'informatica, per lo sviluppo di azioni educative sull'informatica (CINI), il Consorzio ha messo a punto l'iniziativa «Programma il futuro», che costituisce l'offerta di base per l'introduzione del pensiero computazionale nella scuola e che all'inizio di ogni anno scolastico, a partire dal 2014-15 viene presentata a tutte le scuole mediante circolare del Ministero;
   in sede parlamentare il Governo si è impegnato «a proseguire e rafforzare il sostegno al progetto “Programma il futuro”, fornendo la massima diffusione dell'iniziativa nelle scuole e nella società»;
   il progetto, che è stato riconosciuto come eccellenza europea per l'istruzione digitale nell'ambito degli European Digital Skills Awards 2016, nei primi quattro mesi dell'anno scolastico 2016-17 ha fatto registrare una partecipazione più che raddoppiata delle scuole di ogni ordine e grado, con un importante risposta anche da parte delle scuole del Sud, arrivando a coinvolgere più di 20.000 insegnanti, oltre 1.300.000 studenti, in oltre 5.400 scuole, per un numero di ore totali superiori ai 10.630.000;
   positiva è anche la significativa partecipazione di bambine e ragazze sin dalle scuole elementari che, confrontata con l'attuale dato della partecipazione delle studentesse ai corsi di laurea in discipline informatiche, conferma la validità di questa iniziativa anche come strumento di superamento degli stereotipi sociali –:
   quali iniziative intenda assumere affinché il progetto «Programma il futuro» riceva nei prossimi anni scolastici un livello di risorse adeguato ad estendere le sue iniziative didattiche a tutto il sistema scolastico italiano e affinché tale supporto si prolunghi per il tempo necessario a far sì che l'innovazione, in termini di formazione culturale sull'informatica, diventi permanente e strutturale sia per i docenti che per gli studenti. (5-11375)


   COSCIA, GHIZZONI, MALPEZZI, CAROCCI, ROCCHI, SGAMBATO, ASCANI, D'OTTAVIO, IORI, CRIMÌ, MALISANI, MANZI, NARDUOLO, COCCIA, VENTRICELLI, RAMPI, PES, BLAZINA e DALLAI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 107 del 13 luglio 2015 ha previsto un nuovo concorso per titoli ed esami finalizzato al reclutamento del personale docente per i posti comuni dell'organico dell'autonomia della scuola dell'infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado e posti di sostegno;
   i posti messi a bando sono stati 63. 712 con la previsione di assegnarli nel corso del triennio 2016/2018;
   ad oggi, sembrerebbe che molte delle graduatorie di merito del concorso, utili per le immissioni in ruolo, non siano ancora state pubblicate e una parte delle commissioni d'esame sia ancora al lavoro per la valutazione dei titoli dei concorrenti al fine di stilare le suddette graduatorie;
   per quanto riguarda la scuola dell'infanzia sembrerebbe che diverse commissioni debbano ancora concludere le prove scritte, con il rischio di non terminare le procedure di valutazione in tempo utile per l'avvio del prossimo anno scolastico;
   in alcune regioni gli orali si concluderanno la prossima primavera, a distanza di oltre un anno dalla pubblicazione dei bandi che ne prevedevano la conclusione entro il 31 agosto 2016;
   nel frattempo, ai sensi e per gli effetti di quanto prevista dal D.d.g. n. 106 del 23 febbraio 2016, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale (IV serie speciale – concorsi ed esami) n. 16 del 26 febbraio 2016 ed in esecuzione dei provvedimenti giurisdizionali, è stata disposta l'ammissione dei ricorrenti a partecipare alle prove suppletive che si sono svolte nel mese di aprile;
   gli esiti di tali prove determineranno inevitabilmente effetti sulla composizione delle graduatorie e sul relativo accesso al ruolo –:
   quale sia dettagliatamente lo stato di attuazione delle procedure concorsuali, anche in relazione all'esito delle prove suppletive, non è il numero di docenti che si prevede di assumere il prossimo anno scolastico. (5-11376)


   NICCHI, BOSSA e SCOTTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   è da molto tempo che si attende la statizzazione degli istituti musicali pareggiati, trasformati in istituti superiori di studi musicali, dall'articolo 2, comma 2, della legge 27 dicembre 1999, n. 508;
   la statizzazione di questi istituti, consentirebbe, tra l'altro, la presa in carico da parte dello Stato degli oneri degli istituti che attualmente gravano sui bilanci degli enti locali già drasticamente ridotti in questi anni da mancati trasferimenti da parte del Governo;
   ad oggi, nessuna risorsa è specificatamente destinata a finanziare i processi di statizzazione degli ex istituti musicali pareggiati, nonostante alcuni istituti siano ormai in aperta situazione pre-fallimentare;
   la grave situazione attuale vede diciannove conservatori non statali, in difficoltà e a rischio chiusura per mancanza di fondi;
   diversi di questi diciannove conservatori sono ancora nei bilanci delle province, ormai con pochissime risorse a disposizione, e i comuni e le regioni, che dovrebbero farsene carico, spesso non sono in condizione di farlo;
   come ha ricordato Francesco Sinopoli, segretario generale della Federazione lavoratori della conoscenza CGIL, «o i conservatori vengono statizzati o chiudono (...). È importante preservare la straordinaria esperienza italiana in fatto di educazione e alta formazione musicale e artistica, che trova nelle comunità locali un suo punto di forza» –:
   se non intenda attivarsi al fine di garantire la statizzazione degli istituti musicali pareggiati nonché, nelle more della suddetta statizzazione, assumere iniziative per garantire le risorse necessarie per l'attività dei medesimi istituti, evitando in tal modo il rischio di una loro probabile chiusura. (5-11377)


   PANNARALE, GIANCARLO GIORDANO, MARCON, PAGLIA e PLACIDO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi, con un comunicato dai toni, a parere degli interroganti, marcatamente ed ingiustificatamente trionfalistici, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha annunciato un aumento dell'organico dell'autonomia, precisando che dal prossimo primo settembre 2017 a salire definitivamente in cattedra, dopo anni di precariato, saranno circa 52.000 docenti;
   la tabella di ripartizione delle dotazioni organiche del personale docente per l'anno scolastico 2017/2018 illustrata ai sindacati dal direttore del personale del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, restituisce una realtà tutt'altro che lusinghiera. Infatti, rispetto al suddetto annuncio fatto nei giorni scorsi dal Ministro interrogato, si è chiarito che il grosso di queste nuove assunzioni è dato dalla sostituzione dei pensionamenti (circa 21.000) e dalla copertura dei posti già esistenti e disponibili in organico di diritto dell'anno in corso e su cui non sono state fatte le assunzioni lo scorso anno (circa 16.000), per cui, per quanto riguarda l'assunzione di questi circa 37.000 docenti, è evidente che la ripartizione territoriale è già determinata, da un lato, dai pensionamenti, e dall'altro, dai posti residui dell'anno scolastico 2016/2017;
   il dato incrementale nuovo riguarderebbe, pertanto, solo una parte, pari a circa 15.100 assunzioni delle 52.000 annunciate, delle quali, 11.500 saranno stabilizzazioni su posti comuni/classi di concorso (licei musicali compresi) e 3.600 per il sostegno;
   tale dotazione aggiuntiva rappresenta solo una parte, pari a meno della metà, rispetto ai 30.262 posti «comuni» già esistenti in organico di fatto (e da stabilizzare ricorrendo ai 400 milioni di euro stanziati all'uopo dalla legge di bilancio 2017), con l'esclusione dei posti di sostegno attivati in deroga (e pari ad altri 37.000 posti). Pertanto, a seguito di questa operazione, l'organico di fatto del prossimo anno scolastico scende da 30.262 a 18.762, lasciando però il dato dell'organico complessivo, diritto più fatto, invariato;
   rispetto a quanto premesso, gli interroganti denunciano una totale disattenzione verso il personale educativo e quello Ata, che manifesta una grave ed inaccettabile sottovalutazione dell'importanza che rivestono le funzioni svolte da questo personale riguardo all'integrazione degli alunni con disabilità, all'assistenza, alla didattica ed alla gestione sempre più complessa in campo amministrativo –:
   se il Ministro interrogato non ritenga, nell'ambito delle politiche assunzionali di sua competenza, di dover assumere iniziative per cambiare rotta intraprendendo con più determinazione il percorso di contrasto alla precarietà nella scuola attraverso la stabilizzazione di tutte le figure interessate. (5-11378)


   LUIGI GALLO, DI BENEDETTO, SIMONE VALENTE, D'UVA, BRESCIA, VACCA e MARZANA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in esecuzione del decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca 3 novembre 2015, n. 860, adottato ai sensi dell'articolo 1, comma 155, della legge 13 luglio 2015, n. 107, con prot. n. 0007746 del 12 maggio 2016 è stato indetto un concorso di idee, ai sensi dell'articolo 156 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, al fine di favorire la costruzione in 52 siti di «scuole innovative»;
   come da bando, gli elaborati dei soggetti promotori erano da trasmettere, a pena di esclusione, entro e non oltre le ore 23:59 del giorno 30 agosto 2016 e la prima seduta pubblica della commissione giudicatrice era fissata in data 5 settembre 2016;
   ciononostante, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha rinviato la data ultima per la consegna degli elaborati dal 31 agosto dapprima al 12 ottobre e in seguito al 31 ottobre 2016;
   la prima riunione della commissione giudicatrice era stata altresì prorogata dal Ministro all'8 novembre 2016, salvo essere rinviata a data da destinarsi il giorno precedente;
   per quasi sei mesi il Ministero ha disatteso le richieste di sollecito e gli inviti alla trasparenza e al rispetto delle procedure di gara da parte di molti soggetti partecipanti e le relative associazioni di categoria;
   in data 22 marzo 2017 il Ministro interrogato ha emanato il decreto di nomina dei 5 commissari per l'individuazione, per ciascuna area di intervento, delle proposte vincitrici e, due giorni più tardi, il direttore generale ha convocato in data 28 marzo la prima seduta, la quale ha assegnato un codice ad ogni proposta;
   Vasco Errani, commissario del Governo per la ricostruzione nei territori interessati dal sisma, ha infine ribadito su organi di stampa che entro settembre saranno costruite ex-novo 21 scuole come da ordinanze n. 14 del 16 gennaio 2017 e n. 18 del 3 aprile 2017, tramite procedure accelerate, in deroga alla normativa vigente e sotto controllo del commissario e della struttura commissariale –:
   quali siano le motivazioni delle proroghe e dei ritardi nelle sopracitate procedure di valutazione e di quali elementi disponga il Ministro interrogato circa gli interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica di cui in premessa, con particolare riguardo alla costruzione ex-novo delle richiamate 21 scuole. (5-11379)

Interrogazione a risposta scritta:


   FEDRIGA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   a Verona l'attenzione accademica sembra ormai concentrata costantemente su corsi, dibattiti, laboratori che trattano di minoranze sessuali, di uomini e donne transgender, organizzati in collaborazione con l'Università;
   per rendere l'idea della situazione si informa che, nel settembre 2015, nell'aprire i lavori del seminario: «Tribadi, sodomiti, invertite e invertiti, pederasti, femminelle, ermafroditi (...), il professor Lorenzo Bernini salutava i presenti con un: “Benvenuti a questo grande convegno di storia fr.... ospitato dall'Università di Verona”». Radio radicale registrò tutti gli interventi ed è possibile riascoltarli. Fu il primo convegno del genere in un ateneo italiano; gli atti vennero curati da Gian Paolo Romagnani, professore ordinario, direttore del dipartimento Tempo spazio immagine e società dell'Università di Verona;
   Lorenzo Bernini è un ricercatore in filosofia politica autore di gender studies e teorie queer (per le quali non ci sarebbe un solo modo di essere uomini e donne, ma una molteplicità di identità e di esperienze), coordina il laboratorio di filosofia politica e sessuale dell'università aperto agli studenti e a chiunque risulti interessato a riflessioni «sul genere e sulla sessualità», dal punto di vista delle minoranze sessuali;
   è una presenza fissa in molti gay pride; il professore ha partecipato alla campagna «Dismappa progetto per Verona accessibile», facendosi fotografare mentre baciava il compagno durante il festival: «Non c’è differenza», svoltosi nel mese di dicembre 2016;
   per il rettore dell'ateneo scaligero Nicola Sartor: «Se le persone sono scientificamente preparate, non vedo perché non consentire un laboratorio»; questa è stata la risposta a chi manifestava perplessità o dissenso;
   Tiziana Cavallo, responsabile dell'informazione istituzionale dell'ateneo dal 2014, dirige la web radio Fuori Aula, network dell'Università di Verona. Quella che per anni ha dato spazio fisso a trasmissioni Lgbt e ha fatto da media partner per i gay pride di Venezia, Vicenza e Verona. Inoltre, la Cavallo dirige anche Univrmagazine, il giornale dell'Università di Verona che il 23 settembre 2016 riportava: «All'unanimità il senato accademico dell'ateneo ha approvato l'adozione del cosiddetto «doppio libretto» o «alias», un'iniziativa a tutela degli studenti e le studentesse transessuali e transgender promossa dal Cug, Comitato unico di garanzia (di cui fa parte Lorenzo Bernini) dell'Università degli studi di Verona, in un'ottica di rispetto e di valorizzazione delle diversità di cui ogni individuo è portatore» –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto narrato in premessa;
   se e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché le già scarse risorse destinate agli atenei siano pienamente focalizzate sull'importante intento di garantire il diritto allo studio attraverso un maggiore sostegno agli studenti delle famiglie a basso reddito, e non vengano sottratte alla didattica e agli studenti meritevoli e impiegate, in modo discutibile e inefficiente, nell'istituzione di libretti universitari alias o in organizzazione di quelli che appaiono all'interrogante eventi di puro indottrinamento pilotato. (4-16612)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la miniera di bauxite di Olmendo è ubicata nella Nurra, a Nord-Est rispetto al paese di Olmedo, il quale dista 68 chilometri da Sassari e 25 chilometri da Alghero;
   il giacimento bauxitico fu scoperto nel 1991 e venne coltivato per l'estrazione dell'allumina (funzionale allora alla fabbrica dell'Eurallumina di Portovesme) che sta alla base della lavorazione dell'alluminio;
   la concessione mineraria di bauxite, bentonite, caolino, denominata Olmedo venne rilasciata alla società Sarda Bauxite spa dall'assessorato regionale dell'industria nel 1992, ed era estesa su una superficie di circa 3.500 ettari di cui 50 coltivati in sottosuolo;
   dal 2007 la multinazionale greca Silver & Baryte Industrial Minerals, dopo un anno e mezzo di gestione provvisoria, ha ottenuto la concessione definitiva (per 15 anni) della miniera;
   in località Graxioleddu, a nord-est dell'abitato di Olmedo, la società coltiva la bauxite in sotterraneo, mediante il metodo di coltivazione a camere e pilastri;
   la struttura di superficie della miniera è costituita da una serie di piazzali (per una superficie complessiva di circa 2,5 ettari), dove il minerale estratto dal sottosuolo subisce un primo trattamento di frantumazione, vagliatura e quindi stoccaggio;
   in località Montiju de su Cossu, nel territorio di Alghero, sono previste operazioni minerarie a cielo aperto mediante l'utilizzo del metodo di coltivazione a gradoni;
   quella di Olmedo risulta un'ottima bauxite monoidrata con alto tenore di ossidi alluminio e basso tenore in ferro;
   la Silver & Baryte società greca proprietaria della miniera di Olmedo, ha annunciato nei giorni scorsi la messa in mobilità dei 36 minatori;
   per i lavoratori si è trattata di una decisione inattesa, grave e senza alcun preavviso;
   la decisione della società appare tanto più inspiegabile se si considera che la concessione rilasciata prevede la coltivazione della miniera per 15 anni;
   la Silver & Baryte secondo diverse fonti starebbe trattando l'acquisizione da parte dei francesi di Imerys, ma questa situazione potrebbe escludere dalla trattativa proprio l'impianto di Olmedo;
   dopo l'annuncio della mobilità i lavoratori hanno inasprito la protesta;
   gli operai hanno occupato la miniera di bauxite contro la decisione unilaterale di chiusura annunciata dalla dirigenza e l'avvio delle procedure di mobilità per i 36 dipendenti;
   la mobilità e una scelta inspiegabile di cui i sindacati non sono stati informati, come hanno denunciato i sindacati;
   si tratta di un'azione senza precedenti per modalità e per totale assenza di strategia aziendale;
   appare grave che una società straniera che opera nel territorio regionale sardo possa permettersi un simile comportamento incurante non solo degli aspetti contrattuali ma anche occupazionali;
   sarebbe inaccettabile che tale comportamento fosse legato al tipo di contratto da applicare ai lavoratori con l'introduzione nella legislazione italiana di contratti con meno tutele per i lavoratori e più convenienti per le aziende –:
   se non intendano i Ministri interrogati di avviare tutte le necessarie iniziative di competenza per verificare la situazione e impedire che tale procedura di mobilità vada avanti;
   se non si ritenga di dover assumere iniziative in tutte le sedi competenti per assicurare il rispetto da parte dell'azienda dei contratti concessori e occupazionali;
   se non si intenda convocare un tavolo ministeriale al fine di risolvere urgentemente la vertenza con l'immediata revoca della procedura di mobilità. (5-11368)


   COMINARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in data 20 giugno 2016 il Fatto Quotidiano in un articolo dal titolo «Commessi outlet licenziati per contratto ? Per il Giudice l'escamotage è illecito», pubblica la notizia di due sentenze che metterebbero in discussione il sistema su cui si basano molti degli outlet italiani: poli commerciali che attirano clienti con capi griffati a prezzi scontati, ma dove spesso lavorano commessi il cui posto, a giudizio degli interroganti, è tutt'altro che garantito. Anzi, secondo quanto riportato, molti devono essere licenziati per contratto ogni volta che il locale passa di mano da un marchio ad un altro. Licenziamenti illegittimi, ha stabilito il tribunale di Parma, entrando nel merito dell'accordo siglato da VR Milan, proprietaria del Fidenza Village, e Saldarini 1882, azienda attiva nel settore abbigliamento ed accessori. Gli outlet impongono ai gestori dei negozi un contratto d'affitto di ramo d'azienda, privo delle garanzie del tacito rinnovo e dell'indennità per la perdita dell'avviamento, proprie del contratto di locazione commerciale. I contratti stipulati prevedono che il ramo d'azienda dovrà essere consegnato all’outletsenza personale, dipendenti, né consulenti, obbligando il gestore del negozio a licenziare tutti i lavoratori. Saldarini anziché restituire il ramo d'azienda privo di dipendenti, ha messo sotto accusa il sistema, iniziando una causa contro il Fidenza Village, sostenendo che la tipologia contrattuale corretta per i negozi degli outlet è la locazione commerciale. Successivamente ha inviato una lettera di licenziamento ad alcuni suoi dipendenti, suggerendogli di intraprendere una causa di lavoro contro lui stesso, per far esprimere un giudice sulla vicenda. Il tribunale di Parma ha sentenziato l'illegittimità dei licenziamenti: l'articolo 2112 del codice civile, infatti, prevede che nel caso di trasferimento d'azienda i rapporti di lavoro devono continuare e i lavoratori conservano tutti i loro diritti. «Locatore e locatario, si legge nella sentenza del 24 marzo 2016, non possono in alcun modo escludere l'operatività piena della norma in questione, dettata in attuazione della normativa europea in materia (...) pertanto nessun licenziamento motivato dalla retrocessione dell'azienda affittata poteva essere intimato»;
   nella vicenda notevole importanza assume la posizione dell'Inps, dal momento che i lavoratori licenziati hanno un costo per le casse pubbliche, tra indennità di disoccupazione e riduzioni contributive alle aziende che scelgono il personale dalle liste di mobilità. L'Inps di Parma che inizialmente si era costituita nel contenzioso tra Saldarini e l’outlet, tuttavia, in seguito ha comunicato che l'interesse nella causa era venuto meno. Il caso di Fidenza non è isolato, clausole analoghe vengono utilizzate anche in numerosi altri outlet, almeno sette secondo quanto denunciato da Francesco Saldarini, presidente dell'associazione Assoulet, come il Franciacorta Outlet Village di Rodengo Saiano (Brescia), anche qui al termine del contratto, la questione del licenziamento è finita nel maggio 2014 davanti al giudice o nel caso del Tiare Shoppin di Villesse (GO), dove il P.M. dottoressa Bossi, investita della problematica a seguito di un esposto, ha evidenziato che «il contratto è stato volutamente qualificato come contratto d'affitto di ramo d'azienda, ma tuttavia si tratta in realtà di un contratto di locazione non finanziaria di un fabbricato a uso commerciale» –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e degli elementi riportati in premessa;
   quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, al fine di verificare quanto sopra evidenziato e tutelare il diritto dei lavoratori coinvolti, anche tramite l'ausilio dell'ispettorato del lavoro;
   se i Ministri interrogati intendano fornire dati ed elementi sul danno sociale causato dall'illegittimo utilizzo delle forme contrattuali sopra descritte. (5-11391)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 25 febbraio 2016 veniva firmato un protocollo di intesa fra prefettura di Mantova, provincia di Mantova, organizzazioni sindacali, Confindustria in rappresentanza di Composad srl, cooperativa Viadana Facchini, Legacoop Mantova e Lombardia, che chiudeva una lunga e aspra vertenza attivata dai 270 soci lavoratori della cooperativa per ottenere retribuzioni in linea con il contratto collettivo nazionale di lavoro;
   il protocollo prevedeva la garanzia della continuità occupazionale per 24 mesi, l'applicazione integrale del contratto collettivo nazionale di lavoro logistica e trasporti, il rinvio alla contrattazione di secondo livello per gli aspetti sociali, economici e organizzativi, il riconoscimento del salario pregresso;
   quest'ultimo aspetto veniva poi lasciato cadere a seguito di accordi individuali;
   in data 1o giugno 2016 interveniva un cambio del soggetto appaltatore, con affidamento ad un'associazione temporanea d'impresa fra Cooperativa lavoratori ortomercato (CLO) di Milano e Viadana Facchini;
   nel corso del 2017 si avviano le trattative per il contratto di secondo livello, che si concludevano con un accordo firmato dalla CGIL e respinto dalla grande maggioranza dei lavoratori;
   intanto, la cooperativa Viadana Facchini entra in una situazione di grave crisi finanziaria e annuncia l'intenzione di ritirarsi dall'associazione temporanea di imprese, con conseguente licenziamento di 271 lavoratori, senza che ci sia la disponibilità da parte di CLO di farsi carico delle assunzioni;
   le organizzazioni sindacali Adl Cobas e Fit Cisl si dichiarano disponibili a trattare su flessibilità e incentivi all'esodo, ma si appellano all'accordo firmato nel 2016 relativamente alla continuità occupazionale;
   il 10-11 maggio 2017 si tiene un tavolo istituzionale in prefettura, che tuttavia non ha un esito positivo e lascia inalterate le posizioni di partenza;
   il 13 maggio in assenza di un accordo sindacale si instaura temporaneamente, e per l'appunto senza accordo con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, un sistema di ciclo continuo nel cantiere, con l'inserimento di 70 lavoratori interinali, a dimostrazione della richiesta di Composad di mantenere elevati i cicli produttivi;
   lo stesso 13 maggio 2017 Viadana Facchini avvia la procedura di licenziamento collettivo per i 271 lavoratori, annunciando contestualmente l'uscita dall'associazione temporanea di imprese, in assenza di qualsiasi disponibilità esplicita di CLO a farsi carico dei lavoratori in esubero;
   il 31 maggio scade peraltro l'appalto in corso, che dovrà essere rinnovato;
   secondo l'interrogante è inaccettabile che Composad, da cui dipende in ultima istanza il destino dei lavoratori in appalto, non intervenga in alcun modo a tutela della continuità occupazionale, nonostante sia fra i firmatari del protocollo del giugno 2016;
   è assurdo che peraltro questo possa accadere quando in calce a quell'accordo ci siano le firme del prefetto e del presidente della provincia, vale a dire lo Stato e gli enti locali;
   è lecito chiedersi quale sia la condizione di un Paese in cui i soggetti più deboli non possano essere tutelati in un diritto costituzionalmente garantito come quello al lavoro, nemmeno quando siano coinvolte direttamente le massime istituzioni pubbliche;
   si devono richiamare immediatamente tutte le parti al rispetto degli impegni sottoscritti, soprattutto in relazione alla continuità occupazionale di ogni singolo lavoratore in occasione della prossima scadenza dell'appalto;
   solo in tale quadro, a parere dell'interrogante, debbono essere valutate insieme alle organizzazioni sindacali eventuali novità intervenute tali da determinare una diversa organizzazione del lavoro –:
   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati in ordine alle considerazioni espresse in premessa;
   come intendano intervenire, per quanto di competenza, per garantire il rispetto di un impegno sottoscritto da rappresentanti dello Stato e la continuità occupazionale dei lavoratori coinvolti nell'appalto Composad. (4-16606)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:


   GRILLO, COLONNESE, SILVIA GIORDANO, LOREFICE, MANTERO, NESCI e BARONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la determina dell'Aifa n. 1.353 del 12 novembre 2014 classifica ai fini della rimborsabilità il farmaco per l'eradicazione del virus dell'epatite C «Sovaldi» in associazione con altri medicinali dell'azienda Gilead International Limited;
   l'Ema nel riassunto delle caratteristiche del prodotto Sovaldi ha indicato posologie, modi e durata del trattamento, da effettuarsi insieme ad altri medicinali, per popolazioni di pazienti tra i quali coloro che presentano un'infezione con genotipo 1, 2, 3, 4, 5, 6;
   il 17 febbraio 2017 su Quotidiano Sanità veniva pubblicato l'articolo: «Epatite C. Ultimatum a Gilead, Aifa: “Non pagheremo più di 4 mila euro a trattamento. Altrimenti produrremo da soli il farmaco”»;
   la determina dell'Aifa 780 del 21 aprile 2017 classifica ai fini della rimborsabilità il farmaco per l'eradicazione del virus dell'epatite C «Epclusa», dell'azienda Gilead International Limited, ad un prezzo ex factory (Iva esclusa), per singola confezione contenente 28 compresse, pari a 16.666,67 euro;
   in considerazione della posologia indicata nella scheda di riassunto dell'Ema, che prevede trattamento e durata raccomandati per tutti i genotipi di Hcv, un ciclo completo con il medicinale Epclusa ha un costo complessivo di 50.000 euro. Tale prezzo non prende in considerazione il meccanismo di sconto prezzo/volume (con emissione di note di credito) che fa parte delle condizioni negoziali di carattere confidenziale;
   il 29 aprile 2017 su La Stampa, a firma Paolo Russo, viene pubblicato un articolo «Medicinale anti epatite C – Così l'Agenzia del farmaco ha fatto precipitare il posto – La multinazionale taglia il prezzo da 50 mila euro a 8 mila»;
   su Journal of Hepatology (vol. 61 S45-S57 – 2014) è stato pubblicato un articolo dal titolo: « Global epidemiology and genotype distribution of the hepatits C virus infection» nel quale si evidenzia come in Italia i genotipi maggiormente presenti in Italia siano:
    genotipo 1b con il 57,5 per cento dei casi osservati;
    genotipo 2 con il 26 per cento i casi osservati;
    genotipo la con il 4,2 per cento dei casi osservati;
   l'aggiornamento dei dati registrati dell'Aifa DAAs epatite C cronica (15 maggio 2017) individua in 75.396 i trattamenti avviati –:
   se sia a conoscenza dei tempi in cui è prevista la produzione «in proprio» del farmaco Sovaldi per curare tutte le persone con viremia accertata (298.000), garantendo la sostenibilità per il Servizio sanitario nazionale. (5-11371)


   FUCCI e LABRIOLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nel luglio 2016 l'Asl di Taranto ha pubblicato l'aggiornamento dei dati del registro tumori Asl Ta anni 2006-2011. I dati si riferiscono al triennio 2009-2011 e confermano il trend negativo già emerso in precedenza. A Taranto e provincia ci si ammala molto di più che nel resto d'Italia di mesotelioma e di carcinoma epatico, vescicale e polmonare. Gli uomini sono i più colpiti tra i 18 mila casi riscontrati e per le donne la patologia più diffusa è il tumore della mammella;
   l'Istituto superiore di sanità ha pubblicato nel luglio 2014 i dati dello Studio Sentieri relativo ai siti di interesse nazionale campani effettuato dal 2003 al 2009, aggiornando lo studio per le medesime aree e per il Sin di Taranto relativamente alla salute infantile;
   per quanto concerne il Sin di Taranto viene evidenziato che i bambini residenti presentano alcune criticità che riguardano il primo anno di vita (eccessi nella mortalità e ricoveri per condizioni morbose di origine perinatale) e l'età pediatrica (eccessi di mortalità generale, di incidenza per il complesso dei tumori, e di ricoveri per malattie respiratorie acute; questi ultimi si protraggono anche in età adolescenziale);
   i dati che si ricavano dagli studi sono sconcertanti rispetto al resto del Paese: i tumori alla pleura registrano un +424 per cento al polmone +55; i bambini ricoverati per malattie respiratorie fanno registrare +24 per cento; le morti dei bambini per tumori sotto il primo anno di vita sono +21 per cento, tra i 0-14 anni il +23 per cento; la variazione percentuale degli uomini morti per tumore è del +39 per cento e le donne del +33 per cento;
   nella città dell'Ilva si registrano picchi sempre maggiori di malattie respiratorie e tumori, ma nelle strutture ospedaliere mancano reparti che possano seguire i malati in tutto il percorso terapeutico; in particolare, si evidenzia la mancanza di un reparto di pediatria oncologica e medici pediatri specializzati;
   lo Stato secondo quanto sancito dalla Costituzione, all'articolo 32, deve tutelare la salute e garantire cure adeguate, così come può sostituirsi agli organi delle regioni per la «tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali» ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione –:
   se, alla luce di quanto esposto in premessa, intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a conferire un assetto speciale alla Asl di Taranto, che la ponga in una situazione più diretta con le strutture statali competenti, proprio per la peculiarità della grave situazione sanitaria e per garantire i livelli minimi di assistenza ai malati. (5-11372)


   GULLO e FABRIZIO DI STEFANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 19 luglio 2016 la holding «Maltauro s.p.a., Azienda Bresciana Petroli Nocivelli s.p.a. e Finanza & Progetti s.p.a.» presentava il project financing per la realizzazione del policlinico di Chieti;
   la Asl di Chieti ravvisava la presenza di irregolarità nel progetto, per questioni fiscali, elementi tecnici e contenuti delle relazioni geologica, idrogeologica e sismica;
   l'Anac, a quanto risulta agli interroganti, avrebbe aperto un procedimento sull'iniziativa, stabilendo che i rilievi sul project non si incentrano su aspetti procedurali secondari, bensì pongono il tema più rilevante della fattibilità dell'opera con la finanza pubblica;
   il 2 febbraio del 2017, il responsabile unico del procedimento tornava a dichiarare che la proposta presentata non poteva essere accolta in quanto in contrasto con i commi 7 e 8 dell'articolo 183 del decreto legislativo n. 50 del 2016 dato che era emerso che la ICM s.p.a. versava nella ipotesi di cui all'articolo 80, comma 4, del decreto legislativo n. 50 del 2016;
   il 14 marzo 2017 il presidente della regione Abruzzo ha avocato a sé la competenza del project financing e a tale scopo incaricato la professoressa della SDA Bocconi Veronica Vecchi di predisporre una ulteriore relazione sulla proposta ad iniziativa privata per la realizzazione del nuovo ospedale di Chieti;
   il 10 maggio 2017 ha intimato la perentoria consegna dei documenti sul project financing entro tre giorni;
   considerato che, nell'incartamento che la Asl ha riconsegnato alla regione vi sono relazioni dei dirigenti sanitari competenti, tra i quali il direttore del governo dei contratti di servizi e forniture, la responsabile di patologia clinica ospedaliera aziendale, il direttore di investimenti patrimonio e manutenzione, il direttore del servizio di radiologia, e la professoressa Vecchi, si evidenziano ad avviso degli interroganti l'assoluta sproporzione dei valori e non congruità tecnica della proposta con le esigenze della struttura sanitaria;
   il project in questione prevede un contratto di gestione di affidamento di servizi pari a 70 milioni di euro annui per 30 anni e richiede un investimento pubblico di 10 milioni di euro annui per 30 anni provenienti dall’ex articolo 20 della legge n. 67 del 1988 –:
   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Ministro interrogato in relazione al progetto esposto in premessa che denota tante incongruenze e criticità evidenziate dalle citate relazioni, dal momento che le risorse erogate sono di provenienza statale. (5-11373)


   LENZI, ALBANELLA e IACONO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   da organi di stampa sia locali che nazionali si apprende la notizia che, nel corso della notte, intorno alle due, si è sviluppato un incendio all'interno del reparto di malattie infettive dell'ospedale Umberto I di Siracusa;
   gli agenti di polizia e i vigili del fuoco intervenuti hanno messo in salvo 16 pazienti che si trovavano ricoverati e l'ala dell'ospedale è stata chiusa dagli inquirenti che hanno avviato le indagini per accertare le cause del rogo;
   le fiamme sembra siano divampate in una stanza del reparto, che si trova nella cosiddetta area nuova del nosocomio prima di propagarsi all'intero reparto;
   l'intervento di evacuazione dei pazienti dall'ala dell'ospedale è stato reso ancora più complesso dalla consistente presenza di fumo causata dall'incendio che ha bruciato lenzuola e suppellettili del reparto, tant’è che alcuni infermieri che hanno preso parte alle operazioni di evacuazione dei pazienti sono rimasti intossicati;
   la procura di Siracusa ha aperto una inchiesta sul rogo e agli atti dell'inchiesta, al momento conoscitiva, sono confluite le prime sommarie segnalazioni dei vigili del fuoco e della polizia di Stato –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato il merito dell'accaduto e alle operazioni di ripristino della completa operatività del reparto di malattie infettive dell'Ospedale Umberto I di Siracusa e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare episodi analoghi a garantire la sicurezza delle strutture ospedaliere. (5-11374)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MIOTTO e MORETTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   giungono numerose segnalazioni riguardanti la difficoltà di ottenere nelle farmacie convenzionate un farmaco contenente potassio a rilascio prolungato denominato Klc Retard;
   trattasi di un farmaco mutuabile che eventualmente può essere sostituito da Lentokalium che, tuttavia, in taluni pazienti presenta controindicazioni che suggeriscono di evitarne l'assunzione;
   una possibile alternativa è costituita da una preparazione galenica che però è prescrivibile con ricetta ad hoc, non è mutuabile ed è acquisibile unicamente presso le rare farmacie provviste di apposito laboratorio;
   le scelte industriali o commerciali di rendere introvabile il farmaco creano un grave danno ai cittadini malati –:
   se il Ministro interrogato sia al corrente che risulta introvabile il farmaco Klc Retard e quali iniziative abbia assunto o intenda assumere per evitare che i pazienti che abbisognano di tale trattamento farmacologico siano costretti a effettuare dispendiose ricerche di preparazioni galeniche, a sostenere costi ingiusti, altrimenti evitabili, oppure a ricorrere a farmaci equivalenti non sovrapponibili in taluni casi al farmaco «brand». (5-11369)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARGIU. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la chiusura del punto nascite presso l'ospedale Paolo Merlo di La Maddalena ha scatenato clamorose proteste da parte della popolazione dell'isola, approdate sui media nazionali, hanno raccolto la richiesta dei maddalenini per la tutela della sicurezza dei percorsi nascita e per la complessiva garanzia del diritto alla salute per tutti gli abitanti di La Maddalena e per la popolazione aggiuntiva, residente nel periodo estivo;
   in occasione delle proteste dei maddalenini, più volte la regione autonoma della Sardegna ha sottolineato l'imminenza nell'ambito dell'attivazione del nuovo servizio di elisoccorso, nell'ambito delle attività di emergenza urgenza del 118, che avrebbe dovuto alleviare almeno parzialmente la situazione di criticità;
   in data 28 febbraio 2017 veniva pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea l'avviso di preinformazione relativo alla gara;
   in data 2 marzo 2017, il sito ufficiale della regione autonoma della Sardegna annunciava l'imminenza del bando relativo all'elisoccorso, indicando nel 5 aprile 2017 la data di pubblicazione del bando di gara per l'affidamento e l'esercizio del servizio;
   in data 5 aprile 2017, l'Ats Sardegna (Asl di Olbia), invece di pubblicare l'atteso bando, informava che la procedura sarebbe stata soggetta a verifica preventiva da parte di Anac (per effetto dell'articolo 4 del protocollo di azione – vigilanza collaborativa, stipulato tra Anac e regione Sardegna) per cui, in assenza dell'esito della verifica, l'attesa pubblicazione veniva rinviata, sostanzialmente «sine die»;
   a creare la suggestione di un imminente sblocco della vicenda, sempre in data 5 aprile 2017, il servizio provveditorato e amministrazione patrimoniale della Asl di Olbia, suggeriva a tutti gli attori interessati al bando di «accedere frequentemente» al sito della Asl di Olbia e a quello dell'Ats Sardegna «per prendere visione di ulteriori comunicazioni»;
   a tutt'oggi, 16 maggio 2017, nessuna «ulteriore comunicazione» è possibile assumere sullo sblocco della procedura per cui vi è assoluta incertezza sui tempi di espletamento della gara e, conseguentemente, sull'attivazione del nuovo servizio di elisoccorso;
   tale ritardo suona come una vera e propria beffa per tutti i sardi, nell'imminenza di una stagione estiva durante la quale è facile prevedere la difficile agibilità delle strade costiere più trafficate, con la conseguente difficoltà nel prestare soccorso sanitario efficace attraverso i soli mezzi su gomma;
   tali criticità appaiono ancora più drammatiche per quanto attiene alla tutela dei diritti di salute degli abitanti dei territori più isolati e, in particolare, di quelli della popolazione dell'isola di La Maddalena, a cui ampie garanzie sulla disponibilità immediata del servizio erano state date in occasione degli incontri istituzionali conseguenti alle polemiche sorte intorno al depotenziamento del presidio ospedaliero Paolo Merlo, conseguente alla chiusura del punto nascite –:
   di quali elementi disponga il Governo, anche per il tramite di Enac, in ordine all'attuale situazione di stallo nelle procedure di pubblicazione del bando per l'espletamento della gara sul servizio di elisoccorso in Sardegna;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda promuovere al fine di garantire la pienezza del servizio di emergenza urgenza 118 tramite elisoccorso in vista dell'imminente stagione estiva e delle note criticità che essa determina sulla situazione sanitaria dei territori più marginali della Sardegna e, in articolare dell'isola di La Maddalena, già ampiamente penalizzata dal progressivo depotenziamento del presidio ospedaliero Paolo Merlo, nell'ottica di assicurare pienamente i livelli essenziali di assistenza. (4-16619)


   PAOLO BERNINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'8 luglio 2016, a seguito di numerose segnalazioni in merito a presunti maltrattamenti, con dei carabinieri della locale stazione, sono state riscontrate numerose criticità strutturali, incompatibili con la detenzione degli animali ed, in particolare, con il coesistere delle due realtà del canile sanitario e del canile rifugio di Mortara: all'interno del sanitario sono stati rinvenuti 71 cani, mentre nella zona adibita a rifugio circa 126;
   nell'area adibita al sanitario sono stati rinvenuti 12 cani, per la maggior parte cuccioli, affetti da cimurro. Due di questi sono stati trovati chiusi in un bagno, altri in una camera e tutti in fini di vita, senza aver ricevuto alcuna assistenza veterinaria. Del tutto assenti, a quanto consta all'interrogante, sarebbero le dovute precauzioni e non ci sarebbe stata separazione degli animali malati con quelli presumibilmente sani. A ciò si aggiunga che l'ambulatorio del sanitario risultava, a quanto consta all'interrogante, privo di farmaci, ed anche di quelli di primo soccorso;
   è stato inoltre necessario trasportare con urgenza quindici cani presso una clinica veterinaria privata al fine di poter garantire agli stessi le dovute cure, tenuto conto che l'ambulatorio veterinario del canile sanitario risultava all'interrogante sprovvisto di farmaci, di box per la quarantena e delle più elementari forme di garanzia sanitaria non solo per gli esemplari ammalati, ma anche per quelli che visivamente sembravano non presentare sintomi evidenti di patologie;
   in risposta a questo accesso, ancora non risulta all'interrogante che sia stato disposto alcun intervento da parte delle autorità informate dei fatti;
   non è più accettabile che, a fronte di quanto previsto dalla legge, esistano ancora realtà come queste e che ci vogliano giorni per intervenire come dovuto e come previsto dalla normativa vigente;
   vi sarebbero, dunque, gravi criticità strutturali del canile, che ad avviso dell'interrogante, sono indici e segno di maltrattamento nei confronti dei cani ivi accolti, i quali non possono essere vittima di incuria e negligenza da parte di chi invece dovrebbe garantirne il benessere. A ciò aggiungasi che a fronte di 71 cani, solo su 10 risultava essere stata praticata la sterilizzazione –:
   se e come il Ministro interrogato intenda intervenire in ragione di quella che appare all'interrogante di una situazione chiara ed aperta di non conformità alla normativa vigente, anche alla luce del rischio che in canile avvengano accoppiamenti e relative nuove nascite;
   se, in considerazione dei cospicui finanziamenti pubblici erogati a struttura come quella sopra richiamate, il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non intenda promuovere una verifica in modo puntuale sull'impiego degli stessi, nel rispetto della normativa vigente e del benessere degli animali;
   se, il Ministro interrogato, in ragione di quello che appare all'interrogante un ennesimo caso di mala gestio e di maltrattamento animale, non intenda porre la dovuta attenzione ad un fenomeno che, come dovrebbe essere noto, coinvolge inevitabilmente anche la malavita organizzata che lucra sui fondi pubblici e sulla pelle degli animali, esseri senzienti e portatori di diritti, come prevede la normativa vigente. (4-16620)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:


   RICCIATTI, FERRARA, MELILLA, PIRAS, QUARANTA, SANNICANDRO, NICCHI, DURANTI, FRANCO BORDO e MARTELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   gli effetti del sisma e delle condizioni climatiche estreme che hanno colpito il centro Italia a partire dall'agosto del 2016, sono purtroppo destinati a protrarsi molto a lungo nel tempo e comporteranno, nelle zone del cratere forti ripercussioni sull'economia della zona, con una prevedibile e significativa caduta del prodotto interno lordo, e con il rischio di entrata in povertà per migliaia di famiglie;
   secondo quanto evidenziano le associazioni di categoria, la struttura produttiva dell'area del cratere e le esperienze verificate in altre realtà inducono a individuare tra i settori più esposti (anche in ragione della loro incidenza) l'agricoltura, l'artigianato e le attività artistiche, il commercio, il turismo, tutte attività fondamentali e necessarie per il riavvio dell'economia locale verso la normalità;
   come segnala anche il recentissimo rapporto OCSE « The Next Production Revolution: Implications for Governments and Business» la nuova rivoluzione industriale avverrà attraverso l'utilizzo delle tecnologie che spaziano da un'ampia gamma di sistemi digitali (stampa 3D, Internet of Things, robotica avanzata, e altro), a nuovi materiali («bio» o «nano») e processi (produzione guidata dai dati, intelligenza artificiale, biologia di sintesi) –:
   quali iniziative urgenti, anche a carattere normativo, il Ministro interrogato intenda avviare al fine di potenziare il Piano Industria 4.0 all'interno del sistema produttivo e industriale delle zone del cratere sismico e, più in generale, delle regioni Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. (5-11380)


   GALGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'azienda Antonio Merloni Spa è dal 2008 in amministrazione straordinaria: la crisi ha coinvolto circa 3.000 dipendenti e 73 comuni di Marche e Umbria;
   nel 2012 l'imprenditore Giovanni Porcarelli ha fondato la J.P. Industries Spa rilevando dalla procedura di amministrazione straordinaria i complessi aziendali della ex Antonio Merloni Spa. In base a quanto previsto dall'accordo di programma per la reindustrializzazione delle aree umbro-marchigiane colpite dalla crisi sono stati stanziati 26 milioni di euro a disposizione delle due regioni;
   il 16 febbraio 2017 si è svolto presso il Ministero dello sviluppo economico un nuovo incontro tra J.P. Industries Spa, le banche e le istituzioni per la presentazione del piano industriale al termine del quale gli istituti di credito, come sostenuto dal Governo in risposta all'ultima interrogazione presentata dall'interrogante, avrebbero chiesto alla proprietà di adeguarlo al piano finanziario. Da qui l'attesa per l'indizione di un nuovo vertice al Ministero dello sviluppo economico per la presentazione del documento modificato;
   inoltre, delle risorse stanziate per l'accordo di programma ci sarebbero ancora 9 milioni di euro riservati al progetto J.P. Industries Spa che restano da impiegare; per fare in modo che fossero riservati a progetti per la ricollocazione dei lavoratori ex Merloni nell'area dei preesistenti siti produttivi – come risposto dal Governo alla citata interrogazione – si sarebbe dovuto convocare un incontro con i rappresentanti delle regioni Umbria e Marche che, ad oggi, non risulta ancora essere avvenuto;
   nel frattempo i lavoratori della J.P. Industries Spa e i sindacati sono tornati a chiedere interventi urgenti visto l'ammontare dei fondi stanziati per risolvere una vertenza che è lontanissima dall'essere conclusa e, soprattutto, vista l'imminente scadenza, a settembre 2017, del termine ultimo per la cassa integrazione;
   dalla soluzione di tale vertenza dipende il futuro di tutto il territorio in cui insistono gli stabilimenti della J.P. Industries Spa e della ex Merloni, nonché della fascia appenninica duramente penalizzata dalla chiusura dell'azienda e dalla crisi economica degli ultimi anni –:
   se la J.P. Industries Spa, abbia presentato al Ministero dello sviluppo economico, alle istituzioni e alle banche il piano industriale modificato secondo le indicazioni degli istituti di credito, quali siano le misure in esso inserite per il rilancio dell'azienda, e se sia stato convocato l'incontro con i rappresentanti delle regioni per destinare i 9 milioni di euro rimanenti ai progetti di ricollocazione dei lavoratori ex Merloni. (5-11381)


   CRIPPA, VALLASCAS, DA VILLA, FANTINATI, DELLA VALLE e CANCELLERI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   con la delibera 237 del 13 aprile 2017 l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico ha dato avvio a un procedimento per il riconoscimento dei costi sostenuti dalle imprese distributrici di energia elettrica e di gas naturale per il cambio del marchio e delle relative politiche di comunicazione (debranding);
   l'obbligo di separare i marchi utilizzati dal distributore e dal venditore in un gruppo verticalmente integrato, sancito dalle direttive europee 72 e 73 e dagli articoli 23, comma 3, e 38, comma 2 del decreto legislativo n. 93 del 2011, ha come obiettivo quello di evitare che sia alterata la concorrenza all'interno del mercato a causa della confusione generata nei clienti finali che, da un lato, sono obbligati ad avere rapporti con i distributori e, dall'altro, possono scegliere un qualsiasi venditore nel mercato «libero»;
   l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico ha il potere di vigilare sul rispetto delle disposizioni, ma non l'obbligo di prevedere espressamente un ristoro economico per l'assolvimento di tali obblighi, oggetto anche di un ricorso amministrativo da parte di uno dei soggetti obbligati;
   nonostante ciò, l'Autorità ha manifestato l'intenzione di coprire i costi per la separazione del marchio, a condizione che a detti maggiori costi sia garantita un'adeguata evidenza contabile;
   ciò sembrerebbe un'interpretazione estensiva dell'articolo 2, comma 12, lettera e) della legge n. 481 del 1995 che attribuisce all'Autorità la possibilità di stabilire e aggiornare, in relazione all'andamento del mercato, la tariffa base, i parametri e gli altri elementi di riferimento per determinare le tariffe, inclusi i mutamenti del quadro normativo;
   a notizia dell'interrogante, le imprese distributrici, nelle attività di comunicazione e sui siti internet rimarcavano comunque l'appartenenza al gruppo di riferimento e che nulla fosse realmente cambiato nei rapporti con i consumatori;
   tale interpretazione sembrerebbe poi rafforzata dalla recente istruttoria avviata dall'Antitrust nei confronti delle tre principali operatori integrati nella distribuzione e vendita di energia elettrica in Italia –:
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per favorire una reale concorrenza nei mercati dell'energia evitando che, al contrario, vi siano maggiori costi a carico degli utenti finali per iniziative poco efficaci. (5-11382)


   BENAMATI e SENALDI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   nella giornata del 2 maggio 2017 si è tenuto a Roma l'incontro annuale relativo alla Divisione Velivoli di Leonardo durante il quale sono stati presentati i risultati 2016 e le prospettive industriali ed occupazionali 2017;
   dal rapporto si evince che i carichi di lavoro della divisione evidenziano tra 2016 e 2017 una riduzione dei volumi di prodotto da sviluppare per effetto del mancato conseguimento di alcune iniziative commerciali solo parzialmente compensate dal riavvio produttivo del sito di Venezia in corso (proseguimento programma AWACS e avvio del nuovo contratto Heavy Maintenance C-130J);
   in particolare, per lo stabilimento di Venegono i carichi di lavoro evidenziano tra 2016 e 2017 una riduzione dei volumi di prodotto per il mancato consolidamento delle iniziative commerciali. Ciò ha determinato per l'anno 2017 una significativa riduzione dei carichi di lavoro dello stabilimento. La necessità di garantire il mantenimento della capacità industriale e della competitività del sito è stata soddisfatta attraverso azioni gestionali specifiche condivise con l'accordo sindacale siglato nello scorso mese di aprile per evitare il licenziamento di 193 lavoratori interinali a causa di un calo della produzione dovuto alle incertezze del mercato; inoltre, a supporto delle consegne dell'anno C27J in particolare per il cliente Slovacchia, è previsto un prestito di 20 risorse – con skill montatore strutturista – da inserire in linea finale a Caselle a partire dal mese di maggio 2017 e, a supporto dei carichi dello stabilimento divisione elicotteri Vergiate, un prestito di 20 risorse a partire da metà maggio 2017. Per entrambe le iniziative, in relazione alla verifica dei carichi dello stabilimento di Venegono, si è definito un punto di verifica ad inizio ottobre 2017;
   anche gli altri stabilimenti della regione Lombardia lamentano la riduzione dei carichi di lavoro e lo spostamento di maestranze verso altri stabilimenti;
   il mercato del settore è caratterizzato da gare internazionali che risentono di dinamiche politico-economiche molto complesse per le quali si rende necessario un intervento per rafforzare la presenza ed il peso dell'Italia –:
   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per rafforzare, garantire e valorizzare le prospettive produttive e occupazionali nel settore. (5-11383)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   a dicembre 2016 il Gruppo Novelli srl, 500 dipendenti di cui 300 in Umbria, è stato ceduto forzatamente dal consiglio di amministrazione in accordo con il Ministero dello sviluppo economico, con un atto di straordinaria amministrazione al gruppo IGreco al prezzo simbolico di un euro;
   le organizzazioni sindacali, avute le garanzie circa il passaggio di tutti i dipendenti di Novelli e partecipate alla Alimentitaliani srl, società acquirente di IGreco, con gli stessi contratti, si sono espresse a favore;
   il 13 febbraio 2017, durante il primo incontro al Ministero dello sviluppo economico, dopo l'annuncio della famiglia Greco di voler procedere ad un taglio del costo del lavoro per 4,8 milioni di euro e all'esternalizzazione dei servizi amministrativi e impiegatizi, i sindacati hanno indetto lo stato di agitazione dei lavoratori della ex Novelli per avviare un confronto di merito e studiare soluzioni alternative;
   a seguito di scioperi, manifestazioni, sit-in di protesta da parte dei lavoratori e dopo una lunga mediazione da parte del Ministero dello sviluppo economico, a fine marzo 2017 è stata sottoscritta una bozza di accordo con la nuova proprietà nella quale si prevedono investimenti per 17.200.000 euro sui siti di allevamento di Boscaccio, Le Lame, Builano e Valle Cupa da effettuare tra la fine del 2017 e il 2019; ulteriori 8.230.000 euro verranno impiegati per la ristrutturazione delle linee di panificazione del sito di Amelia da mettere in atto in 24-36 mesi e 5.050.000 euro per quelle di Cisterna di Latina, da attuare dopo 24 mesi dal termine degli interventi su Amelia e da ultimare nei 24 mesi successivi, per un totale di 13.280.000 euro;
   nell'accordo sottoscritto al Ministero dello sviluppo economico, quindi, il gruppo IGreco si impegna a portare a termine, nell'arco di un triennio, investimenti per oltre 30 milioni di euro sui siti della ex Novelli al fine di rilanciarne l'attività sia nel settore della produzione delle uova sia in quello della panificazione, nonché si impegna sulla reintroduzione del pet food nel sito di Terni e su accordi con la grande distribuzione organizzata e i fast food per la distribuzione di prodotti surgelati;
   sempre nella bozza siglata al Ministero dello sviluppo economico, la nuova proprietà ufficializza un taglio ai livelli occupazionali per 79 unità, da mitigare impiegando gli ammortizzatori per i siti ternani compresi nell'area di crisi, e un incentivo all'esodo per gli esuberi a Cisterna di Latina e Spoleto (Fattorie Novelli). La cassa integrazione straordinaria per l'aria di crisi complessa, della durata di 12 mesi, riguarda anche gli esuberi registrati tra i dipendenti di Alimentitaliani degli altri siti che saranno assorbiti presso la sede di Terni. L'intesa prevede, inoltre, un impegno per l'utilizzo di ammortizzatori, qualora necessari, per il sito di Muggiò e un apposito tavolo di confronto in sede di regione Lombardia;
   tale accordo è stato sottoposto a referendum dai lavoratori ed approvato il 27 aprile 2017, seppur con una spaccatura a metà degli occupati nei vari siti della ex Novelli, con 106 voti favorevoli, 93 contrari e 19 astensioni;
   il gruppo Novelli fa parte della storia del made in Italy e ha un peso determinante nell'economia locale umbra, già penalizzata fortemente dalla crisi economica, garantendo lavoro anche all'indotto che ruota intorno alla produzione. Da qui la necessità di monitorare con continuità l'applicazione delle misure previste dall'accordo per il rilancio del marchio e l'effettiva copertura degli investimenti –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in atto per monitorare il rispetto degli impegni assunti dalla nuova proprietà del gruppo Novelli, soprattutto alla luce delle misuri previste per ridurre il costo del lavoro. (5-11363)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Damiano e altri n. 7-01252, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 maggio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Paola Boldrini.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Berretta n. 2-01597, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 gennaio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Burtone.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Piazzoni e altri n. 5-11286, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Tentori;

  l'interrogazione a risposta scritta Busto n. 4-16565, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 maggio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mantero;

  l'interrogazione a risposta immediata in Commissione Dieni e altri n. 5-11359, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 maggio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato D'Ambrosio;

  l'interrogazione a risposta immediata in Commissione Dambruoso e Mucci n. 5-11360, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 maggio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Catalano.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Busto n. 4-16565, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 795 del 12 maggio 2017.

   BUSTO e MANTERO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   AMP Capital, una delle più grandi società di investimenti australiane, ha pubblicato un report «Gli allevamenti intensivi ci fanno ammalare ?» teso ad avvertire sull'emergenza sanitaria legata all'antibiotico-resistenza, stimata intorno 15 morti al giorno solo in Italia (7 mila all'anno), 700 mila morti nel mondo nel 2016, 10 milioni di morti entro il 2050;
   una relazione del 2016 commissionata dal Governo britannico Review on Antimicrobial Resistance, riportata dal report di AMP Capital ha stimato che l'impatto economico della resistenza agli antibiotici provocherebbe una riduzione dal 2 per cento al 3,5 per cento del prodotto interno lordo mondiale entro il 2050: circa 100 trilioni di dollari USA;
   secondo molti studi all'origine di questa emergenza ci sarebbe principalmente l'utilizzo spropositato di antibiotici negli allevamenti intensivi che da soli consumano oltre il 70 per cento degli antibiotici prodotti nel mondo;
   negli ultimi 50 anni la produzione globale di carne è quasi quadruplicata, passando dagli 80 milioni tonnellate del 1964 ai 318 milioni di tonnellate nel 2014 e tale aumento è dovuto allo sviluppo del sistema di allevamento intensivo;
   le pessime condizioni igieniche e sanitarie degli allevamenti intensivi, il sovraffollamento dei luoghi, le escoriazioni e le infezioni dilaganti tra il bestiame e l'alto livello di stress si traducono in un calo delle difese immunitarie degli animali negli allevamenti e ad un aumento delle dosi di antibiotici utilizzati, speso, a scopo puramente preventivo;
   molti studi scientifici tra cui l'Organizzazione mondiale della sanità parlano su di una vera e propria emergenza sanitaria globale, una nuova pandemia, definita pericolosa al pari dell'Aids e dell'ebola nonché del rischio di un'era post-antibiotica;
   molte aziende, quali la Coop, hanno scelto di contrastare l'antibiotico resistenza. Attraverso la campagna «Alleviamo la salute» tale azienda mira ad «antibiotici-zero» in oltre 1600 allevamenti italiani. Sulla stessa linea colossi come McDonalds e Subway negli Stati Uniti hanno annunciato recentemente l'addio al pollo nutrito con antibiotici;
   alcuni Paesi del nord Europa quali Danimarca, Svezia, Finlandia, Islanda e Norvegia hanno scelto di introdurre restrizioni e controlli all'interno degli allevamenti intensivi. Inoltre, l'Olanda in soli 5 anni ha ridotto del 70 per cento l'uso degli antibiotici negli allevamenti e, ad oggi, è una delle nazioni al mondo con il più basso indice di infezioni antibiotico resistenti;
   diversi atti politici si sono rivolti su questo argomento, tra cui tra cui la mozione a prima firma Mantero, già approvata alla Camera, tesa ad impegnare il Governo ad adottare varie iniziative per prevenire lo sviluppo e la trasmissione delle malattie all'interno degli allevamenti e per incentivare sistemi di allevamento estensivo e allevamenti con metodi biologici, che garantiscano maggior rispetto del comportamento e del benessere animale, nonché una minore incidenza delle infezioni;
   l'Unione europea ha bandito l'uso di antibiotici al fine di stimolare la crescita degli animali da allevamento sin dal 2006 –:
   di quali dati disponga il Ministro interrogato relativamente alla tendenza nell'uso di antibiotici, alla frequenza di isolamento di batteri resistenti negli allevamenti, nonché alla mortalità umana dovuta all'antibiotico-resistenza;
   quali siano i cambiamenti intervenuti a fronte del divieto dell'uso di antibiotici per stimolare la crescita degli animali all'interno degli allevamenti e quali le iniziative predisposte dal Ministero della salute dal 2006 ad oggi sul controllo e sulla regolamentazione dell'uso degli antibiotici all'interno degli allevamenti intensivi, con particolare attenzione al piano d'azione nazionale che dovrebbe essere presentato entro il mese di giugno;
   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative per incentivare un diverso sistema di allevamento, più rispettoso del benessere degli animali ed in grado di mantenere standard di qualità elevati nella produzione di carne ed altri derivati animali. (4-16565)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interrogazione a risposta scritta Labriola n. 4-16044 del 24 marzo 2017;
   interrogazione a risposta in Commissione Nicchi n. 5-11231 del 27 aprile 2017;
   interrogazione a risposta in Commissione Turco n. 5-11239 del 27 aprile 2017;
   interrogazione a risposta in Commissione Capozzolo n. 5-11303 dell'8 maggio 2017.