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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 27 marzo 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    l'intelligenza artificiale (AI – Artificial Intelligence) crea continuamente nuovi mercati digitali che, a loro volta, possono liberare livelli di creatività, genio e produttività, con un impatto positivo sulla società. In questo modo si potrebbe raddoppiare il tasso di crescita delle economie sviluppate e aumentare la produttività del lavoro con incrementi fino al 40 per cento;
    ciò richiede però un'ampia riflessione sul modo di produrre, rafforzando i ruoli e competenze delle persone che guidano i processi di crescita e di sviluppo;
    sono già in atto nei prossimi tre anni investimenti significativi in tecnologie di intelligenza artificiale e il 31 per cento degli esperti impegnati nelle aziende a più elevato tasso di sviluppo dichiarano che la loro azienda sta pianificando il modo di utilizzare estensivamente gli studi sul comportamento dell'uomo per guidare lo sviluppo di nuove forme di customer experience entro lo stesso periodo;
    un numero elevato di imprenditori giovani e tecnologicamente evoluti prevedono di aumentare il ricorso, nella propria organizzazione, a freelance indipendenti entro il prossimo anno, per acquistare nuove competenze e maturare una nuova vision organizzativa per la propria azienda;
    cresce continuamente l'impatto del digitale nell'ambito delle diverse professioni e poco più del 50 per cento dei soggetti recentemente intervistati da Accenture (2015) pensa di rimanere nello stesso posto di lavoro per non più di cinque anni, mentre il 67 per cento vuole provare a lavorare autonomamente in futuro, proprio grazie alle nuove potenzialità offerte dalle nuove tecnologie robotiche;
    lo sviluppo delle nuove tecnologie si sta estendendo a macchia d'olio nei campi più diversi: dalla formazione alla domotica, dalla medicina, alla difesa; dai progetti nel campo dell'automazione industriale ai settori di trasporto sia in campo aerospaziale, che automotive/meccatronico; dai servizi alle persone all'utilizzo di robot di nuova generazione che è sempre più diffuso in ambito medico-chirurgico;
    ma mentre la tecnologia propone soluzioni sempre più innovative, i legislatori non riescono a stare al passo con i tempi. Non è sempre facile distinguere i livelli di responsabilità, ad esempio, se un braccio robotico va in tilt in sala operatoria, durante un intervento chirurgico;
    robotica ed intelligenza artificiale applicati alla teleriabilitazione hanno contribuito alla nascita dell'area della neuro-robotica, con lo sviluppo di piattaforme robotiche indispensabili per la ricerca di base in neuroscienze, di sistemi meccatronici per la diagnosi precoce di disturbi del neurosviluppo e di sistemi robotici indossabili ispirati al concetto innovativo di «structural embodied intelligence»;
    tra le questioni affrontate dalla commissione giuridica, istituita a livello della Commissione europea proprio su queste tematiche, i problemi tecno-scientifici mostrano importanti risvolti legali, ma anche etici, sociali ed economici; occorre definire non solo un sistema di registrazione di robot avanzati, ma anche un codice etico-deontologico per gli ingegneri robotici, un codice per i comitati etici di ricerca per il loro lavoro di revisione dei protocolli di robotica e nuovi modelli di licenze per progettisti e utenti;
    diventa sempre più urgente raggiungere livelli adeguati allo sviluppo tecnico-scientifico anche nel campo della formazione: studiare e applicare la robotica educativa non è importante soltanto per imparare a costruire o ad usare i robot, ma anche per imparare un metodo di ragionamento e sperimentazione, promuovendo attitudini creative negli studenti, compresa la loro capacità di comunicazione, cooperazione e lavoro di gruppo;
    nel 2015, la crescita della vendita dei robot si è raddoppiata rispetto alla media degli anni precedenti e i brevetti per le tecnologie robotiche si sono triplicate nell'ultimo decennio;
    l'Italia ha, nel campo della robotica, un ruolo di leadership in termini di ricerca, innovazione e produzione: è infatti il secondo Paese in Europa e il sesto al mondo come produttore di robot industriali;
    i Paesi più avanzati dell'Italia in questo campo, come ad esempio gli Stati Uniti d'America, la Gran Bretagna, il Giappone, Cina e Corea del Sud, in una certa misura, hanno già introdotto normative specifiche in materia di robotica e di intelligenza artificiale, o stanno innescando possibili cambiamenti legislativi per tenere conto delle applicazioni emergenti dall'uso di tali tecnologie;
    entro il 2020 si prevede che il mercato mondiale avrà un valore di oltre 150 miliardi di dollari, con una collocazione prevalente in Asia, soprattutto in Cina, dove l'impiego della robotica ha già superato l'intera Europa;
    lo sviluppo e la crescita del settore della robotica e delle intelligenze artificiali avrà effetti dirompenti dal punto di vista dell'organizzazione del lavoro, con importanti conseguenze sull'occupazione, ma anche sullo stile di vita delle persone, e molti analisti sottolineano che si stanno vivendo gli albori di una quarta rivoluzione industriale: la cosiddetta Industria 4.0,

impegna il Governo:

1) a favorire un approccio integrato tra i diversi Ministeri: dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca al Ministero dello sviluppo economico, dalla salute ai trasporti e alle infrastrutture, dalla difesa alla pubblica amministrazione, dall'economia al lavoro, per facilitare lo sviluppo della robotica, dell'intelligenza artificiale e della sicurezza informatica, secondo un modello di ricerca traslazionale, che permetta di superare quelle barriere e quegli steccati di tipo culturale che circoscrivono aree chiuse e non comunicanti tra di loro;
2) a promuovere attività di formazione, ricerca e sviluppo nelle scuole con riguardo a robotica e intelligenza artificiale, a cominciare dai primi livelli scolastici e con particolare attenzione alle problematiche della disabilità;
3) ad assumere iniziative per sviluppare nelle università e nei centri di ricerca italiani tecnologie ad alto livello di complessità, incoraggiando i giovani a trasformare in brevetti molte delle loro intuizioni, investendo soprattutto nei giovani ricercatori con opportuni incentivi che favoriscano il loro inserimento nei settori strategici del Paese;
4) a sostenerne le applicazioni delle nuove tecnologie alla produzione industriale e ai servizi civili, anche favorendo la nascita di start up innovative, che promuovano lo sviluppo complessivo delle aziende e favoriscano processi di cambiamento organizzativo a servizio dei cittadini;
5) ad approfondire i problemi relativi al tema della cyber-security e della rilevanza etica e dell'impatto che tali tecnologie avranno sulla società e sul mondo del lavoro, investendo energie significative nella formazione e nella riqualificazione professionale di soggetti che altrimenti resterebbero tagliati fuori da questo settore produttivo;
6) ad analizzare soluzioni alternative e innovative di welfare in merito agli effetti che lo sviluppo della robotica e dell'intelligenza artificiale avranno sulla domotica, consentendo ai soggetti più fragili di raggiungere un buon livello di autonomia personale e familiare attraverso soluzioni altamente innovative proprio per pazienti cronici e disabili, anziani, e altro;
7) a favorire a livello europeo proposte politiche che si traducano in una normativa capace di salvaguardare valori come: la dignità umana; la privacy, attraverso una corretta gestione dei dati personali; la sicurezza, evitando in ogni modo possibili manipolazioni; la non discriminazione, permettendo a tutti coloro che lo desiderano e ne hanno bisogno di accedere ai programmi che l'intelligenza artificiale consente di realizzare progressivamente; in altri termini contribuendo a creare una carta dei valori in robotica, di cui si parla da lungo tempo ma che non è ancora attiva.
(1-01558) «Binetti, Buttiglione, Cera, De Mita, Pisicchio».


   La Camera,
   premesso che:
    il progresso tecnologico ha favorito la crescita dell'automazione, della robotica e delle cosiddette intelligenze artificiali;
    le nuove tecnologie sono applicate sempre più profondamente e organicamente ai sistemi produttivi, logistici e organizzativi, nonché a quelli di trasporto, andando progressivamente a svilupparsi e radicarsi nell'ambito dei servizi diretti alla persona;
    all'innovazione in senso stretto consegue un impatto in termini rigorosamente sociali e occupazionali, i cui trend e le cui prospettive destano preoccupazioni che necessitano di attenzione, analisi e soluzioni;
    con la risoluzione del Parlamento europeo n. 51 del 16 febbraio 2017 recante raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica (2015/2103(INL)) si invita la Commissione europea ad avviare una fase di analisi e monitoraggio delle tendenze occupazionali, con particolare attenzione «alla creazione, alla dislocazione e alla perdita di posti di lavoro nei diversi campi/settori di qualifica, in modo da individuare i campi in cui vengono creati posti di lavoro e quelli in cui vengono persi a seguito dell'aumento dell'uso dei robot»;
    nella medesima risoluzione si richiede che la Commissione europea analizzi i diversi scenari possibili e le relative conseguenze sulla sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale degli Stati membri anche in funzione dello sviluppo e della diffusione della robotica e dell'intelligenza artificiale;
    secondo gli esperti, un rischio concreto sarebbe rappresentato dal fatto che l'innovazione tecnologica comporterà sempre più un costo sociale in termini di riduzione dell'occupazione, con particolare impatto in quei settori ad alta intensità di capitale umano, tale per cui oggi i lavoratori impiegati in tali settori e quanti sono in attesa di collocazione risultano subire l'innovazione tecnologica invece di affrontarla e guidarla. A questo aspetto si aggiunge una progressiva sperequazione nella redistribuzione della ricchezza prodotta dai sistemi ad elevato sviluppo tecnologico;
    secondo quanto rilevato nella relazione Delvaux, da cui la richiamata risoluzione, «l'importanza della flessibilità delle competenze e delle capacità sociali, creative e digitali nell'ambito dell'istruzione» è tale che «oltre alle conoscenze accademiche impartite a scuola» è ormai necessario realizzare in via sistemica e strutturale percorsi di «apprendimento permanente»;
    in tal senso, la formazione in servizio può costituire un valido strumento di politica del lavoro volto a mitigare l'impatto dello sviluppo delle Information and Communication Technologies (ICT) in termini di riduzione dell'occupazione. D'altro canto, va rilevato come gli investimenti pubblici in questa direzione sono stati sempre molto deboli e comunque poco valorizzati nella pianificazione strategica e nella programmazione delle politiche pubbliche;
    serve sottolineare, ad esempio, come non esistano ricerche valutative commissionate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali che abbiano valutato l'indice di redditività del capitale investito (ROI) nella formazione continua finanziata dai fondi strutturali e dai fondi interprofessionali gestiti dalle parti sociali;
    parimenti, le stesse attività di ricerca pubblica che sono state svolte in questa direzione stentano ad avere un seguito applicativo o operativo né vengono valorizzate, a dimostrazione dello scarso se non nullo interesse da parte del decisore pubblico;
    val la pena richiamare l'esperienza del Sistema informativo sulle professioni che da anni l'ex Isfol, oggi Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche (Inapp), sta implementando in partnership con l'Istat, integrando dati amministrativi e informazioni prodotti da una pluralità di istituzioni sui versanti dei settori di attività economica, del mercato del lavoro e dei sistemi professionali. Il sistema fornisce un panorama completo ed analitico di tutte le professioni esercitate nel nostro Paese, la loro consistenza occupazionale attuale e le tendenze a breve e medio termine del mercato professionale nonché, i trend di cambiamento delle loro competenze;
    a livello internazionale, diversi studi (a titolo esemplificativo si veda il rapporto Investing in the Care Economy) dimostrano come gli investimenti nel welfare, ovvero nelle infrastrutture sociali, oltre a innalzare il benessere generale della popolazione, genererebbe un incremento dell'occupazione, mitigando al contempo la flessione occupazionale indotta dal pervadere dell'automazione e della robotica. Tale aspetto, nel nostro Paese, risulta ancora poco esplorato dalla ricerca economica, laddove invece si necessiterebbe di ricerche sociali ed economiche capaci di «stimare» il ritorno in questa tipologia di investimenti;
    casi di studio, come quello della sperimentazione del reddito universale di base in atto in Finlandia su duemila cittadini, alcuni esperti del settore dell'innovazione tecnologica come il patron di Tesla, Elon Musk, e aziende che fanno dell'innovazione il proprio core business, come Google, promuovono l'idea, alla luce dell'impatto dello sviluppo tecnologico sull'occupazione, di disgiungere l'idea di fonte di sostentamento, ovvero di reddito, da quella di attività svolta, ovvero di lavoro. In questo solco, si sta sviluppando l'applicazione di un reddito di base non condizionato dallo status di attività. Si tratta di una misura di sostegno riconosciuta a tutti i cittadini maggiorenni indistintamente, senza alcun requisito particolare, predisposta nell'ottica di una revisione complessiva dei trattamenti assistenziali o sociali, che permane anche, in concomitanza con altre fonti di reddito, come quella da lavoro, proprio per garantire la completa autonomia e libertà dei cittadini dal «vincolo», in termini sociali ed economici, della ricerca e del mantenimento di un posto di lavoro, spesso accettato e difeso per necessità, oltre che per dovere, invece che per effettiva e autonoma scelta,

impegna il Governo:

1) a promuovere le opportune iniziative volte a informare e sensibilizzare i cittadini sull'evoluzione tecnologica applicata agli ambiti produttivi e ai servizi, nonché sulle nuove dinamiche e ricadute in termini socio-economici ad essa connesse, finalizzate a sviluppare maggiore consapevolezza nel Paese;

2) ad istituire un osservatorio nazionale, adeguatamente organizzato, in accordo con regioni e enti locali, per la rilevazione alla luce degli sviluppi della robotica e dell'intelligenza artificiale dei mutamenti dei sistemi economici e produttivi in termini di impatto sulle competenze delle figure professionali, al fine di:
   a) mappare adeguatamente quei «nuovi saperi» e adottare le conseguenti iniziative per sviluppare percorsi di formazione continua in modo da dotare chi già è occupato, così come chi è in attesa di collocazione, delle competenze necessarie – adeguate ai diversi livelli di specializzazione – per rispondere attivamente alle sfide dell'innovazione anziché subirle (fuoriuscita dal mercato);
   b) svolgere, in maniera sistematica, indagini specifiche, a livello territoriale, per profilare ciascuna realtà territoriale secondo le caratteristiche e dinamiche peculiari del tessuto economico locale;

3) ad assumere le opportune iniziative per dare concreta operatività al Sistema informativo sulle professioni, garantendone, nell'ambito del piano nazionale cui in premessa, i processi di manutenzione ed aggiornamento;

4) a promuovere lo sviluppo di un programma di formazione più specifico e tecnico all'interno delle scuole secondarie di secondo grado, delle università e dei centri di ricerca al fine di stimolare la nascita di nuove figure professionali e nuove imprese adeguate ad affrontare le sfide poste dalla quarta rivoluzione industriale, considerando gli impatti sul tessuto sociale che essa comporta;

5) ad assumere iniziative per potenziare le misure di incentivo alle imprese per l'assunzione di personale altamente qualificato e per l'impiego di strumenti fisici o digitali ad alto valore tecnologico al fine di realizzare prodotti innovativi;

6) a promuovere iniziative normative per favorire l'adeguamento degli strumenti contrattuali esistenti, rispetto all'impatto delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro, anche attraverso iniziative volte a rimodulare progressivamente l'orario di lavoro al fine di migliorare la conciliazione tra la giornata lavorativa e la vita familiare e sociale;

7) ad adottare le opportune iniziative per definire e sviluppare un programma di investimenti nella cura, nell'istruzione e nella salute pubblici (cosiddette infrastrutture sociali), al fine di rafforzare la rete sociale a beneficio dei cittadini, nonché migliorare e omogeneizzare gli standard minimi di vita anche grazie alla redistribuzione della ricchezza prodotta dai sistemi produttivi con elevato ricorso all'automazione e alla robotica;

8) ad assumere le iniziative necessarie per avviare, anche in conseguenza degli effetti dello sviluppo della robotica, un programma di sperimentazione di forme di reddito di base incondizionato, analogamente a quanto già in atto in Finlandia, come richiamato in premessa.
(1-01559) «Cominardi, Della Valle, Cecconi, Chimienti, Vallascas, Cancelleri, Ciprini, Crippa, Dall'Osso, Da Villa, Fantinati, Lombardi, Tripiedi, Caso».


   La Camera,
   premesso che:
    la Repubblica è composta dai comuni, dalle province, dalle città metropolitane, dalle regioni e dallo Stato (articolo 114 della Costituzione);
    le province sono titolari di funzioni amministrative (articoli 117 e 118 della Costituzione);
    le province hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa; le risorse derivanti da queste fonti consentono di finanziare integralmente le funzioni attribuite (articolo 119 della Costituzione);
    la legge n. 56 del 2014 (cosiddetta «legge Delrio»), recante «Disposi ioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni», non ha abolito le province, ma le ha trasformate in enti di secondo livello, governate da sindaci e amministratori comunali;
    infatti, l'articolo 1, della suddetta legge, al comma 85, dispone che le province, quali enti con funzioni di area vasta, mantengono l'esercizio delle seguenti funzioni fondamentali: a) pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonché tutela e valorizzazione dell'ambiente, per gli aspetti di competenza; b) pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, in coerenza con la programmazione regionale, nonché costruzione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale; c) programmazione provinciale della rete scolastica, nel rispetto della programmazione regionale; d) raccolta ed elaborazione di dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali; e) gestione dell'edilizia scolastica; f) controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale;
    la legge Delrio, del resto, era solo propedeutica all'eliminazione delle province dalla Carta costituzionale, alla loro trasformazione in «enti di area vasta», e all'assegnazione a comuni e regioni, e solo residualmente agli enti di area vasta e alle città metropolitane, secondo il principio di sussidiarietà, anche delle funzioni fondamentali che la legge Delrio aveva mantenuto in capo alle province;
    tale progetto complessivo di riordino delle funzioni statali si è interrotto a seguito dell'esito negativo del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, che ha avuto, fra le altre, la conseguenza di mantenere in capo alle province la loro autonomia istituzionale, finanziaria e organizzativa, in coerenza con il principio autonomistico sancito dall'articolo 5 della Costituzione, e tutte le competenze fondamentali;
    anche il trasferimento alle regioni delle competenze sottratte alle province dalla legge Delrio (caccia e pesca, acque, trasporto rifiuti oltre frontiera, autonomie, e altro) ha visto risultati del tutto difformi da regione a regione: in quelle virtuose il trasferimento è completato, ma in molte altre il trasferimento è ancora in corso, con la conseguenza che alcune province si devono ancora occupare di funzioni che non dovrebbero essere più di loro competenza, con conseguente aggravio di costi e di personale;
    senza aspettare la conclusione dell’iter della riforma costituzionale, e della conseguente eliminazione delle province, il Governo ha ritenuto, «in attesa della riforma costituzionale», di operare comunque tagli drastici ai bilanci provinciali;
    così, nella legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità per il 2015), ha operato all'articolo 1, comma 418, un taglio di 3 miliardi di euro complessivi a regime del tutto insostenibile per i bilanci, così attuato: un miliardo di euro nel 2015 (decreto-legge n. 78 del 2015, articolo 1, comma 10, e tabella 2), cui si aggiunge un miliardo di euro nel 2016 (decreto-legge n. 113 del 2016, articolo 8, comma 1-bis, e tabella 1) e un miliardo di euro nel 2017 (provvedimento attuativo ancora da definire);
    la manovra finanziaria nei confronti delle province non ha operato solo un taglio, ma un vero e proprio prelievo di risorse dai loro bilanci: a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo si tratta di un prelievo o incoerente, perché nega il principio di autonomia finanziaria degli enti sancito dall'articolo 119 della Costituzione, e di una sottrazione di risorse proprie (le entrate dai tributi locali) che avrebbero come destinazione secondo il dettato costituzionale, la copertura integrale delle funzioni attribuite;
    dal 2013 al 2017 alle province è stato imposto un taglio complessivo alle risorse pari a 5,2 miliardi di euro, che derivano dall'applicazione delle seguenti disposizioni: decreto-legge n. 201 del 2011 (taglio di 415 milioni di euro), decreto-legge n. 95 del 2012 (taglio di 1.250 milioni di euro), decreto-legge n. 66 del 2014 (taglio di 58 milioni di euro), legge n. 190 del 2014 (taglio 3.000 milioni di euro);
    conseguentemente, oggi vi è uno squilibrio nei bilanci delle province di circa 1.350 milioni di euro, che si ridurrà a circa 700 milioni a fronte dell'assegnazione di una quota pari a 650 milioni di euro del «Fondo da ripartire per il finanziamento di interventi a favore degli Enti territoriali», previsto all'articolo 1, comma 438, della legge n. 232 del 2016 (legge di bilancio per il 2017), a seguito dell'approvazione in data 23 febbraio 2017 in Conferenza unificata del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ex articolo 1, comma 439 di suddetta legge;
    il Governo ha operato come se le province fossero già svuotate delle loro funzioni fondamentali (trasporti, strade, rete scolastica, tutela ambientale, e altro), rimaste in realtà sotto la loro competenza, e i tagli di bilancio conseguenti a questa logica fanno sì che un intero comparto istituzionale costitutivo della Repubblica non sarà in grado né di approvare i bilanci, né di erogare i servizi: un'evenienza che non si è mai verificata nella storia del Paese;
    di conseguenza, si evidenziano, per esempio, profonde criticità ed emergenze sulla manutenzione degli edifici scolastici di competenza (oltre 5.000), a partire dalle più elementari regole di adeguamento alle norme antincendio (le cui scadenze vengono prorogate da oltre 20 anni) o all'acquisizione dei certificati di agibilità statico-sismica;
    anche la manutenzione dei circa 130.000 chilometri di strade provinciali subisce gli effetti della mancanza di fondi, considerando inoltre che, per la viabilità provinciale, è stata introdotta, con la normativa in materia di omicidio stradale, anche la responsabilità colposa a carico dei responsabili della manutenzione e costruzione delle strade, chiaramente indicata nella circolare del Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno 25 marzo 2016. Da ciò consegue il concreto pericolo di responsabilità non soltanto amministrativa, ma anche civile e penale, sia delle amministrazioni e sia, nel caso di responsabilità penali, dei funzionari e dirigenti addetti ai servizi;
    a tale proposito, occorre evidenziare che anche la Corte dei conti nella deliberazione n. 17 del 2015 della sezione delle autonomie, in cui si relaziona al Parlamento sul riordino delle province, nel richiamare l'attenzione sull'impatto delle misure conseguenti alla legge di stabilità n. 190 del 2014, le ritiene «suscettibili di generare forti tensioni sugli equilibri finanziari», ed afferma che «ancora più problematico si prefigura il taglio incrementale per il biennio 2016-2017, atteso che una volta riallocate le funzioni e le risorse a queste destinate, le Province si troveranno a dover conseguire i risparmi richiesti su aggregati di spesa più ristretti e soprattutto vincolati alle funzioni fondamentali»;
    il direttore centrale della finanza locale del Dipartimento degli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, dottor Giancarlo Verde, in una recentissima audizione svoltasi in data 16 febbraio 2017 presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale attesta che la riduzione delle risorse, che ammonta a circa 4,8 miliardi di euro dal 2008 al 2016, «ha condotto ad uno stato generale di disagio finanziario delle province che ha portato ad una difficoltà nell'attendere alle funzioni assegnate che si evidenzia con la flessione qualitativa e, talvolta, perfino l'assenza di importanti servizi. In alcuni casi, è stato inevitabile il ricorso alla procedura di dissesto finanziario, 4 casi da sempre ma solo 3 nell'ultimo quadriennio. Più significativo il ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale previsto dall'articolo 243-bis del TUOEL n. 267 del 2000, a cui sono ricorse nel quinquennio trascorso ben 14 province. Pertanto quasi il 20 per cento degli enti è ricorso a misure straordinarie, percentuale che spinge a riflettere sulla grave situazione che vivono tali enti locali»;
    i presidenti delle province, riuniti in assemblea generale alla presenza dei parlamentari della Repubblica nella giornata del 16 febbraio 2017, hanno denunciato a gran voce di trovarsi nella concreta impossibilità di erogare servizi fondamentali per la collettività, legati alle funzioni individuate dalla legge n. 56 del 2014 per province e città metropolitane;
    i presidenti delle province, nella medesima giornata, sono stati ricevuti dal Presidente della Repubblica, a cui hanno chiesto sostegno affinché il Governo agisca con tempestività e senza esitazioni e affronti e risolva le questioni di estrema emergenza che riguardano i territori, mettendo queste istituzioni nelle condizioni di garantire la sicurezza dei 130.000 chilometri di strade provinciali, delle 5.100 scuole superiori italiane in cui studiano 2.500.000 ragazzi, di realizzare gli interventi necessari a contrastare il dissesto idrogeologico;
    alcuni presidenti delle province si sono sentiti costretti, per la prima volta nella storia, a rivolgersi alla Procura della Repubblica con un esposto cautelativo, affinché si accerti di chi è la vera responsabilità di eventuali disservizi delle province,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative urgenti, anche normative, necessarie per garantire alle province italiane, enti costitutivi della Repubblica, di far fronte alle proprie funzioni istituzionali, e in particolare volte:
   a) ad individuare le risorse adeguate a copertura delle funzioni assegnate in base all'analisi reale dei fabbisogni standard, nel rispetto dell'articolo 119 della Costituzione;
   b) ad assegnare alle province almeno 250 milioni di euro aggiuntivi per l'esercizio delle funzioni fondamentali, necessari per garantire la sicurezza e i servizi adeguati ai cittadini;
   c) ad assegnare alle province almeno 300 milioni di euro del fondo Anas per la manutenzione straordinaria delle strade provinciali, così da aprire le opere necessarie per riportare in sicurezza questa rete viaria strategica;
   d) a lasciare nei bilanci delle province i risparmi dei costi della politica determinati dalla gratuità totale dei presidenti e dei consiglieri provinciali, considerato che, nelle province la politica ha costo zero, unico caso tra le istituzioni della Repubblica: questi risparmi devono essere messi a disposizione delle comunità locali;
   e) a ripristinare l'autonomia organizzativa degli enti, attraverso la soppressione del comma 420 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2014, con la possibilità di avere in organico quelle professionalità indispensabili per svolgere le funzioni che rimangono loro assegnate;
   f) a cancellare le sanzioni per le province che hanno mancato gli impegni del patto di stabilità 2016, in quanto lo «sforamento» è stato indotto dai tagli ai bilanci e dall'uso degli strumenti straordinari che il Governo ha obbligato ad usare pur di chiudere i bilanci;
   g) a consentire alle province in via straordinaria anche per il 2017 di utilizzare gli avanzi di amministrazione per assicurare gli equilibri dei bilanci;
   h) in una prospettiva temporale più lunga, a promuovere una revisione della legge n. 56 del 2014 per disegnare un ordinamento locale delle province stabile e coerente con la Costituzione, considerato che a tal fine è necessario:
   i) a consolidare le funzioni fondamentali previste dalla legge n. 56 del 2014, ampliare le funzioni amministrative territoriali e valorizzare con le funzioni di assistenza e di supporto ai Comuni, le stazioni uniche appaltanti e i servizi pubblici locali previsti dai commi 88 e 90 dell'articolo 1, in modo da fornire indirizzi chiari anche per il riordino della legislazione regionale;
   l) a semplificare la forma di governo degli enti, attraverso una revisione della disciplina relativa agli organi, alla loro durata, al sistema di elezione;
   m) a conferire una delega per la revisione del testo unico degli enti locali, per adeguarlo alle novità in materia di comuni, province e città metropolitane.
(1-01560) «Brunetta, Gelmini, Russo, Sisto, Fabrizio Di Stefano».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MUCCI, BARBANTI, ARTINI, SEGONI, RIZZETTO, PRODANI, TURCO, BALDASSARRE e BECHIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 17-bis del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, «Misure urgenti per la crescita del Paese», convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, individua, tra le finalità del capo IV-bis, lo sviluppo della mobilità sostenibile, attraverso la sperimentazione e diffusione di flotte pubbliche e private di veicoli a basse emissioni complessive, con particolare riguardo al contesto urbano, nonché l'acquisto di veicoli a trazione elettrica o ibrida;
   inoltre, l'articolo 17-septies del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, recante Misure urgenti per la crescita del Paese (Gazzetta Ufficiale n. 187 dell'11 agosto 2012 – Suppl. Ordinario n. 171) evidenzia come al fine di garantire in tutto il territorio nazionale i livelli minimi uniformi di accessibilità del servizio di ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica debba essere redatto un piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica che abbia ad oggetto la realizzazione di reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica nonché interventi di recupero del patrimonio edilizio finalizzati allo sviluppo delle medesime reti;
   in particolare, l'articolo 17-octies del decreto-legge n. 83 del 2012, ai fini della promozione della ricerca tecnologica, ha attivato un'apposita linea di finanziamento, a valere sulle risorse del fondo rotativo di cui all'articolo 1, comma 354, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, dei programmi di ricerca finalizzati:
    a) alla progettazione dei dati e dei sistemi interconnessi necessari per supportare le reti locali delle stazioni di ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica collegati alle reti di distribuzione dell'energia elettrica;
    b) la pianificazione delle modifiche di progettazione necessarie per garantire un'efficace gestione e funzionamento delle reti di distribuzione dell'energia elettrica;
    c) alla valutazione delle problematiche esistenti e dei probabili sviluppi futuri relativi agli aspetti normativi e commerciali delle reti infrastrutturali;
    d) alla realizzazione di un'unità di bordo che comunica con la stazione di ricarica, volta a ricaricare la batteria automaticamente a un prezzo conveniente quando la rete di distribuzione dell'energia elettrica non è sovraccarica;
    e) allo sviluppo di soluzioni per l'integrazione e l'interoperabilità tra dati e sistemi a supporto delle stazioni di ricarica e relative unità di bordo, di cui alle lettere da a) a d), con analoghe piattaforme di informazione sulla mobilità, per la gestione del traffico in ambito urbano;
    f) alla ricerca sulle batterie ricaricabili;
   la crisi energetica ed economica, il crescente inquinamento acustico e ambientale necessitano di soluzioni perseguibili attraverso una maggiore offerta del trasporto pubblico, il maggior riciclo possibile e l'utilizzo di veicoli a basse emissioni complessive –:
   se il Governo, intenda fornire chiarimenti circa lo stato di attuazione del piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica;
   se sia stata effettivamente attivata la linea di finanziamento prevista dall'articolo 17-octies del decreto-legge n. 83 del 2012. (3-02909)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI BATTISTA, MICILLO, SCAGLIUSI, L'ABBATE, SIBILIA, CIPRINI, DI VITA e PETRAROLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1, comma 353 della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019) ha riconosciuto, a decorrere dal 12 gennaio 2017, «un premio alla nascita o all'adozione di minore dell'importo di 800 euro. Il premio, che non concorre alla formazione del reddito complessivo di cui all'articolo 8 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, è corrisposto dall'INPS in unica soluzione, su domanda della futura madre, al compimento del settimo mese di gravidanza o all'atto dell'adozione»;
   i fondi stanziati nella legge di bilancio per la misura sono pari a 600 milioni di euro per il 2017, che dovrebbero garantire il bonus di 800 euro a 750 mila famiglie;
   con la circolare 61/17 dell'Inps, in persona del direttore generale Gabriella Di Michele, del 16 marzo 2017 l'Istituto ha chiarito come si tratti di un premio di 800 euro che, dal 1o gennaio dell'anno in corso, viene riconosciuto, per il 2017, alla nascita o all'adozione di minore, scollegato da qualsiasi requisito reddituale;
   da recenti articoli di stampa, l'interrogante ha potuto apprendere come non sia attualmente possibile accedere al predetto premio alla natalità che sembrerebbe ancora non essere garantito agli aventi diritto;
   da un articolo de La Repubblica, a firma Filippo Santelli, emergerebbe come gli operatori telefonici dell'Inps abbiano addirittura affermato di non tenere conto del predetto bonus («Lei faccia conto che il bonus non ci sia»);
   inoltre, emergerebbe che, dal sito dell'Inps ancora, non sarebbe possibile neppure scaricare la domanda al fine di potere accedere a tale misura di sostegno della natalità;
   la ragione del ritardo, secondo l'Inps, sarebbe da individuare nella mancanza di dettaglio con cui è stata scritta la misura, tanto che, già a inizio gennaio, il presidente Tito Boeri aveva scritto al Ministro Costa chiedendo di precisare i criteri per accedere al bonus;
   nello specifico, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 gennaio 2017 (Delega di funzioni al Ministro senza portafoglio onorevole avv. Enrico COSTA, Gazzetta Ufficiale n. 33 del 9 febbraio 2017) «a decorrere dal 12 dicembre 2016 al Ministro senza portafoglio on. dott. Enrico Costa, sono delegate le funzioni del Presidente del Consiglio dei ministri in materia di affari regionali e autonomie nonché in materia di politiche della famiglia» (articolo 1) –:
   a cosa siano imputabili i ritardi nell'adozione delle procedure burocratico-amministrative per poter accedere al bonus di cui all'articolo 1, comma 353, della legge 11 dicembre 2016, n. 232;
   quali siano le tempistiche necessarie alla pubblicazione delle istruzioni per la presentazione delle domande e le relative modalità di accesso alla predetta misura;
   se tale misura di sostegno alla natalità verrà integralmente garantita agli aventi diritto senza alcun pregiudizio per gli aventi diritto dal 1o gennaio 2017;
   quali iniziative di propria competenza i Ministri interrogati intendano adottare al fine di garantire che, la misura di cui al presente atto di sindacato ispettivo, venga nel più breve tempo possibile erogato agli aventi diritto. (4-16054)


   GIANLUCA PINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   un alone di opacità aleggia in questi giorni sulle elezioni per il rinnovo dei presidenti delle federazioni sportive, in vista delle elezioni del Coni previste per il prossimo 11 maggio 2017;
   una delle posizioni più equivoche riguarda Giuseppe Leoni, presidente dell'Aero-Club, dichiarato interdetto dai pubblici uffici;
   secondo quanto comunicato dall'agenzia specializzata Avionews, l'Anac, su richiesta proprio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con delibera del 1o marzo scorso ha espresso un parere sulla base del quale è stata disposta la sospensione del Presidente per 18 mesi un'applicazione del codice di comportamento sportivo del Coni (articolo 11);
   a parere dell'interrogante si tratta di una fattispecie in cui avrebbe potuto trovare applicazione anche la cosiddetta «legge Severino», di cui al decreto legislativo n. 235 del 2012, e dunque la previsione della decadenza dall'incarico –:
   per quali motivi si sia proceduto alla sola sospensione e non invece alla decadenza, con applicazione in toto della cosiddetta legge Severino, e se intenda chiarire chi sia titolare del diritto di delega di rappresentanza dell'Aeroclub in occasione delle prossime elezioni del Coni.
(4-16058)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FALCONE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la crisi dello stabilimento Bemberg situato nel comune di Gozzano (NO) – che produceva filato poliammidico per tessuti-foderami – ha origine nel 2005 con la messa in liquidazione prima e l'ammissione all'amministrazione straordinaria poi;
   nell'aprile 2008 viene decisa l'assegnazione alla società «Pasell», leader nel settore dei componenti per elettrodomestici, allo scopo di rilanciare lo stabilimento ma nel marzo 2009 la Bemberg si ferma a causa della crisi economica, oltre che per gravi problemi di inquinamento da amianto dell'area, estesa per circa 400 mila metri quadrati, e per la conseguente necessità di bonifica del sito;
   attualmente l'area è gravemente inquinata da metalli pesanti, acidi ed amianto, al riguardo sono stati condotti tutti i necessari accertamenti e redatte dagli enti preposti le relazioni, la stima di spesa per la bonifica del solo amianto è di circa 17 milioni di euro;
   per questo motivo tutte le aste bandite nel corso degli anni per la vendita dello stabilimento sono andate deserte;
   nel 2010 il sito è stato inserito dalla regione Piemonte nel piano regionale per la bonifica delle aree inquinate ma ad oggi nessun intervento è stato posto in essere;
   la drammatica situazione in cui versa il sito e il conseguente grave pericolo sanitario che minaccia la popolazione sono stati oggetto lo scorso novembre di un servizio giornalistico di un'importante trasmissione televisiva nazionale e in seguito il sindaco del comune di Gozzano ha inviato una lettera al Ministro dell'ambiente per sollecitare un intervento;
   il Ministero dell'ambiente con nota protocollo 23207/STA del 5/12/2016 ha disposto un sopralluogo nell'area svolto, il giorno 3/02/2017, da Arpa Agenzia Regionale;
   dal verbale redatto da Arpa si rileva lo stato di abbandono dell'area, la presenza di elevate quantità di pericolosi inquinanti nonché di amianto, presente sia nelle aree esterne (tetti e tettoie), sia nei rivestimenti delle pareti perimetrali;
   a riprova della pericolosità del sito per la sanità pubblica è stata evidenziata da Arpa la necessità di procedere ad una valutazione, del sito, più approfondita utile a stabilire la presenza di amianto nei manufatti e lo stato di conservazione;
   è stata, inoltre, rilevata la necessità, in aggiunta ai monitoraggi e alle necessarie bonifiche già indicate da Arpa in passato, di svolgere dei prelievi di aria finalizzati alla ricerca di fibre di amianto aerodisperse –:
   quali iniziative, di competenza, intenda intraprendere il Ministro interrogato, al fine di garantire la bonifica dell'area in considerazione dell'evidente impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico. (5-10961)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   all'interrogante sono giunte segnalazioni, che trovano riscontro anche su fonti di stampa, relative all'operazione Monumentando presso il comune di Napoli;
   la gara è stata aggiudicata in via definitiva alla Uno Outdoor srl nel gennaio del 2014 e dopo pochi mesi i monumenti erano già consegnati per l'inizio delle opere, malgrado solo il 7 ottobre 2016 sia stato sottoscritto il contratto, come evidenziato anche dall'Anac con le sue contestazioni al comune di Napoli (pagina 5 del Provvedimento dell'Anac del 28 novembre 2016);
   secondo i bilanci del 2014 e del 2015 (quest'ultimo approvato al maggio 2016), risulta che la Uno Outdoor srl era partecipata al 70 per cento da tale Giuliano Annigliato ed al 30 per cento dalla società Monte dei Paschi di Siena Fiduciaria spa;
   a tal proposito, occorre rilevare che le società partecipate da altre società fiduciarie (cioè società che detengono quote in nome e per conto di terzi, che rimangono occulti) non possono partecipare a bandi o gare pubbliche, perché ciò avverrebbe in violazione delle regole di trasparenza;
   pochi giorni dopo la denuncia pubblica, il socio di maggioranza Giuliano Annigliato, come risulta dalle visure camerali, rilevò il 30 per cento di quote detenute dalla società fiduciaria, divenendo socio unico, creando – nel tentativo di rimediare ad una grave anomalia – una situazione ancora peggiore;
   appare davvero anomalo che i soci di minoranza di una società, assegnataria del bando di gara per importi milionari, abbiano immediatamente ceduto la loro partecipazione, così rinunziando ad ingentissimi profitti;
   rimane la necessità di verificare l'identità di eventuali soci occulti, la cui individuazione potrebbe aprire nuovi scenari sugli interessi sottesi al bando di gara;
   un'ulteriore anomalia consiste nel rilievo che Annigliato, all'atto della sottoscrizione del contratto avvenuta solo nel 2016, nelle premesse preliminari dichiarava che «l'assetto societario e gestionale all'attualità dell'impresa non ha subito mutamenti in ordine ai soggetti tenuti alle verifiche». Tuttavia, il socio di maggioranza, – nel caso di specie – aveva mutato il titolo di partecipazione, passando da socio di maggioranza a socio unico, per mezzo dell'acquisizione delle quote intestate alla società fiduciaria;
   si può ritenere che questa circostanza dovesse essere oggetto di evidenza, mentre invece è stata del tutto trascurata;
   a quanto risulta all'interrogante, il comune di Napoli non ha mai svolto alcun accertamento su tali anomalie;
   infatti, malgrado i monumenti siano stati consegnati alla Uno Outdoor srl nel 2014, ad oggi, solo alcuni di essi sarebbero stati completati, mentre per altri neppure è iniziata la progettazione del restauro;
   oltre gli accertamenti in corso da parte dell'Anac, è stato segnalato anche l'intervento della procura della Repubblica, sia per verificare la reale qualità dei restauri, ai quali numerose segnalazioni di enti ed associazioni attribuiscono maggiori danni, sia perché i monumenti in realtà sono stati utilizzati solo per le affissioni pubblicitarie, peraltro con modalità in contrasto con il bando di gara;
   inoltre, è di tutta evidenza come quanto illustrato stia fruttando ad un'impresa privata milioni di euro, mentre il comune di Napoli, in stato di pre-dissesto, non sta beneficiando neppure di una parte di tali ingenti guadagni –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo in merito alla vicenda sopra descritta, per verificare se la stessa non esponga i beni culturali di Napoli al rischio di un deterioramento causato dal cattivo restauro;
   se il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione non ritenga di doversi fare promotore di una iniziativa normativa finalizzata ad un inasprimento della normativa che non consenta il ripetersi di situazioni come quella illustrata in premessa. (4-16057)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   RONDINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   da notizie di stampa si apprende della vicenda che ha per protagonista l'Istituto di medicina aerospaziale di Milano: un dirigente di tale istituto ricopre lo stesso incarico per una struttura privata, in un reparto, quello di medicina aeronautica che di fatto, fa concorrenza diretta all'Istituto di cui sopra;
   i lavoratori hanno sollevato perplessità per il rischio di un notevole calo delle prestazioni sanitarie offerte dal centro e soprattutto un eventuale ridimensionamento della struttura da parte del Ministero della difesa;
   i dati riportano come l'Istituto sia una realtà di assoluta eccellenza e garanzia per quanto riguarda i controlli medici effettuati sui piloti civili e militari e su tutto il personale di volo: sono gli unici autorizzati ad effettuare la valutazione psicologica sui piloti, (post Germanwings), una realtà multidisciplinare;
   da qualche anno, le visite sono fortemente calate, sia per le normative cambiate, sia per la forte concorrenza privata. Fino a qualche anno fa l'Istituto si autofinanziava, grazie al considerevole numero di visite mediche che da 90/100 visite al giorno sono calate del 50 per cento –:
   se il Ministro interrogato, essendo a conoscenza della situazione, non intenda intervenire al fine di verificare se sussistano motivi di incompatibilità in merito alla figura di governo dell'Istituto di medicina aerospaziale di Milano, anche al fine di salvaguardare il lavoro e la continuità di 90 dipendenti tra civili e militari. (4-16055)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ARIENZO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la Guardia di finanza di Verona ha scoperto false cooperative del settore del facchinaggio che impiegavano in maniera irregolare diverse centinaia di lavoratori;
   le false cooperative venivano utilizzate anche per evadere il fisco e/o per operazioni contabili quali il ricorso a indennità di trasferta e a rimborsi fasulli per sottrarre a tassazione i redditi corrisposti ai dipendenti;
   come si legge dalla stampa, l'attività ispettiva ha interessato due società del settore del facchinaggio che operavano nella provincia di Verona che, tra il 2013 e il 2016, hanno evaso oltre otto milioni di euro tra imposte sui redditi, Iva, Irap e contributi previdenziali;
   per le indagini si sono rivelate importanti le segnalazioni per operazioni sospette, previste dal decreto legislativo numero 231 del 2007, in tema di prevenzione del riciclaggio. Infatti, in sette, diversi casi, gli istituti di credito e bancari hanno segnalato che i soggetti responsabili delle asserite società cooperative avevano effettuato ingenti e sospetti movimenti in contanti;
   si ritiene necessario conoscere le aziende che hanno avuto rapporti economici con le cooperative coinvolte nell'indagine. Infatti, a tutela della libera e leale concorrenza, si ritiene doveroso che si conoscano quelle aziende del territorio che usufruiscono di prestazioni di servizi a prezzi presumibilmente inferiori ai valori espressi di norma dal mercato;
   per quanto consta all'interrogante sembra che le cooperative interessate impiegassero lavoratori di origine extracomunitaria e, quindi, di fatto, in certe misure abbiano favorito, l'immigrazione irregolare;
   il Comitato territoriale di Legacoop Verona ha segnalato che, assieme a tanti cooperatori e ai presidenti di cooperative della provincia di Verona, da tempo stanno «mettendo in guardia dall'attività di alcune false cooperative presenti nel veronese»;
   il predetto Comitato ha anche denunciato «come tutto ciò generi una situazione notevolmente pesante sul territorio anche per l'intero sistema della cooperazione», in quanto «si tratta di imprese che lavorano sottocosto facendo concorrenza sleale e creando dumping sociale notevole. A tal punto che le cooperative, le vere e sane cooperative, rischiano invece di chiudere a causa delle infiltrazioni di imprese spurie che sul territorio, ad esempio, si aggiudicano appalti di servizi col massimo ribasso» –:
   di quali elementi disponga il Governo circa le criticità evidenziate in premessa, e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo. (4-16059)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMOLDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la situazione organica della Casa circondariale di Monza è sempre più critica paradossale e contradditoria;
   da un lato la denuncia sindacale, quasi quotidiana, della grave e cronica carenza di personale di Polizia penitenziaria in regione Lombardia – e quindi anche nell'istituto monzese – dall'altro il Provveditorato regionale per la Lombardia che rileva al Dipartimento Amministrazione penitenziaria, con nota 79664 del 2 novembre 2016, le gravi difficoltà in essere nel distretto lombardo appunto dovute alla gravissima carenza di organico chiedendo al medesimo «pur conscio delle difficoltà di nuove assegnazioni che producano effettivi incrementi, quanto meno, di evitare, o meglio, limitare, i distacchi fuori sede», e dall'altro ancora sempre il Provveditorato regionale per la Lombardia che, con successiva nota n. 93056 del 19 dicembre 2016, invita «i Signori Direttori e Comandanti di reparto a operare una razionalizzazione dei posti di servizio, basandosi sul personale effettivamente posto a disposizione e non già sull'organico che “dovrebbe” essere presente», pur riconoscendo che non si può «come ineluttabilmente rischia di succedere, far ricadere sul personale presente gli effetti negativi della carenza di organico»;
   il paradosso è raggiunto con l'utilizzo di tre unità di polizia penitenziaria in Sala Convegno, depauperando ulteriormente l'esiguo numero di personale rimasto a turno;
   in altri termini tre agenti che oggi lavorano nelle sezioni del carcere di Monza sono destinati a coprire dal prossimo aprile un servizio che, ancora per un paio di settimane, sarà gestito da una società esterna, con compiti diversi da quelli loro spettanti, come mansioni da barista;
   secondo il Ministero, in regione Lombardia, su 19 istituti di pena, dovrebbero esserci 5.208 poliziotti penitenziari, ma quelli effettivamente presenti sono soltanto 3.779, vale a dire il 30 per cento in meno;
   tale carenza riguarda tutti i livelli: i commissari (previsti 57, presenti 33,) gli ispettori (134 invece di 511), i sovrintendenti (116 invece di 529) e soprattutto gli agenti (3.496 su un fabbisogno accertato di 4.111);
   è assurda, a parere dell'interrogante, l'attuale situazione che vede gli istituti penitenziari lombardi contendersi e rubare tra loro gli agenti per tamponare le necessità e tappare i buchi e, al contempo, gli agenti medesimi stremati all'osso e costretti a rinunciare a riposi e ferie accumulando ore ed ore di straordinari –:
   se e quali urgenti provvedimenti intenda adottare per porre fine a quanto esposto in premessa, a cominciare dalla distrazione di personale per servizi non istituzionali. (4-16056)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


   TENTORI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 5 giugno 2014 il Governo rispondeva in 8a Commissione alla Camera, all'atto di sindacato ispettivo n. 5-02937, che chiedeva conto delle cause dei ritardi connessi alla già programmata opera di realizzazione della pista ciclabile lungo la strada statale 36 tra Lecco e Abbadia Lariana. Il Governo rispondeva che l'esecuzione dell'opera sarebbe ripresa solo a seguito dell'esito dei giudizi pendenti;
   si attendeva a giorni la sentenza del TAR del Lazio che avrebbe potuto sbloccare il cantiere, ma si apprende da notizie di stampa dell'arresto dell'imprenditore a capo del consorzio che avrebbe dovuto realizzare la ciclabile tra Lecco e Abbadia, raggiunto da due provvedimenti cautelari emessi dal tribunale di Roma ed eseguiti martedì dalla Guardia di finanza;
   si apprende altresì dalla stampa che le accuse nei suoi confronti sono quelle di bancarotta fraudolenta, estorsione ed intestazione fittizia di beni. I finanzieri hanno sequestrato società per un valore di oltre 108 milioni di euro e tra queste il 75 per cento del fondo consortile del Consorzio stabile Aedars di Roma, al quale sono stati affidati i lavori per la ciclopista lecchese;
   la realizzazione della passerella ciclopedonale lungo la strada statale 36 «del Lago di Como e dello Spluga», principale arteria di collegamento tra Lecco e la Valtellina, che collega il centro abitato di Abbadia Lariana (LC) e la località Pradello con prolungamento fino alla località Caviate nel comune di Lecco; è da ritenersi strategica per la viabilità del territorio lariano e la messa in sicurezza della stessa strada statale 36, considerata anche la pericolosa promiscuità di traffico e la assoluta mancanza di strade alternative in grado di congiungere tutto il versante del Lario orientale alla città capoluogo;
   tale infrastruttura, con l'imminente avvio di Expo 2015, si configura anche di primaria importanza per lo sviluppo turistico del territorio rivierasco e la fruizione delle sponde del lago, assumendo quindi una grande rilevanza di natura economica, ambientale e strutturale;
   alla data odierna persiste lo stato di abbandono dei lavori, come evidenziato all'atto di sindacato ispettivo n. 5-02937, e persiste la situazione di pericolo dovuta a suddetto stato di abbandono e all'assenza di percorsi ciclo-pedonali alternativi –:
   se sia a conoscenza della questione e se non reputi urgente intervenire al fine di non rischiare di lasciare incompiuta un'opera strategica posto che le risorse per il completamento dei lavori sono già state stanziate, e di poter fornire indicazioni sui tempi e sulle modalità di completamento dell'opera alla luce degli accadimenti passati e dei recenti sviluppi. (3-02904)


   TENTORI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 5 giugno 2014 il Governo pro tempore rispondeva in VIII commissione alla Camera, all'interrogazione n. 5-02937 in cui si chiedeva conto delle cause dei clamorosi ritardi connessi alla già programmata opera di realizzazione della pista ciclopedonale lungo la strada statale 36 tra Lecco e Abbadia Lariana. Il Governo rispondeva che l'esecuzione dell'opera sarebbe ripresa solo a seguito dell'esito dei giudizi pendenti;
   l'interrogante, considerato il persistere dello stato di abbandono dei lavori e la conseguente situazione di pericolo dovuta a suddetto stato di abbandono e all'assenza di percorsi ciclo-pedonali alternativi, con ulteriore atto di sindacato ispettivo n. 5/05037 il 13 marzo 2015 chiedeva nuovamente conto dei tempi e delle modalità di completamento dell'opera, senza però ad oggi aver ricevuto alcuna risposta;
   in queste ore si apprende da notizie di stampa di un'ennesima interruzione dei lavori di completamento dell'opera probabilmente causata dalla presenza di una variante al progetto in attesa di revisione. Sempre da notizie di stampa sembra che vi siano complicazioni nella realizzazione delle fondazioni per i piloni che dovrà o sostenere la struttura;
   è nota la valenza strategica dell'opera in questione per la viabilità del territorio lariano e la messa in sicurezza della stessa strada statale 36, considerata anche la pericolosa promiscuità di traffico e la assoluta mancanza di strade alternative in grado di congiungere tutto il versante del Lario orientale alla città capoluogo;
   inoltre l'opera si configura di primaria importanza per lo sviluppo turistico del territorio rivierasco e la fruizione delle sponde del lago, assumendo quindi una grande rilevanza di natura economica e ambientale –:
   se sia a conoscenza degli ultimi accadimenti, quali siano le motivazioni che ostano al completamento di un'opera bloccata da anni, che avrebbe già dovuto essere conclusa da tempo, e quali siano i tempi previsti per la conclusione dei lavori. (3-02905)


   SPESSOTTO, DE LORENZIS, NICOLA BIANCHI e PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con la recente delibera della sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato n. 15/2016/C, a Corte dei conti ha denunciato numerose criticità inerenti l'attuazione del piano ministeriale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica;
   sebbene la realizzazione delle reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli elettrici nel territorio nazionale costituisca, secondo l'Unione europea, obiettivo prioritario e urgente, la Corte rileva ritardi per quanto attiene sia all'approvazione del piano nazionale, intervenuta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 settembre 2014 (con un ritardo di circa un anno e mezzo rispetto al termine stabilito dall'articolo 17-septies del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 134.), sia alla sua realizzazione, denunciando l'assenza di un adeguato numero di centraline di per le auto elettriche su tutto il territorio nazionale;
   esponendo gli esiti del monitoraggio effettuato sull'attività del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la Corte ha rilevato come, su 50 milioni di euro stanziati in tre anni per la costruzione di centraline di ricarica – 20 milioni nel 2013, 15 milioni nel 2014 e altri 15 milioni nel 2015 – ne siano stati spesi ad oggi solo poco più di 6 mila;
   l'unica somma che è stata effettivamente impiegata e che è andata al Poligrafico dello Stato, quella pari a 6286,28 euro, occorsi per la pubblicazione del bando indetto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale in data 22 luglio 2013, per il finanziamento di progetti di più immediata realizzazione, a norma del comma 10 dell'articolo 17-septies del decreto-legge n. 83 del 2012;
   in particolare, la Corte denuncia come, a seguito dell'emanazione del suddetto bando ministeriale, siano stati assegnati, a seguito di apposita selezione, 4,54 milioni per 19 progetti di regioni e province, fondi che non risultano però essere mai stati erogati; solo nel maggio 2016, sottolinea la Corte dei conti, «hanno avuto corso le convenzioni con le Regioni che in alcuni casi non risultano ancora stipulate», mentre gli altri interventi previsti dal piano – oltre quelli di immediata e urgente realizzazione – non sono neppure alla stato iniziale, mancando ancora gli accordi di programma con le regioni;
   i 1.700 punti di ricarica presenti sul territorio nazionale sono stati attivati tutti per iniziativa dei privati, mentre mancano quelli che il piano ministeriale per le centraline, aggiornato nell'aprile del 2016, aveva previsto entro il 2020: 150 stazioni in autostrada, 150 stradali e 150 tra porti, aeroporti e parcheggi, che al momento non sono state realizzate;
   la Corte dei conti conclude la sua delibera raccomandando al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di «accelerare al massimo» i tempi di attuazione del piano, di puntare sulle centraline di tipo « fast» che permettono di ricaricare in trenta minuti, di monitorare «l'avanzamento dei progetti appena avviati e di dare impulso all'impiego delle risorse stanziate nel Bilancio dello Stato ma che non sono state ancora concretamente utilizzate». Per quanto attiene ai profili di trasparenza, la Corte raccomanda infine al Ministero di rendere funzionante al più presto la piattaforma informativa nazionale, che progettava di realizzare all'interno del Portale dell'automobilista –:
   alla luce delle recenti osservazioni critiche della Corte dei Conti di cui in premessa, quali urgenti iniziative, e con quali tempistiche, il Ministro interrogato, intenda adottare al fine di rendere finalmente operativo il piano infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, assicurando livelli minimi e uniformi di accessibilità del servizio di ricarica su tutto il territorio nazionale.
(3-02906)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:


   OLIARO, GALGANO e CATALANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 1o marzo 2017 migliaia di pendolari sono rimasti bloccati, senza ricevere informazioni ed assistenza, a causa di un guasto alla linea ferroviaria direttissima che ha comportato pesantissimi ritardi. Ad esempio, il regionale veloce 2884 delle ore 14.28 ha impiegato 8 ore da Roma a Perugia con circa 400 viaggiatori rimasti fermi a lungo all'interno dei convogli tra Tiburtina e Settebagni, il regionale veloce 2328 Roma Termini-Ancona 3,5 per raggiungere Orte e proseguire verso Terni;
   il giorno dopo un guasto ad un treno sulla linea direttissima all'altezza di Orte ha comportato ancora ritardi e disagi. Ad esempio, l'Intercity delle ore 17.58 da Roma Termini è arrivato a Perugia alle 22 impiegando quattro ore invece di 2,5;
   il 7 marzo 2017 è stata cancellato, per un problema tecnico al locomotore, l'Intercity 531 che parte da Perugia alle ore 6.40 e solitamente arriva a Roma Termini alle ore 8.58. Le centinaia di viaggiatori rimasti in banchina hanno quindi dovuto compiere il viaggio in diverse tappe: treno 22801 da Perugia alle ore 6.56 diretto a Terni fino a Foligno, proseguimento con Intercity 533 proveniente da Ancona fino a Roma Tiburtina e Termini;
   i comitati dei pendolari di Orte e dell'Umbria hanno evidenziato che questi disservizi sarebbero dovuti a un sovraccarico del traffico tra Roma Tiburtina e Settebagni nella fascia di punta (ore 17-20), nonché all'utilizzo di materiale rotabile ormai obsoleto. Hanno chiesto, quindi, a Trenitalia il potenziamento della linea nel suddetto tratto e la sostituzione dei treni vetusti. Inoltre, hanno sollecitato gli operatori a fare sì che, in situazioni di disagio, non siano sempre i treni regionali a dover dare la precedenza all'Alta velocità;
   i pendolari che hanno subito i gravissimi disagi dei giorni scorsi stanno, altresì, organizzando una class action contro Trenitalia e si preparano a richiedere i rimborsi;
   la regione Umbria ha sollecitato un incontro urgente a Trenitalia e Rfi per avere chiarimenti su quanto accaduto;
   eppure, a settembre 2016, Trenitalia ha reso noti i dati sull'andamento delle oltre 18.000 corse a disposizione dei pendolari dell'Umbria nei primi otto mesi del 2016, affermando che soltanto uno su dieci è in ritardo –:
   se il Governo, anche in considerazione dei continui disservizi cui sono stati soggetti i viaggiatori nei giorni scorsi, ritenga di intervenire presso Trenitalia per sollecitare interventi urgenti sulla linea ferroviaria in questione, ivi compresa la sostituzione dei convogli obsoleti.
(5-10958)


   TULLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in Liguria, in un cantiere sulla A10, tra Albisola e Celle Ligure, due operai travolti da un Tir sono morti e nove persone sono rimaste ferite;
   il conducente del Tir ha sbandato ed ha travolto il cantiere dove lavoravano operai di due ditte, impegnate nei lavori e nella segnalazione del cantiere: due sono morti sul posto, un terzo ha subito l'amputazione di una gamba e altri quattro hanno riportato lesioni non gravi; feriti lievemente anche gli autisti del Tir e due persone a bordo di un'auto coinvolta nell'incidente;
   il conducente del Tir è stato subito arrestato in applicazione delle nuove norme sull'omicidio stradale colposo ed è stato disposto il sequestro di cinque veicoli (il Tir, l'auto in transito al momento dell'incidente e tre furgoni della ditta di manutenzione stradale parcheggiati all'interno del cantiere) per le necessarie perizie tecniche;
   l'incidente è avvenuto in un tratto a tre corsie dell'autostrada A10 di cui è stata disposta la chiusura fino a tarda sera;
   è essenziale accertare quali cautele fossero state disposte per la messa in sicurezza del cantiere sulla A10 –:
   quali urgenti iniziative intenda assumere per garantire la sicurezza della circolazione sulle strade e le autostrade in cui siano presenti cantieri. (5-10959)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOLEA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 32, comma 1, del decreto-legge n. 133 del 2014, ha equiparato i «marina resort», che sono strutture organizzate per la sosta e il pernottamento di turisti all'interno delle proprie unità da diporto ormeggiate nello specchio acqueo appositamente attrezzato, alle «strutture ricettive all'aria aperta» e quindi assoggettate ad aliquota agevolata del 10 per cento (già prevista per altri settori del turismo), con applicazione limitata per un anno sino al 31 dicembre 2014. All'attuazione di quanto disposto dal citato articolo 32 ha provveduto il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 3 ottobre 2014 che ha definito i requisiti minimi ai fini dell'equiparazione;
   successivamente, la legge di stabilità 2015 ne ha esteso gli effetti sino al 31 dicembre 2015;
   infine, l'articolo 1, comma 365, della legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità 2016), al fine di rilanciare le imprese della filiera nautica, ha reso definitiva, a decorrere dal 1o gennaio 2016, la riconducibilità dei marina resort alle strutture ricettive all'aria aperta e di conseguenza permanente l'applicazione, alle prestazioni rese ai clienti ivi alloggiati, dell'aliquota ridotta Iva del 10 per cento di cui al n. 120) della tabella A, parte III, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, riferita alle prestazioni rese ai clienti alloggiati nelle strutture ricettive, nonché alle prestazioni di maggiore comfort alberghiero rese a persone ricoverate in istituti sanitari;
   la definizione dei requisiti delle strutture ricettive turistiche, afferendo alla materia turismo, rientra tra le competenze che la Costituzione attribuisce alle regioni, sebbene lo Stato possa dettame norme quadro;
   precedentemente, alcune regioni come la Liguria, il Friuli Venezia Giulia e l'Emilia Romagna avevano già varato leggi regionali ad hoc sul principio di equiparazione dei « marina resort» alle strutture ricettive all'aperto e continuano ad applicare, se la struttura portuale ha i requisiti di «marina resort », l'Iva agevolata in luogo di quella al 22 per cento;
   con sentenza del 26 gennaio 2016, n. 21, la Corte costituzionale, a cui si era rivolta la regione Campania sollevando la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 32, comma 1, del decreto-legge n. 133 del 2014, sostenendo contro i suoi stessi interessi che tali disposizioni non erano applicabili sul suo territorio, ha sancito l'illegittimità parziale della norma laddove non contempli che la configurazione delle suddette strutture debba avvenire nel rispetto di requisiti stabiliti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministero dei beni culturali e ambientali e del turismo, previa intesa della Conferenza Stato-regioni;
   altre regioni, come la Sardegna e la stessa Campania, a quanto consta all'interrogante non applicano la sentenza della Corte costituzionale e hanno deciso di varare norme che permettano di applicare l'Iva turistica al 10 per cento in luogo del 22 per cento sui posti barca in transito;
   questa confusione legislativa sta di fatto ostacolando la stipula e il rinnovo di molti contratti di ormeggio e creando incertezza e disorientamento in molti clienti italiani ed esteri –:
   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative al fine di sanare l'illegittimità parziale della norma sui «marina resort » di cui all'articolo 32, comma 1, del decreto-legge n. 133 del 2014, convertito dalla legge n. 164 del 2014, e fornire chiarimenti in merito all'applicazione dell'Iva sui posti barca ormeggiati. (5-10962)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRESCIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   si apprende a mezzo stampa (ansa.it) che, in data 22 marzo 2017, presso l'ex Cara di Bari-Palese, si è verificata una rissa che ha coinvolto quattro migranti, di cui due sarebbero stati feriti in modo grave con coltellate;
   secondo quanto riportato dall'articolo, un migrante sarebbe stato colpito da un fendente alla spalla, un altro alla zona lombare, l'altro avrebbe una ferita lacero-contusa alla testa, mentre il quarto migrante coinvolto avrebbe riportato solo escoriazioni;
   i quattro sono stati ricoverati presso alcune strutture ospedalieri di Bari e provincia, due con codice rosso, due con codice giallo;
   sebbene nessuno dei quattro migranti sia in pericolo di vita, il verificarsi di casi come questi, in un Centro di accoglienza è inaccettabile, considerando, peraltro, che appena due mesi fa il Centro di prima accoglienza di Bari-Palese era già stato scenario di una rissa simile;
   inoltre è necessario ricordare che sebbene il Centro di prima accoglienza di Bari-Palese abbia una capienza pari a circa 744 ospiti, tale numero è stato negli anni costantemente superato fino a raggiungere picchi di più di 1.400 ospiti accolti, in grave condizione di sovraffollamento;
   è chiaro, pertanto, che la cronica condizione di promiscuità e sovraffollamento influisce direttamente con la carenza e l'impossibilità di erogare servizi qualitativamente validi e contribuisce inequivocabilmente a generare tensioni e conflitti tra gli ospiti presenti –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   se intenda verificare, per quanto di competenza, la natura delle cause che hanno portato allo scatenarsi di una nuova rissa nell'ex Cara di Bari, accertandosi se la qualità del servizio erogato non abbia concorso al manifestarsi di episodi di violenza come quello sopracitato che ormai sono all'ordine del giorno. (4-16053)


   NESCI, PARENTELA, NUTI e SARTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   per dimissioni di più consiglieri comunali di Amantea (Cosenza), nel gennaio 2017 il prefetto di Cosenza ha affidato la gestione municipale a viceprefetto Emanuela Greco;
   col decreto di scioglimento del consiglio comunale di Amantea, firmato l'8 febbraio 2017, su proposta del Ministro dell'interno (del 3 febbraio 2017) il viceprefetto Anna Aurora Colosimo è stato nominato commissario straordinario del comune di Amantea;
   nella relazione ministeriale allegata non figurano ragioni della sostituzione di Greco con Colosimo;
   Colosimo, secondo notizie stampa, è stata sindaco e consigliere comunale di Colosimi (Cosenza), presidente della comunità montana del Savuto, componente della commissione del Pd calabrese per lo statuto e, nel partito, membro del comitato di lavoro insieme all'ex presidente della provincia di Cosenza Mario Oliverio, oggi governatore calabrese, e all'ex parlamentare europeo Mario Pirillo e a Enza Bruno Bossio, attuale deputato Pd in commissione Antimafia e, da notizie stampi, vicina all'area politica dell'ultima maggioranza di governo del comune di Amantea;
   di recente, la ex consigliera comunale di 5 stelle, Francesca Menichino, ha dichiarato che la suddetta sostituzione non è stata condivisa tra Ministero dell'interno e prefettura cosentina, precisando che Greco stava svolgendo un lavoro molto serio e auspicando che Colosimo metta mano ai «guasti» del municipio in argomento, intanto «quelli finanziari»;
   alle pagine 60 e 61 della relazione dell'ottobre 2015 dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato, si legge della presenza insistente di Giuseppe Sabatino – padre dell'ultima sindaco di Amantea, Monica – quale vicesegretario del comune di Amantea;
   nel documento, sulla segreteria municipale si pongono questioni rilevanti;
   andato in pensione, Giuseppe Sabatino e stato, durante la sindacatura della figlia, inserito come consulente gratuito e poi come volontario in municipio, sicché, anche per correlati dubbi riportati dalla stampa, appare utile verificarne eventuali possibilità dispositive in tali vesti;
   agli interroganti risulta opaca la rendicontazione del comune di Amantea, pure evidenziata dall'ex consigliera Menichino e accennata dall'assessore al bilancio, Sergio Tempo, nella sua lettera di dimissioni dall'incarico;
   nel gennaio 2017, Pietro Dattilo ha iniziato l'attività da revisore dei conti municipali, prendendo cognizione, figura in un articolo del gennaio 2017 apparso sulla testata web «Tirreno news», «delle riserve poste dalla Corte dei conti sui bilanci consuntivi del 2011-2012», in cui si legge – a pagina 5 – di uno stato di «deficitarietà strutturale», che il ripetuto e ampio ricorso all'anticipazione di cassa «rivela una situazione patologica che deve essere affrontata e risolta senza indugio e che non può protrarsi a tempo indeterminato» e che «anche in sede di controllo sui rendiconti 2008 e 2009, sono emerse criticità in merito al riconoscimento di ingenti debiti fuori bilancio dal parte del Comune»;
   tali accertamenti della Corte dei conti rilevano una gestione nebulosa, anche per quanto sul personale come si legge a pagina 17 della relativa deliberazione n. 293/2012;
   sul concorso per stabilizzare vigili urbani, da cui è scaturito un rinvio a giudizio per Giuseppe Sabatino, Menichino rilevò anomalie, figuranti in una relazione della questura;
   da atti della regione Calabria e del comune di Amantea risultano, rispettivamente, liquidazioni e pareri favorevoli – durante l'amministrazione a guida Sabatino – per attività di volontariato dell'associazione «Il sorriso», di recente colpita da informazione antimafia che ne ipotizza possibili condizionamenti mafiosi e influenze di Franco La Rupa, già sindaco di Amantea, su cui il provvedimento riporta un quadro indiziario di suggellato rapporto con l'organizzazione criminale –:
   se il Governo non intenda promuovere d'urgenza l'accesso al comune di Amantea ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali nonché apposite verifiche tramite la commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali. (4-16060)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per gli affari regionali. — Per sapere – premesso che:
   tra le misure del pacchetto famiglia a sostegno della natalità contenute nella legge di bilancio 2017 è prevista, all'articolo 1, commi 356 e 357, la proroga per il 2017 e 2018 della facoltà riconosciuta alla madre lavoratrice, anche autonoma, di richiedere un contributo di 600 euro mensili per il servizio di baby-sitting o per i servizi per l'infanzia (cosiddetto voucher baby-sitting o asili nido), da utilizzare negli undici mesi successivi al congedo di maternità, per un massimo di sei mesi, in sostituzione, anche parziale, del congedo parentale;
   tale misura, introdotta dall'articolo 4, comma 24, lettera b) della cosiddetta «legge Fornero», la legge n. 92 del 2012 come sperimentazione per il triennio 2013-2015, è stata poi prorogata di un anno dalla legge di stabilità 2016 e per ulteriori due da quella per il 2017 fino a tutto il 2018;
   il contributo di 600 euro mensili è erogato dall'Inps, su presentazione della domanda, alle neomamme che decidono di tornare prima al lavoro rinunciando in parte o del tutto al congedo parentale;
   nel caso di fruizione della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati, il contributo è versato dall'Inps direttamente alla struttura prescelta, fino a concorrenza del predetto importo massimo di 600 euro mensili (dietro esibizione da parte della struttura della richiesta di pagamento corredata della documentazione attestante l'effettiva fruizione del servizio). Nel caso in cui si scelga il servizio di baby-sitting, il beneficio viene erogato attraverso il sistema dei buoni lavoro da ritirare in versione telematica sulla piattaforma dell'Inps, che poi si occupa anche di girarli al collaboratore;
   con l'entrata in vigore del decreto-legge che abolisce i voucher lavoro, i buoni baby sitter non potranno più essere emessi dall'Inps, mentre quelli già ricevuti e dalle neomamme dovranno essere utilizzati fino ad esaurimento entro il 31 dicembre 2017, salvo deroghe;
   tuttavia, secondo indicazioni fornite dall'Inps, si potrebbero verificare tre situazioni: 1) chi ha già fatto domanda ed ha già ricevuto i voucher deve utilizzarli entro la fine del 2017, salvo la possibilità di restituire, sempre entro il 31 dicembre, quelli che si prevede di non utilizzare; 2) per chi ha presentato domanda entro il 17 marzo 2017 e la stessa sia stata accettata entro o dopo tale data, è possibile appropriarsi dei voucher anche se sono stati aboliti, purché si utilizzino entro il 31 dicembre, in alternativa si può rinunciare o passare al contributo per l'asilo nido; 3) chi ha presentato la domanda dopo il 17 marzo può scegliere solo se utilizzare il contributo per l'asilo nido o cancellare la domanda non elaborata dall'Inps;
   l'istituto sottolinea comunque che i buoni ritirati e non usati entro il 2017 saranno considerati utilizzati e non potranno essere restituiti successivamente –:
   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare iniziative volte a prevedere una deroga all'erogazione del bonus baby sitter oppure una diversa modalità di erogazione di questo importante contributo, previsto dalla legge di stabilità fino a tutto il 2018, che consente alle neomamme di poter anticipare il rientro al lavoro rinunciando in parte o del tutto al congedo parentale. (5-10957)


   MAURI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   è in corso una vertenza sindacale nell'ambito delle attività di trasporto/montaggio dei prodotti di Mondo Convenienza e coinvolge oltre alla Lombardia (magazzini di Gorgonzola, San Giuliano Milanese, Brescia) anche altre regioni: Piemonte (Torino) ed Emilia Romagna (Bologna e Rimini);
   Mondo Convenienza è solo un brand, in realtà ci sono tre società suddivise in base all'area geografica di pertinenza: in particolare al Nord esercita, la Fiordaliso Mobili srl che esternalizza a Cooperative le attività di facchinaggio dei propri magazzini e di trasporto/montaggio;
   tali attività, nella gran parte dei casi, si svolgono in condizioni ad avviso dell'interrogante al limite della illegalità, con squadre composte da un autista ed un montatore. Il montatore viene pagato mediamente 60 euro al giorno, mentre l'autista prende il 3 per cento del valore della merce trasportata, con turni di 12/14 ore, 6 giorni su 7;
   oltretutto, per quanto risulta all'interrogante tali remunerazioni non vengono riconosciute qualora il cliente, durante la fase di consegna e montaggio dovesse cambiare idea sull'acquisto, nonostante il lavoro comunque svolto. Inoltre, sempre per quanto risulta all'interrogante la retribuzione è determinata in ragione del volume della merce, indipendentemente dalla complessità dell'attività di montaggio o, ancora, gli autisti devono provvedere, a loro spese, al lavaggio del mezzo usato per le consegne e, qualora, la merce dovesse essere trafugata da terzi durante i periodi di sosta, il costo ne viene addebitato sulle loro buste paga;
   dal 31 gennaio 2017 le quattro cooperative che operano a Gorgonzola (Electra, Motra, Tls e Mediterranea) si sono sottratte ad ogni forma di confronto sindacale, e dal 1o marzo 2017, sarebbe subentrata la cooperativa Bird Logistic con sede legale a Roma, la quale sta procedendo ad assumere alle medesime condizioni i lavoratori precedentemente occupati. Sembrerebbe che alcuni lavoratori non avendo accettato l'invarianza delle richiamate vessatorie condizioni lavorative, siano rimasti esclusi dal cambio societario;
   l'organizzazione sindacale Filt-Cgil Milano ha organizzato due giorni di sciopero il 24 ed il 27 febbraio 2017 e, nonostante la mediazione della prefettura di Milano che ha convocato le parti per il giorno 28 febbraio 2017, sia la Bird Logistic che Mondo Convenienza/Fiordaliso Mobili non si sono presentati. Solo successivamente, il giorno 2 marzo 2017 si è tenuto l'incontro presso la prefettura, tuttavia, alla richiesta sindacale di un nuovo incontro, la Bird Logistic ha manifestato la sua indisponibilità;
   in data 10 marzo 2017 è stato organizzato, sempre da Filt Cgil, un volantinaggio con i lavoratori estromessi davanti al punto vendita di Lissone di Mondo Convenienza, ma altri volantinaggi sono stati già programmati davanti ad altri punti vendita della regione –:
   quali iniziative intenda adottare, anche con il coinvolgimento delle amministrazioni locali interessate, al fine di verificare la situazione di una vertenza che sta assumendo dimensioni nazionali, nonché per accertare le reali condizioni di lavoro degli addetti alle attività di facchinaggio, montaggio e trasporto delle imprese che operano per il marchio Mondo Convenienza. (5-10960)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta orale:


   FIORIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   l'Italia produce circa 110 mila tonnellate di nocciole all'anno, ponendosi al secondo posto nella produzione mondiale del settore. Complessivamente, la superficie coltivata è pari a 68.233 ettari. Le principali regioni interessate alla sua produzione sono Piemonte, Campania, Lazio e Sicilia che da sole valgono il 98 per cento dell'intero volume nazionale;
   in particolare la varietà di nocciolo coltivata in Piemonte è la «Tonda gentile trilobata» commercializzata come «nocciola del Piemonte igp», la cui produzione è concentrata nelle province di Cuneo, Asti e Alessandria, in un'area compresa tra le colline delle Langhe, del Roero e del Monferrato;
   proprio per ottenere la denominazione Igp, che garantisce agli utilizzatori ed ai consumatori la qualità e l'autenticità del prodotto, i coltivatori piemontesi rinunciarono però ad inserire, anche nel disciplinare di produzione, la parola «Langhe»;
   in seguito a ciò la parola «Langhe» pur indicativa di un preciso luogo di produzione è stata utilizzata, fin dal 2012, dall'Olanda che ha inserito nel registro nazionale tre varietà di nocciole con toponimi italiani tra cui proprio la «Tonda gentile trilobata delle Langhe». Una scelta che sta creando numerose proteste da parte delle istituzioni italiane e delle associazioni di categoria;
   sono state infatti presentate, in questa direzione, interrogazioni al Parlamento europeo mentre numerosi comuni delle Langhe hanno approvato delibere specifiche per monitorare la situazione ed evitare concorrenza illecita da parte di Paesi esteri;
   le problematiche relativa all'utilizzo della denominazione «Tonda gentile trilobata delle Langhe» riguardano anche il nostro Paese: il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha infatti iscritto la denominazione «Tonda Gentile Langhe» nel registro nazionale delle varietà di piante da frutto. Con questa iscrizione si possono quindi commercializzare con il nome «Tonda gentile Langhe» anche le nocciole prodotte in altre parti d'Italia, penalizzando in questo modo il territorio di provenienza e i suoi coltivatori, che lavorano e investono da sempre sulla tutela e sulla valorizzazione della nocciola «igp Piemonte»;
   le associazioni agricole coinvolte hanno chiesto al Ministero di correggere questo errore che sta mettendo a rischio l'economia del comparto dell'intera regione Piemonte;
   il regolamento dell'Unione europea 1151/2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli alimentari prevede chiaramente che le denominazioni di origine non debbano essere in conflitto con nomi che inducano erroneamente il consumatore a pensare che prodotti siano originari di un altro territorio –:
   quali interventi urgenti, coerenti con la normativa comunitaria, intenda assumere il Ministro interrogato fine di salvaguardare la tipicità della «nocciola del Piemonte igp» sia riguardo alla produzione nazionale che a quella estera, al fine di tutelare i produttori ed informare correttamente i consumatori. (3-02907)


   TARICCO, GRIBAUDO, LAVAGNO e D'OTTAVIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo 25 giugno 2010, n. 124, ha recepito la direttiva 2008/90/CE del Consiglio sulla commercializzazione nella Unione dei materiali di moltiplicazione di piante da frutto per produzione di frutti, stabilendo i requisiti delle varietà commercializzabili e l'istituzione del registro nazionale delle varietà delle piante da frutto ammesse alla commercializzazione;
   con il D.D. 4 giugno 2012, n. 499 la regione Piemonte ha proposto l'iscrizione, modificando la denominazione, della varietà locale di nocciolo da «Tonda Gentile delle Langhe» a «Tonda Gentile Trilobata» per tutelare l'I.G.P. «Nocciola Piemonte», riconosciuta ai sensi del regolamento (CE) n. 510/2006;
   infatti, l'uso del toponimo «Langhe» poteva creare confusione nei consumatori ed essere impropriamente utilizzato da operatori che commercializzano la medesima varietà;
   la regione Piemonte, con nota prot. 1903/AGR del 23 novembre 2006, e il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (con nota prot. n. 986 del 15 dicembre 2006), hanno quindi ottenuto dal competente Ministero argentino la modifica della denominazione «Tonda Gentile delle Langhe», allora iscritta presso il registro dell’Istituto Nacional de Semillas, in «Tonda Gentile»;
   il disciplinare di produzione dell'IGP «Nocciola del Piemonte» recita: «La denominazione “Nocciola del Piemonte” designa il frutto della varietà di nocciolo “Tonda Gentile Trilobata” coltivato nel territorio idoneo della Regione Piemonte, definito nell'articolo 3»;
   in mancanza della registrazione presso l’«Ufficio comunitario delle varietà vegetali» della varietà con denominazione «Tonda Gentile Trilobata» si è resa necessaria una modifica del disciplinare di produzione dell'indicazione geografica protetta «Nocciola del Piemonte»;
   il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con decreto del 12 dicembre 2016, ha inserito nel registro italiano delle varietà delle piante da frutto, alla varietà identificata con denominazione «Tonda gentile», cui è associato il sinonimo «Tonda gentile delle Langhe» anche «Tonda gentile trilobata»;
   il regolamento (CE) n. 637/2009 della Commissione del 22 luglio 2009, che stabilisce le modalità di applicazione per l'ammissibilità delle denominazioni varietali delle specie di piante agricole e di ortaggi, all'articolo 6 ritiene che una denominazione varietale possa indurre in errore o creare confusione se, tra le altre cose, comprende un nome geografico che potrebbe fuorviare il pubblico riguardo alle caratteristiche o al valore della varietà;
   sul sito dell'ufficio comunitario varietà vegetali (CPVO), risulta che la varietà «Tonda gentile delle Langhe» sia iscritta nel registro olandese dal 2012 senza che vi sia stato nessun atto di opposizione;
   andrebbe introdotta una denominazione univoca della varietà a livello nazionale che dovrebbe divenire «Tonda Gentile» già sinonimo di «Tonda gentile delle Langhe» e «Tonda gentile trilobata» –:
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere:
   a) affinché vi sia un adeguamento alla denominazione «Tonda Gentile» italiana, qualora le varietà registrate in Olanda o altra parte d'Europa siano geneticamente corrispondenti alla «Tonda Gentile» già sinonimo di «Tonda gentile delle Langhe» e «Tonda gentile trilobata»;
   b) affinché si evitino riferimenti a un «nome geografico che potrebbe fuorviare il pubblico», nel rispetto del regolamento (CE) n. 637/2009 della Commissione del 22 luglio 2009, articolo 6, lettera f), qualora le varietà registrate in Olanda o altra parte d'Europa non siano geneticamente corrispondenti alla «Tonda Gentile»;
   c) affinché siano tutelati i produttori piemontesi che rischiano di vedere compromesso il lavoro di qualificazione territoriale connesso alla coltivazione coriolicola, perseguito negli anni anche attraverso la I.G.P. «Nocciola del Piemonte». (3-02908)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BORGHESE. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   i disabili in Italia sono oltre 5 milioni, questo è il dato che ci viene presentato dai nostri media nazionali. Nonostante gli sforzi che la legislazione italiana ha cercato di apportare in Italia, i diversamente abili hanno ancora una vita difficile, soprattutto in termini di accessibilità ai servizi;
   nell'ultimo rapporto delle Nazioni Unite, l'Onu sostiene che l'Italia non è un Paese a misura di disabile perché i fondi sono scarsi, il clima discriminatorio e soprattutto abbiamo il problema delle barriere architettoniche;
   la strategia europea sulla disabilità 2010-2020 proposta dalla Commissione europea interviene in alcuni settori prioritari, come l'uguaglianza, l'occupazione, la salute e l'accessibilità. Per quest'ultima, in particolare, l'obiettivo primario è rendere beni e servizi accessibili a tutti e promuovere il mercato dei dispositivi assistenziali;
   in Italia, ad esempio la «Onlus FIABA», si è distinta per la propria attività, in quanto ha avuto come obiettivo quello di favorire la rimozione di tutte le barriere fisiche, culturali, psicologiche e sensoriali per la diffusione della cultura delle pari opportunità;
   in Francia, per esempio, la vita dei disabili e delle loro famiglie è di migliore qualità rispetto al nostro Paese, in quanto la maggior parte delle «Maisons Départementale des Personnes Handicapées (MDPH)» lavorano in stretta collaborazione con i genitori per l'orientamento e la definizione di un progetto personalizzato di scolarizzazione;
   mentre nel campo professionale, la Commissione dei diritti e dell'autonomia dei disabili (Commission des droits et de l'autonomie des personnes handicapées, CDAPH) si adopera per permettere ai portatori di handicap di usufruire di vantaggi per trovare un lavoro o per mantenerlo nel tempo;
   anche in Inghilterra, il Governo risulta essere efficace nel sostenere le persone con disabilità, infatti una buona percentuale di diversamente abili è impiegata in attività lavorative e, secondo i dati, i programmi di supporto sono in notevole crescita. Proprio nella città londinese si nota come questa possa essere una città ampiamente predisposta per le persone con difficoltà motorie: dai mezzi pubblici, dalla metro, agli autobus ai taxi sono accessibili per chi si muove in carrozzina. Da notare che gli aeroporti e le stazioni sono facilmente raggiungibili e dal punto di vista infrastrutturale, i luoghi pubblici hanno poche scale e rampe per consentire il libero accesso a tutti;
   l'articolo 26 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea tutela l'inserimento dei disabili e riconosce il loro diritto di beneficiare di misure intese a garantirne l'autonomia sotto tutti gli aspetti;
   sembra che, in Italia, le norme sull'abbattimento delle barriere architettoniche si ritengano rispettate solo in pochi casi; infatti è vigente, una norma molto avanzata in materia: la lettera c) dell'articolo 1, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 24 luglio 1996, secondo la quale costituisce barriera architettonica e va quindi superata «la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque, e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi» –:
   come intenda intervenire il Governo affinché si trovi una soluzione a questa situazione adottando iniziative affinché le normative vigenti nel resto dell'Europa in materia di tutela delle persone con disabilità siano introdotte anche in Italia;
   se e quali iniziative, anche normative, abbia assunto il Governo, al momento, per affrontare le concrete esigenze di mobilità autonoma di quelle persone non vedenti ed ipovedenti, come quelle inerenti all'installazione di mappe a rilievo e «percorsi tattili» con il linguaggio Loges negli aeroporti, nelle stazioni, della nostra penisola. (4-16052)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Spadoni n. 7-00577, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 369 del 23 gennaio 2015.

   La III e la IV Commissione,
   premesso che:
    il 18 aprile 2016 è stata trasmessa, da parte del Governo, la Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, riferita all'anno 2015 (Doc. LXVII, n. 4); da essa si evince chiaramente un aumento del 200 per cento per le autorizzazioni all'esportazione definitiva di armamenti il cui valore complessivo è salito a 7,9 miliardi di euro dai 2,6 miliardi del 2014; tale documento è stato trasmesso alle competenti commissioni permanenti, affari esteri, difesa e attività produttive;
    nelle precedenti legislature, fino al 2012, è stato elaborato il cosiddetto «Rapporto del Presidente del Consiglio sui lineamenti di politica del Governo in materia di esportazione, importazione e transito dei materiali d'armamento», curato dall'ufficio del consigliere militare (servizio di coordinamento della produzione di materiali di Armamento);
    nella relazione viene a mancare il fondamentale rapporto tra Governo e associazioni sul controllo delle esportazioni di armamenti, senza citare il passaggio presente nei passati Rapporti, ovvero l'impegno del Governo a «continuare il dialogo con i rappresentanti delle Organizzazioni Non Governative (ONG) interessate al controllo delle esportazioni e dei trasferimenti dei materiali d'armamento con la finalità di favorire una più puntuale e trasparente informazione nei temi d'interesse»;
    quello che era l'Allegato C di precedenti relazioni sul tema, che per diversi anni ha riportato l'elenco dei «Paesi ritenuti dall'Onu responsabili di gravi violazioni dei diritti umani o che destano preoccupazione sotto tale profilo», risulta mancante da alcuni anni. Spesso è stato inserito, in sua vece, un lungo elenco di Risoluzioni ONU che però non fa capire quali siano gli effettivi «Paesi ritenuti dall'Onu (e dal Governo) responsabili di gravi violazioni dei diritti umani»;
    peraltro, proprio su tale assenza, nel corso dell'audizione tenutasi il 22 marzo 2016 in Commissione affari esteri della Camera dei deputati, del direttore dell'Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento), il dottor Azzarello, ha, tra le altre cose, affermato: «Sull'Allegato C confesso che non lo ricordo... Ne prendiamo nota. È, una cosa dovuta... Una mancanza in buona fede a cui porremo rimedio»;
    sempre nel corso della citata l'audizione, il Ministro plenipotenziario Azzarello ha sostenuto che l'Uama tende a evitare dei dinieghi formali in quanto questi comportano la loro registrazione nella banca dati dell'Unione europea, mentre solitamente viene dato un preavviso di diniego dopo il quale l'operatore ha la possibilità di ritirare l'istanza, oppure richiedere il diniego formale; il diniego formale alle autorizzazioni assumerebbe un valore politico e comporterebbe dunque una diminuzione del commercio di armi;
    con la modifica della legge n. 185 del 1990, allo stato attuale, le banche non sono più obbligate a chiedere l'autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze, indispensabile strumento di verifica e di trasparenza, per i trasferimenti bancari collegati a operazioni in materia di armamenti in quanto allo Stato basta una semplice comunicazione via web delle transazioni effettuate; il decreto legislativo 22 giugno 2012, n. 105, ha, infatti, apportato modifiche alla citata legge n. 185 (nella fattispecie all'articolo 27) in attuazione della direttiva 2009/43/CE, che semplifica le modalità e le condizioni dei trasferimenti all'interno dell'Unione europea di prodotti per la difesa e punta ad agevolare la circolazione dei prodotti destinati alla difesa, enumerati in un apposito allegato, modificata poi da successive direttive;
    le banche estere, che non hanno alcuna autoregolamentazione in materia, vengono favorite con il novellato articolo 27 della legge suddetta: Deutsche Bank, con oltre un miliardo di euro di importi segnalati, seguita da Unicredit con 508,2 milioni di euro, e il Gruppo Bnp Paribas con 407,5 milioni di euro. Insieme controllano il 72,5 per cento delle transazioni;
    tra l'altro, l'Uama comunica un codice per ogni operazione sia al Ministero dell'economia e delle finanze che all'Agenzia delle dogane, utile per la tracciabilità e il controllo anche parlamentare, ma non lo trascrive nella Relazione al Parlamento;
    nella relazione governativa non è stato più inserito dal 2008, da parte del Ministero dell'economia e finanze (Dipartimento del Tesoro) il «Riepilogo in dettaglio suddiviso per Istituti di Credito»: questo è stato sostituito da un «Riepilogo in dettaglio suddiviso per Aziende» che non rende possibile conoscere i dettagli delle singole operazioni autorizzate agli Istituti di credito rendendo così impossibile il controllo parlamentare sulle conformità delle operazioni autorizzate dal Ministero dell'economia e finanze con il dettato legislativo; la suddetta sostituzione ha sottratto informazioni di primaria importanza; essa, infatti, indicava i Paesi contraenti e i valori per compensi di intermediazione bancaria per ogni singola operazione autorizzata. È rimasta quindi solo la tabella con i valori generali delle operazioni svolte dalle banche, un dato troppo generico per poter mettere in atto precise pressioni sulle banche;
    la riduzione delle informazioni presenti nella Relazione governativa sta continuando a favorire i gruppi bancari esteri che operano in Italia e soprattutto quelli che non hanno emanato direttive e non offrono alcuna rendicontazione sulle operazioni finanziarie nel settore degli armamenti e sulle esportazioni di sistemi militari;
    a quanto risulta il Governo italiano non avrebbe mai reso noti nella Relazione all'Unione europea – come sarebbe invece richiesto – i dati sulle consegne (« exports») di armi suddivisi nelle 22 categorie di sistemi militari rendendo così impossibile conoscere quali tipologie di armamenti siano state effettivamente esportate dal nostro Paese;
    il 1o aprile 2013 è stato approvato e sottoscritto in seno all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il trattato sul commercio internazionale delle armi (Arms Trade Treaty, A.T.T.);
    per quanto riguarda l'esportazione, l'articolo 7 dell'A.T.T. impone un onere di attenta valutazione della destinazione che le armi avranno nel Paese importatore. Il trasferimento si articola in tre livelli: a) valutazione del rischio di utilizzo improprio delle armi nel Paese di destinazione. Se l'utilizzo illecito è ben noto allo Stato esportatore allora opera il divieto di cui all'articolo 6; per tutti gli altri casi invece l'autorizzazione a esportare non è comunque libera, ma richiede un onere di indagine circa le finalità perseguite dallo Stato che intende importare le armi richieste; b) se in effetti sussiste un pericolo di utilizzo improprio delle medesime, il livello intermedio impone il dialogo. Lo Stato esportatore deve valutare la possibilità di adottare misure di confidence-building ovvero accordi internazionali di reciproco impegno in controllo e garanzia dai pericoli evidenziati; c) solo laddove i primi due livelli si siano presentati con esito negativo lo Stato esportatore può manifestare il proprio diniego al trasferimento delle armi;
    ai sensi dell'articolo 1, comma 6, della citata legge 185, «l'esportazione, il transito, il trasferimento, intracomunitario e l'intermediazione di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi Internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere; b) verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione; c) verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea (UE) o da parte dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE); d) verso i Paesi i cui Governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'UE o del Consiglio d'Europa; e) verso i Paesi che ricevendo dall'Italia aiuti ai sensi della legge 26 febbraio 1987, n. 49, destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese; verso tali Paesi è sospesa la erogazione di aiuti ai sensi della stessa legge, ad eccezione degli aiuti alle popolazioni nei casi di disastri e calamità naturali;
    l'elenco dei destinatari dell’export bellico italiano comprende Paesi le cui forze di sicurezza governative, spesso impegnate in conflitti armati interni o internazionali, sono regolarmente accusate di sistematiche violazioni dei diritti umani dai principali organismi internazionali di monitoraggio;
    nell'ultimo anno, è triplicata la vendita di armi italiane all'estero e sono aumentate le forniture verso Paesi in guerra: in particolare, quelle verso l'Arabia Saudita (salito a 257 milioni di euro dai 163 del 2014: +58 per cento), peraltro condannata dall'Onu per crimini di guerra nel conflitto in Yemen e per la quale il Parlamento europeo ha chiesto un embargo sulla vendita di armamenti; verso gli Emirati Arabi Uniti, che si confermano il principale cliente mediorientale (con 304 milioni di euro come l'arma precedente), mentre c’è stato un forte incremento di vendite al Bahrein (da 24 a 54 milioni di euro) e soprattutto al Qatar (da 1,6 a 35 milioni di euro). Il Kuwait, nel 2015, appare ancora tra i clienti minori, ma è evidentemente destinato a scalare la classifica dopo la firma di un contratto multimiliardario per la fornitura di 28 cacciabombardieri prodotti da Finmeccanica; verso la Turchia (da 53 a 129 milioni di euro) che bombarda i curdi fuori e dentro i suoi Confini con gli elicotteri T129 costruiti su licenza Finmeccanica; verso la Russia (da 4 a 25 milioni di euro); verso il Pakistan (da 16 a 120 milioni di euro); inoltre una new-entry, l'Iraq che esordisce nel 2015 con vendite per 14 milioni di euro; è inesistente all'interno della relazione governativa un elenco dei Paesi verso i quali sono state vietate, rifiutate e sospese (anche temporaneamente), le esportazioni di armamenti perché «in conflitto»;
    tabelle nella relazione in oggetto dovrebbero avere un carattere di intelligibilità, mentre allo stato attuale contengono sigle tecniche, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, non chiare per un'analisi parlamentare, contro ogni principio di trasparenza,

impegna il Governo:

   ad assumere ogni iniziativa di competenza necessaria per incrementare le ispezioni e ogni forma di controllo sugli operatori che commerciano armi e sui Paesi destinatari e per ridiscutere insieme agli altri Stati sulle modalità e l'uso della relativa banca dati europea;
   a rispettare il dettato della legge n. 185 del 1990 e il Trattato sul commercio internazionale delle armi (Arms Trade Treaty, A.T.T.) e quindi a effettuare un'attenta valutazione della destinazione delle armi, vietando conseguentemente l'esportazione nei Paesi in conflitto, in quelli con violazioni dei diritti umani e in quelli verso cui, è stato emesso un provvedimento di embargo;
   a inserire di norma, nelle prossime relazioni annuali sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, i codici comunicati al Ministero dell'economia e delle finanze e all'Agenzia delle dogane relativi a ogni singola operazione; ad assumere iniziative volte a ridiscutere la questione relativa alla necessità del ripristino del testo del previgente articolo 27 della legge n. 185 del 1990;
   a prevedere che, nelle prossime relazioni al Parlamento, siano di nuovo presenti:
    l'impegno del Governo a continuare il dialogo con i rappresentanti delle Organizzazioni non governative interessate al controllo delle esportazioni e dei trasferimenti dei materiali d'armamento con la finalità di favorire una più puntuale e trasparente informazione nei temi d'interesse;
    l'Allegato C, summenzionato, contenente l'elenco dei Paesi ritenuti dall'Onu responsabili di gravi violazioni dei diritti umani o che destano preoccupazione sotto tale profilo e il riepilogo in dettaglio suddiviso per istituti di credito;
    a pubblicare la citata relazione in formato digitale così da potere più agevolmente analizzare la grande mole di dati in essa contenuti.
(7-00577)
«Spadoni, Basilio, Manlio Di Stefano, Corda, Di Battista, Scagliusi, Sibilia, Paolo Bernini, Del Grosso, Rizzo, Grande, Tofalo, Frusone».

Ritiro da un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Polverini n. 4-15965 del 20 marzo 2017.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  i seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta in Commissione Tentori n. 5-05037 del 13 marzo 2015 in interrogazione a risposta orale n. 3-02904;
   interrogazione a risposta in Commissione Mucci n. 5-05800 del 15 giugno 2015 in interrogazione a risposta orale n. 3-02909;
   interrogazione a risposta in Commissione Fiorio n. 5-10127 del 14 dicembre 2016 in interrogazione a risposta orale n. 3-02907;
   interrogazione a risposta in Commissione Taricco e altri n. 5-10165 del 21 dicembre 2016 in interrogazione a risposta orale n. 3-02908;
   interrogazione a risposta in Commissione Spessotto e altri n. 5-10213 dell'11 gennaio 2017 in interrogazione a risposta orale n. 3-02906;
   interrogazione a risposta in Commissione Tentori n. 5-10473 del 3 febbraio 2017 in interrogazione a risposta orale n. 3-02905.