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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 9 gennaio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,
   premesso che:
    non esiste il cancro; esistono solo i malati di cancro, e sono tutti diversi tra di loro;
    in Italia il numero delle persone con una diagnosi di tumore continua a crescere: erano 2.600.000 nel 2010 e oltre 3 milioni nel 2015, di cui 1 persona su 4 può considerarsi guarita. Sono oltre 1 milione le persone in età lavorativa con diagnosi di cancro, pari a circa il 30 per cento di tutti i casi prevalenti. In Italia nel 2015 ogni giorno almeno 300 dei 1.000 nuovi casi di tumore sono stati diagnosticati a persone in età lavorativa, impegnate concretamente in attività professionali. L'Associazione italiana registri tumori (Airtum) ha stimato 130.000 casi nuovi tra 15-64 anni, pari ad un terzo di tutte le nuove diagnosi; di cui oltre 70.000 sono donne in età attiva;
    il costo del cancro non è solo socio-sanitario, ma anche previdenziale: nel 2014 i tumori hanno rappresentato la causa prima del riconoscimento degli assegni di invalidità e delle pensioni di inabilità con un trend in costante crescita nel corso degli ultimi anni (cfr. Previdenza e assistenza sociale – L'impegno dell'INPS per la semplificazione amministrativa e l'appropriatezza delle valutazioni medico legali in VIIo Rapporto FAVO sulla condizione assistenziale del malato oncologico, 2015);
    l'indagine della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (FAVO) – Censis ha stimato che in Italia dal 2010 al 2012 sono state 85.000 le persone che hanno perso il lavoro a seguito delle conseguenze della diagnosi di tumore. Tra i più colpiti, come è facilmente prevedibile, ci sono i lavoratori con partita Iva, che una volta ricevuta la diagnosi di cancro e iniziato il percorso complesso ed articolato delle cure, non possono vivere con dignità la propria malattia, perché non possono contare su quella base di tutele che la stessa Costituzione (articolo 38) prevede per ogni lavoratore in difficoltà;
    l'inclusione lavorativa dei malati oncologici è pertanto un investimento sociale ed economicamente produttivo, oltre che un valore da tutelare in termini di professionalità e nell'interesse dei datori di lavoro. È necessario che il welfare State garantisca realmente che alla guarigione clinica corrisponda la guarigione sociale, in coerenza con la forte determinazione delle persone malate di cancro di continuare a lavorare ed essere parte attiva della società;
    il paziente con neoplasia rappresenta l'esempio più significativo in cui malattia e disabilità sono presenti simultaneamente interagendo tra loro e determinando un fabbisogno riabilitativo peculiare rispetto a quello conseguente ad altre patologie. Un assetto normativo e organizzativo che non consideri adeguatamente tale evidenza presenta una vistosa insufficienza i cui effetti negativi sono destinati a moltiplicarsi e a generare a cascata costi per spesa inappropriata;
    ciò nonostante, la riabilitazione oncologica continua ad essere inclusa nei nuovi livelli essenziali di assistenza in modo frammentato all'interno di diverse tipologie riabilitative riferite ad altri gruppi di patologie desunte dall’International Classification of Functioning Disability and Health dell'Organizzazione mondiale della sanità. In tal modo, il paziente è costretto a seguire un percorso riabilitativo discontinuo, frammentato, ma soprattutto parziale, focalizzato esclusivamente sul recupero della funzione fisica lesa dalla malattia e non già sul completo recupero cognitivo, psicologico, sessuale, nutrizionale e sociale (recupero bio-psico-sociale);
    la centralità della riabilitazione in ambito oncologico è stata riconosciuta anche dall'Unione europea: la Commissione, infatti, ha recentemente approvato l'Azione congiunta sul controllo del cancro (CanCon) alla quale partecipano 17 Ministeri della salute europei, tra cui quello italiano, che ha portato alla definizione di nuovi standard di organizzazione per la riabilitazione in ambito oncologico, che saranno illustrati a Malta il 15 e 16 febbraio 2017;
    la riabilitazione in ambito oncologico, intesa come il ripristino di tutte le funzioni che il tumore o le terapie possano aver alterato, non solo dal punto di vista fisico, è sancita nel Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro per gli anni 2011-2013, ampliato e prorogato dalla Conferenza Stato-regioni e province autonome fino al 31 dicembre 2016. Di particolare rilevanza in questo documento è la definizione della riabilitazione come «un investimento per la società» e non un costo, dal momento che «salvaguarda un patrimonio di esperienze umane, professionali e culturali e di potenzialità lavorativa che altrimenti andrebbe definitivamente perduto»;
    nel 2011, anche nel quaderno del Ministero della salute n. 8, dal titolo «La centralità della Persona in riabilitazione: nuovi modelli organizzativi e gestionali», si poteva leggere che «un'efficace terapia antitumorale non può prescindere da una precoce presa in carico riabilitativa globale che prevede una completa integrazione con chi si occupa del piano terapeutico strettamente oncologico e chi si occupa della terapia di supporto e delle cure di sostegno»;
    in questi anni si sta assistendo ad una vera e propria rivoluzione, grazie ai risultati ottenuti dalla ricerca medica e scientifica in oncologia, considerando anche i progressi della medicina di precisione che sempre più consentirà di guarire dal cancro o quantomeno di cronicizzare la malattia permettendo ai malati il ritorno ad una vita normale, con una buona qualità di vita, grazie anche alla riduzione degli effetti collaterali delle terapie. È indispensabile pertanto che le istituzioni tengano il passo dei progressi scientifici e adeguino gli strumenti di inclusione socio-lavorativa necessari, affinché chi ha affrontato il tumore possa continuare ad essere un cittadino come gli altri;
    la riabilitazione della persona con malattia oncologica è pertanto conditio sine qua non per un ritorno al lavoro e alla vita produttiva dei malati di cancro, con la conseguente riduzione dei costi sociali generati da disabilità e inabilità. Il modo migliore per assicurare piena riabilitazione sociale alla persona che ha avuto un tumore è consentirle di rimanere professionalmente attivo il più a lungo possibile e facilitare la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, anche alla luce delle specifiche esigenze familiari, senza appesantimenti burocratici inutili ed ostili;
    le prestazioni di riabilitazione oncologica sono state inserite nel percorso e finanziate direttamente soltanto da:
     regione Toscana (legge regionale n. 32 del 2012) che inserisce «la prevenzione terziaria con specifico riferimento al follow-up, al sostegno psicologico ed alla riabilitazione dei pazienti oncologici». Le attività di riabilitazione sono erogate dal Centro regionale di riabilitazione oncologica in rete;
     regione Piemonte (determina regionale n. 425/28.1 del 27 ottobre 2003), che, nel contesto della rete oncologica regionale, prevede la completa presa in carico del malato, anche in fase riabilitativa, attraverso i Centri accoglienza e servizi (C.A.S.) ed i gruppi interdisciplinari cure (G.I.C.);
    tali modelli dimostrano come la valorizzazione delle peculiarità delle malattie neoplastiche è possibile anche nella fase di riabilitazione e che la corretta individuazione del setting delle prestazioni necessarie comuni a tutte le neoplasie e di quelle specifiche per tipologia, consente un impiego di risorse appropriato e una risposta adeguata al bisogno assistenziale,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per istituire un tavolo tecnico presso la direzione competente del Ministero della salute con la partecipazione di rappresentanti delle associazioni dei malati (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia), delle società scientifiche (Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), Società italiana di medicina fisica e riabilitativa (SIMFER), Società italiana di psico-oncologia (SIPO), Società italiana di chirurgia oncologica (SICO), Società italiana di nutrizione artificiale e metabolismo (SINPE)) e della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (FIASO), per individuare e integrare in un modello complessivo le prestazioni relative alla riabilitazione oncologica, al fine di garantire il superamento delle difficoltà che hanno reso problematico l'inserimento della riabilitazione nel testo del decreto recante i nuovi livelli essenziali di assistenza, facendo sì che il citato tavolo tecnico identifichi:
   a) gli aspetti peculiari del bisogno riabilitativo delle persone con patologia oncologica;
   b) i setting differenziati necessari per garantire l'appropriatezza dell'intervento riabilitativo;
   c) l'appropriata codificazione degli interventi nei setting individuati;
   d) il modello organizzativo di riferimento, come già individuato per la terapia del dolore e le cure palliative;
   e) la trasferibilità sul territorio nazionale dei modelli regionali già sperimentati, per quanto attiene sia ai profili organizzativi che a quelli di tipo economico;
   f) ogni altra azione necessaria per assicurare ai malati oncologici, ovunque essi risiedano, il diritto all'accesso alla riabilitazione oncologica;
2) ad assumere iniziative volte a investire sulla ricerca clinica e di sanità pubblica per quanto riguarda i tumori, anche sotto il profilo riabilitativo, prevedendo una regolare sorveglianza del re-inserimento professionale dei pazienti, compresi quelli con partita Iva, in collaborazione con l'Associazione italiana registri tumori (AIRTUM).
(1-01454) «Binetti, Pisicchio, Buttiglione, Cera, De Mita».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   le ultime elezioni presidenziali statunitensi hanno fatto emergere con assoluto rilievo la questione delle cosiddette «bufale» o «post verità» che circolano sulla rete e che sono in grado di orientare le scelte degli internauti e di creare sentimenti di opinione diffusa;
   tale questione ovviamente ha le sue ripercussioni anche sulle scelte dei consumatori e quindi nel campo dell'economia, così come nel sensibilissimo campo della medicina;
   è del tutto evidente che non può essere sufficiente un algoritmo quando, ad esempio, ci si ritrova davanti a notizie che seppur datate ritornano su bacheche e profili come se fossero di strettissima attualità e senza magari tutte le notizie correlate che magari in quel periodo storico sono state oggetto di dibattito, anche per consentire una contestualizzazione della stessa, con un evidente inganno dell'utente;
   negli ultimi giorni ha suscitato molto clamore l'infondatezza delle parole attribuite al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e pubblicate dal sito «Liberogiornale» che si sono diffuse in maniera virale anche se sul sito c’è scritto che le notizie non sono vere;
   in una intervista il titolare della società Edinet con sede in Bulgaria che ha noleggiato il server anche a «Liberogiornale» afferma che le «bufale» fanno traffico in rete e, con il traffico, pubblicità e quindi ricavi;
   «Liberogiornale» è solo un caso tra i tanti che si registrano ormai in rete e spesso con società che risiedono all'estero e la cui tracciabilità è molto difficile;
   tale questione assume sempre maggiore importanza nel delicato equilibrio tra informazione, democrazia e partecipazione;
   anche gli ordini professionali devono essere investiti in un principio di responsabilizzazione per contrastare la diffusione di notizie assolutamente infondate che possono generare tensioni ed anche situazioni di pericolo –:
   se e quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di coinvolgere tutti gli operatori del settore della informazione e i responsabili dei social network nonché gli ordini professionali, con l'obiettivo di affrontare il tema della diffusione di notizie false, promuovendo anche iniziative di natura normativa finalizzate a dare maggiore trasparenza e a prevedere un più efficace meccanismo sanzionatorio in caso di acclarata violazione. (5-10191)

Interrogazione a risposta scritta:


   PALESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   dalla stampa locale del 23 dicembre 2016 si apprendono i dettagli di una lodevole inchiesta della magistratura leccese che ha portato alla luce la presenza di centinaia di fusti di rifiuti di origine industriale, pare altamente tossici e cancerogeni, abusivamente smaltiti nel sottosuolo della discarica Burgesi, nel territorio dei comuni di Ugento, Presicce, Acquarica del Capo;
   stando alle notizie di stampa, sembra che la vicenda sia venuta a galla grazie alla confessione di un esponente della criminalità organizzata secondo cui in quella zona, agli inizi degli anni Duemila, sarebbero stati abusivamente smaltiti oltre 600 fusti di fanghi contenenti policlorobifenili;
   dalle prime analisi sull'acqua dei pozzi della zona, disposte dalla procura di Lecce, fortunatamente non risulterebbe contaminata la falda. Tuttavia, la stessa procura ha scritto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, regione, asl, arpa e comuni, allertandoli sulla questione, parlando di altissimo rischio ambientale e chiedendo di predispone quanto prima un piano di bonifica;
   si tratta del secondo ritrovamento di questo genere in pochi anni nella stessa zona, il che desta allarme enorme per la salute pubblica specie se si considera che nell'ultimo periodo, proprio tra i cittadini di quel territorio, i dati epidemiologici rivelano un numero molto elevato di neoplasie e patologie tiroidee, anche superiore a quello rilevato in altre zone della Puglia tradizionalmente affette da inquinamento ambientale di origine industriale;
   è evidente che sono a rischio la salute pubblica se non la vita stessa dei cittadini, in un contesto che comincia ad apparire troppo pericolosamente simile a quello della «terra dei fuochi» –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo in relazione a quanto scoperto dalla magistratura e, in particolare, all'esigenza di verificare l'entità di questo gravissimo danno all'ambiente ed alla salute pubblica;
   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ritenga di dover fornire ogni utile elemento sui contenuti della lettera ricevuta dalla procura di Lecce e su modalità e tempi con cui si intende approntare quanto prima un piano bonifiche;
   se il Governo ritenga, nelle more dell'accertamento delle responsabilità, di dover procedere con urgenza e con strumenti emergenziali, anche normativi, a programmare e finanziare nell'immediato un intervento di bonifica atto a garantire e tutelare la sicurezza e la salute pubblica dei cittadini del Basso Salento. (4-15090)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   FANTINATI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   temperature autunnali superiori alla media stagionale hanno favorito nelle regioni del Nord-est una enorme proliferazione della cosiddetta cimice marmorata (nome scientifico Halyomorpha halys), un insetto molto dannoso per le coltivazioni;
   la cimice marmorata non trova antagonisti naturali in Italia e per motivi sanitari non è possibile importare insetti antagonisti dalla Cina. Un problema, questo, che rende molto difficile la lotta all'insetto che da adulto è in grado di volare per lunghe distanze alla ricerca del cibo e sverna in edifici o anfratti riparati per poi raggiungere in primavera le piante per alimentarsi, accoppiarsi e deporre le uova. Per ora, azioni di contrasto possono avvenire solo attraverso le reti anti-insetti a protezione delle colture;
   l'invasione di questo insetto, originario dell'Asia orientale – in particolare da Taiwan, Cina e Giappone - ha destato l'allarme di Coldiretti che prevede ingenti danni all'agricoltura. Le coltivazioni più a rischio sono quelle di pere, mele, kiwi, uva, soia e mais;
   la prima segnalazione si è avuta in Emilia Romagna nel 2012, ma quest'anno la situazione è drammatica soprattutto nelle zone comprese tra Friuli e Veneto, anche se non mancano riscontri in altre regioni, dalla Lombardia al Piemonte;
   secondo le stime di Coldiretti, in Italia i danni all'agricoltura sarebbero superiori al miliardo di euro –:
   quali iniziative si intendano adottare per sostenere gli agricoltori italiani che stanno subendo gravi danni a causa della diffusione incontrollata delle cimici asiatiche;
   quali iniziative urgenti si intendano porre in essere per sostenere le regioni del Nord nell'attuazione di misure di contrasto alla proliferazione di questo insetto, particolarmente nocivo per l'agricoltura italiana. (4-15089)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   TURCO, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS e SEGONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   recenti notizie di stampa rappresentano un quadro allarmante della situazione dei tribunali italiani in relazione alla produttività ed al numero di cause civili trattate;
   nelle sedi di tribunali di prima istanza i giudici nel 2015 hanno definito ciascuno 262 processi di contenzioso civile: alcuni uffici hanno superato di molto questa soglia, altri ne hanno portato a termine la metà;
   consistenti sono le differenze: presso il tribunale di Foggia i giudici in media definiscono 644 procedimenti l'anno, a Bolzano 91 e a Napoli nord 85, dati che vanno interpretati tenendo conto della carenza sia di magistrati sia di personale amministrativo e del carico di lavoro a carico di ciascun tribunale;
   secondo i dati messi a disposizione dal Ministero della giustizia e riportati dai quotidiani nazionali solo 28 tribunali su 140 non hanno carenze d'organico fra i magistrati togati;
   considerando le scoperture tra i magistrati ed il personale amministrativo, solo sei tribunali su 140 hanno le piante organiche e, in 15 sedi, i posti vacanti superano il 30 per cento, con il picco di Bolzano che si avvicina al 50 per cento;
   nelle corti d'appello le cause civili possono durare in media due anni e dieci mesi ed in Corte di cassazione si superano i tre anni;
   alcuni articoli di cronaca locale attestano che il tribunale civile di Verona è appena sotto la media nazionale per numero di giorni necessari (785) per conseguire una decisione di primo grado e, sebbene questo dato consegni al tribunale di Verona una produttività al di sopra della media nazionale, appare in ogni caso eccessiva di fronte alla domanda di giustizia del tessuto socio-economico veronese;
   la mancanza di personale giudicante, oltre che amministrativo, contribuisce negativamente sulla velocità di gestione dei processi, provocando così un ovvio allungamento dei tempi decisionali del tribunale, già oberato da un endemico arretrato giudiziario che si aggrava quotidianamente;
   sul tema, il primo firmatario del presente atto aveva presentato l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04370, il 22 dicembre 2014, nella quale si evidenziava la stessa carenza cronica di personale nelle sezioni dei procedimenti penali nel tribunale di Verona;
   la soluzione adottata dal presidente del tribunale di Verona è stata quella di fissare due udienze in meno al mese per ciascun magistrato per consentire così di «liberare» una parte del personale delle cancellerie dall'assistenza in udienza e consentire loro di fare il proprio lavoro senza affanno;
   a tale carenza di personale si aggiunge la repentina decadenza dei giudici di pace in servizio sino al 31 maggio 2016 per intervenuto raggiungimento dei limiti di età anagrafica in forza delle disposizioni del decreto legislativo n. 92 del 2016 diretto a costituire la riforma della magistratura onoraria, riscrivendo anche il mandato dei giudici di pace;
   il fatto ancor più aberrante è costituito dalla mancanza, ad oggi, dell'emanazione e dell'entrata in vigore dei decreti attuativi che dovranno descrivere le modalità ed i limiti per poter svolgere i nuovi concorsi dei giudici onorari di pace (GOP) –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta;
   se e quali elementi abbia attualmente a disposizione per poter quantificare e fornire dati aggiornati sulla consistenza numerica del personale amministrativo di cancelleria, di magistrati togati ed onorari, nonché dei giudici di pace in ruolo, rispetto al numero previsto dalla pianta organica dei tribunali e degli uffici dei giudici di pace in Italia ed, in particolare, presso il tribunale e ufficio del giudice di pace di Verona;
   se possa fornire dati ed informazioni relativamente a quanto personale sia assegnato ad altri compiti, in Italia ed in particolare presso il tribunale e l'ufficio del giudice di pace di Verona;
   se e quali iniziative di competenza intenda promuovere in merito alla necessità di garantire un'effettiva organizzazione delle attività di cancelleria presso i tribunali in Italia ed, in particolare, presso il tribunale e l'ufficio del giudice di pace di Verona;
   se e per mezzo di quali iniziative ritenga opportuno intervenire, per quanto di competenza, al fine d'incrementare l'organico del personale giudicante ed amministrativo nei tribunali e negli uffici del giudice di pace italiani, onde ovviare alla carenza venutasi a determinare. (3-02674)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per lo sport. — Per sapere – premesso che:
   l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha inviato al Governo, al Parlamento e al Ministro interrogato una segnalazione riguardante le competizioni sportive su strada e le relative questioni derivanti dall'applicazione del disposto dell'articolo 9 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, cosiddetto Codice della strada, e dalla prassi applicativa delle circolari ministeriali annuali di cui, da ultima, la n. 806 del 2016, con particolare riguardo al ruolo attribuito all'Automobile Club d'Italia (ACI), in qualità di Federazione sportiva nazionale, nelle procedure di autorizzazione di tali competizioni;
   il citato articolo 9 dispone che, per svolgere competizioni sportive su strada con veicoli a motore, sono necessari l'autorizzazione da parte degli enti territoriali competenti, «sentite le federazioni nazionali sportive» (comma 1), previo nulla osta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, da richiedere sempre allegando, tra l'altro, il «preventivo parere del CONI» (comma 3), nonché il collaudo del percorso di gara e delle relative attrezzature (comma 4);
   le circolari annuali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti recanti il programma delle gare da svolgersi in ciascun anno riconosce all'Aci specifiche funzioni nell'ambito del processo autorizzatorio. La più recente circolare sopra citata impone la necessità che, per qualsiasi tipo di competizione motoristica su strada pubblica con velocità superiore «per tutto il percorso agli 80 Km/h4 – e ogni volta che una manifestazione comporti lo svolgersi di una gara intesa come la competizione tra due o più concorrenti o squadre impegnate a superarsi vicendevolmente e in cui non è prevista alcuna classifica» – , l'ente competente acquisisca il preventivo parere del Coni «espresso dalle competenti Federazioni sportive nazionali»;
   ne deriva, secondo l'Autorità, che «il coinvolgimento di Aci nell’iter autorizzatorio [...] assume specifica rilevanza sotto il profilo concorrenziale, stante l'assenza dei necessari requisiti di terzietà e imparzialità in capo alla stessa ACI. Detta Federazione, infatti, attraverso le proprie articolazioni locali, esprime gli interessi di operatori attivi nel mercato dell'organizzazione di eventi sportivi automobilistici che, dunque, operano in concorrenza con i soggetti sulla regolarità dei cui eventi Aci è chiamata a pronunciarsi». E prosegue «com’è evidente, attribuire al medesimo soggetto il duplice ruolo di parte attiva del processo autorizzatorio di eventi concorrenti a quelli che esso stesso organizza tramite le proprie articolazioni locali, oltre che suscettibile di attribuire alla Federazione e alle sue articolazioni locali un ingiustificato vantaggio concorrenziale, appare idoneo a limitare l'efficacia stessa delle funzioni tecniche attribuitegli, in ragione del conflitto di interessi cui siffatta commistione di ruoli può dare luogo»;
   nella medesima direzione si colloca la giurisprudenza della Corte di giustizia europea che, in casi analoghi, ha ritenuto che una prerogativa similare a quella attribuita all'Aci può indurre l'impresa che ne dispone a impedire l'accesso degli altri operatori sul mercato di cui trattasi. L'ordinamento europeo, invero, consente eventuali restrizioni concorrenziali a condizione che esse risultino proporzionali, adeguate e necessarie, sempre che non sussistano alternative che consentano di realizzare il medesimo legittimo obiettivo, dando luogo a minori ripercussioni sull'assetto concorrenziale, quali potrebbero esser intese, a dire della medesima Autorità, i controlli di sicurezza affidati alla polizia municipale e agli enti proprietari delle strade –:
   quali siano gli orientamenti del Governo in relazione alla segnalazione AS1307 del 7 del 7 ottobre 2016 inviata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato;
   se il Governo anche alla luce di quanto statuito dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, intenda assumere iniziative normative idonee ad impedire le criticità concorrenziali rilevate, anche nell'ottica di scongiurare una possibile procedura di infrazione europea, ex articolo 258 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a carico dello Stato italiano in ragione di una normativa nazionale indebitamente restrittiva della concorrenza, valutando di attribuire le funzioni connesse al descritto processo autorizzatorio solo a soggetti che non vertano in situazioni di conflitto di interesse;
   se il Governo, anche alla luce di quanto statuito dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, intenda assumere iniziative volte a modificare la prassi applicativa espressa dalle relative circolari ministeriali recanti il programma delle gare da svolgersi in ciascun anno ed in particolare dalla circolare n. 806 del 2016.
(5-10190)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   MORETTO, MARTELLA, MOGNATO, MURER, ZOGGIA, ROTTA, CAMANI, CRIMÌ, CRIVELLARI, NARDUOLO, D'ARIENZO, ZAN, RUBINATO, ROSTELLATO, DE MENECH, SBROLLINI, MIOTTO, CASELLATO e GINATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 2 gennaio 2017, nell'ex base militare di Conetta, trasformata in un centro di prima accoglienza per migranti, si è sentita male una giovane richiedente asilo di 25 anni della Costa d'Avorio, Sandrine Bakayoko;
   allertato il 118, la giovane è stata trasportata in ospedale a Piove di Sacco in ambulanza, ma all'arrivo si è dovuto constatare il decesso;
   a seguito di questo episodio è scoppiata la rabbia di alcuni migranti che, lamentando ritardo nei soccorsi, avrebbero bloccato all'interno del centro di accoglienza 25 operatori, tra i quali due medici e un'infermiera, costretti a barricarsi dentro gli uffici amministrativi della struttura;
   il numero dei richiedenti protezione internazionale attualmente ospitati nell'ex base militare del veneziano supererebbe ampiamente le mille unità;
   la situazione alloggiativa è caratterizzata da sovraffollamento e condizioni ambientali estremamente disagiate;
   questi fatti confermano l'inadeguatezza della struttura, diventata un centro di difficile gestione, e in generale la non sostenibilità di un sistema di accoglienza basato sulla concentrazione, in un unico luogo, di un numero eccessivo di persone –:
   se il Ministro intenda accertare le dinamiche che hanno portato al decesso della giovane ospite e verificare se vi siano stati eventuali ritardi dei soccorsi, valutando lo stato effettivo dell'assistenza agli ospiti in caso di malori all'interno del centro;
   se intenda chiarire la dinamica della successiva protesta da parte dei richiedenti asilo che, secondo notizie di stampa, avrebbero tenuto in ostaggio per diverse ore gli operatori della cooperativa prima di consentire loro di uscire dal centro;
   se intenda verificare se il sovraffollamento della struttura possa aver inciso su quanto accaduto e se intenda valutare possibili soluzioni alternative per l'accoglienza di questi profughi;
   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per una migliore gestione del fenomeno dei richiedenti asilo e per realizzare un compiuto sistema di accoglienza diffusa sul territorio con il coinvolgimento di tutti i comuni italiani. (3-02675)

Interrogazione a risposta scritta:


   SANTELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   con delibera di giunta comunale n. 275 del 7 novembre 2011 il comune di Paola esprimeva parere favorevole per la realizzazione della nuova sede dei vigili del fuoco, a seguito di un progetto preliminare presentato dal dipartimento dei vigili del fuoco;
   ottenuta l'approvazione, il dipartimento dei vigili del fuoco l’iter progettuale ed amministrativo con fondi del Ministero dell'interno;
   il Ministero dell'interno – dipartimento dei vigili del fuoco decideva di costruire a Paola una caserma dei vigili del fuoco, ricevendo dall'allora amministrazione comunale a guida Perrotta, una semplice corrispondenza in cui si assicurava la disponibilità del suolo;
   subito dopo l'insediamento dell'attuale amministrazione, il sindaco in carica avrebbe scoperto che in realtà la città non aveva mai ottenuto alcun finanziamento;
   il terreno individuato risulta di proprietà privata e non utilizzabile allo scopo. Bisognava comprarlo o espropriarlo e per la realizzazione del progetto era necessaria la variazione urbanistica. L'amministrazione precedente, secondo quanto risulta all'interrogante, aveva stimato il valore del terreno in 506.000 euro, senza reperire le risorse necessarie per l'investimento per l'intero costo di 2.500.000 euro;
   nelle more l'amministrazione comunale insediatasi successivamente, aveva dichiarato il dissesto e l'organismo straordinario di liquidazione del Ministero dell'interno con prot. n. 180 comunicava all'UTC di Paola che agli atti non esisteva alcuna documentazione in merito all'esproprio del terreno indicato;
   successivamente i nuovi responsabili dell'UTC stimavano il terreno, quantificandolo in 46.000 euro. Somma rifiutata dai privati essendo notevolmente inferiore a quella attesa;
   la procedura di esproprio presenta notevoli difficoltà data l'assenza di convenzione tra il comune di Paola e il Ministero dell'interno;
   la stampa ha divulgato la notizia che la direzione generale di Roma avrebbe reciso di dislocare la realizzazione della caserma nel comune di Fuscaldo, delocalizzando il comando di Paola;
   stupisce il dipartimento dei vigili del fuoco abbia realizzato il progetto in assenza totale della documentazione necessaria;
   stupisce ancor più che il terreno de quo sia stato, a giudizio dell'interrogante arbitrariamente, valutato dalla precedente amministrazione in oltre 500 mila euro;
   meraviglia che l'amministrazione a guida Perrotta abbia commesso tali errori e che si decida di «spostare» in altra zona la caserma, in relazione al fatto che il costo della nuova collocazione sarà superiore ai 40.000 euro, necessari all'esproprio del terreno o alla collocazione della caserma in altra località di proprietà comunale;
   tra l'altro, in seguito alla conferenza di servizi del 3 novembre 2015 voluta dalla amministrazione comunale, il provvedito- rato per le opere pubbliche con nota del 3 dicembre 2015 richiedeva al comune di esprimersi in merito alla conformità urbanistica del progetto, a quanto consta all'interrogante non concessa per i limiti di legge legati sia all'esproprio che all'edificabilità del suolo;
   tardivamente il Ministero si è ravveduto in ordine al fatto che il terreno non era mai stato acquisito dall'amministrazione comunale e che le necessarie varianti urbanistiche non erano state mai adottate;
   appare evidente, secondo l'interrogante, che la scelta operata mira a non voler accertare le reali responsabilità di quanti hanno male operato. Infatti, si è deciso di delocalizzare la caserma dei vigili del fuoco dalla città di Paola, la quale oltre ad essere il centro più popoloso del tirreno cosentino, è sede delle compagnie dei carabinieri e della guardia di finanza, del commissariato di PS e della compagnia del Corpo forestale dello Stato –:
   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare:
    a) affinché si dia certezza della realizzazione della caserma a Paola, senza delocalizzare il progetto in altre sedi, con evidente impiego di nuove risorse finanziarie, al fine di garantire i principi di economicità e buon andamento della pubblica amministrazione;
    b) affinché sia fatta chiarezza su quanto esposto, anche in relazione alla mancata richiesta della titolarità dell'immobile e del suo costo, nonostante il progetto sia arrivato nella fase esecutiva;
    c) affinché si accertino le responsabilità sul piano amministrativo delle strutture statali che, contrariamente a quanto previsto dalla legge, a giudizio dell'interrogante hanno posto in essere comportamenti alquanto lesivi degli interessi dell'intera comunità di Paola.
(4-15092)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   COVA, CARRA e ZANIN. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 12 dicembre 2016 una veterinaria pubblica dipendente è stata aggredita fisicamente e verbalmente, anche con minacce, nello svolgimento delle sue funzioni per conto della asl di Mantova (confluita nell'ats Val Padana) presso un macello del mantovano;
   per la stessa azienda sanitaria lavora il veterinario pubblico dipendente che il 4 marzo 2016 è stato colpito, riportando gravi danni con una prognosi di 30 giorni, da persona rimasta ignota mentre si trovava nel parcheggio del macello nel quale doveva prestare servizio;
   i dati raccolti dal Sivemp (31 aggressioni da luglio 2008 a luglio 2012) sono solo i casi segnalati tra gli associati sulla base delle denunce presentate all'autorità giudiziaria o alle asl. Il fenomeno, però, è molto più ampio, perché molte aggressioni avvengono in luoghi isolati e privati, in totale mancanza di telecamere di sorveglianza o di personale addetto alla sicurezza. Di conseguenza, essi sono privi di elementi probanti che sostengano la denuncia, a cui quindi, nella maggior parte dei casi, si rinuncia a far seguito;
   l'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli operatori e sull'attività di medicina veterinaria pubblica è stato convocato presso il Ministero della salute il 24 gennaio 2014; da allora non si sono avuti ulteriori incontri, nonostante altri fenomeni di minacce subite dai medici veterinari –:
   quali iniziative di competenza intendano mettere in atto i Ministri interrogati per garantire la sicurezza dei medici veterinari pubblici dipendenti nello svolgi- mento del proprio lavoro e se si intendano riprendere i lavori dell'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli operatori e sull'attività di medicina pubblica per valutare quali iniziative mettere in campo per evitare ulteriori minacce e aggressioni.
(4-15091)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRIPPA e DADONE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Diageo, gruppo multinazionale leader nella produzione e nell'imbottigliamento di alcolici e superalcolici fra cui marchi come Guinness, Smirnoff, Gordon's e Pampero, opera in 180 Paesi e occupa circa 28 mila persone in tutto mondo;
   a Santa Vittoria d'Alba (Cuneo) sorge uno degli stabilimenti del gruppo;
   quella piemontese è una realtà fatta di circa 430 dipendenti dove si imbottiglia vino proveniente dalla California (USA) e destinato al mercato inglese;
   Diageo nel 2015 ha ceduto il ramo del proprio gruppo riferito al comparto vino alla multinazionale australiana Treasury Wine Estates (TWE), mantenendo però l'appalto sull'imbottigliamento per una durata di due anni, con la possibilità di rinnovo a giugno 2017;
   come riportato dalle parti sociali, tra le clausole contrattuali vi sarebbe stata la possibilità di disdire l'accordo sopra citato con un preavviso di sei mesi;
   all'ottobre 2016, lo stabilimento nel cuneese imbottigliava ogni anno 4 milioni di casse da 9 litri di vino, ciascuna proveniente dall'estero per la multinazionale australiana Treasury Wine Estates (TWE);
   negli ultimi mesi TWE ha valutato altri partner per l'imbottigliamento e, come si apprende da fonti stampa locali, sarebbe arrivata alla decisione di spostare le produzioni di vino su un altro sito, probabilmente in Inghilterra;
   il 5 ottobre 2016 i vertici aziendali hanno infatti comunicato alle sigle sindacali di Flai Cgil, Cisl e Uila Uil che la TWE sarebbe intenzionata a trasferire presso la sede inglese in ramo legato all'imbottigliamento;
   i piani dell'azienda sarebbero quindi quelli di iniziare a spostare i volumi produttivi da aprile 2017, completando il processo a dicembre dello stesso anno;
   le produzioni del comparto del vino corrisponderebbero al 40 per cento dei volumi complessivi dello stabilimento; si ipotizza una possibile ricaduta occupazionale pari a 120 unità su circa 430 lavoratori, a cui andrebbero aggiunti anche i posti di lavoro riferibili all'indotto;
   l'intero polo produttivo di Santa Vittoria d'Alba sarebbe quindi in una pesante situazione di crisi;
   come si apprende da fonti stampa locali, i sindacati avrebbero provveduto a informare immediatamente della situazione i Ministeri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali;
   appare quindi a giudizio degli interroganti non comprensibile la risposta all'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-09784, secondo la quale «[...] il Ministero dello sviluppo economico [...] ha manifestato la propria disponibilità ad attivare un tavolo di confronto [...] qualora le parti ne facciano richiesta [...]»;
   a questo si va ad aggiungere poi, come si apprende dall'articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa in data 21 novembre 2016, la notizia che il Ministro Poletti avrebbe dichiarato in merito alla vicenda di Diageo nel cuneese come ci sia «[...] la necessità di individuare un interlocutore con cui aprire la discussione [...]» e che, a circa un mese dalle prima avvi- saglie dalla crisi, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e quello dello sviluppo economico non avessero ancora preso reali contatti con la proprietà al fine di mediare tramite tavoli di crisi –:
   se i Ministri interrogati abbiano in questi mesi individuato il suddetto interlocutore rappresentante dell'azienda;
   se, i Ministri interrogati non ritengano di convocare tempestivamente, considerando i mesi trascorsi, tavoli di concertazione fra le parti al fine di garantire ai molti lavoratori coinvolti la maggior tutela possibile. (5-10189)

ERRATA CORRIGE

  Nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 dicembre 2016 n. 713.
   Alla pagina CCLXXX, seconda colonna, dalla riga quarantaseiesima alla riga quarantasettesima, deve leggersi: «sulla base di una segnalazione dell'agenzia delle dogane e dei monopoli riguardo alla partita» e non come stampato.
   Alla pagina CCLXXXI, prima colonna, alla riga settima, deve leggersi: «delle dogane e dei monopoli, tramite il partner» e non come stampato.