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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 15 novembre 2016

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La I Commissione,
   premesso che:
    l'ultima statistica inerente ai reati denunciati vede una preoccupante ascesa della provincia di Pistoia che si colloca al 26esimo posto;
    quello che allarma ancora di più è la tipologia di questi reati, prevalentemente di tipo predatorio e connotati da efferatezza e violenza;
    la situazione è ancora più preoccupante se si pensa a quali sono le risorse di cui si dispone per fronteggiare questa dilagante criminalità;
    a fronte di questa drammatica situazione diminuisce e continua a diminuire il numero dei poliziotti, ormai ad un livello poco più che sufficiente per la «normale amministrazione»;
    allo stato attuale, la provincia di Pistoia è carente di almeno 40 poliziotti, cifra che sul territorio si traduce in meno pattuglie, meno controlli, meno repressione; il tutto a discapito della sicurezza dei cittadini;
    ad oggi ci sono poco più di 300 poliziotti, divisi tra le diverse specialità, chiamati a garanti la sicurezza in un territorio che va da Abetone a Quarrata;
    nel corso degli ultimi anni il numero dei poliziotti trasferiti ad altre sedi e/o andati in pensione è stato sempre maggiore di quelli assegnati a Pistoia;
    il dato inerente al ruolo degli ispettori della polizia di Stato può essere usato come termine di paragone per comprendere la grave carenza di personale: negli ultimi 10 anni, quasi 30 ispettori in tutta la provincia sono stati messi in quiescenza e per contro, ne sono stati assegnati soltanto 2;
    tutto ciò si avverte in maniera esponenziale nei commissariati della Valdinievole, chiamati a fronteggiare le particolari esigenze di ordine e sicurezza pubblico che quel territorio, per le peculiarità che ha, necessita;
    rispetto ad alcuni anni fa, i poliziotti pistoiesi sono chiamati a far fronte a nuove e diverse tipologie di servizi, non propriamente afferenti al controllo del territorio: a causa del crescere del numero dei flussi di migranti, anche la provincia di Pistoia ha aderito alle numerose richieste che, però, comportano tutta una serie di attività burocratiche di competenza esclusiva degli appartenenti alla polizia di Stato (come, ad esempio, i servizi di scorta dei migranti, che prevedono un dispositivo di almeno 15/20 poliziotti che accompagnano coloro che devono essere trasferiti presso le strutture ospitanti),

impegna il Governo

ad assumere tutte le iniziative di competenza che permettano al territorio di Pistoia e della Valdinievole di disporre di un numero adeguato di personale di polizia che assicuri la sicurezza e la serenità dei cittadini.
(7-01144) «Marco Di Maio, Fanucci, Bini».


   La IV Commissione,
   premesso che:
    è stata decisa la chiusura della sezione staccata del genio militare di Verona;
    la scelta, di fatto, nega la tradizione militare della città e la sua storica vocazione di ospitalità verso le forze armate e fa venire meno uno dei pilastri principali della gestione infrastrutturale militare veronese;
    la sezione staccata ha competenza territoriale sulle infrastrutture militari di Verona e della provincia e svolge con competenza ed efficacia le attività di supporto e consulenza tecnico-amministrativa-giuridica ai reparti/comandi/enti utenti di infrastrutture militari, nonché la gestione infrastrutturale diretta su 362 alloggi demaniali presenti a Verona, mediante la vigilanza infrastrutturale e l'esecuzione di lavori;
    per dare un'idea compiuta, dalla caserma S. Lucia, sede della sezione staccata del genio militare, in corso Porta Palio, si gestisce una delle città italiane a maggior insediamento militare;
    peraltro, la sede della sezione staccata di Verona è fin dal 1798 sede di uffici di ingegneri militari, e pertanto negli ultimi 218 anni ha sempre ospitato reparti del genio militare, da quello francese, a quello austriaco a quello italiano;
    lo spostamento comporterebbe una forte penalizzazione per i numerosi reparti militari, enti, comandi e immobili vari (alloggi demaniali, poligoni di tiro, magazzini, infrastrutture non attive, associazioni d'Arma, e altro) presenti su tutto il territorio comunale e provinciale;
    vi sarebbero anche ragioni di convenienza nel mantenere a Verona la sezione staccata;
    non appare comprensibile come questo patrimonio possa essere governato da Padova con spostamenti quotidiani;
    la scelta farebbe crescere i costi tra trasferimenti e missioni e certamente aumenterebbe i tempi di risposta ai bisogni con un'azione che non sarebbe immediata ed efficace come oggi;
    il genio militare di Verona si è perfettamente integrato nel contesto economico cittadino e provinciale, il cui risultato più evidente è il recente protocollo stipulato con il comune di Verona relativamente a cinque caserme cittadine e, quindi, a interventi già progettati e finanziati;
    ancorché ispirata dalle azioni conseguenti a decreto legislativo n. 244 del 2012, ovvero dai provvedimenti di carattere generale, la sezione staccata del genio militare di Verona non risultava elencata negli interventi di razionalizzazione con indicazione specifica e nominativa;
    per le ragioni innanzi espresse, si esprimono perplessità sulla scelta e appare opportuno che lo Stato maggiore dell'Esercito Italiano la riconsideri,

impegna il Governo

ad assumere iniziative volte a riconsiderare la scelta di chiudere la sezione staccata del Genio militare di Verona.
(7-01145) «D'Arienzo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   nelle scorse settimana oltre mille giornalisti in una petizione pubblica hanno manifestato profonda preoccupazione per la cosiddetta «riforma» varata dal consiglio di amministrazione dell'Inpgi (Istituto nazionale previdenza giornalisti italiani) che stabilisce un prelievo di solidarietà dalle pensioni in essere, eleva l'età pensionabile a 66 anni e 7 mesi di età sancendo quelle che appaiono inique e incostituzionali disparità tra gli iscritti e rappresentando di fatto un ostacolo al riequilibrio del mercato del lavoro tra ingressi e uscite, taglia pesantemente molte delle prestazioni erogate;
   tali misure, oltre tutto, non appaiono all'interrogante idonee a mettere in sicurezza i conti dell'Istituto a causa della grave crisi che attanaglia ormai da 6 anni il settore dell'editoria;
   il consiglio di amministrazione dell'Inpgi presieduto da Marina Macelloni con una delibera del 14 giugno 2016 ha avviato la dismissione di buona parte del proprio patrimonio di edilizia residenziale – conferito al fondo immobiliare «G. Amendola» gestito da Investire Sgr del gruppo Finnat – prevedendo vendite per 450/550 milioni entro il 2018 e complessivi 700 milioni entro il 2020, asseritamente con l'obiettivo di affrontare la grave situazione contabile e finanziaria dell'Istituto e per una diversa pianificazione degli investimenti;
   tuttavia, le quantomeno discutibili modalità di vendita starebbero suscitando gravi timori nonché motivate perplessità, non solo tra gli inquilini ma anche in una parte dei membri degli organi collegiali dell'Istituto;
   lo sbilancio nei conti dell'Istituto è ormai strutturale con una differenza nella gestione principale, Inpgi1, tra entrate e prestazioni erogate che ha sfiorato i 112 milioni nel 2015 (-81 milioni nel 2014, -51 milioni nel 2013, -7 milioni nel 2012) -, ma la situazione è ancora più grave se si considera il rapporto tra contributi obbligatori e prestazioni obbligatorie (-140 milioni di euro nel 2015); sbilancio dovuto alla drammatica situazione del settore (in 5 anni si sono persi oltre 3 mila posti di lavoro, con moltissimi prepensionamenti);
   di fronte a questo quadro la necessità inevitabile di vendere parte del patrimonio immobiliare per «fare cassa» era prevedibile se non prevista da anni;
   a conferma di una situazione fortemente compromessa diminuisce anche l'avanzo di gestione del cosiddetto Inpgi2, cui sono iscritti i giornalisti «liberi professionisti» (in realtà collaboratori coordinati e continuativi, precari dai redditi compresi tra gli 8 mila e i 14 mila euro l'anno), finora la «gallina dalle uova d'oro», dati i contributi obbligatori incamerati a fronte di prestazioni risibili –:
   quali iniziative intenda adottare il Governo per accertare la reale situazione dei conti dell'Inpgi;
   se il Governo non intenda verificare, per quanto di competenza, la corrispondenza dei bilanci dell'Inpgi degli ultimi quattro anni alla reale situazione economica e finanziaria;
   se il Governo non intenda verificare la sussistenza oggettiva delle plusvalenze derivanti dai conferimenti immobiliari al fondo «G. Amendola» e assumere ogni iniziativa di competenza per chiarire tali operazioni contabili;
   se il Governo non ritenga di dover acquisire la stima complessiva della rivalutazione del patrimonio immobiliare operata con l'avvio del fondo dall’«esperto indipendente», nonché le stime di apporto dei conferimenti redatte dal medesimo «esperto indipendente», onde accertare la corrispondenza con i reali valori di mercato dell'epoca;
   se il Governo non intenda individuare quali siano le cause che con tutta evidenza, ad avviso dell'interrogante, hanno attenuato il ruolo di vigilanza e controllo da parte dei rappresentanti della Presidenza del Consiglio, dei Ministeri competenti (lavoro e politiche sociali, economia e finanze) presenti negli organi collegiali dell'Inpgi, di fronte al determinarsi del gravissimo e irreversibile sbilancio nei conti dell'ente provocato dal ricorso continuo agli stati di crisi da parte degli editori, ai contratti di solidarietà e alla cassa integrazione;
   se il Governo non intenda accertare se quello che l'interrogante giudica un affievolimento, di fatto, del ruolo di vigilanza da parte dei rappresentanti della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri interessati continui tuttora;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché nella dismissione delle case dell'Inpgi vengano introdotti e rispettati criteri di trasparenza;
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere perché i prezzi di vendita siano rapportati alla situazione reale e attuale del mercato immobiliare, con l'applicazione dello sconto riconosciuto dalle consuetudine su alloggi occupati, e affinché siano garantite tutele reali per le fasce deboli e per chi non può comprare; 
   se non si intenda verificare, per quanto di competenza, la correttezza sostanziale, oltre che formale, del bando di gara pubblico e delle varie fasi nella costituzione e gestione del fondo «G. Amendola»;
   se non si intendano assumere iniziative per chiarire le finalità dell’«operazione Fondo», viste le dichiarazioni dei vertici dell'Inpgi che solo due anni fa escludevano tassativamente di voler vendere, e le finalità del piano di dismissioni, viste le incongrue modalità con cui, ad avviso dell'interrogante, si sta attuando;
   quali iniziative il Governo intenda attivare affinché anche nel piano di dismissioni si tenga conto della natura pubblica del patrimonio dell'Inpgi, sostitutivo dell'Inps, ente previdenziale privatizzato incaricato di pubbliche funzioni a norma dell'articolo 38 della Costituzione, con finalità puramente sociali, e non di perseguimento del massimo profitto mediante quelle che appaiono all'interrogante spericolate e oblique operazioni immobiliari;
   se non si intenda verificare con quali strumenti e con quali modalità l'Inpgi affronti, per garantire le normalità attività e il pagamento delle prestazioni dovute per legge, le esigenze di cassa e le carenze di liquidità;
   quali iniziative urgenti il Governo intenda predisporre per riportare l'Inpgi sui binari della trasparenza nonché della sana e prudente gestione;
   come si intenda garantire a chi ha versato «fior fiore» di contributi per decenni, a chi è in pensione, a chi sta per andarci e a chi si avvicina o svolge una professione che ha attinenza con i diritti costituzionali quale il diritto all'informazione, la certezza di avere una previdenza e un'assistenza degne di questo nome;
   se, in situazione così gravemente compromessa, il Governo non ritenga indispensabile assumere le iniziative di competenza per il commissariamento dell'ente, qualora tale misura non fosse già tardiva.
(2-01543) «Airaudo».

Interrogazioni a risposta orale:


   TERZONI, MASSIMILIANO BERNINI, CECCONI, AGOSTINELLI, GALLINELLA, CIPRINI, GRILLO, DAGA, MANNINO, DE ROSA, BUSTO, MICILLO, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   in seguito alle scosse di terremoto, che hanno interessato anche vaste zone della provincia di Macerata nei mesi da agosto a novembre 2016, si stanno verificando fenomeni di anomale risalite di acqua dal sottosuolo che stanno coinvolgendo anche i centri abitati colpiti dal sisma;
   a Castesantangelo sul Nera l'acqua zampilla dalle fessure dell'asfalto in pieno centro città e numerose vie sono invase da fiumi di acqua, mentre il Nera mostra una portata che viene considerata 3-4 volte superiore alla media del periodo;
   il Cnr di Perugia ha eseguito dei controlli, mentre la regione ha avviato dei campionamenti per stabilire se ci siano delle variazioni di composizione delle acque che sarebbero riconducibili a un cambio di provenienza delle stesse;
   le ipotesi per ora messe in campo dal Cnr sarebbero tre: un accumulo ai lati del Nera di acque che il fiume non sta riuscendo a smaltire correttamente e che quindi risalgono in superficie, una rottura delle condutture nelle quali confluiscono parte delle acque del Nera e che quindi sarebbero poi esplose, la formazione di una nuova polla d'acqua sorgiva;
   tutte le ipotesi portano comunque delle gravi conseguenze nell'area, in quanto l'acqua sta intaccando le fondamenta delle abitazioni aggravando, se possibile, la condizione di stabilità degli edifici –:
   di quali elementi disponga circa la situazione riportata in premessa;
   se non ritenga di dover farsi carico anche di questa situazione al fine di ipotizzare, in accordo con il Cnr e le regioni interessate, degli interventi da attuare nel più breve tempo possibile e che siano in grado di salvaguardare gli abitati coinvolti dal fenomeno descritto. (3-02627)


   TERZONI, MASSIMILIANO BERNINI, CECCONI, AGOSTINELLI, GALLINELLA, CIPRINI, GRILLO, DAGA, MANNINO, DE ROSA, BUSTO, MICILLO, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   in seguito al sisma del 24 agosto 2016 parte dell'ospedale di Amandola in provincia di Fermo fu dichiarato inagibile e i reparti di medicina e chirurgia furono trasferiti a Fermo;
   dopo le scosse di ottobre 2016 la struttura è stata completamente chiusa con i reparti trasferiti all'interno di quattro moduli provvisori di 40 metri quadri l'uno allestiti nell'area adiacente al campo sportivo;
   la procura di Ascoli Piceno ha aperto un fascicolo contro ignoti per disastro colposo, già dopo il 24 agosto, per far luce sui lavori che seguirono il terremoto del 1997 quando la regione destinò dei fondi per interventi specifici sulla struttura;
   in base alle prime notizie riportate dai quotidiani locali a fronte di una struttura in cemento armato che sembrerebbe aver resistito all'onda d'urto dei terremoti sono invece crollati i muri divisori;
   i diversi corpi di cui è costituita la struttura del nosocomio sono stati realizzati in tempi diversi quando vigevano normative antisismiche differenti e in seguito al sisma del 1997, che non provocò danni ingenti come quelli attuali, i fondi stanziati pare siano stati utilizzati per interventi di ripristino senza operare un vero e proprio adeguamento antisismico;
   la parte più recente è stata terminata nel 2012 e nonostante questo ha anch'essa subito gravi danni –:
   di quali elementi disponga circa l'utilizzo dei fondi stanziati dopo il sisma del 1997 per gli interventi sull'ospedale di Amandola;
   quali controlli siano stati eseguiti circa l'utilizzo delle risorse stanziate per gli interventi post sisma durante quel periodo;
   che tipo di controlli siano previsti in relazione all'uso delle risorse che verranno stanziate per interventi che si sono resi necessari in seguito agli ultimi eventi;
   se non ritenga di dover assumere iniziative per prevedere l'istituzione di una commissione, o una struttura di altro tipo, formata da amministratori e tecnici esperti, anche in collaborazione con il Cnr, che abbia come compito e finalità il controllo puntuale dei lavori che verranno eseguiti sia durante le fasi di progettazione e realizzazione che in fase di consegna dei cantieri. (3-02628)


   TERZONI, MASSIMILIANO BERNINI, CECCONI, AGOSTINELLI, GALLINELLA, CIPRINI, GRILLO, DAGA, MANNINO, DE ROSA, BUSTO, MICILLO, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in seguito agli eventi sismici avvenuti nel centro Italia nei mesi di agosto, settembre, ottobre e novembre 2016 si sono succedute le segnalazioni di danni provocati alle infrastrutture viarie e non solo;
   le cronache riportano le notizie di una serie di viadotti e gallerie che sono state sottoposte a particolari controlli al fine di verificarne l'integrità e quindi la percorribilità. È il caso, ad esempio, della strada statale 685 «delle Tre Valli Umbre» che è stata chiusa al confine delle province di Ascoli Piceno e Perugia nel tratto compreso tra Norcia e Arquata del Tronto e tra Serravalle e Borgo Cerreto (PG), a causa di danni riscontrati in una galleria;
   anche lungo il percorso della Quadrilatero da poco inaugurata è stata segnalata una spaccatura ben visibile in un tunnel che si trova all'altezza dell'uscita Muccia;
   sempre in provincia di Macerata particolare preoccupazione destano le condizioni del viadotto che attraversa il lago artificiale di Castriccioni nel territorio del comune di Cingoli e che dopo le ultime scosse di terremoto è stato chiuso al traffico. In questo caso si tratta di una situazione segnalata ormai da tempo e per la quale sono state già depositati altri atti di sindacato ispettivo (interrogazione a risposta scritta 4/14203) –:
   se intendano fornire un aggiornamento circa lo stato in cui versano le infrastrutture quali viadotti, gallerie e dighe in seguito alle scosse che hanno interessato il centro Italia negli ultimi mesi;
   se non ritengano di doversi attivare, di concerto con il Cnr e le strutture tecniche regionali, per verificare che, per quanto riguarda le strutture lesionate, siano state rispettate le norme antisismiche nella loro realizzazione;
   se si intendano fornire elementi circa le segnalazioni pervenute al dipartimento della Protezione civile, i relativi sopralluoghi eseguiti e gli esiti dei controlli;
   come siano stati organizzati i controlli al fine di ottenere un censimento capillare dello stato di integrità di viadotti, gallerie e altre infrastrutture presenti all'interno dell'area interessata dai terremoti che hanno investito il centro Italia negli ultimi mesi;
   se siano ipotizzabili dei tempi certi di ripristino della viabilità ordinaria.
(3-02629)


   TERZONI, MASSIMILIANO BERNINI, CECCONI, AGOSTINELLI, GALLINELLA, CIPRINI, GRILLO, DAGA, MANNINO, DE ROSA, BUSTO, MICILLO, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   24 agosto 2016 sul sito internet del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo vengono riportati gli aggiornamenti riguardanti le attività di recupero dei beni artistici che vengono eseguite nelle aree colpite e l'avanzamento delle operazioni di sopralluogo atte a verificare i danni al patrimonio;
   nonostante questo però le scosse del 26 ottobre, del 31 ottobre e del 1o novembre hanno trovato il patrimonio architettonico già danneggiato sprovvisto di quelle strutture di puntellamento atte alla messa in sicurezza che erano state invece utilizzate e realizzate dopo pochi giorni in occasione degli eventi del 1997 che colpì Marche e Umbria e del 2009 dell'Aquila;
   quello che dopo il primo sisma di agosto 2016 era rimasto miracolosamente in piedi anche se fortemente instabile è rovinosamente crollato a causa del lunghissimo sciame sismico e delle scosse che si sono verificate ad ottobre;
   la stampa riporta che il Ministro ad alcuni giornalisti che chiedevano spiegazioni rispetto alla mancata realizzazione delle opere di puntellamento avrebbe dichiarato «È stato fatto un lavoro molto scrupoloso, fin dal mattino dopo, il 24 agosto e anche ora. Ma la vastità dei danni comporta che si debbano seguire delle priorità –:
   quali siano i motivi che hanno rallentato e impedito la realizzazione delle opere di messa in sicurezza del patrimonio architettonico e se i fondi messi a disposizione per queste operazioni sono ritenuti sufficienti a intervenire su tutte le strutture colpite;
   quali siano le priorità che il Governo sta seguendo nella programmazione degli interventi, se esista un programma degli interventi da eseguire e se possa riferire elementi al riguardo nel dettaglio;
   se non si ritenga di dover intervenire con urgenza per avviare la messa in sicurezza del patrimonio architettonico danneggiato dai terremoti che si sono succeduti dal 24 agosto;
   se non si ritenga di dover mettere a disposizione dei cittadini uno strumento attraverso il quale mappare i beni architettonici censiti nell'area colpita dai sismi che si sono succeduti dal 24 agosto 2016 nelle zone di Marche, Umbria e Lazio, rendendo accessibili per ognuno in tempo reale le informazioni circa le condizioni, gli interventi programmati e l'avanzamento degli interventi stessi, al fine di consentire maggiore controllo e consapevolezza di quanto viene eseguito. (3-02631)


   TERZONI, MASSIMILIANO BERNINI, VACCA, GRILLO, AGOSTINELLI, CECCONI, CIPRINI, GALLINELLA, DAGA, CASTELLI, MICILLO, MANNINO, DE ROSA, ZOLEZZI, BUSTO e VIGNAROLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   in seguito a una segnalazione fatta dal gruppo consiliare regionale umbro del Movimento 5 Stelle è andato in onda un servizio, in data 6 novembre, nella trasmissione televisiva « Le Iene» dal quale si è appreso che in territorio umbro e più precisamente nei comuni di Foligno, Sellano, Nocera Umbra e Gualdo Tadino, sono tuttora presenti dei villaggi costituiti da casette di legno, per un totale di oltre 700 unità, che erano stati improntati per accogliere gli sfollati del sisma Marche-Umbria del 1997;
   le casette sono perlopiù inutilizzate e si trovano a poche decine di chilometri di distanza da alcuni dei centri abitati colpiti dagli ultimi eventi sismici;
   nel servizio è stato intervistato uno degli addetti alla manutenzione delle casette site nel villaggio presente nel territorio del comune di Foligno (Perugia) secondo il quale ogni anno il comune spende in manutenzione una cifra intorno ai 160 mila euro;
   la regione Umbria interpellata a tal proposito ha dichiarato, smentita poi nel servizio dagli stessi costruttori delle casette, che le strutture in legno sono inamovibili e quindi non è possibile spostarle per riposizionarle nei comuni che attualmente ne avrebbero necessità;
   in alcuni casi le casette, che nel servizio sono apparse in un buono stato di manutenzione generale, vengono utilizzate da associazioni private e in base a quanto dichiarato dall'intervistato verrebbero affittate a turisti nei mesi estivi;
   alcune casette in legno che vengono gestite dalle amministrazioni comunali risultano essere state vendute mentre altre sarebbero state smantellate nonostante fossero in buone condizioni –:
   se quanto appreso dal servizio andato in onda e ricordato in premessa corrisponda al vero;
   quanti siano i moduli abitativi in legno, costruiti per accogliere gli sfollati del sisma del 1997, tuttora presenti sul territorio umbro e su quello marchigiano e come siano suddivisi per i diversi comuni;
   se si abbia contezza dell'utilizzo che viene fatto di queste strutture, sul loro stato di conservazione, sulle spese che sono state e vengono tuttora sostenute per la manutenzione e a carico di chi esse siano;
   se il Governo fosse a conoscenza del fatto che alcune casette sono state oggetto di compravendita e smantellamento e se queste operazioni siano compatibili con le modalità di gestione previste per tali strutture;
   per quale motivo le casette di legno riportate in premessa e quelle presenti nei comuni marchigiani non siano state messe a disposizione degli sfollati delle aree colpite dai terremoti degli ultimi mesi o comunque non siano state inserite tra le alternative di alloggio temporaneo proposte agli stessi. (3-02632)


   TERZONI, MASSIMILIANO BERNINI, VACCA, GRILLO, AGOSTINELLI, CECCONI, CIPRINI, GALLINELLA, DAGA, CASTELLI, MICILLO, MANNINO, DE ROSA, ZOLEZZI, BUSTO e VIGNAROLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   il sisma di magnitudo 6,5 che ha colpito il Centro Italia il 30 ottobre 2016 ha provocato ingenti danni in un'area molto vasta compresa tra le province di Macerata, Ascoli Piceno, Ancona e Perugia;
   da fonti stampa si apprende che sono stati dichiarati inagibili anche alcuni edifici ricostruiti o ristrutturati in seguito al sisma del 1997;
   la procura della Repubblica di Spoleto ha acquisito una serie di documenti relativi alla ricostruzione seguita al sisma del 1997. La polizia giudiziaria in base a quanto si apprende dal Corriere dell'Umbria avrebbe prelevato le pratiche relative alla ricostruzione post sisma di alcuni edifici pubblici e anche privati crollati a seguito dei terremoti del 24 agosto e poi del 26 e 30 ottobre 2016;
   già dopo la scossa del 24 agosto anche la procura di Rieti aveva aperto un'inchiesta per disastro colposo in quanto i magistrati vogliono controllare l’iter della costruzione – assegnazione degli appalti, progettazione, edificazione, controlli, rispetto delle leggi antisismiche – degli edifici coinvolti nel sisma. (http://www.valigiablu.it);
   la verifica riguarda anche le case dei privati e il lavoro dei magistrati punterebbe anche ad accertare con quali criteri siano stati concessi fondi pubblici per la ricostruzione post sisma del 1997;
   anche la procura di Ascoli Piceno ha avviato una indagine con lo stesso obiettivo e il Presidente dell'Autorità Anticorruzione, Cantone, ha dichiarato che l'autorità da lui diretta si adopererà per aiutare la magistratura;
   a Camerino (Macerata) la procura di Macerata ha aperto una indagine relativa al crollo del campanile di Santa Maria in Via, caduto abbattendosi sulla palazzina sottostante dopo la scossa del 26 ottobre, con l'ipotesi di reato di rovina di edificio. Rispondendo a una intervista apparsa nell'edizione locale de Il Resto del Carlino l'ingegnere che si era occupato dei lavori sulla chiesa ha dichiarato che dopo il terremoto del ’97 nessun intervento è stato fatto sul campanile e che, a proposito degli interventi di messa in sicurezza delle strutture, «noi possiamo pensare a un sisma del quinto grado, ma se arriva una scossa del sesto non possiamo farci niente»;
   secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri, per la ricostruzione post-sisma del 1997 sono stati stanziati 11,7 miliardi, attraverso 42 decreti che prevedono fondi fino al 2024 –:
   di quali dati disponga circa il numero di fascicoli aperti dalle diverse procure in relazione alla verifica dei lavori di restauro e recupero svolti dopo il sisma del 1997;
   se non ritenga di doversi attivare, per quanto di competenza e anche mediante la collaborazione del Cnr, per supportare l'attività di verifica degli interventi che furono eseguiti in seguito al sisma del 1997 al fine di stabilirne la corretta esecuzione;
   se non ritenga di doversi costituire parte civile, ove ne sussistano i presupposti, nel caso in cui dalle indagini in corso dovessero risultare delle responsabilità specifiche da parte di progettisti e/o ditte esecutrici dei lavori;
   se non ritenga di dover assumere iniziative per attivare dei meccanismi di esclusione dagli interventi che si avvieranno nelle aree colpite dai terremoti degli ultimi mesi per quelle ditte e quei progettisti che dovessero essere ritenuti responsabili dei nuovi crolli;
   se per quanto riguarda le ricostruzioni che verranno eseguite nelle aree colpite dai terremoti degli ultimi mesi non ritenga di dover elaborare un sistema di controllo per monitorare in tempo reale la correttezza e validità dei progetti e dell'esecuzione dei lavori. (3-02633)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MOLTENI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   come più volte denunciato, la legge 7 aprile 2014, n. 56, «Delrio» ad avviso dell'interrogante, ha svuotato di competenze e funzioni le province e le ha rese enti locali di secondo livello, esautorando, da un lato, il popolo dalla responsabilità di decidere con il proprio voto gli amministratori e, dall'altro lato, senza raggiungere quegli effetti significativi in ottica di razionalizzazione dei costi operando solo tagli lineari, determinando un peggioramento dei servizi e scaricando i costi su regioni e comuni;
   i tagli di bilancio alle province rendono impossibile le attività connesse alle loro funzioni (servizi per l'impiego, assistenza e trasporto ai disabili sensoriali, manutenzione di edifici scolastici e manutenzione delle reti viabilistiche);
   i considerevoli tagli operati su funzioni strategiche come l'assistenza ai disabili sensoriali hanno avuto un impatto deflagrante;
   per sostenere la spesa per il servizio di assistenza ai disabili sensoriali, lo Stato ha concesso per il 2015 il 26,6 per cento della spesa media annuale: 30 milioni di euro per le 17 regioni italiane, di cui 6,17 milioni per la Lombardia;
   con un finanziamento analogo, deciso con la legge di stabilità 2016 (legge n. 208 del 2015, articolo 1, comma 947), sono stanziati altri 70 milioni di euro nell'anno 2016 con un iter di riparto lungo e complesso. Il finanziamento statale di 70 milioni copre soltanto il 62 per cento della spesa ed è insufficiente a coprire il fabbisogno rilevato;
   alcuni quotidiani locali della provincia di Como hanno pubblicato la denuncia di una delle tante famiglie che si è vista revocare il servizio di assistenza per la propria figlia disabile sensoriale. Il presidente della provincia giustifica quanto accaduto sostenendo che i fondi a disposizione sono insufficienti per garantire tale servizio –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare in tempi rapidi per garantire le necessarie risorse agli enti locali per dare continuità al servizio di presa in carico dei disabili sensoriali.
(4-14790)


   DIENI, MANLIO DI STEFANO, CECCONI, COZZOLINO, DADONE, D'AMBROSIO, NUTI, TONINELLI, DEL GROSSO, DI BATTISTA, GRANDE, SCAGLIUSI, SIBILIA e SPADONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la legge costituzionale 17 gennaio 2000, n. 1, «Modifica all'articolo 48 della Costituzione concernente l'istituzione della circoscrizione Estero per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero», ha introdotto, nell'articolo 48 della Costituzione la previsione del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero, da attuarsi con riserva di legge;
   la legge 27 dicembre 2001, n. 459, disciplina l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero, dando attuazione alla disposizione costituzionale;
   da quanto emerge da un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano dell'11 novembre 2016 dal titolo «Voto all'estero: brogli facili, sistema illegale», l'effettività, l'uguaglianza, la libertà e la segretezza del voto dei cittadini all'estero risulterebbero seriamente compromesse da diversi difetti insiti nel sistema attuale e, dati i numeri rilevanti degli elettori fuori dal territorio nazionale, questi difetti potrebbero falsare i risultati delle consultazioni elettorali e referendarie;
   a suffragare questa tesi sarebbe l'ambasciatrice Cristina Ravaglia, direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che avrebbe valutato, all'indomani delle elezioni politiche del 2013, in un documento riservato indirizzato, tra gli altri, al Presidente del Consiglio, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ai Sottosegretari di Stato, il sistema di voto all'estero come «totalmente inadeguato, se non contrario ai fondamentali principi costituzionali che sanciscono che il voto sia personale, segreto e libero»;
   la diplomatica sottolineerebbe nel documento «gli effetti potenzialmente distorsivi dell'impianto vigente», proponendo interventi immediati per rafforzarne i controlli;
   nello specifico, particolari criticità emergerebbero dal voto per corrispondenza dato che questo «è soggetto, come evidente, a una serie di variabili e incertezze (quali l'affidamento ai sistemi postali locali, il pericolo di furti, incette, pressioni, compravendite, sostituzione del votante, ma non solo)»;
   a dimostrazione dei pesanti deficit del sistema attuale l'ambasciatrice Ravaglia rileva l'alto livello di astensionismo ma anche l'altissima percentuale di schede nulle;
   tali caratteristiche del voto all'estero, specie l'alta presenza di schede nulle, più difficilmente spiegabile dell'astensionismo, hanno di fatto contraddistinto anche le votazioni successive: nel 2016, in occasione del referendum abrogativo sulla durata delle concessioni delle trivellazioni in mare, ben 66.716 votanti su 779.548 hanno espresso un voto non valido, secondo il Ministero dell'interno;
   altri elementi indurrebbero a configurare una minore fragilità delle garanzie costituzionali sul voto all'estero a seguito della decisione del Governo di coinvolgere corrieri privati nella consegna delle schede, nonché dell'iniziativa del Presidente del Consiglio di far pervenire, contestualmente al plico per il voto per il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, materiale propagandistico a cura del Comitato per il «Sì» –:
   se siano a conoscenza dei fatti sopra esposti, quali problematiche effettive siano state rilevate del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e da quello dell'interno sul sistema di voto degli italiani all'estero e come si spieghi il forte scostamento nel numero di schede non valide registrate nel voto estero rispetto a quello all'interno del territorio nazionale;
   come si ritenga di garantire, per il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, l'uguaglianza, la libertà e la segretezza del voto degli italiani all'estero, se la consegna delle schede da parte di corrieri privati non sottoponga il sistema di voto a rischio di brogli e come sia stato possibile l'invio agli elettori di materiale propagandistico predisposto dal Comitato per il «Sì», in maniera contestuale all'invio dei plichi per l'esercizio del diritto di voto.
   (4-14795)


   GIANLUCA PINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il sito internet www.moked.it, gestito dall'Unione delle comunità ebraiche italiane, ha riportato recentemente le segnalazioni provenienti da alcuni Italkim, cittadini italiani residenti in Israele, che nel quadro delle iniziative assunte dalla Presidenza del Consiglio per informare i nostri connazionali all'estero sui contenuti del referendum confermativo della riforma costituzionale, previsto per il prossimo 4 dicembre, hanno recentemente ricevuto una missiva «che ha un sapore antico»;
   nell'indirizzo della lettera rivolta agli Italkim residenti a Gerusalemme, l'antica città santa si troverebbe ancora nella Palestina del mandato britannico;
   sembra che il problema sia imputabile ad un errore nella classificazione presente nell'indirizzario dell'Aire, l'anagrafe degli italiani residenti all'estero, alla quale ha attinto con il concorso del Governo anche il Comitato per il «Sì», circostanza che sostanzierebbe ad avviso dell'interrogante un conflitto d'interessi;
   Gerusalemme non è riconosciuta internazionalmente come capitale dello Stato d'Israele, ma la sua collocazione in territorio israeliano è fuori discussione;
   l'errore fatto con gli Italkim residenti nella Città Santa fa seguito a quello politicamente più grave compiuto in occasione del voto all'Unesco sulla protezione dei luoghi sacri di Gerusalemme, definita in modalità lesive dell'ebraicità dei siti;
   la disattenzione fa seguito altresì ad altri incidenti di cui si è «macchiato» il cerimoniale di Palazzo Chigi, non ultimo in occasione della visita a Roma del Premier della Repubblica d'Iraq, quando il picchetto d'onore lo ha accolto erroneamente con la formula «Onore al presidente dell'Iran» –:
   a quali ragioni sia imputabile l'errore che ha indotto ad indirizzare le lettere informative inviate dal Governo ai cittadini italiani residenti in Gerusalemme facendo riferimento ad una Palestina che non esiste attualmente come Stato e che comunque non ricomprende la Città Santa;
   quali iniziative il Governo conti di assumere per evitare il ripetersi in futuro di quelli che appaiono all'interrogante grossolani errori che hanno inevitabili ripercussioni politiche;
   se, in particolare, siano configurabili responsabilità individuali e come si conti di sanzionarle;
   se il Governo non ritenga comunque utile assumere iniziative per rilanciare l'insegnamento della geografia in tutte le scuole della Repubblica di ogni ordine e grado e comunque prevedere nei concorsi pubblici una verifica approfondita delle conoscenze geografiche dei candidati all'assunzione nella pubblica amministrazione. (4-14797)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MASSIMILIANO BERNINI e LIUZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel novembre 2010, con la nota «Ares 807683», la Commissione europea ha irrogato una sanzione di circa 86 milioni di euro all'Italia per le inadempienze dell'ex Arbea negli anni 2007, 2008, 2009. All'ex Arbea, organismo pagatore regionale di Basilicata, veniva addebitata la violazione delle norme comunitarie e specificatamente dell'articolo 6 del Regolamento (CE) 1290/2005 e del Regolamento (CE) 885/2006;
   sovente nel complesso delle predette pratiche venivano a ritrovarsi fascicoli sottoposti ad indagine di polizia giudiziaria per i reati di falso, truffa e quindi di indebito percepimento spesso per particelle dichiarate falsamente nella disponibilità dei beneficiari e soprattutto con colture agrarie non concordanti con la realtà presente sul soprassuolo;
   le conclusioni delle indagini di polizia giudiziaria combaciavano con quanto riportato nella sentenza T/255 13 del tribunale dell'Unione europea, sezione VI, del 12 novembre 2015;
   a maggio 2011, dopo un tentativo di conciliazione da parte dell'Italia, la Commissione europea ha deciso che per il caso 11/IT/471 «Accreditamento Arbea» non sia possibile addivenire ad alcuna transazione, ovvero la sanzione resta nella sua interezza e va pagata;
   a dicembre 2011, la Commissione riesamina la questione ex Arbea e comunica rettifiche forfettarie del 16 per cento per le spese effettuate nel 2007, 2008 e 2009. L'importo totale della sanzione viene portato da circa 86 milioni a circa 55 milioni di euro;
   a dicembre 2012, la Commissione riesamina di nuovo la propria posizione e propone rettifiche finanziarie per un importo totale di circa 6,5 milioni di euro;
   a novembre 2015, il tribunale dell'Unione europea respinge la richiesta dell'Italia di annullare la decisione di esecuzione della Commissione relativa alla sanzione;
   con sentenza del tribunale del 12 maggio 2016, la T 384/14, il Governo italiano si vedeva respingere il ricorso avverso la quantificazione degli importi addebitati all'Italia nella rettifica finanziaria, tra cui il danno causato dall'ex Arbea in qualità di organismo pagatore per una ulteriore rettifica finanziaria di circa 3,5 milioni di euro per i conti afferenti al 2010;
   la responsabilità del PSR Basilicata 2007-2013 è dell'Autorità di gestione (AdG) del PSR stesso, ai sensi dell'articolo 75 del Regolamento (CE) 1698/2005, che ne riferisce al comitato di sorveglianza di cui all'articolo 77 del medesimo Regolamento (CE) 1698/2005;
   ai sensi dell'articolo 75, paragrafo 2, del Regolamento (CE) 1698/2005, l'Autorità di gestione può delegare a terzi alcune delle proprie funzioni, rimanendo però pienamente responsabile della loro efficiente e corretta gestione ed esecuzione: è quanto accaduto con la convenzione fra AGEA – regione – Arbea, di cui alla delibera di giunta regionale n. 1732/2010, con cui AGEA ha delegato alcune funzioni alla regione che a sua volta ne ha delegate altre ad ARBEA;
   la regione aveva nominato una commissione di vigilanza interna su Arbea stessa, i cui esiti sono riportati nella delibera di giunta regionale n. 233/2010 –:
   quale sia la situazione rispetto agli addebiti dell'Unione europea all'ex Arbea, relativi al rispetto dei criteri previsti dal regolamento (CE) 885/2006 e alla violazione dell'articolo 6 del regolamento (CE) 1290/2005, periodo 2007-2010;
   quali attività svolga il Comitato per la lotta contro le frodi comunitarie istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 91;
   quale attività di controllo abbia posto in essere l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), in quanto l'articolo 2 dal Regolamento (UE) n. 908/2014 prevede che l'Autorità competente eserciti una costante attività di supervisione sugli organismi pagatori regionali al fine di verificare il mantenimento da parte degli stessi dei criteri prescritti per il riconoscimento, e a che punto sia la certificazione dei conti per le spese del periodo 16 ottobre 2014-31 dicembre 2015 riferite al FEASR 2007-2013;
   quali iniziative abbia assunto Agea nei confronti di tutte quelle pratiche afferenti alle frodi comunitarie, accese presso le diverse procure, e se risulti siano stati attivati presso gli organismi pagatori regionali e le regioni i registri debitori con il relativo recupero delle somme indebitamente percepite. (5-10017)

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel territorio del comune di Motta Sant'Anastasia, provincia di Catania, in contrada «Valanghe d'Inverno» risulta attualmente attiva e operativa una discarica di rifiuti non pericolosi. Nella vicina contrada «Tiritì» insiste un impianto di selezione e trattamento di rifiuti indifferenziati;
   il conferimento nella discarica di «Valanghe d'inverno», che doveva essere chiusa e bonificata per effetto del D.D.G. n. 1143 del luglio 2014, è reso possibile in virtù di proroghe concesse tramite ordinanza emergenziale;
   la discarica di «Valanghe d'inverno» – così come il sito di contrada Tiritì, non operativo ma non sottoposto a bonifiche –, sorge in prossimità del centro densamente abitato di Misterbianco (Catania) e di quello di Motta Sant'Anastasia;
   da tempo i cittadini e gli amministratori dei due comune chiedono la chiusura e la bonifica dei siti;
   anche a seguito delle pressioni esercitate da popolazione e amministrazioni si è provveduto ad un'esame in merito alla qualità dell'aria nelle aree dei comuni di Misterbianco e Motta Sant'Anastasia. Tale analisi è stata svolta tra il 6 luglio 2016 e il 25 luglio 2016 da parte della struttura locale dell'Arpa Sicilia;
   l'esito delle rilevazioni effettuate dall'Arpa Sicilia ha confermato significative modificazioni della composizione qualitativa e quantitativa dell'aria, accompagnate dalla contestuale percezione di odori sgradevoli;
   ancora più preoccupanti sono i dati rilevati relativamente alle sostanze presenti nell'aria durante il periodo di monitoraggi. L'incremento di concentrazione di metano risulta da 2,5 a 10 volte la concentrazione media del fondo naturale. Tale incremento è accompagnato da incrementi di concentrazione di alcuni mercaptani;
   di particolare gravità appare la presenza di benzene nell'aria registrata durante il monitoraggio. Accompagnato dalla presenza di altri solventi tossici quali etilbenzene, xyleni e toluene;
   la relazione tecnica alla fine descrive il significato dei dati raccolti: sebbene nel corso del mese di luglio la media giornaliera non superi mai il valore di μg/m3, purtuttavia si sono verificate delle situazioni in cui in un ristretto arco di tempo sono stati rilevati valori significativi di benzene. Va altresì sottolineato che la presenza di benzene era sempre associata alla presenza di altri solventi;
   alla luce delle rilevazioni effettuate appare evidente l'impatto della discarica di «Valanghe d'inverno» e del sito di Trinitì sulla salute e la qualità dell'aria nell'area dei comuni di Misterbianco e Motta Sant'Anastasia –:
   se il Ministro, per quanto di propria competenza, non ritenga di particolare gravità la situazione registrata nelle aree urbane di Motta Sant'Anastasia e Misterbianco e quali iniziative intenda intraprendere, in particolare promuovendo una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente volte ad accertare la situazione attuale nei territori coinvolti. (4-14794)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   RICCIATTI, FRATOIANNI, PANNARALE, GIANCARLO GIORDANO, AIRAUDO, PLACIDO, FOLINO, MELILLA e GREGORI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   gli eventi sismici che hanno interessato il Centro Italia a partire dal 24 agosto 2016, oltre ad aver provocato numerosi danni ad un elevato numero di abitazioni ed edifici pubblici, sono stati causa di diversi crolli e lesioni, spesso significativi, di beni immobili facenti parte del patrimonio artistico e culturale italiano. Patrimonio di cui Marche, Umbria e Lazio sono particolarmente ricchi, con edifici di pregio presenti anche in piccoli comuni e borghi;
   l'unità di crisi nazionale e quelle regionali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo si sono prontamente attivate per verificare e cercare di mettere in sicurezza, insieme ai vigili del fuoco e con la collaborazione del personale della Protezione civile e dei carabinieri del comando tutela patrimonio culturale, numerose opere e arredi liturgici conservati in diverse chiese dei territori più colpiti dal sisma, come nei casi della Pieve di Santa Maria Assunta di Ussita (Macerata) e della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Folignano (Ascoli Piceno);
   la prima firmataria del presente atto ha visitato diversi comuni e frazioni situati nelle zone colpite dal sisma, in particolare nelle province di Fermo e Macerata, tra i quali Camerino, Caldarola e Visso, dove ha potuto constatare personalmente la gravità della situazione;
   dai sopralluoghi effettuati è emerso come dopo le prime scosse di terremoto, anche di intensità considerevole, non siano state predisposte misure tecniche con finalità di salvaguardia come i puntellamenti di tali strutture (per citare solo alcuni esempi nel comune di Caldarola: il Santuario di Madonna del Monte, il monastero delle Canonichesse regolari lateranensi, la chiesa dei Santi Gregorio e Valentino, visitati in data 13 novembre 2016) –:
   se il Ministro interrogato intenda fornire elementi in merito alla portata dei danni al patrimonio culturale nei territori colpiti dal terremoto e se sia stata effettuata una mappatura completa degli edifici distrutti e danneggiati;
   per quali ragioni non siano stati effettuati i puntellamenti delle strutture messe già a rischio dopo i primi eventi sismici del 24 agosto 2016;
   se l'assenza di tali misure sia stata determinata da scelte tecniche consapevoli o piuttosto dalla carenza di personale a disposizione o da ragioni di bilancio.
   (4-14793)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


   BINETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la legge 23 marzo 2016, n. 41, sulla «Introduzione del reato di omicidio stradale e del reato di lesioni personali stradali», con le conseguenti disposizioni di coordinamento al decreto-legge 285 del 30 aprile 1992 e al decreto legislativo 274 del 28 agosto 2000, afferma già nel primo articolo che: «Chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale è punito con la reclusione da due a sette anni». La pena è aggravata fino a 8-10 anni, se chi guida è in stato di ebbrezza alcolica, oppure procede ad una velocità superiore a quella prevista o se passa con il semaforo rosso e così via. In caso di fuga del conducente, la pena è aumentata da un terzo a due terzi e comunque non può essere inferiore a cinque anni;
   alla gravità della colpa di chi guida e alla gravità del danno occasionato a terze persone è strettamente legata anche la responsabilità risarcitoria delle compagnie di assicurazione, che sono tenute a compensare in modo sia pure relativo il danno subito dal nucleo familiare con la morte della persona cara. È in questa prospettiva che tutti coloro che hanno un veicolo, provvedono ad assicurarlo anche nell'evenienza che qualcuno possa morire in un incidente per colpa di chi guida il veicolo stesso;
   nella circostanza in cui il conducente si dà alla fuga o non è comunque rintracciabile, diventa altamente problematica la condizione dei parenti della persona morta, non solo per la perdita affettiva, ma anche sotto il profilo risarcitorio. I parenti delle vittime degli incidenti stradali si scontrano con il «muro di gomma» delle compagnie assicurative, che non intendono farsi carico del cosiddetto danno parentale, sia sul piano morale che sul piano patrimoniale;
   nella stragrande maggioranza degli incidenti in cui non è possibile risalire al colpevole, gli istituti assicurativi trattengono le somme, che in via di principio dovrebbero versare, senza devolverle in nessun altro modo. La pratica viene archiviata, senza seguiti di alcun tipo;
    le famiglie delle vittime subiscono quindi un doppio danno, oltre alla perdita sul piano affettivo del congiunto defunto, sono private anche del supporto economico, a carattere risarcitorio che in altre circostanze la società di assicurazione avrebbe versato loro e a cui hanno pienamente diritto;
   è accaduto recentemente in occasione della morte di alcuni soggetti extracomunitari; in tali casi la famiglia colta dalla disgrazia, non sapeva neppure di poter accedere ad una qualche misura di tipo risarcitorio e, quando ne è venuta a conoscenza, era troppo tardi e ha dovuto constatare che i che termini prescrizionali per questi fatti sono decisamente troppo brevi –:
   se il Ministro non ritenga di valutare l'ipotesi di assumere iniziative normative affinché, nel caso di una famiglia che non riesca a sapere chi e come abbia ucciso il suo congiunto in un incidente stradale, essa possa essere risarcita attingendo ad un fondo, costituito con risorse delle società di assicurazioni, recuperate dai risarcimenti non versati a chi ne aveva diritto per mancata conoscenza del responsabile. (3-02626)


   TERZONI, MASSIMILIANO BERNINI, VACCA, GRILLO, AGOSTINELLI, CECCONI, CIPRINI, GALLINELLA, DAGA, CASTELLI, MICILLO, MANNINO, DE ROSA, ZOLEZZI, BUSTO e VIGNAROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   secondo le analisi condotte dall'Istituto nazionale di geografica e vulcanologia, utilizzando le immagini restituite dai satelliti, la sequenza dei terremoti che hanno coinvolto le aree dell'Appennino centrale nei mesi da agosto a novembre 2016 avrebbero provocato un abbassamento dell'area di Castelluccio di Norcia (PG) di circa 70 centimetri, mentre l'area in cui insiste l'abitato di Norcia si sarebbe sollevata di circa 35 centimetri;
   sono alcuni dei risultati ottenuti grazie alle elaborazioni effettuate dal Cnr-Irea sulle immagini radar acquisite dal sensore giapponese Alos 2, riguardo soprattutto al terremoto del 30 ottobre;
   come riportato sul sito Umbria24.it: «Alos 2 pre e post-evento (acquisite rispettivamente il 24 agosto e il 2 novembre 2016), evidenzia “due lobi principali di deformazione”. Il primo, che interessa l'area di Norcia, “mostra uno spostamento verso ovest e un sollevamento che, nella linea di vista del radar, corrispondono a circa 35 cm di deformazione”. Il secondo mette in luce “un significativo abbassamento del suolo nell'area di Castelluccio (più di 60 cm in linea di vista del sensore) e uno spostamento verso est dell'area di Montegallo”»;
   l'area in questione è stata individuata da Snam Rete gas spa come sede di parte del tracciato del gasdotto denominato «Rete Adriatica» che dovrebbe svilupparsi per circa 687 chilometri da Brindisi a Minerbio;
   altre parti del tracciato vanno a intersecare aree a forte rischio sismico; sovrapponendo il percorso del gasdotto alle carte sismiche delle regioni interessate, balza in tutta la sua evidenza che la condotta corre in parallelo e talvolta interseca le linee di faglia attive di territori caratterizzati da un notevole tasso di sismicità che si manifesta, non di rado, attraverso eventi di magnitudo elevata;
   oltretutto, Snam Rete gas spa ha presentato il progetto suddiviso in cinque lotti funzionali per i quali, a quanto risulta agli interroganti, ha fornito una serie di valutazioni di impatto ambientale (VIA) parziali;
   in questo modo, a giudizio degli interroganti non sono state rispettate le direttive n. 85/337/CEE e n. 97/11/CE e la giurisprudenza comunitaria (Corte di giustizia dell'Unione europea, sezione II, 28 febbraio 2008, causa C-2/07) concernenti l'obbligo di una valutazione di impatto ambientale di tipo complessivo, che tenga conto dell'effetto cumulativo dei progetti frazionati e non si è tenuto conto della direttiva n. 42/2001/CE disciplinante l'obbligo di applicazione della procedura di valutazione ambientale strategica e della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali;
   questo progetto è stato oggetto già in passato di interrogazioni in attesa di risposta (5-01332 presentata dal deputato Gallinella; 3-01032 presentata dalla deputata Terzoni) –:
   Se non ritengano necessario assumere tutte le iniziative di competenza al fine di escludere che il progetto di realizzazione dell'opera coinvolga la fascia appenninica, in linea oltretutto con i contenuti della risoluzione approvata all'unanimità dall'VIII Commissione ambiente nella seduta n. 553 del 26 ottobre 2011.
   (3-02630)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRANCO BORDO e COSTANTINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   è in corso di definizione a Roma il contratto di servizio universale per i treni a lunga percorrenza 2017-2021. Il precedente scade il 10 dicembre; il nuovo sarà vincolante per 5 anni. La fase di negoziazione fra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Trenitalia è ancora in corso, ma si avvia alle battute finali. E pare allarmante, dalle notizie trapelate attraverso i media, il perdurare dell'assenza di attenzione nei confronti del Mezzogiorno e della Calabria in particolare;
   la programmazione dei servizi (numero di corse, frequenza e caratteristiche di ciascun treno) ed il relativo finanziamento sono di competenza dello Stato, il quale copre con appositi corrispettivi la differenza tra i ricavi da traffico ed i costi di produzione certificati, con l'esigenza imprescindibile di assicurare l'equilibrio economico del contratto stesso. Da indiscrezioni sul nuovo orario invernale in vigore da dicembre 2016, Trenitalia starebbe per compiere l'ennesima «mattanza», andando ad eliminare numerosi treni a lunga percorrenza tra Sud e Nord Italia. Tali scelte rischiano di confinare il Sud, ed in particolare la Calabria, in una condizione di marginalizzazione assoluta, e l'intenzione espressa dal Governo e dal Ministro interrogato di dare priorità al progetto del ponte sullo Stretto è ad avviso degli interroganti francamente fuori luogo, viste le reali necessità infrastrutturali del Mezzogiorno;
   negli ultimi anni infatti, le scelte combinate di Trenitalia e dei governi locali e nazionale hanno penalizzato la regione Calabria in termini di accessibilità: una ventina di treni interregionali sono stati soppressi fra il 2010 e il 2013: 2 intercity, 4 intercity notte, 5 treni espresso, 7 treni espresso cuccetta, 2 treni interregionali verso la Puglia;
   questo ha determinato la quasi impossibilità di collegamenti ferroviari diretti fra la Calabria e il Nord Italia, i viaggiatori sono costretti a cambi difficili a Roma, con tutti i disagi correlati specie per anziani e utenti muniti di bagaglio;
   a questo si aggiunge il drastico aumento dei costi di mobilità, connesso anche al maggior onere tariffario per fruire delle frecce, da Napoli verso Nord, nonché, l'abbandono del servizio di trasporto pubblico finito in mano a ditte private che operano con pullman su distanze tipicamente di ambito ferroviario. Un viaggio di 15-18 ore in autobus, spesso in notturna, è estremamente faticoso; senza considerare i rischi del viaggio su strada (si contano ormai frequenti incidenti) e il fattore inquinamento. Anziani e persone che si recano al Nord Italia per cure mediche, subiscono stress inimmaginabili;
   considerato che sul versante jonico abita più della metà della popolazione calabrese, bisognerebbe ripristinare due coppie di treni intercity sull'itinerario costiero ionico Reggio Calabria-Bari, spostando il terminale nord da Taranto a Bari, due coppie di treni intercity notte, uno lungo il versante tirrenico, l'altro sul versante ionico, diretti a Milano, due coppie di treni intercity a servizio della costiera ionica calabrese (Reggio Calabria-Torino; Reggio Calabria-Venezia), la sezione ionica dell'intercity notte da/per Roma, e in ogni caso predisporre un servizio a prenotazione di assistenza per rendere accessibile il treno a persone con disabilità o in carrozzina, condizione scontata –:
   se il Ministro interrogato, in seguito all'istanza inoltrata tramite posta certificata il 26 ottobre 2016, non ritenga necessario incontrare gli utenti delegati delle associazioni aderenti alla Rete ferroviaria bene comune, per discutere delle proposte riguardanti i servizi di trasporto a media e lunga percorrenza;
   in che modo e con quali mezzi il Ministro intenda affrontare le gravissime carenze del trasporto ferroviario in Calabria illustrate in premessa. (5-10010)


   TENTORI, FRAGOMELI e TULLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la strada statale 36 del lago di Como e dello Spluga è una delle strade più trafficate e pericolose d'Italia che attualmente collega cinque province (Milano, Monza, Lecco, Como, Sondrio), unica ad alta percorrenza per Lecco e la Valtellina, percorsa quotidianamente da migliaia di veicoli tra cui pendolari, autotrasportatori, turisti;
   il 28 ottobre 2016, durante il transito di un mezzo pesante, il cavalcavia al chilometro 41,000 in corrispondenza della strada provinciale 49, tra Cesana e Annone Brianza (LC), è collassato ed il drammatico crollo ha provocato una vittima e cinque feriti;
   dalla stampa si apprende che, tre ore prima del crollo, il cantoniere Anas avrebbe ricevuto una segnalazione per il distacco di alcuni calcinacci e avrebbe a sua volta segnalato all'ente provinciale la situazione di pericolo;
   sull'individuazione delle responsabilità, e delle competenze, e sui motivi della mancata tempestiva chiusura della viabilità, oggi non chiari, è in corso un'indagine della procura di Lecco ed il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha istituito immediatamente una commissione d'inchiesta;
   gli interroganti dal 2013 al 2015 hanno presentato una lunga serie di atti parlamentari sulla strada statale 36 (nn. 4/00858, 5/00137, 5/00619, 5/02701, 2/00528, 5/04031, 5/05037) per diverse situazioni emergenziali, problemi di sicurezza, esigenze di consolidamento strutturale e ammodernamento;
   il 19 maggio 2016 l'interrogante ha scritto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per porre all'attenzione la pericolosità di tale arteria e l'esigenza di un importante intervento di adeguamento per garantire gli standard di sicurezza;
   il 7 giugno 2016, a quanto consta agli interroganti, l'Anas con propria lettera indirizzata al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha risposto alla missiva sopra citata comunicando che: «L'Anas ha individuato una serie di interventi, sia di manutenzione straordinaria sia di potenziamento e di riqualificazione, che consentiranno di incrementare, nel breve e nel medio periodo, il livello di servizio e di sicurezza della ss36. Nello specifico, lungo la Statale in argomento risultano, ad oggi, in corso di esecuzione o di prossimo avvio i seguenti lavori, già finanziati (Contratto di Programma ANAS e Piani precedenti): rifacimento pavimentazioni, per un importo pari a circa 4 milioni di euro; ripristino di opere d'arte (quali ponti, viadotti, cavalcavia), per un importo pari a 23 milioni di euro; interventi in galleria per regimazione delle acque e verniciatura delle pareti, per un importo pari a 1 milione di euro. Per completezza d'informazione, si segnala che, nell'ambito del programma di manutenzione straordinaria, è stato redatto in piano quadriennale 2016-2019 che, per la ss36, prevede di colmare il deficit di manutenzione attualmente presente sull'infrastruttura, dovuto principalmente alla carenza, negli anni passati, dei necessari finanziamenti, unitamente al notevole incremento del traffico di mezzi, soprattutto di tipo pesante»;
   il 25 luglio 2016 è stato promosso presso la sede della provincia di Lecco un tavolo di confronto istituzionale, con rappresentanti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'Anas Lombardia, della provincia di Lecco, dei comuni di Lecco, Pescate, Vercurago, Calolziocorte, Mandello del Lario, Abbadia-Lariana, per i diversi interventi previsti sulla SS36 e su strade di raccordo alla medesima;
   i sindaci hanno già evidenziato le proprie difficoltà per far fronte al potenziamento della viabilità alternativa, oltre ai disagi per imprese e cittadini dovuti all'assenza di adeguata accessibilità, ed hanno richiesto stanziamenti di fondi straordinari oltre che il rapido ripristino del cavalcavia –:
   quale sia lo stato dell'arte del piano di manutenzione comunicato da Anas nel mese di giugno 2016, e con quali criteri e tempi s'intenda completarlo, considerata la situazione di massima urgenza e la legittima preoccupazione relativamente allo stato degli altri ponti, affinché non si ripetano questi tragici e inaccettabili eventi;
   quali iniziative intenda intraprendere per far fronte al ripristino dell'opera oggetto del drammatico crollo e per la gestione della viabilità alternativa che nel frattempo dovrà essere messa in campo per sopperire all'assenza del cavalcavia. (5-10016)

Interrogazione a risposta scritta:


   PALESE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 12 novembre 2016 la magistratura ha disposto il sequestro senza facoltà d'uso di 8 treni (pari a 30 carrozze) di Trenitalia in servizio in Puglia ipotizzando il reato di scarico illecito di rifiuti non pericolosi provenienti dai bagni, ossia di liquami. Pare che i convogli non fossero conformi alle normative europee che prevedono un pre-trattamento dei liquami prima dello scarico;
   dal 14 novembre quindi, Trenitalia sulle tratte in partenza da Bari per Puglia, Basilicata e Molise, ha messo in servizio altri treni e/o servizi di bus sostitutivi con notevoli disagi per gli utenti, specie per i pendolari;
   com’è noto in questo periodo la Puglia sta vivendo mesi di grande confusione e di enormi disagi nella circolazione ferroviaria, dovuti sia ai disservizi e all'incertezza sul futuro di alcune ferrovie come le Sud-est, sia alle direttive dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie che, dopo l'incidente ferroviario di luglio scorso, impongono alle ferrovie non dotate di sistemi di sicurezza di blocco automatico, di viaggiare a 50 chilometri orari;
   sostanzialmente sembra che improvvisamente, da luglio 2016, il trasporto ferroviario pugliese sia al centro dell'attenzione di molte istituzioni che paiono scoprire solo oggi quel che da anni associazioni di consumatori, di utenti e di pendolari denunciavano. Con la conseguenza che da un momento all'altro, per motivi diversi, gli utenti si trovano a dover scontare disservizi, enormi ritardi e soppressioni di corse –:
   quali siano le strutture del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti deputate al controllo sulla sicurezza della circolazione e come sia possibile che prima dell'incidente di luglio 2016 nessuna struttura abbia segnalato la pericolosità della circolazione a velocità superiore a 50 chilometri orari sulle tratte prive del sistema «SCMT» di blocco automatico;
   quali siano le strutture del Ministero dell'ipotizzato deputate al controllo sul rispetto delle norme ambientali e come mai non si siano accorte dell'ipotizzato scarico illecito dei liquami rilevato dalla magistratura;
   se risulti al Ministro che nelle altre regioni siano in atto le medesime procedure di controllo, blocco, limitazione della circolazione e verifica delle norme ambientali attualmente in atto in Puglia, nell'auspicio che non si tratti di quello che appare all'interrogante il solito «costume» italiano di intervenire solo dopo le tragedie;
   se e quali iniziative il Ministro intenda mettere in atto per evitare che questa situazione continui a penalizzare ingiustamente gli utenti pendolari che, a causa dell'improvviso e tardivo «interesse» per il trasporto ferroviario pugliese sono gli unici a pagare, costretti ad arrivare in ritardo a scuola, all'università e sul posto di lavoro. (4-14788)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   LA RUSSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   ai sensi della vigente normativa gli appartenenti ai corpi di polizia locale rivestono, al pari delle altre forze di polizia, tutte le qualifiche occorrenti allo svolgimento delle funzioni di polizia giudiziaria, stradale, commerciale, annonaria, veterinaria, zoofila e di pubblica sicurezza;
   lo status giuridico degli appartenenti ai corpi di polizia locale è controverso, poiché sebbene essi svolgano tutte le funzioni di polizia a loro è riservato dall'ordinamento un contratto di lavoro applicato alla totalità dei dipendenti degli enti locali;
   la sentenza del TAR Lazio 30 settembre 1997, n. 1512, confermata dal Consiglio di Stato nel 1998, ha ribadito in modo puntuale, rigoroso ed incontestabile che l'attività di polizia assolta dai corpi di polizia municipale configura l'esercizio di una pubblica funzione e non di un pubblico servizio;
   l'articolo 2 del decreto legislativo 8 aprile 2003, n.66, recante «Attuazione della direttiva 93/104 CE e della direttiva 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro», non trova applicazione per i corpi e i servizi di polizia locale, al pari delle forze di polizia nazionali;
   gli appartenenti alle polizie locali sono chiamati ad assicurare in tutti i comuni l'ordinato convivere civile, ad assicurare alla giustizia chi commette reati, ad assicurare le fonti di prova e che i reati non siano portati ad ulteriori conseguenze e al pari delle altre forze di polizia, nello svolgimento della qualifica di agente ed ufficiale di polizia giudiziaria sono posti alle dirette dipendenze dell'autorità giudiziaria;
   la raccomandazione (2001)10 del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa agli Stati membri, adottata dal Consiglio dei ministri il 19 settembre 2001, reca il codice etico delle forze di polizia; quest'ultimo, alla lettera d), richiama espressamente «I diritti del personale di polizia», prevedendo che: «Il personale di polizia gode dei diritti sociali ed economici, in quanto funzionari pubblici, nella misura più ampia possibile. In particolare, il personale deve godere dei diritti sindacali o di partecipare ad organizzazioni rappresentative, di ricevere una remunerazione adeguate, del diritto alla previdenza sociale e di accedere a specifiche misure di protezione della salute e della sicurezza, tenendo conto del carattere particolare del lavoro della polizia»;
   gli operatori di polizia locale italiana svolgono gli stessi compiti e le stesse funzioni delle altre forze di polizia a ordinamento centralizzato e sovente il servizio è svolto in collaborazione, ma ciononostante per i primi non è prevista alcuna tutela in caso di mutilazione o invalidità patita nello svolgimento del servizio, mentre per le forze di polizia statale tali forme di previdenza sono ampiamente previste dal nostro ordinamento;
   dalla lettura degli articoli 3 e 36 della Costituzione emerge chiaramente il fatto che a parità di funzioni deve corrispondere parità di trattamento, ma nel caso degli appartenenti alla polizia locale appare evidente una violazione proprio di questi principi, con una palese disparità di trattamento tra lavoratori;
   gli appartenenti ai corpi di polizia locale sono discriminati a causa di normative vigenti e del mancato riconoscimento di provvedimenti europei volti ad eliminare le disparità esistenti e a riconoscerli meritevoli delle stesse forme di tutela previste le altre forze di polizia nazionali e per le forze di polizia locale di altri Stati dell'Unione europea –:
   quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere al fine di riconoscere agli appartenenti ai corpi di polizia locale i medesimi diritti di cui godono i loro colleghi delle forze di polizia centrali, ponendo fine a questa ingiusta discriminazione. (4-14786)


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   ormai da tempo, la prefettura di Siena ha individuato la città di Chianciano Terme come centro di smistamento dei profughi destinati all'intero territorio provinciale;
   nella medesima città, presso un presidio medico in disuso, è stato istituito un hotspot per i primi controlli sanitari degli stranieri in arrivo e poi gli stessi vengono «temporaneamente» allocati presso alcuni alberghi chiancianesi che fungono, in particolare due di loro, da vero e proprio centro di smistamento di profughi;
   gli arrivi di migranti, incontrollati ed incontrollabili, raggiungono talvolta anche il numero di cinquanta persone che devono essere dapprima esaminate sotto il profilo sanitario e poi sottoposta fotosegnalamento da parte del personale del commissariato di polizia di Chiusi, in quanto sprovviste di qualsiasi documento valido per la loro identificazione;
   oltre a tali massicci arrivi di soggetti in attesa di smistamento, nella zona di Chiusi-Chianciano Terme sono stati allocati in maniera stabile circa duecentocinquanta migranti che alloggiano in diversi alberghi e strutture agrituristiche;
   tale situazione crea non poche tensioni tra la popolazione locale e gli immigrati, e dà luogo a un crescente senso di insicurezza, a causa da un lato del dato strettamente numerico dei reati in ascesa e, dall'altro, dell'aumento di accattoni e nulla facenti;
   il commissariato di Chiusi, compresi gli impiegati civili e il personale non idoneo al servizio operativo, presenta un organico stabile di 37 elementi e non riesce da solo a mettere in campo neanche una volante nell'arco delle 24 ore, tanto è vero che di notte non ci sono pattuglie sul territorio;
   egualmente critica sembra essere la situazione in cui versano le locali stazioni dei carabinieri, e sembrerebbe che gli interventi notturni — sempre più frequenti anche a Chiusi — siano demandati alla compagnia carabinieri di Montepulciano, distante oltre venti chilometri di strada tortuosa e poco agibile;
   se da un lato la prefettura ha ritenuto di allestire tali strutture a Chianciano, cioè a circa novanta chilometri dal capoluogo provinciale, dall'altro il dipartimento della P.S. non ha ritenuto di aumentare il numero dei poliziotti da destinare al locale commissariato, permettendo situazioni di particolare pericolo per gli operatori soprattutto in orari notturni quando arrivano anche cinquanta migranti da fotosegnalare mentre sono presenti soltanto l'unico agente di vigilanza ed il foto segnalatore; chiamato a casa ricorrendo all'istituto delle cosiddette «reperibilità a chiamata», facendo quindi spesso leva sulla buona volontà dei dipendenti e sul loro alto senso di responsabilità –:
   se sia informato dei fatti riportati in premessa, e quali iniziative intenda assumere per potenziare il commissariato citato, garantendo la sicurezza della intera zona. (4-14787)


   GALLINELLA e CIPRINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   risulta agli interroganti che, nel comune di Corciano, sono state riscontrate delle irregolarità in merito alla costituzione di un fondo premi di produttività di parte variabile, previsto dal regolamento comunale e costituito sulla base dei requisiti e delle regole dettate dai vari contratti collettivi nazionali di lavoro: dalla verifica dei bilanci comunali, infatti, sembrerebbe che il recupero dell'evasione tributaria sia stato inserito, anno per anno, tra gli obiettivi prestabiliti al fine di legittimare l'erogazione di questi emolumenti premianti;
   in particolare, la situazione patrimoniale del comune, relativa al recupero dell'evasione Ici (e Imu) risulta poco chiara: nonostante tra il recupero stimato e quello reale ci sia sempre stato uno scarto elevato (non superando mai il 2 per cento), la quota destinata al fondo di produttività suddetto si è mantenuta, in percentuale, costante nonché molto al di sopra di quanto previsto nel succitato regolamento (inizialmente, nel 2005, la quota era fissata al 2 per cento, successivamente, dopo il 2010 al 10 per cento dei recuperi reali effettuati);
   si può anzi affermare che il fondo premi di produttività sia cresciuto progressivamente;
   anche nel 2010, quando il Governo ha voluto porre un tetto agli stipendi accessori all'interno del programma di revisione della spesa previsto dal decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, della legge n. 122 del 2010, il comune di Corciano ha stabilito la quota di parte valibile del fondo di produttività a circa 70.000 euro, pur non essendo stato rispettato il patto di stabilità nel 2006 (conditio sine qua non per poter procedere all'incremento del fondo – articolo 4, comma 1, del Contratto collettivo nazionale di lavoro enti locali che stabilisce che tra i requisiti per l'integrazione delle risorse destinate al finanziamento della contrattazione decentrata integrativa debba esserci il rispetto del patto di stabilità interno per il triennio 2005-2008);
   nel 2016 con la determina n. 367 del 15 aprile 2016, nel comune di Corciano non è stata costituita per la prima volta la parte variabile del Fondo, perché non si ritenevano soddisfatti i requisiti richiesti dall'articolo 4 del contratto collettivo nazionale di lavoro del 2008-2009, ma successivamente, con la determina n. 983 del 22 settembre 2016 lo stesso si costituisce per la cifra di 88.000 euro; cifra inserita nel bilancio durante l'esercizio, dopo l'approvazione del bilancio di previsione, con l'assenso dei revisori dei conti (protocollo comunale n. 30439 del 22 settembre 2016);
   secondo quanto richiamato dalla deliberazione n. 263/2016 della Corte dei conti, Sezione regionale di controllo per il Veneto, gli adempimenti a cui le amministrazioni locali devono attenersi in sede di appostamento delle risorse del Fondo, soprattutto nell'ambito della determinazione della quota variabile, sono molto rigidi, avendo quest'ultima parte un «carattere occasionale o essendo soggette a variazioni anno per anno»: la parte variabile non può quindi consolidarsi nei fondi, ma trovare applicazione «solo nell'anno in cui sono state discrezionalmente previste e alle rigide condizioni, da riscontrarsi anni per anno, indicate nel CCNL di riferimento» –:
   se i Ministri, ciascuno per le proprie competenze, non ritengano di assumere iniziative per approfondire i fatti esposti in premessa, eventualmente promuovendo una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della ragioneria generale dello Stato e dell'ispettorato per la funzione pubblica presso il comune di Corciano per escludere ogni dubbio circa il pieno rispetto della normativa vigente. (4-14789)


   MAZZOLI e TERROSI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 8 novembre 2016 è stata posta in essere da parte di un gruppo di cittadini della frazione di Civitella Cesi presso il comune di Blera, in provincia di Viterbo, un sit in di protesta con l'obiettivo di non consentire l'arrivo di un pullman inviato dalla prefettura con un gruppo di migranti da allocare;
   suddetta manifestazione di protesta non è stata alimentata da pulsioni di intolleranza, bensì dalla presenza di evidenti limiti e difficoltà nel predisporre una rete di accoglienza in un territorio già complicato per gli stessi residenti;
   da tempo sul territorio della provincia di Viterbo si registrano tensioni e criticità tra comuni e prefettura legate alla dislocazione di migranti, in considerazione di un numero sempre crescente che già andato oltre all'accordo siglato tra istituzioni;
   più volte in questi mesi è stata rappresentata alla prefettura di Viterbo la necessità di un maggiore coinvolgimento dei comuni nelle scelte per l'accoglienza dei migranti richiedenti asilo;
   le uniche due riunioni svolte alla presenza dei sindaci sono state convocate dalla provincia di Viterbo. Alla seconda riunione, avvenuta il 3 ottobre 2016, ha partecipato il Sottosegretario di Stato per l'interno, Manzione;
   da quando è iniziata la fase più critica della gestione dell'accoglienza dei profughi, non si è mai svolta alcuna riunione in prefettura per il coinvolgimento delle amministrazioni comunali, determinando così uno stato di assoluta incertezza;
   già con circolare del 28 gennaio 2016 il Ministero dell'interno invitava le prefetture ad avere un raccordo con i comuni e a non destinare quote di richiedenti asilo in comuni che avevano in corso progetti di cui al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar);
   criteri fissati in maniera ancora più dettagliata successivamente, con l'approvazione del decreto ministeriale del 10 agosto 2016, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 200 del 27 agosto 2016 e con la circolare del Ministro dell'Interno dell'11 ottobre 2016 concernente «Regole per l'avvio di un sistema di ripartizione graduale e sostenibile dei richiedenti asilo e dei rifugiati su territorio nazionale attraverso lo SPRAR», con l'obiettivo di promuovere le favorire l'accesso dei comuni al sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, in modo da realizzare una accoglienza in piccoli gruppi diffusi su tutto il territorio nazionale;
   nessuna delle indicazioni contenute nella suddetta circolare risulterebbe finora esser stata perseguita, sul territorio viterbese, a quanto consta agli interroganti; anzi, spesso, risulterebbero esser stati individuati luoghi e strutture in grado di accogliere concentrazioni numerose di richiedenti asilo, come nel caso di Tarquinia, o come, più di recente, l'allestimento con i container dell'area dell'ex fiera nel comune di Viterbo dove dovrebbero essere ospitati altri 60 migranti;
   la provincia di Viterbo risulta avere una popolazione residente pari a 320.000 abitanti e, nel rispetto del criterio del 3 per mille vi si dovrebbe prevedere l'accoglienza di circa 1.000 migranti;
   ad oggi, la prefettura ha comunicato la presenza di 1.100 profughi ipotizzando, nei prossimi 8-10 mesi, di raggiungere la quota di 2000 arrivi di migranti;
   occorrerebbe una maggiore azione di raccordo da parte della prefettura proprio per evitare situazioni che possono alimentare pericolose tensioni –:
   se il Ministro interrogato sia informato in merito a quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere con tempestività per verificare come mai la prefettura di Viterbo risulterebbe essere così distante dall'osservanza delle prescrizioni ministeriali e conseguentemente per far sì che il prefetto si attenga al rispetto del patto siglato tra l'Anci e il Governo in modo tale da consentire una equa distribuzione dei migranti sul territorio al fine di evitare il verificarsi di pericolose tensioni come purtroppo si registrano nell'area. (4-14792)


   BORGHESI e CAPARINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   è ormai ufficiale l'arrivo a Montichiari, comune della provincia bresciana, di 120-130 immigrati sedicenti richiedenti tutela internazionale;
   stando alle informazioni fornite dal prefetto di Brescia, Valerio Valenti, i migranti giungeranno a piccoli gruppi entro la fine di novembre 2016 e saranno alloggiati nella ex caserma Serini, presso la quale sono iniziati urgenti lavori di adeguamento;
   i citati migranti saranno infatti accolti in una tensostruttura dotata di servizi, in via di allestimento, mentre si provvederebbe a costruire dei prefabbricati, da consegnare in primavera;
   il prefetto Valenti ha garantito che la soglia dei 130 migranti non sarà oltrepassata;
   nel bresciano la politica seguita dal Governo sarebbe in effetti quella di distribuire i profughi sul più ampio numero di comuni possibile;
   il prefetto Valenti ha sottolineato, altresì, come già 84 comuni sui 205 della provincia bresciana accolgano al momento 2.650 migranti sedicenti richiedenti tutela internazionale, annunciando la propria intenzione di accrescerne il numero;
   il bando concernente la realizzazione degli alloggi per i migranti irregolari richiedenti asilo avrebbe importo pari a 3,25 milioni di euro –:
   se veramente il Governo limiterà a 130 il numero dei profughi richiedenti asilo che verranno ospitati a Montichiari o se piuttosto quella cifra rappresenti soltanto una stima valida per il caso in cui i mesi invernali facciano registrare il consueto rallentamento degli afflussi;
   in base a quali parametri venga definita la quota di migranti richiedenti protezione internazionale spettante a ciascun comune della provincia bresciana;
   a quanto ammonteranno, alla fine, i costi effettivamente sostenuti per l'adeguamento e la messa in sicurezza della caserma Serini di Montichiari. (4-14796)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARIANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   dal 2009 a seguito della scelta dei governi in carica, il settore dei servizi di pulizia e sorveglianza nelle scuole ha subito una serie di tagli e successivamente alla gara Consip per l'affidamento «dei servizi di pulizia e altri servizi tesi al mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili, per gli Istituti Scolastici di ogni ordine e grado e per i centri di formazione della Pubblica Amministrazione» (pubblicata in data 11 luglio 2012) le risorse sono ulteriormente diminuite, determinando una complessiva riduzione che secondo alcune fonti ammonterebbe a oltre il 50 per cento;
   tale riduzione aveva a sua volta determinato nella provincia di Lucca una pesante diminuzione delle ore di lavoro per circa 200 lavoratrici e lavoratori ex lavoratori socialmente utili (cosiddetti «appalti storici») che provvedono alla fornitura di tali servizi nella suddetta area, con ripercussioni per l'igiene e la sicurezza delle scuole interessate;
   a questa difficile situazione si era trovata una soluzione efficace, per quanto provvisoria, con gli accordi nazionali stipulati rispettivamente il 28 marzo e il 5 maggio 2014; con lo stanziamento di complessivi 450 milioni di euro venivano garantiti fino al 30 marzo 2016 (e con proroga successiva fino al 30 novembre 2016) i livelli di occupazione e le retribuzioni grazie all'istituzione di una serie di servizi aggiuntivi destinati a mantenere il decoro e la funzionalità degli edifici scolastici, tra cui il mantenimento del verde, l'imbiancatura, la piccola manutenzione, nell'ambito del cosiddetto programma «scuole belle»;
   questa soluzione è stata gestita attraverso il meccanismo della cosiddetta «banca delle ore»: in pratica, le ore di lavoro corrispondenti a quelle tagliate vengono assegnate ai servizi di decoro;
   l'assegnazione delle risorse destinate al programma «scuole belle» è avvenuta per il territorio della provincia di Lucca in modo ridotto e non è stato possibile far completamente fronte ai termini dell'accordo, tanto che molte lavoratrici e lavoratori della provincia di Lucca si trovano con un saldo negativo molto consistente nella personale banca delle ore, con la conseguenza di vedersi tagliare ore di contratto, con ricadute gravi i termini di retribuzione;
   il personale coinvolto nel territorio lucchese è per il 90 per cento costituito da donne in condizioni familiari monoreddito, che vivono una costante situazione di indeterminatezza rispetto alla propria occupazione, agli orari da svolgere e alla retribuzione mensile;
   l'articolo 56 del disegno di legge di bilancio 2017 ha stanziato ulteriori 128 milioni di euro per il 2017 per la prosecuzione del piano straordinario per il ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici (il cosiddetto programma «scuole belle») e interviene con un'ulteriore proroga dei servizi fino al 31 agosto 2017 –:
   se non si ritenga di intervenire perché le risorse stanziate per far fronte agli accordi del 2014 vengano rapidamente messe a disposizione delle istituzioni della provincia di Lucca in modo che lavoratrici e lavoratori coinvolti possano al più presto svolgere i servizi previsti;
   quali iniziative si intendano assumere per garantire maggiore certezza lavorativa ai circa 200 lavoratrici e lavoratori ex lavoratori socialmente utili della provincia di Lucca, cosiddetti «appalti storici», che da vent'anni forniscono un servizio indispensabile alla sicurezza degli istituti scolastici in una condizione di incertezza, anche nell'interesse degli alunni e per la serenità delle loro famiglie. (5-10011)


   D'UVA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   con il decreto ministeriale 3 luglio 2015, n. 463, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca disciplinava le modalità di svolgimento dei test per l'ammissione ai corsi di laurea a ciclo unico ad accesso programmato per l'anno accademico 2015/2016;
   la legge 2 agosto 1999, n. 264, recante «Norme in materia di accessi ai corsi universitari», con particolare riferimento agli articoli 1, comma 1, lettera a), e 4, commi 1 e 1-bis, prevede, infatti, l'annuale programmazione del numero di studenti da immatricolare;
   il comma 4 dello stesso articolo stabilisce che, per i corsi di cui agli articoli 2, 4, 5 e 6 del decreto ministeriale, il Consorzio interuniversitario per il calcolo automatico (Cineca), sulla base del punteggio, calcolato ai sensi del comma 3, rediga una graduatoria unica nazionale per i candidati comunitari e stranieri residenti in Italia, di cui all'articolo 26 della legge n. 189 del 2002;
   il comma 8, infine, prevede che la chiusura della stessa graduatoria, utile all'accesso ai corsi di cui agli articoli 2, 4, 5 e 6, avvenga con apposito provvedimento ministeriale;
   l'articolo 10, comma 2, del suddetto decreto, tuttavia, prevede che non possano essere assegnati «i posti eventualmente non utilizzati nella graduatoria dei cittadini extracomunitari residenti all'estero», ai cittadini comunitari e non comunitari di cui all'articolo 26 della legge n. 189 del 2002;
   così come disposto dalla normativa, con il decreto ministeriale 8 febbraio 2016, n. 50 il Ministero comunicava la chiusura della graduatoria dei corsi di laurea e di laurea magistrale ad accesso programmato nazionale di cui ai decreti ministeriali n. 463 del 2015 e n. 464 del 2015, prevedendo, altresì, la perdita di tutti i posti eventualmente non coperti alla data del 15 febbraio 2016;
   in data 15 febbraio 2016 veniva presentata un'interrogazione a prima firma D'Uva, la n. 5-07780, attraverso la quale gli interroganti richiedevano al Ministro interrogato l'assegnazione dei posti non coperti anche a seguito delle rinunce successive all'immatricolazione;
   in data 16 settembre 2016 il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, accoglieva il ricorso di alcuni studenti ricorrenti contro il provvedimento ministeriale e, per l'effetto dello stesso, ne sospendeva l'efficacia, rilevando come la mancata utilizzazione dei residui posti «a tali date ancora disponibili presso ciascuna università può ragionevolmente imputarsi a disfunzioni dell'amministrazione, piuttosto che a omissioni dei candidati»;
   la suddetta sentenza ha stabilito come «per effetto dell'odierna sospensione di tale decreto, con effetti erga omnes, le università evocate in giudizio continueranno a scorrere le graduatorie, fino all'integrale copertura dei posti originariamente assegnati e disponibili», prevedendo così l'assegnazione dei posti non utilizzati;
   in data 10 novembre 2016 la testata consultabile online «Unionedegliuniversitari.it» dava notizia di analogo ricorso accolto dal tribunale amministrativo regionale, il quale «dopo le udienze dello scorso 3 novembre, ha confermato quanto disposto dal Giudice monocratico lo scorso 14 ottobre, accogliendo la prima tranche di ricorsi (...) relativi alla mancata sottoscrizione della scheda anagrafica per i test che si sono svolti a settembre 2016 nelle facoltà ad accesso programmato», disponendo, ancora una volta, la riapertura delle graduatorie al fine di reinserire gli aventi diritto –:
   quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di assicurare l'assegnazione dei posti non coperti, anche a seguito di rinunce successive all'immatricolazione, dei corsi di laurea e di laurea magistrale ad accesso programmato nazionale di cui ai decreti ministeriali n. 463 del 2015 e n. 464 del 2015, ottemperando alle recenti decisioni assunte in sede amministrativa. (5-10018)


   VALIANTE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   a seguito dei tragici eventi sismici a cui si è assistito nell'ultimo periodo e che hanno coinvolto il territorio dell'Italia centrale in data 2 settembre 2016, l'interrogante ha inviato una lettera al sindaco Antonio Aloia, del comune di Vallo della Lucania per chiedere un doveroso e necessario sopralluogo da parte dell'UTC presso edifici scolastici presenti sul territorio comunale di Vallo della Lucania e predisporre le verifiche sismiche e strutturali, il tutto a garanzia della sicurezza degli studenti, dei docenti e di tutto il personale che vi lavora;
   nonostante l'importanza dell'argomento, ad oggi l'interrogante non ha avuto nessun riscontro;
   pur comprendendo le difficoltà economiche dei comuni l'interrogante ritiene assolutamente indispensabile da uomo delle istituzioni e soprattutto da genitore, conoscere la condizione reale di sicurezza delle scuole di Vallo, alcune delle quali come la scuola Aldo Moro, interessate nel recente passato da episodi inusuali anche di piccoli cedimenti –:
   quali elementi si intendano fornire sui fatti descritti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano assumere per acquisire un quadro aggiornato sullo stato di adeguamento antisismico degli edifici scolastici di cui in premessa. (5-10019)


   SIMONETTI e BORGHESI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   è caos sulla «famosa» carta da 500 euro rivolta a ciascun docente e da spendere per la formazione e l'aggiornamento, prevista nella legge cosiddetta della «buona scuola», non più erogata sotto forma di card, ma di cedolino;
   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri datato 23 settembre 2015, infatti, si è stabilita l'erogazione del bonus in un'unica tranche entro fine ottobre 2015, con successiva rendicontazione da parte dei docenti, entro il 31 agosto 2016, delle modalità in cui le risorse sono state spese;
   il provvedimento che avrebbe dovuto indicare le modalità di rendicontazione delle spese avrebbe dovuto essere emanato entro sessanta giorni dal predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri – quindi entro dicembre 2015 – ed invece il provvedimento è stato pubblicato soltanto il 29 agosto 2016, per cui il termine è stato prorogato al 15 ottobre 2016;
   gli istituti, pertanto, durante l'estate hanno provveduto ad improvvisare moduli e schede adottando in autonomia strumenti propri, in mancanza di totale indicazione nazionale, per essere pronti a fine agosto;
   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, a 48 ore dalla scadenza dei termini per l'utilizzo dei fondi, ha pensato di inviare le indicazioni contenenti le modalità di rendicontazione attese da mesi, senza tuttavia fornire alcun chiarimento circa le spese ammissibili, limitandosi a rinviare la scadenza al 15 ottobre e fissando una serie di passaggi burocratici, con conseguenti rallentamenti che comprometteranno sicuramente i tempi dell'erogazione dei 500 euro per il corrente anno scolastico;
   con la circolare emanata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si specifica che le modalità di rendicontazione sono disciplinate da un apposito decreto datato 9 agosto che «non ha ancora acquisito efficacia»; perciò la direzione «si riserva di fornire ulteriori indicazioni in seguito all'entrata in vigore»; lo stesso Ministero, peraltro, svela che «per ragioni di carattere tecnico» ci sono docenti che ad oggi non hanno ancora percepito l'accredito e che pertanto non potranno fare alcuna rendicontazione –:
   quali siano le ragioni sottese alla disorganizzazione descritta in premessa;
   come si spieghi quanto contenuto nella circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca secondo cui «per ragioni di carattere tecnico» ci sono docenti che ad oggi non hanno ancora percepito l'accredito e che pertanto non potranno fare alcuna rendicontazione e quali siano le ragioni di tale mancata riscossione;
   se il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca abbia già inviato l'elenco dei nominativi beneficiari nell'anno scolastico passato, con relativa rendicontazione, al Ministero dell'economia e delle finanze per l'erogazione dei 500 euro del 2016;
   se e quando il Governo intenda erogare il bonus relativo all'anno scolastico 2016/2017. (5-10020)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il documento unico di regolarità contributiva (durc), introdotto con decreto 24 ottobre 2007 del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, è l'attestazione dell'assolvimento, da parte dell'impresa, degli obblighi legislativi e contrattuali nei confronti di INPS, INAIL e Cassa edile;
   il possesso di Durc positivo da parte delle aziende è essenziale in tutti gli appalti e subappalti di lavori pubblici; in caso di Durc negativo all'azienda sarà contestata la mancanza dei requisiti per la partecipazione e aggiudicazione alle gare; in stati d'avanzamento lavori, qualora l'azienda non risulti più in possesso di Durc positivo, saranno bloccate le liquidazioni finali;
   nell'ambito dei lavori privati, il possesso di Durc positivo da parte dell'azienda è necessario in lavori soggetti al rilascio della concessione edilizia o alla dichiarazione di inizio attività. In caso di Durc negativo, infatti, l'azienda subirà la sospensione del titolo abilitativo connesso alla concessione edilizia o alle dichiarazioni di inizio attività; non avrà l'attestazione da parte delle SOA;
   nel corso degli anni la normativa che disciplina il Durc ha subito diverse modifiche, introducendo la possibilità per le aziende che sono creditrici nei confronti delle pubbliche amministrazioni ma in debito con uno degli enti (INPS, INAIL, Cassa Edile) per una somma inferiore al credito stesso, di avere rilasciato il Durc positivo e poter quindi partecipare a gare pubbliche;
   non risulta esistere, qualora un'azienda sia in debito con INPS, INAIL e/o Cassa edile ma vanti crediti nei confronti di privati, la possibilità di richiedere Durc positivo com’è invece consentito in caso di vantati crediti nei confronti della pubblica amministrazione;
   la forte crisi economica che l'Italia sta attraversando da anni ha avuto come conseguenza per molte aziende un indebitamento che molte volte le ha spinte a ottemperare ai propri debiti verso lo Stato in maniera discontinua e non regolare, rimandando i pagamenti; laddove il debito era contratto con uno dei tre enti la cui regolarità degli obblighi legislativi e contrattuali è necessaria per il possesso di Durc positivo, molte aziende si sono ritrovate nell'impossibilità di contrarre lavori anche con privati che avrebbero potuto consentire liquidità economica con la quale ottemperare ai debiti verso l’/gli ente/i stesso/i –:
   se intenda valutare la possibilità di assumere iniziative per eliminare l'obbligatorietà delle aziende di possedere il Durc positivo nell'ambito dei lavori di carattere privato. (5-10012)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
   l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) è l'organo tecnico del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che da 30 anni effettua il maggior numero di controlli antifrode al mondo, garantendo la vigilanza sulle produzioni di qualità certificata e la tutela del made in Italy agroalimentare;
   secondo la relazione annuale (2014) del Piano nazionale integrato dei controlli, l'ICQRF svolge il 76 per cento dei controlli, il Corpo forestale dello Stato (CFS) il 22 per cento e il Nucleo anticontraffazione dei Carabinieri (NAC) il restante 2 per cento;
   l'ICQRF nel 2015 ha eseguito 36.864 controlli con 53.490 prodotti e 24.003 produttori verificati, 4.052 sanzioni amministrative, 2786 diffide, 255 azioni di reato all'autorità giudiziaria, 676 sequestri per un valore economico di oltre 68 milioni di euro e un quantitativo di 77.000 tonnellate;
   l'organo si avvale di personale altamente specializzato e di notevole esperienza, inquadrato con la qualifica di ufficiale di polizia giudiziari per un totale di 700 unità;
   annovera agronomi, tecnologi alimentari, periti agrari e chimici, agrotecnici, chimici e biologi specializzatisi, nel corso del training on the job, nella valutazione delle carcasse bovine, nell'assaggio di oli vergini, formaggio, mieli, in tecniche investigative e attività di polizia giudiziaria, nonché esperti in auditor per i sistemi di qualità certificati ed è dotato di 4 strutture laboratoriali;
   con il decreto legislativo del 19 agosto 2016, n.177, attuativo della legge 7 agosto 2015, n. 124, «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, si istituisce il comando per la tutela forestale ambientale e agroalimentare e inaugurato il 26 ottobre 2016, che in seno all'Arma dei carabinieri assorbirà a partire dal 1o gennaio 2017, le funzioni e le competenze del Corpo forestale dello stato e del Nucleo anti frodi dei carabinieri;
   ai sensi dell'articolo 5 della legge 28 luglio 2016, n. 154, «Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare (...) entro 18 mesi tutte le duplicazioni dei controlli verranno eliminate;
   il destino del personale da quanto si apprende sarà quello di svolgere esclusivamente controlli amministrativi nell'ambito dell’e-commerce e della vigilanza degli organi di controllo –:
   come verranno garantiti i controlli a tutela della qualità e la repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari, fin qui svolti dall'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari;
   come si ritenga di evitare che le nuove funzioni diano luogo a una dispersione delle competenze nonché a una dequalificazione del personale;
   se le parti sociali siano state coinvolte nella definizione del nuovo assetto.
(2-01542) «Massimiliano Bernini, Gallinella, Benedetti».

Interrogazione a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   i dati dell'Istat confermano una tendenza al ribasso per i prezzi dei prodotti agricoli rispetto allo scorso anno con quotazioni di addirittura del meno 26 per cento per il grano, di meno 19 per cento per le uova e di meno 18 per cento per gli ortaggi. In Sicilia e nella provincia di Ragusa tale fenomeno sta causando enormi problemi agli agricoltori che ne subiscono gli effetti con forti ripercussioni negative sulla loro attività e sull'occupazione;
   l'andamento dell'inflazione ad ottobre, pertanto, ha visto l'Italia tornare in deflazione. A seguito di tale fenomeno ci sono proprio i prodotti agricoli del made in Italy che costituiscono un elemento fondamentale per l’export e per l'immagine dell'Italia nel mondo;
   oggi, pertanto, gli agricoltori subiscono le conseguenze negative delle importazioni da Paesi extra Unione europea, dove i prezzi dei prodotti agricoli sono meno cari soprattutto per la concorrenza sleale da parte proprio di questi produttori. Tra l'altro, molte volte il flusso delle importazioni da Paesi extra Unione europea condiziona negativamente il Made in Italy perché determinati prodotti vengono qualificati come prodotti italiani per la mancanza chiara sulla loro origine in etichetta;
   i dati dell'Istat, quindi, presentano un quadro negativo soprattutto per il futuro vista la scarsa fiducia delle famiglie che preferiscono risparmiare anche sui generi alimentari o indirizzare i loro acquisti verso prodotti meno cari ma di scarsa qualità. Ciò comporterà effetti negativi anche nel settore del commercio –:
   se non sia opportuno monitorare il fenomeno della deflazione che ha colpito i prodotti agroalimentari italiani e studiare necessarie misure che permettano di favorire gli agricoltori che hanno subito forti ricadute negative in termini di guadagno e di occupazione;
   se non sia necessario, nelle sedi opportune, assumere iniziative per «rafforzare» il Made in Italy ed impedire la concorrenza sleale dei produttori extra Unione europea che con bassi costi e prodotti di scarsa qualità invadono i mercati;
   e non sia necessario, nelle sedi opportune, assumere iniziative per apportare correttivi alla normativa sulla origine dei prodotti agroalimentari, indicandone la provenienza in modo corretto e certo al fine di prevenire le eventuali falsificazioni e la concorrenza sleale. (4-14791)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la sordità, disfunzione dell'apparato uditivo, può essere causata da vari fattori come malattia, esposizione eccessiva ai rumori, assunzione di determinati farmaci e antibiotici, lesioni all'orecchio; può, quindi, presentarsi già alla nascita oppure durante la vita, a seguito di un trauma;
   le persone nate sorde o diventate tali nei primi anni di vita riscontrano difficoltà nell'apprendere la lingua parlata che non viene acquisita in maniera naturale;
   la prevenzione dei disturbi che possono causare sordità non è ancora ben regolamentata nel nostro Paese e il decreto ministeriale 8 marzo 2007 «Verso un piano di azioni per la promozione e la tutela della salute delle donne e dei bambini» che ha favorito l'introduzione dello screening audiologico neonatale nelle nursery si è rivelato utile solo per riconoscere le sordità congenite;
   altre forme di ipoacusia come quella progressiva, a insorgenza tardiva, la neuropatia uditiva e altre sfuggono inevitabilmente a questo controllo e possono essere individuate solo con piani di osservazione e sorveglianza audiologica da programmare successivamente allo screening neonatale intorno all'età di quattro anni; periodo, questo, molto importante perché segna l'ingresso dei bambini nella società per cui un controllo in questa epoca risolverebbe, oltre al punto di cui sopra, anche gli eventuali problemi di integrazione apprendimento e altro legati ad una eventuale sordità;
   i piani di cui sopra in genere vengono eseguiti da personale specializzato in ambienti sanitari, oppure direttamente nelle scuole, utilizzando un audiometro portatile opportunamente tarato e si tratta dunque di procedure complesse ed economicamente onerose;
   in risposta a questa esigenza, negli anni, si è inteso promuovere con vari progetti uno screening uditivo di massa in modalità play-audiometry che consente di rilevare la soglia uditiva di tutti gli adolescenti in età prescolare e scolare;
   i progetti si ponevano diversi obiettivi come individuare e correggere la disabilità uditiva entro il periodo di plasticità del sistema uditivo centrale, individuare i falsi negativi sfuggiti alla prima identificazione, contrastare gli effetti che l’impairment uditivo può avere sulle future abilità linguistiche, cognitive e sociali del bambino;
   la peculiarità dei progetti di cui sopra è quella, grazie al computer e all'attrazione che esso esercita sui bambini, di trasformare il test in una sorta di videogioco, un sistema informatico multimediale che consente di effettuare uno screening uditivo sulla popolazione infantile di età compresa tra quattro e sette anni;
   il vantaggio di tali progetti, oltre all'efficacia nel raccogliere le risposte dei bambini in età prescolare, è quella dei bassi costi possibili grazie all'utilizzo di semplici personal computer facilmente trasportabili nei vari Istituti scolastici –:
   se e quali iniziative di competenza intenda avviare al fine di istituire, di concerto con la Conferenza Stato-regioni, la pratica dello screening uditivo di massa in modalità play-audiometry nei bambini di età prescolare, sfruttando. I sistemi multimediali di cui in premessa.
(5-10014)


   GRILLO, BARONI, COLONNESE, DI VITA, SILVIA GIORDANO, LOREFICE, MANTERO e NESCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il comma 522 dell'articolo 1 della legge 28 dicembre 2015 n. 208 prevede che: «gli enti del Servizio sanitario nazionale, di cui all'articolo 19, comma 2, lettere b) e c), del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118, assicurano la massima trasparenza dei dati di bilancio, pubblicando integralmente nel proprio sito internet il bilancio d'esercizio entro sessanta giorni dalla data di relativa approvazione. Gli enti del Servizio sanitario nazionale, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, attivano, altresì, un sistema di monitoraggio delle attività assistenziali e della loro qualità, in raccordo con il sistema di monitoraggio regionale di cui all'articolo 4, comma 4, del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, e in coerenza con il programma nazionale valutazione esiti, pubblicando entro il 30 giugno di ogni anno i relativi esiti»;
   nella Conferenza Stato-Regioni del 29 settembre 2016 scorso è stato approvato il progetto «Portale trasparenza dei servizi per la salute», con richiesta di riformulare il 1o paragrafo del punto n. 4.1 come segue: «La regione Veneto ha il ruolo di ente capofila del progetto in parola ed è inoltre coordinatrice progettuale dello stesso, attraverso il Direttore Generale dell'Area Sanità e Sociale o suo delegato» –:
   se il Ministero della salute abbia effettuato la verifica rispetto all'effettiva pubblicazione, da parte degli enti del servizio sanitario nazionale, del monitoraggio delle attività assistenziali e della loro qualità entro il 30 giugno 2016;
   se, sulla base dell'attività di verifica, il Ministero della salute sia venuto a conoscenza di enti del Servizio sanitario nazionale che non hanno rispettato i dettami della normativa e quali eventuali iniziative intendano intraprendere nei confronti di quest'ultimi;
   se il Ministero interrogato intenda assumere iniziative per prevedere la costituzione di un unico punto di accesso on line, a disposizione di tutti i cittadini, per offrire le informazioni messe a disposizione sui siti internet dagli enti del Servizio sanitario nazionale, così come previsto dal comma 522 dell'articolo 1 della legge 28 dicembre 2015 n. 208, così come le informazioni sul Programma nazionale esiti sulla valutazione degli esiti degli interventi sanitari nonché quelle del futuro «Portale trasparenza dei servizi per la salute». (5-10015)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GINEFRA, GRASSI, MICHELE BORDO, CAPONE, LOSACCO, MARIANO, MASSA, MONGIELLO, VENTRICELLI e VICO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il 6 ottobre 2016 Tim ha formalizzato alle organizzazioni sindacali la volontà dell'azienda di disdire, a decorrere dal 31 gennaio 2017, il contratto di secondo livello in vigore dal 2008, proponendo altresì una profonda e radicale modifica della stessa contrattazione di secondo livello ed il superamento degli Accordi di Armonizzazione del 2000 e 2001;
   per le organizzazioni sindacali la decisione unilaterale datoriale di annullare l'accordo di II livello «rappresenta una mazzata per i dipendenti e per le loro tutele lavorative», senza contare «le linee guida di un piano industriale che parlano di tagli e meno costi anziché di investimenti e produttività»;
   il passaggio dell'azienda da un piano industriale, per l'intero gruppo Telecom, che prevedeva in origine, investimenti in Italia pari a circa 12 miliardi di euro, di cui circa 6,7 miliardi dedicati alla componente innovativa (NGN, LTE, Cloud e piattaforme, Sparkle e trasformazione), con focus, in particolare, sulla copertura LTE (per la quale al 2018 sono previsti 1,2 miliardi di euro) e sulla fibra ottica (3,6 miliardi di euro), prevedendo di portare a fine 2018 la copertura della fibra ottica all'84 per cento della popolazione e al 98 per cento della popolazione con la rete mobile LTE (4G) e mettendo sul tavolo il progetto di assumere 4.000 persone nel triennio 2016-2018, ad una prospettiva di semplice riduzione dei costi attraverso la disdetta contrattuale ed i conseguenti tagli salariali rappresenta, a parere dell'interrogante, la miopia industriale del più grande gruppo del settore telecomunicazioni in Italia, in quanto la decisione presa andrebbe esclusivamente in direzione di un drastico taglio di diritti e di salario effettivo mortificando professionalità acquisite da decenni di lavoro e senza invece le misure necessarie per un vero piano di sviluppo di ampio respiro;
   il nuovo management starebbe infatti mettendo in campo strategie di recupero sul costo del lavoro per un ammontare di circa 1,2 miliardi di euro, ma tutto a scapito dei 48.000 lavoratori che si troverebbero a subire la perdita di migliaia di euro ogni anno in termini di salario;
   sarebbe invece opportuno stimolare gli investimenti atti a migliorare la qualità del servizio ed a rilanciare l'azienda sul core business, sulle reti, sui servizi innovativi e su come recuperare fatturati e clienti –:
   se i Ministri interrogati siano stati aggiornati sugli sviluppi di questa vertenza e quali iniziative intendano assumere per favorire un rilancio della azienda sostenendo gli attuali livelli occupazionali e qualificando ulteriormente le competenze dei lavoratori di un settore strategico per l'economia italiana.
(5-10013)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Taricco e altri n. 5-09777, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Casellato.