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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 14 luglio 2016

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BURTONE, ALBANELLA, BATTAGLIA, CUOMO, AMODDIO, ZAPPULLA e CAPODICASA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   da tempo la Sicilia è interessata da un'acuta criticità per quel che concerne il ciclo dei rifiuti;
   nelle ultime settimane la situazione risulta essersi ulteriormente aggravata con gravi disagi per le comunità e rischi per la salute pubblica, anche in considerazione del fatto che si è in piena stagione estiva;
   oltre al disagio vi è poi anche un riverbero sulla stagione turistica e sull'immagine negativa che tale emergenza produce a danno dell'attrattività della regione;
   mancano gli impianti necessari a gestire una vera raccolta differenziata;
   gli interroganti ritengono non più eludibile affrontare questa emergenza e porre in essere una complessiva politica per quel che riguarda il ciclo dei rifiuti;
   c’è il serio rischio che in una situazione del genere si possano creare le condizioni di una pervasiva presenza della criminalità –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere per affrontare la criticità della gestione dei rifiuti in Sicilia, anche valutando la possibilità di dichiarare lo stato d'emergenza, e scongiurare l'aggravarsi di una condizione che rischia di generare tensioni anche dal punto di vista dell'ordine pubblico. (5-09170)


   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'ANGSA onlus rileva in accordo con la FISH che i livelli essenziali di assistenza (LEA) presenti nello schema del nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che andrà a sostituire il precedente del 2001 non soddisfano le aspettative delle famiglie con soggetti affetti da autismo;
   la legge sull'autismo n. 134 del 2015 e la recente legge n. 112 del 2016 rendono dunque necessarie alcune integrazioni al decreto che è nella sola attesa dell'approvazione del Ministro dell'economia e delle finanze;
   il nuovo provvedimento ha, di fatto, azzerato il finanziamento per l'attuazione della legge n. 134 con i 50 milioni di euro per l'anno corrente;
   l'allegato n. 8 dei livelli essenziali di assistenza, prevede interventi per molte singole disabilità, ma non in favore dei soggetti affetti da autismo, nonostante la legge n. 134 del 2015 imponesse l'emanazione dei livelli essenziali di assistenza specifici per l'autismo entro sei mesi dall'entrata in vigore, termine scaduto nel mese di gennaio 2016;
   nei livelli essenziali di assistenza prossimi l'autismo è incluso, a giudizio degli interroganti, scorrettamente, nel paragrafo delle malattie psicotiche, in contrasto con tutta la letteratura scientifica degli ultimi trenta anni con la conseguente uscita dalla diagnosi di autismo al compimento dei diciotto anni;
   nelle previste prestazioni per le psicosi, non si prevedono l'intervento cognitivo comportamentale, invece sostenuto dalle linea guida sull'autismo dell'Istituto superiore di sanità, e gli interventi specifici previsti anche dalle linee d'indirizzo della Conferenza unificata Stato-regioni ed enti locali – approvate su proposta del Ministero della salute e del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il 22 novembre 2012 – e dalla scala VINELAND, quest'ultima richiesta dall'INPS al fine di determinare la necessità dell'indennità di accompagnamento o di quella di frequenza –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   quali siano i motivi che hanno portato nello schema del nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri all'esclusione dei livelli essenziali di assistenza per le persone affette da autismo;
   se non si ritenga opportuno e necessario far rientrare, nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo ai nuovi livelli essenziali di assistenza, anche l'assistenza di soggetti autistici in virtù della legge n. 134 del 2015. (5-09174)

Interrogazioni a risposta scritta:


   KRONBICHLER, MARCON e ZACCAGNINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'11 luglio 2016 è iniziato il 14° round di negoziati sull'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e gli Stati Uniti a Bruxelles;
   nella risposta data dal Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Ivan Scalfarotto, all'interpellanza urgente Kronbichler ed altri n. 2-01398, il sottosegretario ha affermato che nelle trattative in corso i sistemi delle indicazioni geografiche, come il principio di «marchio registrato», verrebbero trattate e riconosciute dal Canada mentre un articolo apparso su quotidiano La Repubblica il 10 luglio titolava che si è ancora lontani da trovare un consenso sulla tutela dei nomi dei prodotti doc;
   i vantaggi commerciali promessi verrebbero limitati in maniera rilevante dal mantenimento della legge buy american che prevede un'apertura del mercato americano per gli appalti pubblici all'Unione europea con la condizione che il 50 per cento dei prodotti utilizzati nei lavori debbano essere americani. Un fatto che secondo l'Unione europea circoscriverebbe considerevolmente l'effetto positivo sull'economia europea nell'ambito della creazione di nuovi posti di lavoro e nella crescita del prodotto interno lordo;
   la tutela dei lavoratori è un altro serio punto di divisione fra le parti, in quanto i rappresentanti americani non accettano la ratifica della tutela dei lavoratori negoziata secondo le convenzioni Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) come, invece richiesto dall'Unione europea;
   la preoccupazione pubblica relativa alla regolamentazione e alla definizione dello standard dei prodotti ha suscitato varie iniziative popolari anti-Ttip sia all'estero che su territorio italiano. Il recente flash mob tenutosi a Ferrara è un esempio di questa tendenza e richiama la mozione della consigliera Mantovani del 2014 che prevedeva una campagna informativa sui rischi per i cittadini italiani legati alla eventuale ratifica del Ttip;
   la segretezza delle negoziazioni ostacola la conoscenza dei contenuti del trattato sia da parte dei cittadini europei, che dei parlamentari dei Paesi europei. La difficoltà di poter comprendere le tematiche affrontate nelle trattative, impedisce ai singoli cittadini di vedere chiaramente le responsabilità dei singoli Ministri nazionali così da essere in condizioni di trarre consapevolmente le conseguenze nelle prossime elezioni del Parlamento europeo, che è l'unica istituzione europea eletta a suffragio universale;
   da fonti di stampa si apprende che a sei giorni dal via al 14° round di negoziato per l'accordo transatlantico di libero scambio tra Stati Uniti ed Unione europea, la Francia mette la parola fine alle trattative tramite il vice ministro francese per il commercio estero, Matthias Fekl, il quale ha affermato che non esiste assolutamente alcuna possibilità che si arrivi a un accordo entro la fine dell'amministrazione Obama e che il fatto dipenda dall'attesa di molte serie offerte da parte degli Usa;
   sulla questione è intervenuto a stretto giro il Ministro dello sviluppo economico italiano, Carlo Calenda, che dell'intesa con gli Usa è stato un grande sostenitore, dichiarando: «Il Ttip secondo me salta perché siamo arrivati troppo lunghi sulla negoziazione e rischia di saltare anche l'accordo con il Canada perché c’è una mancanza di fiducia verso tutto quello che è internazionalizzazione e una mancanza di delega a una governance europea certa» –:
   a proporre con decisione con riferimento al Ttif, la sospensione del negoziato al fine dell'apertura di un processo democratico che permetta un'analisi puntuale ed una valutazione dei testi negoziali, che assicuri che le politiche adottate siano nel pubblico interesse, che coinvolga il Parlamento europeo e venga dibattuto nei parlamenti nazionali e che includa le organizzazioni della società civile, i sindacati e i gruppi portatori dei diversi interessi (stakeholder). (4-13808)


   D'ARIENZO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il 19 novembre 2015 sono stati rubati 17 quadri presso il museo di Castelvecchio di Verona e sono stati ritrovati in Ucraina il 6 maggio 2016 anche con il supporto della polizia ucraina;
   successivamente al ritrovamento, in Ucraina è stata organizzata una esposizione presso il museo Khanenko di Kiev dei quadri in questione, fatto che l'interrogante ritiene inusuale considerati contorni della vicenda, non certamente caratterizzata da un'azione volontaria del comune di Verona;
   il consiglio comunale di Verona, per favorire le relazioni funzionali alla restituzione, ha votato a maggioranza la concessione della cittadinanza onoraria al Premier di quel Paese;
   il sindaco di Verona si è recato in visita a Kiev allo scopo di perorare la causa della restituzione dei quadri trafugati;
   ad oggi ancora non sono stati restituiti al legittimo proprietario i beni detenuti in Ucraina e lì scoperti dopo il furto;
   dalla stampa si legge che il Presidente Renzi ha incontrato nei giorni scorsi il Premier ucraino e, tra gli altri, ha affrontato il tema della restituzione dei dipinti;
   dalla stampa si legge l'ennesimo annuncio dell'amministrazione comunale – si spera fondato – che i quadri dovrebbero essere restituiti entro la fine del mese di luglio 2016 con una cerimonia organizzata allo scopo;
   l'interrogante ritiene che la Repubblica Italiana in un caso simile avrebbe già provveduto a restituire l'oggetto di un furto compiuto in un altro Paese –:
   quali siano le ragioni per le quali, dopo l'esposizione in mostra, i quadri in questione detenuti senza titolo non sono stati restituiti, tanto da rendere necessario l'intervento del Governo – che l'interrogante ritiene giusto e pienamente condivisibile – con un apposito colloquio con il Premier ucraino;
   se il Governo sia stato interpellato nell'ambito dell’iter procedurale che ha portato il sindaco di Verona a proporre al consiglio comunale di Verona la concessione della cittadinanza onoraria al Premier ucraino;
   se vi siano e quali siano le eventuali condizioni che l'Ucraina ha posto per la restituzione di ciò che non è suo;
   cosa intenda fare il Governo se si verificasse il mancato rispetto degli impegni presi dall'Ucraina di cui si legge sulla stampa. (4-13815)


   CIRACÌ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il 24 settembre 2015 è entrato in vigore il decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150, recante disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 10 dicembre 2014, n. 183;
   tra le altre, il predetto decreto attuativo 150 del 2015 ha provveduto all'istituzione dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL) a partire dal 1° gennaio 2016 con importanti funzioni in materia di coordinamento della rete nazionale dei servizi per il lavoro e di gestione;
   tra gli organi dell'ANPAL, l'articolo 6 del richiamato decreto legislativo n. 150 del 2015 individua il presidente, scelto tra personalità di comprovata esperienza e professionalità nel campo delle politiche e delle istituzioni del mercato del lavoro, nominato per tre anni, rinnovabile per una sola volta, interlocutore unico del Governo, dei Ministeri, degli altri enti e istituzioni;
   ai sensi dello stesso decreto legislativo n. 150 del 2015, il presidente di ANPAL è anche amministratore unico di Italia Lavoro Spa, struttura in house di ANPAL;
   il 30 giugno 2016 è stato emanato da Italia Lavoro un avviso per la copertura di un posto di «Assistente all'amministratore unico di Italia Lavoro Spa, che coincide con il presidente dell'ANPAL;
   questo «assistente all'amministratore unico di Italia Lavoro spa» è chiamato a svolgere attività connesse all'implementazione dei progetti di politica attiva nei territori, alla raccolta di informazioni, al monitoraggio e al raccordo infra ed inter progetti, all'organizzazione degli interventi di rappresentanza istituzionale, al raccordo con altre istituzioni e organizzazioni per interventi nelle aree/aziende in crisi;
   a fronte di un profilo di esperto, l'inquadramento previsto per questa posizione è A1, che corrisponde al più alto inquadramento contrattuale delle figure professionali presenti in Italia Lavoro, mentre il livello di inquadramento in ingresso generalmente riconosciuto è il B1, a quanto risulta all'interrogante;
   l'avviso prevede altresì che la retribuzione base A1 potrà anche essere incrementata con un superminimo, generalmente riconosciuto in caso di professionalità particolarmente qualificate;
   a differenza di quanto previsto dallo stesso regolamento per il reclutamento del personale dipendente e per il conferimento di incarichi di Italia Lavoro e di quanto sempre previsto per le posizioni di «Esperto», l'avviso in questione non richiede necessariamente la laurea;
   con espressione insolita, l'avviso stabilisce che il titolo di studio potrà essere sostituito da un'esperienza particolarmente qualificante nel campo delle attività richieste pari ad almeno 10 anni, a «insindacabile giudizio della Commissione di selezione»;
   la predetta formulazione pone, secondo l'interrogante problemi di legittimità, in quanto per sua natura una valutazione non è mai insindacabile dovendosi sempre fornire tutti gli elementi necessari a comprovare il processo logico e valutativo, ed è sempre necessario garantire la possibilità di tutela da parte dei controinteressati; inoltre, nel merito non risulta predeterminato il criterio in base al quale l'anzianità di servizio è tale da poter sopperire alla mancanza del titolo di laurea lasciando la più totale discrezionalità alla commissione;
   l'incarico è di 5 mesi ma prorogabile per sopravvenute esigenze aziendali;
   all'avviso non è stata data, ad avviso dell'interrogante, la necessaria pubblicità in quanto non è stato pubblicato in home page è difficilmente rintracciabile nel portale di Italia Lavoro;
   generalmente viene avviata una procedura comparativa interna per valutare la possibilità di reperire all'interno della struttura le professionalità richieste, visto che, a quanto risulta all'interrogante, attualmente in Italia Lavoro ci sarebbero 29 dirigenti e 70 quadri che potrebbero aver auto le competenze necessarie per ricoprire il ruolo di «assistente all'amministratore unico di Italia Lavoro Spa» per il quale si è proceduto alla ricerca di una unità di personale esterna;
   questa figura a giudizio dell'interrogante presenta una connotazione molto simile a quella delle così dette figure di staff generalmente riconosciute ai Ministri e sottosegretari attraverso l'affidamento di incarichi fiduciari per dar loro la possibilità di svolgere la propria funzione avvalendosi di persone a loro vicine –:
   quale sia il rapporto funzionale di Italia Lavoro spa, riordinata come struttura in house del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, rispetto all'ANPAL;
   se il Governo non ritenga di assumere iniziative per modificare la disposizione che prevede la coincidenza del presidente dell'Agenzia con l'amministratore unico di Italia Lavoro considerato il fatto che, ad avviso dell'interrogante potrebbe profilarsi un conflitto di interessi giacché Italia Lavoro svolge anche un ruolo di progettazione e gestione di attività ed interventi finalizzati allo sviluppo dell'occupazione sull'intero territorio nazionale;
   se sia necessaria un'ulteriore figura da destinare al supporto dell'amministratore unico di Italia Lavoro considerato che lo stesso, nella sua contestuale veste di presidente dell'ANPAL, potrà già contare su uno staff di 217 persone, peraltro con un inedito, elevato inquadramento contrattuale;
   se e quali valutazioni delle professionalità attualmente inserite nella struttura siano state effettuate prima di addivenire alla scelta di procedere ad un avviso pubblico per la selezione di una risorsa esterna;
   quali iniziative siano state adottate per garantire la trasparenza della procedura di selezione e quali si intendano intraprendere per garantire il buon andamento della stessa;
   quale sia il costo previsto per la retribuzione dell'assistente dell'amministratore unico e quanto incida sul bilancio di Italia Lavoro spa;
   come si ritenga di rispettare l'invarianza di spesa prevista dal decreto legislativo n. 150 del 2015. (4-13817)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   TERZONI, ZOLEZZI, DAGA, MANNINO, DE ROSA, MICILLO, BUSTO e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il giorno 8 giugno 2016 sono entrate in vigore le disposizioni contenute nel decreto 30 marzo 2016, n. 78 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il cosiddetto nuovo «Tutto Unico SISTRI» che dovrebbe riordinare e «semplificare» gli aspetti operativi, e fissare dei «paletti» all'interno dei quali dovrà agire il futuro gestore;
   parlando del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), durante un'intervista rilasciata a Radio 24 il capo della segreteria del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Carlo Maria Medaglia, ha annunciato che la firma del contratto arriverà soltanto dopo l'estate, ma la rivelazione del nome del vincitore della gara Consip e l'affidamento preliminare della concessione avverranno già entro la fine del mese;
   dal contenuto dell'intervista si apprende anche che «il ministero sta lavorando su una revisione delle sanzioni e naturalmente con l'ingresso del nuovo concessionario andremo a ragionare anche sul problema dei contributi perché è chiaro che, non sapendo quant’è il valore della piattaforma del concessionario, è difficile e diventa in qualche modo inutile ragionare sul contributo. Quello che faremo sarà ragionare sul contributo a 360 gradi cercando di fare qualcosa che sia diverso dalle esenzioni delle imprese con meno di dieci dipendenti, che è stato il primo atto del ministro quando è arrivato»;
   le associazioni di categoria e le organizzazioni del settore lamentano il mancato coinvolgimento e recepimento delle loro stanze e l'incertezza nella quale sono costrette ad operare a causa della mancanza di regole certe. Infatti l'articolo 2 del decreto ministeriale n. 78 del 2016 rimanda ad «uno o più decreti» ministeriali successivi per definire sostanzialmente qualsiasi cosa, a partire dalle modalità di iscrizione propedeutiche all'attività degli operatori stessi;
   il 9 giugno 2016 a Corte dei conti – Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato ha adottato la delibera n. 4/2016/G di indagine su «Il Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI)», condotta nell'esercizio delle attribuzioni che l'ordinamento intesta alla Corte dei conti e che riguarda a gestione amministrativa del sistema SISTRI;
   la Corte dei conti nella sua relazione punta l'attenzione sulla ridotta efficienza del sistema, rispetto agli obiettivi per cui era nato, a causa dei ripetuti interventi che sono stati apportati al suo funzionamento; questi hanno avuto come conseguenza l'instaurarsi di «un clima di intolleranza che ha impedito il rafforzarsi di una coscienza collettiva consapevole della necessità di doversi adeguare a un obbligo giuridico»;
   forte critica viene rivolta nel documento anche alla previsione che, in tema di tracciabilità, la registrazione dei percorsi avverrà in modalità off line, ossia fuori copertura di rete, con abbandono del sistema di tracciabilità del percorso del rifiuto in tempo reale come invece avevano auspicato il Comando generale dell'Arma dei Carabinieri e il Corpo forestale dello Stato, che si erano espressi per la visualizzazione del percorso del mezzo di trasporto del rifiuto in tempo reale, in quanto strumento più efficace ai fini del controllo;
   in relazione alle criticità segnalate nel testo della delibera, la Corte dei conti elenca le seguenti raccomandazioni:
    proseguire con più linearità e fermezza nell'obbiettivo di controllare nella sua globalità il fenomeno, poiché la riduzione della platea degli obbligati, esentando ad esempio le imprese con meno di dieci dipendenti, è venuta a minare perseguimento dell'obiettivo primario di monitorare in modo totalizzante la gestione dei rifiuti speciali pericolosi, aprendo maglie nelle quali il malaffare può inserirsi con facilità;
   provvedere all'armonizzazione delle disposizioni che individuano i soggetti obbligati o meno ad aderire al Sistri con quelle che intestano ai medesimi adempimenti e obblighi di comunicazione in materia di rifiuti, al fine di garantirne la tracciabilità, sia essa attuata con modalità cartacee sia informatiche, al fine di colmare la lacuna normativa segnalata dall'Ispra con riferimento all'obbligo della dichiarazione Mud;
   provvedere ad adottare il decreto interministeriale, previsto dall'articolo 188-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006, per definire procedure e le modalità di utilizzo del Sistri da parte delle Forze armate, di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
   prevedere l'attuazione di un sistema che consenta la tracciabilità delle attività condotte all'interno degli impianti di gestione dei rifiuti;
   verificare la congruità dei criteri economici e dei termini in base ai quali è determinato il valore della concessione per la gestione del sistema che sarà stipulata in esito alla gara bandita da Consip s.p.a. –:
   se il Ministro interrogato sia in grado di fornire un cronoprogramma dettagliato circa l'affidamento della gestione del sistema e l'attivazione del nuovo corso, anche al fine di rendere disponibile alle imprese uno strumento programmatico sulla base del quale organizzare le proprie attività;
   se e come ritenga di accogliere le raccomandazioni che la Corte dei conti ha voluto esprimere nella delibera n. 4/2016/G di indagine su «il Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), così come riportate in premessa, al fine di assicurare piena forza e capacità di azione del sistema in ambito di contrasto alla criminalità organizzata e per prevenire eventuali procedure d'infrazione promosse dalla Corte di giustizia dell'Unione europea per violazione della normativa comunitaria in materia. (3-02394)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1, comma 1, del decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 25 marzo 2005 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 155 del 6 luglio 2005) ha annullato la deliberazione 2 dicembre 1996 del Comitato delle aree naturali protette, di fatto escludendo la possibilità di applicare la legge quadro n. 394 del 1991 (legge quadro sulle aree naturali protette) alle aree sito di interesse comunitario (SIC) e zona di protezione sociale (ZPS);
   l'articolo 1, comma 2, stabilisce che «alle ZPS, ai sensi della direttiva 79/409/CEE e alle ZSC, ai sensi della direttiva 92/43/CEE si applica la disciplina di tutela di cui al successivo articolo 2»;
   l'articolo 2, comma 1, definisce che «Le misure di conservazione previste dalle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE e dall'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica dell'8 settembre 1997, n. 357, e successive modifiche e integrazioni, si applicano alle ZSC entro sei mesi dalla loro designazione con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, secondo quanto previsto dall'articolo 3, comma 2, del citato decreto n. 357 del 1997, e alle ZPS dalla loro classificazione, ovvero istituzione, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della direttiva 79/409/CEE, così come recepito dall'articolo 6 del medesimo decreto n. 357 del 1997 che estende gli obblighi di cui all'articolo 4 del medesimo decreto anche alle ZPS alle ZSC»;
   l'articolo 12 n. 1 della direttiva 92/43/CEE «Habitat» afferma che «Gli Stati membri adottano i provvedimenti necessari atti ad istituire un regime di rigorosa tutela delle specie animali di cui all'allegato IV lettera a) nella loro area di ripartizione naturale»;
   il decreto legislativo 7 luglio 2011, n. 121 (Gazzetta Ufficiale n. 177 del 1° agosto 2011) recante disposizioni di «Attuazione della direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell'ambiente, nonché della direttiva 2009/123/CE, che modifica la direttiva 2005/35/CE, relativa all'inquinamento provocato dalle navi e all'introduzione di sanzioni per violazioni» ha reintrodotto l'azione penale all'articolo 1 inserendo il 733-bis nel c.p, e, al comma 3, dichiara: «ai fini dell'applicazione dell'articolo 733-bis del codice penale per “habitat all'interno di un sito protetto” si intende qualsiasi habitat di specie per le quali una zona sia classificata come zona a tutela speciale a norma dell'articolo 4, paragrafi 1 o 2, della direttiva 2009/147/CE, o qualsiasi habitat naturale o un habitat di specie per cui un sito sia designato come zona speciale di conservazione a norma dell'articolo 4, paragrafo 4, della direttiva 92/43/CE»;
   la giurisprudenza conferma in maniera costante l'applicazione della legge quadro n. 394 del 1991 sulle aree naturali protette SIC-ZSC-ZPS, si veda al proposito la sentenza della Corte di Cassazione, sezione 3 penale n. 11875/14;
   le aree SIC e ZPS sono presenti nell'elenco delle aree naturali protette definite della Conferenza Stato-regioni del 26 marzo 2008;
   la direttiva 2008/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 sulla tutela penale dell'ambiente prevede molte tutele anche per i SIC e le ZPS;
   la stessa direttiva è stata approvata al Consiglio dei ministri europei dall'Italia e successivamente approvata dal Parlamento europeo;
   la Commissione europea ha inviato alla Repubblica italiana una lettera di messa in mora per la violazione della direttiva habitat 92/43/CEE, come da procedura di infrazione n. 2015/2163, derivante dall'EU PILOT 5851/13/ENVI-Nicola Barbera e Schiavone Basilio (all. 01);
   l'articolo 2, commi 4-5-6, del decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio del 25 marzo 2005 (pubblicato nelle Gazzetta Ufficiale n. 155 del 6 luglio 2005) afferma che «entro sei mesi dalla designazione delle ZSC le regioni definiscono le modalità di attuazione delle misure di conservazione di cui al comma 3 e comunicano al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio il soggetto affidatario della gestione di ciascuna ZSC. Le regioni si impegnano a definire entro sei mesi dall'emanazione del presente decreto le misure di conservazione per le ZPS di propria competenza, conformemente agli indirizzi espressi nel citato decreto 3 settembre 2002. Nelle more della definizione, da parte delle regioni, delle misure di conservazione per le ZPS di propria competenza, le regioni medesime assicurano per le ZPS le opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché per evitare la perturbazione delle specie per cui dette ZPS sono state classificate ovvero istituite»;
   non risulta all'interrogante che a tutt'oggi la regione Puglia, come il resto delle regioni d'Italia, abbiano attuato i piani di gestione per le aree SIC, ZPS e ZSC che la loro perimetrazione si trova al di fuori dei parchi nazionali e regionali;
   le stesse doglianze le hanno rappresentate sia la Commissione europea (EU-Pilot 5851/13/ENVI) sia la Commissione per le petizioni del Parlamento europeo nella petizione 0934/2013 Nicola Barbera e Schiavone Basilio;
   i Fondi Life Natura sono erogati per preservare gli habitat naturali e semi-naturali;
   a mezzo stampa si apprende di numerose violazioni messe in opera a danno dei siti SIC e ZPS e le numerosissime attività di azione e di contrasto giudiziario operato dai vari tribunali penali della Puglia, in particolar modo con il dispositivo di sequestro preventivo delle numerose cave poste nel solo territorio del comune di Minervino Murge (BT) terra di perenni violazioni ambientali sia in campo del diritto nazionale e comunitario (si veda il decreto di sequestro del Tribunale penale di Trani) –:
   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per la tutela volte a concludere positivamente procedimento di messa in mora;
   se il Ministero intenda assumere iniziative normative per recepire la direttiva 2008/99/CEE ed applicare pienamente per i siti SIC, ZPS e ZSC la legge quadro sulle aree naturali protette n. 394 del 1991 per tutelare e conservare gli habitat in accordo con la disciplina europea in materia ambientale. (5-09180)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZACCAGNINI e SANNICANDRO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la provincia di Alessandria è da sempre povera di risorse idriche. Sul suo territorio vi si trova, però, una grande falda acquifera, denominata dalla regione «di riserva», per il suo interesse in quanto può dare da bere potenzialmente a 200.000 persone. Sono stati così spesi fondi pubblici della provincia per un intervento tecnico, costato 9.000.000 euro, denominato «il tubone» il quale rifornisce tutti i paesi dell'area dell'acquese;
   nel 2012, la provincia di Alessandria ha autorizzato il progetto di discarica a Sezzadio, in località Cascina Borio, voluto dalla ditta Riccoboni s.p.a. decisa a costruire un impianto per rifiuti non pericolosi. Questo provvedimento ha già scatenato la protesta dei 28 sindaci dell'acquese e dei comitati di base della Valle Bormida, da anni in prima linea per difendere la falda acquifera;
   in data 5 marzo 2015 dalla testata on line « GreenReport.it» riportava la seguente notizia dal titolo «Autorizzazione ambientale alla discarica: può non essere ostacolata dalla classificazione urbanistica», nella quale si descriveva come: «La classificazione urbanistica in contrasto con il progetto della realizzazione di una discarica non costituisce di per sé ostacolo al rilascio dell'autorizzazione ambientale, in quanto è la stessa autorizzazione ad avere l'effetto di variare automaticamente lo strumento urbanistico»;
   il tribunale amministrativo del Piemonte (Tar) lo ribadisce con la sentenza del mese scorso n. 318 in riferimento alla realizzazione della discarica di rifiuti non pericolosi nel comune di Sezzadio. Alla realizzazione la provincia di Alessandria ha espresso un giudizio negativo sulla compatibilità ambientale e sull'autorizzazione integrata ambientale (Aia) per una serie di motivi, tra cui il fatto che la realizzazione della discarica si porrebbe in contrasto con la destinazione urbanistica che il comune di Sezzadio ha impresso all'area con una variante parziale. Si registra inoltre che vi sarebbe un interesse pubblico a che la cava su cui è prevista la discarica venga sfruttata fino al suo esaurimento, cosa che, secondo l'amministrazione, non sarebbe possibile nel caso in cui si interrompesse la coltivazione della cava. Si fa riferimento altresì al fatto che trattandosi di un intervento a iniziativa privata, non sussisterebbe la pubblica utilità dell'opera. È il legislatore del 2006 che prevede espressamente che «l'approvazione [del progetto] ... costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei lavori»;
   la disposizione (articolo 208 del decreto legislativo n. 152 del 2006) va intesa nel senso che la localizzazione dell'impianto può essere autorizzata anche su un'area incompatibile secondo le previsioni dello «strumento urbanistico». In questo caso lo strumento urbanistico resta automaticamente variato in senso conforme alla destinazione dell'impianto autorizzato senza necessità di attivare previamente la complessa procedura di variazione dello strumento urbanistico prevista dalla normativa di settore;
   inoltre, secondo il Tar, appare infondato l'argomento per cui la discarica – in quanto realizzata ad iniziativa privata – non sarebbe di pubblica utilità, perché la pubblica utilità (o il pubblico interesse) di un'opera prescinde dal fatto che l'opera stessa sia realizzata ad iniziativa pubblica o privata. I comitati locali non si arrendono e annunciano battaglia: «Siamo determinati a respingere con forza la sentenza dei Tar del Piemonte elci 18 febbraio a favore della Riccoboni – dice in un comunica Vicente "Urbano" Taquias, rappresentante del Comitato di Base di Sezzadio – che la autorizzerebbe ad aprire una cava in Cascina Borio ed usarla per portare 1.700.000 mc di rifiuti che andrebbero inevitabilmente ad inquinare la falda acquifera» che è l'esatto contrario di quanto sostiene il Tar: la discarica non interesserebbe la vasta falda acquifera[...]»;
   nel 2015 è stato depositato un progetto di ampliamenti con lavorazioni di rifiuti tossico/nocivi negli stabilimenti di Predosa della Grassano/Riccoboni (700 codici cer di cui 400 tossico nocivi). Entrambe le aree sono riconosciute all'interno del piano tutela acque, e sono zone di rise (aree ricarica falde per consumo umano). Nonostante questo l'azienda ha avuto delle autorizzazioni e ad oggi ci sono 4 ricorsi pendenti: tre al TAR, fatti dai comuni di Acqui Terme, Strevi, Cassine, Rivalta Bormida, Castelnuovo Bormida e Sezzadio ed uno al Consiglio di Stato dal comune di Sezzadio;
   tutta la popolazione della Valle Bormida si è mobilitata in difesa della falda acquifera, vista la gravità del pericolo incombente e ventiquattro comuni, con le rispettive amministrazioni hanno deciso, nel 2013, di unirsi in Convenzione, unico caso in Italia, a difesa dell'acqua e contro questi progetti che andrebbero a compromettere il futuro di un territorio –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato, anche in considerazione dell'allarme lancio dai comitati ambientalisti, circa l'eventuale rischio di inquinamento della falda acquifera sottostante alla zona interessata dalla discarica;
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative normative al fine di regolamentare l'apertura di nove di discariche su tutto il territorio nazionale, in particolare con riferimento a fattispecie come quella piemontese, procedendo anche a un'armonizzazione del sistema delle competenze;
   se il Ministro interrogato, in virtù del «principio di precauzione» valido a livello europeo, che andrebbe ad escludere insediamenti potenzialmente pericolosi per una risorsa unica ed insostituibile come l'acqua, non intraveda il rischio di incorrere, per ciò che è esposto in premessa, in una procedura d'infrazione a livello comunitario. (4-13809)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LABRIOLA. — Al Ministro della difesa, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   già nel 1992 fu siglato un protocollo di intesa tra il Ministro per gli interventi delle aree urbane, il Ministro della difesa, il Ministero per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, il presidente della regione Puglia, il presidente della provincia di Taranto e il sindaco di Taranto per la delocalizzazione delle installazioni militari navali sul mar Piccolo ed il recupero e la valorizzazione degli immobili dismessi;
   i soggetti firmatari, con tale protocollo, convennero che «Costituiscono obiettivi primari per l'area di Taranto la delocalizzazione delle installazioni militari navali sul mar Piccolo ed il recupero e la valorizzazione degli immobili e degli spazi così dismessi, al fine di consentire un uso da parte della collettività aderente a nuovi modelli di sviluppo della Città stessa, riferiti alla sistemazione viaria, alla promozione di nuove imprenditorialità a vocazione turistica, ad una accresciuta rete di servizi e di verde pubblico»;
   di particolare importanza e lungimiranza fu la constatazione che le finalità di pubblico interesse, elencate nel protocollo, fossero «coerenti con i progetti strategici di cui alla delibera Cipe 12 maggio 1988, recante l'aggiornamento del programma triennale di sviluppo del Mezzogiorno per il triennio 1988-1990 e con gli obiettivi primari dell'intervento straordinario di cui alla legge 1° marzo 1988, n. 64»;
   per il perseguimento di tali obiettivi fu prevista già allora la costituzione di un apposito comitato per l'area di Taranto;
   con la mozione sul Mezzogiorno n. 1-00766 approvata nella seduta del 14 aprile 2015, il Governo si impegnava, in particolare, «a valutare l'opportunità di favorire intese, anche fra le diverse amministrazioni pubbliche, per mettere al servizio del territorio le strutture presenti e attualmente adibite a compiti istituzionali, sviluppandone le potenzialità al fine di promuovere il recupero e la riqualificazione sociale dei centri urbani, in particolare quelli soggetti ad un pesante degrado, con particolare riferimento all'uso per tale scopo dell'arsenale marittimo di Taranto»;
   il Tavolo per Taranto, istituito dal decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, recante «Disposizioni urgenti per l'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale in crisi e per lo sviluppo della città e dell'area di Taranto», convertito, con modificazioni, dalla legge 4 marzo 2015, n. 20, si è riunito più volte a partire dallo scorso autunno, per delineare la strategia di riqualificazione e di sviluppo del territorio e approvare il Piano di azione – con cronoprogramma prestabilito e monitorato – per la realizzazione dei progetti finanziariamente coperti, come da delibera del Cipe n. 69 del 23 dicembre 2015;
   dal sito della Presidenza del Consiglio dei ministri si apprende che il 31 maggio 2016 nella riunione del tavolo istituzionale sia stata espressa l'intenzione di accelerare i tempi per la realizzazione degli interventi «messi nero su bianco dal Contratto Istituzionale di Sviluppo per Taranto, declinazione cittadina dei Patti per il Sud previsti dal Masterplan governativo per il Mezzogiorno»;
   si apprende, inoltre, che la stessa riunione «ha fatto decollare il Concorso internazionale di idee per la rigenerazione della Città Vecchia, che partirà entro 31 maggio, e il progetto di valorizzazione culturale e turistica dell'Arsenale Militare Marittimo, che diventa operativo subito dopo l'estate»;
   agli inizi del mese di luglio è stato siglato un accordo Ministro della difesa ed il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo con l'obiettivo di accrescere la conoscenza, la valorizzazione e la promozione turistica del patrimonio museale militare italiano. L'iniziativa ha portato all'apertura al pubblico fino a tarda sera, per le giornate 8-9-10 luglio 2016, di ben 15 musei militari di 7 regioni italiane. Tra tali musei manca il Museo situato all'interno dell'arsenale militare di Taranto;
   è parere dell'interrogante che tale esclusione non sia in linea con le dichiarazioni di intenti espresse nelle varie sedi istituzionali in merito alla volontà del Governo di valorizzare culturalmente e turisticamente l'arsenale militare della città Jonica –:
   quali siano i motivi che hanno indotto i Ministri interrogati ad escludere dal circuito dell'accordo di cui in premessa il museo militare di Taranto e quali siano stati i criteri di scelta dei musei che invece sono rientrati nel piano di valorizzazione culturale e turistica con esso stabilito;
   come i Ministri interrogati ritengano di dare seguito agli impegni assunti dal Governo nei confronti della comunità tarantina che sta vivendo una situazione tragica sia dal punto di vista economico che culturale. (5-09179)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   RUOCCO e CASTELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   dalla trasmissione televisiva « Report» andata in onda su RAI 3 il 5 giugno 2016 da successive notizie stampa si è appreso che a partire dal mese di maggio 2011 il Presidente della Consob, Giuseppe Vegas, ha ordinato di rimuovere dalla documentazione per l'offerta e la vendita delle obbligazioni il presidio informativo costituito dagli scenari probabilistici, ossia gli scenari che illustrano all'investitore le probabilità di guadagno e di perdita associate a un prodotto finanziario e la dimensione attesa del guadagno e della perdita;
   l'ordine del presidente Vegas sarebbe stato impartito a dispetto di indicazioni regolamentari in senso opposto previste dalla stessa Consob e dell'utilità informativa degli scenari di probabilità, essendo questi ultimi null'altro che elaborazioni che riflettono la valutazione formulata dal mercato (e, in quanto tale, nota agli operatori di settore) in merito ai rischi di un dato prodotto finanziario alla luce dei dati correntemente disponibili;
   da alcune ricerche svolte partendo da altre notizie stampa anche se non sempre precise (si veda l'articolo «Le frasi avventate e le certezze che servono» apparso su « Il Sole 24 Ore» del 10 giugno 2016), gli interroganti hanno recuperato i prospetti – approvati dalla Consob – e le relative schede-prodotto di due obbligazioni subordinate a 7 anni emesse dalla banca Popolare di Vicenza nel 2009 e nel 2010 (rispettivamente identificate dai codici ISIN IT0004548258 e IT0004657471). In tale documentazione erano ricompresi gli scenari probabilistici. Per l'obbligazione del 2009 era riportata una probabilità di perdita del 12,29 per cento con un'associata perdita attesa di circa 45 euro su 100 di capitale iniziale; per l'obbligazione emessa nel 2010 la documentazione di offerta e vendita riportava una probabilità di perdita superiore al 16 per cento e una perdita attesa di quasi 70 euro su 100 investiti. Da questi numeri emerge chiaramente come la rappresentazione probabilistica indicasse un deterioramento dello stato di salute della banca-emittente. Coerentemente, il grado di rischio delle subordinate della Popolare Vicentina era passato dal «medio» del 2009 al «medio-alto» del 2010;
   da un articolo apparso il 10 luglio 2016 sul sito giornalistico « Gli Stati Generali» e intitolato «Bond subordinati, i ragionamenti avventati del vicedirettore del Sole 24 Ore» gli interroganti hanno altresì appreso che a fine 2011 la Banca Popolare di Vicenza ha emesso un'altra obbligazione subordinata a 7 anni (codice ISIN IT0004781073) e che, però, la documentazione per l'offerta e la vendita di questo prodotto approvata dalla Consob non riportava gli scenari di probabilità. Secondo un'analisi, indipendente contenuta nell'articolo citato, gli scenari riferiti all'epoca dell'emissione di questo titolo subordinato avrebbero evidenziato l'ulteriore deteriorarsi della situazione della banca, con una probabilità di oltre il 40 per cento di perdere quasi i due terzi dell'importo investito. E tutto questo in un periodo in cui ancora non erano note le gravi omissioni ed irregolarità di cui il mercato è venuto a conoscenza solo in tempi ben più recenti;
   da un articolo pubblicato dalla redazione di « Gli Stati Generali» il 24 dicembre 2015 e intitolato «Fact checking: Omissioni e inesattezze del Presidente Consob», gli interroganti hanno appreso che all'interno della Consob l'unità competente per la vigilanza su simili questioni è l'Ufficio analisi quantitative –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se, alla luce delle circostanze emerse, non ritenga di assumere iniziative volte a proporre la revoca dell'incarico di presidente della Consob a Giuseppe Vegas. (4-13814)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DIENI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la Costituzione prevede che i cittadini dovrebbero essere tutti uguali di fronte alla legge, ma tale principio può valere soltanto di fronte ad un'efficiente amministrazione della giustizia;
   risulta dunque paradossale che, proprio nelle zone in cui il ruolo dello Stato è maggiormente messo in discussione, la condizione della giustizia, quanto a mezzi e risorse, risulti peggio organizzata;
   questo è il caso di Reggio Calabria, su cui l'interrogante già altre volte ha posto questioni circa l'efficienza dei servizi senza avere una risposta;
   a riprova della condizione intollerabile, anche dal punto di vista logistico, cui sono sottoposti i magistrati ed il personale amministrativo che dovrebbe garantire l'esercizio del potere giudiziario a Reggio Calabria, gli articoli dei giornali nazionali e locali hanno riportato il fatto di un black-out che sarebbe avvenuto nella giornata del 10 luglio 2016 paralizzando le attività;
   così descrive la situazione Il Fatto Quotidiano, nell'articolo «Reggio Calabria, in Tribunale mancano luce e acqua. «Udienze rinviate a data da destinarsi», apparso online l'11 luglio 2016: «Blackout al Tribunale e alla Procura di Reggio Calabria e attività sospese. Da ieri sera non c’è acqua e non c’è luce al Cedir. I tecnici dell'Enel sono al lavoro, ma nel frattempo non funzionano i metal detector e per motivi di sicurezza non si può entrare. Non ci sono le condizioni per lavorare per cui nessun processo può essere celebrato. «Udienze rinviate a data da destinarsi». Su disposizione, quindi, del presidente facente funzioni del Tribunale Filippo Leonardo tutti a casa: magistrati, cancellieri e avvocati»;
   l'ufficio tecnico del comune, proprietario del Cedir, avrebbe spiegato che la mancata erogazione dell'energia elettrica sarebbe stata dovuta all'interruzione a un cavo a media tensione che ha anche provocato disagi idrici per via della mancata alimentazione di alcune pompe di sollevamento nei pressi del palazzo comunale;
   il gruppo elettrogeno avrebbe mantenuto attivo l'allarme fino alla mattina dell'11 luglio 2016, ma il palazzo in seguito sarebbe rimasto paralizzato, dato che, non funzionando più nulla, il comune avrebbe chiesto attraverso una nota, per motivi di sicurezza, a cittadini e operatori di «non accedere al palazzo»;
   tutto ciò risulta ancor più paradossale per il fatto che da anni è quasi pronto il nuovo tribunale per il quale sono stati già spesi circa 80 milioni di euro;
   i lavori sono stati tuttavia bloccati dopo il fallimento della «Bentini», la società che nel 2004 si era aggiudicato l'appalto ai tempi dell'ex sindaco Giuseppe Scopelliti, poi diventato governatore della Calabria;
   nonostante le rassicurazioni giunte nell'agosto del 2014 dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a 2 anni da allora il nuovo tribunale risulta ancora chiuso;
   oltre a ciò va ricordata, fatto che è stato già sottoposto dalla scrivente ai più alti livelli istituzionali, incluso il Ministro interrogato, la cronica mancanza di personale che sta portando alla paralisi degli uffici giudiziari di Reggio Calabria –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per consentire a Reggio Calabria l'esercizio dell'attività giudiziaria in ambienti funzionali e con una pianta organica adeguata;
   se il Ministro interrogato abbia contezza delle cause che abbiano prodotto il blocco dell'esercizio del tribunale di Reggio Calabria e se, di concerto col comune, siano state prese le dovute precauzioni affinché il fenomeno non abbia a ripetersi;
   quando entrerà in funzione il nuovo Tribunale di Reggio Calabria. (4-13806)


   FRACCARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   Robert Tappeiner, è stato sindaco di Parcines (Bolzano) dal 1964 al 2010 nonché membro del direttivo circondariale della Val Venosta ed esponente storico della Südtiroler Volkspartei (SVP – Partito Popolare Sudtirolese);
   in un'intervista pubblicata sulla stampa locale («Il sindaco Tappeiner: “Un solo rimpianto per la casa di riposo”» Trentino, 17 marzo 2010), Robert Tappeiner ha rivendicato il merito di essere stato in grado di «batter cassa in Provincia» un importo medio di 4-5 milioni di euro all'anno per realizzare opere pubbliche e strutture sociali nel corso dei 46 anni di attività al vertice dell'amministrazione comunale;
   dalle immagini e dalla cronaca dell'organo di informazione istituzionale del comune di Parcines (Zielerwind, Jahrgang 21 – Nr. 3 /giugno 2011) in ordine alle celebrazioni per il conferimento della cittadinanza onoraria a Robert Tappeiner da parte di Luis Durnwalder (presidente della, giunta provinciale di Bolzano dal 1989 al 2014 e leader carismatico dell'SVP), si apprese che i due soggetti si conoscevano fin dai tempi degli studi ed esisteva tra di loro un rapporto di stima reciproco;
   in data 13 maggio 2016, nell'ambito del processo contabile collegato al procedimento penale per l'utilizzo improprio dei fondi di rappresentanza provinciali, la Corte dei conti di Bolzano ha condannato l'ex presidente della provincia Luis Durnwalder a restituire 385.890,36 euro al bilancio pubblico per danno erariale. I giudici contabili hanno rilevato l'illegittima utilizzazione dei fondi riservati per attività non strettamente collegate ai compiti istituzionali dell'ex governatore ma senza riconoscere l'aggravante del dolo («Durnwalder condannato: dovrà restituire 365 mila euro» – Alto Adige, 13 maggio 2015);
   il 14 giugno 2016, con la lettura del dispositivo di assoluzione, si è concluso il processo penale sui fondi riservati « Sonderfonds» nei confronti di Durnwalder per aver utilizzato risorse pubbliche a fini personali. La richiesta del pubblico di ministero della procura della Repubblica di Bolzano consisteva in tre anni di reclusione per peculato aggravato per l'utilizzo dei fondi in maniera non trasparente e per fini non istituzionali; il collegio giudicante del tribunale di Bolzano chiamato ad esprimersi sugli esiti del dibattimento processuale relativo ai fondi riservati « Sonderfonds» era costituito dal presidente della sezione dibattimentale dell'area penale dottor Carlo Busato e dai giudici a latere, dottor Ivan Perathoner e dal dottor Stefan Tappeiner, quest'ultimo figlio del succitato ex sindaco di Parcinese, Robert Tappeiner;
   il collegio giudicante del processo « Sonderfonds» è già stato oggetto di un'interrogazione parlamentare (n. 4-13495) in riferimento al ruolo del giudice Ivan Perathoner, fratello dell'avvocato Christoph Perathoner, il quale, in qualità di presidente di consiglio di amministrazione di Sad trasporto locale spa, continua a collaborare a stretto contatto con l'ex imputato Luis Durnwalder, nominato collaboratore del consiglio d'amministrazione di Sad medesima nell'aprile del 2016;
   il giudice Stefan Tappeiner è altresì membro del collegio giudicante nel processo in corso « Stein an Stein» che vede imputato Michl Laimer, anch'egli esponente storico dell'SVP nonché assessore della giunta provinciale presieduta da Luis Durnwalder, con l'accusa di abuso d'ufficio in ordine alla modifica del piano di sfruttamento delle acque a scopo idroelettrico e al rinnovo di una concessione alla Stein an Stein con potenziamento della produzione energetica. Michl Laimer, in qualità di consigliere e assessore provinciale eletto tra le fila dell'SVP dal 1998 al 2012, ha avuto intensi e proficui rapporti istituzionali e politici con il sindaco di Parcines, Robert Tappeiner, con particolare preminenza nell'ambito delle politiche ambientali, energetiche, urbanistiche e dei lavori pubblici;
   il codice di procedura penale prevede una dettagliata normativa in materia di astensione e ricusazione, volta a garantire l'esercizio corretto e imparziale delle funzioni giurisdizionali; da tale normativa si evince che il giudice, al fine di esercitare correttamente le proprie funzioni, non deve avere nessun interesse personale che lo coinvolga direttamente o indirettamente nella vicenda processuale sulla quale è tenuto a pronunciarsi; laddove, invece, sussista tale interesse, egli ha l'obbligo di astenersi. In particolare, l'articolo 36 del codice di procedura penale, prevede che il giudice abbia l'obbligo di astenersi, tra l'altro, in presenza di gravi ragioni di convenienza, ipotesi che nel caso di specie sembrerebbe all'interrogante configurabile, considerati i legami decennali esistenti tra il padre del giudice Tappeiner e gli imputati dei processi « Sonderfonds» e « Stein an Stein»; è opinione dell'interrogante che i fatti sopra descritti, rappresentando elementi di potenziale conflitto tra l'interesse pubblico generale alla legalità e l'interesse personale, avrebbero dovuto indurre il giudice Stefan Tappeiner ad astenersi nei cosiddetti procedimenti « Sonderfonds» e « Stein an Stein»;
   secondo il consolidato orientamento giurisprudenziale, la mancata astensione del giudice, pur non costituendo causa di nullità della sentenza, può comportare conseguenze disciplinari per il magistrato che non si è astenuto (ex multis, Cassazione penale, sezione seconda, 12 marzo 2014, n. 11843) –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere, in particolare valutando la sussistenza dei presupposti per promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di Bolzano. (4-13813)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CANCELLERI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   poco frequentemente in Sicilia viene accertato, da parte dell'ANAS gestore della rete stradale e autostradale italiana, lo stato di abbandono in cui versano molte aree stradali per le quali non vengono eseguite le ricorrenti operazioni di sfaldo dell'erba ed eventuali potature delle essenze arboree riscontrando la presenza di:
    a) siepi che invadono la sede viaria, rami protesi sulla sede viaria;
    b) piante, radicate in aree incolte o boscate poste lungo il ciglio delle strade, con evidente pendenza del tronco e proiezione della chioma sulla sede viaria;
    c) aree incolte o aree a bosco, con seccumi, marcescenza, rami spezzati a seguito di passati eventi meteorologici avversi, e suscettibili di caduta sulla sede viaria prospiciente;
    d) piantagioni (alberi, arbusti, rampicanti) collocate in posizioni pericolose, che nascondono o limitano la visibilità di segnali stradali o interferiscono in qualsiasi modo con la corretta fruibilità e funzionalità della strada;
   tali evidenze costituiscono grave limitazione alla fruizione in sicurezza delle strade pubbliche e di uso pubblico;
   durante la stagione estiva il territorio può essere soggetto a gravi danni, con conseguenze anche sulla pubblica incolumità, a seguito di incendi che possono svilupparsi nelle aree incolte o abbandonate, infestate da sterpi ed arbusti, i quali possono risultare di facile esca o strumento di propagazione del fuoco;
   la Corte di cassazione, sez. IV penale – sentenza 8 marzo 2012, n. 9175 recita: «Nel caso in cui un incidente stradale sia stato causato dalla insufficiente od omessa manutenzione della sede viaria da parte dell'ente pubblico a ciò preposto, il soggetto incaricato del relativo servizio risponde penalmente delle lesioni colpose conseguite al sinistro secondo gli ordinari criteri di imputazione della colpa e non solo quando il pericolo determinato dal difetto di manutenzione risulti occulto, configurandosi come insidia o trabocchetto. Ne consegue che la responsabilità dell'addetto alla manutenzione può essere esclusa solamente quando la condotta dell'utente della strada si configuri come evento eccezionale e abnorme, non altrimenti prevedibile né evitabile –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se, per quanto di competenza intenda promuovere un piano di controllo della manutenzione stradale, intervenendo urgentemente su tutte le strade di competenza statale per limitare al minimo gli incidenti che possano essere causati dalla mancata manutenzione.
(5-09169)


   MURA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il sistema delle motorizzazioni della Sardegna, come denunciato in più occasioni e da più parti, è oramai al collasso;
   le imprese di trasporto e le autoscuole dell'isola operano in una condizione insostenibile che richiede un immediato, improrogabile e inderogabile intervento a tutela del sistema dei trasporti delle merci e delle persone e di tutta la popolazione della Sardegna;
   a oggi occorrono più di 6 mesi per le immatricolazioni «conto terzi», almeno 13 per le revisioni, e altri 6 per gli esami delle patenti di guida;
   questa situazione sta mettendo in ginocchio le aziende, le autoscuole e i cittadini costringendoli, in molti casi, anche all'inoperatività;
   da più di un anno e mezzo, infatti, le motorizzazioni di Sassari, Cagliari, Nuoro e Oristano si trovano a operare con un livello di personale talmente «residuale» da non riuscire a garantire, in tempi «consoni e certi», operazioni come revisioni, collaudi, immatricolazioni, variazioni ed esami patenti;
   l'impegno del Governo del passaggio di 14 unità di personale in comando dalle province non si è mai realizzato e il sistema oramai si avvia, velocemente, alla completa paralisi;
   le imprese, con enormi difficoltà, riescono a prenotare operazioni che poi vengono svolte dagli addetti della motorizzazione anche dopo 1 anno, come nel caso dei collaudi: questi vengono fissati dopo molti mesi costringendo gli autotrasportatori a non utilizzare i mezzi con la conseguente perdita delle commesse esponendo le aziende a un alto rischio di fallimento;
   anche la parte relativa alle patenti (esami, rinnovi e recupero punti) ha tempi non più sostenibili, andando a incidere pesantemente anche sul resto dei cittadini;
   anche le autoscuole vivono una situazione analoga: per poter svolgere regolarmente gli esami, queste devono provvedere, autonomamente, sia alla ricerca di commissari esterni dall'isola, non essendo disponibili quelli interni, sia alla loro retribuzione;
   tutto sorge a seguito dell'entrata in vigore della legge di stabilità del 2014 (articolo 1, comma 94), che ha ritrasferito al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, le competenze relative alla gestione degli albi provinciali degli autotrasportatori, a suo tempo, delegata alle amministrazioni provinciali. Il suddetto comma, infatti, recita «(...) Le funzioni relative alla cura e alla gestione degli Albi provinciali degli autotrasportatori di cose per conto di terzi sono svolte dagli Uffici periferici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con le risorse umane disponibili a legislazione vigente. Entro e non oltre sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le funzioni di cui al presente comma sono trasferite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, comprese le relative risorse finanziarie da destinare al funzionamento degli Uffici...»;
   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 gennaio 2015, ha poi dato attuazione alla norma e ha avuto seguito attraverso un accordo nella Conferenza unificata Stato — regioni — autonomie locali del 23 aprile 2015. Tale accordo prevedeva sei mesi per la transizione dagli uffici provinciali a quelli ministeriali;
   l'entrata in vigore delle norme, da subito, mise in evidenza le diverse problematiche a causa della necessità di spostamento delle competenze, delle funzioni e, soprattutto del personale, e contestualmente, anche fisicamente delle pratiche da una sede (quella provinciale) a un'altra (quella degli uffici periferici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, le motorizzazioni);
   la Sardegna è già pesantemente penalizzata dal punto di vista delle infrastrutture, dei servizi e dei collegamenti con la penisola –:
   quali iniziative urgenti intenda adottare a tutela dei trasporti delle merci e delle persone e di tutta la popolazione della Sardegna, assicurando al sistema delle motorizzazioni della regione, oramai al collasso, piena operatività;
   se non ritenga doveroso dare seguito all'impegno assunto dal Governo nel 2015 che prevedeva il passaggio di 14 unità di personale in comando dalle province;
   quali ulteriori iniziative intenda intraprendere a tutela delle imprese di trasporto e delle autoscuole dell'isola, visto che da più di un anno e mezzo le motorizzazioni di Sassari, Cagliari, Nuoro e Oristano si trovano a operare con un livello di personale talmente residuale da non riuscire a garantire, in tempi consoni e certi, operazioni come revisioni, collaudi, immatricolazioni, variazioni ed esami patenti. (5-09172)


   GALGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   da notizie apparse nei giorni scorsi sugli organi di stampa si è appreso che, a seguito dell'ultima indagine demoscopica commissionata da Trenitalia ad una società esterna al gruppo Ferrovie dello Stato Italiane in merito al grado di soddisfazione rispetto al servizio ferroviario locale, sarebbe aumentato il numero dei pendolari umbri che avrebbe giudicato positivamente il trasporto regionale di Trenitalia, apprezzandone gli sforzi di miglioramento;
   secondo i risultati dell'indagine, a fronte di una media nazionale del 79 per cento d'intervistati che nel corso dell'ultima periodica rilevazione ha espresso un giudizio positivo sul viaggio nel suo complesso (+2,8 per cento rispetto al 2015 e + 4,8 per cento rispetto al 2014), la percentuale registrata in Umbria è dell'89,3 per cento, in crescita di 4,2 per cento rispetto al 2015 e di 9,5 per cento al 2014. Gli interpellati hanno indicato nel comfort (+9,8 per cento rispetto al 2015 e + 12,6 per cento rispetto al 2014), nella permanenza a bordo (+5,9 per cento rispetto al 2015 e + 10,1 per cento rispetto al 2014), nella pulizia (+ 9 per cento rispetto al 2015 e + 13,8 per cento rispetto al 2014) e nella puntualità (+ 9,3 per cento rispetto al 2015 e + 13,1 per cento rispetto al 2014), gli aspetti maggiormente migliorati. Al conseguimento di questo risultato avrebbero concorso le decisive innovazioni operative e tecnologiche introdotte negli ultimi periodi, un radicale turn-over del management, nonché l'arrivo in Umbria di treni nuovi, più confortevoli, performanti e affidabili. A giugno 2015 sono infatti entrati in esercizio quattro nuovi convogli Jazz, che svolgono 13 corse al giorno;
   in base ai dati forniti dalla medesima indagine, in lieve controtendenza è il giudizio sulla sicurezza sui convogli, su cui pesa negativamente l'eco di alcuni atti vandalici o di aggressioni al personale ferroviario. Tuttavia il 78,7 per cento degli intervistati in Umbria continua a esprimere un'opinione positiva sul livello di sicurezza, intesa nell'accezione di security;
   proprio per migliorare la security a bordo, è stato avviato a livello nazionale un importante progetto di videosorveglianza live. Oltre a registrare le immagini interne al treno, il sistema — primo in Europa — consente di replicarle in tempo reale sui monitor di bordo delle flotte più recenti, come deterrente ad aggressioni e atti vandalici. Le stesse immagini sono trasmesse in tempo reale alle diverse control room sul territorio, per assicurare un costante presidio della situazione a bordo dei treni;
   nonostante i dati positivi che registrano un miglioramento del gradimento da parte degli utenti sui convogli ferroviari regionali, il Coordinamento comitati pendolari umbri, in una lettera pubblicata dal Corriere dell'Umbria il 7 luglio 2016, mette in dubbio gli esiti dell'indagine commissionata da Trenitalia sul grado di soddisfazione rispetto al servizio ferroviario locale;
   come riportato nella lettera, il Comitato sostiene di non essere stato interpellato in merito da alcuno degli addetti dell'azienda di rilevazione di cui non conoscerebbe neppure la denominazione e che, se avesse invece interloquito con la società cui è stata commissionata l'indagine, i dati sarebbero stati ben diversi, visti i ritardi che quotidianamente assillano i treni regionali, in particolare da e per Roma, sia per problematiche all'infrastruttura, sia per guasti al materiale, nonché per la questione della regolazione di accesso alla linea Alta velocità Roma/Firenze, dove i treni AV sarebbero favoriti dal gestore nazionale della Rete (RFI), anche se in ritardo, a scapito dei treni regionali, per non parlare dei servizi sospesi nel periodo estivo che creano problemi a tanti viaggiatori, ad esempio ai pendolari tra Temi e Orvieto;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative affinché Trenitalia, con riferimento soprattutto alla situazione dei pendolari sui convogli ferroviari della regione Umbria che, a fronte del contratto di servizio, applica all'impresa ferroviaria penalità e/o sistema premiante in base ai parametri di qualità, fornisca chiarimenti sull'attendibilità dell'indagine demoscopica sul gradimento del servizio ferroviario locale, in particolare su come è stata condotta, dove sono state effettuate le rilevazioni, in che orari, in quali stazioni e/o su quali treni regionali, come anche il campione degli intervistati, ovvero se gli stessi si sono dichiarati passeggeri ordinari o pendolari, dal momento che si ritiene che la trasparenza sia presupposto essenziale per la collaborazione tra utenti, istituzioni e gestori del servizio. (5-09175)


   PRINA, CASATI, TENTORI, PAOLO ROSSI, AMATO, ROMANINI, COVA e GASPARINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il tragico incidente avvenuto in Puglia nella giornata di martedì 12 luglio 2016 richiama tutti ad una seria riflessione sullo stato di fatto del sistema infrastrutturale dei trasporti nel nostro Paese, in particolare sul tema delle tratte a binario unico che riguarda altre linee ferroviarie presenti sul territorio nazionale;
   la cronaca di tutti i giorni racconta degli episodi di disagio che si verificano su queste, l'ultimo proprio nella giornata di martedì 12 luglio, quando una donna, partita su un treno della linea Milano – Mortara (vicino alla stazione di Abbiategrasso, con oltre 50 minuti di ritardo) è svenuta; difficoltà sono state riscontrate da passeggeri e capotreno nelle operazioni di soccorso a causa del sovraffollamento e del mal funzionamento degli impianti di refrigerazione – condizionamento e della porta d'uscita bloccata per mezz'ora all'arrivo nella stazione;
   tale tratta ferroviaria è molto frequentata da studenti e lavoratori e risulta strategica per il buon funzionamento del sistema dei trasporti della città metropolitana di Milano, alle sopracitate problematiche riscontrate, va aggiunta quella relativa all'inadeguatezza del materiale rotabile messo a disposizione;
   si fa presente inoltre, che già il 18 febbraio 2015 l'interrogante presentava un'interrogazione riguardante la realizzazione del raddoppio di tale tratta –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per far fronte alle richiamate situazioni di disagio che si verificalo su tali tratte a binario unico, se sia ancora nelle sue priorità la realizzazione del completamento del raddoppio ferroviario della tratta Milano Vigevano-Mortara, ed in quanto tempo si intende realizzarlo. (5-09178)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, COSTANTINO, FAVA, SANNICANDRO, QUARANTA, PIRAS, MELILLA, DURANTI, NICCHI, SCOTTO e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il quotidiano locale «Il Resto del Carlino» edizione di Pesaro, il 7 luglio 2016 ha pubblicato un'intervista al procuratore generale della corte d'appello delle Marche, dottor Vincenzo Macrì che da sei anni è in servizio nella regione Marche. A domanda del giornalista «Qual è la situazione nelle Marche ?» il Procuratore risponde: «In netto deterioramento» confermando quanto da lui detto nel 2011 e cioè che le infiltrazioni sarebbero avvenute anche nelle Marche, considerate fino ad allora isola felice;
   il procuratore continua definendo «la situazione preoccupante. [...] Ancona ad esempio ha un substrato sociale marcio. [...] C’è un intreccio di lobby, poteri forti, consociativisti, tutele reciproche, grazie alle entrature nelle istituzioni, alle amicizie». Aggiunge inoltre il problema relativo alle droghe nel maceratese e rispetto alle infiltrazioni negli appalti pubblici si pronuncia così: «nelle grandi opere regionali. Nel Maceratese tra Camerino e San Severino gravitano società gestite da personaggi catanesi». Rispetto al riciclaggio il Procuratore vede «l'attività è notevole» –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione marchigiana;
   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per sconfiggere la criminalità organizzata;
   quali iniziative concrete il Ministro interrogato intenda assumere per prevenire questi fenomeni. (5-09171)


   FABBRI, ERMINI, D'OTTAVIO, BARUFFI, PATRIZIA MAESTRI, INCERTI, PAGANI, CARLO GALLI, GIACOBBE, FAMIGLIETTI, MONTRONI e GNECCHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la procedura di acquisto della cittadinanza italiana consta di due fasi: 1) acquisto della cittadinanza italiana e trascrizione dell'atto di nascita; 2) aggiornamento delle generalità del neo cittadino;
   nel momento del giuramento il cittadino è ancora straniero e, pertanto, le generalità che lo identificano sono quelle riportate nel passaporto con cui ha fatto ingresso in Italia e che sono state utilizzate per effettuare la sua registrazione presso il comune di residenza. Il cittadino straniero, secondo la legge dello Stato di appartenenza viene identificato con le generalità riportate nel passaporto e negli altri documenti di riconoscimento che non necessariamente corrispondono ai dati contenuti nell'atto di nascita;
   la funzione dell'atto di nascita, di riportare le generalità esatte dell'intestatario, ottenuta con l'obbligo di aggiornare l'atto annotando qualsiasi variazione del cognome e nome, previsto in Italia, non trova riscontro in molti altri Stati nazionali, dove l'atto di nascita ha solo la finalità di comprovare l'evento nascita di un determinato individuo, senza però garantire che le generalità di quel soggetto siano rimaste immutate dal momento della formazione dell'atto ovvero senza dare riscontro dei cambiamenti sopravvenuti: a riprova, in molti Paesi stranieri non è prevista alcuna procedura di aggiornamento dell'atto di nascita in caso di cambiamento di cognome e nome, in quanto la funzione di identificare il soggetto è lasciata ad altra documentazione, quella di riconoscimento o di identità, ciò avviene in particolar modo per le donne che acquisiscono il cognome del marito con il matrimonio;
   secondo dati forniti dagli ufficiali di stato civile capita molto spesso che le generalità, riportate nel decreto prefettizio o presidenziale di concessione della cittadinanza, non coincidano con quelle risultanti nelle anagrafe italiane, frutto della trascrizione delle generalità contenute nel passaporto straniero al momento della richiesta di residenza e che corrispondono alle generalità possedute dall'interessato secondo l'ordinamento straniero;
   in tale situazione, l'ufficiale dello stato civile si trova in difficoltà tra il dover seguire le direttive emanate dal Ministero dell'interno, tendenti all'applicazione di una disciplina uniforme di trascrizione delle generalità contenute nell'atto di nascita e riportate nel decreto concessorio, e le richieste dell'interessato che, presa coscienza, al momento del giuramento per l'acquisto della cittadinanza del cambio di generalità definito unilateralmente con decreto ministeriale, solitamente chiede all'ufficiale di stato civile la conservazione delle generalità attestate dai documenti di riconoscimento del proprio paese di origine che rappresentano un segno distintivo della propria personalità e delle vicissitudini personali e familiari;
   proprio al fine di diramare le opportune istruzioni operative, il Ministero dell'interno, dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, ha emanato la circolare n. 14424 in data 23 dicembre 2013, previo parere del Consiglio di Stato, diffusa attraverso le prefetture, ai comuni ed agli ufficiali di stato civile;
   secondo la suddetta circolare, però, all'interessato si continuano ad attribuire le generalità risultanti nell'atto di nascita straniero, così come prevede la disciplina in materia di cognome e nome, applicando le disposizioni dell'ordinamento italiano nonostante le premesse argomentative della circolare e il parere del Consiglio di stato preliminare alla circolare stessa considerino tale procedura «illegittima» perché segue le disposizioni di accordi internazionali che sono, a loro volta, in contrasto con il prevalente ordinamento comunitario che ritiene vada tutelato il diritto alla personalità dell'individuo, di cui il nome e cognome sono parte costitutiva;
   tale cambiamento di generalità, non viene, inoltre, espressamente formalizzato con il decreto di concessione della cittadinanza italiana (com'era prassi fino all'emanazione della circolare), ma è subordinato alla trascrizione che gli ufficiali di stato civile fa o dell'atto di nascita nei registri di stato civile, così che sono gli stessi ufficiali di stato civile ad assumersi la responsabilità di provvedimenti emessi da altri, che non vengono espressamente comunicati all'interessato e appaiono poco convincenti;
   se non sussistono problemi nel caso in cui le generalità riportate nell'atto di nascita siano coincidenti con quelle indicate nel passaporto, in anagrafe e quindi nel decreto di concessione della cittadinanza italiana, i problemi si presentano nei casi in cui le generalità riportate nell'atto di nascita e quindi nel decreto di concessione della cittadinanza italiana non corrispondano alle generalità riportate nel passaporto straniero in base al quale l'interessato è stato iscritto in anagrafe;
   questa prassi giuridica di cambiare le generalità a persone che sono conosciute nel nostro Paese con le generalità dei documenti di identificazione del Paese di origine può inoltre creare problemi per la sicurezza pubblica, considerato che chi rimane in possesso di due cittadinanze, se non procede ad una successiva richiesta di cambiamento delle proprie generalità, sarà libero di muoversi dentro e fuori il Paese esibendo a suo piacimento uno dei due documenti di identificazione contenenti generalità diverse;
   le persone straniere, in particolare donne coniugate, che presentano generalità diverse tra atto di nascita e documenti di identificazione del Paese di origine, una volta ottenuta la cittadinanza italiana e prestato giuramento, vengono iscritte nell'anagrafe del proprio comune di residenza come nuovi cittadini con le generalità dell'atto di nascita e sono tenute, sulla base delle nuove generalità, a modificare tutti i documenti in loro possesso e la loro iscrizione presso tutte le banche dati pubbliche con cui sono venute in contatto, anagrafe, servizio sanitario, motorizzazione civile, INPS, INAIL, datore di lavoro, uffici scolastici, e altro  nonché a modificare quelle dei propri figli se portatori dello stesso cognome, salvo poi dover provvedere nuovamente all'aggiornamento delle proprie generalità e dei familiari coinvolti qualora, a seguito dell'attivazione presso la prefettura di competenza della procedura per il cambio del cognome e/o del nome riconosciuta ai cittadini italiani, si ottenga il ripristino delle generalità con cui l'interessato aveva fatto ingresso in Italia;
   la disposizione risulta, a parere dell'interrogante, priva di utilità pratica e giuridica. Non si comprende, infatti, perché nella pratica nella richiesta di concessione o di riconoscimento della cittadinanza italiana, non possa già essere predisposta a carico dell'interessato una dichiarazione attestante sia le generalità contenute nell'atto di nascita che nei documenti di identificazione, e in caso di difformità tra i due, una richiesta specifica di attribuzione delle generalità con cui si vuole essere identificati. Il decreto di concessione della cittadinanza, nel prendere atto della coincidenza di identità del soggetto coinvolto, potrebbe quindi disporre che nell'anagrafe italiana del comune di residenza al momento dell'acquisizione della cittadinanza a seguito di giuramento laddove previsto, si proceda alla trascrizione dell'atto di nascita del nuovo cittadino nonché delle variazioni di generalità riconosciute, dallo stesso decreto di concessione, a seguito della richiesta dell'interessato al momento della domanda di cittadinanza, al fine di ridurre il rischio di cittadini con passaporti aventi generalità diverse, di eliminare il disagio dovuto alla necessità di aggiornare due volte a breve distanza di tempo, tutti i propri documenti identificativi, contrattuali e di lavoro, di semplificare l'azione della pubblica amministrazione e prevedere una procedura maggio ente rispettosa dell'identità e volontà del neo-cittadino stesso oltre che dei principi comunitari;
   è doveroso inoltre sottolineare che, qualunque sia il comportamento dell'ufficiale dello stato civile, quest'ultimo potrebbe essere chiamato a risponderne, sia qualora dovesse disattendere le indicazioni della circolare ministeriale, sia, qualora in applicazione delle direttive ministeriali, dovesse modificare le generalità del neo cittadino: anzi, in quest'ultimo caso, si potrebbe instaurare un contenzioso con possibile ricorso giudiziario tendente a far ripristinare il cognome posseduto, con richiesta di condanna al rispetto delle generalità possedute nel Paese di origine e di risarcimento, proprio nei confronti dell'ufficiale dello stato civile –:
   se non intenda assumere iniziative per chiarire la regolamentazione corrente in modo da definire la materia in maniera più rispettosa del diritto alla personalità e all'identità del cittadino straniero richiedente la cittadinanza italiana, anche alla luce di quanto affermato dal Consiglio di Stato, e al fine di evitare il rischio di contenzioso tra i neocittadini e gli ufficiali dello stato civile e lo Stato italiano;
   se non reputi doveroso assumere iniziative, anche alla luce della sentenza del Consiglio di Stato succitata, per riconoscere allo straniero che acquista la cittadinanza italiana il diritto al mantenimento delle generalità contenute nei docenti di identificazione consentendo all'interessato, al momento dell'istanza di cittadinanza, di indicare gli elementi del proprio nome e cognome, nell'ambito delle generalità non solo così come specificate nell'atto di nascita, ma anche come riportate nei documenti di identità, che costituiscono segno identitario della propria personalità, così che possano essere riportati nel dispositivo del decreto di concessione della cittadinanza italiana e trascritti nel registro di stato civile italiano, come generalità identificative del soggetto interessato. (5-09173)


   FERRARESI, PAOLO BERNINI e MANTERO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   Carlo Monaco, componente dell'Associazione Canapa Info Point (CIP) faceva parte degli auditi dalle Commissione riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali), il pomeriggio del 20 giugno 2016, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge recanti «Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati»;
   uscito dalla Camera, attorno alle ore 20 veniva fermato in una via di Roma da una auto delle polizia di Stato;
   alla richiesta se avesse sostanze stupefacenti consegnava un barattolo contenente circa un grammo di infiorescenze del farmaco Bedrocan, comprese le relative documentazioni che attestavano il diritto alla cura, il ritiro presso la asl di competenza, le prescrizioni mediche e l'autorizzazione a detenere fino a 120 grammi di cannabis;
   nella perquisizione della propria residenza veniva trovato un totale di circa 70 grammi tra fiori e foglie;
   il Ministero della salute, con decreto ministeriale 23 gennaio 2013, Gazzetta Ufficiale n. 33 dell'8 febbraio 2013, ha inserito nella tabella dei medicinali, sezione B, i medicinali stupefacenti di origine vegetale a base di cannabis;
   i farmaci, una volta ottenuta la prescrizione medica, essendo di importazione olandese, non sono sempre immediatamente disponibili; spesso si aspettano mesi costringendo, nei frattempo, se si vuole iniziare o proseguire la terapia, a rivolgersi al mercato illegale o alla coltivazione per uso personale; attività entrambe, come risaputo, vietate dalla legge;
   la conseguenza è che stanno aumentando i casi di pazienti in terapia colpiti da imputazioni particolarmente punitive e senza ragionevole fondamento, che non tengono in considerazione le condizioni dell'interessato e la propria personale necessità, così come del diritto prevalente alla salute;
   il Monaco si è visto segnalato all'autorità giudiziaria per il reato previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 all'articolo 73, «Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope», e per il reato previsto dall'articolo 187 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, «Guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti», in quanto era alla guida di uno scooter –:
   se il Governo, per quanto di competenza, non ritenga di dover assumere intervenire al fine di informare pienamente le forze preposte all'ordine ed alla sicurezza della specifica normativa che consente la detenzione e l'uso della cannabis a fini terapeutici, onde evitare il ripetersi di interventi non appropriati sui soggetti interessati;
   se non si ritenga in ogni caso necessario assumere iniziative normative per chiarire la non sanzionabilità dei pazienti in terapia con prodotti a base di cannabis;
   quali iniziative il Governo intenda assumere per risolvere i problemi di approvvigionamento e disponibilità dei prodotti terapeutici a base di cannabis, a prezzi inferiori a quelli praticati dal mercato illegale, prevedendo che le terapie siano a carico del servizio sanitario nazionale, al fine di garantire la piena possibilità dell'uso di tali sostanze nel rispetto delle norme di legge e del diritto alla salute. (5-09176)


   DADONE, DIENI, CECCONI, COZZOLINO, D'AMBROSIO, NUTI, TONINELLI e NESCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   si apprende dalla stampa che l'agente Massimo Nucera è stato sanzionato con un giorno di sospensione in ordine alle sue dichiarazioni, rese in atti pubblici, in occasione del processo per i falsi verbali inerenti ai fatti occorsi nella notte del 21 luglio 2001 al G8 di Genova: egli dichiarò ed attestò di essere stato aggredito da un no-global e mostrò il suo giubbotto antiproiettile lacerato;
   la corte d'appello di Genova, nel condannare l'agente per i reati di calunnia e falso ideologico, ha ritenuto l'episodio in questione «una delle più gravi e sfrontate messe in scena di questo processo» e l'episodio «inventato di sana pianta» (pag. 158 e seguenti della sentenza http://www.huffingtonpost.it); 
   la Corte di cassazione, con sentenza del 5 luglio 2012, nel dichiarare prescritto il reato di calunnia contestato al Nucera, condannava definitivamente lo stesso alla pena di anni 3 e mesi 5 di reclusione per i restanti reati (pagina 182 e 183 sentenza);
   al Nucera veniva applicato l'indulto, posto che i fatti commessi erano accaduti prima del 2 maggio 2006 e lo stesso, di conseguenza, ha scontato la pena residua, pari a 5 mesi, agli arresti domiciliari;
   dopo la sentenza della Corte di Cassazione del 2012 l'organo disciplinare della polizia di Stato iniziava la procedura nei confronti del Nucera, procedimento che si concludeva con un mese di sospensione dello stipendio;
   nel 2014, il capo della polizia ha rideterminato la sanzione all'agente in un giorno di sospensione dello stipendio – ovvero 47 euro – adducendo come motivazione «l'ottimo stato di servizio, i premi ricevuti e le capacità dimostrate»;
   ad avviso degli interroganti, l'agente Nucera, condannato in via definitiva dalla Corte di cassazione a 3 anni e 5 mesi di reclusione, è stato oggetto di una sanzione disciplinare irrisoria rispetto ai fatti di cui. Si è reso colpevole e soprattutto alla condotta che ha tenuto;
   Nucera, sempre secondo fonti di stampa, risulta essere stato di nuovo condannato (con prescrizione successivamente intervenuta) in un altro processo per falsa testimonianza;
   questi i fatti: al termine di una partita di basket Teramo-Roseto, infatti, tre poliziotti picchiarono selvaggiamente «senza alcuna valida giustificazione» (così recita la sentenza) un tifoso del Teramo; tutti gli agenti furono condannati, compreso Nucera, il quale testimoniò che il tifoso si era fatto male «prima», durante una rissa mai avvenuta –:
   se, in ordine all'applicazione della sanzione da parte dell'amministrazione dell'interno all'agente Nucera, siano state rispettate tutte le procedure previste dalla legge. (5-09177)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LACQUANITI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto comunicato dal SAP, dall'anno 2010 ad oggi la questura di Brescia ha subito una riduzione di organico pari a 60 dipendenti, il 15 per cento della forza totale, con una diminuzione di circa il 50 per cento degli ufficiali di polizia giudiziaria;
   questa diminuzione ha di fatto drasticamente dimezzato gli ufficiali di polizia giudiziaria negli uffici investigativi ed alle volanti e in tutti gli altri uffici della questura;
   contemporaneamente i compiti investigativi e gli impegni di prevenzione sono in costante aumento per le varie tensioni sociali che percorrono la provincia, compresa la necessità di garantire la sicurezza inerente all'afflusso di profughi, anche in vista della prossima apertura di un centro richiedenti asilo nella dismessa caserma Serini a Montichiari;
   l'età media dei poliziotti in servizio si avvicina sempre più ai 50 anni, visto l'inevitabile innalzamento dell'età anagrafica e sono prossimi diversi pensionamenti;
   il commissariato di Desenzano ha ampliato notevolmente il proprio carico di competenze con l'istituzione dell'ufficio di polizia amministrativa e con l'ampliamento del controllo del territorio;
   l'ufficio di frontiera dell'aeroporto di Montichiari ha subito una diminuzione, di personale superiore al 70 per cento e, per poter effettuare il normale servizio di vigilanza di un'area così delicata, si deve ricorrere all'aggregazione di personale della polizia di frontiera proveniente da altre province;
   la scuola PolGAI di Brescia, fiore all'occhiello della formazione degli allievi, nello stesso periodo di tempo 2010/2016, ha avuto una diminuzione di personale del 25 per cento;
   le armi utilizzate sarebbero nella maggior parte dei casi prodotte negli anni ‘80, e solo grazie alla cura con cui sono state utilizzate sarebbero ancora funzionati, ma soffrirebbero di un divario tecnologico non indifferente;
   a quanto consta all'interrogante perfino la fornitura di capi di vestiario alla questura di Brescia risulterebbe «esigua» e solo grazie alla solita italiana «fantasia creativa» dei responsabili del magazzino VECA, per quanto possibile, vi sarebbe una minima vestizione del personale, con i «fondi di magazzino» accumulati prudentemente negli anni precedenti;
   una assegnazione prevista di circa 20 uomini, che, considerando le uscite dei trasferiti in altra sede si riduce a un saldo attivo di 7 agenti, di cui 4 alla questura e 3 al commissariato di Desenzano, non appare assolutamente sufficiente, considerato che per poter aggiungere una nuova volante attiva nelle 24 ore servono almeno 10 agenti –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga, alla luce di quanto descritto, che la criminalità, la minaccia del terrorismo, la necessità di sicurezza ed i problemi riguardanti il nostro tempo esigano condizioni migliori e più moderne per poter operare al meglio e offrire impegno e professionalità garantendo standard minimi di sicurezza per sé stessi e per tutti i cittadini bresciani;
   se non si ritenga che un incremento maggiormente consistente di mezzi e di uomini sia necessario ed urgente.
(4-13803)


   ANDREA MAESTRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 9 giugno 2016, a conclusione della sua requisitoria, il pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Bologna, Francesco Caleca, ha chiesto condanne per tutti gli imputati nel processo « Black Monkey». Il processo, il più grande mai celebratosi in Emilia-Romagna per reati relativi al 416-bis, ovvero associazione mafiosa, indaga su una presunta associazione a delinquere di stampo mafioso i cui principali profitti derivavano dal gioco d'azzardo legale ed illegale. Un'organizzazione che avrebbe avuto basi dislocate in varie regioni italiane e perfino in Romania e Regno Unito, di cui fanno parte, nell'ipotesi dell'accusa, anche personaggi legati alla ’ndrangheta;
   tra i 14 imputati ai quali è contestata l'associazione mafiosa, figurano Nicola Femia, detto «Rocco», già condannato a seguito di precedenti inchieste, ritenuto a capo dell'organizzazione, che ha ricevuto la richiesta di condanna più alta cioè 24 anni e sei mesi, i figli Rocco Maria Nicola (19 anni e sei mesi) e Guendalina (14 anni), suo marito Giannalberto Campagna (15 anni), mentre per l’ex ispettore di polizia Rosario Romeo e per Guido Torello, l'uomo della telefonata con Femia per fare del male al giornalista Giovanni Tizian, che dovranno rispondere di concorso esterno, è stato chiesto rispettivamente 12 e 10 anni;
   Tizian vive da diversi anni nel programma di protezione con scorta armata, in seguito all'apertura dell'inchiesta, avviata nel 2010 anche grazie ai suoi articoli di denuncia pubblicati sulla Gazzetta di Modena, su Narcomafie e su L'Espresso, riguardo agli affari della ‘ndrangheta in Emilia Romagna, e al suo libro Gotica, che traccia un quadro della `ndrangheta al Nord;
   da notizie di stampa si apprende che, nonostante gli imputati siano in stato di arresto dal gennaio 2013, le attività della famiglia non sono mai terminate. Dopo il blocco dell'azienda «Starvegas di Guendalina Femia», effettuato grazie all'intervento dei comuni della Bassa Romagna e a un'interdittiva prefettizia antimafia, è comunque nata la «Starvegas S.R.L.S.». Questa nuova azienda, al momento della costituzione amministrata da Ioan Roxana Gabriela (compagna del giovane Rocco Maria Nicola Femia almeno fino al momento di chiusura delle indagini) in qualità di socia e amministratrice unica, oltre al nome e all'oggetto sociale, condivideva con la già nota «Starvegas di Guendalina Femia» la medesima sede legale sita a Conselice;
   a seguito delle denunce emerse da queste coincidenze, la Stavergas S.R.L.S. ha cambiato velocemente sede legale e attualmente si trova iscritta presso la camera di commercio di Milano, benché la sede operativa sia sempre rimasta a Lugo e alle attività sul territorio romagnolo abbia continuato a collaborare la stessa Guendalina Femia, tanto da possedere sulla pagina principale del sito un suo personale indirizzo di posta elettronica (guendalina@starvegassrl.it.);
   tutto ciò non pare abbia scalfito l'attività imprenditoriale della Starvegas, anzi, il 10 giugno 2016 sui siti di settore, è iniziato il lancio e la pubblicizzazione di un nuovo prodotto denominato Sibille e così presentato: «Nasce il nuovo progetto Starvegas: la Newslot Sibille. Sibille è una slot conforme all'articolo 110 comma 6/A TULPS con 10 linee di vincita, bet massimo a 3 euro, multibonus e free spin. Si tratta di un prodotto di sicuro successo, i primi dati di incasso lo dimostrano. Il gioco si basa sulla tecnologia e sulla esperienza maturata nel tempo dall'azienda. Starvegas, infatti, ha voluto per Sibille il più performante motore di pagamento». Al termine del lancio pubblicitario, per i contatti e le ulteriori informazioni, vengono riportati i recapiti di Starvegas S.R.L.S., incluso l'indirizzo di posta elettronica di Guendalina Femia;
   sempre notizie di stampa dichiarano come partner di Starvegas per il nuovo prodotto Sibille, Nazionale Elettronica, un'azienda storica romagnola di proprietà di una holding che vede soci di maggioranza la famiglia Terrabusi, leader nel settore del gioco con «Romagna Giochi» e Terrybell. La sua attività principale è la «produzione e commercio all'ingrosso di schede elettroniche per apparecchi di intrattenimento»;
   in seguito alla vicenda emersa grazie alla stampa, e anche per le segnalazioni effettuate dal Gruppo dello zuccherificio, associazione che si occupa di informazione indipendente e contrasto alla criminalità organizzata, la proprietà della Nazionale elettronica è intervenuta nel tentativo di ridimensionare la vicenda, parlando di semplice operazione commerciale;
   a giudizio dell'interrogante, tutta la vicenda appare inquietante e molto preoccupante, sia per la mancanza di controllo riguardo alle vicende che hanno riguardato la nuova azienda avente come riferimento la stessa Guendalina Femia, sia per il fatto che un gruppo imprenditoriale romagnolo abbia potuto aderire a un progetto commerciale al fianco di una società i cui vertici sono accusati di reati relativi ad associazione mafiosa, in questo modo permettendone di fatto un rilancio delle attività anche sul territorio, dopo l'avvenuto blocco delle attività dell'azienda «Starvegas di Guendalina Femia» –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se, non intenda svolgere ogni verifica di competenza circa la Starvegas S.R.L.S., con particolare riguardo all'assenza di rapporti con la Starvegas Guendalina Femia, colpita da un'interdittiva prefettizia antimafia, come misura preventiva volta a impedire l'azione della criminalità organizzata. (4-13816)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   AMODDIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il 26 febbraio 2013 è entrato in vigore il decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2012, n. 263, «Regolamento recante norme generali per la ridefinizione dell'assetto organizzativo didattico dei Centri d'istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali, a norma dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133»;
   a decorrere dall'anno scolastico 2014-2015, sono stati attivati i centri provinciali per l'istruzione degli adulti ed i corsi di istruzione degli adulti, compresi quelli che si svolgono presso gli istituti di prevenzione e pena;
   il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2012, n. 263, all'articolo 1, comma 2, riconduce, nelle norme generali per la graduale ridefinizione dell'assetto organizzativo e didattico dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti, ivi compresi i corsi serali, i corsi della scuola dell'obbligo e di istruzione secondaria superiore negli istituti di prevenzione e di pena attivati ai sensi della normativa previgente;
   pertanto, i percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena, di cui all'articolo 4, comma 1, lettera a) e lettera c), sono ricondotti ai centri di istruzione degli adulti, mentre i percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena, di cui all'articolo 4, comma 1, lett. b), sono ricondotti alle istituzioni scolastiche presso le quali sono attivati i suddetti percorsi;
   il decreto interministeriale del 28 aprile 2016 di definizione della dotazione organica del personale docente per l'anno scolastico 2016/2017 prevede: «... per i percorsi di secondo livello, che rimangono incardinati presso gli istituti secondari di secondo grado, la riduzione dei quadri orari, il cui monte ore è pari al 70% dei corrispondenti corsi "diurni", non comporta riduzione alla dotazione organica e le eventuali economie saranno utilizzate dalle medesime istituzioni scolastiche ...»;
   nonostante il superiore disposto regolamentare, nella dotazione organica del personale docente della provincia di Siracusa, si è verificata e si verifica una contrazione del monte ore e una riduzione della dotazione organica del personale docente negli istituti di prevenzione e pena –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto;
   se il Ministro interrogato intenda verificare se nella provincia di Siracusa sia stata disposta la riduzione della dotazione organica del personale docente negli istituti di prevenzione e pena gli anni scolastici 2015/2016 e 2016/2017;
   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative consequenziali necessarie ad assicurare il rispetto del decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2012, n. 263, e del decreto interministeriale del 28 aprile 2016. (4-13807)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   TERZONI, SILVIA GIORDANO, AGOSTINELLI e CECCONI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   da fonti stampa si apprende che l'AISLA, Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, ha intenzione di presentare una denuncia alla procura della Repubblica contro la regione Marche che da gennaio 2016 non sta erogando alle 150 persone con SLA marchigiane gli assegni di cura previsti dalla legge per il sostegno dell'assistenza domiciliare;
   si tratta complessivamente di 11,3 milioni di euro, di cui 4,5 milioni di euro destinati alle persone con gravissima disabilità tra cui quelle affette da SLA, provenienti dal fondo per le non autosufficienze (FNA) del 2015 che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero dell'economia e delle finanze hanno versato nelle casse di regione Marche già nel novembre 2015;
   la regione, nonostante le sollecitazioni di AISLA non ha mai comunicato la destinazione di questi fondi;
   dopo la protesta di AISLA per la mancata erogazione degli assegni di cura, portata avanti nei giorni scorsi, la Regione ha comunicato all'associazione che anticiperà le risorse del fondo per le non autosufficienze del 2016 che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero dell'economia e delle finanze stanzieranno nei prossimi mesi;
   l'AISLA ha ritenuto questa risposta inadeguata perché a mancare all'appello sono i fondi dell'FNA 2015 che sono già a disposizione della regione da novembre del 2015;
   la situazione attuale è che da 6 mesi le persone con SLA e i disabili gravissimi non stanno ricevendo gli assegni cui hanno diritto (si va da 533 a 700 euro mensili a seconda della gravità delle condizioni di salute) –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;
   se e di quali elementi dispongano circa la destinazione delle risorse del FNA del 2015;
   se non ritengano necessario verificare se, anche in altre regioni, si stia determinando la stessa situazione;
   se non ritengano di dover organizzare, per quanto di competenza, un tavolo di confronto al quale far partecipare tutti gli attori coinvolti, regione Marche, AISLA e Ministeri al fine di fare chiarezza e porre fine a questa situazione di forte disagio per le famiglie che ogni giorno devono affrontare le problematiche legate alla SLA. (3-02395)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VENITTELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il Nuovo Zuccherificio del Molise srl, operante nel settore della produzione saccarifera con un organico complessivo di 79 unità lavorative, ha in essere un contratto di affitto di ramo d'azienda con lo Zuccherificio del Molise spa società dichiarata fallita nel maggio 2015 e ha attivato in data 10 agosto 2015 la procedura consultiva prevista dall'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 218 del 2000, ai fini della presentazione della richiesta di concessione della cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 223 del 1991;
   ad oggi, risulta sempre più a rischio il futuro dello Zuccherificio del Molise, in bilico tra un nuovo bando di vendita e una campagna saccarifera per il 2016 di cui ancora non si conosce la portata e l'obiettivo, considerando che si tratta dell'ultima che verrà realizzata con il sistema delle quote. In mezzo a tutto questo, si trovano i dipendenti dello Zuccherificio, ridotti a sessantatré, sui quali incombe un futuro lavorativo incerto e una cassa integrazione in scadenza il 16 agosto 2016 e sulla quale, al momento, non vi è alcuna garanzia di proroga;
   con il decreto n. 95075 del 25 marzo 2016, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, ha definito ai sensi dell'articolo 21, comma 4, del decreto legislativo 14 settembre 2015 n. 148, i criteri per l'accesso ad un ulteriore periodo di integrazione salariale straordinaria da concedersi qualora all'esito di un programma di crisi aziendale, l'impresa cessi l'attività produttiva e proponga concrete prospettive di rapida cessione d'azienda stessa e il conseguente riassorbimento del personale;
   il riferimento normativo è l'articolo 2, comma 4, del decreto legislativo n.148 del 20015, il quale dispone che «in deroga agli articoli 4, comma 1, e 22, comma 2, entro il limite di spesa di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018, può essere autorizzato, sino a un limite massimo rispettivamente di dodici, nove e sei mesi e previo accordo stipulato in sede governativa al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, anche in presenza del Ministero dello sviluppo economico, un ulteriore intervento di integrazione salariale straordinaria qualora all'esito del programma di crisi aziendale di cui al comma 3, l'impresa cessi l'attività produttiva e sussistano concrete prospettive di rapida cessione dell'azienda e di un conseguente riassorbimento occupazionale» –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto descritto in premessa e se non ritengano di dover intervenire al fine di attivare uri tavolo istituzionale con le parti interessate e addivenire ad un accordo volto sia alla ripresa di un settore fondamentale per quell'agricoltura produttiva che ancora resiste, sia a garantire l'applicazione della normativa vigente in materia di proroga della cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendali. (5-09167)


   DALL'OSSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Salsomaggiore Terme è la rinomata località termale dell'appennino emiliano, un comune in provincia di Parma le cui acque erano note agli antichi romani e ai celti, ma le cui proprietà curative furono scoperte solo nel 1839 dal medico Lorenzo Berzieri;
   l'introito prodotto da tali storiche attività che contraddistinguono il territorio è sempre stato tale che per ben 39 anni Salsomaggiore è stata la sede della finale del Concorso Miss Italia;
   le Terme di Salsomaggiore e di Tabiano Srl è un'unica società, un grande gruppo che rappresenta un punto di riferimento nel panorama termale internazionale;
   la stessa, nel maggio 2015, ha ceduto in gestione due prestigiosi hotel salsesi (il Grand Hotel Porro e l'Hotel Valentini) ad una società inglese, una limited, denominata Accentour Ltd che, iniziando la gestione il giugno dello stesso anno ha anche espresso l'impegno, in prospettiva, del possibile acquisto degli alberghi;
   il 30 aprile 2016 i lavoratori di Accentour Ltd – ricordano i sindacati in una nota – «si sono visti costretti a scendere nuovamente in sciopero. Una nuova forte azione di protesta motivata dal fatto che l'accordo sottoscritto pochi giorni addietro non è stato rispettato»;
   Accentour Ltd ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per oltre 16 dipendenti e la crisi, deflagrata nella sua pienezza, può avere una risoluzione positiva, mantenendo aperta l'attività ricettivo-alberghiera di entrambi gli alberghi (del Grand Hotel Porro e dell'albergo Valentini), poiché la clientela ospite è un patrimonio dell'intera comunità salsese, che ancora non si è risollevata del tutto dalla pesante crisi che ha colpito la località termale –:
   se il Governo sia a conoscenza di tale situazione;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in extremis vista la stagione iniziata, al fine di garantire continuità nell'attività ricettizia salsese e salvaguardare i livelli occupazionali.
(5-09181)

Interrogazione a risposta scritta:


   NARDUOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   a seguito della legge n. 56 del 7 aprile 2014 (cosiddetta riforma Delrio), le funzioni delle, province sono state ridefinite, nelle more dell'approvazione della riforma costituzionale del titolo V, distinguendo in particolare tra funzioni fondamentali e funzioni non fondamentali, ossia quelle eventualmente riattribuite alle province all'esito dell'attuazione del processo riformatore;
   la regione Veneto, con la legge n. 19 del 29 ottobre 2015, recante «Disposizioni per il riordino delle funzioni amministrative provinciali», ha stabilito che: «Le province, quali enti di area vasta, oltre alle funzioni fondamentali di cui all'articolo 1, comma 85, della legge 7 aprile 2014, n. 56, continuano ad esercitare le funzioni già conferite dalla Regione alla data di entrata in vigore della presente legge» (articolo 2, comma 1);
   la stessa legge regionale n. 19 del 2015, all'articolo 5, comma 3, riporta quanto segue: «La Regione nel biennio 2015 e 2016 garantisce il finanziamento dei costi del personale con contratto a tempo indeterminato nonché a tempo determinato in corso dei Centri per l'impiego, attraverso il trasferimento alle province e alla Città metropolitana di Venezia della quota di risorse nazionali e regionali, secondo quanto previsto dalle intese istituzionali nazionali di cui al comma 1»;
   il 23 giugno 2016, per mezzo del comunicato stampa n. 875, l'assessore al lavoro della regione Veneto Elena Donazzan ha annunciato lo stanziamento di 5,5 milioni di euro per la copertura degli oneri del personale dei centri per l'impiego del Veneto, rimarcando che «Le Province, quindi, non hanno più alcun alibi nel sottrarsi alla responsabilità istituzionale di dare continuità a questo servizio pubblico, indispensabile per le politiche del lavoro»;
   in provincia di Padova, tuttavia, si sta verificando una situazione preoccupante: dopo la chiusura della sede del centro per l'impiego di Abano Terme a maggio 2015, nelle ultime settimane dalla commissione provinciale del lavoro è arrivato l'annuncio che anche le sedi dei centri per l'impiego di Este e Montagnana chiuderanno nei mesi estivi e non verranno riaperte a settembre;
   nel 2015, gli accessi registrati al centro per l'impiego di Este sono stati 17.287, mentre a Montagnana sono stati 8.388, a testimonianza del notevole flusso di utenza che si rivolge a questo servizio nell'area della bassa padovana, un territorio pesantemente colpito dalla crisi economica ed occupazionale ed il cui tessuto sociale e produttivo rischia di diventare sempre più fragile;
   soprattutto in contesti di questo tipo, quindi, i centri per l'impiego risultano essere servizi essenziali non solo per contrastare la disoccupazione, ma anche per favorire l'inserimento e l'integrazione nel mercato del lavoro delle persone con disabilità e di altri soggetti aventi diritto al collocamento obbligatorio, come stabilito dalla legge n. 183 del 2014 (cosiddetto Jobs Act) e dai relativi provvedimenti attuativi (decreto legislativo n. 148 del 2015, n. 150 del 2015 e n. 151 del 2015);
   il decreto legislativo n. 150 del 2015 ha istituito, tra l'altro, l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), con il compito di unificare la gestione delle politiche attive e passive del lavoro per garantire la fruizione dei servizi essenziali su tutto il territorio nazionale;
   il lavoro di tale Agenzia, però, stenta a partire per problemi legati al trasferimento delle risorse e delle dotazioni organiche –:
   se il Ministro possa confermare quali siano gli effettivi tempi di avvio dell'Anpal, e quali soluzioni intenda individuare per quanto di competenza anche iniziative normative, per garantire la continuità ed il necessario rafforzamento dei centri per l'impiego quali presidi territoriali essenziali per lo sviluppo delle politiche attive del lavoro, soprattutto in zone periferiche ed in grave difficoltà economica ed occupazionale. (4-13812)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GALLINELLA, GAGNARLI e L'ABBATE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   Agecontrol spa società per azioni, avente personalità giuridica di diritto pubblico, è stata istituita nel 1985 come conseguenza dei regolamento (CEE) n. 2262/1984, per l'esercizio dei controlli e delle azioni comunitarie nella produzione dell'olio di oliva;
   con decreto legislativo n. 99 del 2004, è stata sottoposta al controllo e alla vigilanza di AGEA, che ad oggi ne detiene la proprietà, e con il decreto-legge n. 22 del 2005 e successive modificazioni fu assegnata ad Agecontrol altresì la competenza relativa ai controlli di conformità nel settore dei prodotti ortofrutticoli freschi, ai controlli di conformità sul mercato interno nonché sui prodotti destinati all'esportazione ed all'importazione, alla gestione delle comunicazioni obbligatorie (notifiche di spedizione e richieste di controllo) e delle domande di autorizzazione all'uso del logo comunitario ed all'autocontrollo e gestione degli aspetti sanzionatori e ai controlli cosiddetti «di secondo livello» per conto di AGEA, tra l'altro nei settori dello zucchero, frutta e latte nelle scuole, vitivinicolo, formaggi DOP, enti caritatevoli e indigenti, promozione e altri;
   agli interroganti risulta altresì che Agecontrol abbia una pianta organica di 255 unità, di cui 141 ispettori, 24 ispettori dedicati al coordinamento delle attività di controllo, 12 responsabili dei controlli ispettivi, 22 amministrativi dediti all'attività di controllo, 56 componenti del personale amministrativo; a questi si aggiungono 11 contratti part-time;
   è stata prospettata – nel disegno di legge cosiddetto «collegato agricolo» recentemente approvato in via definitiva al Senato – una prossima razionalizzazione del sistema dei controlli del settore agroalimentare che potrebbe coinvolgere anche Agecontrol;
   tale riorganizzazione ha destato non poca preoccupazione per il personale che ad oggi non ha certezza sulla sua destinazione futura –:
   quale sia l'orientamento del Governo in relazione a quanto esposto in premessa. (4-13811)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NICOLA BIANCHI, DELL'ORCO, PAOLO NICOLÒ ROMANO, DI VITA e LOREFICE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 11 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, recante misure per il potenziamento del servizio di distribuzione farmaceutica e accesso alla titolarità delle farmacie, ha disposto l'indizione di un concorso straordinario, per soli titoli, per l'assegnazione delle sedi farmaceutiche di nuova istituzione e di quelle vacanti al fine di favorire l'accesso alla titolarità delle farmacie da parte di un più ampio numero di aspiranti, aventi i requisiti di legge, nonché di favorire le procedure per l'apertura di nuove sedi farmaceutiche, garantendo al contempo una più capillare presenza sul territorio del servizio farmaceutico;
   in ottemperanza alla norma citata si è avviata la procedura concorsuale nazionale, ferme restando le competenze delle singole regioni, volta all'assegnazione di nuove sedi farmaceutiche nelle regioni e nelle province autonome di Trento e Bolzano;
   in applicazione dell'articolo 23, comma 12-septiesdecies, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, al fine di rendere uniformi e trasparenti le modalità di espletamento delle procedure relative al concorso straordinario per l'apertura di nuove sedi farmaceutiche di cui all'articolo 11 in parola, il Ministero della salute, in collaborazione con le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ha realizzato una piattaforma tecnologica ed applicativa unica per lo svolgimento delle predette procedure concorsuali;
   i bandi di concorso delle singole regioni sono stati definiti in modo tale che le modalità di assegnazione delle sedi farmaceutiche fossero analoghe in tutte le regioni, seguendo gli indirizzi interpretativi e applicativi formulati nell'ambito del tavolo tecnico interregionale della farmaceutica, in ordine all'articolo 11 del decreto-legge n. 1/2012;
   l'articolo 11 citato prevede la conclusione delle procedure concorsuali e l'assegnazione delle sedi farmaceutiche entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del suddetto decreto-legge. Secondo il comma 9, secondo periodo, dell'articolo 11 in parola, inoltre, «nel caso in cui le regioni o le province autonome di Trento e di Bolzano non provvedano nel senso indicato ovvero non provvedano a bandire il concorso straordinario e a concluderlo entro i termini di cui al comma 3, il Consiglio dei ministri esercita i poteri sostitutivi di cui all'articolo 120 della Costituzione con la nomina di un apposito commissario che provvede in sostituzione dell'amministrazione inadempiente anche espletando le procedure concorsuali»;
   in data 5 febbraio 2013 la regione autonoma della Sardegna ha pubblicato il bando di concorso straordinario finalizzato all'assegnazione di 90 sedi farmaceutiche nel territorio regionale, ma allo stato attuale non sono state ancora stilate le graduatorie definitive e le sedi farmaceutiche non sono state assegnate;
   in generale nelle regioni italiane la situazione risulta disomogenea in quanto mentre, ad esempio, in Piemonte e in Toscana, secondo quanto si apprende anche da fonti di stampa, alcune farmacie hanno già aperto e in Lombardia e in Emilia Romagna le sedi farmaceutiche sono in via d'apertura, l'Abruzzo e la Sicilia, oltre alla Sardegna, a oggi, hanno diffuso soltanto le graduatorie provvisorie;
   in seguito a recenti sentenze dei giudici amministrativi in merito alle procedure concorsuali per l'assegnazione di sedi farmaceutiche, si è creato in molte regioni un clima di forte incertezza riguardo alla conclusione definitiva dell'iter concorsuale. In particolare, per quanto riguarda la Sardegna, con sentenza n. 5667 del 14 dicembre 2015 il Consiglio di Stato si è pronunciato, in riferimento a un precedente concorso ordinario bandito dalla regione per l'assegnazione di sedi farmaceutiche, sulla legittimità del metodo di determinazione della maggiorazione di punteggio per i farmacisti rurali, aprendo la strada all'ipotesi di adottare i nuovi criteri dettati dalla sentenza al concorso straordinario. Interpretando la norma di riferimento, vale a dire l'articolo 9 della legge n. 221/1968, il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittima la clausola del bando del concorso suddetto, secondo cui «la maggiorazione deve essere calcolata sul punteggio riportato dal candidato in relazione all'attività prestata in sede farmaceutica rurale, ma in ogni caso la predetta maggiorazione non può comportare il superamento di punteggio massimo complessivo da attribuirsi per l'attività professionale svolta»;
   con l'eventuale applicazione dei criteri dettati dalla sentenza suddetta anche al concorso straordinario verrebbero meno, ad avviso degli interroganti, i principi di uniformità su cui si è basata tutta la procedura concorsuale nazionale in quanto in alcune regioni le sedi farmaceutiche sono già state aperte e il cambiamento in itinere dei parametri per l'attribuzione dei punteggi darebbe avvio senza dubbio a un numero rilevante di ricorsi, in particolare da parte dei partecipanti al concorso in forma associata, molti dei quali si sono associati proprio in funzione delle regole e dei criteri stabiliti dalla legge e dai bandi;
   tale condizione di incertezza sta provocando notevoli disagi non solo ai potenziali vincitori definitivi del concorso, molti dei quali non hanno attualmente un'occupazione, ma anche alla cittadinanza che non può ancora fruire di servizi indispensabili per il territorio. Le stesse criticità potrebbero inoltre emergere anche in relazione a eventuali futuri concorsi con il rischio che nuove sedi farmaceutiche non saranno mai aperte –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle informazioni esposte in premessa e quali iniziative urgenti, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare per far fronte quanto prima alle criticità sopra evidenziate affinché siano chiariti i dubbi in riferimento ai punteggi da assegnare e siano superati gli ostacoli emersi nell'ambito dell'attribuzione delle sedi farmaceutiche, in modo tale che si arsivi a conclusione dell'iter concorsuale e possano essere aperte in tempi rapidi tutte le nuove farmacie come previsto dai bandi, dando piena attuazione alla normativa citata in premessa nella regione Sardegna e nell'intero territorio nazionale. (5-09168)

Interrogazione a risposta scritta:


   FANTINATI. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   di recente, un autorevole quotidiano veronese ha pubblicato un articolo dal titolo «Materiale già usato per la pulizia dei denti», in cui veniva raccontato di una segnalazione, destinata con ogni probabilità a diventare denuncia, arrivata da una dottoressa che, in attesa dell'esame di Stato, lo scorso autunno aveva stipulato un contratto di stage con uno dei tanti centri odontoiatrici in franchising, ormai numerosi anche a Verona;
   la dottoressa, come lei stessa ha riferito al presidente dell'ordine dei medici di Verona e alla segretaria dell'Albo degli odontoiatri, si occupava esclusivamente d'igiene e veniva pagata 10 euro a cliente, con un voucher;
   il racconto della giovane dottoressa è preciso nel descrivere il centro: «una sede spaziosa, moderna e pulita. Ma vuota. Pochi clienti e pochi medici. Di quattro poltrone ne funzionava al massimo una al giorno. Ma a sorprendermi era soprattutto il continuo ricambio di personale. A fine giornata mi sono accorta che erano terminati gli strumenti per fare la detartarizzazione e ne ho chiesti di nuovi alla segretaria. Mi ha risposto che erano finiti e di disinfettare quelli già usati. Mi ero resa conto, nei quasi due mesi trascorsi al centro, che le condizioni igieniche non erano ottimali, che il personale non conosceva le procedure, la differenza fra disinfettare e sterilizzare. Ma si era superato il limite»;
   in attesa di essere saldata dal centro, la dottoressa ha deciso di mettere in guardia «i clienti che non sanno a quali mani si affidano» e «i colleghi freschi di laurea che vengono sfruttati»;
   non è una novità che in questo settore ci siano situazioni spesso illegali;
   il 24 giugno del 2014, il quotidiano Il Fatto Quotidiano, versione on line, riportava la notizia secondo la quale la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, indagando sulla cosca Molè, avrebbe scoperto forme di riciclaggio di denaro investito, tra altre attività, anche in una clinica sanitaria odontoiatrica attraverso una grossa società nazionale operante nel settore;
   il 16 febbraio 2016, nell'ambito dell'indagine sulla sanità in Lombardia denominata «Smile», sono stati arrestati i vertici di un'importante società che si occupa di servizi odontoiatrici, accusati di aver corrotto funzionari ai quali erano affidate una serie di gare di appalto: le operazioni coinvolgevano anche appalti di società private accreditate con il Sistema sanitario nazionale;
   il 17 febbraio 2016, anche il tg satirico « Striscia la notizia» ha mandato in onda un servizio sulla chiusura, per fallimento, di alcuni centri di una grossa società nozionale che ha lasciato senza cure i clienti, i quali avevano, in parte, già pagato i trattamenti;
   la salute è un diritto riconosciuto dalla Costituzione;
   negli ultimi anni, si è assistito ad una proliferazione di società che si occupano di servizi odontoiatrici, società che non sono obbligate ad avere nei loro consigli di amministrazione figure iscritte all'ordine dei medici e degli odontoiatri e che, per questa ragione, sempre più spesso perseguono politiche commerciali, legate esclusivamente ad una logica di profitto;
   a differenza degli studi professionali, le catene odontoiatriche hanno la possibilità di proporre attività di promozione a tariffe sottocosto, senza che l'ordine professionale possa sanzionarle;
   un aspetto da non sottovalutare è rappresentato anche dai danni, diretti e indiretti, nei confronti dei professionisti che versano i contributi all'Enpam, secondo le regole e i corretti standard;
   l'Associazione nazionale dentisti italiani, a più riprese e anche in sedi istituzionali, ha ribadito la necessità di nuove regole che aumentino il livello di trasparenza e professionalità del mercato odontoiatrico e norme più severe contro l'abusivismo professionale –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   quali iniziative s'intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di attivare controlli più rigorosi nei confronti delle società che si occupano di servizi odontoiatrici;
   se non si ritenga opportuno assumere iniziative, anche di carattere normativo, per promuovere un miglioramento del mercato odontoiatrico, ormai sempre più dominato dalle società di capitali a scapito del sistema professionale che per anni ha rappresentato una garanzia per i cittadini italiani. (4-13805)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPI e FRAGOMELI. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   è in corso un complesso processo di revisione dei differenti livelli di governo e di riorganizzazione degli enti territoriali, in particolare modo delle province, che passa anche per l'appuntamento referendario autunnale e per la successiva e conseguente fase di definizione di aggregazioni, confini e competenze;
   l'organizzazione del sistema camerale è strettamente connessa a quella delle province e una sua riorganizzazione dovrebbe procedere di pari passo e in maniera coerente alle scelte che i territori decideranno di attuare;
   alcune strutture camerali stanno procedendo con accelerazioni che possono compromettere l'efficacia e l'efficienza della fase successiva –:
   se il Governo intenda assumere iniziative per definire indirizzi unitari per procedere in questa fase e se non ritenga opportuno un lavoro congiunto, anche con gli enti camerali, perché i processi si sviluppino in modo coordinato e coerente. (4-13804)


   MELILLA. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   risulta da « Il Fatto quotidiano» del 13 luglio 2016 che l'Associazione «Rai bene comune» ha presentato un esposto alla procura di Roma, alla Corte dei conti e all'organo di vigilanza RAI, firmato dall'avvocato Vincenzo Iacovino, in merito ai compensi percepiti dalla presidente della RAI Monica Maggioni e dall'inviato Vincenzo Mollica;
   si legge infatti nell'esposto che «coloro che sono legati da un rapporto di lavoro con società a partecipazione pubblica o loro partecipate e al tempo stesso componenti di organi di governo o di controllo», dovrebbero per legge «essere obbligatoriamente collocati in aspettativa senza assegni»;
   l'Associazione chiede alla procura di Roma di accertare se Maggioni e Mollica «godano indebitamente del trattamento previsto per i componenti degli organismi societari, di gestione, controllo, amministrativi e di vertice in misura superiore rispetto a quello onnicomprensivo e in godimento quali dipendenti RAI»;
   richiamando il contratto integrativo RAI-Usigrai, l'esposto sottolinea che «il giornalista chiamato a svolgere le funzioni di direttore avrà diritto a percepire, limitatamente alla durata dell'incarico, un'indennità di funzione, fermo restando l'inquadramento nella qualifica di provenienza (...)», quindi la presidente della RAI non dovrebbe continuare a percepire lo stipendio di direttore di testata, ma tornare al trattamento economico precedente, di caporedattore, che ammonta a circa 100 mila euro l'anno;
   dai dati relativi alla dichiarazione patrimoniale e reddituale, deposita a inizio novembre 2015, che si riferisce unicamente all'ultimo stipendio, risulta che la presidente Maggioni abbia percepito uno stipendio come direttore di Rainews24 pari a 240 mila euro;
   se i dubbi contenuti nell'esposto fossero fondati, la presidente Maggioni dovrebbe guadagnare almeno 140 mila euro in meno;
   nell'esposto si chiede di verificare se la RAI abbia conferito al suo presidente uno stipendio di 240 mila euro, oltre a quello previsto per i consiglieri di amministrazione, di circa 66 mila euro, arrivando a percepire un totale di 310 mila euro annui: circa 200 mila euro in più del dovuto, peraltro – si sottolinea nella denuncia – «la norma prevede la gratuità dell'incarico nel caso in cui siano i dipendenti a ricoprire gli incarichi di amministratore» –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto sopraesposto e se non ritenga necessario assumere iniziative normative volte a risolvere eventuali dubbi circa l'applicabilità a casi come quelli di cui in premessa delle previsioni contenute nell'articolo 13 del decreto-legge n. 66 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014, che ha stabilito il limite massimo ai compensi degli amministratori con deleghe e alle retribuzioni dei dipendenti delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni all'importo di 240 mila euro annui. (4-13810)

Apposizione di una firma
ad una mozione.

  La mozione Dell'Aringa e altri n. 1-01319, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Martella.

Apposizione di firme
ad interpellanze.

  L'interpellanza urgente Brunetta n. 2-01429, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 luglio 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bergamini.

  L'interpellanza urgente Giampaolo Galli e altri n. 2-01430, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carella.

Apposizione di firme
ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Cancelleri n. 5-06927, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2015, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marzana.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Ricciatti e altri n. 5-06931, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2015, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Manzi.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fregolent e altri n. 5-09160, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lodolini.

  L'interrogazione a risposta scritta Vazio e altri n. 4-13802, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2016, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Crimì, Bergonzi, De Menech.

Ritiro di un documento di indirizzo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: risoluzione in Commissione Taricco n. 7-00872 del 19 dicembre 2015.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Dall'Osso n. 3-02383 del 12 luglio 2016 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-09181.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Spessotto e altri n. 4-13782 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 653 del 13 luglio 2016. Alla pagina 39620, seconda colonna, dalla riga ottava alla riga ventesima, deve leggersi: «il recente decreto-legge n. 67 del 16 maggio 2016, relativo alla proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 113 del 16 maggio 2016, ha disposto la proroga delle attività in corso. L'AICS, come denunciato in una nota sindacale dal coordinamento nazionale della FILP Affari esteri, avrebbe automaticamente proceduto a confermare i contratti Co. Co. Pro stipulati già in precedenza dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, prevedendo altresì, un incremento dei compensi salariali;» e non come stampato.