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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 4 gennaio 2016

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,
   premesso che:
    la revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei, nell'ambito della riforma della scuola secondaria di secondo grado, determinata con decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 15 marzo 2010, ha comportato, per quanto concerne l'istruzione artistica, la trasformazione degli Istituti d'arte in licei artistici;
    a seguito dell'introduzione dei nuovi percorsi formativi è stato fatto confluire nei licei artistici e nei loro laboratori ed archivi un prezioso patrimonio di tradizioni, opere, manufatti, saperi artigianali e artistici rappresentativi di conoscenze ed usi locali, diventati nel tempo simbolo della storia, della cultura e della ricchezza del nostro Paese, anche a livello internazionale;
    grazie alle pratiche d'insegnamento, all'abilità tecnica e progettuale, alla creatività e alla cosiddetta «manualità» colta, attivata da tanti validi docenti negli ex istituti d'arte, sono stati realizzati prodotti e trasmessi saperi che hanno concorso allo sviluppo del made in Italy, un brand che è sinonimo di qualità, creatività e competenza; saperi che, senza un'adeguata e attenta azione di tutela, rischiano di essere dispersi;
    l'avvenuto processo di licealizzazione, oltre a mettere a rischio il significativo patrimonio culturale accumulato negli anni all'interno degli ex istituti d'arte, rischia altresì di compromettere in modo significativo l'acquisizione di abilità manuali specifiche che, in passato, veniva assicurata grazie al percorso curriculare, anche laboratoriale, prevista negli ex istituti d'arte;
    tali criticità sono state, di recente evidenziate, dalla Carta di Ravenna, elaborata e stipulata ad ottobre 2015, in occasione del «Convegno per la tutela del patrimonio artistico e culturale delle scuole d'arte», promosso per favorire una valutazione complessiva a conclusione del primo quinquennio di esperienza del nuovo ordinamento dei licei artistici;
    in essa, i sottoscrittori, legati a vario titolo alla tradizione degli ex istituti d'arte, hanno evidenziato come, a seguito dell'avvenuta licealizzazione, la mancanza o la carenza di pratiche scolastiche e di percorsi formativi che educhino alla acquisizione di abilità tecniche e manuali, espressione anche delle diverse vocazioni territoriali, rischiano di impedire lo sviluppo di nuove potenzialità artistiche ed artigianali;
    il rischio ulteriore è che, con il diminuire delle ore destinate alle attività pratiche, i laboratori con i loro strumenti vengano lasciati in un improduttivo stato di abbandono e che l'ex istituto d'arte, divenuto liceo artistico, perda il senso del suo stare all'interno del sistema produttivo e la sua capacità di alimentarlo;
    visto il valore delle opere prodotte in questi anni all'interno degli istituti d'arte, i promotori della Carta di Ravenna intendono, altresì, favorire un processo di maggiore valorizzazione e recupero del patrimonio mobile conservato all'interno dei depositi dei licei artistici, favorendo a tal fine un coinvolgimento e coordinamento del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
    alla luce dei contenuti della «Carta d'intenti» ravennate e delle riflessioni condotte, si rende opportuno ed auspicabile, peraltro come già disposto da specifica norma del decreto-legge n. 104 del 2013, attuare un processo di verifica dei contenuti della cosiddetta legge Gelmini e, in particolare, del processo di licealizzazione degli istituti d'arte, procedendo, nel caso, ad un aggiornamento, anche in termini di indirizzi, dei contenuti formativi degli stessi;
    alla luce anche delle importanti e significative innovazioni introdotte dall'articolo 1, comma 60, della legge n. 107 del 2015, altrettanto importante a tal fine può rivelarsi lo strumento dell'alternanza scuola-lavoro, attraverso il quale è possibile recuperare il patrimonio di tecniche e di conoscenze laboratoriali presenti negli ex istituti d'arte, intrecciando le scelte educative della scuola, i fabbisogni professionali delle imprese del territorio e le personali abilità ed esigenze formative degli studenti, anche mediante il coinvolgimento delle regioni e dei comuni, chiamati a favorire il collegamento tra formazione artistica e sistemi di produzione artistica, artigianale e industriale locale, al fine di corrispondere alle esigenze e alle vocazioni delle realtà territoriali e di potenziare servizi e professioni in grado di incoraggiare lo sviluppo socio-economico del territorio;
    si rende altresì necessario un impegno diretto dei licei artistici volto al recupero e alla conservazione delle opere che rappresentano il loro patrimonio didattico ed artistico anche promuovendo, in accordo con i ministeri competenti e gli enti locali interessati, un'opera di catalogazione e valorizzazione delle opere prodotte negli anni all'interno degli ex istituti d'arte, alcune delle quali sono frutto del lavoro di artisti importanti del panorama artistico e nazionale, al fine di consentire anche una maggiore conoscenza delle stesse da parte di studenti e cittadini,

impegna il Governo:

   a dare piena attuazione alle previsioni del decreto-legge n. 104 del 2013, dirette a monitorare gli esiti della cosiddetta riforma Gelmini, con particolare riferimento all'avvenuto processo di licealizzazione degli istituti d'arte, al fine di verificarne gli esiti e di valutare l'eventuale aggiornamento, anche in termini di indirizzi, dei loro contenuti formativi;
   a dare piena attuazione, riguardo alla formazione artistica, ai princìpi ispiratori della cosiddetta Carta di Ravenna nel mese di ottobre 2015, attraverso un recupero ed una valorizzazione dei saperi artistici e manuali presenti all'interno degli ex istituti d'arte e del patrimonio artistico acquisito in questi anni al loro interno;
   a promuovere, a tal fine, un pieno coinvolgimento dei Ministeri dell'istruzione dell'università e della ricerca e dei beni e delle attività culturali e del turismo, oltre che delle regioni e dei comuni, per attuare un'azione diretta a favorire la catalogazione, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, materiale ed immateriale dei licei artistici, al fine di evitare la dispersione della ricca e variegata produzione artistica in essi conservata.
(7-00879) «Manzi, Ghizzoni, Carocci, Dallai, Malisani, Narduolo, Sgambato, Pes».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI BATTISTA, FICO, SIBILIA, SCAGLIUSI, FANTINATI e MANLIO DI STEFANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:
   il Governo, soltanto nel 2015, è intervenuto per ben due volte, attraverso l'adozione di altrettanti decreti legge, approvando norme volte a regolamentare e disciplinare le banche popolari;
   si tratta di provvedimenti che, nello specifico, hanno interessato ed interessano solo alcuni istituti del sistema creditizio di cui agli articoli 29 e seguenti del testo unico bancario (decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385), e, tra questi, la Banca Etruria e del Lazio;
   innanzitutto, il Ministro Boschi, come da dichiarazione patrimoniale pubblicata sul sito del Governo, risulta aver posseduto circa 1.500 azioni della predetta Banca;
   a ciò si aggiunga che il padre del Ministro, Pier Luigi Boschi ed il fratello Emanuele Boschi hanno rispettivamente avuto rapporti professionali e di dipendenza con la Banca Etruria;
   Pier Luigi Boschi, difatti, è stato socio, nonché consigliere di amministrazione di Banca Etruria e, fino al febbraio 2015, anche vice presidente del Consiglio di amministrazione stesso, nonostante fosse stato già sanzionato (insieme agli altri vertici dell'istituto bancario) da Banca d'Italia al pagamento di una somma pari a 144 mila euro per sei irregolarità individuate dalla vigilanza: «Violazione delle disposizioni sulla governance», «carenze nell'organizzazione e nei controlli interni», «carenze nella gestione e nel controllo del credito», «carenze nei controlli», «violazioni in materia di trasparenza», «omesse e inesatte segnalazioni agli organi di vigilanza»;
   Emanuele Boschi risulta, invece, esser stato assunto alla BPEL nel 2007 come responsabile del servizio cost management;
   il primo provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri che interessa Banca Etruria è il decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3 («Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti») convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2015, n. 33;
   l'articolo 1 del decreto, in materia di banche popolari, modificando e novellando il testo unico bancario, introduce, tra gli altri, un limite dimensionale per l'adozione della forma di banca popolare, con l'obbligo di trasformazione in società per azioni delle banche popolari con attivo superiore a 8 miliardi di euro;
   a prescindere dal merito del provvedimento de quo, che non rileva in questa sede, l'approvazione del decreto-legge n. 3 del 2015 in Consiglio dei ministri è stata però anticipata da alcune operazioni anomale in borsa sui titoli degli istituti di credito interessati, con potenziali guadagni, secondo quanto dichiarato dal presidente della Consob in Parlamento, nell'ordine dei 10 milioni di euro per chi ha movimentato le azioni del comparto;
   la novità fondamentale introdotta dal decreto-legge, rappresentata proprio dall'obbligo per le banche popolari con un attivo superiore a 8 miliardi di euro di trasformarsi in società per azioni, sarebbe circolata in ambienti finanziari prima del Consiglio dei ministri del 20 gennaio 2015, tanto più che, fin dal 3 gennaio sarebbero state registrate operazioni sospette;
   i corsi delle banche popolari sono saliti da un minimo dell'8 per cento per Ubi fino a un massimo del 57 per cento proprio per la Banca popolare dell'Etruria e del Lazio;
   di certo è anomalo e del tutto eccezionale un rialzo dei titoli di una banca, con gravi problemi finanziari ed in difficoltà economica e con un buco complessivo di 3 miliardi di euro, tanto più che poco dopo verrà anche commissariata con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze su proposta della Banca d'Italia, per insufficienza patrimoniale rispetto ai requisiti prudenziali;
   l'altro provvedimento in questione è il decreto-legge 22 novembre 2015 n. 183;
   con tale decreto, all'articolo 1, si prevede la costituzione di quattro società per azioni, tra le quali la Nuova Banca dell'Etruria e del Lazio s.p.a., aventi per oggetto lo svolgimento dell'attività di ente-ponte ai sensi dell'articolo 42 del decreto legislativo 16 novembre 2015, n. 180, «con l'obiettivo di mantenere la continuità delle funzioni essenziali precedentemente svolte dalle medesime banche e, quando le condizioni di mercato sono adeguate, cedere a terzi le partecipazioni al capitale o i diritti, le attività o le passività acquistate, in conformità con le disposizioni del medesimo decreto legislativo»;
   si tratta del cosiddetto «decreto salva banche» il quale, in sostanza, garantisce il salvataggio di 4 banche italiane in dissesto (Banca delle Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, CariChieti) le cui perdite sono state assorbite dagli azionisti e dagli obbligazioni subordinati (quindi anche i risparmiatori, non solo i grandi fondi di investimento così come previsto «direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie»;
   quest'ultimo provvedimento è strettamente connesso al decreto legislativo 16 novembre 2015, n. 180, nonché al decreto legislativo 16 novembre 2015, n. 181, che hanno istituito un quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento attuando la «direttiva 2014/59/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, che istituisce un quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento e che modifica la direttiva 82/891/CEE del Consiglio, e le direttive 2001/24/CE, 2002/47/CE, 2004/25/CE, 2005/56/CE, 2007/36/CE, 2011/35/UE, 2012/30/UE e 2013/36/UE e i regolamenti (UE), n. 1093/2010 e (UE) n. 648/2012, del Parlamento europeo e del Consiglio»;
   i decreti de quo, e in particolare il n. 180 del 2015, secondo le prime interpretazioni, non si sarebbero limitati a recepire pedissequamente la direttiva ma avrebbero introdotto disposizioni, non richieste dalla normativa adottata in sede di Unione europea, attraverso le quali sembrerebbe che vengano posti dei limiti nel caso di azioni di responsabilità di tipo civilistico finalizzate ad accertare casi di mala gestio degli amministratori che hanno cagionato danni;
   si tratta di limitazioni che sembrerebbero riguardare in particolare i creditori sociali delle banche oggetto delle procedure di risoluzione;
   attraverso la disposizione in esame potrebbe allora esser stata introdotta una normativa che, secondo quanto riportato da alcuni organi di stampa, potrebbe agevolare, tra gli altri, il padre del Ministro interrogato;
   da organi di stampa gli interroganti hanno inoltre appreso che il Ministro Boschi non sembra aver partecipato alle riunioni del Consiglio dei ministri durante le quali sono stati approvati i decreti legge citati – il decreto-legge n. 3 del 2015 (trasformazioni popolari in s.p.a.) ed il 183 del 2015 (salva banche) – nonché il decreto legislativo 180 del 2015;
   alla luce delle considerazioni che precedono sarebbe importante, a parere degli interroganti, che l'opinione pubblica abbia delle risposte chiare ed ufficiali in merito alle predette riunioni nonché in ordine alla partecipazione del Ministro Boschi alle riunioni preparatorie/preliminari che hanno portato all'approvazione dei quattro provvedimenti di cui al presente atto di sindacato ispettivo prendendo visione dei relativi verbali;
   da organi di stampa risulta, ad esempio, che il Ministro Maria Elena Boschi avrebbe partecipato alla deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 10 settembre 2015, preliminare a quella definitiva di approvazione del decreto-legge 180 del 2015;
   inoltre, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 novembre 1993 (regolamento interno del Consiglio dei ministri) prevede che «i provvedimenti sono esaminati in una riunione preparatoria tenuta presso la sede della Presidenza del Consiglio, almeno due giorni prima della riunione del Consiglio, al fine di pervenire alla loro redazione definitiva» –:
   se il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro interrogato non intendano fornire urgentemente ed in via ufficiale chiarimenti in merito alla partecipazione del Ministro Boschi alle riunioni del Consiglio dei ministri di approvazione del decreto-legge 3 del 2015, del decreto-legge 183 del 2015, del decreto legislativo 180 del 2015 e del decreto legislativo 181 del 2015, nonché in ordine alle riunioni preparatorie e preliminari dei medesimi provvedimenti;
   se il Governo non intenda rendere di pubblico dominio i contenuti dei verbali delle riunioni del Consiglio dei ministri di approvazione del decreto-legge 3 del 2015, del decreto-legge 183 del 2015, del decreto legislativo 180 del 2015 e del decreto legislativo 181 del 2015, nonché fornire ulteriori elementi relativi alle riunioni preparatorie e preliminari dei medesimi provvedimenti. (4-11573)


   FRACCARO e BATTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il TTIP (Transatlantic Trade and Investment) è un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione da giugno del 2013, che si pone l'obiettivo di eliminare i dazi e le barriere non tariffarie tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America e di semplificare la compravendita di beni e servizi fra le due aree;
   per presunte esigenze di riservatezza sono sinora stati resi pubblici solo alcuni contenuti ed elementi generici dei testi negoziali. Pertanto, molte delle informazioni rilevanti che si hanno sulle trattative per l'accordo, così come su temi critici ivi contenuti, derivano principalmente dalle affermazioni dei negoziatori di entrambi i lati dell'Atlantico o da notizie di stampa. Questa segretezza rende difficoltoso per i cittadini italiani ed europei comprendere appieno le specificità e i rischi di un accordo al fine di poter indirizzare i negoziatori verso un accordo il più possibile condiviso e massimamente benefico per il maggior numero possibile di cittadini;
   la Commissione europea, in particolare la commissaria per il commercio Cecilia Malmström, responsabile per la Commissione della negoziazione del TTIP, ha più volte dichiarato di voler rendere più trasparenti i negoziati al fine di coinvolgere maggiormente i cittadini di tutti gli Stati membri dell'Unione europea;
   durante l'audizione svoltasi in teleconferenza presso il Senato della Repubblica in data giovedì 26 novembre 2015 sull'attuazione delle iniziative della Commissione europea connesse agli aspetti istituzionali della strategia commerciale dell'Unione europea, con particolare riferimento all'accordo transatlantico TTIP, la stessa commissaria Cecilia Malmström ha dichiarato che erano in via di definizione accordi miranti ad aprire sale di lettura di tutti i documenti e i testi negoziali del TTIP presso ciascun Ministero degli affari esteri degli Stati membri dell'Unione europea. La commissaria ha altresì affermato che gli stessi documenti sarebbero stati disponibili e consultabili presso la Farnesina, per tutti i parlamentari, entro due settimane –:
   se siano a conoscenza dell'impegno preso dalla commissaria europea per il commercio Cecilia Malmström di fornire tutti i testi negoziali e gli atti relativi all'accordo commerciale con gli Stati Uniti, noto come partenariato transatlantico su commercio e investimenti o TTIP;
   quali iniziative abbiano intrapreso al fine di ottenere celermente i suddetti documenti e renderli disponibili alla consultazione nel minor tempo possibile;
   quali iniziative intenda adottare il Governo per consentire un accesso agevole ai documenti e per evitare che inutili vincoli di segretezza neutralizzino i benefici e le possibilità che una maggiore trasparenza può apportare ai cittadini italiani;
   con quali modalità sarà possibile informare e rendere partecipi i cittadini delle informazioni acquisite dalla consultazione dei documenti di cui in premessa.
(4-11574)
* * *

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   PILI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   le agenzie di stampa hanno riportato nei giorni scorsi l'intenzione del Governo di emanare un decreto relativo all'individuazione di un numero considerevole di nuovo inceneritori/termovalorizzatori da realizzarsi in diverse regioni italiane;
   tali inceneritori verrebbero di fatto imposti alle regioni con un provvedimento che appare all'interrogante pregiudizievole delle stesse competenze in capo alle regioni;
   tra le regioni indicate nel paventato decreto ci sarebbe anche la regione autonoma della Sardegna;
   tale eventualità comporterebbe, a giudizio dell'interrogante, non solo la violazione sostanziale delle prerogative autonomistiche ma anche di quelle ordinarie;
   un nuovo inceneritore in Sardegna potrebbe essere realizzato, secondo l'interrogante, solo con due ipotesi: regione complice o commissariata;
   il piano per gli inceneritori che si starebbe progettando a Palazzo Chigi si può attuare infatti, a giudizio dell'interrogante, solo se la regione è pienamente complice o se viene commissariata;
   le norme sono chiare e le competenze esplicite;
   l'articolo 196 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 «Norme in materia ambientale» assegna alla regione competenze dirette per la predisposizione, l'adozione e l'aggiornamento dei piani regionali di gestione dei rifiuti e l'approvazione dei progetti di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti, anche pericolosi, e l'autorizzazione alle modifiche degli impianti esistenti;
   se il Governo dovesse adottare un piano comprendente la Sardegna lo farebbe, secondo l'interrogante, in dispregio di tali norme e comunque con la palese complicità del governo regionale;
   in entrambi i casi si tratterebbe, per l'interrogante, di una gravissima lesione delle competenze regionali e soprattutto della presa d'atto di una giunta regionale incapace di difendere e gestire la propria autonomia regionale;
   è fin troppo evidente che in una simile decisione si innescano, secondo l'interrogante, profili di dubbia legittimità costituzionale sia per quanto riguarda la competenza delle regioni, sia per quanto riguarda quella esclusiva delle regioni a statuto speciale;
   è fin troppo evidente che il richiamo all'interesse nazionale, secondo l'interrogante, che il Presidente del Consiglio dei ministri vorrebbe anteporre, a giudizio dell'interrogante, anche sulla scelta di un inceneritore è solo l'anticamera di quella che appare all'interrogante una svolta autoritaria che mira a cancellare le regioni, e soprattutto quelle speciali, per accentrare il tutto sul livello statale, partendo dai rifiuti, passando per le ricerche petrolifere e arrivando allo stoccaggio dei rifiuti nucleari;
   quello preannunciato è un piano fin troppo chiaro a chi ha una visione complessiva dell'agire del Governo che, secondo l'interrogante, norma dopo norma, sta introducendo il principio della supremazia statale su ogni genere di scelta, imponendo un richiamo, che per l'interrogante risulta infondato e autoritario, al supremo interesse nazionale;
   con questo approccio si sta creando un vulnus devastante per la già flebile autonomia speciale della Sardegna;
   respingere questo progetto di nuovo inceneritore è un atto dovuto, secondo l'interrogante, per tre ragioni: per la competenza ambientale della regione, per l'impatto ambientale di un nuovo inceneritore nell'isola, per l'aggressione all'autonomia regionale attraverso la clausola dell'interesse preminente nazionale;
   se il Governo andrà avanti in questo piano, che a giudizio dell'interrogante appare scellerato e se la regione asseconderà tale deriva, occorrerà mettere in campo, secondo l'interrogante, un'opposizione dura e serrata senza mezzi termini per bloccare un inceneritore che appare all'interrogante una violazione del principio autonomistico senza precedenti;
   si tratterebbe, secondo l'interrogante, di un'operazione legata al circuito dei produttori di inceneritori e alla vasta lobby politica che sostiene tale processo;
   il popolo sardo non consentirà a nessuno una decisione di questa gravità;
   è inaccettabile, per l'interrogante, che si crei ad arte un interesse, l'ennesimo, di valenza nazionale da imporre sulla Sardegna –:
   se il Governo intenda realmente approvare un tale decreto;
   se abbia condiviso con la regione Sardegna tale ipotesi;
   su quali basi tecniche e giuridiche il Governo si accingerebbe di assumere iniziative normative in materia;
   se non intenda soprassedere al fine di rispettare il potere delle regioni di pianificare la gestione dei rifiuti e il loro smaltimento. (4-11578)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARTELLI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il comma 979 della legge di stabilità 2016 prevede l'istituzione di una carta per acquisti culturali per le giovani e i giovani diciottenni;
   il beneficio economico disciplinato prevede come destinatari le cittadine e i cittadini italiani e degli Stati membri dell'Unione europea;
   è orientamento unanime della dottrina e della giurisprudenza che le prestazioni e i servizi sociali, se visti dalla parte di chi beneficia, realizzano diritti soggettivi fondamentali irrinunciabili della persona;
   per evitare una condotta discriminatoria e conformarsi alla normativa interna e sovranazionale le norme statali o regionali che prevedono prestazioni sociali, devono prevedere l'accesso oltre che per le cittadine e cittadini italiane e italiani e degli Stati dell'Unione europea anche per i cittadini stranieri di cui all'articolo 41 del Testo unico in materia di immigrazione –:
   se il Governo intenda assumere iniziative per rimuovere la situazione discriminatoria introdotta dal comma 979 della legge di stabilità 2016, relativa all'erogazione della carta per acquisti culturali per i giovani, tenuto conto che la prestazione sociale è esclusa alle ragazze e ragazzi stranieri regolarmente soggiornanti in Italia. (4-11570)


   RICCIATTI, NICCHI, PELLEGRINO, ZARATTI, PLACIDO, AIRAUDO, PIRAS, QUARANTA, SANNICANDRO, MELILLA, DURANTI, GIANCARLO GIORDANO e FOLINO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la «Cava della Gola Rossa» è una cava attiva dal 1897, situata nel territorio del comune di Serra San Quirico; in provincia di Ancona, dalla quale si estrae calcare;
   con la legge regionale delle Marche n. 57 del 2 settembre 1997, è stato istituito il parco regionale della Gola Rossa e di Frasassi che si estende per un'area di 10.026 ettari, ricadenti nei territori dei comuni di Arcevia, Cerreto d'Esi, Fabriano, Genga e Serra S. Quirico;
   il perimetro del parco esclude la Cava della Gola Rossa che, nonostante la prossimità al parco, continua la sua attività estrattiva, anche attraverso l'uso di esplosivi causa dello sprigionarsi di fumo denso di calcare;
   l'articolo 13 della legge regionale n. 71 del 1997, come modificato dall'articolo 22, comma 2, della legge regionale n. 7 del 2004, individua in capo al comune interessato – nel caso de quo quello di Serra San Quirico – la competenza al rilascio del provvedimento di autorizzazione alla coltivazione della cava, previo parere della Conferenza dei servizi indetta dalla provincia circa la conformità del progetto alle vigenti leggi regionali e provinciali;
   il comune di Serra San Quirico con deliberazione numero 57 del 6 novembre 2008 (recante l’«Approvazione schema convenzione per realizzazione progetto riconversione industriale e riqualificazione ambientale area della Gola della Rossa. Tecniche innovative e coltivazione in sotterraneo su calcare massiccio. Provvedimenti conseguenti») ha approvato il piano per la riprofilatura delle fonti di cava da coltivazione a cielo aperto alla prosecuzione dell'estrazione in sotterraneo, in ottemperanza al piano provinciale delle attività estrattive;
   il 7 maggio 2014 con una nota stampa l'associazione Italia Nostra segnalava come, secondo diverse testimonianze, era in corso un ampliamento delle aree di escavazione alla cava della Gola della Rossa, nonostante la presenza di un vincolo paesaggistico (stabilito dalla legge n. 1497 del 1939 e dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, un vincolo regionale come area floristica protetta ed un vincolo idrogeologico, nonché due vincoli europei come area sito di interesse comunitario e come Zona di protezione speciale) che ne impedirebbero l'attività;
   la stessa associazione ha presentato successivamente, nel febbraio del 2015, un esposto alla procura della Repubblica nel quale segnalava come l'attività estrattiva, realizzata alla Cava Gola della Rossa, fosse in atto senza rispettare l'autorizzazione del comune di Serra San Quirico n. 7013 del 22 settembre 2012;
   a seguito di tale esposto il pubblico ministero incaricato del fascicolo ha proposto l'archiviazione pur riconoscendo come vi sia stata una condotta di favoritismo che ha consentito di porre in essere un escamotage «per far passare come precaria e transeunte una modifica dello stato dei luoghi che avrebbe richiesto la VIA»;
   l'associazione Italia Nostra ha proposto opposizione all'archiviazione pur ex articolo 410 del codice di procedura penale, indicando quali ipotesi di reato la violazione dell'articolo 181 del decreto legislativo n. 42 del 2004, (Codice dei beni culturali e paesaggistici), falsità ideologica per induzione, omissione di controlli ed omissione di atti ufficio, truffa in danno di enti pubblici;
   nell'area inoltre, a quanto risulta agli interroganti, con l'intensa attività estrattiva posta in essere nella cava, si pone il rischio dell'aumento di patologie tumorali, legate ai fumi sprigionati dall'attività estrattiva stessa –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere i Ministri interroganti al fine di verificare quanto esposto in premessa e tutelare l'ambiente naturale sottoposto a vincoli di tutela. (4-11575)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PILI. — Al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il 31 dicembre 2015 a seguito della chiusura della base militare di Elmas, hanno perso il posto di lavoro 10 lavoratori che operavano all'interno della struttura;
   il comitato spontaneo dei lavoratori della ditta di pulizie del distaccamento aeroportuale di Elmas ha denunciato pubblicamente e direttamente al sottoscritto interrogante la situazione che si è andata a creare a seguito della chiusura del sedime aereoportuale da parte dell'aeronautica militare;
   si tratta di una nuova grave perdita per il mondo del lavoro;
   queste famiglie contavano sull'esiguo salario per tentare di far quadrare il loro bilancio familiare;
   negli anni gli stessi lavoratori si sono visti decurtare lo stipendio a causa della diminuzione costante del loro monte ore lavorativo sino ad arrivare a 18,50 ore settimanali;
   tutto questo grazie alle decisioni prese dal nostro Governo di chiudere la base operativa di Elmas, che sarebbe potuta essere di valenza duale, privilegiando di fatto la base di Sigonella sita in Sicilia;
   questi lavoratori sono in possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato che garantiva loro la stabilità lavorativa che hanno perso per scelte che a giudizio dell'interrogante, si rivelano irrazionali e che soprattutto non assicurano la tutela di diritti acquisiti e in questo caso del diritto al lavoro;
   la situazione poteva essere gestita, secondo l'interrogante, con una puntuale e attenta valutazione delle norme attivabili per garantire ai lavoratori il rispetto dei propri diritti anche attraverso l'impiego in altre realtà operative –:
   se non ritengano i Ministri interrogati di dover attivare un tavolo di confronto per verificare possibili e urgenti soluzioni in relazione a tale grave licenziamento di lavoratori a tempo indeterminato della base aeronautica di Elmas;
   se non ritengano di dover assumere iniziative per quanto di competenza, per attivare tutti gli strumenti utili al fine di prevedere forme di sostegno e ammortizzatori sociali sino alla soluzione definitiva del problema con il reinserimento in altra unità operativa. (4-11577)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   SORIAL. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo il Centro studi di Confindustria «L'economia italiana, anziché accelerare, sta rallentando» e più della metà del reddito delle famiglie italiane viene consumato dalle tasse;
   nel 2015, una famiglia composta da una coppia di lavoratori dipendenti con un figlio in età scolare, secondo i calcoli di Confindustria, ha dovuto destinare il 54,9 per cento del reddito al pagamento dei contributi sociali e delle imposte, dirette e indirette: la spesa maggiore avverrebbe a causa delle «trattenute sulla busta paga, comprese quelle che non vi figurano perché a carico del datore di lavoro»;
   il Ministro dell'economia e delle finanze Padoan ha di recente ammesso che «Viviamo in un mondo post recessione e io sono tra quelli che ritengono che l'ipotesi di stagnazione secolare non sia così peregrina»;
   il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha sottolineato che «lo scatto netto, bruciante, quello che lascia sul posto il passato e la crisi per agganciare una crescita stabile e robusta, quello, non c’è ancora»;
   Confindustria è dell'opinione che «l'uscita dalla seconda recessione, pur in un quadro esterno nettamente migliore che in passato, è stata più lenta rispetto alla risalita seguita alla fine della prima (tra 2008 e 2009)»;
   Confindustria ha rivisto al ribasso le stime di crescita del prodotto interno lordo: la crescita sarà pari al +0,8 per cento nel 2015 (dal +1 per cento stimato a settembre) e +1,4 per cento nel 2016 (dal +1,5 per cento stimato a settembre) e, sempre secondo il centro studi, in estate «invece della pronosticata accelerazione c’è stato un sorprendente scalare di marcia»; il passo dell'economia italiana «sostanzialmente non muterà rispetto a quanto osservato nel corso del 2015». Da questo punto di vista «rimangono rischi al rialzo, per la possibilità di effetti più ritardati del previsto delle potenti spinte derivanti dai fattori esterni» e nell'orizzonte di previsione «vi sono anche rischi al ribasso» derivanti dal rallentamento più forte di quanto atteso delle economie emergenti, dalle conseguenze di un'eventuale escalation militare in Siria e dalla paura generata in Europa dagli attacchi terroristici;
   seconda solo alla Grecia, l'Italia avrebbe un livello di evasione fiscale e contributiva che ammonta a 122,2 miliardi di euro, pari al 7,5 per cento del prodotto interno lordo e questo comporterebbe, secondo Confindustria, ad una perdita per l'erario di 40 miliardi di euro di iva, 23,4 di Irpef, 5,2 di Ires, 3 di Irap, 16,3 di altre imposte indirette e 34,4 per cento di contributi previdenziali, ogni anno –:
   quali siano gli orientamenti del Governo rispetto alla stagnazione dell'economia italiana di cui in premessa e in che modo intenda attivarsi per rilanciare una ripresa degna di tale nome, al di là di quelli che appaiono all'interrogante proclami trionfalistici elettorali che inneggiano ad una grande ripresa, scollegati dalla realtà del Paese e senza utilità per gli italiani;
   quali iniziative stia attuando il Governo per salvaguardare l'economia del Paese e la sua necessaria ripresa, e dalla stagnazione in atto ma soprattutto dai rischi al ribasso di cui in premessa relativi dai fattori esterni di politica estera;
   se il Governo non consideri necessario nonché urgente attivarsi affinché il reddito dei cittadini italiani sia salvaguardato dai rischi di una tassazione eccessiva che, anche secondo Confindustria, è dannosa e di intralcio alla ripresa economica necessaria per il Paese;
   quali siano le iniziative che il Governo intende intraprendere per arginare un problema come l'evasione fiscale che sta impoverendo l'Italia ormai da troppo tempo, se non consideri tale problema come strettamente connesso all'eccessiva tassazione che colpisce i contribuenti italiani, mettendo in difficoltà famiglie e imprese, e in che modo si intenda intervenire per interrompere questo circolo vizioso in atto da troppo tempo. (4-11572)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   QUARANTA e PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   dal 14 dicembre 2015 è in vigore il nuovo orario invernale dei treni che prevede molteplici tagli del servizio;
   Legambiente ha presentato una ricerca nazionale sul trasporto ferroviario in, cui emergono, per record negativi, Liguria e Piemonte;
   dal 2010 al 2015, secondo Legambiente, in Liguria i servizi sono stati ridotti del 13,8 per cento e le tariffe aumentate del 41,24 per cento;
   la linea Genova – Acqui Terme è tra le peggiori d'Italia e la velocità media di circolazione è di 45 chilometri orari;
   l'età media dei treni è la più atta d'Italia, il 42 per cento è in servizio da più di venti anni, nel settore carrozze l'età media sale a 32 anni di servizio, con la sola eccezione dei nuovi treni Vivalto;
   nelle ultime settimane sono state lanciate due petizioni sulla piattaforma online change.org che hanno raccolto circa un migliaio di firme in merito alla situazione del trasporto ferroviario in Liguria;
   nel ponente ligure per percorrere circa 40 chilometri sono necessarie quasi due ore e tre cambi, nel levante serve un'ora e mezza per fare circa 50 chilometri –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per migliorare il trasporto pubblico su ferro garantendo un servizio adeguato ai cittadini. (4-11568)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   DADONE, NUTI, CECCONI, COZZOLINO, D'AMBROSIO, DIENI e TONINELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   risulta all'interrogante, in ordine all'area dell'EXPO 2015, che non sia più in funzione il sistema di controllo ad hoc – una piattaforma computerizzata che consente un controllo in tempo reale, collegata anche alla prefettura e, dunque, con il sistema delle «white list», che consente altresì di avere immediate risposte su nomi, partite iva, ragioni sociali ed altri elementi di aziende presenti in cantiere – utilizzato per accertare, monitorare e certificare l'estraneità delle imprese che vi operano, verso qualsiasi organizzazione criminale;
   terminata l'esposizione alla fine del mese di ottobre 2015, l'area dell'EXPO risulta comunque in attività per i lavori di smantellamento del sito e sono presenti decine e decine di imprese;
   risulta che, dal 1o dicembre 2015, nessuna azienda che dovesse essere entrata negli spazi dell'EXPO o nell'orbita delle attività sia stata sottoposta al completo controllo del suddetto sistema;
   risulta anche un allarme lanciato dal Presidente della commissione consiliare antimafia dei comune di Milano, David Gentili, il quale ha dichiarato che «Le due piattaforme di EXPO, Si.G.EXPO e Siprex smetteranno di funzionare a fine dicembre, perché il contratto di gestione scade per quella data»;
   in sostanza, è stato dichiarato che «ciò non significa che non esiste più controllo sulle aziende ancora presenti in cantiere, ma il personale addetto, come gli uomini della Dia potrebbero non godere più delle facilitazioni date loro dal sistema informatico, tornando a dover analizzare ogni singola richiesta di accesso, non avendo più a disposizione un sistema elettronico in grado di incrociare all'istante migliaia di dati molto complessi.»;
   risulta altresì che: ci sono padiglioni stranieri che non hanno aderito al Protocollo di legalità EXPO (lo hanno fatto solo 6 su 53) e in cui non vi è obbligo di escludere le imprese eventualmente collegate con attività criminali; per i lavori di smantellamento del sito saranno impiegate aziende di smontaggio e movimento terra, settori, a forte rischio di infiltrazioni; si prevede che i lavori potrebbero andare avanti fino a maggio 2016;
   risulta che sia stata avanzata l'ipotesi, da parte di EXPO spa, dell'acquisto del sistema di controllo da parte dello Stato –:
   in quale situazione versino i controlli sulle aziende attualmente impegnate nell'area EXPO;
   se e quali iniziative di competenza intenda assumere per salvaguardare la legalità delle attività in corso nell'area e se preveda un utilizzo su scala nazionale del sistema di controllo esposto in premessa.
(4-11569)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   DIENI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la legge 104 del 1992 riconosce e tutela la partecipazione alla vita sociale delle persone con disabilità, in particolare nei luoghi per essa fondamentali: la scuola, durante l'infanzia e l'adolescenza e il lavoro, nell'età adulta;
   un quadro delle disposizioni normative sulla materia è stato raccolto, peraltro, nelle «Linee guida per l'integrazione degli alunni con disabilità», diramate con nota del 4 agosto 2009 dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   in questo documento si ricorda che «l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità è un processo irreversibile, e proprio per questo non può adagiarsi su pratiche disimpegnate che svuotano il senso pedagogico, culturale e sociale dell'integrazione trasformandola da un processo di crescita per gli alunni con disabilità e per i loro compagni a una procedura solamente attenta alla correttezza formale degli adempimenti burocratici»;
   è per questo doveroso vigilare affinché il diritto delle persone disabili, costituzionalmente tutelato, a partecipare alla vita sociale e ad accedere ai servizi pubblici come tutti gli altri cittadini venga garantito;
   uno degli elementi imprescindibili su cui si fonda il suddetto diritto è ricollegabile alla presenza di assistenti educativi che possano occuparsi, con professionalità e competenza degli studenti colpiti da disabilità; 
   a quanto emerge, tuttavia, da alcune segnalazioni e da diverse notizie riportate sulla stampa, la provincia di Reggio Calabria starebbe adottando atti tali da non consentire di fatto il reclutamento di personale per l'assistenza educativo-specialistica negli istituti secondari di secondo grado, con norme che si pongono peraltro in netto contrasto con l'esigenza di assicurare un trattamento dignitoso del lavoratore;
   secondo l'articolo «Reggio, Libri (Sul) sugli assistenti educativi: “il trattamento a cui sono sottoposte è sconcertante” apparso il 21 dicembre 2015 sulla testata www.strettoweb.com, per quanto riguarda il suddetto personale, secondo segretario provinciale del Sul Aldo Libri “la paga oraria è pari a 5 euro l'ora per coloro che sono avviati in relazione al bando della Provincia di Reggio Calabria e di 9 euro l'ora per coloro che sono avviati con il bando del Comune di Reggio Calabria. In entrambi i casi – prosegue – si tratta di trattamenti stipendiali molto distanti dal minimo della civiltà e del riconoscimento della professionalità e dell'utilità del servizio espletato”»;
   oltre a questo, va segnalato che «il bando di selezione che non ha tenuto sufficientemente conto delle anzianità di servizio prestato e dei titoli specifici posseduti», dato che si è proceduto, secondo la circolare della, dottoressa Alessandra Sarlo della provincia di Reggio Calabria, inviata ai dirigenti scolastici, a redigere una « short list» pubblicata sul sito della stessa provincia;
   nella stessa circolare si conferma la paga oraria di 5 euro;
   sul punto gli assistenti educativi hanno tentato di avere un confronto con le istituzioni, inutilmente;
   un tale salario, essendo fuori dalle logiche di mercato, rischia di rappresentare una condizione inaccettabile per gli educatori e, conseguentemente, di portare all'impossibilità di reperire professionisti che affianchino gli studenti portatori di handicap;
   la delibera della provincia di Reggio Calabria che stanzia i fondi per gli interventi a favore degli alunni disabili delle scuole superiori è stata inoltre approvata solo il 29 ottobre, in ritardo di due mesi rispetto all'inizio dell'anno scolastico –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di consentire anche a Reggio Calabria la partecipazione alla vita sociale delle persone con disabilità, in particolare nella scuola, attraverso il sostegno dell'assistenza educativo-specialistica;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative per pervenire ad un riconoscimento della figura professionale dell'assistente educativo e dell'assistente alla comunicazione tale da consentire un eguale trattamento tanto dei lavoratori del settore, quanto degli studenti colpiti da disabilità. (4-11571)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il tribunale di Cagliari, sezione del Lavoro, in data 5 giugno 2015 ha pronunziato l'ordinanza con la quale dispone alla società Abate Meccanica srl, che opera nella cementeria di Samatzai per conto della Italcementi, l'immediato reintegro sul posto di lavoro di Silvano Barabino, lavoratore licenziato, secondo i giudici, senza motivo dalla cementeria di Samatzai;
   da ormai 20 giorni il signor Silvano Barabino è incatenato ai cancelli della cementeria di Samatzai per protestare contro il mancato rispetto della sentenza di immediato reintegro pronunciata dai giudici;
   è semplicemente inaccettabile che un cittadino lavoratore debba arrivare a incatenarsi ai cancelli della propria fabbrica per far rispettare una sentenza netta e chiara che dispone l'immediato reintegro sul posto di lavoro;
   si tratta di una situazione che va avanti ormai da oltre sei mesi senza che nessuno sia intervenuto per imporre il rispetto di questa decisione del giudice;
   il caso di Silvano Barabino è un fatto grave proprio perché mostra la totale assenza delle istituzioni dinanzi ad un caso conclamato di giustizia inadempiente rispetto ad una sentenza chiara e netta;
   i rappresentanti del Governo devono intervenire senza perdere altro tempo e risolvere questa partita, convocando se necessario le parti;
   le condizioni drammatiche dell'occupazione della Italcementi di Samatzai, che l'interrogante ha riscontrato personalmente incontrando il lavoratore ai cancelli della fabbrica, sono gravissime;
   il lavoratore incatenato ai cancelli della cementeria di Samatzai, accompagnato dalla sua famiglia, chiede l'intervento dei rappresentanti delle istituzioni in attuazione della sentenza del giudice che il 6 giugno 2015 ha disposto l'immediato reintegro sul posto di lavoro;
   il giudice del lavoro ha disposto il reintegro con la formula immediata e a distanza di sei mesi i soggetti coinvolti a giudizio dell'interrogante non stanno operando adeguatamente al fine di pervenire ad un'applicazione netta e chiara della sentenza che riguarda il lavoratore;
   tenuto conto che la vicenda ha luogo in uno Stato di diritto, ad avviso dell'interrogante, il Governo dovrebbe assumere ogni iniziativa di competenza in merito;
   con questo comportamento si pone in essere quella che all'interrogante appare un'azione subdola ai limiti del mobbing a fronte di una sentenza così evidente;
   servono risposte urgenti per evitare che la protesta possa inasprirsi dinanzi ad un crescente clima di intimidazione aziendale –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione alla vicenda di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al riguardo;
   se non ritenga che sussistano i presupposti per verificare se la mancata applicazione della sentenza del giudice non possa comportare la sospensione o la revoca di ogni qualsivoglia rapporto tra le amministrazioni statali e le suddette aziende interessate. (5-07300)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   dal 2010 opera in Monselice (PD) la società Nek srl, operante nel settore della raccolta/smaltimento dei rifiuti e del riciclaggio delle materie plastiche;
   l'azienda opera prevalentemente come piattaforma specializzata Corepla, nonché tramite contratti con aziende municipalizzate e privati;
   si tratta dell'unico centro con accreditamento CSS della provincia di Padova, e del quinto per specializzazione produttiva e tipologie di lavorazione della regione Veneto;
   dal 2014 la proprietà è al 94 per cento di Libera scrl, che da maggio 2012 era già entrata nella compagine sociale con il 46 per cento, acquisendo contestualmente la gestione delle linee produttive da altra cooperativa, nel contempo fallita;
   Libera scrl nasce nel 2010 a S.ta Maria Maddalena (RO), per operare nei settori della logistica, dei trasporti, del verde e delle pulizie che, con l'ingresso in Tek srl, vengono poi allargati al trattamento dei rifiuti;
   nel 2014 la società ha un fatturato di 14 milioni di euro, in crescita costante, tanto che la stessa azienda riferisce di non aver sofferto gli effetti della crisi economica;
   nel 2014 dichiara 453 addetti, di cui il 74 per cento soci lavoratori, il 7 per cento dipendenti, il 17 per cento somministrati, l'1 per cento consulenti e collaboratori;
   colpisce che il 56 per cento dei soci lavoratori sia tale da meno di un anno, mentre solo 4 soci sono presenti in cooperativa dalla fondazione;
   la cooperativa aderisce a Confcooperative e al Consorzio Ciclat;
   attualmente Libera scrl impiega, presso Nek srl, 32 soci lavoratori, a cui si aggiungono venti operai appaltati ad altra cooperativa;
   nel maggio 2012 si era verificata la messa in mobilità di 39 lavoratori, con conseguente vertenza al termine della quale si otteneva la mobilità in deroga, oltre a incentivi all'esodo;
   da allora, nonostante non risulti un calo di fatturato né di prezzo della materia prima, si apre una fase caratterizzata da forte discontinuità lavorativa e da utilizzo della cassa integrazione;
   ai soci, fra il 2013 e il 2014, viene chiesto un aumento della quota da 3.000 a 5.000 euro, e poi, a seguito dell'azzeramento del capitale versato, di provvedere ad ulteriori 3.000 euro, tramite trattenuta in busta paga;
   il 7 dicembre 2013 ai soci lavoratori è comunicato il taglio dei buoni pasto di 80 euro mensili, a seguito del quale è proclamato lo stato di agitazione, con sciopero per il 9 dicembre 2015;
   nelle ore che precedono lo sciopero, ignoti danneggiano i nastri trasportatori;
   il 15 dicembre 2013 il presidente di Libera scrl presenta querela per violenza privata contro 24 lavoratrici, colpevoli di avergli impedito l'accesso al sito, chiuso dallo sciopero e presidiato;
   il 22 dicembre, ad un tavolo convocato presso le istituzioni locali per tentare di comporre la vertenza, Libera scrl annuncia la decadenza dallo stato di socio delle 24 lavoratrici, con conseguente licenziamento;
   da allora continua lo stato di agitazione e il blocco dello stabilimento, finalizzato al reintegro delle lavoratrici e al ripristino di adeguate condizioni di lavoro e di tutela del contratto;
   il ciclo dei rifiuti è condizionato da norme e regolamenti nazionali, regionali e locali, che ne determinano di fatto andamento e margini di redditività, cosicché la politica ha un dovere particolare di verificare e garantire che, in ogni segmento della filiera, siano assicurate condizioni di lavoro adeguate sotto il profilo della salute, del rispetto dei contratti nazionali di lavoro, dei diritti sindacali e costituzionali;
   il fenomeno delle cosiddette false cooperative è giustamente considerato negativamente dal Parlamento e dalle stesse centrali cooperative, al punto da consigliare di avere particolare attenzione per casi che si rivelino nella prassi non rispettosi dei vincoli statutari –:
   se i Ministri interrogati non ritengano di dover assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di garantire una rapida soluzione positiva della vertenza che passi per il reintegro a pieno diritto delle 24 lavoratrici, vista l'importanza dell'attività di Nek srl per la provincia di Padova e per l'intera regione Veneto, nonché per il sistema nazionale di riciclaggio della materia plastica, che potrebbero essere danneggiati da un prolungarsi e inasprirsi della vertenza. (4-11576)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il 30 dicembre 2015, sono iniziate le operazioni di spegnimento della centrale di Ottana Energia;
   dal 1o gennaio 2016 gran parte delle attività del polo energetico della Sardegna centrale sono spente;
   si tratta di un vero e proprio disastro industriale ed economico a giudizio dell'interrogante, che rischia di travolgere tutte le attività economiche della zona industriale di Ottana e non solo;
   è l'epilogo gravissimo di una vicenda a cui il Governo non ha voluto dare, secondo l'interrogante, alcuna soluzione e in cui la regione è rimasta a guardare;
   lo spegnimento della centrale comporterà danni gravissimi anche nell'aspetto gestionale dello stesso consorzio, con la messa a rischio degli stessi impianti di depurazione del compendio industriale;
   il Governo non solo ha deciso per legge di negare il diritto al riconoscimento del regime di essenzialità della centrale a vapore, ma ha fatto di tutto, ad avviso dell'interrogante per affossare il polo industriale;
   non assumendo iniziative per l'emanazione di un decreto-legge «salva centrali» e che consentisse la riapertura di tali fabbriche, il Governo si è reso responsabile di quella che appare all'interrogante una catastrofe;
   gli ulteriori incontri inconcludenti sulla vicenda non sono serviti a niente e il Governo ha deliberatamente portato alla chiusura degli impianti di Ottana;
   per questo motivo l'interrogante prevede la presentazione di emendamenti correttivi al cosiddetto decreto mille proroghe annunciato alla Camera il 4 gennaio 2016;
   il regime di essenzialità deve essere riconosciuto, secondo l'interrogante, a tutte le centrali sarde proprio per la condizione insulare della Sardegna;
   è semplicemente vergognoso secondo l'interrogante che, ad oggi, non sia stato varato un provvedimento per evitare lo spegnimento della centrale;
   si assiste all'azione di un Governo che, a giudizio dell'interrogante, non solo non riesce a definire una singola vertenza industriale, ma che, giorno dopo giorno, sta ponendo le basi per la chiusura di nuovi impianti;
   la Sardegna è una regione insulare e ultraperiferica, la gestione e la sicurezza energetica sono fortemente penalizzate dalla condizione insulare e per questo motivo occorrono azioni di riequilibrio strutturale ed economico;
   la Sardegna deve tener conto dei codici di sicurezza elettrici e il suo approvvigionamento energetico non può essere affidato al precario equilibrio della trasmissione elettrica dal continente;
   per questa ragione è indispensabile, secondo l'interrogante, un regime energetico – elettrico insulare per la Sardegna che contempli l'essenzialità delle centrali;
   deve essere previsto, a giudizio dell'interrogante, che alle centrali elettriche sarde sia riconosciuto un regime di essenzialità insulare pari a quello in vigore sino al 31 dicembre 2015 a condizione che presentino un piano industriale di revamping e di adeguamento ambientale delle centrali stesse, da realizzarsi entro e non oltre i successivi 36 mesi dall'approvazione del piano stesso da parte dell'Autorità per l'energia di concerto con la regione Sardegna e con l'Ispra;
   tale regime di essenzialità a condizione ambientale deve essere riconosciuto permanentemente sino all'entrata in attività del metanodotto di connessione della Sardegna con le reti transeuropee energetiche del metano;
   il Governo e la regione devono immediatamente intervenire secondo l'interrogante per fermare la chiusura di Ottana, che costituisce un colpo letale per un intero territorio e per un'intera area industriale –:
   se non ritenga il Governo di dover assumere iniziative normative urgenti affinché sia nuovamente riconosciuto il regime di essenzialità delle centrali elettriche sarde;
   se non ritenga di dover assumere iniziative di competenza volte a garantire l'immediata ripresa operativa della centrale di Ottana;
   se non intenda avviare in modo serrato i contatti con il Governo algerino per la ripresa del progetto Galsi, che è, secondo l'interrogante, indispensabile e che rappresenta l'unica soluzione all'approvvigionamento a gas della centrale di Ottana. (5-07299)