Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 6 febbraio 2015

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,
   premesso che:
    la Banca centrale europea, ha sospeso nella giornata del 4 febbraio 2015 il finanziamento alle banche greche, revocando la possibilità di consegnare in garanzia titoli del debito pubblico in cambio di liquidità, aprendo così un nuovo drammatico capitolo nella crisi greca. Il finanziamento è il frutto di un preciso programma concordato con il precedente governo greco;
    in una nota diffusa dalla BCE si afferma che: «...non è al momento possibile assumere una conclusione con successo della revisione del programma concordato dal precedente governo greco con i creditori internazionali...»;
    il programma scade il 28 di febbraio 2015 e il nuovo Governo ha dichiarato di non volerlo rinnovare;
    la posizione della BCE espone Atene ad una pressione speculativa notevole perché per le banche greche è possibile ottenere liquidità solo attraverso lo sportello di emergenza denominato Emergency Liquidity Assistance, ELA, della Banca Centrale Nazionale greca, e anche questo strumento può essere revocato dalla BCE con una maggioranza dei due terzi. In questo caso la Grecia potrebbe vedersi costretta ad uscire dall'euro;
    la decisione della BCE, che entrerà in vigore l'11 febbraio 2015 è stata assunta a seguito di una riunione del Consiglio della BCE dove i rappresentanti di diverse banche centrali hanno insistito affinché venisse assunto tale provvedimento, germania in primis;
    la BCE accetta normalmente in garanzia delle sue operazioni di rifinanziamento delle banche dei Paesi dell'eurozona titoli del debito pubblico dei Paesi che godono di un rating investment grade ossia superiore alla tripla «B»;
    le uniche due eccezioni sono Grecia e Cipro a cui sono state finora accordate una deroga in virtù del programma economico in corso che prevede una serie di impegni in termini di risanamento dei conti e riforme strutturali in cambio di aiuti economici;
    l'attuale posizione del nuovo governo greco mette in discussione alcune misure contenute nel programma di finanziamento della BCE, a seguito di tale posizione la BCE ha concluso che detto programma fosse praticamente decaduto;
    sempre nella medesima nota la BCE afferma che le banche greche restano controparti della BCE, ma potranno accedere alla liquidità solo offrendo in garanzia un collaterale di liquidità, in caso contrario dovrebbero rivolgersi alla propria Banca centrale nazionale con l'ELA;
    l'ELA è un meccanismo che offre liquidità d'emergenza fornita dalla BCE il quale deve essere approvato a maggioranza di due terzi del Consiglio della Banca centrale europea e rinnovato di volta in volta ogni due settimane. L'ELA viene erogata dalla Banca Nazionale greca;
    secondo la BCE sono irricevibili alcune delle proposte avanzate dal Governo greco: la prima attiene la cancellazione di parte del debito sovrano, la trasformazione dei titoli greci acquistati dalla BCE nel 2010-2012 in titoli «perpetui» sui quali la Grecia pagherebbe soltanto gli interessi. Altra questione in contrasto con la Bce è l'ipotesi di alzare il tetto delle emissioni di debito a breve da 15 a 25 miliardi di euro per poi farlo acquistare dalle banche nazionali che potrebbero poi utilizzarlo per rifinanziarsi con la BCE;
    dai colloqui avuti a Bruxelles dal nuovo governo greco nella giornata di ieri, il primo ministro greco Tsipras ha illustrato l'idea di un piano di quattro anni (2015-2018) basato su riforme economiche meno onerose associate a un alleggerimento degli impegni di bilancio che si stanno rivelando, nel nome del rigore economico messo in atto con lo strumento del Fiscal Compact, devastanti sotto il profilo sociale ed economico non solo per la Grecia, ma anche di altri Paesi europei tra cui l'Italia;
    in data 2 febbraio 2015 in un'intervista rilasciata alla CNN sulla Grecia il Presidente Obama ha dichiarato che: «... non si può continuare a spremere Paesi che sono in profonda depressione...» ed ancora «...ad un certo punto deve esserci una strategia di crescita, per permettere loro di rimborsare i debiti ed eliminare parte dei loro deficit. Pur riconoscendo il Presidente Obama che la Grecia necessita di riforme ha ulteriormente affermato che «... è molto difficile avviare questi cambiamenti, se il tenore di vita della gente è sceso del 25 per cento. Alla lunga il sistema politico, la società non possono sopportarlo...»;
    diversa la posizione delle autorità tedesche, come il Ministro Schaeuble, che ha dichiarato che «Atene non può scaricare i suoi problemi sulle spalle altrui e deve tornare a riconoscere la Troika come interlocutore»;
    il 5 febbraio 2015, di converso, con un comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, il Primo ministro italiano Renzi dichiarava che: «...la decisione della Banca Centrale Europea sulla Grecia è legittima ed opportuna)...», quando solo martedì 3 febbraio 2015 in occasione della visita di Tsipras a Roma, assicurava di «...avere in comune con Tsipras l'idea di provare a cambiare le cose...». Ancora una volta il Governo italiano si è distinto secondo i firmatari del presente atto per subalternità alla Germania, con l'intenzione di dimostrare che siamo i primi della classe, e, dunque, meritevoli di un po’ di flessibilità;
    invece di intervenire tempestivamente a circoscrivere il fenomeno della crisi greca nel 2010, quando un salvataggio avrebbe comportato un onere trascurabile per l'Unione europea, su pressione della Germania si preferì attendere – nonostante l'avviso contrario del Fondo Monetario internazionale – fino a quando le banche tedesche e francesi non riuscirono a liberarsi del debito greco da esse detenuto. Ancora una volta interessi nazionali e ristretti prevalsero rispetto ad una gestione corretta ed equilibrata di una crisi che coinvolgeva, sia pure in modo diverso, tutti i Paesi;
    una volta creata la crisi dell'euro, che con una gestione responsabile e consapevole si sarebbe facilmente evitata, sempre il Governo tedesco vedendone i risultati, peraltro del tutto scontati, di aumento dei debiti e dei disavanzi pubblici, imponeva a tutto il continente politiche di austerità indiscriminate ed economicamente insensate in quanto si scambiavano le cause della crisi con i suoi effetti, e una crisi da deflazione del debito con una crisi delle finanze pubbliche;
   in un'intervista al Corriere della Sera del 26 maggio 2012, Joschka Fischer leader dei Verdi, ex ministro degli Esteri della Germania, ebbe a dichiarare: «... per due volte, nel XX secolo, la Germania con mezzi militari ha distrutto se stessa e l'ordine europeo. Poi ha convinto l'Occidente di averne tratto le giuste lezioni: solo abbracciando l'integrazione europea, abbiamo conquistato il consenso alla nostra riunificazione. Sarebbe una tragica ironia se la Germania unita, con mezzi pacifici e le migliori intenzioni, causasse la distruzione dell'ordine europeo una terza volta. Eppure il rischio è questo»;
    nel mese di dicembre 2014, sono stati ritirati dai depositi bancari greci 4 miliardi di euro e nel mese di gennaio i greci hanno ritirato 11 miliardi di euro;
    in assenza di una liquidità, Atene avrebbe quale unica possibilità la creazione di una moneta elettronica nazionale che darebbe vita a una realtà economica totalmente diversa dall'euro: sarebbe questo l'inizio della fine dell'appartenenza della Grecia all'Unione europea con un ennesimo default, dopo quello verificatosi nel 2011, che a questo punto decreterebbe la fuoriuscita della Grecia dal sistema monetario europeo e dall'Unione stessa, producendo quale conseguenza diretta lo sfaldamento dell'Unione monetaria;
   il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha affermato che i negoziati sul debito sovrano della Grecia saranno difficili. Anche l'Italia, la Commissione Europea, la Germania e la Francia hanno inviato il medesimo messaggio al Governo greco ossia: nessuna conferenza internazionale per rinegoziare il debito, nessuna cancellazione più o meno occulta dei 240 miliardi prestati, nessun trattamento di favore da parte del Fondo monetario internazionale, FMI, e dalla BCE. I leader di questi Paesi hanno indicato quale unico tavolo negoziale l'Eurogruppo che si riunirà l'11 di febbraio 2015;
    il 12 febbraio si terrà un Consiglio europeo informale;
    da una agenzia di stampa del 5 febbraio si apprende che la Bce ha deciso di permettere alla Banca nazionale greca di concedere fino a 60 miliardi di euro di prestiti di emergenza alle banche greche attraverso il meccanismo dell'ELA;
    è in atto, a parere dei firmatari del presente atto, il tentativo di dare una pessima credibilità al neo-governo greco anche da Paesi quali l'Italia, che nel dibattito della politica interna ha più volte messo in discussione la rigidità dei parametri imposti dal fiscal compact, ma che nel dibattito della politica estera si esprime nel suo contrario,

impegna il Governo:

   in sede di Eurogruppo, che si terrà l'11 febbraio 2015, a sostenere il neo- Governo greco nei negoziati di ristrutturazione del debito sovrano, e nella proposta di swap dei titoli greci con nuovi bond, per consentire al Governo greco di rispettare nella sostanza gli impegni esistenti ed al tempo stesso creando uno spazio fiscale sufficiente per aumentare i redditi dei settori della popolazione ridotti in miseria;
   in sede di Consiglio europeo del 12 febbraio 2015, ad appoggiare le posizioni del Governo greco in merito all'allentamento dei rigidi parametri imposti dalle regole del fiscal compact, assumendo una posizione netta e priva di ambiguità nel voler mettere realmente in discussione i parametri imposti dalle politiche di austerity;
   a proporre in tutti gli ambiti della governance europea, un Green New Deal continentale (un piano europeo per l'occupazione) il quale stanzi adeguate risorse pubbliche nuove ed aggiuntive rispetto a quelle previste nel cosiddetto Piano Juncker, che di fatto non vi sono, al fine di creare occupazione per 5-6 milioni di disoccupati e/o inoccupati, di cui un milione in Italia, che rappresentano la totalità di chi ha perso il lavoro dall'inizio della crisi e definendo una politica industriale a livello europeo.
(1-00725) «Scotto, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, Duranti, Daniele Farina, Ferrara, Giancarlo Giordano, Fratoianni, Kronbichler, Marcon, Matarrelli, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaccagnini, Zaratti».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,
   premesso che:
    la legge di stabilità 2015, «al fine di dotare il Paese di un sistema d'istruzione scolastica che si caratterizzi per un rafforzamento dell'offerta formativa e della continuità didattica, per la valorizzazione dei docenti e per una sostanziale attuazione dell'autonomia scolastica, anche attraverso la valutazione», all'articolo 1, comma 4, ha istituito un Fondo denominato «La Buona Scuola»;
    il fondo ha una dotazione di 1.000 milioni di euro per l'anno 2015 e di 3.000 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2016;
    la stessa legge di stabilità, inoltre, individua quali azioni prioritarie, da intraprendere con la citata dotazione finanziaria, un piano straordinario di assunzioni, il potenziamento dell'alternanza scuola-lavoro e la formazione dei docenti e dei dirigenti;
    la legge di stabilità 2015 ha finanziato il piano «la buona scuola», riducendo le risorse per scuola università e ricerca e non portando al settore alcuna risorsa aggiuntiva;
    anche in considerazione della recente pronuncia della Corte di giustizia europea sulla compatibilità della normativa italiana rispetto alla direttiva comunitaria riguardo alla reiterazione dei contratti a termine e dunque sull'abuso dei contratti a tempo determinati, risulta, più che mai urgente affrontare e risolvere l'annoso problema del precariato nella scuola italiana;
    nonostante la forte riduzione di risorse al sistema di istruzione nazionale che costringe la scuola statale a richiedere il contributo economico dei privati per ottemperare al proprio sostentamento o per offrire una offerta formativa di buon livello, non si registrano tagli dei contributi statali destinati alle scuole paritarie;
    la gran parte degli edifici scolastici versa in condizioni di semiabbandono sia per gli interventi in materia di edilizia scolastica, privi di una seria programmazione, che per il sistema di esternalizzazione dei servizi di pulizia e manutenzione, di fatto, rivelatosi fallimentare;
    uno degli scopi più importanti da conseguire con il razionale impiego di tali risorse umane deve essere costituito dalla prevenzione e dal contrasto della dispersione scolastica a sostegno del successo formativo, al fine di contribuire credibilmente alla riduzione della dispersione dal 17,6 per cento attuale al 10 per cento entro il 2020, così come richiesto nel documento conclusivo dell'Indagine conoscitiva sulle strategie per contrastare la dispersione scolastica, approvato dalla Commissione «Cultura, Scienza e Istruzione» della Camera e tenendo conto delle indicazioni della Commissione europea che ha posto il fenomeno della dispersione scolastica tra i cinque obiettivi della strategia Europa 2020;
    risulta necessario prevedere interventi mirati a risolvere le problematiche relative al personale, all'edilizia scolastica, all'incremento del tempo pieno, alla lotta alla dispersione scolastica, all'innovazione tecnologica della didattica e degli ambienti di apprendimento, al potenziamento degli interventi per il diritto allo studio, nella consapevolezza che la scuola dovrebbe rappresentare uno dei più importanti fattori di crescita sociale e culturale del Paese,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per incrementare la dotazione finanziaria del fondo denominato «La Buona Scuola», istituito dal comma 4 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità 2015);
   a prevedere già dal primo anno, come carattere prioritario del piano di assunzioni, la copertura delle cattedre vacanti in organico di diritto;
   a garantire il miglioramento dell'offerta formativa, realizzando un piano straordinario di immissioni in ruolo, garantendo l'accesso mediante il doppio canale con la regolare indizione di concorsi pubblici, su tutti i posti vacanti e disponibili del personale precario iscritto nelle graduatorie ad esaurimento e, in subordine, del personale abilitato iscritto nella seconda fascia delle graduatorie d'istituto;
   a ridurre progressivamente il rapporto alunni-docente in classe, garantendo la qualità della didattica e il rispetto delle norme in materia di sicurezza e formazione delle classi di ogni ordine e grado;
   a garantire un sistema di formazione del personale della scuola, che sia gratuito, pubblico, combini gli aspetti teorici e quelli pratici e tenga conto delle reali esigenze del settore dettate dall'innovazione tecnologica, nonché delle richieste provenienti dal comparto, anche al fine di garantire un'adeguata formazione su temi quali didattica innovativa, intelligenza emotiva, intelligenze multiple, educazione all'affettività e uso della tecnologia applicata alla didattica;
   a ripristinare le ore di laboratorio e a garantire stage, opportunamente disciplinati, anche assumendo iniziative per prevedere incentivi fiscali ed agevolazioni economiche per le aziende che assumono personale specializzato per la formazione scuola-lavoro e investono in spazi laboratoriali da dedicare a studenti in alternanza scuola-lavoro;
   ad investire in modo strutturale in materia di edilizia scolastica con piani triennali, articolati in singole annualità, che definiscano le priorità strategiche, le modalità ed i termini, anche al fine di rendere sicure le istituzioni scolastiche ed innovare gli ambienti di apprendimento;
   ad assicurare che, aldilà della possibilità di potenziare l'offerta formativa delle singole istituzioni scolastiche, i dirigenti scolastici si avvalgono dell'organico funzionale «rafforzato» secondo criteri oggettivi e trasparenti;
   a modificare i tempi delle procedure preparatorie dell'anno scolastico nella gestione del personale docente (mobilità, nomine in ruolo, conferimento supplenze annue/temporanee fino al termine delle attività), prevedendo come obiettivo finale di conferire prima dell'estate le supplenze annue e fino al termine delle attività, per permettere il regolare avvio dell'anno scolastico;
   ad assumere iniziative per riformare l'attuale sistema di abilitazione dei docenti prevedendo, nel lungo periodo, un percorso di formazione, cui si acceda previo superamento di corsi-concorsi annuali basati sul fabbisogno, incentrato sugli aspetti pratici, pedagogici e didattici dell'insegnamento;
   a garantire, al fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del tasso di dispersione scolastica, il tempo pieno in tutte le scuole dell'infanzia e primarie, nonché programmi di didattica integrativa, anche nelle ore pomeridiane, nelle scuole secondarie di secondo grado;
   a prevedere un sistema di autovalutazione delle scuole e di valutazione di reti di scuola, con il coinvolgimento della comunità degli studenti e dei genitori afferenti alla scuola, sulla base del superamento del sistema INVALSI;
   a destinare le risorse necessarie a incrementare l'utilizzo dei libri digitali, di cui all'articolo 6 del decreto-legge n. 104 del 12 settembre 2013;
   a garantire l'insegnamento della lingua inglese sin dalla scuola dell'infanzia, anche con il supporto di apposito materiale didattico e il ricorso ad insegnanti specializzati o di madre lingua;
   a promuovere iniziative per rendere effettivo, praticabile e trasparente il sistema di attribuzione, controllo, verifica e revoca della parità scolastica, per contrastare il fenomeno dei «diplomifici» nonché per limitare il fenomeno della concentrazione delle iscrizioni per sostenere gli esami di maturità presso alcuni istituti paritari, anche limitando la possibilità di sostenere l'esame di maturità fuori dalla provincia di residenza del candidato ed introducendo il divieto di «sdoppiamento orizzontale» delle classi terminali;
   a potenziare iniziative concernenti l'integrazione degli studenti con disabilità, anche con riferimento ai casi di impossibilità di raggiungere la sede, adoperando esperienze e tecnologie innovative, eventualmente mettendo a sistema tutte le esperienze esistenti, mediante finanziamenti all'uopo riservati;
   a semplificare le procedure di acquisizione della documentazione necessaria senza alcun onere a carico delle famiglie con figli con disabilità gravi, anche valutando l'opportunità di limitare la necessità di rinnovo della certificazione ai soli casi suscettibili di miglioramento;
   a porre fine ai numerosi contenziosi sull'assegnazione delle ore di sostegno nei casi di studenti con disabilità, attribuendo un numero di ore congruo alla gravità del deficit;
   a istituire, presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, una rete educativa nazionale, con articolazioni territoriali regionali, composta da esperti di metodologie didattiche al passo con i risultati delle ultime ricerche nel campo, nonché pedagogisti e psicologi che promuovano il rinnovamento degli aspetti educativi e didattici e dell'offerta formativa nell'ambito dell'autonomia, a supporto delle reti di scuole per la formazione dei docenti con affiancamento in itinere e per la progettazione di moduli didattici da realizzare, anche con il coinvolgimento diretto di studenti e genitori, in orari extracurriculari e in spazi educativi non convenzionali (ad esempio biblioteche e parchi);
   a prevedere un piano straordinario di investimento per connettere gli istituti scolastici alla banda larga anche adoperando le opportunità offerte dal gruppo per l'armonizzazione delle reti di ricerca (GARR);
   ad assumere iniziative per incrementare il fondo d'istituto, anche al fine di arginare il fenomeno, sempre crescente della richiesta alle famiglie di contributi economici attraverso il meccanismo dei contributi volontari, nonché a vincolare la destinazione di una parte delle risorse all'acquisto di strumenti tecnologici e didattici per i disturbi specifici dell'apprendimento;
   a prevedere la presenza di uno psicologo/pedagogista per ciascuna rete di scuole a disposizione di studenti, insegnanti e progetti di classe.
(7-00593) «Simone Valente, Marzana, Luigi Gallo, Vacca, Brescia, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   le adozioni internazionali nella Repubblica Democratica del Congo, già poste in evidenza lo scorso anno in occasione del volo di Stato con cui il Ministro Boschi ha permesso a 31 bambini di ricongiungersi con le famiglie adottive italiane, tornano a richiedere oggi la massima attenzione per via della necessità di chiarire la fondatezza di alcuni fatti gravissimi di cui si sono interessati le Autorità competenti e i media del Paese straniero in questione;
   alcuni giornali italiani hanno infatti riportato, nei giorni scorsi, notizie della stampa estera (in particolare di un articolo del giornale «Le Potentiel» del 19 gennaio 2015) su un fatto accaduto nella città di Kinshasa presso un orfanotrofio denominato «casa famiglia Ange Gabrielle». In questo istituto, infatti, la sera del 29 dicembre 2014 alle ore 22, tre operatori inviati dalla Commissione per le adozioni internazionali hanno prelevato alcuni bambini congolesi, ancora residenti nel Paese straniero e adottati da coppie italiane;
   di tale operazione si stanno occupando le Autorità locali competenti per le adozioni che ne hanno denunciato l'illegalità e hanno aperto un'inchiesta;
   la gravità del fatto risiede nei danni procurati ai bambini e nel fatto che questa operazione, ordinata dalla Commissione italiana per le adozioni internazionali, potrebbe essere avvenuta in assenza di autorizzazioni delle autorità locali, e dunque in contrasto con le stesse leggi locali (fatto ancor più grave dal momento che le procedure di adozione internazionale sono state sospese in Congo nel mese di settembre 2013 da parte del Governo congolese proprio a causa di alcune irregolarità nella materia);
   la conseguenza di quel blocco delle procedure – originariamente limitata ad un anno ma poi rinnovato nel settembre 2014 «fino a nuovo ordine» – è che, ad oggi, numerose famiglie attendono ancora di potere fare entrare in Italia i loro figli adottivi: risulta evidente che in questo quadro la vicenda del 29 dicembre 2014 assume particolare rilevanza rispetto alla politica internazionale in generale e, in termini negativi, rispetto all'intero sistema ed al modus operandi italiano in particolare;
   in seguito alle riportate notizie di stampa, la Commissione per le adozioni internazionali ha pubblicato il seguente comunicato: «Adozioni in RDC: notizie false riportate dai media (20/01/2015). Con riferimento alle notizie riportate oggi da alcuni media riguardanti le procedure adottive in Repubblica Democratica del Congo, la Commissione per le Adozioni Internazionali precisa che si tratta di notizie false e calunniose strumentalmente fatte veicolare nel non mascherato tentativo di pregiudicare il positivo esito delle procedure pendenti in RDC e nel deprecabile intento di allarmare i genitori adottivi in attesa dei propri figli dal Congo. La Commissione conta sulla responsabilità degli enti operanti in RDC, che hanno già manifestato la loro posizione di appoggio all'operato della CAI nei comunicati di novembre 2014, affinché siano isolate inaccettabili e ingiustificate posizioni di pregiudizio degli interessi dei minori adottati dalle famiglie italiane. La Commissione conferma gli ottimi rapporti con le Autorità della RDC nel perseguire la tutela dei diritti dei bambini e, certa della piena consapevolezza e responsabilità dei genitori adottivi, conferma il massimo impegno e la massima fiducia nel positivo esito delle adozioni in Repubblica Democratica del Congo»;
   in altre parole, la CAI ha contestato la veridicità dei fatti del 29 dicembre 2014;
   da documenti provenienti dalle Autorità congolesi competenti in materia di adozioni internazionali, – e già noti alle Autorità italiane –, risulterebbe al contrario confermata la veridicità di quanto avvenuto alle ore 22 del 29 dicembre 2014 su ordine della Commissione per le adozioni internazionali italiana attraverso un ente autorizzato;
   negli stessi citati documenti si dichiara che la CAI non ha contattato alcuna autorità della Repubblica Democratica del Congo sia per spiegare le ragioni della propria decisione sia per chiedere l'intervento delle Autorità locali per l'applicazione della decisione medesima;
   inoltre, sempre nei documenti in questione, si dichiara espressamente di attendere che la Commissione per le adozioni internazionali italiane si rivolga a loro ufficialmente sui fatti citati;
   ne deriva che il comunicato della Commissione per le adozioni internazionali italiane, nel contestare genericamente la veridicità delle notizie riportate dai media, risulterebbe contrario alla verità dei fatti poiché nega che essi si siano verificati;
   i gravissimi fatti accaduti nella Repubblica Democratica del Congo hanno sicuramente determinato gravi ripercussioni sia sulla salute dei minori che nelle relazioni diplomatiche fra l'Italia e le Autorità locali, compromettendo i già delicati rapporti con il Paese;
   la Commissione per le adozioni internazionali italiane dovrebbe dichiarare se di tali iniziative, siano state o meno preventivamente informate le Autorità diplomatiche italiane competenti nel Paese estero;
   il comportamento della Commissione per le adozioni internazionali italiane che, a conoscenza dei fatti avvenuti, ha smentito categoricamente nel comunicato sopracitato che gli stessi si siano verificati definendoli «notizie false e calunniose» determina la necessità di un urgente approfondimento da parte del Governo –:
   ove venga accertata la veridicità dei fatti esposti, quali misure il Governo intenda porre in essere al fine di affrontare e risolvere le conseguenze negative determinate dai medesimi;
   quali eventuali azioni l'Esecutivo intenda porre in essere nei confronti dei responsabili dei fatti esposti in premessa.
(2-00835) «Pagano».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRANCESCO SAVERIO ROMANO. —Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il 19 luglio 2012 si è conclusa la privatizzazione di Tirrenia (storica azienda pubblica di navigazione, costituita nel lontano 1936), con il passaggio definitivo alla Compagnia italiana di navigazione spa (di seguito anche «CIN») del ramo di azienda che gestiva i collegamenti marittimi in regime di servizio pubblico con le isole Sardegna, Sicilia e Tremiti, servizi attualmente regolamentati da una nuova convenzione con lo Stato, sottoscritta da CIN il 18 luglio 2012);
   a circa due anni e mezzo da quando è stata rilevata l'azienda, cifre alla mano, grazie ai positivi risultati industriali, commerciali ed economici ottenuti, oggi è possibile affermare che l'operazione rappresenta uno dei migliori esempi di privatizzazione avvenuti in Italia;
   la compagine azionaria di CIN è, attualmente, composta da Moby spa, che detiene il 40 per cento del capitale sociale, L19 spa (appartenente al fondo Clessidra) con il 35 per cento dal Gruppo Investimenti Portuali (GIP) con il 15 per cento e con il 10 per cento dalla Shipping Investements. Il percorso seguito dal management societario di CIN dalla data di acquisizione del ramo d'azienda Tirrenia sino ad oggi (circa due anni e mezzo), periodo in cui il volto e la gestione della società sono mutati radicalmente – come di seguito sarà illustrato – è stato reso difficile degli inattesi e forti contrasti insorti all'interno della compagine azionaria, tra il socio Moby e gli altri azionisti, ripercossisi all'interno dell'organo gestorio (CdA) ove gli azionisti hanno nominato i propri rappresentanti secondo quanto stabilito dallo Statuto sociale. La gestione societaria – che, come doverosamente si ripete, ha portato a risultati assai lusinghieri, da tutti riconosciuti – è stata, pertanto, attuata dall'attuale management con l'appoggio incondizionato dei tre soci minoritari (L19 spa – GIP spa – Shipping Investment srl). Investimenti Portuali G.I.P. spa con il 15 per cento e Shipping Investment srl con il 10 per cento;
   pur partendo da una Tirrenia che aveva una flotta vecchia e malandata, in considerazione anche di un processo di privatizzazione che ha tardato a concludersi (la prima procedura è partita a dopo una serie di attività preliminari iniziate ancora prima; l'assegnazione a CIN è avvenuta poi alla fine della seconda procedura di privatizzazione, dopo l'esito negativo della prima, ed in seguito all'autorizzazione dell'antitrust nazionale; il passaggio dell'azienda, come detto, è poi avvenuto solo a luglio 2012), oggi l'azienda vanta una flotta tra le più moderne del Mediterraneo, in grado di garantire i più alti standard di sicurezza, affidabilità ed accoglienza;
   infatti la flotta è stata ammodernata con l'immissione in linea ben 5 navi di nuova generazione (dotate di maggior velocità e capacità di carico, con elevato standard alberghiero), in sostituzione di vecchissime (alcune ultratrentennali), obsolete e lenti navi, che rappresentavano motivo di forti critiche da parte di tutti. È da evidenziare che non vi è in capo a CIN un obbligo convenzionale di ammodernare la flotta;
   sulle altre unità si è proceduto al refitting degli interni, con allestimenti moderni e funzionali, rimodulando le aree passeggeri, che erano in forte degrado, creando, tra l'altro, cabine destinate ai passeggeri con animali domestici e realizzando delle grandi aree dedicate ai bambini ed alle famiglie, con strutture modulari, giochi e video cartoon su maxi schermi; sono stati resi disponibili sui televisori di bordo tutti i contenuti dei programmi Sky e si sono dotate le navi di telefonia GSM;
   i risultati economici raggiunti sono estremamente positivi. I conti sono in ordine e i bilanci sono stati in utile sin dall'inizio. Infatti, i primi due bilanci chiusi, quelli al 31 dicembre 2012 e 2013, evidenziano un utile rispettivamente di 0,6 milioni di euro (in soli circa 6 mesi di attività operativa) e 1,4 milioni di euro (anno intero). È previsto un utile in crescita nel 2014, i cui conti sono in fase di chiusura;
   bisogna anche considerare che in questi anni la società ha dovuto sacrificare i risultati positivi dei collegamenti estivi gestiti in libero mercato per coprire le perdite delle linee gestite in convenzione. Lo squilibrio economico dell'attività convenzionale è stato accertato dalla stessa commissione ministeriale vigilante che ha appurato essere connesso al perdurare ed intensificarsi della crisi economico-generale e di settore che ha fortemente penalizzato il trasportato ed i ricavi aziendali e, quindi, i risultati economici, nonostante i risparmi realizzati dalla Compagnia nell'ambito dei costi;
   la gestione aziendale, oltreché essere improntata all'efficienza, al soddisfacimento delle esigenze dell'utenza e degli enti istituzionali, ha salvaguardato, aspetto importantissimo sia per le peculiarità del territorio campano che per la sensibilità delle figure professionali coinvolte, i livelli occupazionali;
   infatti, sicuramente, uno dei risultati più significativi, che dimostra la piena riuscita della privatizzazione di Tirrenia, è il fattore lavoro. Contrariamente ad altri casi in cui la privatizzazione ha rappresentato per i lavoratori sacrifici sugli stipendi o esuberi (o, spesso, entrambe le cose), la società ha assorbito l'intero personale appartenente alla Tirrenia pubblica alle stesse condizioni retributive e normative;
   dal luglio 2012 l'assetto dell'azienda è stato modificato per consentire una gestione più snella ed attuale, attraverso l'accorpamento delle direzioni, la diminuzione del numero di dirigenti, la riorganizzazione dei processi informativi, amministrativi e contabili, l'introduzione di nuove figure manageriali attraverso l'assunzione di risorse qualificate provenienti da realtà private eccellenti;
   contemporaneamente è iniziato un lungo lavoro gestionale e sindacale per organizzare meglio il personale, inserire risorse giovani, accompagnare alla pensione il personale più avanti in età. A tal fine è stata compiuta una mappatura e una valorizzazione delle professionalità disponibili a bordo ed a terra; sono state introdotte nuove procedure e sistemi di valutazione del personale; sono stati svolti corsi di formazione a tutti i livelli. Ne è conseguita una significativa valorizzazione del personale, cosa che ha prodotto 250 promozioni tra il personale marittimo e 36 tra quello amministrativo;
   a ciò si aggiungano le politiche di incentivazione all'esodo volontario che hanno comportato un consistente turnover di personale, interessando 135 naviganti (su 900) e 35 amministrativi (su 240) con inserimento di un pari numero di neo assunti;
   ma è soprattutto l'ottimizzazione dell'impiego del personale navigante, realizzato grazie ad un accordo sindacale di fine 2013, ad aver dato una svolta al lavoro dei marittimi Tirrenia, eliminando la precedente frammentazione dei turni e dei contratti applicati al personale navigante, aumentando i periodi di imbarco e le retribuzioni del personale appartenente ai turni più svantaggiati;
   oltre i 900 marittimi «stabili», Tirrenia ha comunque fatto lavorare nei periodi di picco operativo dell'anno ulteriori 500 marittimi per circa 50.000 giornate pagate. Inoltre, nel 2014 sono stati assunti 15 allievi ufficiali commissari e oltre 60 marittimi sono stati imbarcati attraverso le capitanerie della Sardegna;
   un bel contributo per i marittimi italiani in un settore spesso alle prese con crisi aziendali e impiego cospicuo di personale straniero;
   a conferma dell'attento operato della Compagnia nelle relazioni sindacali (in azienda sono riconosciute 7 Organizzazioni Sindacali, tutte di livello nazionale), occorre rilevare che in questi anni trascorsi non sono stati proclamati scioperi del personale, con conseguente regolarità totale del servizio al cliente. Gli accordi sindacali di questo periodo sono stati firmati da tutte le organizzazioni sindacali;
   infine, con l'obiettivo di formare i marittimi di domani, in questi due anni e mezzo è stato avviato il Progetto ForMare dedicato alla formazione professionale dei giovani sardi, in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la direzione scolastica regionale e gli istituti professionali e grazie al quale oltre 1.000 studenti sono saliti a bordo delle navi Tirrenia per i loro stages formativi (tutti a carico dell'azienda);
   alla luce di quanto sopra esposto e pur se in un contesto economico generale e di settore di forte crisi, cui si sono aggiunti gli inattesi condizionamenti dovuti ai rapporti molto tesi all'intero alla compagine azionaria le iniziative e le attività svolte in questi primi due anni e mezzo sono stati molteplici e significativi, con risvolti positivi immediati;
   ma i risultati sin qui raggiunti rischiano di essere del tutto vanificati in conseguenza dell'Accordo raggiunto, il 24 dicembre 2014 che prevede l'acquisizione, con un esborso di circa 100 milioni di euro, da parte dell'armatore Vincenzo Onorato del 100 per cento del capitale delle due, oggi distinte e concorrenti compagnie, Tirrenia-Cin e Moby Lines nonostante in precedenza ci fosse stato un esplicito diniego alla fusione, (oggi, in conseguenza dell'accordo del tutto prevedibile anche se a parole negata o camuffata), da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato;
   col perfezionamento dell'accordo per l'acquisizione da parte di Vincenzo Onorato si determinerebbe una condizione di monopolio assolutamente inaccettabile in quanto dannosa per gli utenti e per il Paese e un concentramento in uniche mani delle due maggiori, compagnie che (adesso) in concorrenza eserciscono servizi di collegamento colle isole maggiori e con la Sardegna in particolare;
   la eventuale acquisizione di Tirrenia da parte di Moby Lines, causerebbe inevitabilmente la perdita di moltissimi posti di lavoro;
   la eventuale acquisizione di Tirrenia da parte di Moby Lines prelude, anche se fosse smentita o camuffata, alla unificazione delle due società e che Tirrenia – Cin deve garantire la continuità territoriale percependo a tal fine una sovvenzione pubblica di 72 milioni di euro annui che non può di certo servire invece alle necessità finanziare del Gruppo Moby –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se intenda acquisire elementi in merito alla garanzia della continuità territoriale e alla salvaguardia dei livelli occupazionali. (5-04674)


   CRIPPA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   con la campagna di comunicazione «È casa tua, decidi tu», il Governo intenderebbe informare la cittadinanza riguardo le ipotetiche semplificazioni procedurali relative ai lavori di ristrutturazione introdotte dal decreto-legge 12 settembre 2014 n. 133, convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014 n. 164, meglio conosciuto come «Sblocca Italia»;
   in particolare nella sezione dedicata alla campagna sul sito del Governo italiano si può leggere come «Grazie allo Sblocca Italia, ristrutturare il tuo appartamento, dividere un alloggio grande in due più piccoli o unire alloggi contigui, è semplice e veloce: se non modifichi la volumetria complessiva e non intervieni sulla struttura, non hai più bisogno del permesso di costruzione, basta una semplice comunicazione di inizio lavori al Comune. Quando saranno finiti i lavori ricordati di inviare la comunicazione di fine lavori al Comune: ti fa risparmiare la procedura di accatastamento che altrimenti resta a carico del proprietario»;
   tale iniziativa ha dato il via a numerose critiche da parte di diverse categorie tecniche di settore;
   come infatti si può leggere dall'articolo pubblicato sul sito internet www.edilportale.com in data 2 febbraio 2015, il Consiglio nazionale geometri (CNGeGL) afferma «Se l'iniziativa è meritoria da un punto di vista della scelta dei mezzi di comunicazione e del principio ispiratore, la semplificazione non lo è altrettanto per quanto riguarda i contenuti, che rimandano alla legge. [...] (il Governo) informa che sono poche e semplici le incombenze a carico di chi intende ristrutturare casa, dividerla o unirne due attigue: comunicazione al Comune e presentazione di un numero esiguo di documenti, nessun contributo di costruzione e all'accatastamento ci pensa il Comune. [...] A più riprese è stato chiesto di sopprimere la norma dello Sblocca Italia che interviene sull'articolo 6 comma 5 del Testo Unico Edilizia, modificando la disciplina delle tipologie di interventi liberi avviabili con semplice comunicazione al Comune»;
   tale appello non è stato oggettivamente stato accolto, specie considerando il fatto che dalle nuove disposizioni la comunicazione di inizio lavori dovrebbe essere tempestivamente inoltrata dal comune all'Agenzia delle entrate per l'accatastamento;
   lo stesso (GNGeGL) continua sottolineando come «A fronte dell'oggettiva complessità dell'iter di adeguamento della planimetria catastale, è difficile immaginare che l'Agenzia possa provvedervi in tempo reale, ancor più che tra le opere di manutenzione straordinaria sono incluse la fusione e il frazionamento di unità immobiliari (senza modifica di planimetria e destinazione uso). Facile, invece, immaginare le conseguenze generate da un simile ritardo operativo: nuovi arretrati nell'aggiornamento catastale e allungamento dei tempi di compravendita per i cittadini, ai quali la legge richiede che la planimetria in catasto sia conforme allo stato reale dell'immobile»;
   il Consiglio nazionale dei geometri conclude quindi le proprie osservazioni facendo presente come «[...] i cittadini, oltre a non poter gestire direttamente la pratica di variazione catastale, potrebbero avere difficoltà anche solo nel seguirne la tracciabilità a causa di ostacoli «fisiologici»: la mancanza di dialogo tra due amministrazioni – Comune e Agenzia delle Entrate – deputate a svolgere ruoli e funzioni differenti.»;
   nel già citato articolo, si può inoltre leggere come il Presidente del consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, Leopoldo Freyrie, sottolinei come «Per come è stata realizzata sembra quasi che per intervenire e modificare gli immobili possano fare tutto da sé, in modo assolutamente autonomo. Ma non è così: la legge prevede, infatti, un progetto e quindi un professionista che lo firmi. [...] l'invito ad inviare le comunicazioni online sembra non tener in alcun conto che solo pochissimi Comuni sono attrezzati a riceverle in questo modo» –:
   se non si ritenga di dover ritirare la campagna dal titolo «È casa tua, decidi tu» in quanto contiene, anche alla luce di quanto rilevato nelle premesse, contenuti incompleti e fuorvianti che potrebbero diventare più confusionari che semplificanti;
   se non si ritenga di assumere iniziative per modificare quanto prima gli elementi critici contenuti del decreto «Sblocca Italia» riguardanti le procedure relative ai lavori di ristrutturazione segnalati più volte da categorie ed esperti del settore. (5-04678)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SANDRA SAVINO. —Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il comma 2 dell'articolo 4 della legge regionale del Friuli Venezia Giulia n. 17 del 16 ottobre 2014, recante «Riordino dell'assetto istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario regionale e norme in materia di programmazione sanitaria e sociosanitaria» prevede che l'azienda per l'assistenza sanitaria n. 1 «Triestina» e l'azienda per l'assistenza sanitaria n. 4 «Friuli Centrale» incorporano, rispettivamente, l'azienda ospedaliero-universitaria «Ospedali riuniti» di Trieste e l'azienda ospedaliero-universitaria «Santa Maria della Misericordia» di Udine subentrando nelle relative funzioni;
   la medesima legge regionale n. 17 del 2014, indica inoltre che all'esito della suddetta incorporazione, le aziende assumono il nome, rispettivamente, di «Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste» e di «Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine» e, esercitano, in modo unitario, coordinato e inscindibile, sia negli ospedali ad alta specializzazione che nelle attività distrettuali, dipartimentali e territoriali, le funzioni di prevenzione, cura e riabilitazione, nonché quelle di didattica e di ricerca, garantendo in particolare la continuità delle cure;
   le suindicate disposizioni normative, a parere dell'interrogante, introducono nell'ordinamento regionale, la possibilità di incorporare le aziende ospedaliero universitarie in quelle per l'assistenza sanitaria, contrastando in modo evidente, quanto dispone la normativa nazionale che esplicitamente prevede la separazione fra le aziende ospedaliero universitarie e quelle per l'assistenza sanitaria;
   il comma 3 dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 517 del 1999 prevede infatti, la collaborazione fra il servizio sanitario nazionale e l'università (avente autonoma personalità giuridica) proprio attraverso la costituzione di un modello unico di azienda ospedaliera, e non attraverso altre realtà astratte concepite a livello regionale;
   l'interrogante a tal fine ritiene incomprensibile che la Presidenza del Consiglio dei ministri, in riferimento all'articolo 117, ai commi 1 e 2 lettera s), della Costituzione, e all'articolo 4, numero 3), della legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1 (statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia), non abbia impugnato presso la Corte costituzionale, la legge regionale del Friuli Venezia Giulia n. 17 del 16 ottobre 2014, in quanto essa appare palesemente in contrasto con il dettato legislativo nazionale e in particolare con il comma 3 dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 517 del 1999, in precedenza richiamato –:
   per quali ragioni il Governo non abbia proceduto ad impugnare la legge regionale del Friuli Venezia Giulia, n. 17 del 16 ottobre 2014 alla luce delle considerazioni esposte in premessa. (4-07829)


   CATANOSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riporta il quotidiano on-line Live Sicilia, la Regione siciliana sta attraversando un momento economico tragico e gravissimo;
   a dipingere l'affresco di una regione drammaticamente lanciata verso il baratro è l'assessore all'economia Alessandro Baccei, nelle 96 pagine del documento di programmazione economico-finanziaria;
   accennando alla crisi economica che ha coinvolto non solo l'Italia, ma anche il resto del continente, Baccei scrive che «la prospettiva di fuoriuscita dalla recessione delineata nelle analisi nazionali e internazionali è meno applicabile alla Sicilia»;
   per la Sicilia, a giudizio dell'assessore Baccei, le soluzioni applicate agli altri Paesi rischiano di risultare inutili palliativi. Per anni si è assistito ad un tentativo sempre più stanco e insufficiente di vivacchiare. «La gestione emergenziale delle problematiche ha prevalso sulle logiche di programmazione delle azioni, concorrendo di fatto, ad un peggioramento del quadro economico complessivo: la spesa produttiva arretra anno dopo anno». Anzi, in qualche caso persino gli interventi apparentemente virtuosi hanno finito per mettere la regione ulteriormente in difficoltà: «I continui tagli orizzontali alla spesa corrente hanno, di fatto, annullato le spese per il raggiungimento di fini istituzionali, contribuendo a svuotare l'attività lavorativa degli uffici: se da un lato la contrazione delle spese di funzionamento ha prodotto risparmi, dall'altro il ritardo nei pagamenti ha determinato l'aumento dei contenziosi». Così riporta, tra le altre cose, il Documento di programmazione economica e finanziaria della regione siciliana;
   a destare le maggiori preoccupazioni sono proprio i dati dell'ultimo biennio. Tra il 2012 e il 2013, la ricchezza della regione, misurata dal Prodotto interno lordo, è vertiginosamente crollata. Con dati non solo peggiori rispetto alla media nazionale, ma anche a quelle delle altre regioni del Sud. Per intenderci, nel 2012-2013, il Pil è sceso del 7,4 per cento, mentre nelle regioni del Mezzogiorno si calcola un calo medio del 6,8 per cento, e nel resto dell'Italia il dato è del 4,3 per cento. E insieme alla ricchezza, ovviamente, ecco crollare anche i consumi e la spesa. In Sicilia la spesa media mensile al netto dell'inflazione ha subito un calo, fra il 2007 e il 2013, del 20 per cento circa, contro il 15 per cento registrato a livello nazionale. I siciliani hanno speso di meno per i beni per la casa (- 43,1 per cento), nell'abbigliamento (- 50 per cento) e nelle risorse destinate all'istruzione (- 36,7 per cento) e al tempo libero (48,2 per cento). I siciliani hanno risparmiato per nutrirsi (- 14,9 per cento) e per curarsi (- 31,1 per cento).
   tra il 2009 e il 2013 non c’è nessuno dei macro-settori produttivi che registri un segno positivo. In qualche caso il calo della produzione è superiore al 10 per cento. Scende la produzione nel settore dei servizi (-1,6 per cento), dell'agricoltura (-2 per cento) e dell'industria che crolla di oltre sette punti percentuali. Le Costruzioni, nello specifico, fanno segnare un preoccupante -10,1 per cento;
   a giudizio dell'assessore Baccei, una parte delle cause di questo tracollo economico è dovuto anche al fatto del mancato riconoscimento alla Sicilia, da parte dello Stato centrale, delle risorse che spettano all'isola. «Il contributo alla finanza pubblica che lo Stato chiede sempre più insistentemente alle regioni si traduce, per la regione Siciliana, nella sottrazione di risorse di sua spettanza, che mette a dura prova il rispetto dei necessari equilibri di bilancio»;
   causa e conseguenza di tutto, ovviamente, il calo dell'occupazione in Sicilia. Che fa registrare numeri imbarazzanti, se confrontati col resto d'Italia. Cifre che sono costantemente peggiorate nell'ultimo biennio portando, il tasso di disoccupazione, giovanile, cioè di persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni, al 46 per cento (nel 2012 era del 41,7 per cento) a fronte del dato nazionale che, sempre alla fine del 2013, si attestava al 29,6 per cento. E ancora più grave è il tasso di occupazione: 17,9 per cento. Meno di un giovane su cinque oggi ha un lavoro. Mentre un siciliano su tre ha persino smesso di cercarlo, un impiego. E così, la Sicilia è sempre più povera. Una famiglia su tre (il 32,5 per cento) nel 2013 era sotto la soglia di povertà. La media nazionale è di tre volte inferiore;
   anche la voce turismo vede un crollo dei dati macro. Oggi, scrive Baccei, la Sicilia è la nona regione in Italia per numero di presenze (registra circa un quinto delle presenze registrate nel Veneto), mentre è terz'ultima come «tasso di turisticità», cioè il rapporto tra presenze negli hotel e popolazione residente. Terz'ultima –:
   quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati affinché si trovi una soluzione condivisa alla crisi economica che sta attraversando la Sicilia. (4-07837)


   MARTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il programma di revisione della spesa pubblica, redatto dal commissario straordinario Carlo Cottarelli, che avrebbe dovuto rappresentare, secondo il comitato interministeriale, uno dei punti comune della politica economica del precedente Governo Letta, secondo quanto pubblicato dal quotidiano: La Repubblica, 4 febbraio 2015, sembra essere avvolto da un fitto mistero;
   l'esito del lavoro del cosiddetto «Piano Cottarelli» derivante dalle attività di analisi e revisione della spesa, nonché dell'esigenza di individuare interventi mirati al contenimento e alla sua progressiva riqualificazione, la cosiddetta «spending review», risulta infatti sconosciuto, sia in considerazione del mancato proseguimento dell'incarico affidato all'ex commissario, che della decisione da parte del Governo Renzi, di non proseguire con atti concreti, il programma di lavoro svolto dal medesimo;
   l'articolo del suesposto quotidiano rileva inoltre, che solitamente, il destino dei tagli alla spesa pubblica, o meglio della revisione complessiva della gestione dei costi dello Stato, sia di diretta «sopravvivenza» dei Governi in carica, aggiungendo inoltre, come le stesse Commissioni e i componenti di esse, necessitano della massima fiducia dell'esecutivo al fine di una definizione degli obiettivi quantitativi di risparmio da conseguire;
   con le dimissioni del Governo Letta, sostiene La Repubblica, sembrano a tal proposito essersi dissolte anche le speranze connesse ad una revisione della spending review di fatto esonerata dal Governo Renzi, i cui obiettivi nella realtà attuale appaiono non essere nell'agenda del presente esecutivo;
   i documenti tematici predisposti dal Comitato interministeriale per la revisione della spesa pubblica e redatti dall'ex commissario Cottarelli, composto da 25 tavoli di lavoro, istituiti presso la Presidenza del Consiglio, risultano infatti ignoti e secondo quanto sostiene l'economista Massimo Bordignon, che ha coordinato i dossier sugli interventi di risparmio da eseguire, l'avvicendamento del Governo Letta, con quello Renzi, avvenuto nel febbraio 2014, ha determinato la fine dell'attività d'indirizzo e di programmazione degli interventi di risparmio da sottoporre all'attenzione del potere esecutivo;
   della particolare rilevanza, prosegue l'economista dell'università Cattolica di Milano, in merito ai dossier realizzati di revisione di spesa e centri di costo, mai resi noti all'opinione pubblica e giudicati di enorme importanza in merito alla trasparenza e la pubblicazione, come sostenuto nel novembre del 2013 dallo stesso Cottarelli, non è rimasto praticamente nulla;
   in generale il Governo Renzi si è impegnato nell'attingere i risparmi per coprire gli stanziamenti previsti dalla legge di stabilità per il 2015, (16,1 miliardi di minori spese, sono contabilizzate tra i circa 25 miliardi di coperture finanziarie), ma della selettività delle proposte indicate dall'ex Commissario, non si hanno più informazioni specifiche;
   i nuovi componenti della struttura tecnica coordinata da Palazzo Chigi, insediati per proseguire il programma di lavoro svolto in precedenza da Carlo Cottarelli, secondo quanto riporta il richiamato articolo, risultano ancora in «fase di rodaggio», anche perché, appare evidente la manifesta assenza di una reale volontà da parte dell'attuale di Governo, di intervenire in maniera rigorosa per rivedere le strutture di controllo e di valutazione della efficacia ed efficienza della spesa pubblica;
   l'articolo del quotidiano evidenzia infine, le considerazioni da parte del suesposto economista, il quale rileva come le valutazioni delle proposte di revisione della spesa pubblica in Italia, a differenza di quanto accade negli altri Paesi, in cui diventano centrali le strutture proprie del tesoro e dei ministeri, siano affidate a figure esterne alla pubblica amministrazione, aggiungendo a tal fine, come siano necessarie maggiori competenze sul piano economico e aziendale proprio all'interno di quelle strutture pubbliche, affinché per ogni allontanamento di un tecnico non sia necessario riprendere dall'inizio le attività di monitoraggio ai fini della revisione della spesa pubblica;
   l'articolo del suesposto quotidiano, a giudizio dell'interrogante, evidenzia una serie di valutazioni di rilevante portata, nell'ambito dell'azione di politica economica del Governo Renzi, sia con riferimento alla mancata pubblicazione dei numerosi dossier predisposti dall'ex commissario Cottarelli, che evidenziano una scarsa trasparenza in ordine alla divulgazione di documenti che interessano l'intera collettività nazionale, che in relazione ai modesti interventi di revisione della spesa pubblica, effettivamente disposti dallo stesso Governo in carica;
   l'interrogante a tal fine, ritiene come sia necessario e indispensabile, rendere noti i contenuti dei dossier predisposti dal Piano Cottarelli, affinché sia attribuita la legittima importanza in merito alla trasparenza di indici e classifiche utili a individuare gli enti di spesa più efficienti e un creare un clima di sostegno e supporto da parte dell'opinione pubblica –:
   quali orientamenti nell'ambito delle rispettive competenze intendano esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se non ritengano opportuno, in considerazione delle criticità esposte in premessa, nonché delle valutazioni espresse dallo stesso ex commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica Cottarelli, il quale ha dichiarato come ci siano state resistenze, per la pubblicazione dei dossier sulla spending review, rendere noti i contenuti dei documenti predisposti dai 25 tavoli di lavoro in merito alla revisione della spesa pubblica;
   quali iniziative intendano intraprendere, al fine di accelerare il processo d'individuazione dei centri di spesa in grado di definire le misure efficaci sui programmi di spesa da mantenere, sopprimere o modificare, i cui risparmi possono essere, indirizzati alla riduzione della pressione fiscale che anche per l'anno in corso continua ad essere insostenibile per le famiglie e le imprese, a causa delle decisioni penalizzanti di politica economica e fiscale del Governo Renzi.
(4-07842)


   L'ABBATE, PESCO, SORIAL, VILLAROSA, CASTELLI, D'INCÀ, ALBERTI, CASO, PISANO, BRUGNEROTTO, RUOCCO, CARIELLO, CANCELLERI e COLONNESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   le agenzie di rating «Standard & Poor's» e «Fitch» sono accusate dalla procura di Trani di aver manipolato, con i loro analisti e manager, il mercato internazionale tra il 2011 e il 2012. Precisamente, per l'agenzia internazionale «Standard & Poor's» sono imputati l'ex presidente mondiale Deven Sharma, il responsabile per l'Europa - Londra Yann, gli analisti Le Pallec, Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill, Moritz Krae e il legale rappresentante dell'agenzia Davide Pearce. Per l'agenzia internazionale «Fitch», invece, sono imputati David Michael Willmoth-Riley e Trevor Pitman, quest'ultimo in qualità di rappresentante legale dell'agenzia;
   nel processo saranno chiamati a deporre, tra gli altri, il governatore della Bce Mario Draghi, l'ex Presidente del Consiglio Mario Monti, il Ministro dell'economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, l'ex Ministro Giulio Tremonti, l'ex Presidente della commissione europea Romano Prodi, il dirigente generale del dipartimento del Tesoro Maria Cannata ed il presidente della Consob Giuseppe Vegas;
   in data 4 febbraio 2015, dinanzi al tribunale collegiale di Trani, si è tenuta la prima udienza dove hanno formalizzato la costituzione di parte civile una ventina di risparmiatori e associazioni rappresentanti dei consumatori (tra cui Adusbef, Acu e Federconsumatori);
   Banca d'Italia (già durante l'udienza preliminare) e Consob (scelta praticamente obbligata dal TUIF) ad oggi sono individuate come «parte offesa» dal reato, limitando così la loro partecipazione al procedimento a un ruolo di mere spettatrici;
   il Ministero dell'economia e delle finanze ha ritenuto di non costituirsi parte civile, nonostante la procura della Corte dei Conti abbia già quantificato nell'ordine di 120 miliardi di euro i danni complessivi quantificabili dalla presunta condotta oggetto di procedimento penale delle agenzie di rating; scelta, questa, che ha lasciato perplesso lo stesso magistrato del Pubblico Ministero, dottor Michele Ruggiero, che sostiene l'accusa contro le due agenzie;
   l'associazione Adusbef in data 5 febbraio 2015 ha reso noto di aver presentato una diffida nei confronti di Banca d'Italia, Consob e ovviamente il Ministero dell'economia e delle finanze, per non essersi costituite parte civile nel procedimento;
   sempre Adusbef, contemporaneamente alla diffida al Ministero dell'economia e delle finanze, ha anche esposto denuncia alla Corte dei Conti per danno erariale;
   il processo alle due agenzie riprenderà il 5 marzo 2015 con due udienze distinte per ciascun procedimento. Il presidente del collegio, Giulia Pavese, ha infatti respinto la richiesta del pubblico ministero di riunificare i procedimenti in quanto attengono a fatti diversi, commessi in periodi differenti e da persone distinte;
   va evidenziato che nei giorni scorsi, la società di rating «Standard & Poor's» ha già patteggiato con il Governo degli Stati Uniti d'America una cifra pari a 1,5 miliardi di dollari nel procedimento sulle valutazioni gonfiate assegnate a obbligazioni legate a mutui, relative al periodo antecedente alla crisi finanziaria del 2008. Con il patteggiamento, la società pagherà 678,5 milioni di dollari al dipartimento di Giustizia americano e altri 687,5 milioni di dollari a 19 Stati dell'Unione e al distretto di Columbia per un totale di 1.375 milioni di dollari. Altri 125 milioni di dollari serviranno a chiudere la causa con uno dei maggiori fondi pensione degli Stati Uniti d'America per le valutazioni gonfiate su tre strumenti di investimento strutturati. Secondo il governo statunitense, infatti, «Standard & Poor's» avrebbe fuorviato gli investitori, assegnando rating massimi a bond garantiti da mutui immobiliari, mentre il mercato collassava a causa della crisi;
   inoltre, già in data 31 ottobre 2014, con interrogazione a risposta scritta numero 4-06710, ad oggi inevasa, il Movimento 5 stelle ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dell'economia e delle finanze di far luce sulle condotte delle due agenzie di rating nonché sulla scelta processuale di non costituirsi come parte civile nel procedimento penale pendente a loro carico –:
   considerata la gravità dell'accusa, per quali motivi il Ministro non si sia costituito parte civile, nell'interesse di tutti i consumatori italiani e dei bilanci dello Stato, nei processi in corso presso la procura di Trani e se intenda farlo in vista della prossima udienza fissata per il 5 marzo 2015, anche alla luce della diffida e della denuncia presentata da Adusbef alla Corte dei Conti che ad avviso degli interroganti renderebbe rischioso non costituirsi parte civile in quanto sussisterebbe la possibilità, in caso di condanna delle agenzie di rating, di una rivalsa dei risparmiatori sulle casse dello Stato, che, tramite vigilanza di Banca d'Italia e Consob, avrebbe dovuto impedire tali ipotetici atti fraudolenti. (4-07844)


   CATANOSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto ha riportato alcune settimane fa il Corriere della Sera e molti altri siti internet, la Consob starebbe indagando sulle robuste compravendite di titoli delle banche popolari e cooperative nei giorni precedenti e successivi all'annuncio della riforma della loro governance;
   l'ipotesi al vaglio della Consob, secondo quanto riporta sempre il Corriere, è quella di insider trading;
   il Corriere della Sera parla di acquisti consistenti prima del varo della riforma che ha abolito il voto capitario: sulla base di convergenti fonti di mercato, alcuni soggetti con base a Londra avrebbero creato posizioni anche rilevanti in azioni delle banche popolari nei giorni e nelle ore precedenti le prime circostanziate indiscrezioni (quindi prima delle 17.30 di venerdì 16 gennaio) sul decreto di riforma che abolisce il voto capitario nelle banche popolari, ossia il principio di «una testa un voto» per cui tutti i soci sono uguali a prescindere dalle azioni possedute. Considerando l'effetto dirompente che la notizia ha avuto sul mercato a partire da lunedì 19 gennaio, con rialzi a due cifre di tutte le banche coinvolte, è evidente quanto siano stati abili gli «accumulatori» di pacchetti;
   il fine settimana in questione ha visto il Banco Popolare, per esempio, registrare un balzo del 21 per cento, Ubi del 15 per cento, la Popolare Emilia del 24 per cento e Banca Popolare di Milano del 21 per cento;
   lo scatto più spettacolare è quello della Popolare Etruria e Lazio di cui è vicepresidente Pier Luigi Boschi, il padre del ministro per le Riforme: +65 per cento;
   è plausibile anche che quelle posizioni «londinesi» siano state prontamente smontate con i titoli scaricati sul mercato approfittando da una parte dei rialzi e dall'altra degli enormi volumi di scambio che garantiscono maggior copertura;
   il cosiddetto decreto «investment compact» introduce l'obbligo per le 10 maggiori banche popolari di trasformarsi in società per azioni entro 18 mesi. Oggi la forma giuridica delle banche popolari è la cooperativa in cui vale un voto per ogni socio. La trasformazione in società per azioni è prevista al momento per 10 banche popolari, i cui attivi superano gli 8 miliardi di euro. Per le altre la trasformazione in società per azioni sarà obbligatoria, entro 12 mesi, nel caso in cui gli attivi dovessero superare il tetto di 8 miliardi;
   le sette banche popolari quotate diventano, o meglio diventeranno, appetibili e contendibili entro un anno e mezzo, e quindi ci si aspetta un «risiko» o delle fusioni difensive, oppure ancora l'acquisto di pacchetti azionari di istituti di credito in difficoltà;
   il provvedimento sulle banche popolari e cooperative è entrato in vigore il 20 gennaio con il decreto cosiddetto «Investment compact», provvedimento che era originariamente contenuto nel disegno di legge sulla concorrenza, in fase di messa punto al Ministero dello sviluppo economico, e dunque destinato a seguire il normale, e lungo, iter parlamentare. Il Presidente del consiglio dei ministri, però, ha «prelevato» un articolo del disegno di legge, quello sull'abolizione del voto capitario, e lo ha «spostato» nel decreto «Investment compact», in cui ha preso la forma di un lungo articolato –:
   quante persone, prima delle 18 di venerdì 16 gennaio fossero a conoscenza del testo e come si sia sviluppato l’iter tecnico-legislativo che ha portato al varo del testo, visto che il suo contenuto era altamente «price sensitive» con l’«addio» al voto capitario e l'obbligo di trasformazione in società per azioni;
   quali iniziative di competenza si intenda adottare se del caso nei riguardi dei soggetti eventualmente coinvolti nella vicenda descritta in premessa. (4-07845)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPADONI, MANLIO DI STEFANO, DI BATTISTA, GRANDE, DEL GROSSO, SIBILIA e SCAGLIUSI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   nel settembre 2014 le suore italiane Lucia Pulici, Olga Raschietti e Bernardetta Boggian sono state uccise barbaramente nella loro casa, nel quartiere più disagiato di Bujumbura in Burundi, dove da alcuni anni erano presenti per aiutare la popolazione locale;
   il direttore della Radio Publique Africaine (RPA), Bob Rugurika, conosciuto difensore dei diritti umani, è stato arrestato con l'accusa di «violazione del segreto di istruttoria» a causa della sua inchiesta sulla loro uccisione portata avanti nei mesi successivi e mandata in onda a metà gennaio 2015;
   tale inchiesta includeva un'intervista realizzata a un uomo che racconta di aver partecipato all'omicidio delle suore italiane per conto dei servizi segreti del Burundi; il testimone anonimo ai microfoni della RPA, si è presentato come membro del commando che trucidò le tre religiose per denaro, probabilmente perché venute a conoscenza dell'esistenza di truppe paramilitari e di traffici illeciti, in cui era implicato anche Adolphe Nshimirimana, all'epoca capo dei servizi segreti e dal novembre inviato della Presidenza della Repubblica per missioni speciali, uno degli uomini più potenti del Burundi;
   nei prossimi giorni la procura di Bujumbura dovrebbe formulare le accuse e se confermate, il giornalista burundese, attualmente agli arresti presso il centro di detenzione di Muramvya, a circa 30 chilometri dalla capitale, con l'accusa di violazione del segreto di istruttoria e soprattutto di complicità di omicidio, rischia fino a 20 anni di carcere;
   una risoluzione è stata presentata al Parlamento europeo in risposta all'arresto di Bob Rugurika, ma anche per affrontare anche il tema più vasto della libertà d'espressione nel Paese;
   Radio Publique Africaine è l'emittente radiofonica da sempre considerata dal regime burundese uno strumento dell'opposizione, e in particolar modo da Alexis Sinduhije, fondatore del nuovo partito politico chiamato Movimento per la solidarietà e la democrazia;
   le rivelazioni giungono in un momento molto delicato per la vita politica del paese: a maggio 2015 si terranno le elezioni legislative e a seguire, a giugno, quelle presidenziali. Il presidente uscente Pierre Nkurunziza ha esaurito i due mandati, ma da mesi si registrano manovre per permettergli di ripresentarsi per un terzo incarico, cosa che la Costituzione non consente; tra l'altro, risulterebbe che il generale Nshimirimana sia tra i capofila delle trame per la rielezione di Nkurunziza;
   secondo alcuni osservatori, è molto probabile che Rugurika rimanga in carcere almeno fino al 26 maggio, data delle prossime elezioni legislative –:
   se e quali chiarimenti abbiano fornito le autorità del Burundi in ordine alle poco trasparenti indagini in corso sulla morte delle tre suore italiane e quali iniziative siano state intraprese finora dal nostro Governo;
   quali iniziative diplomatiche si intendano adottare nei confronti delle autorità del Burundi in ordine alla controversa situazione in cui si è venuto a trovare il direttore della Radio Publique Africaine (RPA), Bob Rugurika, affinché venga garantita innanzitutto la sua incolumità e rilasciato al più presto, e per sollecitare, inoltre, il rispetto per la libertà di informazione. (5-04669)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   con un atto il Ministro dello sviluppo economico ha emanato il decreto ministeriale del 9 agosto 2013 con il quale ha ridefinito le aree marine in cui è possibile effettuare nuove attività di prospezione e di ricerca di idrocarburi, rimodulando la zona marina «E» con l'apertura di una nuova area nel Mar di Sardegna, ad una distanza dalla costa tale da garantire la preservazione delle aree di tutela ambientale;
   le dichiarate argomentazioni addotte per tale progetto di modifica nascerebbero dalla necessità di approfondire la conoscenza del sottofondo marino in quest'area, caratterizzata da una modesta attività esplorativa precedente e da una potenzialità mineraria, che con intuito da rabdomante, vengono definite di sicuro interesse;
   secondo le argomentazioni fornite dal decreto e dai progetti conseguenti si afferma che prospezioni geofisiche, attraverso la misura di alcune proprietà fisiche delle rocce, consentono di determinare con sufficiente grado di dettaglio i tipi di rocce esistenti e l'andamento delle strutture sepolte;
   in seguito e con notevole tempestività prima una società straniera con ramificazione italiana, la Schlumberger Italiana s.p.a, ha proposto l'utilizzo di questa metodologia per effettuare l'acquisizione di un rilievo geofisico 2D sull'intera area della zona marina E recentemente aperta all'esplorazione, dando, è scritto nel progetto, il proprio contributo per approfondire le conoscenze del sottofondo marino in quest'area;
   il 26 giugno 2014 era stata presentata istanza di permesso di prospezione in mare al Ministero dello sviluppo economico denominata TGd 2 E.P-.TG per una superficie 20890 Kmq a nome di un'altra società TGS-NOPEC GEOPHYSICAL COMPANY ASA (100 per cento r.u.);
   tale istanza di permesso è stata pubblicazione nel BUIG il 31 luglio 2014;
   TGS è una società quotata in borsa con sede finanziarie in Asker, in Norvegia ed è quotata alla Borsa di Oslo con il simbolo TGS. La società è guidata dal CEO Robert Hobbs, con sede a Houston;
   tale società risulterebbe impegnata a svolgere tale ricerca per conto terzi considerato la filosofia aziendale di TGS sarebbe quella di «creare dati di alta qualità unici raccolti nel posto giusto al momento giusto»;
   la TGS-NOPEC GEOPHYSICAL COMPANY ASA ha presentato un'istanza di permesso di prospezione in mare proponendo, nel programma lavori, studi che possano portare, sempre secondo la relazione di accompagnamento, alla miglior comprensione della situazione geologica e della potenzialità geomineraria;
   il permesso di prospezione è un titolo minerario non esclusivo, rilasciato dal Ministero dello sviluppo economico su istanza della parte interessata che presenta il programma di ricerca che intende sviluppare, e riguarda aree di grandi dimensioni dislocate soprattutto in mare. All'interno dell'area del permesso di prospezione è possibile condurre solo ed esclusivamente ricerche geofisiche;
   l'area oggetto dell'istanza di permesso di prospezione è localizzata nel Mar di Sardegna, all'interno della zona marina «E». La zona interessata dall'istanza ricopre l'intera area oggetto di ampliamento, per una superficie di 20922 chilometri quadrati. Il lato più vicino alla costa è quello occidentale, che dista oltre 24 miglia nautiche dalle coste sarde (24.3 da Capo dell'Argentiera) e circa 33 miglia nautiche da Alghero;
   per le prospezioni geofisiche è necessaria quindi una sorgente di energia che emette onde elastiche ed una serie di sensori, detti idrofoni, che ricevono le onde riflesse. La produzione di onde elastiche è ottenuta con diverse tecnologie che fanno uso di sorgenti artificiali differenti:
    a) ad acqua: WATER-GUN, costituito da un cannone ad aria compressa che espelle ad alta velocità un getto d'acqua che per inerzia crea una cavità che implode e genera un segnale acustico;
    b) ad aria compressa: AIR-GUN, costituito da due camere cilindriche chiuse da due pistoni (pistone di innesco e di scoppio) rigidamente connessi ad un cilindro provvisto di orifizio assiale che libera in mare, istantaneamente, aria ad una pressione, compresa tra 150 e 400 atmosfere (ad oggi il sistema maggiormente utilizzato);
    c) a dischi vibranti: MARINE VIBROSEIS, in cui alcuni dischi metallici vibranti immettono energia secondo una forma d'onda prefissata, senza dar luogo all'effetto bolla (sistema complesso non ancora pienamente sviluppato);
    d) Elettriche: SPARKER/BOOMER, dove un piatto metallico con avvolgimento in rame viene fatto allontanare da una piastra a seguito di un impulso elettrico; l'acqua che irrompe genera un segnale acustico ad alta frequenza con scarsa penetrazione (adatto per rilievi ad alte definizioni);
   per l'acquisizione geofisica nell'area dell'istanza di permesso di prospezione «d 1 E.P-.SC» è previsto l'utilizzo di tecnologie invasive che risultano essere state già respinte dalla commissione di valutazione di impatto ambientale che ha tenuto conto delle centinaia di ricorsi, osservazioni, proposte in seguito alla campagna nazionale promossa dal Movimento Unidos;
   le attività di ricerca di idrocarburi prevedono diverse fasi, ognuna delle quali legata ad un particolare e rilevante impatto ambientale;
   nella prima fase viene eseguito lo studio geologico regionale, con la rielaborazione e l'interpretazione di dati sismici, in alcuni casi già esistenti, e successiva acquisizione di nuovi dati sismici;
   le metodiche di prospezione geosismica prevedono, nella la maggior parte dei casi, l'utilizzo di una sorgente energetica ad aria compressa, meglio conosciuta come air-gun;
   attraverso questa tecnica si genera una violenta onda d'urto che si propaga nel fondale e successivamente viene riflessa, mostrando in questo modo la presenza e la natura di idrocarburi nel sottosuolo. Gli air-gun sono disposti sempre in batteria (si contano diverse decine di sorgenti) e nelle loro vicinanze si possono registrare picchi di pressione dell'ordine di 260db (dB 1 μPa a 1m);
   è noto che molte specie appartenenti all'ordine cetacea, sono particolarmente sensibili a forti emissioni acustiche, quali quelle generate dai sonar militari e dagli air-gun, le quali vanno sommate al rumore di fondo sottomarino e a quello generato dal normale traffico marittimo. Zifii (Ziphius cavirostris) e capodogli (Physeter macrocephalus) sono tra le specie più sensibili e possono subire effetti negativi che vanno da disagio e stress, fino al danno acustico vero e proprio, con perdita di sensibilità uditiva che può manifestarsi come temporanea o permanente;
   questo tipo di emissione acustica può far impaurire e stordire gli animali sino ad indurli a un'emersione rapida ed improvvisa senza adeguata decompressione, con conseguente morte per la gas and fat embolic syndrome, ossia morte per embolia;
   l'esposizione a rumori molto forti inoltre può produrre anche danni fisiologici (emorragie) ad altri apparati, oltre a quelli uditivi, fino a provocare effetti letali;
   una volta completata la prima fase, nel caso si evidenzi un'area di interesse minerario, sarà eseguito in seconda fase un pozzo esplorativo che può giungere a profondità di diverse migliaia di metri;
   nel malaugurato caso si decidesse di proseguire l'attività estrattiva, in ultima fase verrà costruita una piattaforma permanente di estrazione, che implicherà attività di stoccaggio e trasporto di idrocarburi con strutture a terra e ulteriore traffico navale annessi;
   molti animali marini, come tutti i cetacei, emergono per respirare e possono rimanere in superficie per periodi abbastanza lunghi. Questo comportamento, unitamente all'enorme mole che rallenta i tempi di reazione e i movimenti, è tra le cause che concorrono a rendere queste specie più soggette alle collisioni;
   le aree oggetto delle istanze di ricerca di idrocarburi sono zone di importanza strategica per numerose attività che caratterizzano la complessa e straordinaria vita dei cetacei (alimentazione, allattamento, riproduzione, migrazione, socializzazione, riposo, e altro), la quale viene disturbata dalle attività antropogeniche previste. Lo stress è un pericoloso fattore che causa gravi danni alla fisiologia dei cetacei, causandone anche la morte. Nella maggior parte degli episodi di spiaggiamento di cetacei, i fattori di inquinamento acustico e ambientale, rappresentano costanti concause responsabili della morte di questi mammiferi marini;
   l'area prescelta risulta essere coincidente di fatto con il Santuario per i mammiferi marini Pelagos, nato da un accordo internazionale tra Italia, Francia e Principato di Monaco siglato a Roma nel 1999. Si tratta della prima area protetta al mondo dedicata alla protezione dei cetacei. Questo tratto di mare ricco di vita si estende per circa 90.000 kmq e in Italia interessa 3 regioni (Liguria, Toscana e Sardegna), 5 parchi nazionali (Cinque Terre, Arcipelago toscano, Arcipelago di La Maddalena e Asinara) e numerosi parchi regionali. L'intera area è costituita da fondali profondi e da correnti ascendenti che facilitano la formazione di grandi banchi di plancton, la cui concentrazione è massima da gennaio a luglio garantendo condizioni ideali per l'alimentazione dei cetacei. Balenottere comuni, stenelle, capodogli, globicefali, grampi, tursiopi, zifi, delfini comuni e, con presenze più occasionali, di balenottere minori, steni, orche e pseudorche, costituiscono un ecosistema pelagico di grande ricchezza;
   il tentativo di minimizzare e mitigare un impatto cumulativo risulta del tutto impraticabile. Infatti, anche a distanza di tempo e di spazio, l'effetto inevitabilmente si propaga in tutto il bacino e permane proprio per le caratteristiche stesse del mare;
   le conseguenze che colpiscono un'area marina come quella individuata dal progetto richiamato si estendono automaticamente nelle aree adiacenti o in altre aree più distanti, così è il significato e il valore delle caratteristiche dell'ecosistema marino nel suo complesso e della sua biodiversità;
   nella logica e nel rispetto di un principio precauzionale, dovrebbero essere vietate tutte quelle attività che non prendono in considerazione tutte le conseguenze e gli impatti a breve e a lungo termine, di natura diretta o indiretta, sull'ecosistema marino e in particolare sui cetacei, gruppo di specie a rischio, protette da una regolamentazione volta alla loro salvaguardia e conservazione a livello nazionale ed internazionale;
   risulta non opportuno il decreto del Ministro dello sviluppo economico che individua le nuove delimitazioni dell'area «E» per illogicità, irragionevolezza e palese assenza di presupposti con il quale si individua il mare di Sardegna come area marina per queste scellerate ricerche petrolifere;
   si ritiene anche in sede di autotutela, visto il vizio procedurale e la tempestiva presentazione del progetto avanzato dalla società texana, negare qualsiasi permesso, negando il parere positivo alla valutazione ambientale, proprio per la consistente presenza e attività di cetacei nell'area sottoposta al progetto di ricerca di idrocarburi, nelle aree adiacenti e nell'intero bacino Mediterraneo (si ricorda che gran parte dei Cetacei sono mammiferi pelagici, ossia vivono nuotando nei mari in base alla presenza di prede, legata alle stagioni e alle correnti);
   si ritiene che il progetto debba essere respinto anche per l'assoluta carenza e assenza di documentazione e di studi sulle popolazioni di cetacei nei tratti di mare oggetto della richiesta di ricerche petrolifere sia il presupposto per respingere la richiesta di valutazione di impatto ambientale;
   si ritiene necessario richiedere di uniformare la condotta su questioni così delicate per l'ambiente ad un principio precauzionale per la massima tutela e rispetto dell’habitat e dei cetacei potenzialmente presenti;
   si ritiene per l'evidente impatto ambientale del progetto sia per quanto riguarda l'inquinamento di varia natura (chimico, atmosferico, acustico, operativo eccetera, eccetera), che per il diretto o indiretto sull'area sottoposta al progetto di ricerca di idrocarburi, sulle aree adiacenti e sull'intero bacino Mediterraneo a breve e lungo termine il progetto stesso non debba essere respinto;
   alla luce della mancanza di tutti i presupposti e condizioni necessarie e indispensabili alla tutela e alla conservazione del delicato ecosistema e della Biodiversità connessa, primi tra tutti i Cetacei di revocare il decreto di individuazione dell'area marina suddetta si osserva che tale progetto avrebbe conseguenze devastanti per l'area interessata e non solo;
   risultano del tutto inesplorate le cause dirette e indirette, tra attività di prospezione e lo spiaggiamento di 7 esemplari di capodoglio (Physeter macrocephalus) nel dicembre 2009 nelle coste a nord del Gargano (tra i comuni di Cagnano Varano e Ischitella e lo spiaggiamento di massa di esemplari di zifio (Zifius cavirostris) sulle coste dell'Isola di Corfù e sul litorale Calabrese, risalente al novembre/dicembre 2011, avvenuto in concomitanza ad attività di prospezione geosismica mediante sorgente energetica di tipo air gun da parte di tre navi (Princess, Thor Guardian e Thor Server) provenienti da Malta e operanti a largo delle coste tra Monopoli e Brindisi incaricate dalla società inglese Nothern Petroleum, e ad esercitazioni militari con l'utilizzo di sonar;
   si ritiene necessario richiedere il recepimento delle indicazioni della Comunità Scientifica internazionale, durante la riunione annuale dell’American association for the advancement of science (AAAS), a favore di un'etica che rispetti i diritti dei cetacei come persone non umane dotate di un'intelligenza superiore e della coscienza di sé stessi;
   si ritiene necessario alla luce di queste considerazioni di richiedere il diniego del rilascio di ulteriori permessi e autorizzazioni a campagne di prospezione geosismica, perforazione del fondale e coltivazione nei mari della Sardegna e del sistema paese –:
   se non ritenga di dover respingere senza ulteriori ritardi tale istanza anche in virtù di un preciso pronunciamento della commissione di valutazione di impatto ambientale che nega l'autorizzazioni proprio per l'inadeguatezza e la gravità dell'area prescelta;
   se non ritenga di dover immediatamente revocare il decreto di individuazione di quell'area per le motivazioni richiamate in premessa. (5-04679)

Interrogazione a risposta scritta:


   PARENTELA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   l'Istituto Ispra realizza il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque sulla base dei dati forniti da regioni e Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, con l'obiettivo di individuare eventuali sostanze nocive non previste nella fase di autorizzazione;
   nell'edizione 2014 del Rapporto, nazionale pesticidi nelle acque pubblicato online da Ispra emerge che le sostanze trovate nelle acque superficiali e sotterranee italiane nel 2012 sono 175. In cima alla lista ci sono gli erbicidi il cui utilizzo diretto sul suolo, spesso in concomitanza con le intense precipitazioni meteoriche di inizio primavera, ne facilita la migrazione nei corpi idrici. Rispetto al passato è aumentata significativamente la presenza di fungicidi e insetticidi;
   nel biennio 2011-2012 sono stati esaminati 27.995 campioni per un totale di 1.208.671 misure analitiche. Le concentrazioni misurate sono «spesso basse, ma la diffusione della contaminazione è molto ampia». Nel 2012 sono stati trovati pesticidi nel 56,9 per cento dei 1.355 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 31 per cento dei 2.145 punti di quelle sotterranee. Le informazioni provengono da 19 regioni e province autonome con una copertura del territorio nazionale «incompleta» soprattutto per «le regioni centro-meridionali» con una situazione ancora «disomogenea». Dal Molise e dalla Calabria, infatti, non è pervenuto nessun dato e in altre Regioni la copertura territoriale è limitata, così come il numero delle sostanze cercate ed è impossibile difendersi da ciò che non si conosce;
   Pietro Paris, coordinatore del rapporto ISPRA sopra citato, ha dichiarato in una nota stampa: «spesso non aiutano a fare chiarezza le stesse Regioni e le Agenzie per la protezione ambientale, che in molti casi non comunicano all'Ispra i dati sulle contaminazioni oppure lo fanno in modo parziale.» lo stesso Paris ha dichiarato: «Se una Regione non ci invia i dati non possiamo farci niente: dal 2006 operiamo senza un contesto normativo definito e senza la possibilità di invocare adempimenti e scadenze»;
   la presenza di pesticidi è «più diffusa nella pianura padano-veneta», sia per l'intenso uso agricolo e per le caratteristiche idrologiche sia perché le indagini condotte sono più efficaci; tuttavia, sono state evidenziate aree di contaminazione significativa anche nel centro-sud lì dove il monitoraggio è stato migliorato;
   tali allarmanti dati, a parere dell'interrogante, dovrebbero muovere un'azione urgente, concreta e costante da parte del nostro Paese al fine di studiare in maniera approfondita l'inquinamento da pesticidi nel nostro Paese, proteggendo le nostre acque e di conseguenza la salute di tutti gli esseri viventi;
   negli ultimi anni il ricorso alla procedura che autorizza in «situazioni di emergenza sanitaria» alcuni prodotti fitosanitari in virtù dell'articolo 53 del regolamento (CE) 1107/2009 è stato esponenziale. Le autorizzazioni eccezionali sono utilizzate, in particolare, per fitosanitari che nelle schede di sicurezza indicano principi attivi con classi di rischio nocive e tossiche per l'uomo e l'ambiente, tanto è vero che la maggior parte di questi non ha superato le procedure di autorizzazione europee; tale rischio, molto spesso, è più che ridimensionato nelle etichette approvate con i decreti dirigenziali;
   per alcuni decreti attuativi e per alcune misure risulta sia scaduto il termine previsto, in particolare: l'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 150 del 2012 che prevedeva, entro il 30 aprile 2013, la trasmissione al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali delle misure messe in atto dalle regioni e dalle province autonome, per rendere possibile l'applicazione dei principi generali della difesa integrata obbligatoria; l'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo n. 150 del 2012 che prevedeva, entro il 30 ottobre 2012, la trasmissione delle regioni al Ministero della salute ed al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dell'elenco dei soggetti autorizzati alla vendita di prodotti fitosanitari –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti e se non ritengano opportuno interrompere le autorizzazioni eccezionali perpetuate ben oltre i 3 anni previsti dall'articolo 30 del regolamento (CE) n. 1107/2009;
   se non ritengano opportuno adottare urgentemente gli atti e le misure di competenza previste dal decreto legislativo n. 150 del 2012 e dal piano di azione nazionale non emanati, per i quali risultino già scaduti i termini;
   se intendono promuovere ed attuare, per quanto di competenza, tutte le misure a garanzia del rispetto della normativa vigente promuovendo un intervento atto a revocare l'uso di particolari pesticidi nelle coltivazioni italiane basandosi su quanto imposto dall'Unione europea in tale ambito ma soprattutto in base ad esigenze e bisogni del nostro territorio;
   se non intendano assumere iniziative, se del caso normative, per istituire un percorso che consenta all'Istituto ISPRA di ricevere obbligatoriamente ed in maniera completa ed esaustiva i dati sulla contaminazione delle acque da parte di tutte le regioni italiane al fine di avere un quadro chiaro che permetta di agire tempestivamente al fine di proteggere le nostre acque e la salute degli esseri viventi. (4-07843)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LIUZZI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   Matera con i suoi quartieri antichi, chiamati Sassi è una delle città più antiche del mondo, con un ecosistema urbano straordinario perpetuato dalla preistoria, fino alla modernità. I Sassi di Matera sono inseriti nella lista dei luoghi definiti dall'UNESCO «patrimonio mondiale dell'umanità» dal 1993 e la città è stata recentemente designata quale Capitale Europea della Cultura per il 2019;
   il comune di Matera utilizzando fondi strutturali 2000/2006 ha recentemente ripristinato un percorso pedonale nei Sassi, dopo un crollo avvenuto negli anni sessanta, avvalendosi di un concorso di idee pubblico per il recupero dell'area di crollo, tra vico Commercio e vico Lombardi, nel cuore degli antichi rioni;
   il progetto vincitore del concorso, come annunciato il 9 aprile 2008, è stato quello dell'ingegnere materano Antonello Pagliuca che prevedeva la costruzione di un «ponte» di collegamento nell'area interessata al crollo (vico Commercio e vico Lombardi nel Sasso Barisano). Citando un comunicato del 2008 redatto dello staff del sindaco «la proposta è apparsa alla giuria come la più rispondente alle finalità del concorso, [...] con l'inserimento di manufatti di nuova concezione in maniera discreta e defilata, armonizzandosi e integrandosi per materiali, forme e funzioni, al contesto del paesaggistico tutelato dei rioni Sassi»;
   tuttavia, una volta terminato, il manufatto ha sollevato in città un vero e proprio movimento di rigetto dell'opera. Nonostante le manifestazioni di dissenso e l'evidente stato dei lavori incompleto, il 9 ottobre 2012, l'ingegner Emanuele Lamacchia Acito, in un documento dell'ufficio tecnico del comune di Matera inviato alla regione Basilicata (dipartimento di presidenza della giunta e dipartimento delle infrastrutture), ha dichiarato concluso il progetto di recupero dei percorsi pedonali e turistici, asserendo in riferimento al «Ponte» che: «l'opera è entrata in funzione in data 26 settembre 2012; l'opera è stata collaudata in data 26 settembre 2012»;
   il 5 novembre 2012, si è svolta a Matera la conferenza di servizi in cui l'architetto Francesco Bonanata, in rappresentanza della regione, ha prescritto alcune raccomandazioni – esempio pavimentazione con appositi elementi, rimozione del parapetto in tufo, tinteggiatura eccetera – volte a migliorare l'estetica e la sicurezza del ponte. In quell'occasione le prescrizioni seppur accolte favorevolmente anche dalla rappresentanza della Soprintendenza regionale, non sono mai state attuate;
   il 15 dicembre 2012, Pio Abiusi, membro dell'associazione Ambiente e Legalità di Matera, ha scritto una lettera indirizzata al direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici e al soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici della Basilicata (rispettivamente l'ingegner Attilio Maurano e l'architetto Francesco Canestrini). Nel documento ha segnalato la non conformità dell'intervento rispetto alle norme di tutela, conservazione e innovazione compatibili al Sito Unesco e l'incongruenza rispetto alle direttive di tutela che regolamentano il recupero del rione Sassi. La denuncia è stata supportata da materiale fotografico;
   il 25 giugno 2013, Pio Abiusi ha scritto anche al Sottosegretario per i beni culturali ed ha sottolineato che il soprintendente, l'architetto Canestrini, con una lettera aveva sollecitato il comune di Matera affinché provvedesse ad attivare interventi di mitigazione per il ponte, richiesta alla quale non è seguita nessuna risposta concreta. L'architetto ha inoltre presentato un progetto alternativo di realizzazione di collegamento vico Commercio - vico Lombardi condiviso dall'attuale Sottosegretario per i beni culturali l'onorevole Borletti Buitoni. Nel progetto si evince come avrebbero potuto e dovuto realizzare la passerella lateralmente, a ridosso del costolone tufaceo esistente, per non rovinare l'impatto visivo;
   il 24 luglio 2013, Pio Abiusi, ha ottenuto una risposta dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo nella persona dell'onorevole Ilaria Borletti Buitoni (ad oggi riconfermata dal Governo Renzi nello stesso ruolo). Nella replica il Sottosegretario ha chiesto l'invio di ulteriore materiale fotografico specificando che «l'importanza storica e culturale dei Sassi è tale che è necessario usare tutte le cautele a riguardo». Alla richiesta, Pio Abiusi ha risposto il 26 agosto 2013 con l'invio della documentazione richiesta;
   il mese di luglio dello stesso anno, il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, in un'ennesima conferenza stampa ha annunciato di voler riprogettare tutto l'intervento del ponte avvalendosi del parere di esperti;
   il 19 novembre 2013, il Sottosegretario ha risposto nuovamente ad Abiusi, condividendo quanto sostenuto da quest'ultimo. Si legge infatti che: «a seguito della Sua segnalazione, e della documentazione da Lei inviatami, ho potuto verificare che la passerella di collegamento realizzata dal Comune nel Rione Sassi risulta, allo stato attuale, dissonante nell'ambito del caratteristico paesaggio storico del sito materano.». Inoltre l'onorevole Borletti Buitoni asserisce di aver ricevuto rassicurazioni sulla volontà di mimetizzare l'opera confermando le decisioni prese nella conferenza di servizio del 2012, direttamente dalla soprintendenza locale dall'architetto Canestrini;
   il 14 aprile 2014, Abiusi torna a scrivere al Sottosegretario, denunciando il totale stallo dell'amministrazione, a dispetto degli annunci mediatici e di un incontro con l'assessore Macaione mostratosi concorde con le idee proposte sia dal comitato che dalla soprintendenza – di mimetizzazione ed eventuale rimozione del ponte;
   il 2 gennaio 2015, l'associazione Ambiente e Legalità di Matera, invia una lettera al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo per ribadire il problema del ponte in ferro nei Sassi e denunciare il totale immobilismo dell'amministrazione locale;
   l'articolo 9 della Costituzione richiama la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione ed alla loro salvaguardia;
   il comune di Matera opera nei Sassi in virtù di concessionario, grazie alla legge n. 771 del 1986 (Regolamento per l'assegnazione in concessione di immobili ed aree di proprietà dello Stato nei Rioni Sassi) che concede all'amministrazione locale di intervenire per effettuare lavori di riqualificazione nei Sassi con specifici criteri volti al rispetto della bellezza artistica e del patrimonio storico della collettività;
   Matera è riconosciuta come città patrimonio dell'UNESCO e la recente designazione a capitale della cultura europea 2019 amplifica l'attenzione dei media e del turismo dei Sassi di Matera;
   il ponte in ferro è attualmente aperto alla fruizione di cittadini e turisti, nonostante sia manchevole di pavimentazione e sistemi di canalizzazione delle acque piovane quindi palesemente incompiuto e sprovvisto di alcuna segnaletica o recinzione a delimitarne l'area di cantiere in corso –:
   se il Ministro interrogato intenda intervenire tempestivamente per la risoluzione del problema, alla luce delle considerazioni esposte in premessa;
   se il Ministro intenda intervenire considerando la soluzione alternativa elaborata e proposta dalla soprintendenza regionale, accolta dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e condivisa dai comitati cittadini;
   se e come si intenda verificare l'assenza di elementi di pericolosità per il transito delle persone sul ponte in ferro oggetto dell'interrogazione. (5-04668)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLTENI. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il 26 gennaio 2015, inseguendo un uomo che dopo esser fuggito ad un posto di blocco istituito sull'autostrada A9 nei pressi di Turate, in provincia di Como, aveva sfondato la barriera di Grandate e forzato la frontiera, due agenti a bordo di una volante della polizia sono sconfinati in Svizzera;
   il fuggitivo, un 57enne di Borgomanero, era stato trovato positivo al test per la rilevazione dell'alcool ed era riuscito a sua volta ad oltrepassare il confine svizzero, malgrado le guardie di frontiera fossero state tempestivamente avvisate;
   sconfinati in Svizzera, gli agenti della polizia sono stati privati delle loro armi, sottoposti al test dell'alcool ed interrogati per alcune ore, prima di essere rilasciati e scortati al confine;
   le autorità italiane affermano che gli agenti italiani all'inseguimento del fuggitivo avevano preventivamente chiesto al Centro di Cooperazione Interforze di Chiasso, il cosiddetto CCPD, il permesso di espatriare;
   le autorità elvetiche sostengono invece che agli agenti italiani mancasse proprio il permesso del CCPD, insieme al dettagliato rapporto sulla vicenda che esse avevano chiesto e che, peraltro, deve essere apparso ai poliziotti troppo difficile da compilare durante un complesso inseguimento;
   intervenuti sulla scena nel comune ticinese di Coldrerio per fermare tanto il fuggitivo quanto i suoi inseguitori, i primi agenti della polizia cantonale svizzera del locale reparto mobile del Sottoceneri nulla avrebbero eccepito sulla legittimità della presenza di una volante della polizia del nostro Paese sul territorio del loro;
   il problema bilaterale sarebbe insorto solo al sopraggiungere a Coldrerio di una seconda volante della Polizia italiana –:
   cosa sia effettivamente accaduto alla frontiera con la Confederazione elvetica il 26 gennaio 2015;
   se siano note al Governo le ragioni che possano aver determinato l'intransigente reazione delle autorità confederali svizzere;
   quali misure il Governo intenda assumere per evitare il ripetersi in futuro di incidenti simili, purtroppo non improbabile alla luce dell'intensificarsi della pressione criminale nella provincia di Como, e per migliorare la cooperazione transfrontaliera nella tutela della legalità e dell'ordine pubblico. (4-07840)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   BATTAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   ai sensi dell'articolo 25 comma 11 – quinquies del decreto-legge numero 69 del 21 giugno 2013 convertito con modificazioni nella legge n. 98 del 9 agosto 2013 è prevista la possibilità di predisporre un piano di ristrutturazione del debito riguardante il servizio di trasporto pubblico regionale e locale i cui termini scadevano entro il 31 ottobre 2013 e riguardavano esercizi finanziari fino al 31 dicembre 2012;
   la stessa norma citata in premessa stabilisce che per il finanziamento del piano ciascuna regione è autorizzata previa delibera Cipe ad utilizzare per gli anni 2013 e 2014 le risorse assegnate a valere sul fondo per lo sviluppo e la coesione in attuazione della delibera Cipe n. 1 dell'Il gennaio 2011, nel limite massimo dell'importo che sarà concordata tra ciascuna regione, il Ministero per gli affari regionali, il Ministero per le infrastrutture e il Ministero dell'economia e delle finanze in considerazione del piano stesso;
   per quanto riguarda la situazione del trasporto pubblico locale calabrese ed in particolare dell'Atam di Reggio Calabria la previsione di utilizzare tali disposizioni normative è avvenuta con l'approvazione per quanto di competenza della regione Calabria del piano di ristrutturazione del debito con decreto della giunta regionale n. 397/2013 per i servizi ferroviari sulla base della relazione istruttoria numero 307624 del 2 ottobre 2013 e con decreto della giunta regionale 398/2013 sulla base della relazione istruttoria n. 339435 del 30 ottobre 2013;
   in data 7 febbraio 2013 i Ministeri interessati hanno chiesto ulteriori approfondimenti istruttori;
   la giunta regionale della Calabria con decreto della giunta regionale del 10 marzo 2014 ha portato da 116 a 134 milioni di euro la disponibilità di copertura al piano di ristrutturazione del debito sempre a valere sul fondo per lo sviluppo e la coesione;
   con deliberazione del 4 novembre 2014 la giunta regionale ha deliberato di demandare ai Ministeri competenti la trasmissione dell'aggiornamento del piano di ristrutturazione del debito;
   il trasporto pubblico locale calabrese in caso di mancate risposte da parte dei Ministri interrogati rischia il collasso definitivo con la impossibilità di espletare il servizio per i cittadini e posti di lavoro a rischio –:
   se e quali iniziative, in considerazione della gravità della situazione così come riportata in premessa intendano promuovere al fine di procedere alla convocazione di un tavolo istituzionale su trasporto pubblico locale calabrese nel rispetto del piano di ristrutturazione del debito in particolare per l'Atam di Reggio Calabria, unica soluzione per scongiurare il collasso del servizio di trasporto pubblico. (3-01277)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il 23 gennaio 2015 il Consiglio dei Ministri ha adottato un decreto-legge con il quale sono stati di fatto ripristinati i vecchi parametri dell'Imu in agricoltura;
   tali parametri e l'applicazione della stessa imposizione restano comunque incostituzionali in Sardegna;
   il termine di pagamento per chi non rientra nei parametri di esenzione è posticipato al 10 febbraio 2015;
   si riaffermano gravi profili di incostituzionalità del provvedimento con gravissime conseguenze che si avrebbero nel comparto agricolo;
   si configurano gravissime discriminazioni territoriali anche tra comuni di fatto confinanti e ricadenti nella stessa area agricola integrata;
   in Sardegna risultato costretti a pagare l'imu agricola i seguenti comuni: Alghero, Ardara, Banari, Bonnanaro, Borutta, Bulzi, Cargeghe, Castelsardo, Codrongianos, Florinas,  Ittireddu, Laerru, Mara, Martis, Monteleone, Mores, Muros, Olmedo, Ossi, Sardara, Padria, Porto Torres, Putifigari, Romana, Sassari, Sedini, Sennori, Siligo, Sorso, Tissi, Torralba, Uri, Usini, Valledoria, Stintino, Dualchi, Noragugume, Ottana, Barrali, Cagliari, Decimomannu, Decimoputzu, Donori, Gesico, Guamaggiore, Guasila, Monastir, Nuraminis, Ortacesus, Pimentel, Samatzai, San Sperate, Selargius, Selegas, Senorbì, Sestu, Settimo San P., Soleminis, Ussana, Villasor, Villaspeciosa, Monserrato, Escolca, Gergei, Nuragus, Nurallao, Aidomaggiore, Arborea, Baradili, Baratili San P., Baressa, Bauladu, Bidonì, Boroneddu, Cabras, Ghilarza, Gonnoscodina, Gonnostramatza, Masullas, Elmas, Milis, Mogoro, Narbolia, Norbello, Nurachi, Ollastra, Oristano, Pompu, Riola Sardo, San Nicolò, San Vero Milis, Sedilo, Siamaggiore, Simala, Simaxis, Sini, Siris, Solarussa, Sorradile, Tadasuni, Terralba, Suelli, Tramatza, Uras, Villanova Trus, Zeddiani, Zerfaliu, Soddì, Golfo Aranci, Loiri, Cardedu, Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Las Plassas, Lunamatrona, Pabillonis, Pauli Arbarei, Samassi, San Gavino, Sanluri, Segariu, Serramanna, Serrenti, Siddi, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca, Calasetta, Carloforte, Giba, Gonnesa, Masainas, Musei, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni S., Sant'Anna Arresi, Sant'Antioco;
   l'articolo 3 dello statuto della regione autonoma della Sardegna dispone: «In armonia con la Costituzione e i principi dell'ordinamento giuridico della Repubblica e col rispetto degli obblighi internazionali e degli interessi nazionali, nonché delle norme fondamentali delle riforme economico-sociali della Repubblica, la Regione ha potestà legislativa nelle seguenti materie: ... d) agricoltura e foreste; piccole bonifiche e opere di miglioramento agrario e fondiario»;
   il titolo III – finanze – demanio e patrimonio, all'articolo 7, dispone: «La regione ha una propria finanza, coordinata con quella dello Stato, in armonia con i principi della solidarietà nazionale, nei modi stabiliti dagli articoli seguenti»;
   l'Unione europea con il regolamento (CE) n. 247/2006 recante misure specifiche nel settore dell'agricoltura a favore delle regioni ultraperiferiche dell'Unione ha indicato le seguenti strategie relative al settore agricolo e alle regioni insulari:
    «1) la particolare situazione geografica delle regioni ultraperiferiche, rispetto alle fonti di approvvigionamento di prodotti essenziali al consumo umano, alla trasformazione o in quanto fattori di produzione agricoli, impone a queste regioni costi aggiuntivi di trasporto. Una serie di fattori oggettivi connessi all'insularità e all'ultraperifericità impongono inoltre agli operatori e ai produttori di tali regioni vincoli supplementari che ostacolano pesantemente le loro attività. In taluni casi, operatori e produttori sono soggetti ad una doppia insularità. Tali svantaggi possono essere mitigati riducendo il prezzo dei suddetti prodotti essenziali. Risulta dunque opportuno, per garantire l'approvvigionamento delle regioni ultraperiferiche e per ovviare ai costi aggiuntivi dovuti alla lontananza, all'insularità e all'ultraperifericità, instaurare un regime specifico di approvvigionamento;
    2) a tal fine, in deroga all'articolo 23 del trattato, è opportuno esentare dai dazi le importazioni di taluni prodotti agricoli provenienti da paesi terzi. Per tener conto della loro origine e del trattamento doganale loro applicabile ai sensi delle disposizioni comunitarie, occorrerebbe equiparare ai prodotti importati direttamente, ai fini della concessione del regime specifico di approvvigionamento, i prodotti che sono stati oggetto di perfezionamento attivo o deposito doganale nel territorio doganale della Comunità;
    3) per realizzare efficacemente l'obiettivo di ridurre i prezzi nelle regioni ultraperiferiche e di ovviare ai costi aggiuntivi dovuti alla lontananza, all'insularità e all'ultraperifericità, salvaguardando nel contempo la competitività dei prodotti comunitari, è opportuno concedere aiuti per la fornitura di prodotti comunitari nelle regioni ultraperiferiche. Tali aiuti dovrebbero tenere conto dei costi aggiuntivi di trasporto verso le regioni ultraperiferiche e dei prezzi praticati all'esportazione verso i paesi terzi nonché, nel caso di fattori di produzione agricoli e di prodotti destinati alla trasformazione, dei costi aggiuntivi dovuti all'insularità e all'ultraperifericità»;
   il decreto-legge n. 201 del 2011 recante «Disposizioni urgenti per la crescita l'equità e il consolidamento dei conti pubblici», convertito dalla legge n. 214 del 2011, prevede che l'imposta municipale unica (IMU), istituita dal decreto legislativo n. 23 del 2011, sia applicata a partire dal 2012;
   all'imposta (sostitutiva dell'ICI e dell'IRPEF sulla rendita catastale) risultano essere assoggettati sia i terreni agricoli, sia i fabbricati rurali;
   si tratta di una modifica sostanziale della fiscalità, applicata al settore primario, e, in particolare, ai beni funzionali all'esercizio dell'attività agricola, che vengono assimilati, in buona parte, a puro e semplice patrimonio;
   viene meno il regime di fiscalità speciale sino ad oggi riconosciuto al settore, in virtù dei ruoli che l'agricoltore svolge e dei beni prodotti dallo stesso, non limitando, tali ultimi, alla pur essenziale produzione di cibo. Si pensi, per esempio alla salvaguardia del territorio e del paesaggio: attività connaturata all'esercizio dell'agricoltura, di cui tutti i cittadini godono, ma che, certamente, non risulta remunerata dal mercato;
   questa tipologia di immobili, come d'altra parte i terreni, costituiscono gli strumenti di lavoro dell'agricoltore e non possono, come tali, essere considerati alla stregua di pura e semplice ricchezza accumulata;
   l'IMU va a colpire l'agricoltura in un suo punto debole, costituito dalla forte immobilizzazione di capitali a bassissima redditività;
   l'applicazione ai fabbricati rurali ad uso strumentale di un'aliquota ridotta allo 0,2 per cento, pur combinata con la facoltà riconosciuta ai comuni di ridurre dello 0,1 per cento detta aliquota, produrrà comunque effetti devastanti, in considerazione del fatto che, a base del calcolo vengono inseriti anche i terreni. Tanto si tradurrà in un aggravio considerevole per le aziende agricole;
   emerge una forte preoccupazione circa gli effetti che l'applicazione di questa nuova imposta possa avere su un settore strutturalmente fragile, dal punto di vista economico, ed alle prese con gli effetti di una crisi particolarmente grave;
   l'applicazione dell'IMU potrebbe, verosimilmente, accelerare il processo di dismissione del settore agricolo, che l'ultimo censimento ha fotografato in modo inequivocabilmente in declino. L'appesantimento tributario si pone in antitesi, anche, rispetto agli auspicati, e mai attuati, interventi di politica agraria nazionale indispensabili per lo sviluppo di questo comparto;
   ad essere colpite maggiormente saranno le aree a minor redditività (aree svantaggiate in genere come le regioni insulari), che spesso collimano con territori di particolare pregio ambientale e paesaggistico; l'abbandono dell'attività agricola, in tali casi, determinerebbe conseguenze devastanti ed irreversibili a danno dell'intera collettività (si pensi, in primis, alla compromissione degli equilibri idrogeologici);
   si tratta di un'imposta che avrà un impatto molto pesante sul settore agricolo, una nuova imposta che sconvolge anche il principio fondamentale che il valore dei fabbricati rurali deve essere visto in tutt'uno con la terra;
   il peso dell'IMU per le imprese agricole italiane, fra 1,3 miliardi di euro di nuove imposte e due/tre miliardi di euro per l'accatastamento dei fabbricati rurali, è prossimo al valore della politica agricola comune per il nostro Paese;
   si tratta di un'imposta le cui indicazioni attuative appaiono oggi discutibili e contraddittorie, anche rispetto alle posizioni assunte da gran parte dei Governi e dei parlamentari europei in ordine alla politica agricola comune, di cui si discute attualmente la riforma;
   l'Imu colpirà pesantemente terreni agricoli e fabbricati rurali, dalle stalle ai fienili fino ai capannoni necessari per proteggere trattori e attrezzi, andando di fatto a tassare quelli che sono a tutti gli effetti mezzi di produzione per le imprese agricole;
   questa nuova «patrimoniale agricola» si abbatte pesantemente sugli agricoltori, in quanto colpisce il «bene terra» in quanto tale, non riconoscendone più il carattere di ruralità e la funzione di bene strumentale (ed indispensabile) all'esercizio dell'attività di impresa;
   le competenze statutariamente attribuite alla regione Sardegna in materia di agricoltura e la disposizione che prevede un sistema fiscale coordinato e armonico rendono, ad avviso dell'interrogante, l'introduzione dell'Imu per le zone agricole una palese violazione delle peculiarità autonomistiche dello Statuto sardo e conseguentemente sono in contrasto le prerogative costituzionali;
   gli indirizzi comunitari relativamente alle politiche agricole nelle aree periferiche e insulari prescrivono l'esigenza di compensare e ridurre il gap insulare che si abbatte sulle produzioni agricole di questi territori;
   l'introduzione dell'Imu anche per le zone agricole rende di fatto sempre più oneroso il divario gestionale e mette ancor più fuori mercato le produzioni agricole delle regioni insulari, disattendendo le disposizioni comunitarie –:
   se intenda assumere una nuova iniziativa normativa urgente che sopprima tale nuovo prelievo fiscale sul mondo agricolo;
   se non intenda adottare immediate iniziative normative volte a escludere dalla disciplina di cui in premessa le regioni a statuto autonomo che hanno competenze esclusive per l'agricoltura e concorrenti sulla fiscalità;
   se alla luce delle precise indicazioni comunitarie, non intenda assumere iniziative per esentare le regioni insulari e/o ultraperiferiche da un ulteriore aggravio che va a sommarsi al già pesantissimo divario legato proprio all'insularità;
   se non intenda adottare iniziative normative che esentino dal pagamento dell'imposta i fabbricati rurali ad uso strumentale, con particolare riferimento a quelli dislocati in aree svantaggiate. (5-04680)

Interrogazione a risposta scritta:


   PETRAROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Poste Italiane spa è una Società con socio unico a partecipazione totalitaria del Ministero dell'economia e delle finanze, presente in maniera capillare su tutto il territorio italiano e con 143 mila dipendenti, che fornisce servizi logistico-postali, di risparmio e pagamento, assicurativi e di comunicazione digitale a oltre 40 milioni di clienti;
   i vertici di Poste italiane spa hanno presentato un piano industriale indicando investimenti e assunzioni. Durante l'incontro con i rappresentanti dei sindacati, i vertici aziendali hanno confermato i numeri penalizzanti per gli uffici dislocati in Lombardia: chiusura di 65 uffici e apertura parziale per 120 sportelli;
   invece di migliorare il servizio per i cittadini si creano difficoltà in particolare per gli anziani e per gli abitanti dei piccoli comuni che si vedranno tolto l'ufficio postale o il funzionamento a giorni alterni;
   questo è il metodo corretto per creare un disservizio fondamentale e importante per tutta la popolazione. I disagi che si verranno a creare saranno come sempre pagati dai più deboli e dai più poveri;
   il TAR del Lazio, attraverso sentenza n. 1117 del 29 gennaio 2014, si esprimeva avverso la chiusura dell'ufficio postale della frazione di Redipiano, nel comune di San Pietro in Guarano (Cosenza), evidenziando che «la direttiva comunitaria ed il decreto legislativo (in particolare articolo 3, comma 5, lettera c) del decreto legislativo n. 261 del 1999 come modificato dal decreto legislativo n. 58 del 2011), hanno posto un particolare accento anche sulle esigenze degli utenti, in particolare delle zone rurali e di quelle scarsamente popolate; esigenze che non avrebbero rispettate col solo criterio di ragionevolezza basato sull'equilibrio economico come presupposto per la permanenza di uffici postali in territori particolarmente disagiati» e che «è quasi superfluo rilevare come nell'ambito di un servizio pubblico l'equilibrio economico non possa assumere la stessa determinante rilevanza che assume nella gestione di una impresa privata»;
   il giudice amministrativo del TAR Lazio intimava a Poste italiane spa ad operare scelte organizzative che salvaguardino il principio della garanzia del «pubblico servizio» rimarcando che anche in periodi di spending review gli interessi sociali non possono essere sottomessi alla forsennata ricerca dell'utile;
   le chiusure di uffici postali periferici in corso in tutta Italia da parte di Poste italiane spa comportano una notevole limitazione dei diritti dei cittadini di alcune aree del Paese ad avere un servizio efficace ed efficiente e non garantiscono la capacità di mantenere degli standard minimi di qualità per il servizio universale, in evidente contrasto con il contratto di programma sottoscritto da Poste italiane spa con lo Stato –:
   se il Ministro interrogato intenda, anche in virtù della citata sentenza del TAR, mantenere lo stato attuale degli uffici nei piccoli comuni lombardi per non creare problemi alla popolazione, in maniera particolare agli anziani;
   se il Ministro interrogato abbia intenzione di chiedere a Poste italiane spa di rivedere il piano strutturale per un rilancio del servizio, fondamentale e indispensabile per i cittadini;
   se i Ministri interrogati non ritengano di intervenire affinché la società debba porre maggiore attenzione nella valutazione di scelte rivolte al buon funzionamento delle strutture territoriali presenti in Lombardia, in modo tale da evitare che si verifichino situazioni critiche per l'utenza. (4-07835)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACHETTI. —Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 19 gennaio 2015, in occasione delle comunicazioni del Ministro interrogato sull'amministrazione della giustizia, non sono stati forniti i dati riguardanti i procedimenti penali pendenti;
   tale omissione non consente di valutare l'entità dell'arretrato penale e quanto questo pesi sull'amministrazione della giustizia;
   il primo Presidente della Corte di Cassazione, dottor Giorgio Santacroce, scrive nella relazione redatta per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2015 che il problema dell'arretrato «investe anche il settore penale, che è affollato – come segnala il Consiglio d'Europa – da un numero di procedimenti più elevato rispetto alla media europea.»;
   del resto, è il dottor Santacroce a precisare che «lo stesso Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del Ministero, prospettando l'ipotesi puramente teorica di sopravvenienze pari a zero, ha calcolato che, a queste condizioni, il tempo necessario per l'eliminazione del solo arretrato ammonterebbe a circa 3 anni e 4 mesi, per i giudizi pendenti in Cassazione, a 2 anni e 7/8 mesi, per i giudizi pendenti in grado di appello, e a 1 anno e 2/3 mesi, per i giudizi pendenti in primo grado. Pertanto nessun aumento della produttività dei giudici, pur allo stato impossibile in assenza di significati investimenti, potrebbe rendere ragionevolmente conseguibile l'obiettivo della eliminazione dell'arretrato in tempi accettabili. Neanche le cancellerie sarebbero in grado di reggere l'urto di una maggiore produttività, visto che le carenze di organico del personale amministrativo sta toccando in tutti gli uffici giudiziari livelli patologici»;
   sempre secondo il dottor Santacroce «Il dato più preoccupante resta, come sempre, quello dei tempi di definizione dei processi, che incide sulla corretta amministrazione della giustizia e sul rispetto del principio costituzionale della ragionevole durata del processo e che, oltre a rendere carente la domanda di giustizia, espone al rischio di scarcerazioni per decorrenza dei termini e «condanna» molti reati all'estinzione per prescrizione. Né va sottovalutato che l'aumento generalizzato dei tempi processuali, con la previsione dell'estinzione dei reati per prescrizione, ostacola comunque l'espansione dei riti alternativi. I dati ministeriali evidenziano che la durata media dei tempi di definizione è generalmente aumentata.» –:
   quale sia, per l'anno 2014, il numero complessivo dei procedimenti penali pendenti sia nei confronti di autori noti che ignoti;
   quale sia, per quel che riguarda i procedimenti penali pendenti, l'arretrato suddiviso per ciascun distretto di corte d'appello, anno per anno, negli ultimi 5 anni;
   quali siano, per quel che riguarda i procedimenti penali, i tempi medi di definizione in ciascun distretto di corte di appello, anno per anno, negli ultimi 5 anni;
   quante siano – in ciascun distretto di corte di appello, anno per anno, negli ultimi 5 anni – le prescrizioni che si sono verificate nel penale;
   quali siano – in ciascun distretto di corte di appello, anno per anno, negli ultimi 5 anni – le fattispecie di reato che si sono prescritte più frequentemente.
(4-07838)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   Costa Crociere è da sempre una delle realtà economicamente più importanti per Genova e la Liguria;
   la società ha puntato da anni su stile ed eleganza italiani per proporre le sue crociere nel mondo, come si evince anche dalla sua ultima campagna pubblicitaria;
   anche la sua controllata tedesca «AIDA cruise» ha navi battenti bandiera italiana;
   la prevista cessione di quattro dipartimenti ad una nuova società dello stesso gruppo Carnival prevede come nuova sede unica per i dipartimenti tecnici la Germania, con un ovvio ridimensionamento della sede genovese, e con centosessanta lavoratori a rischio trasferimento o licenziamento;
   i fornitori italiani che lavorano per questi quattro dipartimenti sono quasi settecento, in massima parte liguri, esterni a Costa, per una spesa annua di oltre cento milioni di euro annui, e con lo spostamento in Germania vedrebbero a forte rischio il mantenimento degli appalti, con ulteriori ricadute negative in termini occupazionali in una regione che già incontra grandi difficoltà nello sforzo di superare l'attuale congiuntura economica –:
   in che modo intenda intervenire per garantire il mantenimento in Italia di questi importanti settori operativi.
(4-07830)


   VILLAROSA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
    in un articolo pubblicato il 26 gennaio 2015 su la Gazzetta del Sud, a firma di Massimo Natoli, si apprende la notizia di una petizione, promossa da un numeroso gruppo di cittadini pendolari, avente come oggetto la richiesta di annullamento della sospensione, in alcuni periodi dell'anno, di due treni regionali che effettuano un prezioso servizio nella tratta Palermo-Messina;
   i due treni in questione, il 3830 ed il 3831, vengono giornalmente utilizzati da diverse tipologie di utenti, in particolare, oltre ai viaggiatori occasionali, tali treni sono utilizzati da studenti, ma anche da lavoratori pendolari, in quanto gli orari di partenza e di arrivo nelle stazioni principali coincidono con gli orari scolastici oltre che con gli orari lavorativi di molti cittadini;
   questi treni sono stati inseriti in via sperimentale nel 2014 e gli utenti pare abbiano apprezzato molto questo nuovo servizio aggiuntivo offerto da Trenitalia. Purtroppo, sempre nell'articolo della Gazzetta del Sud, si apprende che tali treni siano stati etichettati come «treni scolastici» con la conseguente decisione, di Trenitalia, di sopprimere tali treni per tutto il periodo estivo ed anche durante tutti gli altri periodi di vacanze scolastiche;
   tale decisione crea notevoli inconvenienti a tutti i pendolari che utilizzano questi treni per andare al lavoro, in quanto nei periodi di sospensione dell'attività scolastica, si vedono costretti ad adottare soluzioni alternative, con la doppia conseguenza di negare un servizio essenziale e, in aggiunta, creare, eventualmente, altri disagi altamente probabili, come l'aumento del traffico autostradale, inquinamento, ingorghi cittadini e quant'altro;
   i due treni oggetto di questa interrogazione attraversano un territorio molto particolare che di certo non può essere considerato virtuoso per quanto riguarda il trasporto collettivo. In particolare tali treni toccano alcuni centri della provincia di Messina molto importanti, come Sant'Agata, Capo d'Orlando, Patti, Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo, in orari molto appetibili per gli utenti e quindi sembra poco logica la scelta di sopprimerli per periodi abbastanza lunghi che comunque prevedono una attività lavorativa assolutamente normale. Tale decisione sembra essere stata presa a seguito della classificazione, dei treni in questione, come «Treni Scolastici», quindi utilizzati prevalentemente da studenti, ma tale categorizzazione pare non corrispondere al vero dato che molti utenti pendolari lavoratori hanno firmato la petizione citata nell'articolo della Gazzetta del Sud –:
   se, nell'ambito delle sue competenze, possa essere promotore di una nuova valutazione dell'utilità dei due treni in questione, in particolare venendo incontro alle esigenze degli utenti pendolari che utilizzano tale prezioso servizio per raggiungere, anche nel periodo estivo, il proprio posto di lavoro utilizzando un mezzo di trasporto collettivo;
   se intenda assumere iniziative affinché Trenitalia annulli la prevista sospensione di tali treni durante i periodi di assenza di attività scolastica, in modo da rendere fruibile tutto l'anno tale servizio a tutti i pendolari lavoratori. (4-07832)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   PETRAROLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il Servizio di continuità assistenziale – ex guardia medica – è parte integrante del Servizio sanitario nazionale e garantisce la continuità dell'assistenza medica al termine dell'orario di servizio dei medici di famiglia e dei pediatri;
   le modalità di erogazione del servizio, i compiti e gli orari di accesso alle strutture sono normati dall'Accordo collettivo nazionale (ACN) di categoria (atto di intesa Conferenza Stato-regioni rep. 2272 del 23 marzo 2005);
   uno dei principali compiti del medico di guardia è la visita domiciliare, un servizio che espone il professionista a diversi rischi;
   molti episodi di aggressione a giovani dottoresse si sono registrate nei vari anni, come ad esempio la storia di una giovane dottoressa che veniva uccisa a Gagliano del Capo da un tossicodipendente, generando la reazione della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) e del sindacato nazionale autonomo dei medici italiani (Snami) che denunciavano «l'irresponsabilità di un sistema che non tutela adeguatamente» il personale di guardia medica (27 aprile 1999 – Corriere della Sera – pagina 17);
   il 5 luglio 2003 il Corriere della Sera alla pagina 16, raccontava un'altra drammatica storia di una dottoressa uccisa a Solarussa (Oristano), paesino di 3000 abitanti. I carabinieri la ritrovano nuda nell'ambulatorio dove prestava servizio, trafitta da 20 coltellate;
   il presidente della Federazione nazionale degli ordini Giuseppe Del Barone protestava per l'insicurezza del servizio. Bersaglio delle critiche erano le aziende Usl e regione: «il servizio di guardie giurate che facevano vigilanza negli ambulatori sono state soppresse da anni, le hanno abolite per i tagli alla sanità. Abbiamo chiesto che fossero ripristinate, ma la risposta è stata silenzio e indifferenza»;
   nel 2010, dopo lo stupro a Scicli (Ragusa) avvenuto il 18 marzo dello stesso anno, il servizio di guardia medica veniva descritta come «pericolosa e anacronistica». La vittima dello stupro, una dottoressa 53enne che svolgeva il turno di lavoro notturno, durante l'aggressione riportò anche una frattura alla tibia;
   questi citati in premessa sono solo alcuni dei casi, moltissimi episodi analoghi si potrebbero ancora raccontare. Nonostante i casi di donne morte o violentate non sono ancora stati presi seri provvedimenti;
   il servizio di guardia medica continua ad essere ancora oggi un lavoro molto pericoloso. Diverse sono state le interrogazioni parlamentari su questo tema: dall'interrogazione a risposta scritta 4/12281 depositata il 20 luglio 1995 ai giorni nostri, il problema risulta ancora non risolto –:
   quali provvedimenti urgenti per quanto di competenza intenda prendere il Ministro interrogato per tutelare la sicurezza e l'incolumità del personale medico femminile durante il servizio di guardia medica notturno. (4-07834)


   CATANOSO. —Al Ministro dell'interno. — per sapere – premesso che:
   il 29 gennaio 2015 si sono svolte, in varie sedi d'Italia, le prove del concorso interno per vice ispettore della polizia di Stato;
   secondo quanto riporta un comunicato a firma del segretario regionale aggiunto della Consap Sicilia ed anche a giudizio dell'interrogante, le operazioni concorsuali svoltesi a Catania non sono andate nel migliore dei modi per gli oltre 1000 candidati che vi hanno partecipato;
   nonostante il freddo particolarmente pungente dei giorni passati e degli attuali, i candidati sono stati lasciati oltre tre ore fuori per strada e solo verso le 11 sono stati aperti i varchi, mentre la prova è cominciata solo alle 13, dopo 5 ore di attesa;
   una volta all'interno, i poliziotti speravano di poter sostenere la prova in un ambiente consono ad una prova che richiede impegno e concentrazione, nessuno pensava che avrebbero rimpianto l'attesa all'aperto;
   il freddo dei locali adibiti al concorso, infatti, ha costretto tutti a lavorare con cappotti, sciarpe, guanti, cappelli con le dita che si congelavano e le idee che facevano fatica a «scongelarsi» e venir fuori. Stesso gelo condiviso anche dal personale di vigilanza impiegato per il tema;
   evidentemente, a giudizio della Consap e dell'interrogante, è stata scelta una sede senza prima accertarsi che fosse presente un impianto di riscaldamento;
   per questa sede, si paga solitamente un affitto ma non si sa se in questo caso la Polizia di Stato sia stata esonerata;
   non è stato offerto nessun servizio di ristoro, neanche una bottiglia d'acqua, per cui chi ha terminato la prova dopo le sei ore canoniche, cioè alle 19, si è trovato a dover stare per ben 11 ore senza assistenza o conforto, se non quello di qualche confezione di cracker che si era portato da casa;
   questo trattamento riservato ai propri «dipendenti» ha evidenziato un comportamento discutibile e inammissibile nei confronti dei poliziotti come di qualunque altro «normale» cittadino italiano sottoposto a prove concorsuali pubbliche;
   gli immigrati clandestini e gli arrestati vengono trattati con più umanità: pasti caldi e coperte. E se così non accade decine di associazioni e giornali sono pronti, giustamente, a denunciarne i maltrattamenti. I poliziotti, invece, sembrerebbero trascurati. Se avessero lasciato dei migranti per 11 ore senza mangiare e bere, e al freddo e al gelo vi sarebbero state sicuramente pesanti proteste anche mediante i mezzi di comunicazione;
   sempre da quanto riferisce il comunicato della Consap, le attese al gelo all'esterno si sono avute anche a Roma ed in altre sedi di concorso;
   l'interrogante auspica che per il proseguimento delle prove e per i prossimi concorsi venga scelta una sede più consona –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se, una volta accertatane la veridicità, intenda intraprendere iniziative nei riguardi dei dirigenti e funzionari di Polizia che hanno causato tale disservizio. (4-07839)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   RIGONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la recente sentenza della Corte di giustizia europea, del 26 novembre 2014, ha affermato la violazione dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato concluso il 18 marzo 1999 (che figura nell'allegato alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999) da parte della normativa nazionale che disciplina il settore scolastico e sottolinea un uso improprio di tale tipologia contrattuale nella pubblica amministrazione;
   come si evince, in conseguenza di tale pronunciamento, il personale docente e il personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario) hanno quindi subito, a giudizio dell'interrogante, un'illegittima contrattualizzazione a tempo determinato, disposta in violazione delle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 368 del 2001 ed in particolare in assenza di temporaneità ed eccezionalità delle esigenze prospettate;
   alcuni tribunali italiani stanno condannando le amministrazioni statali al risarcimento economico nei confronti di quelle lavoratrici e quei lavoratori che in questi anni hanno portato avanti l'attività di insegnamento, rilasciando a tutti gli effetti legali titoli di studio che hanno permesso a centinaia di studenti di intraprendere la carriera artistica, professionale ed anche accademica –:
   quali iniziative intenda assumere, anche nell'ambito delle azioni volte a dare attuazione al programma per «la buona scuola», al fine di procedere alla progressiva stabilizzazione del personale docente delle accademie di belle arti e dei conservatori, alla luce del fatto che dall'anno accademico 2014/2015 esistono le graduatorie nazionali, secondo il decreto ministeriale n. 526 del 2014, utili per la stipula dei contratti a tempo determinato sui posti vacanti, in analogia con il personale tecnico e amministrativo che, seppur in minima parte, è stato stabilizzato. (4-07828)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CIPRINI e GALLINELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la società Electrosys con sede in Orvieto (PG), attiva nel settore dell'elettronica di precisione, si trova in concordato preventivo dal luglio 2014 e recentemente è stato siglato un accordo con la società Elenos per la cessione dell'azienda;
   tuttavia, nonostante la conclusione dell'accordo, rimane forte l'incertezza e la preoccupazione per il futuro dell'azienda e soprattutto per la sorte dei lavoratori dipendenti;
   infatti, come si apprende dalla stampa on line (www.orvieto24.it del 3 febbraio 2015), «L'ultimo stipendio, o meglio acconto sullo stipendio, lo hanno percepito a febbraio 2014. Circa 500 euro, poi più niente. Sono i circa ottanta dipendenti della Electrosys che da un anno non vengono pagati, ottanta famiglie che non possono più contare su uno stipendio, famiglie che da un anno non sanno più a che santo votarsi. Fa da sottofondo a tutto questo la spinosa vicenda del passaggio di proprietà: il giudice ha deciso per l'offerta di affitto di ramo di azienda proposta dalla Elenos ma i dipendenti dicono che al contrario di quanto affermato dal sindaco Giuseppe Germani, da Andrea Scopetti e Andrea Taddei Segretario e Capogruppo PD Orvieto, "niente sarebbe definito poiché il giudice — secondo quanto riferito da un gruppo di dipendenti — starebbe valutando la congruità dell'offerta prima di dare il suo ok alla firma o di predisporre il fallimento di azienda." Azienda che nel frattempo — dicono i dipendenti sarebbe ancora aperta e nel cui stabilimento accoglierebbe ogni giorno una ventina di persone che — a detta dei dipendenti — nessuno sa cosa fanno, ma soprattutto nessuno sa come e se verranno pagati. E certamente non sono stati pagati gli ottanta dipendenti che dopo la firma del concordato di giugno si aspettavano almeno di ricevere la cassa integrazione. E invece no. E perché no ? Perché sempre secondo quanto riferito dai dipendenti — alcuni vizi di forma evidenziati in alcuni documenti presentati dai sindacati e da Confindustria al Ministero, sarebbero l'origine del blocco di tutta la procedura. Procedura che, ormai ferma da mesi, nessuno riesce a sbloccare.»;
   intanto, considerato il lasso di tempo trascorso, forte è il rischio che la Electrosys perda importanti commesse e i clienti acquisiti con conseguente indebolimento della società e ricadute sui livelli occupazionali –:
   se il Ministro sia a conoscenza della situazione descritta e se sia vero che i dipendenti della Electrosys non hanno percepito alcuna retribuzione né goduto del trattamento di cassa integrazione e per quali motivi;
   quali misure urgenti intendano adottare per favorire un rilancio dell'attività e per tutelare i livelli occupazionali anche verificando la sussistenza dei presupposti per la concessione di ammortizzatori sociali e di sostegno al reddito. (5-04672)


   BURTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto denunciato dalla Cisl di Matera circa una decina di lavoratori dipendenti della Ferrosud di Matera, stabilimento lucano impegnato nella realizzazione e restyling di materiale rotabile, dal mese di giugno 2014 non percepiscono la cassa integrazione e quindi per il 2014 risultano incapienti;
   questa situazione è determinata dai tempi di riconoscimento ed erogazione dell'ammortizzatore sociale ed in questo caso rischia di provocare un dannosissimo effetto collaterale ai lavoratori e alle loro famiglie;
   l'essere incapienti per l'anno 2014 rischia di determinare l'obbligo di restituire gli 80 euro nonostante ne avessero pieno diritto e presentata apposita richiesta;
   si tratta di una situazione davvero paradossale in cui lo Stato deve a quei lavoratori una indennità e un bonus ed è in ritardo per la erogazione dell'ammortizzatore sociale e contestualmente pretenderebbe la restituzione di un bonus assicurato in considerazione del reddito che i lavoratori avrebbero dovuto percepire e non hanno percepito;
   si tratta di una vicenda che, come altre, rischia di alimentare disillusione e sentimenti negativi, comunemente etichettati di antipolitica nella pubblica opinione, nonostante il legislatore si sia impegnato ad assicurare entrambe le cose agli aventi diritto –:
   se e quali iniziative il Governo intenda attivare per verificare quanto riportato in premessa e far sì che per l'annualità 2014 non venga richiesta la restituzione del bonus e che si acceleri nell'erogazione delle spettanze arretrate dell'ammortizzatore sociale al fine di garantire ciò che Governo e Parlamento hanno assicurato. (5-04677)

Interrogazione a risposta scritta:


   AIRAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1, comma 110, della legge n. 190 del 23 dicembre 2014, estende a tutto l'anno 2015, il finanziamento di cui all'articolo 1, comma 183, della legge n. 147 del 2013, erogato per la proroga di 24 mesi della cassa integrazione guadagni straordinaria dovuta per cessazione di attività, nel limite di 60 milioni di euro, al fine di consentire il completamento, nel corso dello stesso 2015, dei piani di gestione degli esuberi di personale relativi al 2014;
   il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, anche a fronte della intervenuta normativa, la legge 10 dicembre 2014, n. 183, che prevede l'impossibilità di autorizzare le integrazioni salariali in caso di cessazione definitiva di attività aziendale o di un ramo di essa, con la circolare dello scorso 22 gennaio 2015 ha inteso chiarire le modalità di concessione della proroga per il secondo anno, a fronte di un piano di gestione degli esuberi articolato su 24 mesi, precisando che lo stesso Ministero prenderà in esame le sole domande di proroga il cui secondo anno abbia avuto inizio entro e non oltre il 31 dicembre 2014;
   la cassa integrazione per crisi dovuta a cessazione dell'intera azienda (o di una parte di essa), può essere concessa per un periodo di 24 mesi, sempre che le parti, in sede di consultazione sindacale, abbiano concordato un piano di gestione delle eccedenze occupazionali da adottarsi nel periodo di riferimento. Tale importante principio era stato espresso dalla precedente circolare del Ministero del lavoro e delle politiche n. 20 del 6 giugno 2013 a chiarimento dei presupposti necessari per la concessione del predetto ammortizzatore sociale. Tale chiarimento è intervenuto perché la normativa prevede che la cassa integrazione per crisi aziendale non possa essere concessa per un periodo superiore a 12 mesi e che un nuovo periodo può essere concesso solo laddove siano trascorsi due terzi del periodo precedente di concessione, regola che però trova un'eccezione nell'articolo 1 del decreto-legge n. 249 del 2004, convertito nella legge n. 291 del 2004, che ha introdotto la possibilità di concedere il trattamento integrativo salariale per un periodo più ampio rispetto a quello previsto in generale, proprio per favorire la ricollocazione dei lavoratori in esubero, riconoscendo la proroga solo ove l'azienda abbia concretamente dato avvio al piano di gestione degli stessi con azioni volte al ricollocamento ed alla formazione dei prestatori di lavoro. Riguardo a tale ultimo aspetto il Ministero del lavoro e delle politiche sociali chiarito che le imprese che intendono avvalersi del più ampio periodo di trattamento integrativo salariale per cessazione a 24 mesi, devono presentare, già in sede di consultazione sindacale, un piano biennale che preveda in modo puntuale ed esaustivo gli interventi da adottare nel periodo di riferimento. Infine, per il secondo anno, il trattamento integrativo salariale potrà essere concesso solo previa verifica del concreto avvio del piano delle eccedenze occupazionali durante il periodo di cassa integrazione già autorizzato;
   con la sopracitata circolare n. 1 del 2015, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha inoltre precisato che si procederà nell'esame istruttorio in ordine cronologico di presentazione delle istanze e fino a concorrenza delle risorse finanziarie previste in complessivi 60 milioni di euro, e che le eventuali istanze riferite a programmi di proroghe di crisi aziendale per cessazione di attività, decorrenti dal 1o gennaio 2015, non potranno essere prese in esame;
   questo orientamento combinato con le esigue risorse finanziarie stanziate, si tradurranno, inevitabilmente, per i lavoratori della Agrati di Collegno (TO) nella mancata approvazione del secondo anno di cassa integrazione concordata, annullando così ciò che faticosamente era stato concordato, dopo una difficilissima vertenza, tra sindacati ed istituzioni, al fine di attenuare l'effetto che la crisi aziendale producesse sui lavoratori, dando loro il tempo di provare a costruirsi percorsi di ricollocazione;
   la Agrati non è l'unica realtà piemontese costretta a misurarsi con il suddetto regime: versano, infatti, in analoga situazione la Pettinatura Biellese di Vigliano, con i suoi 64 addetti, la Liquigas di Quargnento, con 20 addetti e la Gallotta di Casale Monferrato, con 6 addetti. Più fortunati saranno i 195 addetti della Satiz di Moncalieri, perché sottoposti al regime speciale dell'editoria, e i 29 della Sant'Andrea di Novara, che ha appena siglato un accordo col Ministero del lavoro e delle politiche sociali per usufruire a partire dal 1o febbraio, di un anno di integrazione salariale;
   a tale platea occorre aggiungere tutti quei lavoratori, circa 1.600 nel solo Piemonte, per i quali l'integrazione salariale per cessata attività scadrà entro l'anno in corso e che vedranno corrispondersi l'Aspi (l'assegno di sussidio). Lo stesso destino spetterà ai dipendenti delle aziende che, alla luce della nuova normativa, non potranno fare affidamento, come in passato, neanche sulla cassa integrazione in deroga, per la cui corresponsione sono previsti termini limitati ed imposti criteri molto restrittivi. Nel solo 2014 sono stati quasi 36.000 i lavoratori assistiti dalla cosiddetta «Cig», mentre per il futuro si stima che saranno circa 10.000 gli addetti, tutti piccole o piccolissime aziende, che senza cassa integrazione in deroga rischieranno il licenziamento;
   in tale contesto è intervenuto anche il mancato rifinanziamento dei cosiddetti contratti di solidarietà di tipo «B», quelli a cui possono ricorrere le aziende non industriali per tamponare il crollo della domanda e la perdita di volumi di lavoro, e che diversamente sarebbero costrette a ricercare altre soluzioni, come i part-time forzati o altre forme simili –:
   quali iniziative intenda intraprendere al fine di scongiurare il suddetto mancato trattamento integrativo salariale per i lavoratori della Agrati e di sostenere il reddito dei lavoratori di tutte quelle aziende piemontesi coinvolte nei piani di crisi occupazionale e per i quali la nuova normativa rischia di esporre a forme di povertà. (4-07831)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
   la legge 23 dicembre 1999, n. 488 «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2000)», all'articolo 59 (Sviluppo dell'agricoltura biologica e di qualità) dispone che, al fine di promuovere lo sviluppo di una produzione agricola di qualità ed eco-compatibili all'interno di un sistema di regole in materia di salvaguardia del territorio rurale, di tutela del lavoro e della salute dei consumatori, i titolari delle autorizzazioni all'immissione in commercio e degli esercizi di vendita di alcuni specifici prodotti fitosanitari e dei mangimi integratori contenenti farine e proteine animali siano tenuti al versamento di un contributo per la sicurezza alimentare rispettivamente alla produzione e alla vendita dei suddetti prodotti;
   il comma 2 del medesimo articolo dispone che le entrate derivanti dai contributi siano versate all'entrata del bilancio dello Stato, per essere riassegnate con decreto del Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione, economica (ora Ministro dell'economia e delle finanze) ad apposita unità previsionale di base del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, denominata «Fondo per lo sviluppo dell'agricoltura biologica e di qualità», ai fini della successiva ripartizione da effettuare con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, per il finanziamento di programmi nazionali e regionali finalizzati al potenziamento delle attività di ricerca e sperimentazione dell'agricoltura a basso impatto ambientale e della produzione di alimenti con funzione di prevenzione delle malattie più diffuse; alla realizzazione di campagne di promozione e informazione dei consumatori a supporto dei prodotti rientranti nell'agricoltura biologica, di quelli tipici e tradizionali nonché di quelli a denominazione di origine protetta di cui ai regolamenti (CEE) n. 2081/92 e 2082/92 del Consiglio, del 14 luglio 1992; alla elaborazione, alla revisione e alla divulgazione dei codici di buona pratica agricola;
   il comma 4 dispone che le istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche ed ospedaliere prevedano nelle diete giornaliere l'utilizzazione di prodotti biologici, tipici e tradizionali nonché di quelli a denominazione protetta, tenendo conto delle linee guida e delle altre raccomandazioni dell'Istituto nazionale della nutrizione;
   il comma 5 prevede che, a partire dal 1o gennaio 2001, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, entro il 30 aprile di ciascun anno, trasmetta al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni dell'articolo 59 stesso, con particolare riguardo ai contributi erogati a valere sulle risorse del Fondo di cui al comma 2 e alla realizzazione dei programmi di cui articolo 59;
   risulta agli interroganti che l'ultima relazione sia stata presentata il 5 ottobre 2011 –:
   quale sia il motivo della mancata presentazione delle relazioni previste dal citato articolo 59 della legge n. 488 del 1999 e se ritenga di aggiornare il Parlamento sullo stato di attuazione di tale articolo e quindi sulle importanti e concrete misure previste e adottate a sostegno di una agricoltura di qualità, nonché sui contributi erogati a valere sulle risorse del fondo di cui al comma 2 del medesimo articolo.
(2-00834) «Benedetti, Massimiliano Bernini, Gagnarli, Gallinella, L'Abbate».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GAGNARLI, L'ABBATE e GALLINELLA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il programma Frutta nelle scuole, è un progetto introdotto dal Regolamento (CE) n. 1234 del Consiglio del 22 ottobre 2007 e dal Regolamento (CE) n. 288 della Commissione del 7 aprile 2009, finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdure da parte dei bambini. Tra gli strumenti impiegati, oltre alla distribuzione di prodotti ortofrutticoli e nell'informazione rivolta a genitori e insegnanti, sono previste visite a fattorie didattiche, creazione di orti scolastici, sistemi multi-lingue per la promozione del territorio e dei suoi prodotti e materiale vario;
   il programma europeo è gestito dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e fino ad oggi ha coinvolto decine di migliaia di studenti con risultati deludenti ed un enorme sperpero di denaro pubblico (http://www.ilfattoalimentareit/fruttanelle-scuole.html), soprattutto se si considera che il servizio di ristorazione, da sempre presente nelle scuole, ha una fondamentale valenza educativa identica all'obiettivo della campagna. Nelle mense la frutta viene fornita in modo calibrato e tenendo conto delle esigenze nutrizionali dei bambini, mentre gli spuntini che arrivano tramite il progetto sono distribuiti in modo estemporaneo, e spesso non coordinato col servizio mensa;
   il progetto è diventato noto nel 2012 in seguito alla notizia apparsa su tutti i media per una serie di appalti truccati relativi a gare indette dal Ministero delle politiche agricole scoperti dalla Guardia di finanza. Nel corso dell'indagine sono finite in carcere 11 persone tra dirigenti del dicastero e delle aziende private (http://www.ilfattoalimentare.it/frutta-nelle-scuolefallimento.html);
   le vere criticità del sistema, tuttavia, sono di carattere organizzativo e qualitativo. Risulta agli interroganti che le amministrazioni comunali e le società di ristorazione non sono a conoscenza dell'adesione delle singole scuole al progetto, determinando situazioni paradossali. Inoltre, a differenza della frutta distribuita dal servizio di ristorazione, normalmente trasportata in ceste, i frutti del progetto sono confezionati singolarmente, in molti casi si tratta di prodotti di IV gamma e producono una grossa quantità di rifiuti. Infine sono stati molti i casi in cui maestri e genitori si sono lamentati per la qualità discutibile dei prodotti distribuiti: acerbi, troppo maturi, fuori stagione (e quindi di provenienza estera) o addirittura ammuffiti;
   neanche la nuova edizione è partita nel migliore dei modi; la distribuzione della frutta sarebbe dovuta cominciare poco dopo l'inizio dell'anno scolastico, con uno stanziamento più elevato rispetto alla precedente edizione, più di 31 milioni di euro articolati in otto lotti divisi per competenza territoriale. Invece l'assegnazione del bando è stata sospesa, perché un concorrente ha fatto ricorso al Tar, dal quale si attende ancora oggi una decisione in merito;
   le finalità del progetto insomma sembrano vanificate: le modalità con cui sono distribuiti gli appalti, oltre tutto, hanno fatto sì che sia stato impossibile valorizzare le produzioni locali, ad esempio sono state distribuite mele tirolesi in Valtellina — una zona nota proprio per la produzione di mele – e frutta pugliese in Sardegna, generando comprensibili proteste da parte dei produttori locali;
   sul progetto Frutta nelle scuole ed in particolare sulla questione della provenienza dei prodotti ed il loro eccessivo imballaggio risulta depositata un'altra interrogazione a risposta in Commissione, la n. 5-02896 a firma Spessotto –:
   se non ritenga opportuno, visto quanto esposto in premessa, proporre nelle competenti sedi comunitarie una revisione delle procedure di attuazione e dell'utilizzo dei fondi dedicati al progetto frutta nelle scuole, con l'obiettivo di privilegiare frutta proveniente da filiera corta e di provenienza locale, limitando quindi la quantità di rifiuti per eccesso di packaging, perseguire una migliore integrazione con le società che gestiscono la ristorazione scolastica e garantire sempre la qualità dei prodotti distribuiti. (5-04671)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BINETTI. —Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'allontanamento di un bambino dal suo nucleo familiare dovrebbe rappresentare nel nostro ordinamento sempre un fatto estremo, tanto più quando si tratta di un bambino malato, affetto da problemi che riguardano la sua salute fisica e mentale;
   l'interrogante fa riferimento al caso di un bambino di otto anni con seri problemi comportamentali a carattere compulsivo, che in molti momenti lo rendono ben poco controllabile e la cui origine appare ancora poco chiara; il bambino con le sue reazioni di carattere ossessivo-compulsivo crea un certo disagio a scuola e in casa, con i compagni e con i vicini di casa;
   per una serie di equivoci di cui sono parte integrante la somministrazione di un farmaco che ha avuto un effetto-paradosso e il mancato tempestivo monitoraggio del farmaco stesso, il bambino è stato sottratto brutalmente alla madre, accusata di essere una madre trascurante ed inadeguata; in realtà, la stessa pur avendo cercato di fare tutto il possibile per curarlo, non ha ottenuto i risultati sperati o per lo meno non li ha ottenuti nella misura necessaria ad ottenere una sufficiente integrazione del bambino nel contesto della classe e nell’habitat sociale in cui vive;
   i comportamenti a carattere esplosivo-compulsivo dei bambini sono un problema enorme in neuropsichiatria infantile, attualmente irrisolto, mentre meriterebbero una maggiore attenzione da parte dei pediatri, dei neuro-psichiatri, degli psicologi, degli assistenti sociali e dei giudici ma anche degli insegnanti e di quanti vengono a contatto con bambini che presentano problemi di questo tipo;
   nel caso in questione la madre, dopo ripetuti tentativi di consultazione medica, si è rivolta ad un neuropsichiatra, in servizio presso una struttura pubblica, il quale secondo quanto risulta all'interrogante avrebbe prescritto al bambino il risperidone, senza avvertire la madre dei possibili effetti collaterali del farmaco e senza dare alla madre un suo recapito, per essere consultato in caso di bisogno;
   il medico, specialista in neuropsichiatria infantile, avrebbe trascurato di avvisare la madre del fatto che gli psicofarmaci in genere, il risperidone in particolare, danno spesso nei bambini effetti paradossi. Così è stato. Sotto l'effetto del risperidone i sintomi già preesistenti nel bambino sono ulteriormente peggiorati e ne sono comparsi altri: allucinazioni, opistotono, enuresi; sul piano comportamentale il bambino è diventato meno gestibile e le tensioni ambientali si sono moltiplicate;
   quando la madre ha chiamato l'ospedale per far presente che il bambino stava malissimo, avrebbe scoperto che il medico che aveva prescritto il farmaco non era reperibile, mentre l'infermiera, senza alcuna competenza specifica, avrebbe suggerito di continuare la somministrazione del farmaco fino al ritorno del medico, cioè dopo il fine settimana;
   la madre a questo punto si è rivolta al suo pediatra di fiducia e per maggiore scrupolo ha voluto consultarne anche un altro: entrambi hanno suggerito di sospendere la somministrazione del farmaco; la condizione del bambino intanto è andata progressivamente peggiorando, sollevando critiche nei confronti della madre e reazioni negative nei confronti del bambino da parte dei diversi interlocutori ambientali, compresi i vicini di casa;
   nella catena perversa che ha portato all'allontanamento coatto del bambino dalla famiglia è risultato soltanto che la madre non aveva seguito la prescrizione iniziale del neuropsichiatra infantile; per cui tutte le colpe del caso sono ricadute su di lei che è apparsa inadeguata ed incapace di assicurare al figlio le cure necessarie;
   la madre ha un'ampia documentazione dell’iter della vicenda e quindi della sua stessa innocenza, ma per lei non è valsa la presunzione di innocenza e il bambino, che, ovviamente continua con le sue crisi compulsive, vive lontano da casa, in una comunità che dovrebbe essere a carattere familiare, ma che di fatto è una comunità di estranei. La madre può vederlo solo un paio di ore alla settimana, in compresenza con gli educatori e gli assistenti sociali sotto la loro stretta osservazione;
   molte madri, per la maggioranza inserite nella rete che fa riferimento ai disturbi dello spettro autistico hanno reagito a questa vicenda con indignazione e con profondo smarrimento, nel timore che un domani possano essere sottratti loro i figli, giudicandole incapaci di farsene carico; la rete si è velocemente riempita di segnali di allarme, che hanno contribuito ad innalzare il livello di ansia con cui convivono molto spesso queste famiglie. Le mamme dei bambini autistici hanno già lungamente sofferto di questa ottusa colpevolizzazione e si trovano oggi a convivere con la fatica e la complessità di trattamenti i cui risultati, anche quando ci sono, appaiono sempre troppo lenti per le loro aspettative –:
   in che modo il Ministro intenda, per quanto di competenza, farsi carico di bambini, che presentano seri problemi nella vita di relazione, che non rispondono alle classiche terapie di tipo comportamentale, ma neppure alle terapie farmacologiche come il risperidone, per evitare che sgradevolissimi equivoci conducano alcuni esperti ad allontanare il bambino dalla madre, creando una profonda spaccatura familiare, che non può che danneggiare ulteriormente lo sviluppo del bambino. (5-04673)


   SILVIA GIORDANO, MANTERO, GRILLO, LOREFICE, DI VITA, DALL'OSSO e BARONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) è organismo di diritto pubblico che opera sulla base degli indirizzi e della vigilanza del Ministero della salute e del Ministero dell'economia e delle finanze, in autonomia, trasparenza ed economicità, in raccordo con le regioni, l'Istituto superiore di sanità, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, le Associazioni dei pazienti, i medici e le società scientifiche, il mondo produttivo e distributivo;
   secondo l'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, gli incarichi dirigenziali di seconda fascia possono essere conferiti nei limiti dell'8 per cento dell'organico a soggetti esterni all'organizzazione;
   l'articolo 19, comma 1-bis del decreto legislativo n. 33 del 2001 stabilisce che l'amministrazione rende conoscibili, anche mediante pubblicazione di apposito avviso sul sito istituzionale, il numero e la tipologia dei posti di funzione che si rendono disponibili nella dotazione organica ed i criteri di scelta; acquisisce le disponibilità dei dirigenti interessati e le valuta;
   la scelta dunque ha natura comparativa e, secondo la giurisprudenza più recente, richiede una motivazione adeguata. Infatti, la Corte dei Conti, sezione giurisdizionale Veneto, con la sentenza n. 26, depositata in data 21 gennaio 2014, precisa che l'atto di affidamento «avrebbe dovuto precisare le effettive motivazioni del ricorso a risorse esterne, indicare l'alta ed eccezionale professionalità richiesta nel caso di specie, evidenziare i reali carichi di lavoro del personale interno con professionalità analoghe a quelle richieste e dare contezza della effettuata completa ricognizione delle professionalità esistenti all'interno dell'amministrazione e dei percorsi di formazione e riqualificazione sviluppati, verificando la possibilità o la convenienza di aggiornare il personale non utilizzato»;
   l'articolo 15, comma 2, del decreto legislativo n. 33 del 2013 prevede la pubblicazione degli estremi degli atti di conferimento di incarichi dirigenziali a soggetti estranei alla pubblica amministrazione, di collaborazione o di consulenza a soggetti esterni a qualsiasi titolo per i quali è previsto un compenso, completi di indicazione dei soggetti percettori, della ragione dell'incarico e dell'ammontare erogato. Sul sito dell'AIFA non sembrerebbero presenti le ragioni dell'incarico come previste dal citato decreto legislativo, né il numero né l'identità dei dirigenti esterni assunti ex articolo 19, comma 6 del decreto legislativo n. 165 del 2001;
   la durata dell'incarico deve essere correlata agli obiettivi prefissati e, comunque, non può essere inferiore a tre anni, né eccedere il termine di cinque anni;
   dalla documentazione presente sul sito dell'AIFA non è possibile evincere la durata dell'incarico dei dirigenti né tantomeno se il contratto è stato in precedenza oggetto di rinnovo. Ad esempio, il dottor Mario Bruzzone è direttore dell'ufficio prezzi dell'AIFA con determina n. 132 del 6 agosto 2010, quindi si supporrebbe dal 2010, ma dal resoconto della seduta presso la XII commissione del Senato del 18 gennaio 2005 risulta essere presente in qualità di direttore dell'ufficio prezzi dell'AIFA. Non è chiaro sull'incarico del dottor Buzzone duri da più di dieci anni o sia stato interrotto;
   la durata e il rinnovo degli incarichi sono elementi importanti, anche in virtù di quanto raccomandato dalla Corte dei conti, che stabilisce: «tale tipologia di incarichi rimane esposta ai fattori di anomalia, collegati alla invalsa prassi di operare ripetuti rinnovi del primo contratto o ulteriori attribuzioni agli stessi soggetti, contraddicendo le precipue finalità del rapporto a tempo determinato (volto a superare oggettive necessità transitorie non assolvibili con le professionalità interne) e del concorso pubblico» (determinazione n. 101/2013);
   la Corte dei Conti, nella delibera 12/2010/G riguardante l'indagine sulla gestione degli incarichi dirigenziali di seconda fascia ai sensi dell'articolo 19, comma 5-bis e 6 del decreto legislativo n. 165 del 2001, raccomanda «di utilizzare l'eccezionale forma di provvista per le finalità preordinate dall'ordinamento e, quindi, esclusivamente per la necessità di (...) attivare le procedure concorsuali e, comunque, ogni iniziativa preordinata dall'ordinamento a reclutare i dirigenti di ruolo necessari, scongiurando il ricorso all'istituto de quo per finalità non proprie, in particolare per sopperire alle scoperture di organico». Gli interroganti non comprendono le ragioni per cui L'AIFA abbia fatto ricorso alla proroga di contratti con soggetti esterni, nonostante l'espletamento di consistenti procedure concorsuali tenutesi nel 2010 e nel 2012;
   l'articolo 1, comma 7, del decreto-legge n. 192 «milleproroghe» prevede la proroga al 31 dicembre 2015 dei contratti a tempo determinato stipulati dall'Agenzia italiana del farmaco per l'attribuzione di funzioni dirigenziali anche in deroga a quanto previsto dall'articolo 19, comma 6 del decreto legislativo n. 165 del 2001, che stabilisce che gli incarichi dirigenziali di seconda fascia possono essere conferiti da ciascuna amministrazione entro il limite dell'8 percento della dotazione organica;
   non si comprende quali siano le ragioni per cui l'AIFA non, debba adeguarsi come gli altri organismi di diritto pubblico alla spending review (decreto-legge n. 95 del 2012), che annovera tra gli obiettivi quello di eliminare in modo graduale gli incarichi dirigenziali a tempo determinato –:
   se il Ministro abbia verificato il rispetto dei requisiti previsti dall'articolo 19, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 33 del 2001, in particolare se l'Agenzia abbia avviato le procedure di comparazione necessarie per verificare l'insussistenza di personale interno presente nell'organizzazione, in grado di ricoprire i ruoli per i quali siano stati assunti dirigenti esterni;
   se il Ministro abbia verificato, o se non intenda verificare, che i curricula dei dirigenti esterni siano adeguati alle posizioni di vertice ricoperte e che tali professionalità, oltre ad essere altamente qualificate, siano effettivamente indispensabili al raggiungimento di obiettivi non diversamente perseguibili;
   come l'impossibilità di evincere dal sito dell'AIFA l'identità e il numero dei dirigenti esterni, nonché il primo conferimento dell'incarico, si concili con la legge sulla trasparenza decreto legislativo n. 33 del 2013;
   se le procedure di assunzione ex articolo 19, comma 6, decreto legislativo n. 165 del 2001 siano state svolte in modo trasparente adottando una disciplina puntuale ed esaustiva dei criteri di conferimento e supportando i relativi provvedimenti con adeguata motivazione ed analitica indicazione dell’iter preordinato all'adozione;
   quali siano le ragioni per cui l'AIFA sia ricorsa alla proroga di contratti con soggetti esterni nonostante l'espletamento di consistenti procedure concorsuali tenutesi nel 2010 e nel 2012. (5-04682)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MELILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   risulta all'interrogante che in Abruzzo, località Castel di Sangro e dintorni, dopo il pensionamento nel mese di dicembre 2013, del vecchio pediatra a tutt'oggi ancora non sia stato nominato il suo successore. Per cui decine di famiglie sono in attesa dell'assegnazione del medico per i propri figli e questo nel periodo dell'anno più soggetto alle malattie di vario genere, specifiche soprattutto nei bambini;
   risulta, inoltre, che l'ospedale locale sia sprovvisto del reparto di pediatria. Questo espone la popolazione infantile del luogo ad un grande rischio di impossibile pronto intervento;
   situazione ulteriormente aggravata dalla scarsità di mezzi in dotazione, per cui il servizio di emergenza che va da località Pescasseroli a Pescocostanzo, spesso viene supportato dalle auto proprie dei dipendenti che si spostano da un luogo all'altro del comprensorio, in quanto anche una Fiat Panda di proprietà della ASL è in riparazione;
   i cittadini in sintonia con le associazioni del luogo, «Cittadinanza attiva» e il «Tribunale dei diritti del malato», hanno lanciato una petizione con raccolta di firme con richiesta di interventi urgenti in ambito sanitario –:
   se s'intenda verificare se vi sia una compromissione dei livelli essenziali di assistenza nel territorio di Castel di Sangro. (4-07833)


   MARCON e NICCHI. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   le nuove raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulla assunzione di zucchero per adulti e bambini, contenute in un documento licenziato dall'Oms ma non ancora pubblicato (Guideline: Sugars intake for Adults and Children), prevedono la limitazione dell'assunzione di zuccheri semplici (quali quelli tipici delle merendine) al 10 per cento del fabbisogno calorico giornaliero, con l'esortazione a ridurre ulteriormente questa soglia a meno del 5 per cento;
   in un articolo de Il Manifesto del 4 febbraio 2015, a firma di Nicoletta Dentico (dell'Osservatorio italiano sulla salute globale), si fa un resoconto piuttosto dettagliato dell'iniziativa diplomatica intrapresa in assoluta solitudine dall'Italia contro le nuove raccomandazioni dell'Oms;
   l'articolo ricorda come al Consiglio esecutivo dell'Oms appena concluso a Ginevra, il nostro Paese, «appellandosi alla regola sui procedimenti d'urgenza, si è lanciato nella richiesta di inserire un nuovo punto all'ordine del giorno per rivedere le modalità con cui l'Oms mette a punto le linee guida volte ad orientare le politiche sanitarie dei governi su specifici temi». L'iniziativa solitaria dell'Italia ha colto di sorpresa gli Stati membri, nel metodo e nel merito. L'Italia non è membro dell'organo di governo dell'Oms. Il nostro Paese chiede la revisione delle procedure in materia di linee guida, ma l'interesse vero è diretto alle suddette nuove raccomandazioni relativamente all'assunzione di zucchero per adulti e bambini;
   per mesi il nostro Paese – come sottolinea l'articolo – approfittando della presidenza dell'Unione europea, ha ostinatamente opposto resistenza al discorso sulle «healthy diets», le diete salutari, nel corso del negoziato intergovernativo per la Seconda conferenza internazionale sulla nutrizione (ICN2);
   il Ministro della salute Beatrice Lorenzin, parlando alla ICN2 a Roma il 19 novembre 2014, dichiarava in margine alle nuove raccomandazioni della OMS sullo zucchero: «No a diktat senza base scientifica. È un'aggressione alle nostre tradizioni dolciarie [...] Dobbiamo fare esattamente l'opposto, cioè proporre il modello della dieta mediterranea, educare famiglie e bambini in età scolare a mangiare bene e anche a fare una giusta attività fisica. Ma non è facendo questo tipo di divieti che noi costruiamo la cultura dell'alimentazione»;
   nel medesimo articolo, oltre ad esplicare la solidità scientifica su cui poggiano le raccomandazioni dell'Oms, si evidenzia il rischio di un'influenza delle grandi aziende alimentari nelle decisioni del nostro Paese. Recita il testo dell'articolo: «Chi sono queste aziende ? La delegazione italiana accreditata all'Oms contiene qualche risposta. Delle due figure apparse per la prima volta sotto la generica denominazione di “esperti della salute del ministero Affari esteri”, Luca del Balzo risulta “senior advisor della Ferrero” in diversi link rintracciabili fino a qualche giorno fa sul web». Con questa denominazione Del Balzo ha partecipato a diversi incontri pubblici in Italia e all'estero nel corso del 2014;
   secondo il recente rapporto dell'Osservatorio del dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'università Milano Bicocca, un bambino su 4 in Italia è sovrappeso, e uno su 10 obeso. La prevalenza di sovrappeso in età pediatrica in Italia supera la media europea, con un tasso di crescita annua dello 0,5-1 per cento, pari a quella degli Stati Uniti –:
   quali siano le motivazioni scientifiche poste alla base della contrarietà del nostro Paese alle raccomandazioni dell'OMS sul dimezzamento dell'assunzione pro capite degli zuccheri negli alimenti;
   se risponda al vero che tra, la delegazione italiana accreditata all'Oms, risultava, tra gli esperti della salute del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il senior advisor della Ferrero. (4-07841)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CRIPPA, CHIMIENTI, DELLA VALLE e CASTELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   lo stabilimento delle officine Moncenisio, insediatosi a partire dal 1906 (come «Società Anonima Bauchiero») presso il comune di Condove (TO), entra a far parte del gruppo Lucchini nel gennaio del 1993;
   lo stabilimento di Condove occupa attualmente 94 lavoratori e svolge attività di verticalizzazione di barre e vergelle con lavorazioni a freddo, lavorazione che, da quanto si legge dal sito istituzionale del gruppo Lucchini, «costituisce una concreta risposta alle crescenti esigenze della clientela in termini di evoluzione tecnologico-qualitativa e di contenimento dei costi»;
   il 21 dicembre 2012 il Ministero dello sviluppo economico ha ufficializzato l'apertura della procedura di amministrazione straordinaria per la Lucchini spa, ai sensi del decreto-legge n. 347 del 23 dicembre 2003, convertita in legge n. 39 del 18 febbraio 2004, nominando commissario straordinario il dottor Piero Nardi;
   lunedì 14 luglio 2014 sono state presentate ufficialmente le offerte vincolanti;
   la società indiana Jindal South Westha ha dimostrato interesse a rilevare soltanto gli impianti di Lecco e Piombino;
   per lo stabilimento Vertek di Condove al momento non è stata ancora fissata una data per la presentazione delle offerte, pertanto dei quattro stabilimenti siderurgici del gruppo Lucchini Condove è al momento quello su cui incombe la situazione di maggiore incertezza;
   il piano industriale elaborato dal commissario straordinario Piero Nardi delineava per lo stabilimento condovese il passaggio da 94 a soli 25 lavoratori, con pesanti ripercussioni su un territorio già duramente colpito dalla grave crisi economica ed occupazionale di questi anni;
   come si apprende dal Comunicato stampa del 22 gennaio 2015 della Consigliera M5S della regione Piemonte Francesca Frediani, dal deputato M5S Davide Crippa e dal senatore M5S Marco Scibona «[...] la situazione alla Vertek di Condove (TO) è ormai al collasso. Il materiale di lavoro è ormai quasi terminato non arriverà più nulla dalle sedi di Piombino e Brescia [...]» –:
   se e quali urgenti iniziative intendano attivare i Ministri interrogati al fine di valutare tutte le soluzioni percorribili per la salvaguardia dei livelli occupazionali dello stabilimento di Condove, con il coinvolgimento degli enti locali e delle regioni in cui l'azienda era presente;
   se i Ministri interrogati abbiano preso in considerazione la possibilità di proporre agli offerenti un piano di riconversione dello stabilimento in oggetto che potrebbe permettere il mantenimento e il ricollocamento dei posti di lavoro al momento a rischio. (5-04670)


   BATTAGLIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in data 24 giugno 2014 è stato pubblicato da parte del Ministero dello sviluppo economico – direzione generale per il mercato elettrico, le rinnovabili e l'efficienza energetica, il nucleare, quale Autorità di gestione del programma operativo interregionale «Energie rinnovabili e risparmio energetico FESR 2007-2013» l'Avviso «Comuni per la Sostenibilità e l'Efficienza energetica» relativo alla concessione di contributi a fondo perduto per la realizzazione di interventi di efficientamento energetico e/o produzione di energia da fonti rinnovabili a servizio di edifici di amministrazioni comunali delle regioni Convergenza, attraverso l'acquisto e l'approvvigionamento dei relativi beni e servizi con le procedure telematiche del mercato elettronico della pubblica amministrazione (MePA);
   la procedura di assegnazione dei contributi avveniva mediante bando a sportello, fino all'esaurimento delle somme previste dall'avviso;
   le amministrazioni comunali, per poter fare l'istanza di ammissione al contributo, dovevano espletare una RDO attraverso il MePA (mercato elettronico della pubblica amministrazione), secondo le procedure previste nello stesso avviso;
   all'articolo 5 dell'avviso, al punto n. 4 della tabella procedura, è prevista l'aggiudicazione provvisoria, che testualmente riporta: «Nel relativo provvedimento sarà tra l'altro precisato, conformemente alle relative condizioni particolari di fornitura, che l'aggiudicazione diverrà "definitiva" ed efficace subordinatamente all'esito positivo delle verifiche ex articolo 38 del decreto legislativo n. 163 del 2006 ed alla concessione del contributo a valere sul POI»;
   secondo la suddetta indicazione le amministrazioni comunali hanno proceduto a inoltrare istanza di ammissione agli incentivi a seguito dell'aggiudicazione provvisoria della RDO ed a seguito dell'acquisizione dei requisiti previsti per l'impresa aggiudicataria, di cui all’ex articolo 38 del decreto legislativo 163 del 2006 mediante autocertificazione per poi essere verificati prima dell'aggiudicazione definitiva come tra l'altro avviene in tutte le procedure di gara;
   imprese iscritte al mercato elettronico della pubblica amministrazione ogni 6 mesi sono sottoposte a verifica dei requisiti;
   le amministrazioni comunali, seguendo questo iter, hanno provveduto alla consegna dei lavori ed in diversi casi i lavori sono già stati eseguiti;
   starebbe emergendo l'orientamento, da parte degli uffici preposti alla verifica della regolarità delle procedure ed alla erogazione degli incentivi, di revocare gli incentivi erogati a tutte quelle amministrazioni comunali che non abbiano verificato i requisiti di cui all'articolo 38 del decreto legislativo n. 163 del 2006 prima della richiesta di ammissione al contributo e non dopo l'aggiudicazione provvisoria, procedura attuata da tutti i comuni risultati ammessi in graduatoria;
   si verrebbe così a determinare un gravissimo problema per i comuni e per le imprese che hanno seguito o stanno eseguendo i lavori ai sensi dell'avviso citato in premessa in quanto, da una parte nascerebbe un contenzioso tra le amministrazioni comunali e il Ministero, dall'altra tra comuni e imprese per l'impossibilità per i comuni di onorare il debito con evidenti ripercussioni negative sulle imprese in un contesto difficile dal punto di vista economico –:
   se questo orientamento sia confermato se non ritenga altresì urgente e improcrastinabile un immediato intervento al fine di sanare questo problema che rischia di determinare pesantissime conseguenze ad amministrazioni pubbliche ed imprese soprattutto nei piccoli centri del Mezzogiorno. (5-04675)


   CAPARINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il processo di razionalizzazione avviato negli ultimi anni dalla società Poste italiane spa ha portato alla chiusura di molti uffici e al ridimensionamento degli orari di apertura degli sportelli, causando notevoli difficoltà nella gestione operativa degli uffici e generando una diminuzione della qualità del servizio fornito alla clientela, argomenti oggetto di atti di sindacato ispettivo a firma dell'interrogante, anche nella passata legislatura;
   Poste italiane sta continuando su questa linea e nel piano di riorganizzazione nazionale si prevede per la Lombardia la riorganizzazione di circa 180 uffici postali dei quali circa 121 soggetti a ridimensionamento e altri 61 a rischio chiusura. Per la provincia di Brescia pare sia prevista la chiusura di circa 10 uffici e l'apertura a giorni alterni per altri 8 – si parla di tre giorni a settimana a fronte delle attuali aperture quotidiane – per un totale di 18 uffici;
   la lista degli uffici postali da chiudere o ridimensionare non è ancora stata ufficialmente diffusa da Poste italiane ma da indiscrezioni di stampa risulta che sedici sportelli postali in provincia di Brescia chiuderanno o saranno aperti solo tre giorni la settimana. In provincia di Brescia chiudono le sedi di Botticino Mattina, Castelletto di Leno, Mazzano, Provezze di Provaglio d'Iseo, Brozzo di Marcheno, Cogno di Piancogno, Cogozzo di Villa Carcina e Magno di Gardone Valtrompia e i cui cittadini dovranno rivolgersi ad altri sportelli di frazioni o comuni vicini. A giorni alterni, invece, saranno aperti quelli di San Martino della Battaglia a Desenzano, San Pancrazio a Palazzolo, Incudine in Valcamonica, ma anche Maderno, Ono San Pietro, Ponte Caffaro a Bagolino, Prestine e Valvestino descritte da Poste italiane come sedi «inefficienti, antieconomiche e che non svolgono un numero sufficiente di operazioni da giustificarne costi di personale e di sede»;
   i servizi postali, in particolare per le famiglie e le imprese, sono fondamentali nello svolgimento di moltissime attività quotidiane, come il pagamento delle utenze, il ritiro del denaro contante da parte dei titolari di conto corrente postale e l'invio di comunicazioni soggette al rispetto perentorio di scadenze, soprattutto quelle di carattere legale;
   con la soppressione di ufficio o del suo ridimensionamento i primi a pagarne le conseguenze saranno gli utenti, soprattutto le categorie più deboli, già disagiati per le criticità che presentano i territori montani nei quali vivono;
   il 4 febbraio 2015 al sindaco del comune di Ono San Pietro (provincia di Brescia) è stata notificata da parte di Poste italiane una comunicazione ai sensi della delibera dell'AGCOM n. 342/14/CONS del 26 giugno 2014 per cui a partire dal 13 aprile 2015 sarà modificato l'orario di apertura al pubblico dell'ufficio postale con l'apertura a giorni alterni anziché giornaliera come previsto attualmente;
   la giustificazione di Poste italiane è nella necessità di adeguare l'offerta all'effettiva domanda dei servizi postali nel territorio di Ono San Pietro;
   è evidente che ci sia una reale quanto imprescindibile necessità di orientare la gestione dei servizi alla sostenibilità economica ma scapito del mantenimento di alcuni presidi, soprattutto in zone periferiche come quelle montane che anche a causa di questi processi di razionalizzazione saranno così sempre più soggette all'abbandono ancor più considerato che in base alla delibera dell'AGCOM menzionata nella lettera di Poste italiane, le zone rurali e montane sono meritevoli di specifica considerazione nell'ambito del servizio postale universale. Al fine di garantire un livello di servizio adeguato in tali aree, Poste italiane deve tener conto delle particolari esigenze da garantire ai comuni che si caratterizzano per la natura prevalentemente montana del territorio e per la scarsa densità abitativa;
   l'articolo 2 della delibera AGCOM n. 342/14/CONS intende per «Comune montano» i comuni contrassegnati come totalmente montani nel più recente elenco dei Comuni italiani pubblicato dall'ISTAT. Il comune di Ono San Pietro conta 988 abitanti ed è situato ad una altitudine di 516 metri sul livello del mare ed è qualificato dall'ultimo aggiornamento ISTAT proprio come comune totalmente montano –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per garantire che il servizio postale universale in un comune denominato dall'Istat come totalmente montano come Ono San Pietro si conformi ai princìpi di appropriatezza e qualità;
   quali azioni, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di scongiurare la possibile chiusura di uffici postali e/o il ridimensionamento di orario per garantire l'erogazione, in particolar modo in un momento così difficile per l'economia e soprattutto in zone che sono già disagiate a causa della loro posizione territoriale, di un servizio efficiente ai cittadini ed alle attività produttive che operano nella provincia di Brescia. (5-04676)


   ALBINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   Poste italiane spa è una società per azioni il cui capitale è posseduto al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze;
   Poste Italiane spa ha reso noto nel dicembre 2014 il proprio piano industriale che prevede la chiusura di 450 uffici postali e riduzioni di orari e giorni di apertura per altri 600 uffici postali sull'intero territorio nazionale;
   in provincia di Firenze sono previste le chiusure degli uffici postali di POMINO – CONTEA – S.DONATO IN POGGIO – ROMOLA – S.MARTINO ALLA PALMAMA – MARCIALLA e la riduzione di orario di apertura negli uffici postali di S.GODENZO – VICO D'ELSA – PIANCALDOLI-LUTIRANO – LUCOLENA; nel comune di Firenze è prevista la chiusura dell'ufficio postale 36 di SETTIGNANO;
   Poste italiane spa è una azienda pubblica con un bilancio che nel 2013 faceva registrare utili poco superiori ad 1 miliardo di euro;
   Poste italiane spa ha reso noto ne piano industriale l'intenzione di quotarsi in borsa e di procedere alla vendita del 40 per cento del proprio capitale nel corso dell'anno 2015;
   la chiusura e la diminuzione degli orari di tutti questi uffici comporteranno notevole disagio per i cittadini residenti, in modo particolare per la popolazione anziana, disabile, con problemi motori e priva di automezzi;
   per quanto riguarda l'ufficio postale 36 di Settignano si tratta della chiusura dell'ultimo servizio pubblico in una zona del comune di Firenze totalmente priva anche di sportelli bancari particolarmente indispensabile soprattutto per la popolazione residente in larga misura anziana;
   verrà a mancare uno dei pochi servizi pubblici presenti sul territorio, mancanza che non sarà risolta con l'implementazione di servizi digitali via internet, tenuto conto dalle note carenze del nostro Paese nello sviluppo delle infrastrutture internet e della banda larga in tutto il territorio nazionale, condizione fondamentale per l'accesso ai servizi digitali;
   allo stato attuale non risulta che Poste Italiane spa abbia effettuato alcun confronto con gli enti locali delle località interessate dalle chiusure di uffici postali –:
   se tale piano industriale sia stato condiviso dal Governo e se abbia una correlazione diretta con quanto disposto nella legge di stabilità 2015;
   se il Governo abbia intenzione di aprire un confronto con Poste Italiane spa per indurre l'azienda erogatrice del «servizio universale» a cessare quella che all'interrogante appare una politica di gestione unilaterale degli uffici postali, erogatori di servizi pubblici, senza il coinvolgimento degli enti locali;
   quali interventi il Governo ritenga di adottare al fine di limitare i disagi ai cittadini ed evitare l'ulteriore impoverimento di servizi in territori che già ne risentono la carenza;
   se il Governo intenda intervenire per verificare che queste scelte non siano fatte in funzione della prevista quotazione azionaria di Poste Italiane. (5-04681)

Interrogazione a risposta scritta:


   PETRAROLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   con l'articolo 51 della legge n. 99 del 2009 e i relativi decreti ministeriali attuativi del 15 ottobre 2010 e del 17 gennaio 2013, si è resa obbligatoria, dapprima per gli impianti della rete autostradale e, a decorrere dal 16 settembre 2013 per tutti gli impianti di distribuzione di carburante dell'intera rete stradale, la comunicazione al Ministero dello sviluppo economico da parte del gestore, dei prezzi praticati per tutte le tipologie di carburanti (benzina, gasolio, gpl e metano) e per tutte le forme di vendita (con priorità per la modalità self service, se attiva durante l'intero orario di apertura);
   questa attività di monitoraggio svolta dal Ministero dello sviluppo economico consente di trovare i distributori di carburanti più comodi e convenienti per il rifornimento attraverso una rete internet e con l'aiuto di un pc o di un qualsiasi smartphone utilizzando l'applicazione gratuita del Ministero dello sviluppo economico. Questa innovazione garantisce all'automobilista ovunque si trovi (autostrade – strade statali – altre strade) di scegliere in modo più consapevole il punto vendita dove far rifornimento, oltre alla possibilità di incentivare la concorrenza tra i gestori;
   purtroppo molti automobilisti non sono a conoscenza di questi nuovi servizi a causa di una scarsa informazione e nessuna campagna pubblicitaria svolta dal Ministero dello sviluppo economico che, se opportunamente valorizzata, inserendo anche gli sconti previsti dalla carta carburante, sarebbe d'aiuto al consumatore in un'ottica di un ulteriore risparmio –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali azioni intenda adottare, di concerto con la regione Lombardia, per garantire una maggiore informazione sul prezzo dei carburanti e i relativi sconti;
   se intenda il Ministro interrogato valorizzare il servizio «Osservaprezzi Carburanti», inserendo gli sconti benzina, avviando un'adeguata campagna informativa sul servizio. (4-07836)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Coccia e altri n. 7-00586, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 febbraio 2015, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Preziosi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Sibilia e altri n. 4-07376, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Crippa.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Zampa e altri n. 5-04529, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2015, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pollastrini.

  L'interrogazione a risposta scritta Luigi Di Maio e Frusone n. 4-07816, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 febbraio 2015, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Massimiliano Bernini, Lombardi, Nesci.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta scritta Pili n. 4-07797 del 5 febbraio 2015 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04679;
   interrogazione a risposta in scritta Pili n. 4-07809 del 5 febbraio 2015 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04680.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Simonetti n. 4-07731 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 372 del 5 febbraio 2015.
  Alla pagina 21264, prima colonna, dalla riga ventisettesima alla riga ventinovesima, deve leggersi: «spa arrechino disagi agli abitanti dei comuni piemontesi e al fine di garantire l'effettiva erogazione di un servizio» e non «spa arrechino disagi agli abitanti del comune di Varallo Sesia e al fine di garantire l'effettiva erogazione di un servizio», come stampato.