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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 10 novembre 2014

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    le telecomunicazioni sono un tema di grande attualità e costituiscono un settore strategico per lo sviluppo economico del nostro Paese, provvedendo a dare un contributo sia diretto, (tramite investimenti ed occupazione), che indiretto (promuovendo una società più moderna), stimolando l'innovazione, aumentando la produttività delle imprese e della pubblica amministrazione e contribuendo, altresì, alla sostenibilità ambientale;
    il settore delle telecomunicazioni rappresenta, pertanto, per il nostro Paese, un importante obiettivo di sviluppo che può realizzarsi attraverso il superamento degli ostacoli e dei ritardi strutturali che attualmente caratterizzano la diffusione delle nuove reti di comunicazioni. Queste ultime, infatti, costituiscono un asset strategico per la sicurezza, la crescita e la competitività dell'intero sistema Paese;
    disporre, pertanto, di infrastrutture di telecomunicazione moderne di nuova generazione a banda ultralarga, mobili e fisse, diventa essenziale per l'Italia e merita di essere al centro della politica industriale del Governo;
    gli investimenti in questo settore, infatti, hanno rappresentato negli ultimi venti anni il più importante fattore di crescita, determinando fino allo 0,6 per cento dell'aumento del prodotto interno lordo dei Paesi più avanzati;
    il mercato delle telecomunicazioni è stato caratterizzato da una progressiva apertura alla concorrenza rispetto al quadro normativo di riferimento che è di derivazione comunitaria, da un lato, e discende dall'attività di regolazione dell'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, dall'altro. Gli assetti del mercato sono mutati profondamente: infatti, all'operatore storico in posizione di monopolio si è affiancata una pluralità di attori operanti soprattutto nell'ambito della telefonia mobile e si è assistito all'affermazione di nuovi servizi a banda larga per la rete fissa e per le reti mobili della nuova generazione, senza che ciò intaccasse la posizione dominante dell’ operatore ex monopolista nel comparto delle comunicazioni fisse;
    nella telefonia mobile, la realizzazione delle infrastrutture di nuova generazione è nella sostanza garantita dalla competizione presente tra i quattro operatori infrastrutturati (Vodafone, Telecom, Wind e 3). Le nuove infrastrutture consentiranno anche al Paese di chiudere il digital divide, portando la banda larga ovunque sul territorio con tecnologia senza fili. Gli investimenti privati possono essere agevolati attraverso interventi di incentivo e di semplificazione amministrativa e normativa;
    nella telefonia fissa, la realizzazione di un'infrastruttura di nuova generazione in fibra, necessaria nelle principali città e nei distretti industriali, rappresenta una sfida più complessa perché la rete di accesso è un monopolio naturale, ancora di più in Italia dove manca anche la competizione dell'infrastruttura via cavo televisivo. All'operatore privato proprietario dell'attuale rete di accesso in rame (Telecom Italia) manca, dunque, lo stimolo competitivo e l'interesse economico a realizzare gli investimenti di modernizzazione della fibra nei tempi e nelle modalità che invece servirebbero al Paese per il suo sviluppo complessivo;
    è evidente il forte squilibrio concorrenziale nel mercato della rete fissa, certificato anche da una recente sanzione comminata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato all'operatore Telecom Italia, per oltre 103 milioni di euro per comportamenti anticoncorrenziali;
    il mercato della rete fissa in Italia si trova in una situazione anomala, trattandosi sostanzialmente di un monopolio infrastrutturale in cui manca una rete alternativa che ha fortemente limitato lo sviluppo della stessa rete fissa in Italia. Il 99 per cento delle linee di accesso a tale rete è tuttora controllato da Telecom Italia, contro il 77 per cento della media dei Paesi dell'Unione europea. Telecom Italia è monopolista nella generazione di cassa dell'industria della rete fissa (con una quota del 100 per cento) negli ultimi cinque anni ed è l’incumbent con la quota di mercato della rete fissa più alta in Europa;
    alcuni organi di informazione hanno riportato la notizia secondo la quale si potrebbe verificare un'eventuale acquisizione di Metroweb spa da parte di Telecom Italia: questa ipotesi rappresenterebbe una limitazione della concorrenza e un potenziale ostacolo allo sviluppo delle reti di accesso di ultima generazione (Ngan) in Italia, perché si verrebbero a creare un nuovo monopolio infrastrutturale sulla fibra e la possibile preclusione all'accesso Ngan per gli operatori alternativi (olo) con forti impatti sulle dinamiche competitive;
    alcuni degli operatori privati di telecomunicazioni fisse stanno accelerando gli investimenti necessari per la realizzazione di una moderna rete in fibra, ma, come divulgato da un recente studio dell'ex commissario per l'Agenda digitale, tali investimenti non saranno sufficienti per raggiungere gli obiettivi della Digital agenda 2020 ed il Paese si troverebbe presto in una situazione di profondo divario tra uno scarso 50 per cento della popolazione che godrebbe di perfomance di rete in linea con tali obiettivi e la rimanente popolazione;
    la realizzazione di una nuova infrastruttura di rete di accesso in fibra ottica costituirebbe, quindi, direttamente un volano di sviluppo del settore delle telecomunicazioni e del settore delle costruzioni con molte imprese locali che si occuperebbero della realizzazione degli scavi e delle infrastrutture civili, con benefici economici e occupazionali immediati su tutto il territorio;
    lo sviluppo di un progetto di tale portata può avvenire solo con un'iniziativa di cooperazione e coinvestimento finalizzata alla realizzazione e alla gestione della nuova infrastruttura in fibra, poi affittata in modo neutrale agli operatori che realizzeranno i servizi per famiglie e imprese in concorrenza tra loro. In tale società potranno essere coinvolti investitori finanziari specializzati, a partire, ad esempio, dalla Cassa depositi e prestiti, a condizioni di ritorno economico di mercato simili a quelle delle altre grandi infrastrutture. Tale approccio rappresenta il miglior bilanciamento per promuovere, al contempo, investimenti su infrastrutture e sviluppo della concorrenza a beneficio del Paese;
    l'iniziativa potrebbe essere concretamente realizzata partendo da Metroweb SpA che ha il potenziale per diventare la piattaforma dalla quale sviluppare un'infrastruttura in fibra necessaria allo sviluppo del Paese (moderna, aperta alla concorrenza e neutrale rispetto agli operatori di telecomunicazioni), che assicuri la concorrenza e massimizzi l'adozione del servizio, con pari partecipazione degli operatori, al fine di aggregare la domanda di banda ultralarga rendendo l'investimento Ngan sostenibile;
    la creazione di una società della rete e controllo pubblico e governance indipendente costituirebbe la soluzione più efficiente ed efficace dal punto di vista di sistema per lo sviluppo Ngan, anche alla luce degli obiettivi dell'Agenda digitale europea,

impegna il Governo

a sostenere il progetto di costituzione di una nuova infrastruttura in fibra attraverso una società in cui potranno essere coinvolti investitori finanziari specializzati, a partire, ad esempio, dalla Cassa depositi e prestiti.
(1-00657) «Dorina Bianchi, Garofalo, Minardo, Calabrò, Pagano, Piso, Sammarco, Scopelliti».


   La Camera,
   premesso che:
    in questi anni, uno dei settori che ha generato più valore nelle economie avanzate è l'economia di Internet. Per la prima volta nella storia economica mondiale la prima azienda per capitalizzazione è un'azienda che ha come principale fattore di produzione la conoscenza. I campi d'azione sono molteplici: dai sistemi di pagamento ai servizi postali, dall'educazione ai lavori pubblici, dalla sanità al fisco;
    sviluppare appieno le potenzialità di Internet e delle nuove tecnologie vuol dire creare centinaia di migliaia di posti di lavoro ad alto valore aggiunto e, al contempo, consentire allo straordinario patrimonio rappresentato dalle piccole e medie imprese italiane di essere più competitive e generare nuova ricchezza;
    l'obiettivo non può essere solo quello basilare di garantire a tutti i cittadini l'accesso alla rete, ma anche e soprattutto di porre «realmente» gli individui nelle condizioni di sfruttare appieno il potenziale espressivo, formativo, creativo e lavorativo fornito dalle nuove tecnologie. Solo così il nostro Paese può recuperare il ruolo storico come esempio di imprenditorialità e leadership nella produzione di ricerca, sapere e innovazione e solo così è pensabile generare un tessuto economico e sociale capace di valorizzare il talento, il merito e la competenza con maggiore equità nelle opportunità e nei diritti;
    l'affermarsi della digital and network economic rende improcrastinabili le trasformazioni radicali dei modelli di sviluppo dove cultura, conoscenza e spirito innovativo sono i volani che proiettano nel futuro: a livello globale la «internet economy» supera i 10.000 miliardi di dollari (presentazione National strategy for trusted identities in cyberspace – Nstic);
    in Italia, le conseguenze di un mancato serio intervento in questo settore si riflettono, sia per i cittadini che per le aziende, sugli indici di digitalizzazione che si attestano su posizioni di retrovia: i dati di alfabetizzazione informatica, di copertura di rete fissa e di sviluppo dei servizi on-line, sia sotto il profilo di utilizzo da parte dei consumatori che delle imprese, sono nettamente al di sotto della media europea. Non a caso il peso di Internet nel prodotto interno lordo italiano è ancora al 2,5 per cento contro, ad esempio, il 7 per cento dell'economia inglese. Questo dato da solo spiega forse meglio di tutti il differenziale di crescita fra l'economia italiana e le economie occidentali che mantengono una prospettiva di sviluppo;
    i principali Paesi europei si sono da tempo dotati di piani strategici di sviluppo delle reti di accesso di nuova generazione (Ngan) in linea con gli obiettivi dell'Agenda digitale europea che anche la Commissione europea considera elemento base della sostenibilità socioeconomica. Tali piani mirano a creare condizioni favorevoli allo sviluppo degli investimenti privati, favorendo la collaborazione tra i vari operatori e tra questi e le amministrazioni pubbliche;
    il Governo britannico ha sviluppato il «Digital Britain» per un settore che già oggi vale il 7,2 per cento del prodotto interno lordo, più della quota riservata alla spesa sanitaria;
    il Governo tedesco ha un redatto il progetto «Digital Deutschland 2015», nel quale, tra le altre cose, si stima che la banda ultra larga genererà 1 milione di nuovi posti di lavoro in Europa;
    il Governo francese ha assegnato allo sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ict) 4,5 miliardi di euro, 500 milioni di euro in più di quanto raccomandato dal rapporto strategico «Investir pour l'avenir»;
    il Governo spagnolo si è dato come obiettivo di investire in innovazione il 4 per cento del prodotto interno lordo entro il 2015 ed arrivare a 150 brevetti annui per milione di abitanti;
    nel nostro Paese l'attuale penetrazione della banda larga si attesta al 17 per cento contro il 23 per cento della media europea e l'assenza di un obbligo di fornitura del servizio universale da parte delle compagnie di telecomunicazione ha creato un ulteriore discrimine tra i cittadini e le imprese che hanno accesso alla banda larga di prima generazione e coloro che ne sono esclusi;
    i finanziamenti pubblici devono essere destinati, nell'ambito delle aree sottoutilizzate, ai bacini territoriali caratterizzati da importanti insediamenti demografici ed industriali, come le aree nelle quali si collocano i distretti industriali, in quanto maggiormente sollecitati nell'agone competitivo globale. In tali aree, l'assenza di un'adeguata capacità di banda costituisce un grave svantaggio competitivo che potrebbe essere colmato sviluppando una domanda di servizi innovativi che poggiano le basi sulle reti di nuova generazione a banda «ultra larga», anche per contrastare l'erosione della propria competitività attraverso innovazioni di processo;
    su un universo di circa un milione di piccole e medie imprese, circa 300 mila sono dislocate in aree che necessitano di banda ultra larga e di queste 100 mila si trovano in aree con la più elevata priorità, in quanto corrispondenti a zone ad alta densità di aziende. Sviluppare moderne infrastrutture di nuova generazione, con un'alta capacità di trasmissione nelle sopradette aree, consentirebbe l'interconnessione di tutte le 100 mila aziende in aree con una maggiore priorità mediante un'infrastruttura di rete di nuova generazione a banda ultra larga;
    i distretti sono dislocati su tutto il territorio nazionale e concentrati principalmente nei centri e nelle province di media e piccola dimensione e nelle aree poste in prossimità dei grandi centri urbani. In particolare, le aree sono Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Campania, Puglia e Sicilia;
    l'attuale situazione del mercato italiano vede la presenza di Telecom Italia come operatore incumbent, dominante in tutti i segmenti della catena del valore, proprietario dell'unica infrastruttura di accesso in rame necessaria a tutti gli operatori alternativi per offrire i propri servizi. In Italia, a differenza di altri Paesi europei, non esistono infrastrutture alternative, come, ad esempio, gli operatori televisivi via cavo, che potrebbero consentire uno stimolo agli investimenti;
    Telecom ha gestito per quasi un secolo la rete di telecomunicazioni nel nostro Paese e tuttora controlla e gestisce questo asset strategico e una delle principali infrastrutture del Paese e, quindi, anche tutti i dati dei cittadini, ma anche quelli delle imprese e delle pubbliche amministrazioni;
    l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha recentemente sanzionato Telecom per comportamenti anti concorrenziali nel mercato della rete fissa, comminandogli una sanzione di oltre 103 milioni di euro, confermata dal Tar Lazio;
    il 2 ottobre 2013 è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 129, correttivo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 novembre 2012, n. 253, che prevede l'inclusione nelle attività di rilevanza strategica per la sicurezza e la difesa nazionale anche delle reti e degli impianti utilizzati per la fornitura dell'accesso agli utenti finali dei servizi rientranti negli obblighi del servizio universale e dei servizi a banda larga e ultralarga;
    recentemente è stato adottato un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che definisce fra gli asset strategici anche gli impianti per i servizi a banda larga ed ultralarga e le reti in rame o fibra;
    nell'ambito delle telecomunicazioni, la rete rappresenta un patrimonio importante per i cittadini ed è necessario che si intervenga per preservarla, garantendo, al contempo, un'accelerazione dello scorporo della governance della rete da quella dei servizi al fine di garantire lo sviluppo della rete in fibra quale piattaforma fondamentale per le reti di nuova generazione;
    secondo alcune indiscrezioni giornalistiche, Telecom Italia starebbe per acquisire Metroweb spa, unico operatore infrastrutturato alternativo che possiede e gestisce una capillare rete in fibra ottica, principalmente a Milano. Questa concentrazione rappresenterebbe un forte rischio di limitazione della concorrenza ed un ulteriore ostacolo alla sviluppo delle reti di accesso di nuova generazione, perché si creerebbe un nuovo monopolio infrastrutturale sulla fibra e la possibile preclusione dell'accesso alle reti di accesso di nuova generazione per gli operatori alternativi (olo) con forti impatti sulla competizione e sulla concorrenza;
    la delibera n. 731/09/CONS, in cui l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aveva formulato alcune previsioni rivolte alle reti di nuova generazione ed alle infrastrutture atte ad ospitarle, riprende quanto previsto dagli impegni di Telecom Italia quali l'obbligo di fornire accesso alle infrastrutture civili ed alla fibra spenta (delibera n. 718/08/CONS) che sono stati a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo ampiamente disattesi;
    la possibilità per le televisioni locali di operare anche come aziende di telecomunicazione, oltre che editoriali, ha portato alla migliore ottimizzazione possibile nell'utilizzazione dello spettro radioelettrico dedicato alle trasmissioni televisive, consentendo lo sviluppo di una rete di aziende produttrici di apparati di trasmissione che, pur partendo da approcci spesso artigianali, costituiscono ancora oggi un comparto fra i primi cinque al mondo;
    gli operatori di rete in ambito locale, partendo dalla migliore utilizzazione delle frequenze televisive a loro assegnate, potrebbero costituire un'importante risorsa per le centinaia di migliaia di piccole e medie imprese che, per la loro competitività, sono bisognose di accesso alla banda larga;
    data l'imprescindibile necessità di broadband, il wireless broadband costituisce un'opportunità irrinunciabile per il Paese che, se negli anni Novanta poteva vantare una penetrazione dei servizi mobili di seconda generazione assai maggiore rispetto agli Stati Uniti, con l'avvento dei servizi mobili di terza generazione è stata ampiamente superata sia come penetrazione del servizio che come tasso di crescita. Il wireless broadband è, inoltre, di fondamentale importanza in quanto consente di fornire l'accesso ai servizi broadband, sia alle aziende che agli utenti consumer, in tempi molto più brevi rispetto alle rete fissa;
    vista l'impossibilità del mercato italiano di remunerare gli investimenti necessari per la realizzazione di più reti a banda ultra larga, la via sostenibile per la realizzazione di una rete a banda larga ultra veloce, dunque, è l'identificazione di una Netco, come indicato nel memorandum of understanding firmato dagli operatori con il Ministero dello sviluppo economico nel novembre 2010, per la realizzazione di un'infrastruttura passiva, neutrale, aperta ed economica, che porti la rete in fibra al 50 per cento della popolazione italiana;
    l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, anche tenendo conto delle raccomandazioni europee, ha chiesto misure di semplificazione degli adempimenti burocratici e amministrativi nonché iniziative diverse dagli investimenti pubblici per facilitare la creazione di un ecosistema digitale e fluidificare il percorso di aziende e cittadini nella produzione e fruizione dei contenuti digitali. Interventi che dovrebbero essere completati dall'adozione di una politica dello spettro radio coerente con i principi comunitari in cui siano valorizzate le risorse frequenziali, liberando più risorse per la larga banda;
    è urgente e necessario prevedere un piano di migrazione completa dall'attuale rete in rame al fine di garantire una sostenibilità del progetto ed evitare l'aumento dei prezzi ai clienti finali;
    le regole sui servizi di accesso delle reti di nuova generazione, che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni doveva definire, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo sono state un'occasione persa per creare le condizioni di sviluppo del mercato italiano della fibra ottica;
    è necessario realizzare una rete aperta, senza sovrapposizioni, che preveda una suddivisione dei costi tra gli operatori. La presenza di un altro operatore in alcune aree porterebbe ad uno sviluppo a diverse velocità della rete di nuova generazione nelle diverse aree del Paese;
    la rete è un patrimonio che va mantenuto ed implementato e l'organizzazione dei lavori non può prescindere dal coinvolgimento sistematico e strutturato degli stakeholder per garantire l'apporto delle intelligenze operative multidisciplinari necessarie e garantire il volume degli investimenti necessari a migliorare il servizio e la qualità dei contenuti;
    le tecnologie digitali non sono solo un importante mezzo di comunicazione interpersonale sul quale focalizzarsi per evidenziare gli usi distorti che ne possono conseguire, ma sono anche una grande occasione, estesa ad ogni settore dell'economia e della società, per favorire profonde trasformazioni mediante la digitalizzazione,

impegna il Governo:

   ad adottare con urgenza le iniziative necessarie per accelerare lo scorporo della rete fissa telefonica dai servizi, fondamentale per garantire la libera concorrenza del mercato e la tutela dei consumatori con migliori prezzi e servizi, allo scopo esercitando anche i poteri attribuitigli dalla legge in materia di assetti societari per le attività di rilevanza strategica;
   ad attuare un piano di infrastrutturazione tecnologica in fibra ottica per massimizzare la penetrazione dei servizi broadband per restare allineati alle principali economie, assicurando la competitività delle aziende, la continuità operativa dei servizi essenziali e l'offerta di servizi sempre più evoluti;
   a perseguire l'obiettivo della creazione di un'infrastruttura di telecomunicazione capace di fronteggiare le sfide dell'innovazione idonea a permettere sempre più elevate prestazioni, vale a dire far fronte alle crescenti esigenze di nuovi e più evoluti servizi nel settore dell'informatica e delle telecomunicazioni;
   a promuovere una strategia che si dimostri adeguata a permettere ai cittadini ed alle imprese di sviluppare rapidamente una domanda di accesso a servizi innovativi, per contrastare l'erosione della propria competitività attraverso innovazioni di processo;
   a prevedere interventi per opere di modernizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione strategiche per la crescita economica, civile e culturale con la realizzazione di una rete in fibra ottica che possa essere efficacemente strutturata negli anni, in funzione anche di significativi cambiamenti della pianificazione, delle esigenze e dell'effettiva disponibilità delle risorse;
   ad adottare iniziative per riservare un adeguato ruolo agli operatori di rete in ambito locale valorizzando la cospicua esperienza acquisita quali aziende radio-televisive e consentendo di estendere la loro capacità di impresa sul territorio, a beneficio di centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, alla fornitura – in neutralità tecnologica – dei nuovi servizi in banda larga nell'ambito delle frequenze a loro assegnate;
   ad incentivare la ricerca e le applicazioni alternative come, ad esempio, la power line communication (plc) per le aree rurali o le nuove tecnologie fotoniche studiate, tra gli altri, dal Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa per quanto riguarda le reti di trasmissione dati ultra veloci via cavo e via etere;
   a ritenere prioritaria, in relazione al complesso di interventi volti a sostenere il rilancio dell'economia del Paese, la finalità di assicurare, attraverso il piano di sviluppo delle nuove reti, un'alta capacità di trasmissione alle principali città ed ai distretti industriali che ancora scontano un forte divario di connettività;
   a promuovere la realizzazione di one network, un'unica infrastruttura di rete a banda larga, aperta, efficiente, neutrale, economica e già pronta per evoluzioni future, garantendo il rispetto delle regole di libero mercato e concorrenza nella fornitura di accesso e servizi agli utenti finali privati ed imprese con un'unica rete all'ingrosso e concorrenza al dettaglio;
   a promuovere ed incentivare una tempestiva migrazione dalla rete in rame a quella in fibra ottica alla cui realizzazione dovranno partecipare e contribuire tutti gli operatori;
   a dotare con urgenza l'Italia di un'organica agenda digitale che preveda interventi nell'ambito delle infrastrutture tecnologiche, dei servizi finali e infrastrutturali, includendo i necessari standard per l’e-business e per i beni digitali (o «neobeni puri», secondo la definizione del Cnel) e una più organica regolamentazione;
   a promuovere ogni iniziativa volta alla massima diffusione dell'utilizzo delle tecnologie digitali e alla sperimentazione dei relativi vantaggi, anche con riferimento alla disciplina dei rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini;
   a prevedere la neutralità tecnologica per l'utilizzo dello spettro al fine di ottimizzare l'utilizzo medesimo oltre che renderlo remunerativo per lo Stato.
(1-00658) «Caparini, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Busin, Caon, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini, Simonetti».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,
   premesso che:
    lo studio, lo sviluppo, l'applicazione e il controllo di efficacia dei vaccini non si limitano a un luogo o a una nazione, ma rappresentano un tema di interesse mondiale;
    all'Italia è stato recentemente riconosciuto dalla Global Health Security Agenda il ruolo di leader mondiale nel piano di azione per l'immunizzazione;
    nata nel 2000, la GAVI Alliance è una partnership di soggetti pubblici e privati avente lo scopo di migliorare l'accesso all'immunizzazione per le popolazioni dei 73 Paesi più poveri del mondo e in particolare dei bambini;
    tra i partner di GAVI si annoverano i Governi di Paesi in via di sviluppo e di Paesi donatori, nonché l'Organizzazione mondiale della sanità, l'UNICEF, la Banca mondiale, alcune società che producono vaccini nei Paesi industriali e in via di sviluppo, diverse organizzazioni espressione della società civile e numerosi benefattori privati, tra cui la Fondazione Bill & Melinda Gates;
    con 8 miliardi USD di finanziamenti tra il 2000 e il 2017, la GAVI Alliance ha supportato programmi d'immunizzazione con undici vaccini, tra cui il vaccino pentavalente (contro la difterite, il tetano, la pertosse, l'epatite B e Haemophilus influenza tipo b, noto come Hib) e vaccini contro le malattie da pneumococco e rotavirus, che rappresentano le principali cause di polmonite e diarrea, e il papillomavirus umano che, come è noto, si è rivelato tra le principali cause dei tumori della cervice uterina;
    attraverso tali programmi internazionali, si stima che l'intervento di GAVI abbia consentito di immunizzare circa 440 milioni di bambini nel mondo tra il 1990 e il 2013, salvando più di 6 milioni di vite umane;
    oltre a tali programmi, si aggiungono numerose campagne di immunizzazione per malattie come la meningite A, la febbre gialla, il morbillo e la rosolia;
    con riferimento ai programmi d'immunizzazione, i Paesi qualificati per ottenere il supporto di GAVI sono chiamati ad indicare le rispettive esigenze e priorità e a presentare una formale richiesta di sostegno finanziario, indicando al contempo come intendano assicurare un'effettiva vigilanza sulla concreta realizzazione dei programmi di vaccinazione; GAVI adotta la politica del cofinanziamento che richiede ai Paesi beneficiari di offrire comunque un contribuito al costo dei vaccini e ciò con l'evidente finalità di rafforzare la sostenibilità e la responsabilità dei Paesi beneficiari nei programmi di immunizzazione a lungo termine;
    GAVI ha creato una struttura finanziaria internazionale per l'immunizzazione (International Finance Facility For Immunisation); tale struttura raccoglie fondi rilasciando obbligazioni sui mercati finanziari, offrendo gli impegni finanziari a lungo termine dei Governi come garanzia per ripagare gli interessi; dal 2006 l'IFFIm ha raccolto più di 3 miliardi di dollari, raddoppiando i fondi disponibili per i programmi di immunizzazione;
    la cosiddetta garanzia del mercato (Advance Market Commitment) messa a punto dalla GAVI Alliance è un sofisticato meccanismo di finanziamento della salute pubblica concepito per stimolare lo sviluppo e la produzione di vaccini a prezzi abbordabili, adatti ai bisogni dei Paesi in via di sviluppo: i donatori impegnano fondi per garantire la stabilità dei prezzi dei vaccini una volta che essi siano stati sviluppati e messi in produzione, e al contempo gli impegni finanziari forniscono ai produttori di vaccini l'incentivo a svilupparne la produzione; le aziende si impegnano legalmente a fornire i vaccini a lungo termine e a un congruo prezzo ai Paesi in via di sviluppo; grazie all'AMC, i produttori di vaccini, ivi inclusi quelli che operano nei mercati emergenti, hanno impegnato nuovi investimenti e una fornitura crescente dei vaccini rispondenti alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo, con la conseguenza di un rafforzamento della concorrenza fra le aziende farmaceutiche e a una riduzione dei prezzi dei vaccini;
    l'Italia rappresenta il quinto Paese donatore di GAVI e copre il 6,5 per cento dei finanziamenti; il nostro Paese ricopre di un ruolo primario nella Governance della GAVI Alliance in cui dispone di un membro stabile nel consiglio d'amministrazione; è uno dei Paesi fondatori di IFFIm e uno dei Paesi promotori dell'AMC, avendo ricoperto un ruolo di leadership nel lancio di tale meccanismo per lo sviluppo, la produzione e la fornitura dei vaccini contro la malattia pneumococcica; in particolare, nel 2009, l'Italia ha ospitato il vertice dei ministri delle finanze del G8 a Lecce che ha lanciato l'AMC;
    per il periodo 2011-2015, il contributo totale dell'Italia a GAVI ammonta a 496 milioni di USD, dei quali 123,3 per IFFIm e 373 per AMC (vale a dire il 38 per cento del finanziamento complessivo per AMC);
    il nostro Paese può dunque affermare con orgoglio di avere contribuito in modo significativo al finanziamento dei programmi d'immunizzazione nei Paesi più poveri del mondo e al raggiungimento di importanti progressi per due degli obiettivi iscritti nella Dichiarazione del millennio delle Nazioni Unite del 2000, ossia ridurre la mortalità infantile e migliorare la salute materna (obiettivi 4 e 5);
    il riapprovvigionamento della GAVI Alliance risulta iscritto tra le priorità del vertice del G7 che sarà ospitato, nel mese di gennaio 2015, dalla Repubblica federale di Germania;
    la strategia 2016-2020 della GAVI Alliance intende consolidare e rafforzare i programmi di immunizzazione e scongiurare i decessi che possono essere prevenuti attraverso le vaccinazioni; in particolare, GAVI intende immunizzare ulteriori 300 milioni di bambini per scongiurare 5-6 milioni di decessi; il 57 per cento dei finanziamenti di GAVI saranno impegnati per le vaccinazioni contro le malattie pneumococciche e del rotavirus, che risultano essere la principale causa di mortalità infantile sotto ai cinque anni; tra le priorità della GAVI Alliance si annoverano altresì i programmi di prevenzione del cancro del collo dell'utero, che rappresenta la principale causa di mortalità oncologica nell'Africa sub-sahariana, attraverso la vaccinazione anti-HPV di oltre 30 milioni di ragazze;
    per il periodo 2016-2020, la GAVI Alliance prevede di impiegare 900 milioni USD per il rafforzamento dei sistemi sanitari (Health Systems Strengthening), assicurando un importante rafforzamento dello sviluppo, della produzione e della diffusione dei vaccini, nonché un'estensione della copertura geografica degli interventi e un equo accesso agli stessi;
    il supporto di GAVI in occasione delle emergenze umanitarie più gravi si è rivelato efficace in occasione, ad esempio, della violenta epidemia di colera scoppiata nel campo profughi di Dadaab, a nord del Kenya, che ospitava circa 500 mila rifugiati somali; non va trascurato, dunque, che la GAVI Alliance dispone di importanti scorte di vaccini da utilizzare in caso di emergenza, in particolare contro le malattie epidemiche più letali, quali la febbre gialla, il colera e la meningite;
    la minaccia sempre più pesante dell'Ebola sulla vita delle persone, non solo in Africa, mette in luce quanto sia necessario un vaccino efficace unitamente ad una risposta globale e consolidata del mondo sanitario; l'esperienza di GAVI in supporto allo sviluppo, alla produzione e alla diffusione in modo rapido ed efficace di nuovi vaccini potrebbe quindi rivelarsi preziosa anche in relazione all'emergenza legata alla diffusione del virus Ebola, che sarà infatti l'oggetto della riunione del board di GAVI prevista per il mese di dicembre 2014,

impegna il Governo:

   in occasione del prossimo forum G7, a rinnovare la partecipazione dell'Italia alla GAVI Alliance e ad operare un rafforzamento della contribuzione finanziaria, a conferma del ruolo di guida del nostro Paese nei programmi d'immunizzazione;
   ad assicurare un maggiore coordinamento tra i rappresentanti del Ministero della salute, del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che rappresentano l'Italia nella struttura di governo della GAVI Alliance;
   a mantenere e promuovere, accanto al rinnovato impegno finanziario, un ruolo politico attivo dell'Italia nella definizione delle priorità e per il monitoraggio dell'efficacia dell'azione della GAVI Alliance.
(7-00518) «Quartapelle Procopio».


   La IX Commissione,
   premesso che:
    nella risposta all'interpellanza urgente 2/00221 del deputato Riccardo Fraccaro il sottosegretario pro tempore Marco Rossi Doria, il giorno 11 ottobre 2013, ha reso pubblico per la prima volta lo studio dal titolo Analisi costi-benefici del 29 ottobre 2004 (in seguito denominato ACB 2004) riguardante il progetto della galleria di base del Brennero commissionato da BBT SE (allora gruppo europeo di interesse economico BBT del Brenner Basistunnel EWIV – GEIE Galleria di Base del Brennero) alla società di consulenza Ernst & Young. L'ACB 2004 era stata predisposta in sede di istruttoria per l'approvazione del progetto preliminare della galleria di base del Brennero;
    in risposta a richieste di data 8 e 22 luglio 2014 dei consiglieri del MoVimento Cinque Stelle appartenenti ai consigli provinciali delle province autonome di Bolzano e Trento, la Società BBT Se – Galleria di base del Brennero ha reso disponibile in data 6 ottobre 2014 l'aggiornamento del luglio 2007 dell'ACB 2004 dal titolo Brenner Basis Tunnel Project Cost-Benefit Analysis (in seguito denominato ACB 2007). L'ACB 2007 era stata predisposta in sede di istruttoria per l'approvazione da parte del CIPE del progetto definitivo della galleria di base del Brennero;
    il 28 ottobre 2014 il Laboratorio di politica dei trasporti TRASPOL (Research Center on Trasport Policy) del dipartimento di architettura e studi urbani del Politecnico di Milano ha pubblicato una lettura indipendente della ACB 2004 e del relativo aggiornamento ACB 2007, dal titolo «Valutazione indipendente dell'Analisi Costi Benefici ufficiale della nuova galleria di base del Brennero» a cura di Paolo Beria e Raffaele Grimaldi. La lettura ha analizzato e valutato «la solidità metodologica, la chiarezza e la completezza dello studio effettuato, rispetto alla pratica ed alla letteratura tecnica ed economica sul tema dell'analisi costi benefici dei progetti di trasporto» nonché «l'eventuale obsolescenza dei valori introdotti, con particolare attenzione alle stime dei flussi di traffico, che maggiormente hanno risentito della congiuntura economica dal 2008 ad oggi»;
    dallo studio dei due noti autori citati si è appreso che, per quanto riguarda l'ACB 2004:
     1. le stime di traffico alla base dell'ACB non sono più attuali e risultano sovrastimate;
     2. la capacità di trasporto dell'infrastruttura ferrovia esistente è sottostimata e va ricalcolata;
     3. la valutazione del surplus del consumatore è errata da un punto di vista metodologico e comporta una sovrastima dei benefici del traffico spostato dalla strada alla ferrovia;
     4. nel calcolo del surplus del produttore i costi di esercizio e manutenzione delle nuove infrastrutture sono sottostimati;
     5. nella valutazione delle esternalità i benefici sono sovrastimati;
     6. i costi di investimento sono sottostimati (rispetto a quelli del 2004, i costi riportati nel DEF 2014 sono più che raddoppiati);
    per quanto riguarda l'ACB 2007:
     1. l'aggiornamento è dal punto di vista metodologico e procedurale del tutto analogo al documento del 2004;
     2. ci sono importanti variazioni negli input utilizzati rispetto all'ACB 2004. In particolare, si segnala l'aumento del 33,3 per cento dei costi di investimento dell'infrastruttura, che comunque sono aumentati anche nel periodo successivo 2007-2014;
     3. nonostante il rilevante aumento dei costi di investimento, i risultati dell'analisi sono «piuttosto sorprendentemente» simili a quelli della ACB 2004. Si ritiene che ciò sia determinato da una serie di variazioni non documentate in numerosi altri input;
     4. «tutti gli elementi critici evidenziati rispetto all'Analisi Costi-Benefici del 2004» sono «da considerare confermati e rafforzati nei confronti dell'Analisi Costi-Benefici 2007»;
    nelle conclusioni lo studio «Valutazione indipendente dell'Analisi Costi Benefici ufficiale della nuova galleria di base del Brennero» indica «la necessità di una nuova analisi, per superare l'obsolescenza dell'attuale [...] e per correggere alcuni errori metodologici»;
    la citata nota del 6 ottobre 2014 di BBT SE non ha invece reso disponibile per i richiedenti quel piano economico-finanziario del progetto che invece, secondo tutte le evidenze, dovrebbe essere stato predisposto ed anche trasmesso alle autorità competenti per la valutazione, ma al contrario ha confuso il piano economico-finanziario (strumento codificato e caratterizzato in modo ben preciso dalla normativa nazionale ed europea di settore) con un cosiddetto atipico piano degli investimenti e contiene comunque la affermazione a giudizio dei firmatari del presente atto inaccettabile ed erronea che quest'ultimo piano degli investimenti si trova in allegato alla delibera CIPE 31.5.2013 con cui è stato autorizzato il secondo lotto costruttivo della galleria di base del Brennero;
    secondo la normativa europea che ha regolato il contributo comunitario ai progetti TEN-T finanziabili dalla Unione europea per i periodi di programmazione 2000-2006 e 2007-2013 (cfr. i regolamenti CE n. 680/2007 e n. 67/2010) ciascuna domanda di contributo per un progetto di opera doveva obbligatoriamente essere corredata sia dai risultati delle analisi costi-benefici (compresi i risultati dell'analisi di potenziale fattibilità economica e dell'analisi di redditività finanziaria) sia da un piano finanziario con tutte le voci del finanziamento compreso il sostegno finanziario chiesto alla Unione, alle autorità pubbliche locali, regionali o nazionali, nonché alle fonti private;
    la normativa europea riguardante i progetti TEN-T finanziabili dalla Unione europea per il periodo di programmazione 2014-2020 stabilisce che: I) le «analisi costi-benefici sotto il profilo socioeconomico» sono definite come «una valutazione quantitativa ex ante, effettuata sulla base di una metodologia riconosciuta, del valore di un progetto, che tiene conto di tutti i costi e i benefici pertinenti sul piano sociale, economico climatico e ambientale. L'analisi costi-benefici per quanto attiene al clima e all'ambiente si basa sulla valutazione di impatto ambientale effettuata ai sensi della direttiva 2011/92/UE» (regolamento Unione europea n. 1315/2013, articolo 3, lettera t); II) ogni progetto di interesse comune ammissibile al finanziamento UE «ha una sostenibilità economica sulla base di un'analisi costi-benefici sotto il profilo socioeconomico» (regolamento Unione europea n. 1315/2013, articolo 7, paragrafo 2, lettera c); III) il piano di lavoro presentato entro il 22.12.2014 da ciascun coordinato di corridoio deve individuare – per ciascun progetto su cui richiede investimenti – «le varie fonti previste, in partenariato con gli Stati membri interessati, per il finanziamento, a livello internazionale, nazionale, regionale, locale e dell'Unione, includendo, quando possibile, i sistemi di finanziamento incrociato con destinazione specifica, nonché il capitale privato, assieme all'importo degli impegni già presi e, ove applicabile, il riferimento al contributo dell'Unione previsto nell'ambito dei suoi programmi finanziari» (regolamento Unione europea n. 1315/2013, articolo 7, paragrafo 1, comma 3); IV) «L'importo dell'assistenza finanziaria concesso alle azioni selezionate è modulato sulla base di un'analisi costi-benefici di ciascun progetto, della disponibilità di risorse di bilancio dell'Unione e della necessità di massimizzare l'effetto leva dei finanziamenti dell'Unione» (regolamento Unione europea n. 1316/2013, articolo 10, comma 6);
    l'inosservanza della normativa europea riguardante i progetti TEN-T finanziabili dalla Unione europea per il periodo di programmazione 2014-2020 influisce negativamente sulla concessione di nuovi contributi europei con riferimento sia al progetto della galleria di base del Brennero sia ai progetti delle tratte di accesso Sud,

impegna il Governo:

   ad intervenire adottando le urgenti iniziative di competenza volte a produrre una nuova analisi costi-benefici del progetto della galleria di base del Brennero che tenga conto di quanto rilevato nel più volte citato studio valutazione indipendente dell'Analisi costi benefici ufficiale della nuova galleria di base del Brennero del 28 ottobre 2014, in conformità con le più recenti guide all'elaborazione delle analisi costi-benefici riconosciute dalla Commissione europea;
   ad assumere iniziative perentorie affinché la società BBT Se – Galleria di base del Brennero renda immediatamente disponibile il documento di pianificazione economico-finanziaria per il progetto della galleria di base del Brennero che dovrebbe essere stato predisposto in osservanza delle norme europee e nazionali (legge n. 443 del 2001, legge finanziaria per il 2004, codice dei contratti pubblici del 2006) ovvero, in alternativa, a prendere tutte le opportune iniziative perché gli organi responsabili della società siano chiamati a rispondere della mancata predisposizione del documento;
   ad intervenire, con l'occasione, rendendo immediatamente disponibili (anche attraverso la società Rete ferroviaria italiana e le province autonome di Trento e di Bolzano) le analisi costi benefici ed i documenti di programmazione economico-finanziaria che dovrebbero essere stati predisposti: a) per il lotto funzionale 1 della linea di accesso Sud alla galleria di base del Brennero, il cui progetto preliminare è stato approvato nel 2010; b) per la tratta di completamento 1 «Ponte Gardena (Nord) – Prato Isarco (Sud)» e il lotto funzionale 2 «Circonvallazione di Bolzano, da Prato Isarco a Bronzolo», i cui progetti preliminari sono stati depositati al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel giugno del 2003 e sono da quel momento in attesa di approvazione; c) per il lotto funzionale 3 «Circonvallazione Trento-Rovereto», il cui progetto preliminare è stato depositato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010.
(7-00517) «De Lorenzis, Fraccaro, Liuzzi, Di Battista, Nicola Bianchi, Paolo Nicolò Romano».

ATTI DI CONTROLLO

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   LATRONICO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il ripetersi ciclico degli eventi calamitosi richiede strategie volte all'attività di prevenzione attraverso un programma pluriennale di manutenzione ordinaria del territorio con il concorso di tutti gli enti locali interessati;
   negli ultimi anni la Basilicata è stata più volte colpita da eventi emergenziali che hanno messo in pericolo i territori e i paesi causando danni e vittime;
   a dicembre 2010 era stato sottoscritto l'accordo di programma tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Basilicata per la realizzazione di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico, dove erano previsti anche i lavori di ripristino dell'officiosità idraulica del torrente Toccacielo nel comune di Nova Siri;
   per il progetto di messa in sicurezza del tratto urbano del torrente Toccacielo sono stati stanziati circa 200.000 euro e si prevede il rifacimento del fondo del torrente per trovare soluzione al problema del reflusso delle acque di eventuali esondazioni;
   il torrente Toccacielo, tra la Basilicata e la Calabria, costeggia l'abitato del centro urbano di Nova Siri (MT), la zona artigianale e le attività turistico — ricreative e costituisce la più importante infrastruttura di contingentamento delle acque meteoriche che dalla collina defluiscono verso il mare;
   l'approssimarsi della stagione invernale non consente di procrastinare gli interventi di manutenzione per la sua messa in sicurezza; a tutt'oggi lo stesso versa in una situazione di assoluta criticità atteso che la sezione idraulica risulta occupata da vegetazione spontanea che ne riduce notevolmente la portata e i lavori di pulizia ed impermeabilizzazione, con malta cementizia, hanno interessato soltanto un breve tratto del torrente, tra l'altro in una zona a valle e distante dal centro abitato –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto enunciato in premessa e quali iniziative urgenti per quanto di competenza, intenda adottare per la messa in sicurezza del territorio e l'incolumità dei cittadini. (4-06800)


   PASTORELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
   com’è noto il fiume Piave si snoda per un percorso di circa 220 chilometri all'interno della regione Veneto, toccando importanti centri urbani per una popolazione complessiva residente di circa 500.000 abitanti;
   l'utilizzo delle acque del fiume per la produzione di energia elettrica ha fortemente inciso non solo sulla fisionomia dello stesso (ad esempio il suo alveo, passando da 600 metri di media a 260 metri), ma anche sulla sua fisiologia (con improvvise e forti piene o al contrario con magre);
   la portata media annua del fiume è al momento di 160 metri cubi/secondo, ma nella piena del 1966 si arrivò a 5000 metri cubi/secondo: è evidente, dunque, la possibilità che si possano verificare eventi calamitosi ai danni della popolazione e del tessuto produttivo dei territori attraversati dal fiume;
   le previsioni, allo stato attuale, indicano che eventuali piene sono destinate ad esondare sia a monte che a valle di Ponte di Piave, interessando in modo massiccio i territori limitrofi;
   a ciò si aggiunga che nel tratto compreso tra Ponte di Piave e San Donà sono presenti ben cinque attraversamenti stradali e ferroviari, con archi posti ad una quota inferiore a quella massima raggiunta dalla piena del 1966, ostruendo così ulteriormente le piene;
   sebbene la regione Veneto abbia interessato tecnici di rinomata competenza per studiare soluzioni idonee a prevenire o ridurre i danni derivanti da possibili piene del Piave, nulla è stato ancora fatto;
   pare evidente che occorra agire con la massima sollecitudini per fornire risposte concrete rispetto ad un quadro idrogeologico del territorio assai grave, il quale peraltro rischia di degenerare ulteriormente in caso di eventi calamitosi;
   si è, dunque, ancora in tempo per agire prima che i danni derivanti da una gestione miope del territorio possano manifestarsi –:
   di quali informazioni dispongano i Ministri interrogati, per quanto di competenza, e anche per il tramite della competente autorità di bacino in merito ai fatti riferiti in premessa;
   se non reputino necessario attivarsi, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di reperire le risorse necessarie per far fronte alle opere necessarie per mettere in sicurezza i territori attraversati dal fiume Piave. (4-06802)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ARTINI, FRUSONE, BASILIO, PAOLO BERNINI, TOFALO, RIZZO e CORDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il capo dell'ufficio di programma statunitense per il velivolo JSF/F-35, tenente generale Chris Bogdan, ha recentemente affermato che le forze aeree straniere che acquisiranno il cacciabombardiere F-35 avranno la possibilità di gestire i propri pacchetti dati di missione del velivolo;
   la dichiarazione è riportata sul sito dello US Naval Institute, emanazione dell'Accademia della US Navy, ed è dunque altamente affidabile;
   secondo il generale Bogdan questa misura garantirebbe agli alleati un certo livello di personalizzazione del velivolo e verrebbe incontro alle richieste degli stessi per un maggior controllo sul software del velivolo;
   i pacchetti dati di missione contengono tutte le informazioni necessarie al velivolo per portare a termine le proprie missioni di combattimento e dovrebbero essere specifiche per il teatro operativo in cui l'aereo si trova a operare;
   tra queste informazioni oltre ai dettagli geotopografici dell'area operativa, tutte le notizie sia sulle possibili minacce (aerei, missili, radar avversari) che sulle forze proprie e alleate operanti nell'area;
   si tratta, come è ben evidente, di informazioni estremamente sensibili, decisive ai fini della riuscita, o del fallimento, di un'operazione militare e che in genere ogni Paese tratta ai massimi livelli di segretezza;
   tra l'altro, Bogdan afferma che i pacchetti dati di missione per i velivoli F-35B dello US Marine Corps, analoghi a quelli che l'Italia intende acquistare per la propria Marina militare, non potranno essere pronti per il luglio 2015, data di prevista messa in servizio dell'F-35B;
   Bogdan tuttavia precisa che la personalizzazione dei pacchetti dati di missione da parte dei singoli Paesi potrà essere effettuata solo in laboratori appositamente allestiti negli Stati Uniti e sotto la stretta supervisione di personale statunitense;
   finora si era sempre ritenuto che le limitazioni di accesso al codice sorgente degli F-35 fosse limitato al software di controllo del velivolo e dei sistemi d'arma da esso trasportabili, il che ad esempio poneva delle forti limitazioni alla possibilità di personalizzazione degli stessi in base alle esigenze dei singoli operatori;
   se quanto Bogdan afferma è vero, e non c’è motivo di dubitarne vista la qualità della fonte, all'Aeronautica militare italiana e alla Marina militare non sarebbe consentito neppure di scegliere in autonomia i teatri operativi sui quali potenzialmente operare, né le missioni pianificabili; in pratica dipenderebbero in tutto per tutto dalla volontà statunitense e in ogni caso dalla cessione agli Stati Uniti stessi delle informazioni militari estremamente sensibili in possesso dell'Italia, tali da mettere in pericolo la stessa sicurezza nazionale –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto affermato dal generale Bogdan;
   se, di conseguenza, sia consapevole anche del fatto che le Forze armate non avrebbero concretamente nessun controllo sulle missioni degli F-35 che dovrebbero entrare in servizio nei prossimi anni;
   quali iniziative intenda assumere per evitare quella che gli interroganti appare una totale cessione di sovranità da parte delle Forze armate italiane e una potenza straniera, ancorché attualmente alleata.
(5-03996)

Interrogazione a risposta scritta:


   BASILIO e ARTINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114, prevede, all'articolo 1, comma 2, che i trattenimenti in servizio in essere alla data di entrata in vigore della legge sono fatti salvi fino al 31 ottobre 2014 o fino alla loro scadenza se prevista in data anteriore;
   per effetto della predetta disposizione, i dipendenti pubblici già in età di pensionamento non potrebbero essere trattenuti in servizio e, con essi, gli ufficiali militari che beneficiano del richiamo in ausiliaria;
   da notizie provenienti da organi di stampa, sembrerebbe che l'Arma dei carabinieri non abbia ancora dato attuazione al divieto di trattenimento in servizio di taluni ufficiali;
   in particolare, fonti giornalistiche riferiscono che il generale Leonardo Gallitelli, formalmente in pensione dal 9 giugno 2013, non solo non abbia ancora cessato di ricoprire la carica di comandante generale dell'Arma dei carabinieri alla data del 31 ottobre 2014, ma sia addirittura in procinto di ottenere una «proroga» della durata del prestigioso incarico fino al giugno del 2015;
   il divieto del trattenimento in servizio, così come concepito dalla legge n. 114 del 2014, risponde alla logica di garantire un ricambio, anche generazionale, negli organici delle pubbliche amministrazioni, ivi comprese le Forze armate –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se gli stessi trovino riscontro;
   quali iniziative ritenga opportuno adottare al fine di garantire una piena applicazione del divieto del trattenimento in servizio degli ufficiali in età di pensionamento. (4-06803)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   NASTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili — Ance nel corso della Fiera del Saie, il salone dell'industrializzazione edilizia di Bologna, ha evidenziato come il settore delle costruzioni attraversa un periodo di crisi senza precedenti, la cui paralisi ha determinato un arretramento indietro negli anni di quasi mezzo secolo;
   gli investimenti generali sono infatti tornati al 1967, ha rilevato il responsabile dell'Ance, mentre con riferimento alle concessioni edilizie esse restano ferme come al 1936, ed inoltre occorre aggiungere anche un dedalo legislativo di 130 leggi che non contribuisce a rappresentare chiarezza e incentivare gli investimenti;
   le misure finanziarie introdotte nel corso della legge di stabilità per il 2015, pari a circa 6 miliardi di euro, per quanto condivisibili, ha proseguito Paolo Buzzetti, sono evidentemente insufficienti e non rappresentano quella significativa svolta positiva che il mercato delle costruzioni ed in particolare dell'edilizia abitativa, attende da oltre sette anni;
   la necessità di una riforma volta a disciplinare le opere pubbliche all'insegna della massima trasparenza, unitamente all'introduzione di misure in grado d'incentivare l'innovazione tecnologia, nonché una effettiva riduzione del costo del lavoro per stroncare anche il fenomeno del sommerso, rappresentano, a giudizio dell'Ance, le principali priorità alle quali occorre indirizzare la massima attenzione da parte del Governo e del legislatore, per rilanciare un comparto essenziale per lo sviluppo del prodotto interno lordo nazionale;
   l'insieme delle filiere delle costruzioni, che rappresenta un colosso con un valore della produzione che si aggira ai 400,8 miliardi di euro, dopo sette anni di contrazione del mercato, che ha causato la perdita di quasi 800 mila posti di lavoro, necessita pertanto, a giudizio dell'interrogante, di essere ricollocato al centro delle strategie delle politiche industriali ed economiche del Governo, per far ripartire l'economia italiana;
   il settore delle costruzioni rappresenta, infatti, uno dei pilastri fondamentali ed insostituibili per investire nelle prospettive future del Paese, sia economiche che occupazionali, i cui livelli di crisi a partire dal fine del 2007, ha, o provocato un'emorragia di posti di lavoro, indubbiamente preoccupante;
   il rilancio della domanda interna, a giudizio dell'interrogante, attraverso la riduzione della pressione fiscale nei confronti delle imprese edili, in particolare quelle del settore privato, unitamente alle sollecitazioni in precedenza indicate, da parte del presidente dell'Ance, a cui aggiungere ulteriori misure di agevolazione fiscale, come ad esempio la proroga dei bonus fiscali per le ristrutturazioni, costituisce una priorità impellente e necessaria al fine di far ripartire il comparto delle costruzioni, essenziale punto di riferimento per il rilancio e lo sviluppo del Paese –:
   quali orientamenti intendano esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti intendano intraprendere, per le parti di competenza, al fine di fronteggiare la crisi delle imprese del settore dell'edilizia italiana, il cui numero di fallimenti nel corso dei primi mesi del presente anno ha raggiunto la quota record di 2.286, come rilevato dal quotidiano economico «Il Sole 24 Ore» in un articolo pubblicato il 23 ottobre 2014. (4-06801)


   LAVAGNO e LACQUANITI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il regime fiscale di favore concesso ad alberghi, scuole e cliniche gestite dagli enti ecclesiastici oggetto di una denuncia nel 2012 da parte dall’ex deputato Maurizio Turco e il fiscalista Carlo Pontesilli ha portato a una pronuncia della Corte di giustizia;
   oggetto della denuncia era lo sconto del 100 per cento sull'ICI, in seguito IMU, e sul 50 per cento sulle tasse del reddito, ovvero l'ires sulle attività nei settori dell'istruzione e della sanità privata, un sistema di favore che per l'Antitrust europeo distorceva il mercato, favorendo i beneficiari rispetto ai concorrenti che pagavano tutte le tasse;
   con una decisione del 29 ottobre 2014 dell'Ottava sezione del tribunale, che ha applicato una nuova norma del Trattato di Lisbona, la Corte del Lussemburgo ha dato torto alla Commissione europea che chiedeva la dichiarazione di irricevibilità della causa e ha rinviato la questione a un giudizio sul merito;
   i giudici europei hanno deciso di ammettere nel merito un ricorso in relazione al quale la Commissione europea avrà tempo fino al 10 dicembre per presentare una memoria difensiva in grado di giustificare la decisione di non chiedere i rimborsi per «generale e assoluta» impossibilità di procedere al recupero. Poi saranno i ricorrenti a presentare una memoria e infine si arriverà a sentenza;
   nel 2012 il Governo italiano, dopo un negoziato con la Commissione europea, riuscì ad evitare il recupero dei fondi trattenuti dagli enti ecclesiastici e ad ottenere la chiusura del dossier sul futuro varando nuove regole che avrebbero potuto rendere più rigoroso l'accesso agli sgravi fiscali;
   i ricorrenti sono pronti ad allegare alla causa pendente di fronte ai giudici del Lussemburgo la documentazione per dimostrare che di fatto rispetto alla condanna del 2012 nulla è cambiato, impugnando anche la circolare del Ministero dell'economia e delle finanze della scorsa primavera che ha definito nel dettaglio le nuove norme, secondo i denuncianti interpretando in modo troppo estensivo la legge, con favori fiscali particolarmente ampi a vantaggio dei beneficiari;
   secondo una prima stima dell'Associazione nazionale dei comuni, vi sarebbero 4 miliardi di euro per l'ammontare di ICI prima e IMU poi non versati dal 2008 ad oggi –:
   se il Ministro sia a conoscenza delle problematiche sopra esposte e se intenda assumere iniziative, anche di natura cautelativa, che riducano un favore fiscale così palesemente vantaggioso. (4-06806)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   NICCHI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la prima relazione al Parlamento sul Programma di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari ha evidenziato che nonostante la proroga al 31 marzo 2015 del termine per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari «sulla base dei dati in possesso del Ministero della Salute appare non realistico che le regioni riescano a realizzare e riconvertire le strutture entro la data stabilita»;
   Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Campania, Calabria e Sardegna e le province autonome di Trento e di Bolzano non hanno trasmesso un programma di utilizzo dei finanziamenti. Piemonte, Lombardia, Umbria, Marche, Molise, Puglia e Sicilia hanno inviato o un programma di utilizzo dei finanziamenti non conforme alle indicazioni ministeriali e gli uffici sono in attesa delle integrazioni o modifiche richieste. Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Veneto e Lazio hanno elaborato un programma di utilizzo dei finanziamenti conforme alle indicazioni ministeriali. Per queste regioni sono stati predisposti gli schemi di decreto interministeriale di approvazione dei programmi che, per le prime regioni, sono all'esame del Ministero dell'economia e delle finanze per la preliminare concertazione tecnica. La regione Emilia Romagna ha richiesto la sospensione dell’iter di approvazione del decreto perché intenzionata ad apportarvi modifiche;
   per quanto concerne la distribuzione dei soggetti negli ospedali psichiatrici giudiziari, su un totale di 826, i dimissibili sono 476, i non dimissibili 314, mentre 36 non sono stati ancora giudicati valutabili. Ad Aversa ne sono registrati 119, a Barcellona Pozzo di Gotto 161, a Castiglione delle Stiviere 237, a Montelupo Fiorentino 80, a Napoli 92, a Reggio Emilia 99, mentre per 38 soggetti non è stata indicata la struttura di riferimento. A livello di programma terapeutico riabilitativo 28 sono in ambulatoriale, 16 in semiresidenziale, 404 in residenziale e per 28 non è stato segnalato il percorso;
   la relazione dimostra che gran parte degli internati risulta dimissibile: 425 persone, cioè oltre il 50 per cento degli attuali internati, dato che da solo dimezzerebbe il fabbisogno di reparti per l'esecuzione delle misure di sicurezza o mini ospedali psichiatrici giudiziari (previsto oggi in 900 posti). Analizzando le motivazioni che dichiarano i pazienti «non dimissibili» (si tratta di n. 350/400 persone) risulta che solo un'esigua minoranza sarebbe nelle condizioni di «dover restare» in ospedali psichiatrici giudiziari (o in seguito nelle REMS) secondo il dettato normativo: solo il 17 per cento dei «non dimissibili» (quindi l'8,5 per cento degli attuali internati), secondo quanto riporta la Relazione, conserva la condizione di «pericolosità sociale» come ridefinita dalla legge 81. Inoltre fra le persone dichiarate «non dimissibili» per ragioni diverse dalla pericolosità sociale, ben il 40 per cento (circa 160 unità) lo è per «motivazioni cliniche»: una tale motivazione non sembra accettabile vista la ratio della nuova legge che sposta l'asse dell'intervento dall'ospedale psichiatrico giudiziari al territorio;
   la relazione dimostra quindi che gran parte degli internati risulta dimissibile, rendendo inutili proroghe, e reparti per l'esecuzione delle misure di sicurezza: è possibile chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari e spostare gli interventi (e le risorse) per la cura delle persone nel territorio; pertanto, si possono rivedere i programmi regionali, destinando i finanziamenti in conto capitale e quelli correnti al potenziamento dei Servizi socio sanitari (DSM in primis come prevede la stessa legge n. 81), e ai budget per i progetti terapeutici riabilitativi individuali –:
   se non ritenga il Governo inattuale assumere iniziative per concedere proroghe al programma sopradetto e favorire la costruzione di reparti per l'esecuzione delle misure di sicurezza dato che la relazione dimostra che gran parte degli internati risulta dimissibile;
   se non ritenga il Governo invece possibile chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari e spostare gli interventi (e le risorse) per la cura delle persone nel territorio, trasferendo attenzione e investimenti dai reparti per l'esecuzione delle misure di sicurezza ai percorsi di cura e riabilitazione individuali, per evitare l'internamento, potenziando i servizi socio-sanitari territoriali che servono a tutti i cittadini. (4-06799)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il sindacato di polizia Consap denuncia un fatto surreale accaduto l'8 novembre 2014 presso l'aeroporto di Comiso (Ragusa);
   intorno alle ore 4 dell'8 novembre sono partiti da Agrigento tre pullman alla volta dell'aeroporto di Comiso con a bordo circa 180 migranti provenienti prevalentemente da paesi dell'Africa centrale (Ghana, Burkina Faso, Nigeria e Gambia);
   giunti a Comiso attorno alle 9 di mattina, sarebbero dovuti partire alla volta di Bologna con un aereo della compagnia Niki Fly. Ma deve essersi verificato qualche disguido, dal momento che il comandante dell'aereo — dopo avere preso visione dei certificati medici che accompagnavano i migranti e necessari per essere certi che tra questi non vi fosse nessuno con malattie infettive — ha deciso di vietare il loro accesso all'aereo;
   non è chiaro per quale ragione, infatti, le certificazioni rilasciate dall'ASP di Agrigento e dal CPA di Pozzallo (Ragusa) sono state ritenute non idonee. L'aereo austriaco sarebbe quindi ripartito vuoto da Comiso;
   una giornalista della testata on line linksicilia.it avrebbe chiesto spiegazioni all'ufficio stampa della compagnia, il quale si sarebbe limitato a specificare che il diniego sarebbe stato dovuto a «ragioni operative» rifiutandosi di fornire ulteriori spiegazioni;
   non è chiaro nemmeno se il volo in questione sia stato comunque pagato;
   dopo diverse ore di estenuante attesa, alle 20,30 è stato possibile organizzare un altro volo, di un'altra compagnia che ha permesso a migranti e poliziotti di potere raggiungere finalmente Bologna, verso le 22 della stessa sera;
   anche secondo quanto testimoniato dai vertici nazionali del Consap, l'approssimazione con cui viene gestito tutto il sistema dell'accoglienza e degli accompagnamenti in Italia è ormai divenuta assolutamente inaccettabile: l'inimmaginabile ed improponibile situazione che vede, da anni, i reparti mobili della polizia di Stato sostituire troppo spesso lo Stato nelle sue carenze organizzative nella ricezione di immigrati provenienti dai più disparati angoli dell'Africa ha fatto sì che il personale si ritrovi esposto pericolosamente a situazioni paradossali quali quella di Comiso;
   in particolare, in questo caso, i poliziotti sono stati impegnati in un turno continuativo di 20 ore, in condizioni di stress psicofisico notevole, anche perché con il trascorrere delle ore la tensione tra i migranti — stanchi di attendere, nonché fisiologicamente affamati ed assetati — è cominciata a salire;
   peraltro, stante la imprevedibilità di quanto accaduto, non era stata previsto alcun servizio di accoglienza a Comiso e sono stati i poliziotti presenti a provvedere a dissetare i migranti dopo ore di attesa –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto accaduto che appare all'interrogante molto grave;
   quali siano i provvedimenti allo studio per migliorare la sicurezza delle procedure di accoglienza, con particolare riguardo agli aspetti sanitari, ed evitare che vicende come quella descritta in premessa possano verificarsi nuovamente;
   quale sia il costo dei trasferimenti aerei dei migranti dai centri di accoglienza siciliani al resto d'Italia;
   se, nel caso di specie, il volo partito vuoto sia stato comunque pagato.
(4-06805)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PARENTELA, NESCI e GALLINELLA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   da notizie apprese a mezzo stampa, sono ben 1.418 gli alberi ricadenti nel territorio montano di Dasà che il 21 novembre 2014 nei locali della provincia di Vibo quest'ultima in veste di stazione unica appaltante – verranno messi all'asta pubblica, con il sistema delle offerte segrete, per la vendita del materiale legnoso ricavabile dal taglio del lotto boschivo del demanio comunale di Dasà sito in località «Monte Famà», radicato in agro del limitrofo comune di Arena;
   si tratta di uno dei boschi più suggestivi ed incontaminati dell'intero comprensorio delle Serre vibonesi. Fra gli alberi di cui è stata decisa la messa all'asta per il successivo taglio ci sono 1.357 piante di faggio, alcuni secolari, e 61 esemplari di raro abete bianco;
   nel marzo 2014, un'analoga decisione di «fare cassa» attraverso il taglio degli alberi secolari da parte del comune di Serra San Bruno, aveva scatenato un'ondata di proteste sulla rete e sui social network da parte di ambientalisti, naturalisti e cittadini da ogni parte d'Italia contrari all'abbattimento degli alberi secolari;
   su una vicenda simile sempre nella zona delle serre, l'interrogante aveva presentato l'atto di sindacato ispettivo n. 4-03942; successivamente il comune di Serra ritirò l'asta. La provincia aveva invece annullato nel maggio 2014 il taglio a Dasà degli alberi di Monte Famà per errori nelle procedure di gara. A distanza di 5 mesi, ecco però una nuova asta per il taglio dei 1.418 alberi;
   la Convenzione europea del paesaggio, adottata dal Comitato dei ministri della cultura e dell'ambiente del Consiglio d'Europa il 19 luglio 2000, ufficialmente sottoscritta a Firenze il 20 ottobre 2000 e firmata dai 27 Stati della Unione europea – e ratificata da 10 tra cui l'Italia nel 2006 – con legge 14, stabilisce al capitolo 1, articolo 1, lettera a) che: «Il “Paesaggio” è il territorio, così come è percepito dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni». Inoltre, all'articolo 1, lettera d), delibera che «La “Salvaguardia dei paesaggi” indica le azioni di conservazione e di mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo d'intervento umano». All'articolo 5 «Ogni Parte si impegna a: riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità; stabilire e attuare politiche paesaggistiche volte alla salvaguardia, alla gestione e alla pianificazione dei paesaggi, tramite l'adozione di misure specifiche; avviare procedure di partecipazione del pubblico, delle autorità locali e regionali e degli altri soggetti coinvolti nella definizione e nella realizzazione delle politiche paesaggistiche; integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, nonché nelle altre politiche che possono avere un'incidenza diretta o indiretta sul paesaggio»;
   la legge 14 gennaio 2013, n. 10, denominata «Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani» all'articolo 7 «Disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale» stabilisce che «entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, le regioni recepiscono la definizione di albero monumentale di cui al comma 1, effettuano la raccolta dei dati risultanti dal censimento operato dai comuni e, sulla base degli elenchi sono gli elenchi comunali, redigono gli elenchi regionali e li trasmettono al Corpo Forestale dello Stato» (comma 3); al comma 4, si sancisce che «Salvo che il fatto costituisca reato, per l'abbattimento o il danneggiamento di alberi monumentali si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 5.000 a euro 100.000. Sono fatti salvi gli abbattimenti, le modifiche della chioma e dell'apparato radicale effettuati per casi motivati e improcrastinabili, dietro specifica autorizzazione comunale, previo parere obbligatorio e vincolante del Corpo Forestale dello Stato»;
   l'abbattimento incontrollato andrebbe, quindi, palesemente in contrasto con le disposizioni di una convenzione comunitaria e di una legge dello Stato;
   a parere degli interroganti si tratta di un vero e proprio sfregio a danno dei boschi secolari delle Serre, che solo negli ultimi mesi, hanno subito il taglio di ben 9.291 alberi. Una media, insomma, di 25 alberi abbattuti al giorno per sanare i conti dell'ente –:
   se vi sia stato un coinvolgimento del corpo forestale dello Stato e se la vicenda dell'abbattimento degli alberi esposta nelle premesse possa rientrare tra i casi motivati e improcrastinabili di cui all'articolo 7 della legge nazionale dell'ottobre 2013 e, nel caso contrario, quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo;
   se i Ministri intendano, nell'ambito delle proprie competenze, farsi promotori di iniziative e normative nazionali volte a tutelare il «paesaggio» e a salvaguardare gli alberi monumentali, di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale come da convenzione europea del paesaggio richiamata in premessa;
   se rientri fra gli intendimenti del Governo, nell'ambito delle proprie competenze, farsi promotore di iniziative a sostegno della creazione di network imprenditoriali che, puntando su cultura, ambiente, alimentazione e paesaggio, trasformino gli alberi monumentali in vera e propria risorsa per i cittadini, in modo che divengano attrazione per turisti e cittadini e fulcro attorno a cui sviluppare nuove tipologie di imprese volte al turismo sostenibile, come gli esempi già presenti sul territorio dimostrano sia possibile.
(4-06804)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Covello e altri n. 1-00612, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 ottobre 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mariano.

  La mozione Speranza e altri n. 1-00615, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 ottobre 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mariano.

  La mozione Palese n. 1-00632, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bergamini.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Palese n. 1-00632, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 313 del 20 ottobre 2014.

   La Camera,
   premesso che:
    l'8 luglio 2013 si è svolta a Washington la prima sessione negoziale, finalizzata alla conclusione di un importante accordo di libero scambio economico Usa-Unione europea: l'accordo di partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti d'America (Transatlantic trade and investment partnership - TTIP);
    il trattato, che si presenta come un accordo di ampia portata volto ad includere la riduzione delle barriere normative non tariffarie al commercio di beni e servizi, l'accesso alle commesse pubbliche, la definizione di nuovi e più ambiziosi standard in alcuni settori industriali e gli investimenti, è stato ritenuto dai Presidenti Barroso, Van Rompuy e Obama, come uno degli strumenti di maggiore rilevanza, attraverso il quale il TTIP potrà sostenere sia l'economia europea, che quella americana;
    la conclusione positiva del TTIP, in base ad alcune stime, determinerebbe, a tal fine, una serie di ricadute estremamente positive sull'occupazione e la crescita per entrambe le sponde dell'Atlantico, i cui vantaggi prodotti da un futuro accordo deriverebbero, per una quota compresa fra i due terzi e i quattro quinti, dal taglio della burocrazia e da un più intenso coordinamento fra le autorità di regolamentazione;
    la Commissione europea, a tal fine, ha stimato che dal presente anno 2014 fino al 2027 il prodotto interno lordo dell'Unione europea, in caso di una definizione favorevole dell'accordo, beneficerebbe un aumento annuo medio dello 0,4 per cento, mentre quello americano dello 0,5 per cento, a differenza di altre stime che evidenziano invece elevati aumenti del prodotto interno lordo pro capite (quasi il 5 per cento in più per l'Italia);
    gli effetti vantaggiosi determinati dall'eventuale conclusione di un propizio accordo di partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti d'America potrebbero, inoltre, recuperare l'iniziativa sul piano della definizione degli standard e delle regole del commercio internazionale;
    l'accordo, tuttavia, potrebbe essere largamente ridimensionato nel corso del negoziato a causa di una molteplicità di difficoltà connesse, dalla difficile armonizzazione degli standard tecnici e degli approcci alla regolamentazione in settori industriali strategici, dalla regolamentazione dei mercati finanziari, dalla protezione dei dati personali e della proprietà intellettuale alle commesse pubbliche e ai sussidi alle imprese locali;
    una vasta parte dell'opinione pubblica si interroga, a tal fine, sull'effettivo significato del valore del TTIP, il cui rapporto nella regolamentazione si propone di individuare metodi razionali per rendere maggiormente compatibili tra loro la regolamentazione dell'Unione europea con quella degli Stati Uniti, garantendo, al contempo, un'adeguata tutela dei cittadini;
    a tal fine risulta importante rilevare che i contenuti dell'accordo di libero scambio sono stati ufficialmente resi noti dall'Unione europea soltanto di recente, attraverso un documento predisposto dal Consiglio dell'Unione europea e composto da 18 pagine, datato 9 ottobre 2014, all'interno del quale tra i 46 obiettivi indicati dall'intesa è inclusa l'apertura del mercato statunitense degli appalti pubblici, nonché l'introduzione dell'arbitrato internazionale Stato-imprese, il cosiddetto Investor State dispute settlement (Isds), il cui meccanismo consentirà agli investitori di citare in giudizio i Governi presso le corti arbitrali internazionali;
    la decisione di declassificare le direttive negoziali, se, da un lato, costituisce un indubitabile aspetto condivisibile, in particolare se rapportato alla possibile incidenza che il nostro Paese potrà determinare nel corso del semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell'Unione europea, conferma tuttavia il permanere di una complessiva mancanza di trasparenza e di scarse informazioni rivolte, ad esempio, agli standard su lavoro, ambiente, legislazione sanitaria, prezzi dei farmaci, libero utilizzo di internet, privacy dei consumatori, energia, brevetti e materia di copyright e albi professionali;
    una riduzione di regole e normative, come sostengono fra l'altro alcune numerose organizzazioni non governative, se per alcuni aspetti può liberare le economie di entrambi i continenti, rilanciando la crescita e migliorando i livelli di competitività, dall'altro, se non adeguatamente monitorata, può determinare ripercussioni gravissime, innanzitutto su un comparto strategico dell'economia italiana quale quello agro-alimentare che, in questa trattativa, gli Usa considerano strategico;
    il Presidente del Consiglio dei Ministri la scorsa settimana, esprimendo il suo parere nell'ambito del TTIP, ha rilevato che il semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell'Unione europea deve rappresentare l'occasione per un salto di qualità e uno scatto in avanti per la definizione dell'accordo di libero scambio Unione europea-Usa, aggiungendo inoltre che esso rappresenta una fondamentale scelta strategica;
    una valutazione complessiva sulla regolamentazione che il TTIP intende compiere in maniera risolutiva per i prossimi anni, risulta pertanto prematura, anche in considerazione delle articolate osservazioni in precedenza richiamate, per consentire una previsione ottimistica delle prospettive di ciò che, tuttavia, rimane il più ambizioso progetto transatlantico di cooperazione;
    le rispettive offerte nell'ambito del partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti d'America (TTIP), che può rappresentare uno strumento utile di stimolo alla crescita per l'Unione europea, assumono per l'Italia un valore strategico e fondamentale sia economico che d'immagine, in considerazione della centralità che il sistema Paese riveste a livello planetario con il made in Italy, le cui caratteristiche uniche ed inimitabili riassumono valori distintivi riconosciuti, non soltanto in Europa e negli Stati Uniti, ma a livello pressoché globale;
    la necessità di vigilare, con particolare attenzione, attraverso un impulso politico rigoroso e incisivo, sul proseguimento dei negoziati al fine di valutare quali scelte decisionali sono state assunte all'interno del futuro accordo per la creazione di un'area transatlantica di libero scambio, riveste pertanto un'importanza determinante per l'Italia, proprio in considerazione del prestigio che il made in Italy riveste a livello nazionale e mondiale;
    rafforzare la leadership italiana e tutti gli attori della filiera coinvolti nella realizzazione delle eccellenze del made in Italy, autentico baluardo dei valori nazionali, nell'ambito dei processi decisionali, del TTIP nei riguardi della vasta gamma dei prodotti offerti sui mercati internazionali, costituisce, a tal fine, una priorità per l'Esecutivo italiano da salvaguardare e tutelare nei diversi capitoli del negoziato, in un'ottica di mutuo vantaggio,

impegna il Governo:

   a riferire periodicamente nelle sedi istituzionali competenti circa l'evoluzione del processo negoziale riferito al partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti d'America (TTIP), che si presenta come un accordo di portata molto ampia, come richiesto dalle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio per gli accordi preferenziali di commercio internazionale, coinvolgendo con maggiore partecipazione anche il Parlamento nei «pacchetti legislativi» che s'intendono proporre;
   a monitorare lo svolgimento delle trattative, con particolare attenzione, affinché ogni decisione intrapresa nell'ambito dei negoziati Unione europea-Usa non produca effetti negativi e penalizzanti per il sistema del made in Italy, il cui giro d'affari, pari a 62 miliardi di euro per il 2014 e 47 miliardi di euro per l’export, implica l'esigenza di innalzare i livelli di tutela e di salvaguardia dei prodotti italiani, in particolare quelli dell'agroalimentare, all'interno dei processi decisionali che s'intendono prevedere nel Transatlantic trade and investment partnership (TTIP);
   ad intervenire in sede europea – in attesa di ulteriori elementi informativi, oltre al documento declassificato da parte del Consiglio dell'Unione europea, datato 9 ottobre 2014, che non risulta essere esaustivo, considerando la vastità delle materie interessate – al fine di chiarire che i negoziati sul Transatlantic trade and investment partnership (TTIP) non determineranno un abbassamento degli standard in materia di sicurezza, ambiente, agroalimentare italiano e tutela dei consumatori finali, e negli altri settori in precedenza riportati;
   a prevedere meccanismi di tutela e salvaguardia per il sistema delle piccole e medie imprese, che rappresentano il tessuto connettivo dell'economia europea, arrivando a rappresentare il 99,8 per cento del totale delle imprese europee, al fine di evitare che il quadro regolatorio definito dalle scelte conclusive dell'accordo di partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti d'America possa essere sbilanciato a vantaggio delle imprese di grande dimensione;
   a perseguire ogni utile iniziativa in sede comunitaria, affinché il partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti d'America (TTIP) possa ridurre in maniera significativa gli oneri burocratici, considerando che le conseguenze favorevoli di ciò inciderebbero positivamente sui costi delle attività economiche transatlantiche, facilitando per le imprese il compito di rispettare contemporaneamente la legislazione europea e quella americana, la cui semplificazione potrebbe garantire per le rispettive economie una nuova crescita per alcuni miliardi di euro.
(1-00632)
(Nuova formulazione) «Palese, Bergamini».