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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 6 febbraio 2014

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La IX Commissione,
   premesso che:
    la linea ferroviaria Roma-Tivoli-Avezzano, realizzata subito dopo l'unità d'Italia, ancora oggi serve a collegare il bacino della Marsica e dell'intero Abruzzo alla Capitale;
    pur essendo stato per tanti anni un collegamento vitale ed efficace per tutto il territorio, con il passare del tempo, soprattutto in conseguenza della costruzione dell'autostrada per l'Aquila e Pescara, la linea ha perso la propria importanza e la propria centralità;
    negli ultimi trent'anni, a causa di una maggiore attenzione da parte della politica locale e nazionale alla realizzazione di nuove vie di collegamento su gomma, che da sole non sono state in grado di rendere più competitiva la nostra regione e migliore la qualità della vita dei cittadini, è stata colpevolmente abbandonata ogni ipotesi di sviluppo del nostro sistema ferroviario. Le crisi energetiche, il costante intasamento delle vie d'accesso nei grandi centri urbani e il costo assurdo dei pedaggi autostradali, hanno necessariamente ripresentato il tema del trasporto pubblico su ferro;
    a fronte d'impraticabili progetti per il raddoppio della ferrovia Roma-Pescara, si è assistito a un costante e continuo ridimensionamento della linea: ne è un esempio la chiusura ingiustificata di numerose stazioni locali, la riduzione sistematica di possibili incroci ottimali dei treni, i tagli fisici dei binari, l'allungamento dei tempi di percorrenza, i continui disservizi, e dunque l'inevitabile fuga degli utenti verso i comuni o le città dove lavorano o studiano;
    non sono stati mai programmati e finanziati interventi concreti per raddoppiare la linea limitatamente ai tratti ove questo fosse stato possibile;
    non è mai stato attivato il comando centralizzato delle stazioni;
    non sono mai stati ridotti i numerosi passaggi a livello presenti lungo tutta la tratta che porta a Roma;
    l'unico intervento strutturale realizzato fino ad oggi è stato il raddoppio del tratto di ferrovia che da Roma Prenestina arriva a Lunghezza;
    non c’è stata nessuna novità sulla prosecuzione dei lavori per il raddoppio della linea da Lunghezza a Guidonia-Montecelio;
    si è persa quasi completamente l'attestazione dei treni alla stazione di Roma Termini con un danno per l'Abruzzo, la Valle dell'Aniene e tutta l'area della provincia di Roma attraversata dalla Via Tiburtina. La stazione Termini, per la sua posizione, si trova nel cuore pulsante della città ed è uno snodo insostituibile con le altre linee ferroviarie, le due linee della metropolitana e le partenze di molti tram e autobus urbani;
    la linea ferroviaria Roma-Tivoli-Avezzano-Pescara è stata in seguito attestata su due binari della nuova Stazione Tiburtina (Tiburtina Est 1 e Est 2), lontanissimi dall'uscita della stazione e mal collegati con il resto della stazione stessa e con la metropolitana;
    nell'ottobre del 2010, è stato siglato un protocollo d'intesa tra le amministrazioni regionali del Lazio e dell'Abruzzo per il miglioramento e l'integrazione complessiva del sistema trasporti nelle zone marginali delle due regioni;
    tale accordo impegnava Lazio e Abruzzo a recuperare i fondi necessari per il potenziamento del servizio ferroviario sulle linee interregionali, realizzando, compatibilmente con le risorse disponibili, i seguenti interventi:
     a) ingressi contemporanei nelle stazioni;
     b) riattivazione delle stazioni d'incrocio già dismesse;
     c) realizzazione di punti di precedenza nelle tratte a doppio binario;
     d) implementazione degli impianti per il segnalamento e per la gestione della circolazione;
     e) generale ammodernamento tecnologico della linea;
     f) attivare, anche in Abruzzo, un biglietto integrato tra ferro e gomma;
    la Marsica, con capoluogo Avezzano, e le aree periferiche della Valle dell'Aniene e della zona Tiburtina, che hanno nella città di Tivoli il loro principale punto di riferimento, perseguono da anni un interesse comune: ridurre i tempi di percorrenza della tratta e ripristinare la vecchia attestazione alla stazione Termini di Roma,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative urgenti per quanto di competenza per rispondere in modo concreto alle legittime esigenze dei cittadini;
   a convocare uno specifico tavolo nazionale di confronto e di lavoro con le istituzioni locali e sovracomunali direttamente interessate e le diverse società coinvolte nella gestione del servizio di trasporto pubblico su ferro per valutare e indicare insieme possibili soluzioni per rilanciare un settore fondamentale per milioni di cittadini.
(7-00255) «Ferro, Meta».


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    la vespa velutina o calabrone asiatico (Vespa velutina Lepeletier), è un pericoloso predatore dell'ape, originario della Cina, in grado di distruggere gli alveari e di arrecare danno a tutta l'entomofauna utile, con gravi conseguenze sull'agricoltura e l'ambiente, oltre che sulla frutta e l'uva in maturazione;
    in soli otto anni il calabrone asiatico è stato in grado di colonizzare quasi tutto l'intero territorio francese arrivando a varcare i confini con Belgio, Spagna, Portogallo e Italia, dov’è stata ufficialmente rinvenuta in provincia di Imperia e Cuneo;
    i danni arrecati all'apicoltura sono significativi non solo per la cattura di api e la predazione degli alveari, sino alla loro possibile completa distruzione, ma anche perché in presenza del calabrone asiatico l'attività di volo delle api si blocca, con conseguente inoperosità all'interno degli alveari;
    la ridotta attività di importazione di nettare e polline ha come conseguenza non solo una mancata produzione di miele, ma anche una compromissione dello sviluppo della famiglie di api e soprattutto del «servizio d'impollinazione» da loro reso ad agricoltura e ambiente;
    gli apicoltori francesi lamentano perdite di alveari fino al 50 per cento e in presenza di vespa velutina sono costretti a spostare gli alveari dalle postazioni attaccate;
    in gran parte delle regioni italiane tale possibilità di «fuga» risulterebbe impossibile stante la maggior antropizzazione, nonché la presenza di ambienti inospitali per l'ape sia per motivi climatici (alta montagna), sia per la esagerata pressione chimica connessa all'impiego di pesticidi in agricoltura (areali viticoli e frutticoli);
    le esperienze di lotta al calabrone condotte in Francia sono risultate del tutto inadeguate;
    in Italia nel 2013 sono state segnalate le prime presenze di vespa velutina in aree ben delimitate delle provincie di Imperia e Cuneo; tale presenza limitata rende ancora possibile cercare di realizzare l'eradicazione, o almeno avviare una continuativa azione di monitoraggio per individuarne eventuali nuovi arrivi dalla Francia;
    l'esperienza francese e le relazioni presentate in un convegno realizzato da UNAAPI (Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani) in collaborazione con DISAFA e ISPRA sottolineano come per portare a compimento l'opera di eradicazione sia necessario un intervento urgente e tempestivo a partire già dai primi mesi del 2014;
    il DISAFA dell'università di Torino, che da parecchi anni studia la vespa velutina ha, in collaborazione con il Politecnico di Torino, elaborato il progetto di una apparecchiatura che, basandosi su tecniche elettromagnetiche, consente di seguire il volo della vespa velutina e di individuare l'ubicazione dei nidi, permettendone la successiva distruzione,

impegna il Governo:

   a definire adeguatamente le competenze ministeriali nell'ambito degli interventi per contrastare la vespa velutina;
   a promuovere immediatamente programmi di ricerca e di monitoraggio sul territorio allo scopo di seguire il volo della vespa velutina ed individuare al più presto le migliori strategie di eradicazione della specie asiatica nel nostro Paese, tutelando l'apicoltura nazionale e di conseguenza tutta la biodiversità del nostro territorio.
(7-00254) «Massimiliano Bernini, Lorefice, Mannino, Terzoni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ARIENZO e ZARDINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nell'area prospiciente il litorale di Brenzone (Verona) – sul lago di Garda – è presente un consistente quantitativo di materiali esplosivi e di ordigni bellici, con particolare riferimento alla situazione provocatasi a seguito dell'esplosione, avvenuta nel 1954, di un importante cantiere di dispolettamento degli ordigni stessi, che si trovava sull'isola di Trimelone, ex polveriera militare, sita nel comune di Brenzone stesso;
   va ricordato che il cantiere in questione, di proprietà di una ditta civile, si era occupato negli anni successivi al secondo conflitto mondiale, della raccolta, dell'immagazzinamento in appositi bunker di cemento armato e della disattivazione, di ordigni ceduti dall'Esercito italiano, ovvero appartenuti alle forze armate tedesche e/o alleate;
   l'esplosione del sopracitato cantiere – nell'anno 1954 – è stata talmente violenta da proiettare rocce e manufatti del peso di oltre 15 tonnellate all'interno del Lago di Garda, con una serie continua di esplosioni, durata tre giorni e tre notti. L'esplosione ha coinvolto una ampia area lacustre in comune di Brenzone e la prospiciente Isola di Trimelone, che tuttora presentano rilevanti situazioni di pericolo per tutti i fruitori dell'area: su tutto il fondale attorno all'isola stessa si trovavano disseminati migliaia di ordigni e casse di esplosivo di ogni tipo;
   il dipartimento della protezione civile di Roma, con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 260 del 27 gennaio 2005, assegnava inizialmente alla prefettura di Verona l'importo di euro 662.000,00 per l'avvio degli interventi di bonifica;
   la giunta regionale del Veneto, provvedeva ad integrare tale somma con provvedimento n. 785 dell'11 marzo 2005, e relativo decreto n. 3/05, e assegnava al comune di Brenzone un finanziamento straordinario di euro 200.000,00 per le finalità sopra ricordate;
   tale dotazione finanziaria è risultata sufficiente per avviare una prima fase dei lavori di bonifica che, peraltro, sono apparsi assai più impegnativi di quanto previsto inizialmente. Gli ordigni già rimossi ed inertizzati, all'epoca, ammontano a quasi 20.000 pezzi complessivi;
   con la DGR 934 del 28 marzo 2006, al fine di permettere il pagamento delle componenti militari (Esercito e Marina militare) e civili impegnate nella bonifica del materiale esplosivo, la regione anticipava euro 100.000,00 al comune interessato a valere su un contributo straordinario richiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri – dipartimento della protezione civile di Roma di euro 400.000,00 per il prosieguo delle operazioni e concesso dal medesimo Dipartimento. I finanziamenti hanno consentito tra il 2006 e il 2009, con il coinvolgimento della Marina militare italiana (reparto di Ancona), dei carabinieri, di tanti subacquei e dei militari di Legnago, il recupero di quasi centomila ordigni di ogni forgia e tipologia risalenti sia alla prima che alla seconda guerra mondiale;
   dal 2009, però, più nulla è stato fatto. Era in essere una riflessione su un possibile stanziamento di 700 mila euro (protezione civile nazionale e regione, 350 mila ciascuno) per terminare la bonifica almeno fino a 30 metri di profondità;
   in passato, vi sono state anche intrusioni di sconosciuti sull'isola approfittando di un buco creatosi presso la casamatta presente. Ignoti pare abbiano asportato del materiale bellico inerte accatastato in una delle casematte;
   sull'isola è ancora in vigore il divieto di sbarco, di attracco, di pesca, e di avvicinamento;
   all'interno delle casematte sono stoccati centinaia di bossoli di ordigni e di spolette di ogni genere. Se però finora la superficie dell'isola è stata liberata dagli ordigni, non altrettanto si può dire dei fondali intorno. I primi dieci metri di profondità sono stati bonificati nel 2008, mentre restano da fare i lavori di sminamento almeno fino a 30 metri;
   l'interrogante considera oltremodo doveroso riprendere le azioni di risanamento della zona in modo da favorirne la pubblica fruizione ed eliminare il pericolo costante che quell'arsenale bellico rappresenta per la comunità locale. Inoltre, la bonifica eliminerebbe anche il rischio della possibile attrazione di soggetti o organizzazioni con finalità illecite –:
   se non ritenga urgente riattivare il confronto con la regione Veneto e con il comune di Brenzone al fine di aggiornare le azioni da porre in essere per bonificare l'area interessata fino alla profondità di 30 metri;
   se intenda assumere iniziative per finanziare, attraverso la protezione civile l'ulteriore bonifica necessaria, in modo da favorire il possibile cofinanziamento da parte della regione Veneto, come già accaduto in passato;
   se intenda valutare, così come in diverse occasioni è emerso nelle considerazioni locali e in accordo con gli enti locali del lago di Garda, la possibilità di concentrare i pezzi lasciati dalla Marina militare e chiusi sotto chiave sull'isola in un luogo da individuare in modo da renderlo un punto di riferimento per scopi culturali e turistici;
   se ritenga doveroso un sopralluogo tecnico dell'isolotto finalizzato ad esprimere la necessaria attenzione al tema;
   se siano noti asportazioni o trafugamenti di materiale bellico negli ultimi anni e con quale frequenze vengano effettuati i controlli del caso. (4-03483)


   LUIGI DI MAIO e BARBANTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il buon funzionamento della CONSOB è condizione necessaria per assicurare la vigilanza sul sistema finanziario e societario e, di conseguenza, garantire il rispetto delle regole che incoraggiano e tutelano il risparmio. Ciò è fondamentale affinché i risparmiatori possano assumere scelte maturate nella consapevolezza di poter agire in un'ambiente affidabile, in cui gli operatori sono sottoposti ad un'azione di controllo efficace sulla trasparenza e la correttezza dei comportamenti;
   proprio a tal fine, sono state create le autorità indipendenti, come la CONSOB, i cui membri necessitano ontologicamente di due caratteristiche essenziali: la competenza, in quanto si trovano ad esercitare rilevanti poteri, anche regolamentari, sottratti ad altri ambiti istituzionali proprio in ragione della esasperata complessità tecnica delle norme e dei comportamenti in questione, e l'indipendenza dal Governo, che persegue obiettivi fisiologicamente cangianti proprio in omaggio all'alternanza democratica, mentre le finalità delle autorità che vigilano sui mercati finanziari sono cristallizzate dalla legge in diretta attuazione dei valori e principi espressi dalla Costituzione;
   in questo contesto, così come già ampiamente rappresentato dall'interrogante con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-01353 del 19 luglio 2013, alla quale peraltro non è stata data ancora risposta, analizzando l'operato dell'attuale presidente della CONSOB, Giuseppe Vegas, sembra legittimo nutrire dei dubbi sulla sua effettiva adeguatezza a rivestire tale ruolo, sia dal punto di vista della competenza che da quello dell'indipendenza. Tale circostanza è divenuta oggi ancor più preoccupante alla luce della scadenza del mandato del commissario Pezzinga, maturata in data 15 dicembre 2013;
   la scadenza non è arrivata di certo improvvisa, eppure il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'economia e delle finanze, che per prassi svolge un ruolo propulsivo ai fini di tale nomina, non hanno provveduto quando ormai sono trascorse diverse settimane;
   tale ritardo è particolarmente grave in quanto priva l'Autorità di una caratteristica essenziale: la collegialità delle decisioni prese e il rispetto delle norme di organizzazione e funzionamento che, in omaggio alla propria autonomia, la stessa CONSOB ha approvato. Attualmente, infatti, la Commissione in argomento risulta composta dal presidente, Giuseppe Vegas, e da un solo membro, il consigliere Paolo Troiano. La legge istitutiva (legge 7 giugno 1974, n. 216 e successive modificazioni), all'articolo 6, prevede che «le deliberazioni della Commissione sono adottate collegialmente, salvo casi di urgenza previsti dalla legge. Il presidente sovrintende all'attività istruttoria e cura l'esecuzione delle deliberazioni». La Commissione, nel dare attuazione all'articolo 8 della medesima legge istitutiva, secondo cui «la Commissione delibera le norme concernenti la propria organizzazione ed il proprio funzionamento» ha approvato il regolamento n. 8674 del 17 novembre 1994 e successive modificazioni, secondo cui (articolo 20) «salva che non sia prevista una maggioranza diversa, le deliberazioni della Commissione sono adottate a maggioranza dei votanti e, comunque, con non meno di due voti favorevoli. In caso di parità prevale il voto del Presidente». Pertanto, attualmente la CONSOB può legittimamente deliberare esclusivamente ove ricorra l'unanimità dei suoi membri. Eventuali deliberazioni assunte con il solo voto del Presidente dovrebbero essere considerate illegittime in quanto approvate in violazione dell'articolo 20 del citato regolamento e, in via più generale, del principio di collegialità delle deliberazioni dell'Autorità, affermato esplicitamente dalla legge istitutiva e ribadito nel regolamento attuativo. Tale circostanza, che avvicina l'attuale Commissione all'ipotesi di «impossibilità di funzionamento» prevista dall'articolo 14 della legge istitutiva, è resa ancor più grave dal fatto che la Consob è organo cui viene attribuita ex lege la possibilità di irrogare sanzioni amministrative;
   peraltro, sarebbe opportuno che le valutazioni sottostanti alla scelta del nuovo consigliere della CONSOB siano diverse da quelle del passato, in particolar modo da quelle che hanno condotto alla scelta del presidente attuale, la cui totale mancanza di indipendenza politica, anzi la cui completa subalternità a logiche di schieramento, secondo l'interrogante era facilmente prevedibile visto che si trattava di un parlamentare in carica facente parte dell'allora maggioranza di Governo;
   in ogni caso, oltre ai sopra citati aspetti strutturali, vi sono ragioni contingenti che rendono il ritardo nella nomina del terzo commissario inammissibile. In particolare, le scottanti vicende di «risparmio tradito» che hanno caratterizzato gli ultimi decenni della finanza italiana, da Parmalat e Cirio a MPS e UNIPOL-Fonsai, hanno minato la fiducia dei cittadini e costituiscono una delle ragioni principali della stagnazione economica in cui vive il nostro Paese. Senza fiducia nelle imprese, negli intermediari e nei mercati, è il caso di ricordarlo, non è possibile affrontare e risolvere i problemi di accesso al credito che impediscono la crescita delle aziende italiane, in particolare le, piccole e medie imprese (PMI). A tal fine, è necessario che le autorità di settore siano considerate dai cittadini come propri preziosi difensori e non come oscure sigle di cui non si conoscono il significato e, tanto meno, l'operato;
   in tal senso, gli interroganti hanno di recente appreso l'intenzione di uno studio legale romano di raccogliere le adesioni di molti piccoli azionisti di SEAT Pagine Gialle che avrebbero deciso di unire le forze e di passare alle vie di fatto promuovendo una class action, un'azione giudiziaria collettiva contro i soci di maggioranza e gli amministratori della società, per chiedere il conto dei danni patrimoniali subiti nell'ultimo decennio;
   la storia di SEAT, azienda che dal 1925 pubblica gli elenchi telefonici e le pagine gialle, rappresenta l'ennesimo caso in cui i soci di minoranza hanno collezionato rilevanti perdite, superiori in molti casi al 99 per cento del capitale investito;
   la vicenda ha origine nel 2003 quando la società venne ceduta da Telecom Italia a un gruppo di fondi di private equity: BC Partner (poi uscito dal capitale), Investitori associati, CVC Partner e Permira. L'acquisto da parte dei fondi fu realizzato mediante la creazione di una società-veicolo, una scatola vuota di proprietà dei fondi che venne riempita di debiti, poi utilizzati per finanziare l'acquisizione e, una volta perfezionato il passaggio di proprietà, fusa con la controllata (Seat Pagine Gialle), alla quale portò in dote una pesante eredità; una montagna di debiti, gli stessi che sono serviti a coprire i costi della scalata. È una operazione che dietro la sua complessità nasconde secondo gli interroganti una modalità per acquisire un'azienda facendole pagare, seppur indirettamente, il prezzo della sua stessa acquisizione. In tal modo, i nuovi acquirenti hanno portato dentro l'azienda un debito troppo grande e incompatibile con il business di Seat, bloccandone di fatto ogni prospettiva di sviluppo. Tutto porta a pensare, inoltre, che i fondi fossero consapevoli di tale conclusione, quando nel 2004, stabilirono la distribuzione di un maxi-dividendo, drenando dall'azienda risorse che avrebbero potuto essere utilizzate per ridurre l'enorme ammontare di passività, con un operazione che a giudizio degli interroganti ha tutto il sapore del «prendi i soldi e scappa»;
   al di là delle conseguenze sui soci di minoranza, la cui fiducia nel sistema finanziario è stata distrutta in quanto acquirenti (non si sa quanto consapevoli) di azioni rivelatesi infruttuose, la vicenda ha un suo risvolto negativo anche sul bilancio dello Stato e, quindi, su tutti i cittadini: gli oneri finanziari straordinari, assunti per acquistare a debito e per distribuire dividendi, hanno gravato il reddito di impresa riducendolo drasticamente e sottraendolo ad imposizione fiscale. Secondo l'avvocato Ugo Scuro, che, come detto, a quanto si apprende anche da organi di stampa, è intenzionato a promuovere una class action nei confronti della società, «l'imputazione degli oneri straordinari alla gestione ha comportato, quindi, in virtù dei pareri dei primari studi professionali e del conforme orientamento dell'influente Assonime, ufficio studi della Confindustria, un risparmio tributario che la Guardia di Finanza ha ritenuto elusivo. In base ai dati noti il risparmio potrebbe eccedere i due miliardi di euro. Gli avvenimenti successivi ai pareri eccellenti, certamente soggetti alla condizione che la fusione fosse legittima per la sussistenza dei giustificati motivi richiesti per il ricorso al delicato istituto giuridico, consentono la prospettiva che l'Agenzia delle entrate possa richiedere il danno subito per il mancato pagamento in sede civile o concorsuale, concorrendo con gli altri creditori. Tanto più che di recente la cassazione penale ha rivendicato in materia l'autonomia del giudice penale rispetto al giudicato tributario. Non sembra che l'occasione possa essere trascurata per il rilievo economico e giuridico del ritenuto fatto elusivo»;
   tra l'altro, dopo che il maxi-bond Lighthouse è stato trasformato in azioni SEAT, gli ex soci di maggioranza, prima di perdere il controllo dell'azienda, sono riusciti a far approvare un provvedimento di manleva, cioè un accordo che esonera gli amministratori da qualsiasi azione di responsabilità civile nei loro confronti, ci si chiede se non rappresenta questa proprio un'ammissione di colpa da parte dei soggetti che hanno gestito l'azienda negli ultimi dieci anni trasformandola in un cumulo di rovine;
   casi come quello di Seat Pagine Gialle sono rappresentativi di un sistema finanziario che è ben lontano dall'aver compreso che solo la fiducia dei risparmiatori può accrescere le risorse a disposizione del sistema produttivo. Questa comprensione non è agevolata da un'Autorità di vigilanza che non sembra in grado di svolgere i compiti che la legge gli assegna e che, nelle more della nomina del terzo commissario, viene privata dell'essenziale attributo della collegialità delle deliberazioni. Una delibera di natura collegiale presuppone che non vi sia per un singolo soggetto la possibilità di determinarne a priori l'esito della votazione. Ciò non accade oggi alla CONSOB, in quanto non vi è la possibilità di approvare ciò che il suo Presidente non intende approvare, e viceversa –:
   per quale ragione il Governo stia tardando nel nominare il nuovo consigliere della CONSOB, dal momento che la carica è vacante dal 15 dicembre 2013, in un momento così delicato della storia del Paese;
   in quali tempi il Governo sia intenzionato a procedere a tale nomina e, soprattutto, quali saranno i criteri – auspicabilmente differenti da quelli ad avviso degli interroganti deleteri applicati nel recente passato – con i quali verrà effettuata la scelta;
   se il Governo sia in possesso di ulteriori elementi concernenti le sopra illustrate vicende relative alla SEAT;
   se il Governo non intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze, iniziative a tutela dei risparmiatori finalizzate a rimediare in qualche modo alla vicenda SEAT, nonché per evitare che analoghi scandali possano in futuro presentarsi nuovamente;
   se l'Agenzia delle entrate non intenda altresì assumere le necessarie determinazioni al fine di recuperare, almeno in parte, il danno che la vicenda SEAT sopra illustrata ha senz'altro causato. (4-03487)


   BORGHESI e CAPARINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
   il Ministro senza portafoglio per l'integrazione era atteso il 28 settembre 2013 a Brescia dove avrebbe dovuto prendere parte alla manifestazione «Brescia incontra il Mondo», organizzata nella locale parrocchia di Santa Maria in Silva;
   il Ministro ha invece rinunciato a parteciparvi, costringendo i promotori di «Brescia incontra il Mondo» ad annullare l'iniziativa;
   stando a ricostruzioni a suo tempo pubblicate da organi di stampa e basate su indiscrezioni attribuite allo staff del Ministro, la rinuncia sarebbe stata riconducibile a raccomandazioni provenienti da non meglio precisati organi del governo locale, causate da temuti problemi di ordine pubblico, a loro volta legati a preannunciate dimostrazioni concomitanti indette dal movimento «Forza Nuova» e dai centri sociali;
   rispondendo in Parlamento ad un'interrogazione a risposta immediata presentata sulla vicenda, il 23 ottobre 2013 il Ministro Kyenge imputava invece la sua assenza a difficoltà dovute all'accavallarsi di altri impegni, peraltro non meglio specificati, attribuendo all'iniziativa autonoma di un suo «fantasioso collaboratore», Paolo Carletti, l'invio di una lettera di giustificazioni immotivatamente allarmistica agli organizzatori di «Brescia incontra il Mondo»;
   lo stesso Paolo Carletti, successivamente all'intervento di Cécile Kyenge in Parlamento, avrebbe rassegnato le proprie dimissioni dallo staff del Ministro;
   il 4 febbraio 2014, il medesimo Carletti ha ribadito però la sua versione dei fatti, aggiungendo che Cécile Kyenge avrebbe rinunciato alla propria presenza in seguito a pressioni esercitate dal sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, di cui sussisterebbe traccia indiretta in una email inviata da Giovanna Benini, responsabile del Forum Immigrazione del Pd, alla segretaria del Ministro per l'integrazione;
   nella sua comunicazione al Ministro Kyenge, in effetti, Giovanna Benini farebbe espresso riferimento ad una telefonata ricevuta dal Sindaco Del Bono, diretta ad ottenere la cancellazione dell'iniziativa, in ragione delle manifestazioni concomitanti indette da «Forza Nuova» e dai centri sociali;
   il Ministro Kyenge avrebbe infine annullato la propria partecipazione con una nota ufficiale in cui erano espressamente menzionate «questioni di ordine pubblico –:
   quale sia l'esatta ragione che ha indotto il Ministro interrogato a non partecipare il 28 settembre 2013 a Brescia alla manifestazione «Brescia incontra il Mondo», organizzata nella locale parrocchia di Santa Maria in Silva e se tale ragione sia esattamente quella affermata alla Camera dei deputati il 23 ottobre 2013, in risposta ad una interrogazione a risposta immediata. (4-03488)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:


   D'AMBROSIO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   sul quotidiano Il Giornale è comparsa una notizia, in merito ai compensi dei diplomatici italiani dislocati all'estero, che riportava i seguenti contenuti:
    «l'ambasciatore italiano a Parigi porta a casa 20.995 euro al mese, l'omologo tedesco 8.449; l'ambasciatore italiano a Mosca è retribuito con 26.998 euro al mese, mentre il suo omologo tedesco con 10.018»;
    «in media, le remunerazioni nette italiane sono due volte e mezzo quelle tedesche. Con punte che, in Europa e in America del Nord, arrivano quasi a triplicarsi. A Tokyo, per esempio, l'ambasciatore italiano prende 27.028 euro al mese, mentre quello tedesco deve “accontentarsi” di 10.018. E ancora: a Washington l'ambasciatore italiano guadagna 24.606 euro al mese, mentre quello tedesco 9.495 euro»;
    «il rappresentante italiano alle Nazioni Unite di Ginevra guadagna 19.757 euro al mese mentre il suo omologo tedesco ne prende 8.449 euro, inoltre risiede in una villa con 12 bagni da 22 mila euro di affitto al mese»;
    «Casa a parte, la rete diplomatica italiana gode anche di una indennità per le spese di rappresentanza che può variare da 4 mila euro mensili a Pretoria a 22 mila euro a Tokyo» –:
   se trovino conferma suddette notizie riportate dal quotidiano Il Giornale.
(4-03470)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SEGONI, ARTINI, GAGNARLI e BALDASSARRE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Terna, rete elettrica nazionale spa, ha presentato, in data 24 febbraio 2010 (prot. TE/P201000002209), ai sensi del decreto-legge 29 agosto 2003 n. 239, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2003, n. 290, e successive modifiche, l'istanza con relativo progetto al Ministero dello sviluppo economico – dipartimento per l'energia nucleare, le energie rinnovabili e l'efficienza energetica – divisione III reti elettriche – ed al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – direzione generale per la difesa del suolo –, al fine di ottenere l'autorizzazione alla costruzione ed esercizio, avente efficacia di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità, dell'intervento sulla Rete elettrica nazionale denominato «Razionalizzazione della RTN in provincia di Arezzo»;
   l'intervento geograficamente riguarda la regione Toscana e, più precisamente, in provincia di Arezzo i comuni di Bucine, Cavriglia, Civitella Val di Chiana, Monte San Savino, Montevarchi ed in provincia di Siena il comune di Castelnuovo Berardenga;
   nello specifico l'intervento prevede la realizzazione di:
    a) una nuova stazione elettrica a 380 kV a Monte S. Savino in una zona ad alto rischio idraulico (R4) secondo il vigente PAI;
    b) un elettrodotto 380 kV semplice tra la nuova S.E. Monte San Savino e l'esistente S.E. S. Barbara con lunghezza complessiva di circa 43.5 chilometri;
    c) un raccordo in classe 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l'esistente elettrodotto 220 kV «S. Barbara-Arezzo C.-Pietrafitta» con lunghezza complessiva di circa 5.8 chilometri;
    d) un raccordo 132 kV doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l'esistente elettrodotto 132 kV semplice terna «Ambra-Siena» e derivazione verso la CP Monte San Savino con lunghezza complessiva di circa 23.0 chilometri;
    e) un raccordo 132 kV doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l'esistente elettrodotto 220 kV «S. Barbara-Arezzo C.-Pietrafitta» con lunghezza complessiva di circa 0.3 km;
    f) un raccordo 132 kV doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e gli elettrodotti 132 kV in semplice terna «CP Chiusi-CP Distillerie Sez.to» e «CP Foiano-CP S. Giovanni Valdarno» con lunghezza complessiva di circa 8.1 chilometri;
   contestualmente alla realizzazione delle suddette opere è inoltre prevista la demolizione dei seguenti tratti di elettrodotto preesistente: elettrodotti aerei a 132 kV «CP Foiano-CP S. Giovanni Valdarno» e «CP Chiusi-CP Distilleria Sez.to» e di una porzione dell'esistente elettrodotto a 220 kV «S. Barbara-Arezzo C.-Pietrafitta»;
   la regione Toscana ha espresso il proprio parere negativo, con deliberazione della giunta regionale n. 347 del 16 maggio 2011;
   il consiglio comunale di Montevarchi ha dato parere negativo al progetto con delibera n. 27 del 24 marzo 2011;
   il comune di Bucine ha espresso parere negativo, nella delibera comunale n. 75 del 3 maggio 2011 la Commissione per la valutazione ambientale strategica si è espressa negativamente al progetto in questione;
   il 5 febbraio 2013 il Ministero dei beni e delle attività culturali ha espresso parere negativo sui percorsi presentati;
   i tracciati proposti da Terna con tralicci alti 40-45 metri, con 9 grossi cavi in gruppi di 3 attraverserebbero le colline ed i boschi della Valdambra, a confine con il Chianti, costituendo una evidente dissonanza rispetto alle prescrizioni del piano di indirizzo territoriale regionale, passando per aeree di massimo pregio ecologico, ambientale, paesaggistico e storico;
   nel territorio di Montevarchi si colpirebbero tre ambiti della conservazione del piano strutturale: il bosco di pregio di Sinciano ed Ucerano, l'oliveto terrazzato di Moncioni e Ventena e la rete di connessione con il Chianti;
   nel tratto tra Rapale e Montebenichi si toccherebbero zone ad alto pregio naturalistico, caratterizzate da colline, borghi incastellati, uliveti, corsi d'acqua, ecosistemi delicati e fragili che ospitano flora e fauna particolari, inclusa quella migratoria, come nella zona di Gaiole in Chianti;
   tali lavori avrebbero effetti devastanti sull'economia locale, sia il settore turistico, in quanto in questa zona c’è una forte attività ricettiva di fascia medio-alta che fattura intorno ai 14 milioni di euro l'anno indotto compreso, sia per gli agricoltori che si vedrebbero espropriare e deturpare i loro campi;
   un cospicuo numero di lavori scientifici avvalorano l'ipotesi della mutagenicità dei campi elettromagnetici generati da elettrodotti, con conseguenti rischi per la salute di quanti a tali campi sono inconsapevolmente esposti;
   la società Terna non prende in considerazione alternative come «l'opzione zero» ossia una manutenzione straordinaria delle linee già esistenti oppure per il 380 kV percorsi in aree già compromesse o l'interramento come è stato realizzato nel tratto Tavarnuzze-Fontelupo –:
   quali iniziative di propria competenza intendano intraprendere per dare ascolto e risposte alle richieste di cittadini, enti locali, associazioni e comitati (nati in tutta Italia, dal Friuli alla Sicilia) e imprenditori agricoli e turistici;
   se non intendano sollecitare Terna a rispondere alle varie richieste degli enti locali spiegando la necessità di costruire quest'elettrodotto rispetto ai fabbisogni di energia;
   se sia stato valutato e quantificato l'impatto economico ed occupazionale nei settori turistico ed agricolo;
   se non ravvisino la necessità di redigere un piano energetico nazionale, ad oggi assente, che sia compatibile con il territorio, l'ambiente e la salute dei cittadini;
   se è a conoscenza delle motivazioni per cui, per ben due volte, il percorso tra S. Barbara a Monte San Savino sia stato modificato sotto il nome di «integrazioni» invece di sottostare a nuove procedure di VIA;
   quali misure intenda adottare per fare in modo che il progetto di fare dell'Italia un «hub» europeo con «autostrade dell'energia», finalizzato al trasporto verso il nord Europa di energia prodotta in altri Paesi, non abbia ripercussioni negativi sulla salute dei cittadini, sull'ambiente e sui settori occupazionali connessi alla qualità del territorio come quello turistico ed agricolo;
   quali iniziative, anche normative, intende adottare per far in modo che la suddetta «razionalizzazione» tenga conto di futuri allacciamenti di nuovi punti di immissione legati a micro impianti alimentati da fonti rinnovabili, in previsione di raggiungere l'obiettivo di produrre entro il 2020 il 20 per cento dell'energia da fonti rinnovabili diffuse sul territorio. (4-03469)


   CAPARINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel comune di Berzo Demo (BS), in Val Camonica, in località Forno Allione dove sorgono gli stabilimenti ex Selca, si è creato un problema di emergenza ambientale a causa dell'inquinamento del terreno che minaccia la salute pubblica;
   la bonifica o messa in sicurezza dell'area dovrebbe essere posta a carico della società che ha prodotto l'inquinamento;
   attualmente la Selca S.p.A. risulta fallita dal 2010 e sono in corso procedure e contestazioni tra curatela fallimentare, Unipol Assicurazioni S.p.A., Comune di Berzo Demo e regione Lombardia per stabilire le competenze sugli oneri per le attività di bonifica;
   il comune di Berzo Demo conta meno di 2 mila abitanti e non dispone delle risorse economiche necessarie per la bonifica dell'area ex Selca, né di una struttura tecnico amministrativa adeguata per affrontare nel migliore dei modi una questione di tale rilevanza; pertanto il sindaco ha chiesto l'intervento della regione;
   dell'attività della Selca nel comune di Berzo Demo si è interessata anche la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nella scorsa legislatura;
   nell'ambito delle indagini svolte da parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti relativamente al ciclo dei rifiuti della Lombardia (Doc. XXIII n. 13), ed in particolare della provincia di Brescia, emerge quanto riferito da Marco Turchi, comandante provinciale dei Carabinieri di Brescia, nell'audizione del 4 maggio 2011: «Vi era, inoltre, la società «Selca» di Berzo Demo, comune della Vallecamonica, che aveva difficoltà economico-finanziarie e che era stata acquistata dal gruppo Catapano di Napoli, il cui leader è Guido Catapano, arrestato il 29 marzo 2011, insieme ad altri tredici indagati, dai Carabinieri di Padova per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta»;
   la relazione continua evidenziando che «sulla bonifica del sito in cui operava la “Selca”» è intervenuto il comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato di Brescia, Gualtiero Stolfini, il quale nell'audizione del 4 maggio 2011, ha riferito che nel comune di Berzo Demo in Val Camonica svolgeva l'attività industriale l'Union Carbide, alla quale erano subentrate la Graphtec e la Selca. All'interno dell'azienda vi era un sito, già adibito a discarica abusiva, pieno di rifiuti speciali pericolosi, di profondità ignota, dove 30/40 anni fa e, cioè, negli anni ’70 vi erano state depositate “peci di lavorazione”. La Graphtec, da ultimo, si era impegnata a bonificare il sito anzidetto mediante la costruzione tutt'intorno allo stesso di un sarcofago con la profondità necessaria al suo completo isolamento.»;
   in attesa della bonifica del sito, occorre tranquillizzare i cittadini sugli effettivi rischi per l'ambiente e per la salute pubblica;
   in data 31 gennaio 2014, nella seduta n. 164 della Camera dei deputati, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/01885-A/017, presentato dal sottoscritto, che impegna il Governo «a valutare un intervento, in collaborazione con le strutture regionali, per la messa in sicurezza del sito ex SELCA SpA di Berzo Demo e la necessaria bonifica» –:
   se il Ministro, attraverso il nucleo operativo ecologico, intenda approfondire, per quanto di propria competenza, i danni ambientali provocati dalle attività industriali svolte in passato sul territorio del comune di Berzo Demo e dare puntualmente seguito all'ordine del giorno accolto. (4-03477)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COSTANTINO, PALAZZOTTO, GIANCARLO GIORDANO, FRATOIANNI, LAVAGNO e AIRAUDO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   nell'anno 2006 il contributo della regione siciliana destinato al teatro massimo «Vincenzo Bellini» di Catania è stato di 21,7 milioni di euro, successivamente i fondi si sono ridotti a 21,3 milioni nel 2007, 21,5 milioni nel 2008, 21,3 milioni nel 2009, 19,2 milioni nel 2010, 18,28 milioni nel 2011, 16,29 milioni nel 2012, utilizzati esclusivamente per il pagamento degli stipendi di circa 300 lavoratori e lavoratrici;
   la programmazione per la stagione del 2012 si è resa possibile soltanto grazie al lavoro gratuito di lavoratori e lavoratrici e al recupero di circa 3 milioni di euro dal fondo unico per lo spettacolo (FUS) e dalla vendita dei biglietti al botteghino a copertura parziale delle spese di produzione;
   per la stagione 2013 la regione siciliana ha tagliato ulteriormente i fondi destinati al teatro «Bellini», prevedendo in bilancio 11,75 milioni di euro, circa la metà dei fondi stanziati negli anni precedenti e già dimostratisi insufficienti;
   nel settembre 2013 il teatro «Bellini» è stato commissariato dal presidente della regione siciliana;
   lo svolgimento del quinto festival belliniano ha visto la cancellazione di sei concerti lirico-sinfonici: l'orchestra e coro si sono fatti carico di eseguire in autogestione il concerto d'apertura e quello di chiusura e nel novembre 2013 e dopo le proteste dei lavoratori, il finanziamento regionale è aumentato a 14,8 milioni di euro, ma il patto di stabilità nazionale ha impedito la totale erogazione della somma e ad oggi sono stati ricevuti soltanto 4,5 milioni;
   pur non percependo da mesi lo stipendio i lavoratori, in stato di agitazione, hanno deciso di non scioperare e di procedere alla messa in scena delle opere in programma, oltre che all'esecuzione dei concerti per la stagione sinfonica;
   scaduto il mandato trimestrale del commissario straordinario è stata lasciata in eredità una delibera di licenziamento di tutti i vertici del teatro: direttore artistico, direttore allestimenti scenici, direttore tecnico, direttore di coro, direttore amministrativo, oltre che di numerosi lavoratori a contratto professionale;
   nel gennaio 2014 la regione siciliana ha presentato la nuova manovra finanziaria 2014 che ha stanziato per il teatro «Bellini» la stessa somma del 2013 (14,8 milioni);
   la manovra è stata però impugnata in molti articoli dal commissario dello stato: in uno di questi – articolo 17, allegato 1 – era previsto il finanziamento ai teatri siciliani e, quindi, al teatro «Bellini»;
   il 31 gennaio 2014 è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale siciliana il bilancio preventivo regionale in cui la regione prevede il finanziamento di un milione e mezzo di euro: con questo esiguo finanziamento il teatro «Bellini», una delle più prestigiose istituzioni artistiche musicali e che vanta una tradizione ultrasecolare, è destinato a chiudere i battenti –:
   se il ministro interrogato non ritenga opportuno e indispensabile un intervento diretto del Governo in aiuto del teatro etneo per risolvere il problema illustrato e, quindi, agire nella direzione dell'aumento del fondo unico dello spettacolo (FUS) e, in particolare, assumere iniziative per una copertura straordinaria per salvare i lavoratori e le lavoratrici del teatro massimo «Vincenzo Bellini» di Catania. (5-02074)


   MATARRESE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   con l'interrogazione a risposta immediata in commissione 5-01587, presentata e discussa nella seduta del 27 novembre 2013, è stato chiesto al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo di conoscere l'ammontare della somma che lo stesso dicastero deve ancora corrispondere ai privati cittadini, a titolo di contributo ex articolo 31 del decreto legislativo n. 42 del 2004, per interventi di restauro o conservativi autorizzati e già collaudati da diversi anni, eseguiti su beni d'interesse storico-artistico;
   secondo quanto si evince dalla risposta fornita dal Sottosegretario ai beni e alle attività culturali e del turismo, l'importo complessivo riferito ai lavori collaudati fino alla data del 31 dicembre 2011 ammonta ad euro 97.263.468,66 –:
   quali iniziative di propria competenza intenda adottare affinché siano erogati ai privati cittadini i contributi citati in premessa e se non ritenga opportuno corrispondere acconti a chi non ne ha ricevuti in corso d'opera, così da evitare che la mancanza di liquidità in capo ai proprietari in credito determini un depauperamento continuo di strutture di interesse storico-artistico, colpite persino da crolli nelle strutture portanti. (5-02084)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BASSO, TULLO e BIASOTTI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il comune di Cogoleto in provincia di Genova rischia di trovarsi privo della stazione dell'Arma dei carabinieri;
   si è in presenza di una comunità di oltre 9 mila abitanti e d'estate, essendo una importante meta turistica della riviera, vede triplicarsi le presenze con tutte le conseguenze che questo declina in termini di esigenze di sicurezza e controllo del territorio;
   la vicenda prende il via nel 2008 quando il nucleo dell'Arma di Cogoleto, a causa del mancato pagamento del canone di affitto della sede di via Gioiello, fu costretto a confluire presso la Compagnia di Arenzano;
   nel corso di questi anni le unità dei carabinieri in servizio presso la locale stazione sono passate da otto a quattro con le conseguenti notevoli difficoltà di operatività per il controllo del territorio;
   l'amministrazione comunale su iniziativa del sindaco inizialmente aveva proposto, in sede di Comitato provinciale per la sicurezza e l'ordine pubblico, una nuova sede senza però ricevere da parte dell'Arma parere positivo, in quanto veniva ritenuto necessario uno spazio maggiore che i locali di villa Nasturzio, presso i quali è ospitata la biblioteca comunale, non erano in grado di offrire;
   nel maggio 2013 il consiglio comunale approva all'unanimità un ordine del giorno in cui si esprime la volontà della città di Cogoleto di poter mantenere la stazione dell'arma dei carabinieri;
   si costituisce anche un comitato cittadino che raccoglie oltre 2000 firme a sottoscrizione di una petizione rivolta alle istituzioni affinché la locale stazione non fosse soppressa;
   l'amministrazione comunale ha inoltre avanzato la proposta di concedere gratuitamente un immobile con spazi adeguati e funzionali alle esigenze dell'Arma presso l'area della ex tubi ghisa, impegnandosi anche a pagare le utenze pur di evitare che l'Arma chiuda il proprio presidio a Cogoleto;
   il 20 gennaio 2013 il consiglio comunale ha approvato un nuovo ordine del giorno attraverso il quale è stata ribadita l'assoluta priorità di mantenere la presenza dell'arma in relazione alle note problematiche di ordine pubblico –:
   se e quali iniziative il Governo intenda attivare per verificare presso il competente Comando provinciale e regionale dei carabinieri quanto esposto in premessa, garantendo conseguentemente il mantenimento della stazione dell'Arma dei carabinieri presso il comune di Cogoleto, con l'obiettivo di assicurare una prossimità territoriale efficiente ed efficace in grado di rispondere alla domanda di sicurezza dei cittadini. (5-02077)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SENALDI, BAZOLI, SIMONI, MARANTELLI, BONAFÈ e GADDA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   lunedì 3 febbraio, nella piazza antistante al distaccamento di Gallarate del tribunale di Busto Arsizio, è avvenuto un episodio molto grave e quasi incredibile;
   la dinamica dell'accadimento è stata riportata da tutti gli organi di informazione: un detenuto condannato all'ergastolo per essere il mandante di un omicidio è evaso in occasione di un'udienza per altro processo ed a seguito di un conflitto a fuoco con numerosissimi colpi esplosi che hanno provocato la morte di un malvivente e posto a serio rischio l'incolumità dei cittadini inermi residenti e di passaggio in un'area centrale della città, oltre ai pesantissimi rischi corsi dagli agenti di polizia penitenziaria;
   il detenuto era stato accompagnato presso il tribunale da quattro agenti di polizia penitenziaria per rispondere di un reato di truffa;
   il distaccamento di Gallarate non ospita usualmente processi che vedono coinvolti imputati di reati gravi e non è dotato di misure adatte a garantire la sicurezza, né di entrate protette dedicate all'arrivo di furgoni per il trasporto di detenuti –:
   se siano state rispettate le procedure per il trasferimento del detenuto evaso;
   se non si ritenga di prevedere differenti modalità per permettere a detenuti per reati gravi la partecipazione a processi per altri reati minori, sgravando così dall'onere del trasporto e dai relativi rischi la polizia penitenziaria;
   quanti e quali sono i tribunali che non presentano adeguate strutture atte a garantire la sicurezza in caso di episodi come quello accaduto a Gallarate;
   se non sia in previsione un incremento del numero di agenti e sottufficiali di polizia penitenziaria, che oggi svolgono le loro funzioni con organici al di sotto degli standard ordinari. (5-02087)

Interrogazione a risposta scritta:


   RIZZO, FRUSONE, ARTINI, BASILIO e CORDA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la legge 24 aprile 1941 n. 392 e il decreto del Presidente della Repubblica 4 maggio 1998 n. 187 stabiliscono che i comuni ricevono un contributo dal Ministero della giustizia per le spese sostenute relative ai locali destinati ad uffici giudiziari;
   tale contributo viene erogato in una prima rata in acconto e in una seconda a saldo; il comune di Caltagirone per gli anni 2010, 2011 e 2012 ha sostenuto per gli uffici giudiziari una spesa pari ad euro 3.130.000,00 senza ricevere nessun acconto sugli stessi delle spese affrontate, in spregio alla normativa che prevede l'erogazione di un acconto all'inizio di ogni esercizio finanziario pari al 70 per cento del contributo erogato nell'anno precedente per il periodo transitorio di entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 187 del 1998 –:
   quale sia il motivo per il quale il comune di Caltagirone non abbia ancora ricevuto il quanto dovuto e quanto tempo sia ancora necessario affinché il Ministero della giustizia eroghi tali somme.
(4-03466)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE MENECH, GIGLI, RICHETTI e CRIMÌ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la regione Veneto nella giornata di ieri ha decretato lo stato di calamità in tutto il territorio veneto in considerazione dell'ondata di maltempo che ha colpito questo territorio; due sono le emergenze in atto: la massa di neve in montagna (dove si lavora principalmente per sgomberare le vie di comunicazione e i tetti ricoperti da metri di neve pesantissima e a rischio crollo) e la situazione idrogeologica in pianura;
   nelle giornate che vanno dalla fine del mese di gennaio ai primi giorni di febbraio provincia di Belluno è stata colpita da una ondata di maltempo che ha prodotto fortissime nevicate in tutte le zone altimetricamente più alte del territorio e intense piogge in quelle più basse, con accumuli nevosi anche superiori ai 3 metri, che hanno causato il black-out elettrico del Cadore, paralizzato la circolazione stradale e ferroviaria, lasciate isolate numerose località, mettendo di fatto in ginocchio il sistema turistico, il sistema produttivo e la stessa residenza in gran parte della provincia;
   le forti nevicate hanno provocato nuovamente l'interruzione dell'energia elettrica in molti comuni della zona del Cadore e dell'Agordino, ripetendo di fatto la situazione accaduta nel finire del 2013, e anche in questa occasione si poteva intervenire più puntualmente e velocemente con la somministrazione di emergenza dell'elettricità mediante utilizzo di generatori di emergenza;
   i comuni interessati dalle abbondanti nevicate sono stati costretti a far intervenire numerose ditte private (insieme ai mezzi comunali, della protezione civile e dell'esercito) per consentire la rimozione della neve dalle vie di comunicazione;
   la quantità di neve caduta ha provocato numerosi danni alle infrastrutture, (ad esempio un'importante impianto di risalita nel comune di Rocca Pietore è stato distrutto da una enorme valanga), quantificabili puntualmente solo nelle prossime settimane quando la fase acuta dell'emergenza terminerà;
   le forti nevicate hanno causato la caduta di numerosi alberi e le intense piogge hanno causato numerosi smottamenti, lungo le vie di comunicazione, lasciando isolate per giorni intere comunità;
   le strade statali di montagna non hanno una costante manutenzione dei cigli stradali, manutenzione necessaria per prevenire la caduta di alberi e gli smottamenti del sedi me stradale in condizioni metereologiche avverse, e che le forti nevicate hanno causato la caduta di alberi lungo la ferrovia che da Ponte nelle Alpi porta a Calalzo di Cadore, provocando una lunga interruzione del servizio pubblico;
   ormai è insostenibile inoltre la situazione dell'ente provincia di Belluno in merito ai tagli orizzontali dei trasferimenti che ha subito in questi ultimi anni. La provincia non è oggi più in grado di garantire i trasferimenti alla società regionale (Veneto Strade) che ha in gestione le strade provinciali e le strade ex Anas, questo mette a rischio la normale manutenzione delle principali arterie comprensiva dello sgombero della neve oggetto dell'interrogazione;
   Belluno è una delle province che produce più energia nel settore idroelettrico, e per la popolazione di questi territori non è più sopportabile che non si investano in questi luoghi parte dei profitti per mantenere adeguati livelli dei servizi essenziali come la distribuzione dell'energie, le vie di comunicazione e la mobilità ferroviaria;
   in una provincia interamente montana come quella di Belluno, fenomeni di questo tipo, seppur eccezionali, non possono provocare tali disagi, disagi che hanno messo in ginocchio un'economia già in grave difficoltà come quella turistica. Questi territori, che pure presentano condizioni del tutto simili a quelle dei territori delle confinanti, siano essi Stati esteri che regioni e province autonome, vengono obiettivamente a trovarsi in condizioni di indiscutibile squilibrio rispetto ai poteri di autogoverno e alla disponibilità di risorse riconosciuti. Queste situazioni di squilibrio emergono in maniera chiara nei momenti di difficoltà atmosferica in quanto, nei territori di montagna, adeguati investimenti in manutenzioni prevengono le situazioni di difficoltà come quelle accadute in questo periodo –:
   come intendono affrontare il tema degli investimenti in infrastrutture nei territori di montagna come quelli della provincia di Belluno, investimenti necessari per prevenire situazioni di crisi come quelle di oggi e che devono consentire di riparare i danni avuti in queste giornate di forte maltempo, al fine di ripristinare le necessarie condizioni di sicurezza del sistema delle infrastrutture provinciali;
   quali risorse intendano destinare ai comuni colpiti dall'ondata di maltempo, che devono far fronte a enormi esborsi di denaro spesso non coperti dai singoli bilanci;
   cosa intendono fare per garantire alla provincia di Belluno per quanto di competenza una adeguata manutenzione ordinaria e straordinaria delle linee elettriche, delle grandi vie di comunicazione come le strade statali e le linee ferroviarie e come il Governo intenda rapportarsi con gli enti che hanno in gestione tali servizi. (5-02076)


   AGOSTINELLI, CECCONI, TERZONI e BUSINAROLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il sottosegretario del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, nel rispondere alle interrogazioni n. 5-01395 e n. 5-01704, riguardanti il collegamento stradale tra il porto di Ancona e l'autostrada A 14, ha dichiarato tra l'altro che:
    a) «con delibera 9/2011 il CIPE ha approvato definitivamente la Convenzione di Concessione e il Piano economico finanziario, adeguato al relativo parere espresso dal NARS»;
    b) «lo scorso 18 dicembre 2013 il raggruppamento temporaneo di imprese, con Impregilo S.p.A. mandataria, costituitosi in Società di progetto, ha sottoscritto la convenzione di concessione riguardante la progettazione (definitiva ed esecutiva), la costruzione e gestione dell'intervento»;
   quanto al punto a), il CIPE con la decisione citata dal sottosegretario, ha deliberato: «1. È valutato favorevolmente lo schema di convenzione, subordinatamente al recepimento delle seguenti prescrizioni: (seguono numerose prescrizioni). 2. Entro trenta giorni dall'aggiudicazione definitiva della concessione di costruzione e gestione in argomento il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti provvederà a comunicare a questo Comitato l'esito della gara e a trasmettere copia del piano economico finanziario aggiornato agli esiti della stessa»;
   appare agli interroganti, dalla lettura della citata delibera 9/2011, che pur essendo trascorsi ampiamente i trenta giorni dall'esito della gara di aggiudicazione, il piano economico finanziario aggiornato non sia stato ancora trasmesso al CIPE, né al comune di Ancona e alla regione Marche;
   né è stata trasmessa al comune di Ancona e alla regione Marche la convenzione di concessione firmata il 18 dicembre 2013 dal raggruppamento temporaneo di imprese, con Impregilo S.p.A. mandataria, benché il consiglio comunale di Ancona, in modo unanime, abbia chiesto al Ministro interrogato, tale documentazione anche allo scopo di valutare le tariffe di pedaggio ipotizzate nel piano economico finanziario e nel piano regolatorio finanziario, per le diverse classi di pedaggio, i volumi di traffico preventivati e altro –:
   se e quando il Ministro interrogato abbia trasmesso copia del piano economico finanziario al CIPE, come indicato al punto 2 della citata delibera n. 9/2011;
   se e quando il Ministro interrogato intenda comunicare la documentazione richiesta dal consiglio comunale di Ancona;
   quale sia il tracciato che attraversa «la grande frana di Ancona», quali siano i volumi di traffico ipotizzati e le tariffe di pedaggio per le diverse classi di veicoli e se vi siano ulteriori accordi con la Società Autostrade, soggetto gestore dell'A14 ove la bretella Ancona porto si va a congiungere sulla base di quanto stabilito dalla convenzione di concessione e di relativi allegati. (5-02080)


   COPPOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   le imprese di autotrasporto di cose per conto di terzi con sede legale in territorio nazionale devono essere iscritte all'Albo autotrasportatori, con iscrizione annuale, e dimostrare il possesso del requisito dell'onorabilità per poter operare in territorio nazionale;
   la quota annuale per l'iscrizione all'Albo va pagata entro i termini perentori del 31 dicembre dell'anno in corso per lo svolgimento corretto dell'attività durante l'anno successivo, in caso contrario è prevista una sospensione dell'iscrizione dell'impresa all'Albo con conseguente blocco dell'attività;
   a partire dal 2011, con delibera pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 254 del 31 ottobre 2011, si è stabilito che entro il 31 dicembre dello stesso anno per le quote relative all'anno 2012, è prevista la possibilità del pagamento della quota annuale per via telematica, e non solo tramite bollettino cartaceo come in precedenza, con l'obbligo per chi utilizza la seconda modalità di pagamento di registrare successivamente i dati del versamento eseguito sul sito internet dell'Albo, con l'obiettivo dichiarato di agevolare il versamento della quota e per facilitare la funzione di controllo;
   con l'anno successivo, e dunque con termine di pagamento al 31 dicembre 2012, il Ministero dei trasporti, con delibera n. 15/2012 pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 254 del 30 ottobre 2012, ha stabilito che il pagamento può essere effettuato «soltanto attraverso il sistema di pagamento telematico», escludendo dunque la possibilità di altre modalità di adempimento delle quote;
   nel dicembre 2012 il sistema telematico per il pagamento delle quote non ha funzionato correttamente impedendo alle imprese il pagamento entro i termini stabiliti, con conseguente proroga del termine di tale pagamento al 31 marzo 2013, stabilito con delibera d'urgenza dal presidente dell'Albo degli autotrasportatori;
   come denunciato, tramite organi di stampa, dal Presidente di Confartigianato trasporti del Friuli Venezia Giulia, il problema sembra ripetersi anche quest'anno, nonostante già verso la fine del 2013 la citata associazione di categoria avesse fatto presenti le inefficienze del sistema chiedendo un intervento radicale e risolutivo. Ad oggi, infatti, secondo Confartigianato trasporti Friuli-Venezia Giulia nella sola provincia di Udine non è riuscito ad effettuare il pagamento almeno il 30 per cento delle imprese, a causa di procedure lunghe e complicate;
   le procedure telematiche devono essere individuate ed utilizzate dal Governo centrale e dalle amministrazioni periferiche con l'obiettivo di semplificare operazioni e adempimenti burocratici, e per facilitare la raccolta dei dati in appositi database ed un successivo controllo puntuale ed automatizzato dei pagamenti, non certamente per creare ulteriori complicazioni nella gestione di un'impresa, che vanno ad aggiungersi alle già grandi difficoltà che la congiuntura economica riserva a chi prova a creare lavoro per se stesso e gli altri;
   secondo un monitoraggio del comitato centrale dell'Albo su un campione di oltre mille aziende di autotrasporto distribuite in Italia, il fatturato delle aziende è in tendente diminuzione, con una scarsa propensione agli investimenti ed una preoccupazione relativa all'aumento della competitività e, secondo un'indagine comparativa dell'anno 2011, il costo orario di esercizio dell'autotrasporto per chilometro delle imprese italiane è pari a 1,579 euro, superiore di almeno dieci punti percentuale rispetto ai competitors europei (in particolare Austria, Germania, Francia) con un concreto «rischio di marginalizzazione degli operatori italiani» condizioni che, assieme alle difficoltà relative agli adempimenti burocratici di cui sopra, non agevolano certamente il «fare impresa» nel nostro Paese –:
   se il Ministro sia a conoscenza della situazione di difficoltà in cui si trovano ad operare gli autotrasportatori nazionali;
   se sia stata ricevuta e accolta, da parte del comitato centrale dell'Albo degli autotrasportatori, la richiesta di proroga dei termini di pagamento delle quote per lo svolgimento dell'attività per l'anno 2014, come richiesto da Confartigianato Friuli-Venezia Giulia per tutelare le imprese associate, e se vi sia la possibilità di effettuare il versamento utilizzando ancora il conto corrente postale;
   quali siano i numeri effettivi delle operazioni corrette effettuate attraverso il portale predisposto, e in che percentuale rispetto al numero complessivo di operatori dei trasporti per conto terzi sul territorio nazionale;
   quali siano i riferimenti della società responsabile della gestione informatica del servizio citati e i costi effettivi della gestione del servizio, e se – infine – vi sia la volontà, da parte degli organi competenti, di porre rimedio alla situazione di disagio creatasi e per prevenire ulteriori disagi negli anni successivi. (5-02082)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIBILIA, SPESSOTTO, MANNINO, CRISTIAN IANNUZZI, TERZONI, TOFALO e LOREFICE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la ferrovia Avellino-Rocchetta Sant'Antonio, inaugurata il 27 ottobre del 1895 e dismessa il 12 dicembre del 2010 dalla regione Campania, collegava Avellino e le zone interne dell'Irpinia, toccando anche alcuni comuni in provincia di Potenza, fino ad arrivare alla stazione di Rocchetta Sant'Antonio (Foggia);
   si trattava di una linea di grande valenza da un punto di vista sia della mobilità su ferro sia del turismo, soddisfacendo il bacino d'utenza dei comuni colpiti dal terremoto del 1980 e attraversando le tre vallate dei fiumi Sabato, Calore e Ofanto;
   la tratta lunga 120 km transitava per 7 nuclei industriali ed era del tutto automatizzata, cablata con fibre ottiche, dotata di tecnologie per la sicurezza di esercizio, sistema SSC, e fornita di sistema di collegamento telefonico GSM;
   Rete ferroviaria italiana (RFI spa), con nota RFI/DAC/0000485, ha deciso di rimuovere strutture ed apparati del sistema GSM-R sulla linea Avellino-Rocchetta per un impegno di spesa pari a circa 800mila euro;
   le suddette risorse, a parere dell'interrogante, potrebbero essere impiegate per la manutenzione e valorizzazione della tratta anche a fini eco-turistici, come è successo fino al dicembre del 2010 ad opera delle associazioni culturali locali che hanno promosso itinerari a carattere ambientale e paesaggistico all'interno del territorio dell'Alta Irpinia –:
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno valutare, nell'esercizio delle proprie competenze, la possibilità di interloquire con rete ferroviaria italiana perché sospenda la rimozione delle attrezzature GSM-R e assicuri la manutenzione ordinaria della tratta al fine di un suo utilizzo anche eventualmente solo eco-turistico, in un'ottica di valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale, enogastronomico dei comuni irpini attraversati dalla stessa. (4-03467)


   TULLO, CAROCCI, BASSO e PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nella giornata di mercoledì 5 febbraio 2014, l'aeromobile della compagnia RYANAIR impegnato sulla tratta Genova/Catania dopo la fase di rullaggio è stato costretto ad una serie di controlli dopo che un motore aveva risucchiato al suo interno un gabbiano presente sulla pista;
   dopo le verifiche si è riscontrato che non erano stati riportati danni, ma nel frattempo la presenza eccezionale di volatili sulla pista, nonostante l'utilizzo dei «cannoncini», era tale che ha costretto i dirigenti dell'aeroporto Cristoforo Colombo a cancellare i voli in partenza da Genova e a dirottare su altri scali quelli in arrivo, per giuste e legittime ragioni di sicurezza;
   nella giornata di oggi è stato cancellato il volo in programma per Parigi alle 6 del mattino e si registrano ritardi sul traffico;
   il problema della presenza di volatili si manifesta quotidianamente, anche per la vicinanza della discarica rifiuti di Scarpino, che ieri è stata di dimensioni eccezionali, ma non sono mancate in passato anche situazioni gravi (bird-strike) a partire dal coinvolgimento nel 2008 di un aereo in arrivo da Madrid della compagnia Air Nostrum e nel settembre 2012 quando un volo della British Airways fu costretto ad un atterraggio di fortuna;
   questa situazione ha determinato ovviamente forti disagi ai passeggeri, ma sopratutto fatto emergere il tema della sicurezza per lo scalo genovese –:
   se sia a conoscenza dei fatti accuditi;
   se anche attraverso la collaborazione di ENAC per le sue funzioni di safety e security e per la sua esperienza, non possa intervenire a sostegno e in collaborazione con la dirigenza dello scalo genovese per affrontare in maniera efficace il problema che potrebbe continuare a rappresentare fonte di disagio per i passeggeri e soprattutto di grave pericolo. (4-03486)

INTEGRAZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   CORSARO. — Al Ministro per l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
   il 28 settembre 2013 il Ministro interrogato ha improvvisamente rinunciato a partecipare alla manifestazione «Brescia incontra il Mondo», organizzata nella parrocchia di Santa Maria in Silva a Brescia, costringendo gli organizzatori dell'evento ad annullare lo stesso;
   all'epoca sulla vicenda fu presentata una interrogazione parlamentare, rispondendo alla quale il Ministro aveva dichiarato che la mancata partecipazione alla manifestazione era «dovuta esclusivamente ad improvvise difficoltà nell'organizzazione della mia agenda dovute all'accavallarsi di impegni in quei giorni. Questa è l'unica ragione, non c’è altro»;
   l'ex portavoce del Ministro, che proprio a causa di questa vicenda rassegnò le dimissioni dal suo incarico, ha, invece, dichiarato che il Ministro avrebbe rinunciato alla visita istituzionale a Brescia per ragioni di ordine pubblico;
   secondo la ricostruzione del collaboratore, l'invito a non essere presente a Brescia arrivò dal sindaco della città, Emilio Del Bono, e proprio per ragioni di sicurezza, come emergerebbe da una mail scritta da Giovanna Benini (responsabile del Forum immigrazione del Pd) alla segreteria particolare del Ministro: «Ho ricevuto – si legge nella mail – una telefonata del nostro sindaco Emilio Del Bono che mi chiede di sospendere il programma del 28 settembre... Nella stessa giornata sia i centri sociali che Forza Nuova hanno organizzato due imponenti manifestazioni che graveranno entrambe sulla città che sarà invasa da forze eversive»;
   risulta, quindi, che il ministro annullò la visita attraverso una nota ufficiale che parlava di «questioni di ordine pubblico», una nota poi smentita in Parlamento dalla stessa Kyenge in occasione della risposta alla citata interrogazione parlamentare;
   in quell'occasione, infatti, il Ministro dichiarò: «È accaduto che un fantasioso collaboratore abbia inviato incomprensibilmente agli organizzatori dell'evento a Brescia una lettera di giustificazione priva di ogni fondamento e che ha determinato allarme sociale»;
   l'ex collaboratore del Ministro, tuttavia, ancora negli scorsi giorni ha ribadito la propria versione dei fatti ricostruendo, come riportato da un quotidiano nella giornata del 4 febbraio, «pedissequamente» i fatti dello scorso autunno, contraddicendo quanto riferito dalla Kyenge in Parlamento e raccontando un'altra verità, fatta di veline di partito e mail in cui si chiedeva espressamente di rimandare la visita per ragioni di ordine pubblico;
   allo stesso quotidiano l'ex portavoce ha inoltre dichiarato: «Il ministro mi ha addossato responsabilità che non avevo. Il Pd locale ci aveva comunicato che il sindaco e il questore avevano consigliato al ministro di non venire a Brescia. Lei mi disse di annullare l'incontro proprio alla luce di quella mail. Alla Camera ha detto palesemente una bugia»;
   sempre stando alle informazioni riferite dallo stesso quotidiano, anche il prefetto, all'indomani del rifiuto della Kyenge, aveva precisato di «non aver dato alcuna indicazione in questo senso: abbiamo il convincimento che Brescia sia una città sicura e che possiamo gestire al meglio i servizi con le forze che abbiamo»;
   ove confermata l'ipotesi che le dichiarazioni rese alla Camera dal Ministro non corrispondano al vero questo costituirebbe secondo l'interrogante una gravissima violazione del ruolo del Parlamento e dei parlamentari stessi –:
   se non intenda chiarire definitivamente quali siano le motivazioni che l'hanno portata ad annullare la visita a Brescia prevista per il 28 settembre 2013. (3-00620)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOREFICE, SILVIA GIORDANO, MANTERO, CECCONI, BARONI, DALL'OSSO, DI VITA e GRILLO. — Al Ministro per l'integrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   sono anni che si assiste ad un continuo flusso migratorio di uomini verso le coste italiane, essendo l'Italia una terra di frontiera e un ponte per l'Europa;
   i centri di primo soccorso e assistenza dovrebbero essere luoghi di transizione per i migranti, e invece spesso presentano situazioni di perenne degrado, I servizi che dovrebbero essere offerti, nonostante i fondi stanziati dal Ministero dell'interno, sono insufficienti o in molti casi assenti;
   il Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo dovrebbe soddisfare esigenze di transito solo per 24-72 ore, e invece i tempi di detenzione dei migranti in tale struttura sono molto più lunghi, anche di diverse settimane. A fronte di una capienza massima di 190 posti, il centro ospita oggi circa 250 migranti;
   la struttura adibita a ricovero per i migranti non ha una mensa; i pasti vengono consumati seduti sui materassi o in fila nel cortile; non funzionano né il servizio di lavanderia né quello di barberia; i servizi e le condizioni igieniche sono carenti. Il dormitorio è un'immensa stanza con materassi sporchi e sottili stipati per terra e senza lenzuola, dove uomini, donne e minori dormono testa piede. Il reparto femminile, che esisteva nel 2011, è scomparso. Le minime esigenze di privacy sono costantemente violate: gli uomini e le donne sono sorvegliati da telecamere e guardati a vista dalla polizia presente 24 ore su 24. Lamentano di non poter comunicare con le autorità perché non c’è un mediatore inglese. Nessuno dei migranti del centro ha ricevuto una corretta informazione sulle leggi in vigore, sui loro diritti, sulla loro possibilità di chiedere l'asilo;
   la condizione dei minori somali ed egiziani non accompagnati è gravissima: sono trattenuti nel centro da più di due mesi, senza tutela, in violazione del diritto nazionale e internazionale;
   nella stragrande maggioranza dei casi i migranti sono persone in fuga da conflitti e essere accolti con tutti i dovuti standard e nel rispetto del diritto internazionale. Essi sono vittime di arresti sommari e persecuzioni nei Paesi d'origine, fuggiti spesso a piedi attraverso il deserto del Sahara e poi sopravvissuti nella Libia post-Gheddafi che discrimina e caccia gli africani di pelle nera. Alcuni sono stati detenuti per mesi o per anni nei famigerati lager libici dove hanno subito abusi, torture e stupri;
   una parte dei migranti accolti nella tendopoli del PalaNebiolo a Messina è stata condotta nella Palestra dell'istituto Comprensivo «Antonio Amore» di Pozzallo per la cronica assenza di posti nei veri centri di accoglienza del sistema Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) o Sprar (Servizio per la protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati), già messi a disposizione;
   le forze dell'ordine che presidiano il Centro di prima accoglienza di Pozzallo hanno difficoltà a gestire la situazione per la scarsità di risorse umane delle forze dell'ordine nella provincia di Ragusa (come già evidenziato in altra precedente interrogazione n. 4-01653);
   i trasferimenti dei migranti avvengono con ritmi molto lenti e ciò ha portato a tensioni per ragioni di differenti nazionalità, culture e religioni; è stato anche posto in essere uno sciopero della fame per ottenere condizioni di trattamento migliori riguardo i luoghi dove vengono ospitati e trasferimenti più rapidi;
   i responsabili del comitato antirazzista «Restiamo Umani», che hanno sostenuto la protesta dei migranti, hanno fatto sapere come «ancora una volta ci troviamo innanzi all'ennesima forma arbitraria di detenzione dei migranti»;
   pur essendo stata aperta una ulteriore commissione territoriale le procedure per il rilascio degli status continuano ad essere molto lente;
   la prima firmataria del presente atto, pur avendo fatto presente che dai colloqui informali con i migranti è emerso che la tipologia di dieta alimentare del Centro di prima accoglienza non è consona alle loro abitudini, con conseguenti malesseri fisici dagli stessi lamentati, come la dissenteria, ha constatato che nulla in tal senso è stato fatto, neanche la semplice sostituzione della pasta con il riso –:
   se il Ministro interrogato intenda intervenire sul fenomeno «immigrazione» in modo strutturale e non solo emergenziale, come finora è stato fatto, adoperandosi affinché chi di competenza garantisca nel Centro di prima accoglienza di Pozzallo servizi di assistenza alimentare, rispettando le differenti culture delle persone ospitate e aumentando il numero delle commissioni territoriali, così da poter velocizzare l'iter burocratico per il rilascio dello status di rifugiato e di asilo politico;
   se non ritenga opportuno verificare, d'intesa con gli enti territoriali competenti, la gestione e la trasparenza dei contratti pubblici d'appalto dei servizi offerti e riferire l'esito dei sopralluoghi effettuati nelle strutture, pubblicando i dati sul sito istituzionale del Ministero dell'interno;
   se non intenda supportare gli enti locali nella creazione di un presidio stabile e nel miglioramento del CPSA, inidoneo ad ospitare i migranti per oltre 48 ore, come invece accade spesso, nonché nel velocizzare le procedure di trasferimento al fine di evitare inutili tensioni tra forze dell'ordine e migranti;
   se ritenga necessario vigilare e monitorare le strutture affinché nelle stesse vengano rispettati i diritti umani fondamentali. (4-03479)


   SCAGLIUSI, L'ABBATE, MANLIO DI STEFANO, LOREFICE, GAGNARLI e SIBILIA. — Al Ministro per l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
   la procedura adottiva nella Repubblica di Belarus in base alla legge bielorussa del 31 gennaio 2007, n. 122, prevede la possibilità di adozione nominativa di minori orfani sociali accolti dalle famiglie italiane attraverso i progetti di risanamento;
   nel novembre 2009 il Ministro pro tempore Frattini e l'ex Presidente del Consiglio Berlusconi si sono recati in Bielorussia per affrontare la situazione delle adozioni internazionali, da parte di cittadini italiani, che ospitano durante i progetti di accoglienza nei periodi estivi ed invernali i minori orfani sociali provenienti da tale Paese;
   la delegazione politica composta dai rappresentanti governativi italiani, è riuscita dunque a consegnare alle competenti autorità estere un elenco delle famiglie italiane adottive e dei rispettivi nominativi dei minori bielorussi, al fine di poterne realizzare l'adozione;
   in base agli accordi presi a Minsk nel 2009 e nel rispetto degli accordi bilaterali Italia-Bielorussia, che unitamente alla convenzione dell'Aja regolano la procedura di adozione internazionale, è stato possibile portare a termine l'adozione di circa 500 minori bielorussi presenti nell'elenco concordato, realizzando così il principio ispiratore della convenzione dell'Aja del 29 maggio 1993 che «riconosce nell'adozione internazionale l'opportunità di dare una famiglia permanente a quei minori per i quali non può essere trovata una famiglia idonea nel loro Stato di origine»;
   nel maggio 2012 una delegazione italiana in missione a Minsk, condotta dal Capo di Gabinetto del Ministro pro tempore Riccardi, ottenne sufficienti rassicurazioni circa la volontà bielorussa di continuare a collaborare per la realizzazione di adozioni da parte delle famiglie italiane che ospitavano periodicamente bambini bielorussi nell'ambito dei soggiorni di risanamento;
   nel luglio 2012 fu redatto un elenco comprensivo di 185 famiglie per 216 minori e tale elenco fu inviato dal Ministro pro tempore Riccardi al Ministro dell'istruzione pubblica della Repubblica di Belarus;
   successivamente è stato trasmesso un ulteriore elenco, ad integrazione del precedente, di altre 34 famiglie italiane;
   da alcuni mesi gli enti autorizzati hanno richiesto alla Commissione per le adozioni internazionali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, invano, un incontro per avere informazioni sulla situazione delle procedure adottive di minori bielorussi anche per trasmetterle alle famiglie coinvolte. Finora, la Commissione adozioni ha rilasciato solo un documento nel quale viene comunicato il costante contatto con il Ministero degli affari esteri e con l'Ambasciata d'Italia a Minsk per la ricerca di una soluzione allo stallo attuale;
   nel 2012 un ulteriore elenco di circa 300 minori, è stato completato, concordato e consegnato alle autorità bielorusse, attraverso la Commissione per le adozioni internazionali (CAI). Tale, elenco approvato dal Governo bielorusso non ha trovato alcun riscontro da parte della CAI e dal dipartimento delle politiche della famiglia –:
   quali siano i motivi ostativi che impediscono l'affidamento dei 300 minori presenti nell'elenco completato, concordato e consegnato alle autorità bielorusse;
   come il Ministro intenda intervenire urgentemente per permettere alle famiglie italiane di concludere l'iter adottivo di minori della Repubblica di Bielorussia, rendendo immediatamente esecutivo l'elenco contenente i nominativi delle famiglie e dei minori aventi diritto. (4-03482)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALMIZIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   le condizioni complessive dei livelli di sicurezza dei cittadini sul territorio nazionale, secondo quanto emerge quotidianamente dagli organi d'informazione, nonché da recenti analisi pubblicate, dall'istituto di criminologia Transcrime di emanazione dell'università Cattolica di Milano, risultano particolarmente allarmanti e critiche, in considerazione dell'aumento esponenziale dei fenomeni criminali e dei diversi tipi di reati, perpetuati sia nelle grandi città, che in quelle di dimensioni più piccole;
   il suddetto istituto ha infatti diffuso i risultati di un rapporto secondo il quale, i furti nelle abitazioni commessi nel nostro Paese nel 2012, sono avvenuti con un ritmo pari a uno ogni minuto e pochi secondi;
   tra il 2004 e il 2012, la crescita è aumentata a livelli esponenziali raggiungendo la percentuale del 114 per cento, contro un aumento dei furti in generale del 4 per cento;
   i dati emersi dal medesimo rapporto, evidenziano pertanto un fenomeno di autentico allarme sociale, oltre che criminale, determinato principalmente nel Nord-Italia, dove i malviventi colpiscono con maggiore durezza;
   i fenomeni di criminalità, che hanno raggiunto livelli di estrema pericolosità sono causati principalmente oltre che da una situazione sociale ed economica divenuta insostenibile, determinata anche da una situazione di disoccupazione nel nostro Paese, che non si registrava dal 1977, anche da quella che all'interrogante appare una scarsa volontà, da parte del Ministro interrogato, di potenziare gli organici delle forze di pubblica sicurezza, che non si è proceduto alle assunzioni nei riguardi di numerosi giovani vincitori di concorso nella polizia di Stato, alcuni dei quali con un'esperienza formativa pregressa, maturata in ambito militare, che attendono da anni di essere reclutati;
   numerosi quotidiani sia a livello nazionale, che locale, rilevano infatti che, nonostante gli allarmi per l'emergenza sicurezza emessi dai sindaci ad esempio della provincia di Bergamo e il numero di assunzioni particolarmente ridotto dei vincitori al concorso per agenti della polizia di Stato, destinati per la medesima area territoriale (all'ultima prova i candidati idonei sono stati 1.600, ma ne sono stati assunti 964, che hanno sostituito i 500 che hanno raggiunto i requisiti pensionistici), l'esigenza di potenziare gli organici delle forze dell'ordine è praticamente avvertita sia da parte delle amministrazioni locali, che anche e soprattutto dai cittadini delle comunità interessate;
   l'interrogante evidenzia che il sindacato italiano appartenenti polizia – SIAP, nonché altre sigle, quali l'Ugl, il Coisp e la Silp Cgil, constatano che per fronteggiare l'attuale emergenza sicurezza nelle città, occorre infatti indirizzare ogni intervento volto ad aumentare la presenza sul territorio, su tutte le aree del Paese, del personale della polizia di Stato, attraverso un numero importante di nuove assunzioni;
   l'interrogante rileva altresì che dei 1.600 candidati ritenuti idonei all'ultimo concorso pubblico, su un totale di oltre 18.000 partecipanti, che hanno superato tutte le prove (culturali e psicofisiche), solo 800 sono stati assunti e inviati a frequentare la scuola di Polizia della durata di un anno, mentre gli altri 164, sono stati considerati facenti parte delle cosiddette «seconde aliquote»;
   a seguito della legge del 23 agosto 2004, n. 226, una percentuale dei vincitori di concorso delle carriere iniziali di polizia deve infatti effettuare servizio quattro anni nelle Forze armate;
   l'interrogante evidenzia pertanto che i suddetti giovani vincitori del concorso, non soltanto sono obbligati a prestare servizio in un Corpo per il quale non hanno effettuato il concorso, ma tuttavia, oltre a percepire lo stesso lo stipendio (che potrebbero ugualmente percepire nella polizia di Stato), trascorrono anni all'interno di una struttura di transito, portando quindi ad alzare ulteriormente l'età media degli assunti all'interno della polizia di Stato, e conseguentemente rischiano di non essere più idonei per svolgere un ruolo operativo nelle strade o nelle piazze;
   a giudizio dell'interrogante andrebbe ripensato il progetto «strade sicure», sostituendo gli agenti di pubblica sicurezza, con il servizio attualmente svolto dai militari, ai quali peraltro non è concessa la possibilità di intervento;
   occorre evidenziare inoltre che di fronte ai continui allarmi per la sicurezza e alle recenti dichiarazioni del Ministro interrogato, il quale ha annunciato nuove assunzioni di agenti di polizia in vista dell'Expo 2015, il segretario della Siap, Tiani, ha proposto l'anticipo del corso di formazione al prossimo aprile 2014, per gli agenti da assumere all'inizio dell'Expo 2015;
   quanto detto, tuttavia, risulterebbe di difficile attuazione in quanto svolgendo una normale procedura concorsuale anche bandendo un concorso nella prossima primavera, le selezioni terminerebbero a fine novembre;
   i vincitori pertanto in considerazione di quanto precedentemente riportato, dovrebbero svolgere l'anno del corso di preparazione e quindi sarebbero pronti ad entrare in servizio a gennaio 2016, considerando i tempi richiesti, senza tenere presente che l'avvio dell'esposizione di Expo inizia nel 2015;
   l'interrogante rileva che il sindacato italiano appartenenti polizia – SIAP in conseguenza di quanto suddetto ha ulteriormente proposto una soluzione immediata: assumere i 512 candidati idonei non vincitori affinché si possano ridurre i costi gravanti sull'amministrazione senza dover bandire un concorso per cercare agenti di pubblica sicurezza già disponibili;
   la recente idoneità conseguita permetterebbe l'immediata assunzione degli interessati evitando di effettuare anche le visite mediche di controllo per il mantenimento dell'idoneità psico-fisica, in armonia peraltro con il principio di economicità ed efficienza dell'azione amministrativa, sancito anche dalla Costituzione della Repubblica italiana –:
   quali orientamenti intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se non convenga che la proposta formulata dal sindacato italiano appartenenti polizia – SIAP esposta in premessa, secondo la quale l'assunzione dei 512 candidati idonei, ma non vincitori degli agenti di pubblica sicurezza, da assumere in occasione della manifestazione universale EXPO 2015, possa rappresentare una valida soluzione, sia in ordine alla celerità dei tempi di nomina, che con riferimento ai criteri di economicità e di efficienza;
   quali iniziative inoltre intenda intraprendere al fine di potenziare i livelli di sicurezza e di tutela dei cittadini le cui condizioni di estrema pericolosità come esposto dal rapporto Transcrime riportato in premessa, evidenziano una situazione gravissima e allarmante;
   quali iniziative intenda altresì adottare al fine di accelerare le procedure per le assunzioni nei confronti dei regolari vincitori di concorso all'interno della polizia di Stato;
   se infine non ritenga opportuno assumere iniziative per prevedere, nell'ambito dei fondi stanziati all'interno della legge di stabilità per il 2014, misure specifiche volte a potenziare il sistema dei controlli e della sorveglianza nei riguardi delle abitazioni private, considerato che il numero dei furti come riporta l'analisi esposta in premessa, ha raggiunto livelli intollerabili. (4-03474)


   PRATAVIERA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   stando a quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa, nel comune di Marcon in provincia di Venezia, una donna, piccola imprenditrice di un'attività commerciale ambulante, dopo aver denunciato gli autori di un furto a danno di un suo collega nell'area del Mercato di Mira, è stata vittima di una ritorsione gravissima che le ha comportato pesanti danni economici;
   sempre secondo quanto riportato dai media, i due criminali di origine Rom per vendetta nei confronti della donna che li aveva denunciati gli hanno incendiato il furgone di proprietà, mezzo strumentale per il proprio lavoro di venditrice ambulante;
   l'amministrazione comunale dove risiede la vittima dell'aggressione, pur essendo stata interessata della grave situazione economica in cui la signora si è trovata a causa dell'impossibilità di continuare a svolgere la propria occupazione, unica fonte di reddito, non è intervenuta in alcun modo al fine di valutare formule di assistenza sociale e presa in carico da parte dei servizi sociali;
   il singolo caso descritto, rappresenta solo uno dei tanti esempi registrati negli ultimi anni, che evidenziano l'allarmante fenomeno della crescita esponenziale della criminalità ricollegabile alla presenza nel nostro territorio di cittadini di origine Sinti e Rom;
   il Governo e la maggioranza politica che lo sostiene, fin dall'inizio di questa legislatura, hanno affrontato il tema della crescita esponenziale della criminalità esclusivamente in relazione alla problematica del sovraffollamento carcerario; 
   gli atteggiamenti eccessivamente tolleranti e secondo l'interrogante buonisti desumibili dalle dichiarazioni ufficiali di alcuni membri dell'attuale Esecutivo, stanno alimentando da un lato un clima di insicurezza diffusa nei cittadini e dall'altro lato un atteggiamento arrogante da parte dei criminali che agiscono nella convinzione di una diffusa impunità;
   l'impatto sociale della diffusione dei fenomeni criminali, in una fase di crisi economica grave come quella che stiamo attraversando, accompagnata dall'assenza di interventi strutturali finalizzati al controllo del territorio e al contrasto della criminalità collegata alle problematiche del fenomeno incontrollato di migrazione illegale verso il nostro Paese, suscita un sentimento diffuso di impotenza ed insicurezza nei cittadini;
   è necessario prendere provvedimenti in tempi brevi anche attribuendo maggiori poteri e risorse ai sindaci per pianificare interventi strutturali per mettere in sicurezza i propri comuni, quali ad esempio adeguate strutture di video sorveglianza –:
   quali interventi, il Ministro interrogato, intenda adottare al fine di avviare una programmazione finalizzata a mettere in atto una strategia per il contrasto dei fenomeni criminali descritti in premessa. (4-03478)


   LOSACCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la città di Bari nelle ultime settimane sta facendo registrare una serie di episodi che evidenziano una recrudescenza di atti violenti e criminali;
   nella serata di sabato 1° febbraio un gruppo di ragazzi ancora non identificati hanno dato fuoco alle coperte con cui un senza dimora che stava dormendo su una panchina di piazza garibaldi cercava di ripararsi dal freddo;
   l'uomo è riuscito a mettersi in salvo riportando alcune ustioni sul corpo grazie all'intervento del 118;
   è apparsa sulle cronache locali la notizia di una brutale aggressione avvenuta, sempre a Bari, ai danni di alcuni ragazzi all'uscita di una pizzeria presso il quartiere Picone;
   tamponati da un'auto al rifiuto di pagare un presunto danno sono stati malmenati e un 22 enne è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico e purtroppo ha perso un occhio;
   l'interrogante ha presentato nei giorni scorsi un atto di sindacato ispettivo in riferimento ad una aggressione avvenuta ai danni di un ragazzo omosessuale;
   si tratta di episodi gravissimi su cui bisogna fare luce, da non sottovalutare in considerazione di un clima sociale violento caratterizzato anche dal perdurare della profonda crisi economica –:
   se e quali iniziative il Governo intenda porre in essere, innanzitutto per favorire, per quanto di competenza, le attività necessarie per assicurare al più presto alla giustizia gli autori dei gravi episodi citati in premessa, nonché per potenziare gli organici e i mezzi a disposizione delle forze dell'ordine in città al fine di rafforzare il controllo del territorio per la sicurezza dei cittadini. (4-03484)


   CAPARINI e BORGHESI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il pomeriggio del 4 febbraio 2014, negli uffici della prefettura di Brescia, in concomitanza con la riunione del tavolo prefettizio, una cinquantina di militanti dei movimenti antagonisti e dei centri sociali hanno organizzato un presidio nel cortile del Broletto a cui è seguita un'irruzione;
   l'alibi per la manifestazione che non risulta all'interrogante fosse stata comunicata era la richiesta di assistenza sanitaria per un rifugiato nella casa occupata di via Marsala e di certificati di residenza per gli occupanti abusivi;
   alle 17.30 quando l'assessore alla casa del comune di Brescia, Marco Fenaroli, ha comunicato che il tavolo non si è ancora occupato della questione gli attivisti, rifugiati e i clandestini presenti hanno fatto irruzione nei saloni al primo piano della prefettura superando lo sbarramento di polizia. Non sono quindi mancati alcuni momenti di tensione;
   i militanti, solo grazie all'intimidazione fisica, hanno ottenuto un incontro per esporre le loro richieste;
   ottenuto l'immediato ricovero in una struttura ospedaliera alle 18.30 i militanti, mentre stavano per lasciare la sede della prefettura, avrebbero a quanto risulta aggredito alcuni agenti della sicurezza che erano impegnati a garantire il regolare deflusso dagli uffici e sino ad allora avevano impeccabilmente gestito l'operazione senza mai cedere alle numerose provocazioni –:
   se il Ministro sia al corrente dei fatti accaduti;
   quali misure intenda adottare per evitare il ripetersi di tali accadimenti.
(4-03485)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GIANCARLO GIORDANO e SCOTTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il 12 maggio 2011 è stata firmata un'ipotesi di accordo che regolava criteri, procedure e modalità di attribuzione in favore del personale A.T.A. delle posizioni economiche di cui all'articolo 2, commi 2 e 3, della sequenza contrattuale del 25 luglio 2008;
   successivamente tale ipotesi di accordo è stata trasmessa, ai fini della procedura prevista dall'articolo 40-bis, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, per l'accertamento congiunto, sulla compatibilità economico-finanziaria e sui vincoli e sui limiti di competenza imposti dalle norme di legge e dalla contrattazione nazionale, da parte del dipartimento della funzione pubblica e del dipartimento della ragioneria di Stato, I.G.O.P. del Ministero dell'economia e delle finanze;
   tale atto non ha ottenuto la prevista certificazione, poiché, a parere degli organi competenti, con riguardo alle posizioni economiche orizzontali attribuite nei confronti del personale A.T.A. per lo svolgimento delle ulteriori e più complesse mansioni di cui alla citata sequenza contrattuale della scuola, andava applicato gli articoli 9, comma 1, e 21 del decreto-legge del 31 maggio 2010 n. 78, convertito dalla legge n. 122 del 30 luglio 2010, nella parte in cui prevede che il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti non possa superare il trattamento ordinariamente spettante per l'anno 2010 al netto degli effetti derivanti da eventi straordinari della dinamica retributiva, ivi incluso il conseguimento di funzioni diverse;
   la direzione generale ha preso atto di quanto rilevato e disposto il recupero delle somme già erogate in favore del personale A.T.A., sia per la prima sia per la seconda posizione economica, acquisite e conseguentemente erogate con decorrenza dal 1o settembre 2011 ed annualità successive, procedendo contestualmente al blocco di ogni ulteriore mensilità;
   durante un incontro tenutosi il 28 gennaio tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le organizzazioni sindacali è stata confermata la volontà da parte del Ministero dell'economia e delle finanze di procedere al prelievo delle somme percepite dai lavoratori A.T.A. dal 1o settembre 2011 al 31 agosto 2013;
   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con nota n. 263 del 28 gennaio 2014, ha chiesto al Ministero dell'economia e delle finanze di non operare momentaneamente le ritenute delle somme percepite dal 2011 e lo invita a bloccare le posizioni dal settembre 2013;
   in pratica si avvierebbe immediatamente il recupero delle somme già percepite da settembre fino ad ora, e non si procederebbe al pagamento di chi, pur avendo superato la formazione e svolto gli incarichi aggiuntivi, non ha ancora ricevuto il beneficio economico per gli storici ritardi dell'amministrazione ad adeguare le retribuzioni dei lavoratori;
   il blocco di prestazioni che vengono erogate dai lavoratori su specifico incarico conferito dai dirigenti da settembre 2013 desta notevoli perplessità;
   schematizzando, ci si troverebbe di fronte al blocco delle posizioni A.T.A. a partire dal settembre 2013, alla sospensione della restituzione da parte dei lavoratori delle somme percepite dal 1o settembre 2011 al 31 agosto 2013, all'avvio delle operazioni di recupero delle somme percepite verrà senz'altro fatto dal 1o settembre 2013 ad oggi ed al mancato pagamento delle posizioni economiche maturate negli anni scolastici 2011/2012 e 2012/2013;
   nel successivo incontro del 30 gennaio il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha confermato l'intenzione di procedere immediatamente al recupero delle somme già percepite a partire da settembre 2013, mentre terrà sospese quelle percepite negli anni scolastici 2011/2012 e 2012/2013 per aderire alle pressanti richieste del Ministero dell'economia e delle finanze;
   è importante ricordare come i soldi percepiti dal personale A.T.A. siano il frutto di un corso di formazione gestito dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e la conseguente acquisizione di mansioni più complesse di quelle ordinarie previste nel contratto scuola, funzioni peraltro già espletate negli anni 2011/2012 e 2012/2013 e previste anche nei contratti di istituto –:
   se non ritenga il Ministro di dover intervenire attraverso l'elaborazione di una soluzione normativa per salvare le posizioni economiche ponendo fine in via definitiva alle divergenze con il Ministero dell'economia e delle finanze riguardo la corretta interpretazione dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010. (5-02083)


   LUIGI GALLO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 4-ter del decreto-legge 3 luglio 2001, n. 255 convertito con modificazioni dalla legge 20 agosto 2001, n. 333, prevede che le graduatorie provinciali dalle quali attingere per l'assunzione del personale educativo individuato in relazione alle esigenze delle attività convittuali e semiconvittuali sono unificate;
   la stessa norma prevede che «la distinzione tra alunni convittori e alunne convittrici opera ai soli fini dell'individuazione dei posti di organico per le esigenze delle attività convittuali da affidare a personale educativo rispettivamente maschile e femminile»;
   la questione risulta, in verità, nota da tempo agli addetti ai lavori, fattispecie facilmente riscontrabile anche dalle numerose pagine internet dedicate all'argomento;
   quest'ultimo comma, oltre ad essere in evidente contraddizione con i precedenti, i quali sottolineano il carattere di unicità della graduatoria da cui attingere per l'assunzione di questo tipo di personale educativo, viola il principio di uguaglianza e discrimina l'affidamento degli alunni convittori e delle alunne convittrici, attribuito a personale educativo rispettivamente maschile e femminile;
   se, inoltre, si considera che le alunne convittrici iscritte risultano in numero inferiore rispetto agli alunni convittori, se ne deduce che le assunzioni di personale educativo femminile risultano inferiori rispetto alle assunzioni di personale educatore maschile;
   tale norma risulta quindi essere in palese violazione degli articoli 3 e 51 della Costituzione e del decreto legislativo 11 aprile 2006 n. 198, configurando una situazione di notevole imbarazzo per le istituzioni del Paese, il quale si trova per l'ennesima occasione a fare i conti con questioni che riguardano discriminazioni di genere sia per ciò che concerne il profilo lavorativo dei cittadini sia per ciò che concerne il profilo soggettivo dei cittadini;
   nello specifico vi sono evidenze che una quota consistente delle assunzioni di tale personale avviene con modalità discriminatorie avverso il genere femminile. Vi è inoltre riscontro di numerose segnalazioni pervenute al ministero da Lei presieduto ma, sino ad ora, non vi è evidenza di interessamento alcuno da parte dello stesso Ministero –:
   quali siano gli interventi che intende attuare al fine di evitare discriminazioni di genere che appaiono in palese violazione della Costituzione e della legge. (5-02085)


   RIZZO, MARZANA, BATTELLI, LUIGI GALLO, D'UVA, DI BENEDETTO, SIMONE VALENTE e VACCA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'Istituto Tecnico Agrario Statale «Cucuzza» opera attualmente su un'area geografica a sud est della Sicilia, denominata Calatino Sud-Simeto, che comprende 15 comuni: S. Michele, S. Cono, Mirabella Imbaccari, Grammichele, Mineo, Palagonia, Ramacca, Vizzini, Scordia, Militello V. C, Mazzarrone, Licodia Eubea, Raddusa e Castel di Iudica;
   è una zona vitale per tutta la Sicilia orientale che fino ad alcune decine d'anni fa è stata a vocazione agricola e ultimamente, grazie ai Patti Territoriali, ha visto il fiorire di attività legate alla salvaguardia dei beni naturali, dei prodotti tipici e del turismo. Sono nate così tante iniziative quali «la via dell'olio», «la via del vino», nonché tante aziende agrituristiche;
   oggi, l'ITAS dispone di un'azienda agraria, ad uso didattico sperimentale, estesa circa 16 ettari ad indirizzo polivalente e due serre per le colture protette. L'attività didattica dell'istituto è rivolta in particolare all'introduzione nell'azienda delle nuove tecnologie agrarie;
   grazie a due grandi progetti, l'Istituto possiede un'area con oltre 7330 essenze di specie autoctone quali sorbi, noci da legno, azeruoli, melicucchi (misura H azione H2a P.S.R. Sicilia), mentre su un'altra area, grazie alla convenzione con la S.O.A.T. n. 24 di Caltagirone e l'assessorato agricoltura e foreste della regione Sicilia, sarà realizzato un campo di raccolta di germoplasma dell'olivo regionale, unico in tutta la Sicilia orientale, che permetterà la conservazione e produzione di cultivar in via di estinzione;
   lo stabile con sede presso il quartiere «Cappuccini» del centro storico di Caltagirone (Catania) che ospitava l'istituto tecnico agrario «Cucuzza» è rimasto chiuso dal settembre del 2012 per carenze strutturali riguardanti infiltrazioni, crepe, infissi deteriorati, ambienti malsani e alcune parti pericolanti. Lo stesso è stato, recentemente, oggetto di un raid vandalico, così come riportato dagli organi di stampa regionali e dalla denuncia di diversi cittadini attraverso alcuni social network;
   le condizioni di sicurezza dell'edificio sono insufficienti, accentuati dalla facilità d'accesso allo stesso attraverso ingressi secondari che mancano di reti metalliche ed inferriate con la preoccupante e pericolosa possibilità d'accesso a minori o male intenzionati;
   all'interno dello stabile, dopo il trasferimento dell'istituto tecnico agrario «Cucuzza» accorpato all'istituto tecnico per geometri in via Mario Scelba a Caltagirone, sono rimaste attrezzature di potenziale pericolosità riguardanti l'aula di chimica, oltre parti di computer e materiali, incustoditi, d'interesse storico riguardanti libri ed oggetti databili ai primi anni del Novecento che andrebbero preservati –:
   quali provvedimenti intenda assumere il Governo in riferimento alla tutela della sicurezza dello stabile ed in particolar modo alla difesa dei reperti d'interesse storico, attualmente abbandonati;
   se risultino avviate le procedure previste dal comma 1, articolo 10 della legge 104 del 12 settembre 2013 da parte della regione siciliana che prevedono la possibilità di richiedere mutui trentennali con oneri di ammortamento a carico dello Stato, con la Banca Europea per gli Investimenti, la Banca di Sviluppo del Consiglio d'Europa e la Cassa depositi e prestiti, tra l'altro prevedendo anche l'esclusione dei limiti del patto di stabilità interno delle regioni per i pagamenti che queste annualmente sono tenute a versare (comma 2, articolo 10 legge 104 del 12 settembre 2013). (5-02088)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il blocco delle retribuzioni dei dirigenti scolastici e la volontà del Ministro dell'economia e delle finanze di bloccare, unilateralmente, i contratti integrativi regionali, già sottoscritti e relativi all'anno scolastico 2012/2013, e già concluso da mesi, hanno ovviamente suscitato forti dissapori per gli interessati di categoria;
   ancor più forte è stata la delusione dei dirigenti scolastici di non veder difesa la propria posizione da chi avrebbe dovuto, ossia il Ministro interrogato, che ad avviso dell'interrogante nulla ha fatto o detto per la situazione creata dal collega dell'economia, come se i dirigenti scolastici non solo non rientrassero nell'alveo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ma non fossero meritevoli di tutela;
   il comportamento del Ministro interrogato ha dunque indignato i dirigenti scolastici a tal punto che, mediante la maggior associazione sindacale di categoria, ne hanno chiesto le dimissioni mediante lettera –:
   quali provvedimenti urgenti e riparatori il Ministro interrogato intenda adottare a difesa del lavoro dei dirigenti scolastici fortemente penalizzati dalle disposizioni di un altro Ministero. (4-03471)


   CINZIA MARIA FONTANA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nelle scorse settimane, i dirigenti scolastici delle scuole cremonesi hanno ricevuto una intimazione-diffida da parte della direzione dell'ufficio scolastico regionale per la Lombardia di annullamento dei provvedimenti di ricostruzione della carriera dei direttori dei servizi generali ed amministrativi in servizio nelle scuole della provincia di Cremona;
   con l'istituzione della figura professionale del «direttore dei servizi generali ed amministrativi – DSGA» (dal 1o settembre 2000), l'amministrazione scolastica ha disposto l'inquadramento nel nuovo profilo professionale, senza soluzione di continuità, dei dipendenti già responsabili amministrativi delle scuole, attraverso il riconoscimento del precedente servizio ai fini della progressione di carriera;
   le norme di riferimento per la determinazione dell'inquadramento economico nel nuovo profilo professionale consentivano agli interessati di scegliere fra due sistemi di calcolo: la «ricostruzione della carriera» e la «temporizzazione»;
   in provincia di Cremona i decreti di ricostruzione della carriera dei direttori sono stati predisposti dalle scuole in applicazione della norma più favorevole per il personale, come previsto dall'articolo 66, comma 6, del CCNL/1995, nonché dal decreto del Presidente della Repubblica n. 399 del 1988. Ciò è avvenuto previa intesa con le locali ragionerie provinciali dello Stato. Pertanto i provvedimenti in questione sono stati regolarmente vistati e registrati dagli stessi organi di controllo;
   la disciplina prevista dall'articolo 66, comma 6 del CCNL/1995 è stata del resto confermata dal CCNL 24 luglio 2003, articolo 132. Inoltre, nel 2007 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con nota prot. n. 5491/A del 19 marzo 2007, ha fornito una interpretazione certa riguardante la ricostruzione della carriera dei direttori dei servizi generali ed amministrativi, prevedendo l'applicazione di quanto disposto dall'articolo 66, comma 6, del CCNL/1995 e non l'istituto della temporizzazione;
   ora, a distanza di circa dieci anni, l'ufficio scolastico regionale chiede l'annullamento dei provvedimenti di ricostruzione della carriera, imponendo il reinquadramento economico dei direttori dei servizi generali ed amministrativi secondo il metodo della «temporizzazione», con conseguente grave danno economico al personale in questione –:
   se e come il Ministro intenda intervenire per riconoscere ai direttori dei servizi generali ed amministrativi delle istituzioni scolastiche i decreti di ricostruzione della carriera così come già regolarmente vistati e approvati dalla ragioneria dello Stato, dando in questo modo una soluzione dignitosa e definitiva a questa categoria di lavoratori della scuola ed evitando l'insorgenza dei ricorsi da parte dei soggetti in servizio ed anche di quelli che già fruiscono del trattamento pensionistico, essendo sin troppo ovvio che i soggetti in questione, già fruitori degli effetti dell'atto definitivo che ha ricostruito la carriera dei medesimi, subiranno il pregiudizio conseguente all'atto di intimazione-diffida. (4-03473)


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   i percorsi universitari specifici, a numero chiuso, organizzati su indicazione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, hanno formato personale con solide basi metodologico-didattiche e psicopedagogiche;
   a partire dal 2011 non esiste più il corso quadriennale, sostituito dai nuovi corsi quinquennali definiti in base al nuovo regolamento che disciplina la formazione iniziale e il reclutamento dei docenti (decreto 10 settembre 2010, n. 249) per i quali non è più previsto l'inserimento nelle graduatorie a esaurimento;
   gli studenti e le studentesse immatricolati negli anni accademici compresi tra il 2008 e il 2010 (ultimi dell'ordinamento quadriennale) il cui corso quadriennale è precedente a tali disposizioni legislative si trovano dunque nella spiacevole situazione di vedere negati i propri diritti, a causa di una situazione venutasi a creare di estrema ingiustizia: docenti con gli stessi titoli non hanno gli stessi diritti;
   in più, dovrebbe verificarsi l'aggiornamento delle graduatorie a maggio/giugno 2014, cosa che non permetterebbe a chi si dovrà laureare a settembre/ottobre 2014 di inserirsi nelle graduatorie d'istituto in II fascia con riserva, rimanendo dunque nell'iniqua posizione di rimanere per altri tre anni in III fascia;
   cosa che peraltro mal si concilia con i PAS, corsi senza selezione e dalla brevissima durata che permettono ai «nuovi abilitati» di inserirsi in II fascia d'istituto per le supplenze, proprio come gli abilitati di scienze della formazione primaria –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere e se intenda valutare la possibilità di includere in II fascia d'istituto almeno con riserva, coloro che conseguiranno la laurea a settembre/ottobre 2014 e se risponda al vero che gli aggiornamenti delle graduatorie verranno effettuate all'inizio dell'estate di quest'anno. (4-03476)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ALBANELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'economia di tanti comuni della provincia di Catania è legata soprattutto all'agricoltura che si caratterizza per una forte presenza di manodopera bracciantile collegata alla raccolta stagionale dei vari prodotti della terra;
   questo particolare tipo di lavoro, faticoso, usurante e malpagato, trova il suo principale sbocco durante i mesi che vanno da novembre a maggio nella raccolta degli agrumi e prevalentemente delle arance;
   gli impianti agrumicoli esistenti nella provincia di Catania nell'annata 2012-13 hanno presentato un notevole calo di produzione quantificato intorno al 30-40 per cento, tale diminuzione si è ripercossa pesantemente sui braccianti che non sono stati impiegati come nelle annate precedenti;
   la scarsa produzione agrumicola che di fatto ha accorciato la durata della campagna di raccolta si aggiunge ad un'altra piaga quella scaturita dal «virus della tristezza», che si è abbattuta in questi anni nelle campagne del catanese e del siracusano falcidiando migliaia di ettari di agrumeti;
   la crisi della produzione coniugata a quella per la ristrutturazione degli impianti a causa dell'estirpazione e del reimpianto degli agrumeti, ha come conseguenza una minore quantità di prodotto da raccogliere che si traduce in minori giornate di lavoro, una diminuzione di reddito futuro dovuto alla minore erogazione dell'indennità di disoccupazione a seguito delle minori giornate di lavoro effettuate, una quantità di contributi inferiori maturati ai fini pensionistici –:
   quali misure il Ministro intenda adottare per venire incontro al grave disagio dei lavoratori espresso in premessa;
   se il Ministro interrogato non voglia disporre per gli anni 2012 e 2013 la proroga a zero giornate di quelle dell'anno precedente, se di miglior favore, limitatamente ai lavoratori residenti nei comuni del catanese e del siracusano individuati come comuni «agrumicoli». (5-02079)

Interrogazione a risposta scritta:


   PIAZZONI e GIANCARLO GIORDANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   in data 18 aprile 2009 Unicoop Tirreno, società cooperativa a mutualità prevalente, effettuava un trasferimento di azienda di un punto vendita della catena, attivo in provincia di Avellino, in favore di Immobiliare s.r.l.;
   contestualmente, provvedeva al licenziamento nei confronti di due lavoratrici, disposto con missive datate 17 agosto 2009, sul presupposto della impossibilità di reintegrarle nel posto precedentemente occupato e con mansioni equivalenti;
   le due lavoratrici avevano già adito l'autorità giudiziaria impugnando con ricorso d'urgenza il trasferimento d'azienda citato e ottenendo dal tribunale di Avellino – con ordinanza di primo grado del 21 luglio 2009, confermata da pronuncia collegiale del 27 luglio 2010 – il reintegro nel posto di lavoro;
   a seguito delle lettere di licenziamento pervenute le lavoratrici ricorrevano nuovamente all'autorità giudiziaria ottenendo, in data 10 aprile 2013, una nuova pronuncia del tribunale di Avellino nella quale veniva ribadita l'illegittimità dei licenziamenti in questione e il reintegro delle lavoratrici con le mansioni e la qualifica in godimento all'atto di licenziamento;
   le motivazioni della sentenza, nello specifico, evidenziano come la cessione del ramo di azienda, operata da Unicoop Tirreno in favore di Immobiliare s.r.l., presenti tutte le caratteristiche di un negozio fraudolento, realizzato con il fine di liberarsi del gruppo di lavoratori impiegati nella azienda ceduta. Indice sintomatico di tale operazione commerciale – secondo i giudici ritenuto fondato elemento presuntivo della frode – si riscontrerebbe nella cessione di punti vendita da parte di un soggetto commerciale c.d. forte a un soggetto senza concreta capacità imprenditoriale. Sebbene Immobiliare s.r.l. presenti nell'oggetto sociale la gestione di supermercati, la stessa non risulta aver esercitato l'attività in questione. Inoltre, la stessa azienda non risulta aver prodotto dalla sua costituzione alcun fatturato, né aver depositato, dall'anno 2006 in poi, alcun bilancio, né aver avuto alle sue dipendenze alcun lavoratore o aver svolto alcuna delle attività indicate nell'atto costitutivo come oggetto sociale. Se ciò non bastasse, le lavoratrici in questione – dalla data in cui sarebbero passate formalmente alle dipendenze della cessionaria – non hanno mai svolto attività di lavoro, salvo pochi giorni di impiego in mansioni inferiori;
   sintomatico della natura fraudolenta dell'operazione in questione, risulterebbe – sempre ad opinione dei giudici – anche l'omesso funzionamento delle procedure di consultazione sindacale, preordinate alla cessione;
   occorre precisare inoltre come Unicoop Tirreno abbia continuato, in seguito ai licenziamenti in questione, ad assumere centinaia di altri dipendenti nella medesima regione. Tale comportamento giustifica senza dubbio, per il tribunale di Avellino, il reintegro per le lavoratrici nel posto di lavoro, come disposto dall'articolo 18 dello statuto dei lavoratori;
   nonostante quanto chiaramente disposto dalle citate pronunce dell'autorità giudiziaria, Unicoop Tirreno non ha provveduto al reintegro delle lavoratrici in questione. In una lettera inviata alle stesse la cooperativa ha manifestato l'impossibilità di adibirle presso altre unità produttive, nelle medesime mansioni svolte in precedenza, evidenziando, a suo, avviso, nessuna opportunità utile di impiego;
   tale comportamento non appare agli interroganti giustificato, né oltremodo tollerabile, in quanto apertamente in contrasto con diritti garantiti dalle norme vigenti e confermati dalle citate pronunce dell'autorità giudiziaria –:
   se non intenda assumere iniziative anche normative, per rafforzare la tutela dei diritti dei lavoratori in modo da impedire il ripetersi di situazioni come quella di cui in premessa. (4-03480)

 * * *

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALAZZOTTO e FRANCO BORDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la rete di informazione contabile agricola, RICA, è uno strumento comunitario finalizzato a conoscere la situazione economica dell'agricoltura europea e a programmare e valutare la politica agricola comune, PAC;
   i dati della RICA sono funzionali ad alimentare una serie d'indicatori relativi alle caratteristiche delle aziende agricole quali: redditività, produttività, struttura dei costi e ecc;
   la RICA svolge un'indagine campionaria annuale che fu istituita dalla Commissione economica europea nel 1965, con il regolamento (CEE) 79/56 e aggiornata con il regolamento (CE) 1217/2009;
   l'indagine campionaria viene svolta con un'impostazione analoga in tutti i Paesi membri dell'Unione europea e rappresenta l'unica fonte armonizzata di dati microeconomici sul funzionamento e sulle dinamiche economico-strutturali delle aziende operanti nel settore agricolo;
   la RICA italiana si basa su un campione ragionato di aziende, strutturato in modo da rappresentare le diverse tipologie produttive e dimensionali presenti sul territorio nazionale. Le aziende agricole che partecipano all'indagine RICA vengono selezionate sulla base di un piano di campionamento redatto in ciascun Paese membro a livello di circoscrizione;
   l'istituto nazionale di economia agraria, INEA, è stato individuato quale «organo di collegamento» tra l'Italia e l'unione europea per la creazione e la gestione della RICA (decreto del Presidente della Repubblica 1708/65). L'INEA gestisce la RICA attraverso una rete di rilevazione coordinata a livello nazionale dal «Servizio 1» e, a livello locale, dai responsabili RICA delle sedi regionali dell'INEA;
   i rilevatori dei dati contabili delle aziende della rete RICA dell'INEA per la Sicilia sono stati selezionati con un concorso per titoli – di cui alla Gazzetta Ufficiale della regione siciliana serie speciale concorsi n. 4 del 28 marzo 2003. I rilevatori sono laureati in scienze agrarie o equipollenti (in prevalenza) e diplomati periti agrari e agrotecnici;
   tale concorso prevedeva che detti tecnici specializzati svolgessero attività connesse al protocollo d'intesa tra l'INEA e l'ISTAT e le regioni e le province autonome, e le Province Autonome, con l'incarico di collaborazione coordinata e continuata o di collaborazione professionale;
   i suddetti rilevatori, allo stato attuale, attendono i pagamenti delle retribuzioni spettanti per le rilevazioni dell'anno contabile 2008, effettuate nel corso del 2009 e gestite dall'INEA tramite la regione siciliana. Dal 2009 in poi l'INEA contrattualizza e gestisce, direttamente i rilevatori siciliani e ha pagato i compensi per le rilevazioni degli anni contabili 2009, 2010, 2011 e 2012 solo ai rilevatori senza partita IVA, mentre tutti i professionisti rilevatori con partita IVA attendono, non si sa bene il perché, le retribuzioni per i lavori di rilevazione per gli anni sopra citati;
   i compensi per l'anno contabile 2008, in base al protocollo d'intesa sopra citato, per un importo di circa euro 137.400,00 sono stati trasferiti dall'INEA all'assessorato delle risorse agricole e alimentari della regione siciliana nell'aprile 2013;
   a tutt'oggi e dopo 10 mesi dal trasferimento dei compensi da parte dell'INEA, dopo una serie di passaggi burocratici tra l'assessorato delle risorse agricole e alimentari e l'assessorato dell'economia – dipartimento del bilancio e del tesoro, ragioneria generale della regione siciliana, i rilevatori non hanno ancora ricevuto alcun riscontro in merito ai loro compensi –:
   quali iniziative urgenti e immediate s'intendano porre in essere per garantire il pagamento dei compensi ai lavoratori.
(4-03468)


   GRIMOLDI, RONDINI e MATTEO BRAGANTINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   è stato recentemente adottato nel Regno Unito un sistema di etichettatura del packaging dei prodotti alimentari da supermercato, cosiddetta «a semaforo» (rosso, giallo e verde), sulla base del contenuto di nutrienti critici per la salute quali sale/iodio, zucchero, grassi e grassi saturi presenti in 100 grammi di prodotto, in una scala in cui il colore serve a segnalare la presenza adeguata (verde) o in eccesso (rosso) di tali nutrienti;
   il colore associato viene scelto in base ai valori di riferimento indicati dalla sintetica tabella guida fornita nel 2007 dalla Food standard agency, l'agenzia responsabile della salubrità del cibo nel Regno Unito;
   a dire del Regno Unito questo sistema di etichettatura, che dovrebbe essere adottato a partire da quest'anno, consentirebbe ai consumatori di fare scelte consapevoli e rapide;
   questo sistema ha generato notevoli perplessità in quanto questo tipo di etichettatura fa riferimento ad un sistema di misurazione che non si basa sulle quantità effettivamente consumate ma sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze presenti in un alimento;
   non esistono in assoluto alimenti «buoni» e alimenti «cattivi» ma è la combinazione equilibrata degli alimenti che permette una sana alimentazione. Questo sistema prescinde da questo presupposto, per cui una persona può consumare una quantità elevata di prodotti «verdi» assumendo calorie e nutrienti in misura addirittura maggiore rispetto a chi consuma porzioni più contenute di alimenti «gialli» o «rossi». Si arriverebbe, così, all'assurdo di una limitazione dell'uso dell'olio extravergine di oliva, perché con il semaforo «rosso», mentre si promuoverebbe l'eccessivo consumo di bevande gassate senza zucchero, perché con il semaforo «verde»;
   fermo restando che è fondamentale che il consumatore abbia la maggiore informazione possibile sui prodotti che consuma e quindi anche sul loro contenuto nutrizionale, questo tipo di procedura rischia di dare un'informazione superficiale ed allarmistica nonché fuorviante sulle scelte da adottare non potendo il consumatore, tra l'altro, contare su di una dettagliata informazione sull'origine dei prodotti in vendita;
   le produzioni italiane sono caratterizzate dall'alta qualità e costituiscono da sempre l'eccellenza del mercato agroalimentare e sono unanimemente inserite nei regimi alimentari corretti; infatti la «dieta mediterranea» è riconosciuta dall'UNESCO come patrimonio culturale dell'umanità;
   l'agroalimentare made in Italy registra un fatturato nazionale superiore ai 266 miliardi di euro e rappresenta oltre il 17 per certo del prodotto interno lordo;
   è indispensabile tutelare il valore economico dell'export agroalimentare dei prodotti made in Italy, evitando che sistemi di etichettatura volontaria, come il sistema inglese «a semaforo», siano utilizzati a fini discriminatori e distorsivi del mercato in quanto forniscono una informazione parziale ed erronea che mina gravemente l’export italiano a scapito delle nostre imprese agricole e agroalimentari –:
   se siano state chieste alla Commissione europea le opportune verifiche circa la compatibilità del sistema inglese «a semaforo» con la normativa europea nonché sul rispetto da parte del Governo britannico dell'obbligo di previa notifica previsto per l'introduzione di nuove regolamentazioni in materia di etichettatura e di quali informazioni disponga il Ministro circa le motivazioni che il Regno Unito abbia addotto a giustificazione di tale sistema di etichettatura;
   quali iniziative intenda assumere affinché il sistema inglese a «semaforo» non diventi prassi, in quanto rischia di essere lesivo per le produzioni agroalimentari italiane, poiché l'obiettivo deve essere la tutela del prodotto made in Italy – che è e rimane un punto di eccellenza nella produzione di alimenti – dei produttori e dei consumatori. (4-03472)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSATO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, disciplina all'articolo 19 il conferimento di incarichi a tempo determinato e all'articolo 28 l'accesso ordinario alla qualifica di dirigente: il conferimento di incarichi – in particolare –, limitati nella durata e nel loro numero, può avvenire nei confronti di «persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, culturale e scientifica» che abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale;
   l'articolo in questione indica alcune esperienze o qualifiche che sono ritenute sufficienti a testimoniare i requisiti appena esposti: la formazione universitaria e postuniversitaria, la presenza di pubblicazioni scientifiche, il concreto svolgimento di esperienze di lavoro maturate almeno per un quinquennio anche nella stessa amministrazione, la provenienza dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature;
   l'articolo 2, comma 8-quater, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito con modificazione dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, è intervenuto sul decreto legislativo integrando il comma 6 dell'articolo 19 con la previsione normativa secondo la quale «la formazione universitaria richiesta ...(omissis)... non può essere inferiore al possesso della laurea specialistica o magistrale ovvero del diploma di laurea conseguito» secondo il cosiddetto «vecchio ordinamento» didattico;
   questa nuova previsione non può che intendersi si riferisca ad una in particolare delle molteplici ipotesi che consentono il conferimento degli incarichi, ovvero la «particolare e comprovata qualificazione» di tipo culturale o, al più, scientifica, atteso che un titolo di studio può legalmente attestare l'acquisizione di competenze e conoscenze teoriche ma non può attestare l'acquisizione di una esperienza di tipo professionale, avvenuta «sul campo»;
   al contrario, i requisiti elencati dal citato comma 6 – ai quali va aggiunta la nuova previsione normativa – non potrebbero essere considerati come una sommatoria perché ciò renderebbe la norma irragionevole ed anche inapplicabile;
   una diversa lettura della norma, peraltro, rischierebbe di far sorgere una contraddizione interna alla disciplina del pubblico impiego, atteso che il succitato articolo 28 del decreto legislativo in argomento prevede per l'accesso alla qualifica di dirigente il possesso di una laurea anche di I livello (cosiddetta «triennale»), come confermato da numerose pronunce giurisprudenziali;
   si fa, inoltre, presente che non è possibile modificare la disciplina del pubblico impiego o rivederne gli indirizzi interpretativi senza che vengano attentamente analizzate quelle che possono essere le ricadute sulla organizzazione delle strutture e sulle aspettative dei tanti giovani laureati, posto che negli anni sono intervenute molte novità che hanno mutato l'ordinamento universitario con l'introduzione delle lauree di I livello che sono, a tutti gli effetti, un titolo di studio universitario meritevole di tutela;
   si ritiene urgente, quindi, una interpretazione coerente con il suddetto nuovo ordinamento universitario –:
   se il Ministro conferma l'interpretazione secondo la quale la disposizione introdotta al comma 6, dell'articolo 19, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, dal decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, debba intendersi si riferisca a solo una delle ipotesi che consentono il conferimento di incarico, facendo salvo il conferimento per particolare e comprovata qualificazione di tipo professionale, motivata da esperienze pregresse e acquisite;
   se il Ministro intenda emanare una circolare interpretativa in tal senso, atteso che la errata o dubbia interpretazione della norma è motivo di incertezza e difficoltà in molte amministrazioni locali.
(5-02075)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   SBERNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   alcune condizioni personali e sociali, associate a determinate situazioni reddituali, danno diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo (ticket) sulle prestazioni di diagnostica strumentale, di laboratorio e sulle altre prestazioni specialistiche ambulatoriali;
   in particolare, in base a quanto previsto dalla legge n. 537 del 1993 e successive modificazioni (articolo 8, comma 16) hanno diritto a tale tipo di esenzione i cittadini che appartengono alle categorie di seguito elencate:
    cittadini di età inferiore a sei anni e superiore a sessantacinque anni, appartenenti ad un nucleo familiare con reddito complessivo lordo non superiore a 36.151,98 euro;
    disoccupati e loro familiari a carico appartenenti ad un nucleo familiare con un reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro, incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico;
    titolari di pensioni sociali e loro familiari a carico;
    titolari di pensioni al minimo di età superiore a sessantanni e loro familiari a carico, appartenenti ad un nucleo familiare con un reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro, incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico;
   per tutte le altre famiglie che non rientrano nelle predette esenzioni, non viene riconosciuto alcun principio di equità orizzontale che tenga conto del numero dei componenti la famiglia;
   tale previsione normativa, pertanto, penalizza le famiglie con figli, in quanto a parità di reddito, la capacità contributiva di una coppia con figli è minore rispetto a quella di un single. Lo stesso svantaggio si riscontra nei confronti di una coppia unita in matrimonio (civile o concordatario) rispetto ad una coppia di fatto: alla prima si chiede il reddito familiare, alla seconda il reddito del singolo fruitore della prestazione;
   la legislazione in tema di ticket sanitari risulta essere così, ad avviso dell'interrogante, in aperto contrasto con l'articolo 53 della Costituzione, che prevede che ogni tipo di imposizione tributaria debba essere informata a criteri di progressività;
   inoltre, alcune regioni hanno adottato delle delibere con le quali hanno rimodulato la normativa, creando così evidenti disparità tra regione e regione. Emblematici da una parte il caso delle regioni a statuto ordinario, nelle quali il nuovo meccanismo di tassazione sanitaria dimostra come le famiglie risultino essere i soggetti più colpiti, in modo particolare quelle con figli (questo perché è stato usato come parametro di riferimento il «nucleo familiare fiscale»); dall'altra la regione Trentino Alto Adige e le province autonome di Trento e Bolzano; dal febbraio 2012, infatti, le famiglie trentine non pagano il ticket sanitario dei figli successivi al secondo, purché inseriti nello stesso nucleo familiare –:
   se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte a superare questa iniquità in materia di partecipazione al costo sulle prestazioni di diagnostica strumentale, di laboratorio e sulle altre prestazioni specialistiche ambulatoriali. (3-00619)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAPONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   grandissima preoccupazione si è diffusa sul territorio salentino a seguito della denuncia da parte della presidente regionale Cittadinanza Attiva Puglia – Tribunale per i diritti del malato, Anna Maria De Filippi, e del vice coordinatore assemblea provinciale, Antonio Campa, a seguito delle grandi difficoltà registrate per il reperimento dei cosiddetti farmaci salvavita da alcuni malati affetti da gravi patologie;
   nello specifico, la lettera inviata dal tribunale del malato al Ministero della salute, oltre che alla regione Puglia, all'Agenzia italiana del farmaco, al direttore generale Asl di Lecce, denuncia: «Una signora affetta da carcinoma mammario e sottoposta a chiemioterapia si è presentata ai volontari del TDM di Casarano (Lecce) chiedendo supporto per trovare la maniera di acquistare il farmaco Alkeran, dopo un calvario da una farmacia all'altra e da una città all'altra senza riuscirci, in quanto presso i depositi di zona tale farmaco era irreperibile», e ancora: «La situazione del difficile reperimento di alcuni farmaci, in queste ultime settimane, è stata ampiamente affrontata dalla stampa locale ricordando come anche Federfarma aveva presentato un esposto alle Forze dell'Ordine ed alla Procura di Lecce»;
   da una ricognizione effettuata dalla stessa Associazione con l'obiettivo di comprendere la natura di tali difficoltà, è emerso che l'indisponibilità di tali farmaci parrebbe essere la conseguenza di una massiccia esportazione degli stessi da parte di soggetti probabilmente diversi dalle aziende produttrici e attratti da mercati più interessanti. Ovvero: «Risulta che il numero di farmaci a cui viene ascritta una “esportazione parallela”, che vengono cioè distribuiti in Italia con un prezzo “basso” e verrebbero venduti in altre nazioni dove il prezzo è “alto”, sta aumentando in maniera esponenziale: ad oggi riguarderebbe circa 180 farmaci», il che come è del tutto evidente produrrebbe una distorsione del mercato, con la sparizione dei farmaci dalle farmacie italiane;
   nella stessa denuncia da parte di Cittadinanza Attiva – Tribunale per i diritti del malato si apprende inoltre dell'ipotesi avanzata dalla stessa Aifa finalizzata a redigere un elenco di farmaci vietati all'esportazione, correttivo ex post del problema e di nessuna garanzia dal momento che «la tempistica per rinserimento in questo elenco di farmaci vietati all'esportazione sarebbe molto lungo e farraginosa e inoltre dovrebbe passare al vaglio delle Commissioni Parlamentari con conseguente approvazione in Consiglio dei Ministri», mentre la stessa Aifa avrebbe stilato un elenco dei medicinali carenti (circa 800), confermando la natura commerciale e amministrativa alla base della penuria sul mercato di alcuni di essi;
   d'altra parte, non dovrebbe essere difficile risalire agli autori di tale fenomeno attraverso il numero di lotto presente su ogni confezione di farmaco, anche a tutela delle aziende farmaceutiche. Che peraltro, contattate direttamente dall'Associazione, si sono dichiarate disponibili, qualora ci fossero problemi di reperimento di farmaci attraverso i canali ufficiali, di inviare direttamente alle farmacie gli stessi;
   ad avvalorare la denuncia del Tribunale per i diritti del malato, come risulta da notizie stampa odierne e come riportato dalla stessa Presidente Cittadinanza Attiva – Tribunale del malato, l'esposto presentato alla procura della Repubblica da parte di Federfarma, che da tempo avrebbe intrapreso «una lotta senza quartiere contro la penuria dei farmaci essenziali», in cui si chiede ragione «di una carenza che, a macchia di leopardo, interessa diverse zone d’ Italia». Federfarma, si legge ancora negli articoli apparsi sulla stampa, «ha individuato nell’export di medicinali la causa della penuria e più volte ha chiesto al Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, di porre un freno. La soluzione, potrebbe essere quella di bloccare le esportazioni per sei mesi. Uno stop a tempo che dovrebbe servire a decongestionare la richiesta e, forse, a capire se è proprio l’export dei medicinali a determinare la scarsa possibilità di acquisto al banco delle farmacie». Da quel che si apprende, sempre attraverso gli organi di stampa, «i farmaci introvabili sarebbero 180, tra i quali: l'Alkeran (5,65 euro in Italia, 40 euro nella farmacia del Vaticano), ma anche Mirapexin, farmaco utilizzato per la cura del Parkinson, 89,19 euro (con il rimborso del sistema sanitario nazionale) in Italia, a fronte dei 275,10 euro in Germania»;
   nel frattempo, il direttore generale della Asl Lecce, dottor Valdo Mellone, si è detto immediatamente pronto a intervenire qualora fosse confermata la carenza di farmaci salvavita sul mercato, interloquendo direttamente con Ministero, centri di distribuzione, produttori e in tal modo bypassando le intermediazioni commerciali –:
   se il Ministro della salute non ritenga, per quanto di sua competenza, di avviare una ricognizione atta a comprendere più puntualmente le ragioni della dinamica di cui sopra, per individuare chi materialmente fa incetta di medicinali esportandoli all'estero, depauperando il mercato nazionale, causando enormi disagi ai malati, arrecando danni alle aziende produttrici;
   se il Ministro della salute non ritenga, per quanto di sua competenza, di mettere in campo azioni atte a risolvere rapidamente il problema e a bloccare tale distorsione nel mercato, a salvaguardia della salute e del diritto di cura di ogni cittadino. (5-02086)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOCCUZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi, in un'intervista televisiva e così come riportato dagli organi di stampa, il Ministro dello sviluppo economico, interrogato, ha affermato che la vertenza Agile sarebbe da ritenersi conclusa;
   tuttavia, ad oggi, sono ancora in cassa integrazione circa 800 lavoratrici e lavoratori di Agile che, considerata l'età, sono molto lontani dalla possibilità di accedere alla pensione e anche di trovare nuove opportunità di lavoro, senza l'applicazione di tutti i punti dell'accordo sottoscritto nel febbraio 2012 dai Ministeri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, dopo i numerosi incontri tenutisi presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;
   ritenere conclusa la vertenza, oltre a risultare prematuro, fa temere un'attenuazione dell'attenzione sulla vicenda e della verifica degli impegni che sono stati assunti dalle parti nei confronti dei lavoratori –:
   se non ritengano necessario convocare al più presto un tavolo di crisi per i lavoratori di Agile ex-Eutelia;
   quali iniziative intendano adottare al fine di assicurare l'attivazione immediata dei punti del citato accordo del 2012 ancora non concretizzatisi. (5-02078)


   CARRA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la ditta Reni SpA di Volta Mantovana (Mantova) è in liquidazione dal maggio 2013;
   per i 250 dipendenti della ditta sopra citata è scattata la cassa integrazione straordinaria che scadrà il prossimo 4 marzo 2014;
   dal 5 marzo i dipendenti si troveranno, loro malgrado, in mobilità;
   a parere dell'interrogante, i lavoratori si troveranno nella condizione di vivere un autentico dramma, quale la perdita definitiva del posto di lavoro e, come giustamente gli stessi lavoratori ricordano all'opinione pubblica, della loro dignità;
   nel corso di questi mesi, non si è conclusa alcuna trattativa relativa alla cessione della ditta ad altro soggetto imprenditoriale (situazione che avrebbe dato la possibilità di garantire la continuità produttiva) –:
   se il Ministro interrogato intenda consultare le parti e voglia seguire le fasi dell'individuazione di un'offerta di acquisto della Reni spa al fine di dare continuità produttiva all'azienda e, quindi, ai lavoratori, evitando in questo modo l'avvio della procedura di mobilità. (5-02081)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSATO, BLAZINA, BRANDOLIN e ZANIN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Wärtsilä è una società multinazionale finlandese leader a livello globale nella realizzazione di sistemi di propulsione navale e di power plants, presente nel nostro Paese attraverso una vasta rete di sedi commerciali ed uno stabilimento produttivo situato a Trieste, il quale da solo impiega larga parte dei lavoratori assunti dalla società stessa (1350 dei circa 1500);
   nel 2013, nonostante la multinazionale abbia ottenuto risultati positivi, la proprietà ha annunciato un piano di riorganizzazione che prevede anche un migliaio di esuberi in tutta Europa, di cui 150 riguarderebbero l'Italia ed, in particolare, (130) lo stabilimento del capoluogo giuliano;
   il piano industriale non sembra essere collegato, quindi, ad una crisi economica della multinazionale ma ad una scelta del gruppo tesa esclusivamente ad abbattere i costi del personale ed incrementare gli utili;
   seppur non sembra ad oggi vi sia una volontà da parte del gruppo di effettuare un graduale disimpegno dal nostro Paese, tuttavia, appare grave la decisione di procedere – senza che vi sia alcun motivo di ragione economica che lo giustifichi – ad una riduzione degli organici, soprattutto in numero così cospicuo nello stabilimento di Trieste;
   la società, anche nel passato più recente, si è sempre distinta, nel capoluogo giuliano, per una notevole capacità assunzionale ed ha rappresentato un caso di impresa virtuosa capace, anche in fasi complicate per l'economia, di investire con costanza sull'acquisizione di nuove professionalità;
   preme agli interroganti far notare, poi, che la vertenza Wärtsilä si inserisce in un contesto di crisi aziendali nella città di Trieste che vede il comparto industriale già fortemente provato da altre procedure di esubero. In questo senso, questa vertenza diviene, anche per il suo impatto dimensionale, un momento critico per una pianificazione e progettazione sul possibile futuro produttivo nell'area triestina –:
   se il Ministro sia ha conoscenza del piano industriale presentato da Wärtsilä che prevedrebbe 150 esuberi in tutto il territorio nazionale, di cui 130 nello stabilimento di Trieste;
   se il Ministro intenda aprire un tavolo con l'azienda per scongiurare gli esuberi previsti nel piano industriale.
(4-03475)


   CAPONE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il 2 dicembre 2010, presso il Ministero dello sviluppo economico, alla presenza del Ministero rappresentato dal dottor Giampietro Castano, British American Tobacco, Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil, assistite dalle rappresentanze sindacali unitarie dello stabilimento di Lecce, di Roma, e della Field Force, siglano un accordo secondo cui BAT Italia conferma, si legge testualmente, la «necessità di procedere alla cessazione delle attività produttive di sigarette presso il sito di Lecce con migrazione di volumi produttivi verso altri siti», contestualmente manifestando la volontà «di favorire nuove iniziative imprenditoriali in loco per offrire al personale dello stabilimento di Lecce la possibilità di essere riconvocato nelle stesse che si svilupperanno nel sito o comunque nel territorio salentino»;
   alla luce di quanto predetto, e dei piani industriali presentati, si legge ancora nel verbale di accordo presso il Ministero dello sviluppo economico, in un incontro svoltosi in precedenza, il 12 novembre 2010, le parti convennero che a far data dal 31 dicembre 2010 le attività di lavorazione del tabacco e di produzione delle sigarette presso lo stabilimento di Lecce avrebbero avuto termine, e contestualmente avrebbero avuto inizio gli ammortizzatori sociali e/o le attività di formazione destinate alla riconversione dei lavoratori e alla loro ricollocazione presso altre aziende;
   si rende opportuno richiamare quanto convenuto presso il Ministero dello sviluppo economico alla luce non solo di quanto accaduto successivamente, e puntualmente denunciato anche con precedenti interrogazioni e lettere a firma di parlamentari, assessori regionali, esponenti istituzionali, ma anche alla luce di quanto si apprende recentemente dalla stampa, ovvero che, testualmente: «all'ex Bat la situazione continua a degenerare. Come a fine dicembre, una trentina di dipendenti Iacobucci Mk in cassa integrazione, ieri mattina (3 febbraio per chi legge, ndr), ha cercato di occupare lo stabilimento in viale della Repubblica. Alla bse dell'azione di protesta, che ha anche interessato prefettura e comune di Lecce, la richiesta di cassa integrazione...» e, ancor più preoccupante, «tale situazione ha non poco di paradossale. Lo si è capito ancora una volta al termine del tavolo di confronto in Confindustria, dove sarebbe emerso per voce dei sindacati che l'azienda non sa prospettare la ripresa delle attività. Non c’è un piano e non ci sono ordini. I lavoratori temono lo stesso destino dei loro 65 colleghi di Ip srl, già a casa in attesa della Cassa integrazione straordinaria e dei 22 di Hds, già licenziati dopo un clamoroso bluff. Tutte e tre le aziende sono state agevolate nella riconversione della Ex Manifattura con contributi a fondo perduto di start up e outplacement per complessivi 14 miliardi di euro (9,9 Iacobucci, 3 Ip-Korus, e 1 Hds), concessi da British American Tobacco per il tramite di Inser Salento. Anche Allux Metall, che sta formando 18 ex operai, potrebbe ricevere la stessa grazia»;
   non è stata però solo la stampa, in questa tormentata vicenda, a far emergere tutta l'ineffettualità di quanto firmato presso il Ministero dello sviluppo economico e di quanto ancora precedentemente indicato in piani industriali allo stato degli atti mai attuati;
   le organizzazioni sindacali, puntualmente, hanno denunciato la paradossale situazione in cui sono venuti a trovarsi i circa 500 lavoratori impegnati nella Ex Manifattura Tabacchi-Lecce, e l'impatto economico-occupazione devastante per il territorio salentino, a seguito della decisione di delocalizzazione della Bat, pur in presenza di utili aziendali;
   la situazione è resa ancor più complicata, a parere dell'interrogante, anche dal risvolto penale assunto, dopo l'esposto presentato alla procura della Repubblica il 23 ottobre 2013 da parte dei lavoratori ricollocati nell'azienda IP Korus (produttrice di infissi in alluminio), dove si denuncia, testualmente, da parte di 30 sui 49 lavoratori ricollocati nell'azienda di cui sopra, che dalla chiusura dello stabilimento ad oggi, tutto ciò che è stato promesso e scritto non è mai stato messo in pratica; e nonostante proprio l'accordo del dicembre 2010 recitasse: «Le parti convengono che il presente piano industriale (ricollocazione e attività industriali e di servizio) sarà oggetto di monitoraggio ministeriale semestrale, o comunque a richiesta di una delle parti, da parte dei firmatari del presente accordo»;
   tale situazione, come peraltro il Ministro sa, è stata da ultimo, il 30 dicembre 2013, oggetto di un tavolo di confronto convocato presso l'amministrazione provinciale di Lecce dove si è condiviso l'invio di una richiesta di incontro al Ministero per l'insediamento di un tavolo dove tutte le parti potessero essere ricondotte alle loro responsabilità e soprattutto al rispetto di quanto convenuto;
   a tutt'oggi, però, e nonostante le sollecitazioni con lettera (data 10 gennaio 2014) anche dell'interrogante, non è dato sapere se il Ministero abbia deciso una data per la convocazione delle parti, e soprattutto se ritenga doveroso che gli attori coinvolti diano conto del mancato rispetto degli accordi, ancor più grave in presenza di somme così consistenti ricevute ai fini della formazione e ricollocazione dei lavoratori ex Bat e che, dunque, è lecito chiedersi a quale fine siano state utilizzate; e ancor più devastante dinanzi alla situazione economica di un intero territorio colpito in modo drammatico da una crisi non congiunturale del manifatturiero maturo –:
   se il Ministro interrogato, alla luce della vicenda descritta, non ritenga opportuno e necessario convocare urgentemente un tavolo con tutti i soggetti sociali coinvolti perché venga rispettato e attuato quanto contenuto nell'accordo del 2010;
   se il Ministro interrogato, anche alla luce dei dati sul l'andamento dell'economia nel Salento, e delle altissime percentuali relative a disoccupazione e inoccupazione, e a quanto di recente denunciato anche dall'Unione europea relativamente a uso non lecito di risorse pubbliche, non ritenga necessario comprendere in che modo siano state realmente utilizzate le risorse destinate alla formazione e alla ricollocazione dei lavoratori;
   se infine il Ministro interrogato non ritenga a questo punto urgente e necessario che al tavolo sia presente anche la Multinazionale Ex American Tobacco, società peraltro percepiente risorse pubbliche a quanto è dato sapere, perché tutti i soggetti imprenditoriali coinvolti possano dare conto dell'esito degli impegni assunti. (4-03481)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Di Lello e altri n. 1-00157, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2013, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Paolucci, Mogherini.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Pes e Carocci n. 5-01086, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 settembre 2013, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Coccia.