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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 24 gennaio 2014

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il presidente della provincia di Cuneo, signora Gianna Gancia, per far fronte ai tagli operati dalla regione Piemonte ai finanziamenti agli enti locali per il trasporto pubblico, ha deciso, tra gli altri interventi, di eliminare le linee di trasporto su gomma che il sabato permettono a studenti e lavoratori delle scuole medie superiori di raggiungere le sedi di studio e lavoro;
   questa decisione è stata formalizzata anche con una lettera inviata ai dirigenti scolastici della provincia, con la quale si invitano gli stessi a riorganizzare l'attività didattica escludendo il sabato dagli orari di lezione;
   l'articolo 33 della Costituzione, secondo comma, prima parte, recita chiaramente che «La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione»;
   le scelte in materia scolastica sono quindi affidate allo Stato dall'articolo 117 della Costituzione, lettera n, «Norme generali sull'istruzione» in via di legislazione esclusiva;
   questo affidamento è funzionale anche alla garanzia del rispetto dei «Livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale» (Costituzione articolo 117, lettera m);
   la regione ha competenza legislativa in materia di istruzione in via concorrente, quindi nel rispetto dei principi generali già citati e, soprattutto nell'ambito dell'autonomia delle istituzioni scolastiche (articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59);
   nessuna competenza specifica è lasciata alle province le quali, al contrario, nell'esercizio delle loro funzioni devono garantire il rispetto dei diritti, in primis quelli costituzionali;
   è quindi evidente come la provincia di Cuneo, nella persona del suo presidente, non ha adempiuto al dovere di fornire e garantire il servizio per il pieno espletamento del diritto all'istruzione;
   al contrario la provincia si è arrogata, con la lettera di cui sopra, un ruolo di organizzazione della vita degli istituti scolastici in piena violazione del principio dell'autonomia;
   stupisce il fatto che né la Prefettura e tantomeno l'ufficio scolastico provinciale, rappresentante territoriale del Ministero per l'istruzione, l'università e la ricerca abbiano finora obiettato alcunché a questo comportamento disinvolto dell'amministrazione provinciale di Cuneo –:
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere nei limiti di competenza per garantire il pieno godimento dei diritti costituzionali richiamati e la piena titolarità degli Istituti scolastici della provincia di Cuneo di definire in autonomia e in forza di legge la propria offerta formativa, senza che alcuna scelta amministrativa dell'ente provinciale ne determini forzatamente l'organizzazione e nel rispetto dei principi della ripartizione delle potestà legislative tra organi dello Stato. (5-01986)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BELLANOVA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   sugli organi di stampa campeggia la notizia dell'arrivo di un carico di amianto proveniente dalla Sicilia che sembrerebbe dover attraccare al porto di Gallipoli;
   una notizia che ha scatenato la giustificata preoccupazione dei cittadini salentini e non solo del territorio che fa riferimento alla zona ionica tra Nardo, Galatone e Gallipoli che stando alle ricostruzioni di stampa dovrebbe essere interessato;
   dagli organi di stampa si legge che il carico potrebbe essere di 25 mila tonnellate, notizia però poi rettificata dal rappresentante della ditta REI che gestisce la cava in contrada Castellino-Vignali, destinazione ultima del carico, e che parlerebbe invece di «5 mila tonnellate di terreno contenente frammenti di amianto»;
   sembrerebbe che lo smaltimento di amianto proveniente da altre regioni, formalmente autorizzato dalla provincia di Lecce, sia compatibile con l'impianto se relativo a modeste quantità di rifiuti;
   tra l'incertezza delle tante notizie che si susseguono ora dopo ora, di sicuro c’è, come confermato dal comandante della capitaneria di porto di Gallipoli, una richiesta giunta una decina di giorni addietro, da una agenzia marittima locale con la quale si chiede «l'eventuale fattibilità per l'ormeggio di una nave carica di amianto destinata allo smaltimento in discarica». Il comandante della capitaneria di porto di Gallipoli inoltre aggiunge che ad oggi «non c’è una previsione di arrivo, tantomeno una richiesta formale di accosto, né abbiamo indicazioni sulla nave e sull'ammontare preciso del carico di amianto»;
   il Salento insieme ai suoi abitanti è un territorio ancora profondamente scosso da diverse emergenze ambientali, tra le quali la recente vicenda dei rifiuti tossici interrati nelle nostre campagne, sulla quale gli organi competenti stanno ancora indagando per far chiarezza –:
   cosa intenda fare il Ministro interrogato per approfondire e vigilare su questa vicenda, acquisendo tutte le informazioni utili a far chiarezza in merito e restituendo ai cittadini salentini la tranquillità che in queste ore, fatte di notizie incerte, hanno smarrito. (5-01989)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PANNARALE, DURANTI, FRATOIANNI, MATARRELLI e SANNICANDRO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   i sindaci delle città di Nardò e di Galatone, in provincia di Lecce, sono stati informati del fatto che venticinquemila tonnellate di amianto sarebbero pronte per essere portate e smaltite in una discarica al confine tra i territori dei suddetti comuni;
   dalle note emanate dagli enti in questione, e confermate anche dal sito on-line de La Repubblica 23 gennaio, si apprende infatti che entro la fine del mese di gennaio 2014 dovrebbero giungere nel porto di Gallipoli, provenienti dalla Sicilia, alcune navi cariche di materiale, come noto, altamente pericoloso da smaltire nella discarica della Ditta R.E.I., in contrada «Castellino» tra Galatone e Nardò;
   si tratterebbe – si legge nelle note – di un affare da 16.250.000 euro se si considera che il prezzo medio di mercato per lo smaltimento è di 0,65 euro al chilogrammo e che i chilogrammi attesi sarebbero ben 25 milioni;
   la discarica in questione nasce per soddisfare prioritariamente le esigenze del territorio salentino, autorizzata sin dal 2009 per i rifiuti merli e dal 2011 per piccole quantità di amianto –:
   se quanto suesposto corrisponda al vero;
   se le informazioni risultassero esatte, se si intenda effettuare tutte le necessarie attività di controllo e di verifica, sia all'interno dell'area portuale di Gallipoli, sia durante la fase del trasporto fino alla discarica, sia per lo smaltimento all'interno della stessa. (4-03307)


   SEGONI, DAGA, ZOLEZZI, DE ROSA, ARTINI, BONAFEDE, GAGNARLI, BALDASSARRE, TERZONI e BUSTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   Federutility è la federazione che riunisce le aziende di servizi pubblici locali che operano nei settori energia elettrica, gas e acqua;
   le autorità di bacino si configurano sostanzialmente come organismi misti Stato-regione, di cooperazione e di coordinamento tra le funzioni spettanti, nella materia della difesa del suolo e inquinamento delle acque, ai diversi livelli di governo. Svolgono l'attività di pianificazione e programmazione in tema di difesa del suolo e gestione delle risorse idriche all'interno di un bacino idrografico. Il loro lavoro si concretizza nella realizzazione del piano di bacino, che tra le altre cose comprende il piano degli interventi strutturali e non strutturali per la riduzione del rischio di alluvioni nel territorio del bacino ed il piano per l'assetto idrogeologico. Tra gli obiettivi, vi è la determinazione di un quadro di pianificazione e programmazione che, in armonia con lo stato attuale e le attese di sviluppo economico, sociale e culturale del territorio, tenda a ridurre il danno derivante dal rischio idrogeologico;
   nel rapporto di Federutility, denominato «Rapporto generale sulle acque 2020» auspica un aumento tariffario sulle bollette dell'acqua per finanziare investimenti non attualmente previsti dal servizio idrico integrato, come quelli per il dissesto idrogeologico;
   in Italia possono essere riscontrati molti casi di evidente conflitto d'interessi che vanno contro ad una corretta gestione del servizio idrico, ad esempio la presenza nei Consigli di amministrazione delle municipalizzate (o nei vertici di Federutility), di persone a cui sono attribuite funzioni pubbliche di controllo, come ad esempio i segretari delle autorità di bacino;
   il caso dell'Arno è uno dei più eclatanti, in quanto l'incompatibilità è evidente tra la funzione di segretario generale dell'autorità di bacino del fiume Arno e quella di vicepresidente di Federutility e rappresentante di Nuove Acque spa –:
   se non ritenga inopportuno procedere alla nomina di segretari generali delle autorità di bacino che abbiano interessi diretti o indiretti nella gestione di servizi pubblici locali e se non intenda adottare tutte le misure in sua facoltà e di sua competenza, anche normative, per evitare simili eventualità. (4-03309)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   lo scorso anno con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 luglio 2012 è stato disposto lo slittamento dei termini di presentazione dei modelli 770;
   da quanto pubblicato su Il Sole 24 Ore la data del 31 luglio 2014 risulta essere una data improponibile per un modello dichiarativo complesso come la dichiarazione dei sostituti di imposta dalla quale, peraltro, non deriva alcuna entrata per il fisco e che lo spostamento è stato manifestato dalle aziende e da numerose categorie di professionisti, fra cui i consulenti del lavoro, i giovani ragionieri e i tributaristi;
   la proroga straordinaria delle scadenze non può rappresentare la soluzione, mentre in realtà si presenta come il solo strumento al quale dover ricorrere per far fronte a situazioni divenute insostenibili per contribuenti e professionisti, costretti quest'ultimi a svolgere il loro lavoro in condizioni di stress e disagio;
   in passato poi l'Agenzia delle entrate erogava all'intermediario 1 euro per ogni dichiarazione telematica effettuata da libero professionista, che non era certo un compenso professionale ma quanto meno era un piccolo rimborso spese –:
   se il Ministro intenda intervenire per mettere in atto azioni che prevedano una nuova organizzazione stabile delle scadenze e del numero degli adempimenti nei confronti del fisco e se sia nelle sue intenzioni prevedere il ripristino dell'indennizzo erogato a favore dei liberi professionisti. (4-03297)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GAROFALO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo pubblicato lo scorso 14 gennaio 2014 sul sito internet del Comitato pendolari siciliani di Messina-Catania-Siracusa, rileva come la situazione attuale della mobilità, a seguito del crollo del ponte della ferrovia Caltagirone-Gela, avvenuto due anni e otto mesi fa, sulla statale provinciale 39 che congiunge la città di Caltagirone con Niscemi, sia estremamente critica;
   le condizioni complessive dei collegamenti ferroviari, che allacciano Gela e Caltagirone con Catania, risultano attualmente precarie ed insufficienti, nel garantire un adeguato e dignitoso livello di assistenza per il trasporto, nei riguardi dei numerosi pendolari, in particolare quelli che si riversano verso lo stabilimento petrolchimico di Gela;
   il servizio di collegamento è attualmente limitato a due treni regionali che congiungono le due città, ed il resto dei collegamenti avviene con due/tre autobus sostitutivi che impiegano fra l'altro oltre due ore;
   la denuncia dei pendolari del calatino e del nisseno, s'inserisce all'interno di un più ampio e costante processo di una più che evidente graduale dismissione da parte delle Ferrovie dello Stato, dei servizi di collegamento nel territorio della regione Siciliana;
   una politica di disimpegno, di ridimensionamento e di assoluta esclusione dai piani di investimento nei confronti della regione isolana, che a giudizio dell'interrogante, in considerazione di quanto riporta il sito internet il Comitato dei pendolari siciliani, rafforza la convinzione di come nella quasi totalità del territorio regionale interessato, non sussistano neanche i minimi requisiti dei servizi che lo Stato dovrebbe garantire ai propri cittadini;
   l'interrogante ribadisce, come peraltro esposto nel corso dei numerosi atti di sindacato ispettivo, presentati sia nella scorsa che nella presente legislatura, in tema di mobilità nella regione Sicilia, come il diritto alla continuità territoriale debba necessariamente collocarsi nell'ambito della garanzia dell'uguaglianza sostanziale dei cittadini e della coesione di natura economica e sociale, che si traduca nella capacità di garantire un servizio di trasporto che non penalizzi cittadini residenti in territori meno favoriti;
   la situazione deprecabile descritta all'interno del medesimo sito internet, che paventa addirittura una chiusura definitiva del tratto ferroviario Caltagirone-Gela e che riporta fra l'altro i lavori di rimozione delle strutture e apparati sistema GSM-R della tratta ferroviaria Avellino-Rocchetta e la stessa Caltagirone-Gela peraltro già appaltati, a giudizio dell'interrogante, rafforza in realtà la convinzione, di come lo Stato disattenda pienamente i princìpi della continuità territoriale, di cui deve essere garante per sostenere un principio di equità e garantire il diritto alla mobilità a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica, e in particolare di fronte allo svantaggio dell'insularità;
   le condivisibili sollecitazioni da parte del Comitato pendolari siciliani di Messina-Catania-Siracusa, nei riguardi delle istituzioni locali e di Rete ferroviaria italiana, affinché nell'area interessata siano assicurati limitati ma significativi interventi, necessari per la salvaguardia della mobilità, anziché la programmazione di faraoniche infrastrutture di trasporto i cui processi nella realtà si sono dimostrati inefficaci, confermano a parere dell'interrogante, come occorra un'accelerazione delle politiche d'investimento e di sostegno da parte delle Ferrovie dello Stato nei riguardi dell'intero Mezzogiorno ed in particolare della Sicilia –:
   quali orientamenti intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se sia a conoscenza della richiesta di un incontro urgente da parte del Comitato pendolari siciliani di Messina-Catania-Siracusa, con la dirigenza di Rete ferroviaria italiana, finalizzato ad esporre le rilevanti criticità esistenti per gli insufficienti servizi di collegamento ferroviario Gela e Caltagirone con Catania;
   quali iniziative intenda conseguentemente intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, nei riguardi della medesima società di trasporto nazionale, al fine di determinare le condizioni per invertire un trend negativo e penalizzante, le cui condizioni di arretratezza del sistema trasportistico ferroviario nell'area territoriale siciliana interessata, oltre a sfavorire i numerosi pendolari fruitori del servizio, accrescono il congestionamento del trasporto su gomma ormai saturo;
   se non ritenga infine urgente e necessario, prevedere nell'ambito del prossimo contratto di servizio pubblico stipulato tra l'autorità pubblica (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero dell'economia e delle finanze) con la società Trenitalia, interventi volti a stabilire anche tramite la corresponsione di un'adeguata compensazione economica nei riguardi della medesima società ferroviaria, in caso di mancato osservanza, misure volte a potenziare il sistema dei collegamenti ferroviari nell'area esposta in premessa e più in generale nei riguardi dell'intera regione Siciliana, la cui consistenza del numero dei pendolari e dei Comitati, ribadisce l'esigenza di porre al centro dell'agenda politica, una realtà di rilevante e crescente impatto sociale.
(5-01982)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONINELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto risulta dalla stampa, sulla linea ferroviaria Crema-Treviglio-Milano sarebbero stati riscontrati frequenti ritardi, soppressioni di treni durante le festività, disservizi di ogni genere, con grande disagio per gli utenti;
   i pendolari esasperati si sono anche riuniti in comitati per combattere le inefficienze rilevate. Tuttavia i miglioramenti nel servizio ferroviario stentano a vedersi e gli utenti continuerebbero ad avere difficoltà di spostamento;
   Legambiente ha classificato la linea Mantova-Cremona-Milano tra le 10 peggiori d'Italia. In un comunicato del 9 dicembre 2013 Legambiente dichiara che «Su questa linea che collega due capoluoghi di provincia con Milano i 10 mila pendolari che ogni giorno la percorrono lamentano treni lenti, sovraffollati, vecchi e sporchi. Su 151 chilometri ben 91 sono a semplice binario e vi sono decine di passaggi a livello, per cui da Mantova per Milano i tempi di percorrenza sono di 2 ore e 10 minuti, mentre da Cremona i tempi sono di un'ora e 10 minuti, esattamente come 40 anni fa. Il materiale rotabile è tra i più vecchi in circolazione e l'insufficienza del numero delle carrozze costringe spesso i passeggeri a viaggiare in auto. I collegamenti della bassa Lombardia con Milano e con Verona e Brescia dovrebbero essere potenziati proprio per offrire un'alternativa a chi oggi è costretto a muoversi su strada.»;
   quello ferroviario, oltre ad essere un mezzo di trasporto a basso impatto ambientale, è un servizio fondamentale per i collegamenti ed indispensabile per i cittadini che quotidianamente devono raggiungere il posto di lavoro –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative urgenti il Ministro intenda assumere al fine di favorire il potenziamento e l'ammodernamento del servizio ferroviario lombardo. (4-03296)


   BONAVITACOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   a seguito di un contenzioso insorto fra il Provveditorato alle opere pubbliche del Lazio, Abruzzo e Sardegna e l'impresa Carchella srl appaltatrice delle opere di ristrutturazione e adeguamento funzionale dell'edificio B presso la sede di via del Boglione in Roma, veniva instaurato un giudizio arbitrale per la definizione della controversia;
   il giudizio arbitrale si è concluso con l'emanazione di un lodo depositato in data 19 gennaio 2009 che ha condannato l'amministrazione statale al pagamento di una somma in favore dell'impresa appaltatrice, a titolo risarcitorio, pari ad euro 18.292.471,65;
   successivamente, a seguito d'impugnativa promossa dal provveditorato competente attraverso l'avvocatura dello Stato, il lodo veniva sospeso nell'esecutività in data 29 aprile 2010 dalla corte d'appello di Roma;
   lo stesso provveditorato e l'impresa appaltatrice, medio tempore, decidevano di pervenire ad una definizione transattiva della controversia ed effettivamente tale transazione, stipulata nel settembre 2011, prevedeva una notevole riduzione dell'ammontare del risarcimento, contenendolo nell'importo di euro 7.527.000;
   tale transazione prevedeva una clausola risolutiva ove non fosse intervenuto il previsto pagamento in favore dell'impresa entro la data del 15 marzo 2012;
   in ragione di lungaggini inerenti la mancata copertura finanziaria della spesa prevista, tale termine decorreva infruttuosamente, consentendo all'impresa di azionare con atto di pignoramento presso la Banca d'Italia la riscossione dell'intero importo risarcitorio disposto dal lodo;
   ed infatti, in data 7 agosto 2012, l'impresa appaltatrice Carchella s.r.l. riceveva dalla Banca d'Italia l'intera somma prevista dal lodo, pari ad euro 18.292.471,65;
   restavano così vanificati i risultati positivi conseguiti con la transazione del settembre 2011 la cui effettiva esecuzione avrebbe consentito all'amministrazione un risparmio pari a circa 11 milioni di euro;
   il provveditore competente, appreso che l'impresa appaltatrice si era vista liquidare tutte le spettanze previste dal lodo, restando così vanificata ogni utilità dell'intervenuto accordo transattivo, ha presentato formale denuncia all'autorità giudiziaria sui fatti accaduti di cui innanzi, che hanno causato un danno all'amministrazione di oltre euro 11.000,000,00;
   in particolare, con detta denuncia si chiede di accertare eventuali responsabilità interne all'amministrazione che hanno impedito la positiva attuazione dell'accordo transattivo, che hanno portato alla rinuncia all'impugnativa del lodo, che hanno consentito la fulminea riscossione di un così rilevante importo risarcitorio a mezzo atto di pignoramento presso la Banca d'Italia;

   sulla vicenda il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha attivato una Commissione ispettiva ai sensi delle proprie norme regolamentari interne;
   in esito alle risultanze di detta commissione, l'ufficio disciplina della direzione generale del personale del predetto Ministero ha deciso di comminare una sospensione di sei mesi dal servizio del provveditore Carlea, in ragione delle presunte responsabilità dello stesso nel cagionare il danno erariale de quo;
   tale sanzione appare davvero sorprendente e singolare, ove si consideri:
    a) che le circostanze poste a fondamento della sanzione disciplinare sono proprio le medesime su cui lo stesso provveditore ha chiesto di fare chiarezza all'autorità giudiziaria, a mezzo propria denuncia del dicembre 2012;
    b) che sulla vicenda sta indagando la magistratura ordinaria grazie proprio alla denuncia del provveditore Carlea, che ha anche chiesto di accertare gli autori della falsificazione della sua firma in calce a documento provveditorale inerente la vicenda in esame;
    c) che il danno erariale è stato causato da condotte omissive (mancata copertura della spesa prevista in transazione) e valutative (opportunità di rinunciare ad impugnare il lodo) non ascrivibili all'esercizio di competenze proprie del provveditore, cui spetta un mero atto d'impulso nei confronti di altri uffici ed organi consultivi dell'amministrazione;
   gli interrogativi sul fondamento logico e giuridico della suddetta sanzione disciplinare aumentano notevolmente, in considerazione della singolare contemporaneità fra l'irrogazione della sanzione ed alcune pubbliche rimostranze del provveditore Carlea sui metodi con i quali è stato gestito l'interpello per la nomina del provveditore interregionale alle opere pubbliche per Lazio, Abruzzo e Sardegna, di cui hanno parlato anche alcuni quotidiani nel settembre del 2013;
   anche in ragione di detti articoli l'ufficio disciplina, con altro provvedimento, ha inflitto allo stesso provveditore un'ulteriore sanzione disciplinare, in forma di sanzione economica –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti di cui sopra;
   quali iniziative intenda assumere perché sia sospesa l'irrogazione di sanzioni disciplinari, in attesa di conoscere l'effettiva portata e configurazione dei fatti in esito alle indagini dell'autorità giudiziaria in corso, che fanno seguito proprio alla denuncia prodotta dal provveditore Carlea;
   se non ritenga di promuovere un'azione ispettiva anche d'intesa con altre branche dell'amministrazione statale, per un accertamento pieno delle responsabilità rilevanti nella vicenda, interne ed esterne al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. (4-03302)


   LATRONICO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   le piogge che sono cadute incessantemente nei giorni scorsi in Basilicata hanno provocato il cedimento completo della strada comunale di collegamento Aliano-Sauro in provincia di Matera;
   l'impraticabilità della bretella stradale ha isolato la comunità di Aliano rendendo impossibili i collegamenti tra il centro abitato e la Strada provinciale n. 2 Saurina se non attraverso la strada provinciale Ponte Agri-Alianello-Aliano-Ponte Acinello la cui sicurezza è però compromessa dai continui smottamenti e dalle ripetute frane;
   la strada è un'infrastruttura indispensabile per collegare Aliano (meta di numerosi visitatori e turisti per la presenza del parco letterario di Carlo Levi) alla rete viaria regionale e nazionale;
   l'arteria stradale, lunga due chilometri, è stata realizzata con i finanziamenti del Piano operativo regionale Val d'Agri per un ammontare di oltre un milione di euro ed è stata inaugurata solo un anno fa;
   la frana che ne ha compromesso la transitabilità e la sicurezza sottolinea da un lato la necessità di mettere al primo piano delle politiche di programmazione quelle di difesa e tutela del territorio e dall'altro di agire con rigore e competenza quando si costruiscono nuove infrastrutture, tenendo conto delle condizioni geologiche dei terreni;
   è necessario attivarsi per ripristinare e mettere in sicurezza l'arteria stradale al fine di scongiurare l'isolamento del comune interessato –:
   se i ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto denunciato in premessa e quali azioni risultino essere state adottate per mettere in sicurezza l'arteria stradale danneggiata al fine di garantire la pubblica e privata incolumità e per assicurare l'accesso al centro abitato di Aliano. (4-03303)


   FOSSATI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, così come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1993, n. 575, all'articolo 373, comma 2, lettera c), prevede che sono esentati dal pagamento del pedaggio: «c) i veicoli con targa CRI, nonché i veicoli delle Associazioni di volontariato e degli organismi similari non aventi scopo di lucro, adibiti al soccorso nell'espletamento del relativo specifico servizio e provvisti di apposito contrassegno approvato con decreto del Ministro dei trasporti e della navigazione e del Ministro dei lavori pubblici»;
   la circolare del 5 agosto 97 n. 3973 del Ministero dei lavori pubblici stabilisce che l'esenzione del pedaggio autostradale è ad oggi concessa soltanto quando si verificano contemporaneamente le seguenti condizioni:
    a) veicolo immatricolato a nome delle Associazioni di volontariato;
    b) il veicolo deve essere adibito al soccorso;
    c) deve essere impegnato nell'espletamento del relativo specifico servizio;
    d) deve essere provvisto dell'apposito contrassegno previsto dal decreto ministeriale del 15 aprile 94;
   allo stato attuale i viaggi effettuati per trasporto sanitario, anche con un veicolo di soccorso (autoambulanza) delle Associazioni di pubblica assistenza e misericordie, non vengono considerati impegnati nell'espletamento del relativo specifico servizio e quindi non riconosciuti esenti;
   le norme attuali non precisano che cosa si intenda per veicoli «adibiti al soccorso»;
   sulla definizione di soccorso si è espressa la Corte di giustizia europea (CGE, sez III, 29/A/2010 n. C-190/08), recepita dalla sentenza del Consiglio di Stato (CDS, sezione III, 7 febbraio 2013, n. 2477), che ha affermato che «i servizi pubblici di soccorso comprendono solitamente sia i servizi di trasporto medico d'urgenza sia servizi di trasporto sanitario qualificato... (omissis)»;
   la società Autostrade per l'Italia spa ha dato disdetta ad ANPAS (Associazione nazionale pubbliche assistenze) ed alla Confederazione delle Misericordie di Italia dell'accordo in essere dal 1999 per la fornitura di telepass esenti in comodato d'uso gratuito alle associazioni di pubblica assistenza e misericordia, che svolgono sul territorio nazionale oltre il 70 per cento del trasporto sanitario in Italia;
   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha incontrato a più riprese ambedue le organizzazioni nazionali (ANPAS e Confederazione nazionale delle misericordie di Italia) assicurando un intervento normativo con l'obiettivo di una chiara definizione dei veicoli «adibiti al soccorso» ed il mantenimento del telepass esente in comodato d'uso gratuito senza ulteriori aggravi burocratici ed organizzativi a carico delle associazioni di volontariato –:
   come e quando il Governo riterrà opportuno porre in essere gli atti necessari affinché si continui a garantire l'esenzione del pedaggio autostradale ai veicoli di soccorso delle associazioni di volontariato (Pubbliche assistenze e misericordie).
(4-03304)


   LODOLINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   le segreterie provinciali di FENEAL-UIL, FILCA-CISL e FILLEA-CGIL hanno denunciato in queste ore, ancora una volta, a distanza di due mesi, la mancata ripresa dei lavori sul Lotto 4 della Terzia Corsia A14 Senigallia-Ancona Nord, dopo che a novembre 2013 il consorzio Samac e Autostrada, dopo mesi di trattativa, avevano finalmente firmato un nuovo contratto per la ripartenza dei lavori;
   già a fine novembre si era evidenziato che agli annunci di Samac, Autostrade per l'Italia, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e, in ultima, la regione Marche, in merito alla ripresa dei lavori a novembre 2013, non aveva fatto seguito un reale rientro in cantiere dei circa 130 lavoratori del Consorzio Samac e dei circa 250 lavoratori delle aziende in sub-appalto e di fornitura che da maggio erano stati sospesi in cassa integrazione ed in attesa di certezze occupazionali e di reddito. Pertanto, oggi per l'ennesima volta registriamo che i lavori della terza corsia sono ancora al palo, a parte uno sparuto numero di lavoratori – circa 20 – che stanno svolgendo attività di messa in sicurezza del cantiere. Ancora una volta agli annunci di ripresa prima a novembre poi ad inizio anno delle parti in causa, in primis consorzio Samac, non sono seguiti dei fatti concreti ed oggi, a distanza di 10 mesi dal blocco dei lavori, non è di fatto cambiato nulla;
   si è, quindi, preoccupati per questo ennesimo stop legato questa volta alle difficoltà economiche del consorzio Samac a finanziare la ripartenza, da subito, dei lavori;
   dopo la rimodulazione contrattuale, avvenuta a novembre scorso con Aspi, si possa in tempi brevi rimuovere questo ultimo ostacolo che si frappone alla rioccupazione dei 130 lavoratori del consorzio Samac e dei 250 lavoratori delle aziende in sub-appalto, oltre al pagamento delle mensilità arretrate dei lavoratori Samac che dal mese di luglio a questo non stanno percependo il loro salario. Contrariamente, la mancata ripresa dei lavori, per questi ulteriori problemi, provocherebbe una profonda ferita occupazionale per il territorio che acuirebbe la già pesante crisi del settore delle costruzioni in provincia e nella regione –:
   se il Governo sia a conoscenza da quanto descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda concretamente intraprendere al fine di accelerare la ripresa, realizzazione dei lavori sul Lotto 4 della Terzia Corsia A14 Senigallia-Ancona Nord. (4-03306)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   presso il comune di Palermo giacciono numerosi piani PRUSST, tra cui il PRUSST 63 che prevede la realizzazione di una mega area commerciale e insediamenti alberghieri nell'area dell'ex manifattura tabacchi di Fincantieri Palermo, limitrofa e in parte coincidente con l'area dei cantieri navali di Palermo;
   nel dettaglio è prevista la realizzazione di un albergo di lusso con veduta all'interno del polo navale, un parcheggio a sei piani che andrebbe a sostituire il campo da calcio realizzato nel 1950 in prossimità del sito dove sorge il cantiere navale di Palermo e all'interno dell'area manifattura dovrebbero essere realizzati anche aree commerciali, pub e ristoranti;
   l'ambizioso progetto del comune di Palermo era stato già bocciato a tutela di Fincantieri nel 2009, a seguito di varie proteste da parte di cittadini e lavoratori che riuscirono a far accantonare all'allora amministrazione Cammarata la realizzazione dell'area in prossimità del cantiere;
   nel 2010 si arrivò alla conclusione che il comune di Palermo, proprio per non minare la vita stessa del cantiere, aveva bocciato il progetto. Si tratta di un'opera monumentale che verrebbe costruita accanto al polo navale. A rischio ci sono 2.500 posti di lavoro contro circa 80 che potrebbe offrire l'apertura dell'albergo;
   alla luce dell'accordo siglato tra Fincantieri e sindacati per l'acquisizione d'importanti commesse MSC crociere e di nuove piattaforme petrolifere, la realizzazione del progetto previsto dal PRUSST 63 sarebbe ancor di più incompatibile con l'attività dei cantieri e in palese conflitto con la ristrutturazione dei bacini di carenaggio del cantiere di Palermo che è l'unico vero intervento necessario al rilancio dell'attività dei cantieri in maniera definitiva e alla saturazione della cassa integrazione, contestualmente all'acquisizione delle nuove commesse;
   peraltro i 50 milioni di euro messi a disposizione del cantiere navale, da parte della regione Sicilia, sarebbero stati concessi solo in funzione dell'annunciato ritiro del progetto da parte del comune di Palermo così come previsto nel protocollo d'intesa firmato nel 2010, visto che la realizzazione dell'area commerciale è stato ritenuto che mettesse a rischio l'attività stessa del cantiere navale;
   nel 2013 l'attuale amministrazione comunale ha ripreso e ridiscusso tutti i piani PRUSST, tra cui il PRUSST 63, chiedendo alle società appaltatrici una nuova manifestazione d'interesse e le fideiussioni a garanzia della realizzazione dei progetti, fissando come termine ultimo per la presentazione della documentazione richiesta il 29 maggio 2013;
   le società appaltatrici del PRUSST 63, Fintecna stessa, proprietaria dell'area in oggetto e il Gruppo Venti, oggi fallita, non hanno presentato in tempo né una nuova manifestazione d'interesse, né la fideiussione;
   a questo punto il comune di Palermo ha deciso unilateralmente di riaprire i termini e ha posticipato la scadenza di 60 giorni;
   a seguito della proroga dei termini la Fintecna Spa ha manifestato interesse per l'opera presentando tutta la documentazione richiesta e le fideiussioni a garanzia della realizzazione dell'opera;
   in assenza di una definizione dell’iter dei PRUSST è verosimile che non si sbloccheranno gli investimenti sul cantiere mettendone a rischio il rilancio –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto dalla presente interrogazione e quali elementi intenda fornire in ordine alla riapertura dei termini per la presentazione di nuove manifestazioni di interesse e delle fideiussioni a garanzia delle opere da realizzare rispetto ai piani PRUSST;
   se e quali elementi disponga il Governo in merito all’iter di approvazione dei PRUSST del comune di Palermo con particolare riferimento ai tempi entro i quali dovrebbe avvenire la sua conclusione.
(4-03311)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   COSTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il circondario del comune di Mondovì (CN) è piuttosto ampio ed è costituito da circa 40 comuni minori, per un totale di 80.000 abitanti; in tale area gli indici di criminalità sono stati sempre piuttosto bassi;
   nonostante l'encomiabile lavoro svolto dalle Forze dell'ordine non solo a Mondovì, ma in tutto il territorio della provincia, nel 2013 si registra un costante aumento di fenomeni delinquenziali che minacciano la sicurezza dei cittadini;
   il 20 gennaio si è tenuta in Prefettura una riunione tecnica di coordinamento delle Forze di Polizia per l'esame della situazione dell'ordine e della sicurezza nel comune di Mondovì con particolare riferimento alla crescita dei furti in abitazione, dei danneggiamenti, degli episodi di teppismo, delle risse e delle aggressioni;
   i residenti di Mondovì e dintorni sono perfettamente consapevoli che la gran parte dei fatti illegali non è posta in essere dagli abitanti dell'area, ma deriva da fenomeni di pendolarismo criminale; chiedono pertanto un maggior controllo sulle strade –:
   se sia a conoscenza dei fatti enunciati in premessa e se non ritenga di dover intervenire fornendo un ulteriore supporto alle Forze dell'Ordine, promuovendo un maggiore coordinamento tra esse e un rafforzamento delle attività di controllo e prevenzione;
   se non ritenga opportuno intervenire incrementando la dotazione di uomini e mezzi sul territorio. (3-00586)


   PIAZZONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   nel giugno scorso, in Russia, è stata approvata definitivamente dalla Duma e promulgata una legge che vieta la promozione o propaganda delle «relazioni sessuali non tradizionali». In base alla legge, la promozione dei rapporti «non tradizionali» tra i bambini e gli adolescenti, ovvero «la diffusione di informazioni volte a promuoverli», è punibile con multe sino a circa 23 mila euro;
   la norma in questione, basata sull'indeterminata definizione di «relazioni sessuali non tradizionali», che lascia mano libera alle autorità di applicarla in maniera arbitraria, è apparsa fin dal principio di natura esclusivamente repressiva;
   l'approvazione della legge citata ha, infatti, contribuito enormemente ad accrescere il sentimento discriminatorio nei confronti della comunità omosessuale russa, che continua a dilagare in quel Paese, innescando una spirale di prevaricazione e violenza efferata. Basti pensare ai ripetuti attacchi subiti dalla comunità LGBT durante le manifestazioni a difesa dei loro diritti, o alle azioni criminali commesse dal movimento ultranazionalista guidato da Maxim Martstinkevich. Tramite annunci sul popolare social network VK.com, i suoi militanti, individuavano le loro vittime – in particolare giovani ragazzi omosessuali – che venivano, successivamente, picchiati e torturati, mandando infine online i video delle torture;
   tra i soggetti più colpiti vi sono le associazioni, gli attivisti e i locali gestiti da persone LGBT, vittime negli ultimi mesi di brutali aggressioni che hanno condotto a ricoveri ospedalieri e nei casi peggiori alla morte. È il caso di Arkady Gyngazov, manager presso un noto club LGBT, la cui richiesta di asilo politico negli Stati Uniti, dopo aver subito diversi attacchi, ha ulteriormente acceso i riflettori della comunità internazionale su questa gravissima situazione;
   nei giorni scorsi un giovane ragazzo russo, attivista per la difesa, nel suo Paese, dei diritti LGBT, si è rivolto all'associazione romana Gay Center, chiedendo assistenza per ottenere lo status di rifugiato in Italia, in quanto la sua incolumità risulterebbe gravemente a rischio nel caso di un suo eventuale rientro in patria;
   la testimonianza del ragazzo, raccolta dall'associazione romana che lo supporta legalmente, provoca assoluto sconcerto, non solo per le violenze e le aggressioni perpetrate nei suoi confronti, ma soprattutto per l'indifferenza e le intimidazioni – subite dallo stesso – da parte delle autorità russe, alle quali egli si era rivolto per chiedere giustizia. Occorre evidenziare, inoltre, come nei giorni immediatamente successivi alla richiesta per lo status di rifugiato siano stati bloccati i conti bancari russi del giovane;
   il caso in esame, emblematico della gravità di quanto sta accadendo in Russia sul piano della violazione dei diritti civili, della sicurezza, dell'incolumità delle persone omosessuali, rende sempre più evidente la necessità di un chiara presa di posizione sulla drammatica vicenda da parte del Governo italiano;
   appare altresì necessario, ad opinione dell'interrogante, che il Ministro interrogato rivolga particolare attenzione alla vicenda specifica descritta in premessa, affinché si possa giungere in tempi rapidi al riconoscimento dello status di rifugiato per il giovane cittadino russo più volte citato, considerando che effettuerà nei prossimi giorni i colloqui preliminari ed è in attesa di conoscere la data per l'incontro con la Commissione preposta alla valutazione della sua istanza –:
   se non intenda adoperarsi affinché la Commissione preposta lo incontri in tempi brevi e sia riconosciuto in tempi rapidi lo status di rifugiato al cittadino russo oggetto della vicenda narrata in premessa;
   quali iniziative intenda intraprendere, in seno all'Esecutivo, affinché l'Italia esprima, sul piano internazionale, una chiara posizione di condanna sulle gravi violazioni dei diritti civili in atto in Russia e descritte in premessa. (3-00587)


   VERINI, GARAVINI e MATTIELLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   dalla pubblicazione delle conversazioni del «boss» di Corleone, Totò Riina, intercettate per mesi dalla Dia, emergono elementi decisamente inquietanti, e che gettano ombre sul ruolo che Riina, ormai ottantatreenne, detenuto nel carcere milanese di Opera e sottoposto al regime del 41-bis, possa ancora in qualche modo ricoprire nonostante l'ergastolo e il regime di massima sorveglianza al quale è sottoposto;
   il colloquio tra Riina e Alberto Lorusso, capomafia pugliese della Sacra Corona Unita, avvenuto lo scorso novembre durante l'ora d'aria riporta di gravissime minacce il pubblico ministero di Palermo Nino Di Matteo quali «Ti farei diventare il primo tonno, il tonno buono»;
   la conversazione tra i due prosegue «Questo pubblico ministero di questo processo che mi sta facendo uscire pazzo» «E allora organizziamo questa cosa! Facciamola grossa e dico non ne parliamo più»;
   frasi di questo tenore parrebbero raccontare di una sorta di progetto, tra Riina e Lorusso, che avrebbe ad oggetto un attentato al pubblico ministero Nino Di Matteo;
   risulta che la conversazione tra i due sia stata depositata agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia: proseguivano «Perché Di Matteo non se ne va, gli hanno rinforzato la scorta e allora se fosse possibile – prosegue il boss – un'esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo con i militari». Il boss intercettato fa riferimento nella conversazione all'attentato, fallito, al funzionario di polizia Rino Germanà, sfuggito a un commando di killer;
   a fronte di tali preoccupanti esternazioni gli investigatori avrebbero immediatamente consegnato il video del colloquio intercettato al Ministro dell'interno;
   con un'apposita convocazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza le misure di sicurezza per Di Matteo sono state potenziate;
   Riina pare apprenda dai giornali dell'innalzamento dei livelli della scorta per il pubblico ministero e commenta: «Chissà quanti miliardi sui dispositivi di sicurezza», per poi passare ad un cenno alla strage di Capaci, in cui venne ucciso il giudice Giovanni Falcone. «Loro pensavano che ero un analfabeticchio – dice – così la cosa è stata dolorante, veramente fu tremenda quando non se l'immaginavano»;
   nelle lunghe conversazioni Riina si compiace per le stragi fatte, citando, ad esempio, quella in cui fu ucciso il capo dell'ufficio istruzione Rocco Chinnici, saltato in aria con un'autobomba davanti alla propria casa il 29 luglio del 1983: «Prima fanno i carrieristi a spese dei detenuti... poi saltano in aria quando gli succede quello che gli è successo», dice, e accusa i magistrati di volere fare carriera sulle spalle dei detenuti e tuona contro il carcere duro;
   il boss passa poi a sfogare la sua rabbia contro Matteo Messina Denaro, l'ultimo superboss latitante di Cosa nostra, ricordando a Lo Russo di averlo cresciuto, di avergli insegnato tutto accusandolo di «pensare solo agli affari e di disinteressarsi di Cosa nostra»;
   le conversazioni intercettate risulta siano attentamente analizzate dagli inquirenti che stanno cercando di comprendere anche quale sia il vero ruolo di Lorusso, abile nel provocare e far parlare Riina, e la sua effettiva capacità di incidere all'esterno;
   Totò Riina e Lo Russo sono entrambi sottoposti al regime del famoso «41-bis»: l'articolo 41-bis della legge sull'ordinamento penitenziario venne introdotto dalla legge Gozzini (legge 10 ottobre 1986, n. 663, Modifiche alla legge sull'ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà) e riguardava inizialmente soltanto le situazioni di rivolta od altre gravi situazioni di emergenza interna alle carceri italiane, ma, in seguito alle strage di Capaci, dove persero la vita Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della sua scorta, fu introdotto dal decreto-legge 8 giugno 1992, n. 306 (cosiddetto Decreto antimafia Martelli-Scotti), convertito nella legge 7 agosto 1992, n. 356, un secondo comma al 41-bis, che consentiva al Ministro della giustizia di sospendere per gravi motivi di ordine e sicurezza pubblica le regole di trattamento e gli istituti dell'ordinamento penitenziario nei confronti dei detenuti facenti parti dell'organizzazione criminale mafiosa;
   il 41-bis prevede la sospensione di alcuni diritti per i detenuti che abbiano commesso reati particolarmente gravi, come l'associazione mafiosa o il sequestro di persona: l'obiettivo conclamato era ed è quello di «spezzare il filo tra i boss e le cosche mafiose», soprattutto impedire che gli ordini o i messaggi dei detenuti arrivino all'esterno;
   ci si chiede, in questa particolare vicenda, quanto e in che termini questo filo sia stato effettivamente spezzato;
   la storia del nostro Paese ci ha insegnato che sottovalutare i segnali che la criminalità organizzata invia, anche se apparentemente confusi e contraddittori, o considerarla definitivamente sconfitta o azzoppata ci ha fatto pagare prezzi incredibilmente alti in termini di sangue, vite e di «blocco» del progresso del nostro tessuto economico e sociale –:
   se i Ministri interrogati non ritengano di dover fare piena luce, per quanto di competenza, su questa inquietante vicenda, anche al fine di individuare quali siano stati gli ingranaggi che si sono eventualmente inceppati o che non hanno perfettamente funzionato, e che hanno comunque consentito ad un personaggio chiave nella storia criminale del nostro Paese come Totò Riina di far, in qualche modo, pervenire all'esterno del carcere gravi minacce e intimidazioni quali quelle rivolte al pubblico ministero Di Matteo. (3-00588)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PICIERNO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   pochi giorni fa, un video denuncia pubblicato da un noto quotidiano nazionale ci consegnava le immagini dell'ennesimo rogo tossico che impegna quotidianamente i vigili del fuoco nella cosiddetta Terra dei fuochi, il territorio campano che si estende dalla provincia di Caserta fino a Napoli;
   nel video si vede un grosso rogo, alle spalle di due grandi centri commerciali, divampato su cumuli di rifiuti di ogni genere: pneumatici, fili di rame, grandi elettrodomestici, vernici e solventi, materiale di scarto delle industrie tessili e calzaturiere;
   molti di questi materiali sembrerebbero provenire dalle industrie fantasma, quelle sconosciute anche al fisco, specialiste della contraffazione, che produrrebbero circa 200 tonnellate al giorno di scarti industriali, smaltiti in buona parte mediante combustione;
   una miscela, dunque, altamente tossica, come lo sono i fumi che sprigionano i roghi. I vigili del fuoco della cosiddetta Terra dei fuochi registrano circa 2000 incendi di materiale tossico all'anno;
   le immagini pubblicate mostrano i vigili del fuoco scendere dal mezzo con la sola divisa, senza alcuna attrezzatura di sicurezza a protezione della loro salute, senza adoperare neppure una mascherina. Da quanto rivelato da uno di loro al quotidiano che ha girato il video inchiesta, sembrerebbe che il Corpo dei vigili del fuoco, impegnato a contrastare il proliferare dei roghi tossici in Campania, non abbia nella propria dotazione le necessarie mascherine;
   i vigili del fuoco, così come la polizia municipale, sono impegnati da alcune settimane alla ricerca dei rifiuti tossici e nocivi interrati dalla criminalità organizzata in Campania. La mancanza di misure minime di sicurezza nella dotazione ai vigili del fuoco, dunque, appare ancor più grave e preoccupante –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti in premessa;
   se i fatti in premessa riguardino un caso isolato, se pur inaccettabile, o se si tratti invece di una drammatica «normalità»;
   se e quali iniziative intenda assumere al fine di dotare i vigili del fuoco di tutte le necessarie attrezzature utili ad operare in tutta sicurezza e senza alcun rischio per la salute. (5-01981)

Interrogazioni a risposta scritta:


   INVERNIZZI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   sempre più spesso sulla tratta ferroviaria Bergamo-Milano si verificano episodi di violenze e aggressioni a danno dei lavoratori pendolari e degli studenti, che subiscono furti e abusi da parte di malviventi;
   nelle ultime settimane tali episodi si stanno intensificando, terrorizzando gli utenti che sono costretti a viaggiare sulla tratta Bergamo-Milano;
   alcune degli episodi:
    a) una ragazza di 25 anni aggredita sul treno alla stazione di Treviglio per il furto della borsa;
    b) una donna di 30 anni che ha subito il furto del cellulare all'altezza della stazione di Arcene;
    c) una donna trentenne e un uomo giapponese di 23 anni derubati del loro pc portatile in prossimità della fermata ferroviaria di Verdello-Dalmine;
    d) una donna è stata derubata del proprio pc alla stazione di Pioltello;
   dalle testimonianze di coloro che hanno assistito alle aggressioni e da quanto riferiscono le vittime, che in alcuni casi hanno riportato anche danni fisici dovuti alle colluttazioni, i malviventi sarebbero ragazzi di nazionalità «non italiana» –:
   quali urgenti misure intendano adottare al fine garantire la sicurezza dei cittadini sui treni, che operano sulla tratta ferroviaria Bergamo-Milano, ad alta frequentazione di lavoratori pendolari e di studenti, vittime di episodi di violenza da parte di malviventi, che agiscono indisturbati. (4-03294)


   ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da quanto si apprende da organi d'informazione il Comitato per la sicurezza presieduto dal prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, avrebbe disposto la revoca del piano di protezione del colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, meglio conosciuto come Capitano «Ultimo»;
   l'ufficiale dei carabinieri Sergio De Caprio è l'uomo che il 15 gennaio del 1993 condusse l'operazione che portò all'arresto dopo 24 anni di latitanza del boss della mafia Totò Riina e per questo fu condannato a morte dalla Cupola di Cosa nostra;
   già nell'ottobre del 2009 un analogo provvedimento dispose, per errore, la revoca del programma di protezione per il colonnello De Caprio, salvo disporne successivamente il ripristinato da parte dell'ufficio centrale interforze per la sicurezza personale;
   la revoca della scorta al colonnello De Caprio, costituita peraltro da un solo uomo di tutela, risulterebbe un provvedimento incredibile in un momento in cui, recenti intercettazioni ambientali nel carcere dove è detenuto il boss di cosa nostra, fanno emergere minacce da parte di Totò Riina contro chi lo ha arrestato e i magistrati palermitani, prefigurando una possibile nuova stagione di omicidi;
   il colonnello Sergio Di Caprio ha coordinato la lunga e complessa inchiesta del Nucleo ecologico carabinieri che ha portato recentemente all'ordinanza di custodia cautelare disposta dalla procura di Roma a carico del proprietario della discarica di Malagrotta e di altre sei persone con l'ipotesi di «associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti»; –:
   se il Ministro sia a conoscenza del provvedimento che sarebbero stato assunto dal comitato per la sicurezza presieduto dal prefetto di Roma a seguito del quale dal 24 gennaio 2014 il colonnello dei carabinieri Sergio Di Caprio verrebbe privato del programma di protezione personale;
   in caso quali siano le motivazioni addotte per l'assunzione di un tale provvedimento e se il Ministro non ritenga di dover intervenire per revocare il medesimo e rafforzare il programma di tutela del colonnello Sergio De Caprio senza il quale la sua persona verrebbe esposta a nuovi gravi pericoli. (4-03301)


   BALDASSARRE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   come emerge da un articolo a firma di Marco Ludovico, pubblicato sul Il Sole 24 Ore, in data 23 gennaio 2014, è stato firmato un protocollo di intesa tra il Ministro dell'interno e Confindustria al fine di rendere il sistema delle certificazioni antimafia meno burocratico, più celere ed efficiente, a sostegno delle imprese;
   dal suddetto articolo emerge che le associazioni territoriali degli imprenditori diventano, per conto delle aziende che fanno richiesta di certificazione antimafia, gli interlocutori diretti delle prefetture;
   tale meccanismo non si estenderebbe a tutte le province in automatico ma soltanto per le associazioni territoriali di Confindustria che hanno già aderito o che aderiranno al protocollo di legalità firmato nel 2012;
   emerge quindi la necessità da parte delle aziende che vogliono velocizzare i tempi per ricevere la certificazione antimafia, di essere iscritti – o iscriversi – alle strutture di Confindustria sul territorio aderenti al Protocollo di legalità –:
   se il Ministro interrogato intenda intraprendere un analogo processo di semplificazione e velocizzazione delle procedure per la richiesta della certificazione antimafia, anche per aziende e soggetti che non sono iscritti e non si iscriveranno alle strutture di Confindustria;
   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative analoghe al fine di garantire semplificazioni per le richieste di certificazione antimafia anche alle start-up innovative. (4-03305)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   con l'ordine del giorno 9/01574-A/014, accolto il 31 ottobre 2013 in sede di esame del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, il Governo si è impegnato «a valutare l'opportunità di rivedere l'assetto complessivo della dirigenza dell'Accademia nazionale di danza, al fine di prevederne l'eventuale azzeramento e procedere alla nomina di un Commissario straordinario, che provveda ad un rapido riordino dell'istituzione, onde consentire il ritorno al regolare svolgimento dell'attività didattica ed al rinnovo degli organi dirigenti secondo le regole previste per legge»;
   in data 13 novembre il Ministro interrogato con proprio decreto (prot. 000092) ha proceduto alla nomina di un Commissario straordinario dell'Accademia Nazionale di Danza fino al 31 ottobre 2014, nella persona del professor Bruno Carioti, con i poteri degli articoli 5, 6 e 8 dello Statuto dell'Accademia (presidente, direttore e consiglio accademico);
   la premessa del decreto rileva che:
    «1) sussiste presso l'Accademia Nazionale di Danza una situazione di palese conflittualità tra gli Organi monocratici e collegiali che è causa di oggettive disfunzioni nella complessa gestione dell'istituzione;
    2) tali disfunzioni sotto il profilo dell'organizzazione dei corsi di studio, e le gravi carenze strutturali segnalate, hanno comportato una rilevante protesta studentesca, e la sospensione delle attività per un lungo periodo, ampiamente riportate anche dagli organi di stampa;
    3) numerose interpellanze parlamentari intese a stigmatizzare le gravi difficoltà gestionali e didattiche dell'Accademia Nazionale di Danza, oggetto anche di indagini della Procura della Repubblica;
    4) dalla relazione finale degli ispettori emergono gravi irregolarità nella gestione dell'attività didattica, del percorso degli studi effettuati da alcuni studenti con inevitabili ricadute anche sul rilascio dei titoli di studio finali, nonché sulla carenza nella programmazione didattico artistica;
    5) dalle predette relazioni emergono gravi irregolarità amministrative e contabili soprattutto con la presenza di debiti fuori bilancio, evidenziati anche nelle relazioni dei revisori dei conti;
    6) sotto il profilo della gestione amministrativa sono state riscontrate irregolarità, con particolar riferimento agli aspetti interconnessi alla funzionalità della didattica e alla produzione artistica»;
   risulta agli interroganti, da fonti interne all'istituzione che il direttore rimosso con il commissariamento, Margherita Parrilla, ai vertici dell'Istituzione sia come presidente che come Direttore sin dal 1996 e di fatto coinvolta, se non direttamente responsabile, della situazione esposta nella premessa del decreto, invece di essere allontanata, in attesa della definizione delle sue responsabilità, potrebbe essere incaricata, dal Commissario medesimo di ruoli interni di rilievo;
   giova osservare che consentire il permanere di soggetti rimossi nell'ambito dell'Istituzione dalla quale sono stati rimossi, comporta il rischio di interferenza nell'operato del Commissario e di inquinamento delle prove in materia di irregolarità amministrative e contabili;
   inoltre tale situazione comporta anche il perdurare delle situazioni di tensione tra corpo docente – studenti ed ex direttore che il decreto di commissariamento dovrebbe sanare; giova ricordare che la ex direttrice Parrilla ha denunciato per fatto personale, e cioè per danno alla sua immagine, un Gruppo di docenti e studenti tra quelli che hanno partecipato alle manifestazioni contro il degrado dell'Accademia nazionale di danza, chiedendo la sua rimozione –:
   se non ritenga opportuno intervenire presso il Commissario straordinario dell'Accademia Nazionale di Danza, professor Bruno Carioti, chiedendogli di mettere in aspettativa e allontanare dalla sede e dagli uffici dell'Accademia la ex direttrice Margherita Parrilla, per le ragioni esposte in premessa, anche al fine di evitare possibili riflessi giudiziari che rischierebbero di colpire il buon nome del Commissario medesimo.
(2-00383) «Rampelli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MALPEZZI, ROTTA, MADIA e DECARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il programma Futuro in ricerca (FIRB) di base rappresenta il principale canale di finanziamento dei giovani ricercatori non strutturati all'interno del sistema universitario italiano che, come noto, è poco rinnovato nell'accesso dei giovani ai ruoli dell'insegnamento e della ricerca e spesso oggetto di forti polemiche sulle modalità di reclutamento;
   lo stanziamento FIRB per il programma 2010 è stato pari a 50 milioni, mentre il bando 2013 ha visto lo stanziamento di 30 milioni e 440.000 euro;
   il finanziamento dei giovani ricercatori under 40 avviene attraverso un meccanismo fortemente competitivo strutturato su più livelli d'esame, con la presenza di commissari d'esame non italiani;
   i vincitori, inquadrati come ricercatori a tempo determinato, sono responsabili di unità di ricerca spesso articolate in più atenei nonché responsabili scientifici per i finanziamenti;
   risulta agli interroganti che, pur avendo non solo emesso il nuovo bando ma concluso i lavori per l'attribuzione dei vincitori del concorso 2013, il Ministero non abbia ancora versato completamente il finanziamento dovuto ai programmi vincitori del bando 2010;
   per fare un esempio basti solo considerare che il progetto con capofila Sapienza università di Roma intitolato L'Europa di Versailles (1919-1939). I nuovi equilibri europei tra le due guerre nelle fonti dell'Archivio dell'Ufficio storico dello Stato maggiore esercito, finanziato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per 271.000 euro (in collaborazione con l'università di Teramo) ha ricevuto finora circa 81.000 euro e l'erogazione del finanziamento residuo (189.000 euro) è in ritardo di 13 mesi;
   nella stessa università il progetto intitolato Biochimica e biologia molecolare delle vie di segnalazione del di-gmp ciclico e del quorum sensing in pseudomonas aeruginosa finanziato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per 453.000 euro (in collaborazione con l'università di Roma Tre) ha ricevuto finora solo 83.000 euro e l'erogazione del finanziamento residuo (370.000) è in ritardo di 13 mesi;
   all'università di Bari il progetto intitolato Spazi sacri e percorsi identitari. Testi di fondazione, iconografia, culto e tradizioni nei santuari cristiani italiani fra Tarda antichità e Medioevo è stato finanziato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per 300.131 mentre l'erogazione finora ricevuta si attesta sui 90.039;
   nella medesima situazione si trovano decine di altri progetti in ogni settore scientifico disciplinare; l'interruzione dell'erogazione del finanziamento ha interrotto le ricerche e messo in difficoltà le amministrazioni, i docenti collaboratori delle unità e i giovani ricercatori capofila delle ricerche –:
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno provvedere alla liquidazione del finanziamento concesso con il bando 2010 prima di dare attuazione al decreto del 14 novembre 2013 di ammissione al finanziamento per i vincitori 2013;
   quanta sia la percentuale di erogazione a favore dei progetti vincitori del bando 2010 e quando il Ministero intenda ottemperare versando quanto dovuto alle unità di ricerca FIRB. (5-01984)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BARUFFI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi diverse parti del Paese sono state investite da nubifragi;
   tra queste la provincia di Modena, che ha visto progressivamente ingrossarsi, fino alla soglia di allerta, i due fiumi che la attraversano, Secchia e Panaro;
   nel corso della piena, nella giornata di domenica 19 gennaio 2014, l'argine destro del fiume Secchia, in località San Matteo del comune di Modena, ha riportato una rottura tanto imprevista quanto significativa, le cui cause dirette sono ancora da accertare;
   alla rottura dell'argine è conseguito un violento e devastante sversamento d'acqua che ha investito dapprima le campagne circostanti, poi i centri limitrofi, segnatamente di Bastiglia e Bomporto;
   l'emergenza, che ha coinvolto diverse località minori della bassa pianura modenese, a nord del comune capoluogo, è tuttora in corso e la regione Emilia-Romagna sta provvedendo a formulare richiesta di stato di emergenza per le zone colpite dall'alluvione;
   non è ancora possibile definire un bilancio dei danni prodotti dalle inondazioni, stante la gestione dell'emergenza in corso, ma i danni riguardano il sistema infrastrutturale pubblico e di pubblico interesse, il patrimonio edilizio privato, le attività economiche del territorio (produttive, agricole, commerciali, di servizio);
   ad oggi una persona risulta dispersa;
   l'alluvione ha investito diversi centri già colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012;
   a seguito del sisma molte imprese hanno avuto la necessità di un ricorso straordinario agli ammortizzatori sociali e l'impatto del fermo della produzione, dell'adeguamento dei capannoni e della ricostruzione non è certo stato riassorbito dal sistema produttivo del territorio;
   diverse imprese terremotate hanno usufruito della possibilità di trasferire provvisoriamente la produzione in stabilimenti ai margini del cratere che coincide in larga parte coi centri colpiti dall'alluvione;
   sono diverse migliaia le persone sfollate dalle proprie abitazioni e almeno mille quelle ospitate direttamente da centri di accoglienza allestiti da protezione civile e comuni;
   particolarmente colpite risultano però anche le aziende del territorio:
    a) quasi tremila ettari di terreno agricolo inondati;
    b) circa 200 aziende agricole seriamente danneggiate;
    c) poco meno di 2 mila le aziende che hanno le scorte deteriorate e i macchinari danneggiati;
    d) circa 5.000 gli addetti e i lavoratori che hanno dovuto fermarsi;
   per molti imprenditori, professionisti, esercenti persiste e persisterà nei prossimi giorni l'impossibilità materiale di raggiungere la propria impresa;
   sarà comunque impossibile, per diverso tempo, ripristinare la piena funzionalità degli impianti e la ripresa della produzione;
   nell'attesa di poter stimare un bilancio dei danni alle strutture pubbliche e private, alle imprese produttive, agricole, commerciali, eccetera risulta ora dirimente tutelare l'occupazione e la produzione, già pesantemente compromessa dal sisma del 2012 –:
   se sia a conoscenza dei fatti riportati e di quali informazioni e dati disponga circa l'impatto dell'alluvione sul sistema produttivo e la base occupazionale del territorio interessato;
   quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare tempestivamente un sostegno alla tenuta occupazionale dei centri alluvionati;
   se intenda assicurare in tempi rapidi e certi – di concerto con la regione Emilia Romagna e la provincia di Modena – gli ammortizzatori sociali necessari al fine di tutelare i lavoratori, dipendenti autonomi, delle aziende colpite dall'alluvione.
(5-01983)


   BENI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   in data 21 gennaio 2014, il TAR del Lazio ha accolto il ricorso presentato dalle associazioni del terzo settore, relativamente alle modalità di elezione dei membri dell'Osservatorio nazionale dell'associazionismo previste dal regolamento di cui al decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali n. 262 del 20 dicembre 2012 e disciplinate dalla circolare del 13 settembre 2013, n. 1;
   nello specifico, la sentenza ha annullato il regolamento, di cui al Decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali n. 262 del 20 dicembre 2012, all'articolo 2 comma 2 e la sopracitata circolare, nelle parti in cui delinea le disposizioni concernenti il calcolo degli elettori delle associazioni nazionali e dell'elettorato attivo e passivo dei soggetti ad esse associati;
   la pronuncia del TAR avvalora, di fatto, le obiezioni sollevate in questi anni dalle associazioni circa l'assoluta arbitrarietà delle modalità di elezione dei membri dell'osservatorio che ad avviso dell'interrogante eludono completamente le finalità del principio di «maggiore rappresentatività», sottraendo la quasi totalità della base associativa nei calcolo degli aderenti alle associazioni nazionali;
   tali obiezioni sono state già oggetto di un atto di sindacato ispettivo (n. 3/00376), presentato dall'interrogante in data 11 ottobre 2013, al quale non è seguita alcuna risposta da parte del Ministro interrogato;
   alla luce della recente sentenza del TAR, nella quale viene riconosciuta l'illegittimità del regolamento e della relativa circolare nelle parti in cui non vengono garantite la giusta partecipazione e l'effettiva rappresentatività delle associazioni per l'elezione dei membri dell'osservatorio, risulta necessario intervenire tempestivamente al fine di individuare una soluzione condivisa che consenta l'emanazione di un regolamento più coerente con quanto previsto dalla legge n. 383 del 7 dicembre 2000 e rispondente al sistema organizzativo delle associazioni di promozione sociale –:
   a fronte dei recenti sviluppi espressi in premessa, se non ritenga necessario intervenire tempestivamente mediante l'apertura di un tavolo di interlocuzione con le parti interessate al fine di definire un nuovo regolamento che garantisca, nei criteri applicativi, il pieno rispetto dei principi di rappresentatività e democraticità propri delle associazioni, e che restituisca legittimazione e piena operatività all'Osservatorio nazionale dell'associazionismo, organismo essenziale per la definizione delle politiche di terzo settore. (5-01987)


   BOCCUZZI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la società Grandi Stazioni spa (gruppo Ferrovie dello Stato) che gestisce e cura la manutenzione degli immobili delle più grandi stazioni italiane, ha riqualificato gli ambiti di stazione ricavando spazi commerciali e punti di ristoro in maniera da rendere più fruibili le strutture e, di fatto, ha eliminato gli ambiti che erano abbandonati e quindi ricettacolo di degrado e delinquenza;
   nei cantieri di Torino e Genova gli appalti messi in campo da Grandi Stazioni, hanno avuto un impatto economico di circa 140,00 milioni di euro per i lavori di riqualificazione;
   per le opere di manutenzione ordinaria di tutti gli immobili e degli impianti di stazione per tutte le stazioni del Nord (Genova, Torino, Milano, Verona, Venezia), Grandi Stazioni gestisce un appalto per un importo di circa 50 milioni in tre anni;
   a Torino è in corso il cantiere per il rifacimento dei tetti di stazione per un importo di circa 4 milioni di euro;

   Grandi Stazioni spa, per tutte le opere che si sono realizzate e che tuttora si realizzano nelle principali stazioni italiane (Roma Termini, Palermo, Napoli, Bari, Firenze, Bologna, Venezia, Milano, Torino e Genova), in ordine alla sicurezza dei cantieri si avvale, in outsourcing, della società CODIME spa di Napoli;

   la CODIME spa si occupa della sicurezza dei cantieri fornendo le prestazioni di coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e in fase di esecuzione delle opere;
   attualmente le mansioni di CSE (coordinatore in fase di esecuzione) per i lavori di manutenzione di alcune importanti stazioni come quelle di Genova Principe e Brignole, Torino Porta Nuova, Milano Centrale e per i lavori di rifacimento dei tetti della stazione di Torino Porta Nuova sono svolte da un ingegnere di Napoli;
   la continua e regolare presenza degli organi di vigilanza in cantiere produce effetti virtuosi per quanto attiene il rispetto della sicurezza nelle fasi lavorative e nelle relative procedure, occorre verificare se lo staff di sicurezza nell'esecuzione di detti lavori abbia subito riduzioni nell'organico e nelle presenze giornaliere –:
   quali iniziative intendano adottare al fine di verificare per quanto di competenza:
    l'eventuale differenza di impegno, di presenza oraria e di dotazione organica dello staff della sicurezza per i cantieri indicati in premessa, con riferimento ai periodi precedenti all'aprile 2012 e quelli successivi all'aprile 2013;
    se risulti possibile espletare correttamente le funzioni di CSE senza essere domiciliati a congrua distanza dalle sedi dei cantieri;
    in quali stazioni si sia verificata un'eventuale riduzione della presenza di staff della sicurezza e, in caso affermativo, quali siano state le ragioni e le conseguenze sull'operatività dell'attività di controllo;
    se Grandi Stazioni spa, in qualità di committente, risulti in regola con i pagamenti nelle citate commesse, sia nei confronti delle imprese appaltatrici sia nei confronti della CODIME SpA;
    se la società CODIME SpA, risulti in regola dal punto di vista retributivo e contributivo con il proprio personale e con gli eventuali consulenti esterni. (5-01988)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FANTINATI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   per effetto del decreto-legge n. 201 del 6 dicembre 2011, noto come «Salva Italia», poi convertito nella legge n. 214 del 27 dicembre 2011, è stata disposta la fusione tra gli enti previdenziali Inps, Inpdap ed Enpals a partire dal 1o gennaio 2012;
   secondo la relazione tecnica del decreto, la fusione era nell'ottica di tagli agli sprechi e contenimento della spesa, tanto è che la stessa quantificava i risparmi in non meno di 20 milioni di euro per il 2012, in 50 milioni di euro nel 2013, per giungere a 100 milioni di euro nel 2014;
   secondo la nota di assestamento di bilancio Inps 2012, l'Inpdap – l'ente previdenziale dei dipendenti pubblici – ha portato in dote al cosiddetto «SuperInps» 10,2 miliardi di patrimonio negativo (cui vanno aggiunti 5,8 miliardi di passivo per il 2012) e ciò è dovuto a due fattori: la riduzione dei dipendenti pubblici nel corso degli anni, che ha ridotto le entrate contributive a fronte di un aumento della spesa per pensioni e il mancato versamento da parte delle amministrazioni centrali Stato dei contributi alla Ctps, la Cassa dei trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato, una delle 10 casse fuse nell'Inpdap nel 1996;
   sempre secondo quanto riportato nella nota di assestamento, tale mancato versamento è integralmente dovuto fino al 1995, in attesa della fusione della Ctps nell'Inpdap, ma comunque a decorrere dal 1996 le amministrazioni hanno versato solo la quota della contribuzione a carico del lavoratore (pari a 8,75) e non anche la quota a loro carico, pari al 24,2 per cento;
   il disavanzo finanziario di competenza dell'Inps, nel 2012, ammonta a 9,786 miliardi di euro;
   il dato è in peggioramento di 11,083 miliardi di euro rispetto all'avanzo di 1.297 miliardi del 2011;
   sempre nel 2012, l'Inps ha registrato un disavanzo economico di esercizio per 12,216 miliardi di euro con un incremento di 9,955 miliardi rispetto all'anno precedente;
   in fase di approvazione del bilancio (non approvato all'unanimità, contrariamente alla prassi) il Civ, Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inps, ha ribadito la necessità di sottoporre a «un attento monitoraggio» tutti i fondi e le gestioni amministrati dall'Inps che presentano consistenti disavanzi economici con effetti negativi sul saldo generale del bilancio dell'istituto;
   il patrimonio dell'Inps alla fine del 2011 era di 41 miliardi, a fine 2013 è atteso di 15,4;  
   grave è, a parere dell'interrogante, che il Governo attuale ma anche quelli precedenti, abbiano continuato a scaricare i disavanzi patrimoniali prodotti dalle amministrazioni centrali sui lavoratori e pensionati, utilizzando i loro soldi ed i loro versamenti per ripianare i «buchi» dell'ente previdenziale pubblico; ed ancor più intollerabile è assistere, quotidianamente, a vere e proprie azioni persecutorie perpetrate ai danni di imprenditori e cittadini che omettono o ritardano i pagamenti contributivi a causa dell'elevata tassazione e della crisi economica in corso –:
   se i Ministri interrogati non ritengano di accogliere la richiesta d'intervento sollecitata dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inps che, pur approvando il bilancio dell'ente, ha sollevato seri dubbi sulla sostenibilità del sistema previdenziale italiano e della tutela degli equilibri di bilancio;
   quali siano le amministrazioni che, negli anni, non hanno versato la quota contributiva a loro carico e per quanto tempo e quali provvedimenti di competenza s'intendano adottare con urgenza per salvaguardare i lavoratori ed i pensionati ed evitare che il costo dell'evasione pubblica ricada su chi onestamente ha sempre pagato contributi e tasse.
(4-03298)


   ZAPPULLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nel 1994 lo stabilimento Pirelli Sotis Cavi di Siracusa fu dismesso per scelta aziendale e che una parte dei lavoratori interessati fu utilizzato dal comune di Siracusa nei lavori socialmente utili; che per i restanti 18 lavoratori è in atto un processo di stabilizzazione così come da preciso impegno dell'amministrazione comunale di Siracusa;
   in data 15 gennaio 2013, la società Pirelli & C. spa ha presentato istanza di concessione del trattamento di Cassa integrazione guadagni straordinaria per l'anno 2013 a favore dei 18 lavoratori del cessato stabilimento di Siracusa, che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha autorizzato con decreto di concessione n. 75036 del 9 agosto 2013;
   l'Inps di Siracusa, a seguito di verifiche effettuate con la sede nazionale, ha riscontrato delle incongruità sulla denominazione societaria, indicata nel decreto di concessione come Pirelli Cavi s.p.a. e non come Pirelli & C. s.p.a. – quest'ultima ha incorporato nel 2003 la prima – come invece indicato nell'istanza presentata al Ministero, e non ha ritenuto di provvedere al pagamento dei trattamenti di Cassa integrazione guadagni straordinaria agli interessati;
   nel novembre 2013, successivamente a tale diniego – che ha rappresentato una spiacevole e inattesa decisione, poiché fino al 2012 il decreto di concessione aveva sempre fatto riferimento alla vecchia denominazione della società e i pagamenti erano comunque stati corrisposti – i lavoratori si sono costituiti in mora ex articolo 1219 del codice civile, richiedendo il pagamento delle mensilità di Cassa integrazione guadagni straordinaria spettanti;
   il Ministero, dopo un confronto con i rappresentanti della sede nazionale dell'Inps, ha emanato in data 13 dicembre 2013 il decreto di concessione n. 77709 che, indicando l'esatta denominazione sociale della società cui fanno capo i lavoratori, ha annullato e sostituito il precedente;
   a oggi, purtroppo, l'erogazione del trattamento di Cassa integrazione guadagni straordinaria da parte della sede Inps di Siracusa non è stata ancora effettuata; i lavoratori, pur avendo incontrato il responsabile provinciale dell'istituto, non hanno ricevuto in merito precisi impegni;
   la situazione si è fatta drammatica considerando che dal mese di febbraio 2013 gli stessi non percepiscono la Cassa integrazione guadagni straordinaria e i lavoratori hanno più volte manifestato pubblicamente e allo stesso prefetto il loro crescente e insostenibile disagio; l'interrogante ritiene che non si possano scaricare sulla pelle dei lavoratori le conseguenze provocate da un contenzioso di natura burocratica e che sia necessario un immediato intervento del Ministero volto a risolvere questa dolorosa vicenda –:
   se non intenda adoperarsi con la massima urgenza, nei confronti dell'Inps nazionale, al fine di consentire l'immediata erogazione del trattamento di Cassa integrazione guadagni straordinaria per i lavoratori di cui in premessa da parte della sede Inps di Siracusa. (4-03299)


   GRILLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – presso che:
   il Consiglio di Stato su un ricorso d'urgenza presentato da un inquilino il 15 gennaio scorso è intervenuto con una ordinanza (n. 8826/2014) che ha di fatto bloccato le dismissioni del patrimonio immobiliare della Cassa nazionale previdenza ragionieri;
   la BNP Paribas che aveva ricevuto l'apporto del patrimonio immobiliare dalla Cassa ragionieri, nell'inviare le proposte di vendita, non aveva garantito agli inquilini «il riconoscimento del diritto di prelazione e senza le agevolazioni del prezzo dell'immobile offerto dalla proprietà» come avviene per gli Enti pubblici. Quindi nel timore che le abitazioni potessero essere vendute a terzi senza questo vincolo, i giudici di Palazzo Spada hanno accolto la richiesta di sospensiva dell'inquilino in attesa di un nuovo pronunciamento del TAR del Lazio a suo tempo adito con altro ricorso d'urgenza;
   è bene ricordare che la Cassa nazionale previdenza ragionieri ha apportato alla BNP Paribas «Fondo Scoiattolo» tutto il proprio patrimonio immobiliare composto da 38 immobili sparsi per tutta Italia di cui 19 a Roma, con l'impegno che le abitazioni sarebbero state vendute agli inquilini a prezzi di mercato. L'operazione di dismissione del patrimonio immobiliare è partita nel novembre 2012 con l'invio agli inquilini dei primi protocolli di vendita. Inizialmente dalle notizie riportate dagli organi di stampa e dalle interviste rilasciate dal Presidente della Cassa ragionieri, Sig. Paolo Saltarelli, risultava che le dismissioni di questi immobili stavano avvenendo con successo e che molti inquilini avevano già aderito favorevolmente all'acquisto dell'immobile da loro occupato. Anche la rivista online dell'Associazione Cassa «Ragionieri & Previdenza» di giugno scorso, con spavalderia, scriveva «Patrimonio immobiliare. Proventi straordinari con la dismissione... i numeri sono già positivi...». Dopo circa un anno e mezzo dall'inizio delle dismissioni si viene a scoprire sempre sul sito online della Cassa, per bocca del Presidente, che «il processo di cessione degli appartamenti procede lentamente e con difficoltà generale soprattutto dal contesto economico-finanziario». Quindi un fallimento. Inoltre afferma sempre il Presidente «il contro-valore del piano avviene in base a delle valutazione del 2010» quindi con prezzi decisamente più alti rispetto agli attuali per questo non riescono a decollare le dismissioni degli immobili della Cassa. Inoltre gli inquilini non acquistano perché a quanto risulta all'interrogante i prezzi indicati dalla BNP Paribas Fondo Scoiattolo non corrisponderebbero agli effettivi valori di mercato. Che non sarebbe affatto vero che gli inquilini vorrebbero acquistare gli immobili a prezzi scontatissimi come ha dichiarato sempre alla stampa il presidente della cassa. Risulta invece l'opposto. Se i prezzi proposti risultassero veramente di mercato, con lo sconto del 20 per cento perché occupati, molti inquilini acquisterebbero senza problemi. Anche per questa ragione sono in corso decine di ricorsi presso i Tribunali perché la BNP Paribas che in fase di apporto ricevuto dalla Cassa ragionieri si era impegnata a proporre agli inquilini l'acquisto dell'immobile a prezzi di mercato di quel momento e non con prezzi superiori anche del 40 per cento –:
   dal mese di novembre 2012, inizio dismissioni, quanti appartamenti siano stati messi in vendita liberi e occupati dagli inquilini e quanti ne siano stati venduti;
   quale società abbia effettuato le stime attribuendo i valori di mercato a questi immobili, specificando se tale società abbia tutti i requisiti di «autorità indipendente» e di serietà che dovrebbe avere, dato che poi nella realtà la BNP Paribas Fondo Scoiattolo non riesce a vendere né gli appartamenti liberi né quelli occupati dagli inquilini dal momento che i prezzi non corrispondono effettivamente al reale valore di mercato;
   quali iniziative intenda adottare il Ministro per assicurare la pensione agli oltre 30 mila iscritti alla Cassa ragionieri che sono giustamente preoccupati perché le mancate dismissioni degli immobili potrebbero ripercuotersi sulle loro pensioni;
   quali altre banche, oltre alla Banca Popolare di Sondrio, la Cassa Nazionale previdenza ragionieri, abbia utilizzato per la movimentazione dei propri conti, negli ultimi cinque anni. (4-03312)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CATANOSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   l'11 gennaio, il quotidiano La Sicilia ha pubblicato un articolo a firma di Giorgio Petta in cui si denuncia la concorrenza sleale dell'Egitto in materia di produzione ed importazione di agrumi che non rispettano, fino a prova contraria, i requisiti minimi fito-sanitari e gli obblighi di etichettatura con l'indicazione del Paese d'origine come d'obbligo per tutta l'ortofrutta;
   secondo quanto denunciano le maggiori associazioni dei produttori di agrumi, nel 2013 le importazioni di agrumi dall'Egitto sono aumentate del 110 per cento fino alla quantità di più di 7 mila tonnellate annue con una evidente turbativa di mercato;
   questi agrumi, arance nella quasi totalità, sono venduti a prezzi stracciati ad ogni angolo di strada siciliana e nazionale;
   i costi di produzione non possono, e non debbono a giudizio dell'interrogante, essere messi a confronto con economie in crescita e tutte da regolare come quella egiziana;
   acquistare direttamente dal produttore o verificare la provenienza attraverso l'etichetta sulla quale l'origine deve essere indicata, significa tutelare la salute e mantenere in moto un'economia che ha investito parecchio in termini di qualità;
   l'agrumicoltura siciliana occupa più di 70 mila ettari di terreni coltivati ed incide per più del 13 per cento del Pil dell'isola ed occupa quasi 135 mila lavoratori;
   se si osserva il dato aggregato, come da fonte Eurostat, si nota che i terreni destinati alla coltivazione di agrumi e la produzione degli stessi sono diminuiti nel 2012 rispetto al 2011 e, corrispondentemente, sono aumentate le importazioni di agrumi da Paesi terzi con Spagna, Sudafrica ed Argentina;
   l'aspetto del saldo della nostra bilancia commerciale in materia è semplicemente preoccupante. La nostra produzione agrumicola è seconda solo a quella di Stati Uniti e Brasile, la vastità dei cui territori è di tutta evidenza rispetto all'Italia, eppure il saldo della bilancia commerciale è negativo sia in termini di quantità che in valore economico: meno 167 mila tonnellate e meno 128 milioni di euro;
   ad aggravare la situazione del settore si deve anche registrare il trend negativo delle importazioni che crescono al ritmo di un più 27 per cento per le arance, più 5 per cento per i limoni e un più 16 per cento per le clementine;
   a giudizio dell'interrogante occorre richiedere all'Unione europea l'applicazione delle clausole di salvaguardia per turbativa di mercato –:
   quali iniziative intenda adottare il Governo per risolvere le problematiche esposte in premessa. (4-03295)


   CATANOSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   nella notte del 22 gennaio 2013 un incendio di origine dolosa ha completamente distrutto il centro visite dell'Oasi LIPU Castel di Guido ricadente all'interno della Riserva statale del litorale romano;
   l'origine dolosa dell'incendio è da ricondursi all'azione di denuncia fatta dalla LIPU verso il bracconaggio all'interno dell'Oasi e della riserva statale del litorale romano;
   l'Oasi LIPU di Castel di Guido ha un enorme valore naturalistico e paesaggistico stante la ricchezza in biodiversità di flora e fauna e la conservazione del tipico paesaggio della campagna romana;
   l'Oasi LIPU di Castel di Guido rappresenta un importante punto di riferimento per i cittadini di Roma e della provincia che vogliano godere delle bellezze naturali, visto i numerosissimi visitatori che frequentano l'area protetta nell'arco di tutto l'anno;
   l'Oasi LIPU di Castel di Guido rappresenta, inoltre, una formidabile opportunità per le scuole di ogni ordine e grado che intendano avvicinarsi alla natura grazie ai programmi di educazione ambientali svolti dagli operatori LIPU;
   in ragione delle meritorie attività di denuncia svolte dagli operatori e volontari LIPU, l'Oasi rappresenta un presidio di legalità per il territorio;
   sarebbe opportuno lo stanziamento di fondi straordinari per la ricostruzione immediata del centro visite distrutto dall'incendio, affinché tutte le attività di educazione, sensibilizzazione, accoglienza e tutela possano essere fin da subito riavviate in modo che il territorio e la comunità non si vedano privati, per mano criminale, di un così importante punto di riferimento –:
   se il Ministro interrogato intenda prevedere la messa a punto di un piano straordinario di vigilanza per la repressione del bracconaggio all'interno della Riserva del litorale romano. (4-03308)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   LAFFRANCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la sclerosi sistemica è una complessa malattia cronica del tessuto connettivo tra le più invalidanti e spesso anche mortale se non adeguatamente controllata, caratterizzata da diffuse alterazioni vascolari, fibrosi e indurimento della cute e di alcuni organi, in particolare polmoni, apparato gastrointestinale, reni e cuore. Le conseguenze sono molteplici in base all'organo danneggiato. Si tratta di una malattia di tipo autoimmune le cui cause sono ancora oggi sconosciute;
   da un punto di vista epidemiologico, la malattia è presente in ogni area geografica e va considerata una malattia rara (l'incidenza della malattia è di 0.6-2.3 casi/milione di abitanti e la prevalenza di 4 casi/milione di abitanti). Si manifesta soprattutto tra i 30-50 anni, anche se tutte le età possono essere colpite. Sono colpite preferenzialmente le donne con un rapporto Femmine/Maschi di 3:1. In Italia gli affetti da sclerosi sistemica sono oltre 25 mila e ogni anno si ammalano circa 1.200 nuove persone;
   esistono due forme di malattia sistemica, una forma «limitata» in cui l'indurimento della pelle è ristretto alla cute del volto, delle mani e delle braccia distalmente al gomito e dei piedi e delle gambe distalmente al ginocchio e una forma «diffusa» in cui l'indurimento cutaneo colpisce anche la cute al di sopra del gomito e del ginocchio e quella del torace e dell'addome. In entrambi i casi possono essere colpiti gli organi interni;
   la sclerosi sistemica è nota anche con i nomi di sclerodermia, sclerosi diffusa, sclerodermia diffusa, sclerosi limitata, sclerodermia limitata, sclerosi sistemica progressiva. Quest'ultimo termine (tutt'ora utilizzato dal decreto ministeriale n. 329 del 1999 e successive modifiche che elenca le patologie parzialmente o totalmente esenti) sottolineava la continua evoluzione di questa malattia;
   si tratta di una patologia poco conosciuta e la sottovalutazione dei primi sintomi può essere fatale mentre una diagnosi precoce può ritardare la disabilità. I pazienti devono essere visitati da più specialisti e sottoporsi a diversi esami e spesso sono costretti a una ricerca laboriosa di strutture sanitarie adeguate;
   attualmente la sclerosi sistemica (progressiva) è inclusa nell'elenco delle malattie croniche ed invalidanti di cui al decreto ministeriale n. 329 del 1999 e successive modifiche, consentendo a chi ne è affetto di poter usufruire in esenzione di una serie di prestazioni, conformemente a quanto stabilito dal decreto legislativo, n. 124 del 1998. Sono invece escluse le prestazioni per la diagnosi, che vengono garantite in esenzione per le malattie rare (decreto ministeriale n. 279 del 2001). Il non aver ancora inserito questa patologia tra le malattie rare rende ancora più difficile la quotidianità di chi ne è affetto. Per questo motivo i pazienti e le associazioni che li rappresentano chiedono da tempo un intervento del Governo e del legislatore volto all'inserimento della sclerosi sistemica nel citato elenco delle malattie rare;
   la scorsa legislatura l'allora Ministro della salute presentò i nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA) con gli aggiornamenti agli elenchi delle patologie croniche e rare, in cui furono incluse le 110 patologie rare escluse dagli elenchi del decreto ministeriale n. 279 del 2001, tra qui la sclerodermia – sclerosi sistemica. L’iter del provvedimento si è però bloccato non avendo ottenuto il via libera del Ministero dell'economia e delle finanze a causa delle incertezze sui saldi derivanti dall'aggiustamento del paniere del Servizio sanitario nazionale;
   lo scorso 20 dicembre 2013, il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, in audizione in commissione Affari sociali alla Camera, ha affermato che l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza «è una priorità per garantire le prestazioni su tutto il territorio». Nello stesso contesto il Ministro ha tuttavia spiegato che si è resa necessaria una riscrittura del decreto messo a punto dal suo predecessore, a seguito di una ulteriore riflessione sul reperimento delle risorse –:
   quale tempistica il Governo preveda affinché sia definitivamente emanato il decreto con i nuovi livelli essenziali di assistenza;
   se il Ministro non intenda mettere in atto, nel rispetto delle competenze regionali in materia sanitaria e nelle more della revisione complessiva dei livelli essenziali di assistenza, ogni iniziativa diretta a riconoscere la sclerosi sistemica tra le malattie rare, anche eventualmente provvedendone l'inserimento nell'allegato n. 1 del regolamento di cui al decreto del Ministro della sanità 279/2001 contenente l'elenco delle malattie rare, in modo da assicurare finalmente cure uniformi sull'intero territorio nazionale;
   quali iniziative intenda prendere, in stretto rapporto con le regioni, al fine di promuovere azioni volte a diffondere la conoscenza della patologia, anche con il coinvolgimento dei medici di medicina generale, al fine di anticipare il più possibile la diagnosi della stessa. (4-03300)


   BARONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la tutela della salute è un diritto fondamentale dell'individuo e rappresenta un interesse della collettività, come sancito dall'articolo 32 della Costituzione Italiana;
   in data 9 gennaio 2014, a prosecuzione di un'azione originata da più fonti di indagine, sono state emesse ordinanze di arresto nei confronti di soggetti legati al ciclo dei rifiuti del Lazio, tra cui Manlio Cerroni, colui che ne è considerato il monopolista;
   si apprende da notizie del quotidiano «Il Messaggero» del 9 gennaio, che il giudice delle indagini preliminari Massimo Battistini nell'ordinanza di oltre 400 pagine profila un «disegno criminoso» e «fatti di inaudita gravità anche per le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla salute della collettività»;
   la «rete» individuata dall'inchiesta riusciva a condizionare a proprio favore anche organi di controllo preposti alla salute pubblica e al rispetto dell'ambiente come l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente;
   antecedentemente, in data 31 ottobre 2013 è stata desegretata la testimonianza resa in corso di audizione presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti della XIII Legislatura, dal pentito di camorra Carmine Schiavone, il quale riferiva anche sulla discarica di Borgo Montello a Latina, gestita proprio da Cerroni e dal suo conclamato braccio destro Bruno Landi;
   le dichiarazioni del pentito Schiavone riguardano i traffici di rifiuti tossici, gli interramenti degli stessi, le contaminazioni dannose per la salute umana (anche nelle discariche riconducibili a Cerroni ci si riferisce a rifiuti speciali come quelli farmaceutici, scarti di prodotti industriali, eccetera...);
   la gestione del ciclo dei rifiuti che coinvolgeva il sito di Malagrotta ha causato procedure di infrazione ai danni dello Stato italiano; inoltre, da alcuni articoli delle riviste www.vivicentro.it/ e www.abitarearoma.net/, si apprende che nella località di Lunghezzina, nell'area Est di Roma Capitale, è ubicata una ex discarica abusiva, dove originariamente era presente una cava per l'attività estrattiva di materiale piroclastico; lo scarico abusivo di rifiuti all'interno della stessa si sarebbe protratto dalla metà degli anni settanta sino all'inizio degli anni novanta e sulla base di alcune segnalazioni, alla metà degli anni ’90 gli organi giudiziari avrebbero disposto il sequestro della stessa;
   risulta all'interrogante che a Lunghezzina, nel territorio di Roma Capitale, sia stata scoperta una nuova «Terra dei Fuochi», in particolare nell'area sarebbe stato rinvenuto: un vecchio fienile in abbandono con il tetto di eternit, scarti in vetro, altri rifiuti chimici industriali, analgesici, deodoranti, creme mani, flaconi di candeggina e su quegli stessi terreni pascolano regolarmente pecore –:
   se i Ministri, al fine della tutela della salute pubblica, non intendano adottare tutte le iniziative di propria competenza finalizzate all'indagine e al monitoraggio, attraverso gli organismi competenti, per valutare la variazione dei livelli di diossina nonché dei livelli di salute della cittadinanza nelle aree pertinenti delle ex-cave, delle discariche e dei siti indicati in premessa;
   quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze i Ministri interrogati intendano adottare ed in quali tempi, affinché si giunga ad una puntuale verifica della situazione ambientale e sanitaria del sottosuolo delle discariche gestite da Manlio Cerroni;
   se corrisponda al vero la notizia delle nuove aree inquinate, rese note dagli organi di stampa indicati in premessa, e se per esse, nel caso siano fondate, si intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative per verificare se la concentrazione di diossina e altri inquinanti è superiore ai valori di legge, se risulta formalmente idonea al pascolo e alle coltivazioni, se le abitazioni vicine al fienile abbandonato siano inquinate da fibre di amianto, se ci siano altre aree altrettanto contaminate nelle vicinanze;
   se, infine, sia in previsione una mappatura dei luoghi ed una mappatura dei livelli tumorali raggiunte dalla cittadinanza. (4-03310)


   L'ABBATE, GAGNARLI, GALLINELLA, MASSIMILIANO BERNINI, DE LORENZIS, SCAGLIUSI e LOREFICE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la prima censura ai claim delle campagne pubblicitarie delle acque minerali della società «Co.ge.di International» («Rocchetta» e «Uliveto») giunge nel 2004 dal giurì dell'istituto di autodisciplina pubblicitaria (Pronuncia n. 211/04 del 1o dicembre 2004), perché la dicitura «le acque della salute» attribuiva alle minerali requisiti di superiorità inesistenti;
   nel maggio 2013, dopo una segnalazione del sito di informazione Il Fatto Alimentare, il giurì si pronuncia nuovamente censurando il messaggio ma, in data 7 ottobre 2013, compaiono sul quotidiano «La Repubblica» messaggi in cui si ribadisce che il brand «Rocchetta» «depura, stimola la diuresi e contrasta la ritenzione idrica». Anche il brand «Uliveto», un mese dopo, propone slogan censurati in una campagna apparsa sui quotidiani italiani;
   il 9 dicembre 2013, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) emette una sentenza di condanna per «Co.ge.di» e per FIMMG (Federazione italiana medici di medicina generale), che vengono obbligati a pagare rispettivamente una multa di 100.000 euro e 30.000 euro perché dalla pubblicità delle acque si intendeva che i medici della FIMMG consigliassero quelle determinate marche perché «migliori» di altre. In realtà così non era: si trattava, bensì, di un accordo di natura puramente commerciale (sulla base dell'accordo firmato il 20 agosto 2012) e le acque vantavano proprietà salutistiche non veritiere;
   la suddetta sentenza censura alcuni degli slogan abbinati alla bottiglia del brand «Uliveto» descritta come un'acqua che «aiuta la digestione grazie ai suoi preziosi minerali», «aiuta a combattere la stipsi», «aiuta a combattere l'osteoporosi», «ristabilisce l'equilibrio idrico minerale alterato dopo l'attività fisica» e ancora «per la salute digestiva e la reidratazione», «digerisci meglio e vivi in forma», «aiuta a prevenire la calcolosi urinaria», «aiuta a mantenere i reni puliti»;
   la suddetta sentenza, inoltre, censura alcuni degli slogan abbinati alla bottiglia del brand «Rocchetta» descritta come un'acqua che «aiuta la diuresi perché mantiene puliti i reni e potenzia la loro azione di filtro», «amica della depurazione perché contrasta l'accumulo di scorie e tossine dovuti a stili di vita scorretti», «previene la ritenzione idrica perché bere almeno un litro e mezzo al giorno di acqua aiuta a eliminare i liquidi in eccesso», «effettua un vero lavaggio interno perché libera l'organismo dalle impurità e migliora l'elasticità e la luminosità della cute», «previene la calcolosi urinaria perché la sua leggerezza (basso residuo fisso, basso contenuto di sodio, leggermente alcalina) aiuta a contrastare la formazione di calcoli»;
   alla luce dell'accordo commerciale citato in precedenza, il 7-8 giugno 2012, a Gualdo Tadino, all'interno degli stabilimenti «Rocchetta», si è tenuto il congresso FIMMG/Acque della salute che prevedeva la partecipazione, oltre che del Presidente della Regione Toscana, Rossi, del Ministro della salute Lorenzin (poi sostituita da un suo delegato), così come accaduto nell'analogo congresso dell'anno precedente, con riferimento al suo predecessore (in quest'ultima occasione probabilmente era stato stilato l'accordo Co.ge.di/FIMMG);
   il 24 dicembre 2013 ed il 29 dicembre 2013, sulle pagine de Il Corriere della Sera è apparsa la pubblicità dei brand delle acque minerali «Uliveto» e «Rocchetta», marchi della società «Co.ge.di International», con alcuni slogan salutistici giudicati ingannevoli come «digerisci meglio e vivi in forma» o «acque della salute» –:
   di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda e se non intenda, per quanto di competenza adottare iniziative per evitare impropri accostamenti tra attività istituzionali a tutela della salute ed attività dai risvolti commerciali. (4-03313)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BURTONE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Pfizer multinazionale del settore farmaceutico ha annunciato un ridimensionamento delle unità lavorative presso lo stabilimento di Catania;
   si tratterebbe di 25 unità da collocare in mobilità su 556 lavoratori;
   l'azienda motiverebbe tale decisione con la necessità di contrarre i costi di produzione e fronteggiare la concorrenza portata avanti sui farmaci generici;
   l'azienda ha anche manifestato la volontà di non considerare chiusa la vicenda facendo intravedere margini di trattativa;
   esistono strumenti messi in campo dal Governo per fronteggiare situazioni di crisi contingenti all'attuale fase di mercato;
   occorre dare seguito agli impegni di investimenti che dovrebbero riguardare l'impianto catanese;
   bisogna scongiurare in questa fase congiunturale difficile la perdita di posti di lavoro –:
   se il Governo intenda acquisire elementi in merito a quanto sta accadendo presso lo stabilimento Pfizer di Catania e attivare un tavolo di confronto che affronti la questione delle ipotesi di procedure di mobilità scongiurandole e promuova contestualmente misure finalizzate al rilancio dell'impianto catanese. (5-01985)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Rizzetto e altri n. 1-00322, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 gennaio 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gigli.