Camera dei deputati

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 11 novembre 2013

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    nella XVI legislatura, al termine di un ampio confronto tra Governo, Parlamento, regioni ed enti locali, è stata approvata la legge 5 maggio 2009, n. 42, (delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione), con la quale si è dato avvio ad un processo di ridefinizione degli assetti e delle potestà fiscali tra amministrazione centrale ed autonomie territoriali, al fine di dare attuazione al principio dell'autonomia finanziaria degli enti territoriali sancito nel Titolo V della Costituzione;
    in attuazione della citata legge delega, nel corso della XVI legislatura, sono stati emanati nove decreti legislativi che hanno realizzato la gran parte del progetto normativo delineato dalla legge n. 42 del 2009, senza che, tuttavia, possa al momento ritenersi completato il nuovo assetto del federalismo fiscale;
    al centro dell'intervento riformatore vi è il passaggio dai trasferimenti fondati sulla spesa storica a quello basato sull'individuazione dei fabbisogni standard al fine di garantire sull'intero Paese il finanziamento integrale dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e delle funzioni fondamentali degli enti locali;
    alcuni aspetti fondamentali per la costruzione del nuovo assetto non sono ancora definiti, anche a causa dell'oggettiva complessità tecnica delle tematiche e degli innumerevoli interessi da regolare e a causa di un assetto normativo che ha subito svariate modificazioni producendo un quadro mutevole e, al momento, ancora non a regime;
    in campo sanitario, il 7 novembre 2013, la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha deliberato di procedere da subito all'introduzione dei costi standard nella sanità, in modo sperimentale per il 2013 e in via definitiva a partire dal 2014, superando le divergenze dei mesi scorsi. Le regioni si sono anche dette pronte ad individuare le regioni di riferimento per l'applicazione dei costi standard, indispensabili per aprire una nuova fase nella sanità regionale in ragione della quale non si potranno disperdere risorse;
    è innegabile che sulla piena attuazione del federalismo fiscale abbia inciso negativamente l'aggravarsi della situazione economica e sociale che ha imposto drastici interventi di riequilibrio dei conti pubblici, con la necessità di reperire ingenti risorse e di realizzare risparmi di spesa, che hanno comportato un considerevole inasprimento della pressione fiscale;
    va, tuttavia, rilevato che il federalismo fiscale, se attuato coerentemente, costituisce di per sé un imponente processo di razionalizzazione della spesa e di una parte importante del sistema fiscale. In particolare, il passaggio dalla spesa storica ai fabbisogni standard è la vera spending rewiew per il comparto degli enti territoriali (dove si colloca oltre un terzo della spesa pubblica italiana); è un intervento strutturale che modifica, nel lungo periodo, il sistema istituzionale, con un impatto su grandi temi quali: i comportamenti, la responsabilità, la trasparenza, la democraticità e il controllo elettorale. I costi e i fabbisogni standard permettono il risultato epocale del superamento dell'irrazionalità del finanziamento in base alla spesa storica;
    nella relazione finale del gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali, istituito il 30 marzo 2013 dal Presidente della Repubblica in tema di federalismo fiscale si legge: «La riforma della finanza locale e regionale avviata con la legge 42/2009 sul federalismo fiscale e con i successivi decreti legislativi è stata frenata dalla crisi economico-finanziaria. Il processo di consolidamento dei conti pubblici ha investito la finanza decentrata. In particolare la riduzione delle risorse riconosciute a Regioni e Comuni e i nuovi vincoli loro imposti hanno costretto gli enti locali a riduzioni di spesa, soprattutto di investimento, e a un aumento della pressione fiscale in un quadro di progressiva ricentralizzazione della finanza pubblica. La crisi potrebbe costituire, invece, una ragione per esaltare le ragioni del federalismo fiscale. Questa riforma, infatti, rafforza la responsabilità delle autonomie territoriali nella gestione dei propri bilanci a partire da una ripartizione delle risorse pubbliche tra tutti i livelli di governo e tra enti decentrati ispirata a criteri di equità e di efficienza. La riforma non va lasciata nel limbo; va invece ripresa come componente essenziale delle politiche per il rilancio del Paese»;
    il Presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, nel corso dell'intervento programmatico tenuto il 29 aprile 2013 alla Camera dei deputati, affermò: «Semplificazione e sussidiarietà debbono guidarci al fine di promuovere l'efficienza di tutti i livelli amministrativi e di ridurre i costi di funzionamento dello Stato. Questo non significa perseguire una politica di tagli indifferenziati, ma, al contrario, valorizzare comuni e regioni per rafforzare le loro responsabilità, in un'ottica di alleanza tra il Governo, i territori e le autonomie ordinarie e speciali. Bisogna altresì chiudere rapidamente la partita del federalismo fiscale rivedendo il rapporto fiscale tra centro e periferia, salvaguardando la centralità dei territori delle regioni e valorizzando le autonomie speciali»;
    i due processi riformatori avviati, quello del federalismo fiscale e quello istituzionale, pur seguendo ognuno con i propri tempi, devono, tuttavia, procedere lungo binari paralleli: non è possibile spingere sul federalismo fiscale se, contestualmente, non si vara la Carta delle autonomie locali. Così come non si possono applicare i principi di autonomia e responsabilità quando vi è ancora incertezza sulle funzioni che gli enti locali dovranno svolgere;
    l'approvazione della Carta delle autonomie locali consentirà di superare la separazione finora operata tra il federalismo fiscale e il processo di riallocazione e riorganizzazione delle funzioni tra i diversi livelli di governo, nonché di revisione della struttura organizzativa a più livelli di governo della Repubblica e di riduzione dei centri di spesa, il quale, di per sé, potrebbe consentire una riduzione della spesa corrente e, di conseguenza, della tassazione a livello substatale;
    la responsabilità e l'autonomia dei governi locali e regionali in campo fiscale, che sono tra i principi ispiratori della legge delega, risulterebbero utili per attivare il circuito di controllo dei cittadini sulle prestazioni delle amministrazioni e per renderle, di conseguenza, più efficienti e più capaci anche di ridurre la spesa e gli sprechi, secondo il concetto cardine del federalismo «vedo-pago-voto»;
    il meccanismo dei costi e dei fabbisogni standard per regioni ed enti locali, relativo ai livelli essenziali delle prestazioni e alle funzioni fondamentali, può rappresentare un modo efficace per effettuare la spending review nel sistema delle autonomie territoriali, attraverso la determinazione di parametri che tengano conto di comportamenti di spesa virtuosi;
    il coordinamento dinamico della finanza pubblica e la collaborazione tra i vari livelli di governo della Repubblica, al fine di distribuire in modo equo il carico del necessario riequilibrio finanziario e anche di contenere la pressione tributaria, sono essenziali soprattutto in un momento di crisi come l'attuale;
    la perequazione verso i territori con minore capacità fiscale per abitante che la Costituzione affida allo Stato, al fine di garantire coesione e solidarietà tra aree forti e aree deboli del Paese, è uno dei pilastri della legge n. 42 del 2009. È perciò indispensabile dare priorità al tema della perequazione nel successivo percorso di attuazione del federalismo fiscale, per evitare che la funzione statale di riequilibrio venga progressivamente del tutto meno. Bisogna, peraltro, tenere conto che in assenza di un previo adeguamento del sistema finanziario e fiscale delle regioni a statuto speciale ai principi e alle regole dell'articolo 119 della Costituzione e alle relative leggi di attuazione, non sarà possibile attuare un equilibrato sistema a livello nazionale;
    è viva l'esigenza di pervenire alla definizione di un quadro normativo certo e stabile nei rapporti finanziari tra i diversi livelli di governo, atteso che i ripetuti interventi legislativi, anche a breve distanza di tempo, operati prevalentemente mediante la decretazione d'urgenza, hanno determinato situazioni di precarietà ed incertezza;
    risulta, quindi, necessario adottare i decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive che saranno ritenuti utili, consentendo l'avvio della transizione verso il nuovo assetto in tutti i suoi aspetti, che sono complementari tra loro e non possono essere affrontati in modo separato;
    si tratta di colmare i vuoti ancora esistenti rispetto alla legge delega, di verificare lo stato di attuazione degli atti amministrativi previsti dai decreti legislativi già approvati e di coordinare con appositi decreti legislativi le nuove norme che sono nel frattempo entrate in vigore, come quelle relative all'assetto tributario dei comuni, con i meccanismi previsti dalla legge delega e dai relativi decreti legislativi,

impegna il Governo:

   a dare piena e completa attuazione alla legge delega sul federalismo fiscale n. 42 del 2009, adottando tutti i decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive che saranno ritenuti utili e approvando tempestivamente tutti gli atti amministrativi previsti, in modo da garantire l'effettiva operatività del sistema di federalismo fiscale;
   a valorizzare, nelle more di una riforma costituzionale che ridisegni l'impalcatura dello Stato, introducendo un Senato federale o delle autonomie, e della piena attuazione della legge delega sul federalismo fiscale, il ruolo della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, la cui prima riunione si è tenuta il 10 ottobre 2013, posto che tale organo, che vede al suo interno Ministri e rappresentanti politici degli enti territoriali con competenze specifiche, può diventare un valido strumento per rendere partecipi gli enti territoriali delle scelte, anche difficili, che il nostro Paese è tenuto ad adottare;
   a rendere pienamente operativi i criteri dei costi standard e dei fabbisogni standard e degli obiettivi di servizio, adottando tutti gli atti necessari all'avvio di un'efficace revisione della spesa delle amministrazioni regionali e locali, specie in campo sanitario, considerato che l'operatività del criterio dei costi standard relativi al servizio sanitario e dei fabbisogni standard per i comuni e le province dovrebbe, altresì, consentire agli enti territoriali di contenere la pressione fiscale derivante dalle imposte di propria competenza, in particolare dalle addizionali, e indurre gli amministratori alla massima responsabilizzazione;
   ad assumere iniziative per rivedere in materia di meccanismi sanzionatori e premiali relativi a regioni, province e comuni, le regole del patto di stabilità interno, che non dovrà più essere sottoposto a continue variazioni e dovrà porre alle autonomie territoriali gli stessi vincoli complessivi a livello di singoli comparti che valgono per il bilancio dello Stato, agevolando l'esercizio dell'autonomia locale e lo sviluppo della spesa per investimenti;
   a completare il sistema di armonizzazione dei bilanci e della contabilità di regioni ed enti locali, tenuto conto che tale processo inciderà, modernizzandoli, sui bilanci degli enti stessi, accrescendone il livello di trasparenza e di ordine;
   a coordinare il tema della finanza locale con le modifiche già contenute nell'articolo 23 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, e con quelle in corso di approvazione nell'ambito della Carta delle autonomie locali e della riforma costituzionale;
   ad assumere iniziative per riconsiderare la disciplina in materia di tesoreria unica, introdotta dall'articolo 35 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, per verificare i reali effetti sui bilanci comunali, valutando la possibilità di diverse forme di compensazione delle eventuali minori disponibilità per i comuni;
   ad adottare i provvedimenti per il coordinamento dinamico della finanza pubblica previsti dalla legge delega sul federalismo fiscale n. 42 del 2009 e dai decreti legislativi approvati, con particolare riferimento al percorso di convergenza degli obiettivi di servizio ai livelli essenziali delle prestazioni e alle funzioni fondamentali di cui all'articolo 117, secondo comma, lettere m) e p), della Costituzione (articolo 13 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68) e alla determinazione dell'obiettivo programmato della pressione fiscale complessiva, nel rispetto dell'autonomia tributaria delle regioni e degli enti locali.
(1-00235) «Palese, Giammanco, Costa».


   La Camera,
   premesso che:
    la finanza regionale e locale è stata caratterizzata, nel corso di questi ultimi anni, da un importante processo di riforma diretto a dare attuazione al principio dell'autonomia finanziaria degli enti territoriali sancito nel Titolo V della Costituzione;
    il nuovo assetto dei rapporti economico-finanziari tra lo Stato e le autonomie, incentrato sul superamento del sistema di finanza derivata e sull'attribuzione di una maggiore autonomia di entrata e di spesa a comuni, province, città metropolitane e regioni, nel rispetto dei principi di solidarietà e di coesione sociale, è stato individuato dalla legge 5 maggio 2009, n. 42, di attuazione del federalismo fiscale, e dai successivi decreti legislativi approvati nel corso della XVI Legislatura;
    il processo, tuttavia, è ancora lontano dall'essere compiuto: rimangono, infatti, indeterminati degli elementi essenziali per la ridefinizione degli assetti e delle potestà fiscali tra amministrazione centrale ed autonomie territoriali, come l'individuazione, con legge, dei livelli essenziali delle prestazioni nei settori diversi dalla sanità;
    la legislazione delegata, inoltre, non ha risolto alcune delle questioni normative poste dalla legge delega, ovvero presenta problemi di coordinamento sia tra i vari decreti (quali quello sul fisco municipale e sulla fiscalità regionale), sia tra i decreti e la legislazione generale in vigore nella materia (ad esempio, per il federalismo demaniale e per gli interventi speciali);
    i provvedimenti attuativi, ancora, prevedevano il rinvio a numerosi altri decreti e regolamenti, anche relativamente ad elementi cruciali per la funzionalità del nuovo assetto, che, in molti casi, non sono stati adottati;
    infine, l'intensificarsi dell'emergenza finanziaria ha fatto sì che, sul quadro definito dalla legge delega e dai relativi provvedimenti di attuazione, intervenissero con leggi ordinarie rilevanti modifiche, le quali, senza cambiare l'impianto complessivo, hanno dato luogo a un quadro normativo mutevole e, al momento, ancora non a regime, come dimostra la vicenda relativa alla tassazione immobiliare, che, ad oggi, non ha trovato una definitiva soluzione;
    in sostanza, la riforma del federalismo fiscale presenta un bilancio non soddisfacente sul piano della realizzazione: il 2013 sarebbe dovuto essere l'anno della completa attuazione normativa della riforma mentre, allo stato, nessun decreto correttivo e integrativo è stato emanato; mancano ancora 70 tra decreti ministeriali, regolamenti e convenzioni; i tagli delle risorse e la legislazione emergenziale del biennio 2011-2012 hanno drasticamente ridimensionato la consistenza finanziaria di alcuni dei meccanismi del federalismo e sono intervenuti direttamente e ripetutamente su alcune delle componenti fondamentali della riforma;
    solo nell'ottobre 2013, con un ritardo di due anni, è stata insediata la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, pensata come sede istituzionale di confronto tra Stato e autonomie territoriali per tutte le questioni finanziarie, quali il riparto delle manovre di aggiustamento, la verifica dei risultati raggiunti, il funzionamento della perequazione e la premialità;
    pesa sull'interruzione del processo anche il mancato insediamento, ad oggi, della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale;
    è in corso di esame alla Camera dei deputati una proposta di revisione dell'assetto istituzionale di comuni, province e città metropolitane e delle relative funzioni amministrative, che rende ancora più urgente una stabilizzazione del quadro normativo dei rapporti tra lo Stato e gli enti territoriali;
    l'attuale contesto economico-finanziario dovrebbe esaltare, e non indebolire, le ragioni del federalismo fiscale, ossia il rafforzamento della responsabilità delle autonomie territoriali nella gestione dei propri bilanci, a partire da una ripartizione delle risorse pubbliche tra livelli di governo e tra enti decentrati ispirata a criteri di equità;
    un più ordinato e razionale ridisegno delle relazioni finanziarie intergovernative costituisce il prerequisito per un governo della finanza pubblica coerente con gli obiettivi della disciplina fiscale e del sostegno alla crescita economica,

impegna il Governo:

   a dare piena e completa attuazione alla legge 5 maggio 2009, n. 42, adottando tutti i decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive utili e approvando, in modo tempestivo, tutti gli atti amministrativi previsti, in modo da garantire l'effettiva operatività del sistema di federalismo fiscale;
   a completare il processo di determinazione dei fabbisogni standard comunali, ad individuare i livelli essenziali delle prestazioni nei settori regionali che ne sono ancora privi, in particolare l'assistenza, e a definire le capacità fiscali standard a livello comunale e regionale;
   ad adottare iniziative per definire i sistemi perequativi regionali e comunali;
   ad adottare i provvedimenti per il coordinamento dinamico della finanza pubblica previsti dalla legge delega sul federalismo fiscale n. 42 del 2009 e dai decreti legislativi approvati, con particolare riferimento al percorso di convergenza degli obiettivi di servizio ai livelli essenziali delle prestazioni e alle funzioni fondamentali di cui all'articolo 117, secondo comma, lettere m) e p), della Costituzione e alla determinazione dell'obiettivo programmato della pressione fiscale complessiva, nel rispetto dell'autonomia tributaria delle regioni e degli enti locali;
   a dare effettiva operatività alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica integrandola nel processo di bilancio, per dare contenuto concreto al processo di co-decisione multilivello della finanza pubblica e per introdurre quelle innovazioni istituzionali e procedurali che permettano l'effettiva considerazione degli obiettivi di servizio, dei livelli essenziali delle prestazioni e dei percorsi di convergenza ai costi e ai fabbisogni standard;
   ad adottare iniziative per prevedere una riforma del patto di stabilità interno maggiormente rispettoso dell'autonomia locale, funzionale alla crescita economica e coerente con il quadro delle regole di disciplina fiscale disegnato dalla legge 24 dicembre 2012, n. 243;
   a coordinare la facoltà di introdurre addizionali all'Irpef da parte di regioni e comuni, in particolare modo per quanto riguarda la struttura delle addizionali per scaglioni e aliquote, nonché la facoltà di introdurre detrazioni, con l'obiettivo, da un lato, di non pregiudicare l'autonomia finanziaria di regioni e comuni e, dall'altro, di semplificare gli adempimenti da parte dei sostituti d'imposta, nonché di riportare le addizionali a funzioni allocative, riducendone l'impatto sulla progressività del sistema tributario, anche in relazione a quanto previsto dal disegno di legge delega per la riforma del sistema fiscale;
   a realizzare il sistema di finanziamento della spesa in conto capitale degli enti territoriali, in particolare per quanto riguarda la perequazione infrastrutturale, così da rispondere alla forte sperequazione delle dotazioni infrastrutturali tra le diverse aree del Paese;
   ad accelerare l'attuazione dei principi del federalismo fiscale nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome, assegnando priorità al completamento degli accordi in fase di discussione ai tavoli di confronto istituiti presso la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, in base all'articolo 27 della legge delega sul federalismo fiscale n. 42 del 2009.
(1-00236) «Causi, Marchi, Martella, Lorenzo Guerini, Misiani, Bargero, Bonifazi, Capozzolo, Carbone, Colaninno, De Maria, De Menech, Marco Di Maio, Marco Di Stefano, Fragomeli, Fregolent, Ginato, Gutgeld, Lodolini, Pelillo, Petrini, Ribaudo, Rostan, Rughetti, Sanga».


   La Camera,
   premesso che:
    la legge delega 5 maggio 2009, n. 42, ha avviato un percorso di ridefinizione dell'assetto dei rapporti economici e finanziari tra lo Stato, le regioni e gli enti locali, volto a completare, nell'arco di un quinquennio, il processo di valorizzazione del sistema delle autonomie territoriali, l'abbandono del sistema di finanza derivata ed il superamento del criterio della spesa storica in favore dei costi standard per il finanziamento delle funzioni fondamentali di regioni ed enti locali, anche al fine di realizzare un modello finanziario improntato al principio di responsabilità dei singoli livelli istituzionali e ad una maggiore autonomia di entrata e di spesa, nel rispetto dei principi di solidarietà e di coesione sociale;
    l'approvazione della sopra citata delega, che risponde a un più ampio e coerente disegno evolutivo in senso autonomistico e federalistico dell'ordinamento della Repubblica, rappresenta un momento istituzionale di grande rilevo nel processo di riforma iniziato nel 2001 con la riforma del Titolo V della Costituzione e l'occasione storica per una razionalizzazione del sistema finanziario pubblico, in cui il federalismo fiscale è considerato un fattore di responsabilizzazione delle amministrazioni;
    il nuovo sistema di ripartizione delle risorse verso gli enti territoriali che ne deriva è basato su principi che dovranno regolare l'assegnazione di risorse perequative agli enti dotati di minori capacità di autofinanziamento e predispone gli strumenti attraverso cui sarà garantito il coordinamento fra i diversi livelli di governo in materia di finanza pubblica, ma anche sull'individuazione dei fabbisogni standard necessari a garantire, sull'intero territorio nazionale, il finanziamento integrale dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e delle funzioni fondamentali degli enti locali;
    molti ravvisano che le criticità che gli amministratori locali stanno vivendo in questa fase di transizione al federalismo siano da ricondurre alla mancata e contestuale approvazione della cosiddetta Carta delle autonomie locali, la sola in grado di dare la risposta necessaria per realizzare quel federalismo istituzionale che definisca le competenze e le funzioni dei diversi livelli istituzionali ed evitare in futuro sprechi e sovrapposizioni;
    infatti, il mancato avvio del parallelismo tra federalismo fiscale e federalismo istituzionale ha creato in alcuni casi una situazione ingestibile. L'entrata in vigore anticipata dell'imu ne ha costituito un esempio, rispondendo a logiche solo marginalmente legate alla finanza dei comuni, quali gli obiettivi generali di risanamento del bilancio statale e quelli di ridistribuzione del carico fiscale, imponendo anzi agli stessi comuni vincoli di bilancio più stringenti e minori risorse a fronte di una maggior pressione fiscale gravante sulla collettività locale, e prevedendo, inoltre, una sorta di «coabitazione» con lo Stato sul medesimo cespite, regole di gestione complicate e influenza su una buona parte del fondo di riequilibrio, il tutto lasciando, peraltro, in ombra temi prioritari, come la scelta dello schema di perequazione da adottare e delle modalità con le quali utilizzare i fabbisogni standard;
    il sopra citato avvio anticipato della norma ha impresso una notevole modificazione all'impianto dell'intera imposizione municipale, così come delineata dal decreto sul federalismo municipale, stabilendo la riserva allo Stato di una quota del tributo locale mirata non solo a far riappropriare l'erario dell'intero gettito dell'Irpef sui redditi fondiari dei beni non locati, ma anche ad incrementarne l'entità rispetto alla situazione preesistente, mantenendo tutte le principali leve di comando del tributo;
    le imposte sulla proprietà immobiliare costituiscono il perno della fiscalità locale nella maggiore parte dei Paesi europei, poiché esiste un evidente collegamento fra la base imponibile (dettata dal valore dell'abitazione) e l'attività svolta dall'ente che riscuote il gettito. Inoltre, la possibilità per il contribuente di commisurare l'onere fiscale al beneficio ricevuto in termini di servizi pubblici locali rappresenta un importante incentivo a scelte di bilancio responsabili da parte degli enti e solamente grazie al rapporto diretto del contribuente con il proprio territorio e con la propria amministrazione è possibile attuare un fisco più oggettivo per tutti, marginalizzando le aree di evasione e di elusione;
    quanto premesso dimostra che, negli ultimi anni, in controtendenza rispetto al progetto federalista, complice soprattutto la crisi economica che ha imposto a tutte le istituzioni di farsi carico dell'equilibrio dei conti pubblici e del rilancio della crescita del Paese, si è registrato un incessante deterioramento delle relazioni tra Stato centrale ed istituzioni territoriali, anche a causa di politiche di austerity, che, attraverso la decretazione d'urgenza, hanno imposto tagli alle loro risorse, amplificato lo spazio d'intervento e l'ingerenza dello Stato, affossando, nei fatti, il federalismo fiscale delineato nell'articolo 119 della Costituzione e, più in generale, tradendo il più ampio progetto federalistico ispiratore della riforma del Titolo V della Costituzione;
    le sopra citate politiche hanno prodotto un «evitamento» degli enti territoriali ed una crisi istituzionale che rischia di mettere in discussione i modelli di autonomia e favorisce un progressivo e pericoloso accentramento, affidato, peraltro, quasi esclusivamente al controllo finanziario attraverso la riduzione della spesa, atteggiamento questo che, invece di premiare il comportamento autonomo e responsabile, accentua l'ingessatura dei meccanismi burocratici e pretende di governare il pluralismo sociale ed economico del Paese con norme centralistiche, imposte dall'alto;
    l'incessante logica dei tagli statali ai trasferimenti locali ha fortemente penalizzato e compromesso l'intero assetto delle autonomie locali che non riescono, a fronte di esigue risorse, a rispondere, con l'erogazione dei servizi essenziali di propria competenza, alle istanze ed ai bisogni sempre più complessi dei cittadini; pertanto, qualsiasi processo di riordino istituzionale, seppure necessario, rischia di essere fallimentare se costruito in un'ottica di ulteriore riduzione delle risorse a disposizione dei soggetti istituzionali periferici;
    le manovre economiche approvate dai governi Berlusconi e Monti hanno determinato, anche grazie alla centralizzazione delle risorse, peraltro aggravata dalle norme sulla tesoreria unica, effetti devastanti sul sistema finanziario delle autonomie locali, che solo per le province, ad esempio, hanno determinato, nel solo biennio 2011/2012, una riduzione di risorse strutturali per 915 milioni di euro, nonché di obiettivi del patto di stabilità interno per 1,5 miliardi di euro;
    a dispetto del vero federalismo e del principio di sussidiarietà, oggi le autonomie locali sono diventate una sorta di presidi democratici svuotati di poteri che contrastano da soli e senza adeguate risorse gli effetti della crisi e dei tagli operati dalle sopra citate manovre economiche. Infatti, il combinato disposto dei tagli alle entrate e delle regole del patto di stabilità interno ha prodotto effetti perversi e irragionevoli, come l'impossibilità a svolgere alcun ruolo a sostegno dello sviluppo locale, ad accompagnare i processi sociali e di mutamento che si producono nelle realtà locali e ad assicurare la continuità e la qualità dei servizi erogati alla cittadinanza;
    la stessa Carta costituzionale prefigura un federalismo fiscale di alto profilo, autonomistico ma nel contempo solidale, che garantisce la perequazione delle diverse capacità fiscali dei territori e prevede fondi speciali per le aree in situazioni di particolare disagio socio-economico;
    il superamento del sistema di finanziamento delle funzioni e delle competenze comunali, basato sulla finanza derivata, sia statale che regionale, è il principale obiettivo del processo di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, che prevede l'attribuzione ad ogni istituzione, «senza vincolo di destinazione», di risorse sufficienti a «finanziare integralmente le funzioni assegnate»;
    i Governi che si sono avvicendati all'indomani del varo della legge n. 42 del 2009, nell'attuare la relativa delega legislativa si sono discostasti dal solco tracciato loro dal Parlamento, disattendendo in tal modo le aspettative di quanti, credendo nello spirito riformatore della legge, guardano oggi ad essa come ad un'occasione mancata;
    il federalismo rischia di rivelarsi una gigantesca soluzione pasticciata, buona per tutti i gusti, dove tutti si riconoscono per quota a seconda di ciò che sono riusciti ad ottenere; un modello confuso di federalismo in parte «competitivo» (sul terreno del rapporto tra pressione fiscale e qualità dei servizi offerti), in parte «solidale e cooperativo» per far fronte ai divari persistenti in termini di reddito, servizi e infrastrutture e per garantire a tutti i territori uguali punti di partenza;
    dalla lettura dei decreti attuativi fino ad oggi varati dal Governo, emerge che il passaggio dalla finanza derivata alla finanza decentrata non sembra venire contestualmente supportato da una precisa ed attenta definizione delle cosiddette funzioni essenziali finanziabili. La stessa legge delega sul federalismo fiscale, infatti, sconta tale anomalia mal definendo i contorni del finanziamento delle funzioni degli enti locali, contorni, peraltro, non ben delineati neanche dal decreto di attuazione sul finanziamento delle funzioni di comuni, province e città metropolitane;
    fino ad oggi non si è voluto affrontare, come auspicato, né il tema delle diseguaglianze sociali né di quelle territoriali, queste ultime superabili solo grazie all'avvio di una reale perequazione infrastrutturale, versante, quest'ultimo, sul quale occorre agire se si vuole evitare che il federalismo diventi un'asticella che obbliga gli enti territoriali meno virtuosi a mettere tasse per raggiungere la soglia minima degli standard e dei servizi;
    è, inoltre, indispensabile rivedere il sistema fiscale definendo quale rapporto debba sussistere tra funzioni attribuite e risorse economiche necessarie al loro esercizio e prevedendo forme di autonomia impositiva per i diversi livelli che non ricadano, come oggi, soprattutto, sui redditi dei contribuenti;
    pur in presenza di un corpus normativo che ha sostanzialmente affrontato pressoché tutti gli aspetti indicati nella legge delega sul federalismo fiscale, essendo stati emanati circa nove decreti, il percorso attuativo del federalismo fiscale non può ritenersi completato, in quanto l'implementazione della nuova disciplina risulta particolarmente complessa come nel caso della mancata individuazione dei fabbisogni standard che, unita all'ancora non intervenuta definizione con legge dei livelli essenziali delle prestazioni, nei settori diversi dalla sanità, ove peraltro la vigente disciplina è risalente al 2001, rende fortemente incompiuto il nuovo assetto federalista;
    un altro rilevante tema concerne, infine, la mancata attuazione del meccanismo di coordinamento finanziario dinamico della finanza pubblica posto dal «patto di convergenza», di cui all'articolo 18 della legge n. 42 del 2009, che prefigura un complesso disegno concertativo multilivello tra Stato ed autonomie territoriali;
    la concreta realizzazione della finanza decentrata ha presentato in alcuni casi problemi tecnici di oggettiva complessità, che in molti casi hanno reso necessario, come nel caso dei fabbisogni standard, del funzionamento dei fondi perequativi per gli enti locali o dell'armonizzazione dei sistemi contabili la previsione di lunghi periodi transitori e di fasi di sperimentazione prima dell'entrata a regime;
    nella riformulazione dei parametri di virtuosità ai fini del patto di stabilità, la legge di stabilità per il 2013 prevede che, a partire dal 2014, si dovrà dare prioritaria considerazione alla convergenza tra spesa storica e fabbisogni standard;
    ad oltre dieci anni oramai dall'approvazione del nuovo Titolo V della Costituzione, è necessaria una riflessione sull'assetto della Repubblica che coniughi unità e decentramento istituzionale, in cui i differenti livelli di governo operino in sinergia e non in contrapposizione, nella definizione di un punto di equilibrio che può e deve essere raggiunto anche attraverso un'adeguata individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale;
    l'attuazione del Titolo V della Costituzione, tuttavia, potrà svilupparsi compiutamente se, contestualmente al processo di attuazione del federalismo fiscale avviato dalla legge n. 42 del 2009, si procederà, con altrettanta coerenza e ampio confronto, all'attuazione degli articoli 114, 117 e 118 della Costituzione, garantendo la necessaria armonia tra i due provvedimenti e tra questi e quelli ad essi collegati, riguardanti, in particolare, la legge di contabilità e finanza pubblica e l'attuazione della legge di ottimizzazione del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni;
    c’è necessità, innanzitutto, di garantire una forte governance complessiva al processo di attuazione del federalismo che coinvolga in modo paritario e leale le regioni e gli enti locali; di contro, senza una chiara sede di regia unitaria è forte il rischio di incagliare definitivamente la riforma del Titolo V della Costituzione;
    la questione cruciale è che il tema dell'autonomia non può essere declassato a semplice problema di risorse: l'attuazione del titolo V della Costituzione, avviato dalla recente legge sul federalismo fiscale, esige che si proceda tramite un ampio dibattito parlamentare e un confronto con gli enti locali che si coniughi con il dettato costituzionale di cui all'articolo 5 che recita: «La Repubblica, una e indivisibile, che riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento»,

impegna il Governo:

   nell'ambito di una razionalizzazione e riorganizzazione dell'assetto istituzionale del territorio e della distribuzione delle funzioni tra i diversi livelli di governo attraverso la compiuta riforma del Titolo V della Costituzione, ad ultimare il processo di riforma federalista, valorizzando le autonomie locali come istituzioni pubbliche in grado di garantire i diritti fondamentali dei cittadini, capaci di porsi come motore di sviluppo delle economie locali, salvaguardando e rilanciando il loro valore di prossimità territoriale rispetto alle domande espresse dalle comunità locali, anche in chiave di sussidiarietà;
   a respingere qualsiasi tentazione di arretramento rispetto al decentramento responsabile e partecipato delle scelte politiche da parte dei territori, garantendo loro non solo l'individuazione funzionale delle modalità di erogazione dei servizi, ma anche il controllo sociale sul modo di organizzarne e gestirne la spesa;
   a promuovere una revisione del sistema fiscale definendo, per gli enti locali, quale rapporto debba sussistere tra funzioni attribuite e risorse economiche necessarie al loro esercizio, prevedendo forme di autonomia impositiva per i diversi livelli, le cui storture non ricadano, come avviene oggi, sui redditi dei contribuenti;
   a ricondurre l'imposizione fiscale sugli immobili alla natura di tassazione municipale avente come finalità il finanziamento dei servizi comunali strettamente connessi al territorio su cui insistono i beni immobili che costituiscono la sua base imponibile;
   ad assumere le opportune iniziative anche normative, al fine di chiarire che l'intero ammontare del gettito in astratto riconducibile agli immobili di proprietà dei comuni e siti nei loro territori non concorre alla compensazione delle risorse comunali attraverso il fondo di riequilibrio di cui all'articolo 13, comma 17, del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011;
   nell'ambito della definizione dei livelli minimi e la conseguente definizione dei costi standard, a perseguire l'obiettivo complessivo di non penalizzare più attraverso il ricorso ai tagli lineari le esperienze degli enti virtuosi, ma a fare di queste esperienze punti di riferimento da diffondere anche nelle realtà meno concorrenziali sul versante dei costi e della qualità dei servizi.
(1-00237) «Paglia, Lavagno, Ragosta, Pilozzi, Kronbichler, Marcon, Melilla, Boccadutri, Di Salvo, Piazzoni».


   La Camera,
   premesso che:
    il processo di decentramento legislativo e amministrativo avviato sin dalla fine degli anni Novanta non si è tradotto affatto in un parallelo trasferimento di entrate e spesa dalla potestà e disponibilità delle amministrazioni centrali dello Stato a quelle periferiche (regioni ed enti locali), con effetti positivi in termini di razionalizzazione e riduzione tanto della spesa quanto della pressione fiscale, bensì si è tradotto, prima, nella stratificazione di una crescente disponibilità di spesa delle amministrazioni periferiche su quella già elevata delle amministrazioni centrali, e, successivamente, nella speculare stratificazione di una crescente potestà impositiva delle amministrazioni periferiche su quella già elevata delle amministrazioni centrali, con effetti negativi di esplosione tanto della spesa pubblica complessiva quanto della pressione fiscale complessivamente esercitata dai diversi livelli di governo statali e territoriali sui cittadini e sulle imprese;
    tre sono tra le principali ragioni di questo vero e proprio auto-goal, che tanto danno ha recato al Paese, contribuendo in misura determinante all'esplosione della spesa pubblica che si è registrata in particolare modo negli anni dal 2001 al 2006 e alla conseguente esplosione della pressione fiscale dal 2006 in avanti, quando sono cominciate, con intensità crescente di pari passo con l'aggravarsi del contesto di crisi, le inevitabili politiche restrittive di riequilibrio dei conti pubblici culminate, all'apice delle difficoltà e delle turbolenze finanziarie, con le manovre varate nella seconda metà del 2011 dal Governo Berlusconi prima e dal Governo Monti poi;
    una prima ragione va individuata in un'infelice ripartizione delle competenze legislative tra Stato e regioni e, in particolare modo, nell'enumerazione eccessivamente ampia delle materie di competenza concorrente, il cui radicale sfoltimento si palesa come uno dei presupposti imprescindibili per consentire che i processi di decentramento si traducano realmente in avvicinamenti dei livelli di governo ai cittadini, con possibili ricadute positive in termini di razionalizzazione e riduzione della spesa e della pressione fiscale su di essi esercitata, invece che in duplicazione di costi burocratici e, quindi, in stratificazioni di nuova spesa su spesa, con conseguente stratificazione di tasse su tasse quando il riequilibrio dei conti diviene condizione imprescindibile e non più rinviabile;
    una seconda ragione, che trova in parte le proprie premesse nella prima, va individuata nel fatto che le riforme degli anni Novanta (la cosiddetta riforma «Bassanini») e del 2001 (riforma del Titolo V della Costituzione) hanno sensibilmente decentrato la spesa, ma non hanno fatto altrettanto in termini di decentramento del personale pubblico e delle risorse finanziarie;
    una terza ragione, che trova in parte le proprie premesse nella seconda, va individuata nella persistente asimmetria quantitativa tra volumi di spesa sviluppati dai singoli livelli di governo statale e territoriale e potestà impositiva da essi direttamente esercitata sul cittadino, con quel che ne consegue in termini di opacità per quest'ultimo delle dinamiche finanziarie interne al bilancio dello Stato e sostanziale deresponsabilizzazione dei decisori politici per le scelte di competenza di ciascuno: ancora oggi, il 40 per cento delle entrate di regioni ed enti locali è rappresentato da trasferimenti invece che da entrate proprie;
    con la riforma del 2009 (legge n. 42 del 2009) si è inteso creare i presupposti per potere correggere queste storture e dare forma a un federalismo fiscale capace di stimolare un'effettiva responsabilità a livello locale, attraverso l'esercizio dell'autonomia fiscale, l'imposizione di una piena trasparenza nell'assegnazione delle risorse a ciascun ente locale e l'abbandono graduale del circolo vizioso della spesa storica;
    a tutt'oggi, e nonostante l'avvenuta emanazione di numerosi decreti attuativi, la trama complessiva della legge delega n. 42 del 2009 per l'attuazione del federalismo fiscale è ancora lungi dall'essere attuata nel suo complesso, mentre si avvicina anche il termine del 21 novembre 2014, entro cui è prevista la possibilità di emanare decreti legislativi integrativi e correttivi;
    in particolare, il passaggio dai criteri fondati sulla spesa storica ai concetti di costo e fabbisogno standard appare fondamentale, ai fini di un'apprezzabile riduzione quantitativa della spesa pubblica e, conseguentemente, della pressione fiscale, secondo logiche però qualitative e di efficienza, in contrapposizione alle logiche di tagli lineari, presenti soprattutto per quanto riguarda i trasferimenti agli enti locali, idonei a creare talvolta inefficienze addirittura maggiori dei risparmi che generano;
    è necessario, pertanto, adottare velocemente tutti i decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive che saranno ritenuti utili, consentendo così l'avvio della transizione verso il nuovo assetto in tutti i suoi aspetti che sono complementari tra di loro e non possono essere affrontati in modo separato, tenendo anche conto che la crisi dei conti pubblici, esplosa in tutta la sua evidenza nella seconda metà del 2011, ha portato all'adozione di una serie di misure emergenziali, finalizzate al loro riequilibro, che hanno pesantemente inciso sui bilanci di regioni ed enti locali, con tagli nelle disponibilità di spesa e interventi di natura tributaria non pienamente allineati agli obiettivi di fondo della riforma disegnata dalla legge n. 42 del 2009,

impegna il Governo:

   a dare piena e completa attuazione alla legge delega sul federalismo fiscale n. 42 del 2009, adottando tutti i decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive che saranno ritenuti utili;
   ad assumere iniziative per dare vita quanto prima ad una vera service tax federale, il cui gettito sia per intero destinato ai comuni e alla perequazione tra i medesimi e che non sia una mera sommatoria, ridenominazione o scomposizione per parti delle attuali imu e tares;
   a verificare prioritariamente l'attuazione della procedura per l'individuazione dei costi e dei fabbisogni standard e degli obiettivi di servizio, valutando anche l'opportunità di stabilire un principio di flessibilità per tipologia di prestazione e diversità territoriale, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 26 novembre 2010, n. 216, e dall'articolo 13 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, ed adottare, nel termine ineludibile di tre mesi dall'approvazione del presente atto di indirizzo, tutti gli atti conseguenti e necessari ai fini della loro compiuta determinazione;
   nel percorso di completamento dell'attuazione del federalismo fiscale, ad agire con la massima urgenza per rendere operativo il criterio dei costi standard relativi al servizio sanitario e dei fabbisogni standard per comuni e province, affinché sia consentito agli enti territoriali di contenere le addizionali regionali e locali, inducendo tutti gli amministratori alla massima responsabilizzazione;
   a coordinare il tema della finanza locale con le modifiche ordinamentali già contenute nell'articolo 23 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, e con quelle in corso di approvazione nell'ambito della Carta delle autonomie locali e della riforma costituzionale, con particolare riguardo alla forma di Governo, alla previsione del Senato federale, alla riduzione del numero dei membri delle Camere, all'eliminazione degli enti intermedi inutili e, in generale, alla revisione della parte seconda della Carta costituzionale;
   per quanto riguarda la riforma organica delle istituzioni di governo di area vasta, introdotta dal decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, a riconsiderare l'impatto che il trasferimento delle funzioni e delle risorse oggi gestite dalle province avrà sui bilanci e sull'organizzazione di regioni e comuni, già gravati dalle difficili condizioni di sostenibilità del loro patto di stabilità, posto che le nuove norme ingenerano confusione nel sistema delle autonomie e conseguenze pesanti per lo sviluppo dei territori, producendo notevoli costi aggiuntivi per lo Stato e per la pubblica amministrazione;
   ad adottare con gli strumenti di programmazione finanziaria tutti i provvedimenti per il coordinamento dinamico della finanza pubblica previsti dalla legge delega n. 42 del 2009 e dai decreti legislativi approvati, a partire dal percorso di convergenza degli obiettivi di servizio ai livelli essenziali delle prestazioni e alle funzioni fondamentali di cui all'articolo 117, secondo comma, lettere m) e p) della Costituzione, (articolo 13 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68) e dall'obiettivo programmato della pressione fiscale complessiva, nel rispetto dell'autonomia tributaria delle regioni e degli enti locali (articolo 18 della legge delega n. 42 del 2009);
   a promuovere una revisione delle regole del patto di stabilità interno, introdotte dal decreto legislativo n. 149 del 2011, in materia di meccanismi sanzionatori e premiali relativi a regioni, province e comuni;
   a completare il processo di riforma federalista superando definitivamente il sistema di finanza derivata in ragione di una piena autonomia finanziaria delle regioni e degli enti locali, senza aumentare la pressione fiscale complessiva, garantendo certezza di risorse e promuovendo lo sviluppo economico locale anche attraverso l'implementazione di nuovi ed appositi strumenti in grado di supportare le amministrazioni locali nel processo di acquisto dei beni e dei servizi al fine di attuare efficienti revisioni di spesa;
   ad adottare, nell'ambito delle riforme concernenti la disciplina di bilancio delle pubbliche amministrazioni, ogni utile iniziativa volta ad implementare le procedure telematiche di comunicazione annuale dei dati, finalizzate alla creazione di un'anagrafe telematica della spesa, dei debiti e dei contratti di ogni genere e tipo, ivi compresi quelli di consulenza e di lavoro subordinato;
   a cambiare l'approccio allo strumento dell'addizionale irpef da parte di regioni e comuni, oggi troppo spesso usata forzatamente per compensare carenze di bilancio, laddove dovrebbe, invece, costituire uno strumento attraverso il quale gli enti locali e territoriali costruiscono in autonomia un sistema di detrazioni atte a favorire e sostenere le categorie sociali più deboli o meritevoli di tutela;
   ad assumere iniziative per ripristinare il dettato del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, (disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario), con particolare riferimento alla compartecipazione regionale all'iva, le cui modalità di attribuzione siano stabilite in conformità con il principio di territorialità;
   a verificare lo stato di attuazione di tutti i decreti legislativi approvati, comprensivi degli atti amministrativi previsti, al fine di definire un percorso per la loro reale definitiva entrata in vigore.
(1-00238) «Zanetti, Dellai, Balduzzi, Sottanelli, Andrea Romano, Sberna, Rossi, Librandi, De Mita, Fauttilli, Piepoli».

Risoluzioni in Commissione:


   L'VIII Commissione,
   premesso che:
    una violenta ondata di maltempo si è abbattuta di recente sulla Toscana, che ha richiesto lo stato di emergenza per tutte e dieci province della regione per fronteggiare la situazione e i danni ingenti, anche alle infrastrutture, provocati da intense precipitazioni;
   tra il 21 e il 24 ottobre 2013 in Toscana, le province di Lucca e Siena, in particolare, hanno subito gravi conseguenze per eventi alluvionali: frane, esondazioni, smottamenti, allagamenti, viabilità interrotta, scuole chiuse e case evacuate; in molte zone si è interrotta la fornitura di energia elettrica e i collegamenti telefonici; grave la situazione nell'area Centro Nord della Toscana, dalla Lunigiana a Siena; particolarmente colpita la Garfagnana e la media valle del Serchio; nella Toscana centrale precipitazioni molto intense si sono registrate in Valdelsa; critiche le condizioni di molti comuni della provincia di Pisa – in particolare nel Volterrano – della provincia di Arezzo e in alcuni comuni della provincia di Firenze;
   le numerose esondazioni di corsi d'acqua secondari e il congestionamento anche del reticolo idraulico minore hanno provocato gravi disagi alla circolazione stradale con l'interruzione della viabilità in molti comuni e la chiusura delle vie di accesso; isolati molti centri abitati; numerose fabbriche invase da fango e detriti; chiusi esercizi commerciali e stabilimenti produttivi;
    gravissimi i danni per l'agricoltura toscana: compromessi raccolti e colture, in particolare quelli delle olive, le colture orticole e i frutteti; allagati stalle, magazzini, cantine e terreni; smottamenti e frane ostacolano l'accesso alle aziende e ai poderi agricoli;
    secondo autorevoli studiosi manifestazioni temporalesche brevi ma molto intense, alluvioni e bombe d'acqua sono eventi sempre più frequenti, in conseguenza dei cambiamenti climatici;
    il rischio idrogeologico in Italia coinvolge il 10 per cento circa della superficie nazionale (29.500 chilometri quadrati) per un totale di 6.633 comuni; in sostanza, quasi un cittadino su dieci si trova in aree esposte al pericolo di alluvioni e valanghe;
    nella sola Toscana 280 comuni, pari al 98 per cento del totale, è a rischio frane; tra i capoluoghi, sette su dieci – Firenze, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Prato e Pistoia hanno il 100 per 100 dei comuni a rischio; i territori colpiti – in particolare la Garfagnana – hanno un delicato equilibrio idrogeologico, continuamente minacciato dagli eventi meteorici;
    non è ancora definitivo l'inventario dei danni: oltre 70 i comuni coinvolti in tutta la regione; in provincia di Lucca, il bilancio dei danni ammonta ad oltre 64 milioni di euro; in provincia di Siena, sulla base dei dati pervenuti dai comuni, dal servizio viabilità e difesa del suolo, una prima stima, suscettibile di modifiche ed integrazioni, ha rilevato danni per circa 45 milioni di euro; a Buonconvento, uno dei comuni del senese più colpiti, risulta pesantemente danneggiato il Museo della mezzadria;
    ingenti i danni alle imprese: oltre alle aziende agricole, fabbriche, laboratori artigiani ed esercizi commerciali, sono costretti, di fatto, a sospendere l'attività o a rallentare la produzione, con ricadute incisive sulle consegne, sugli ordini, le commesse, sulla redditività complessiva e sull'occupazione;
    nel mese di giugno la Camera dei deputati ha approvato, con il parere favorevole del Governo, le mozioni nn. 1-00017 Speranza, Brunetta, Matarrese ed altri, 1-00112 Zan ed altri, 1-00114 Segoni ed altri, 1-00117 Grimoldi ed altri e 1-00124 Giorgia Meloni e Rampelli e, il 3 ottobre, l'VIII commissione ha approvato di recente la risoluzione n. 8-00016, Realacci ed altri, in ricordo della tragedia del Vajont; questi atti di indirizzo e, in particolare, l'ultimo, hanno riproposto con forza i temi della manutenzione del territorio, della pianificazione territoriale come strumento di prevenzione e di contrasto del rischio idrogeologico, delle politiche di sostegno alla residenza nelle comunità montane e rurali come elemento fondamentale dell'azione di contrasto dei fenomeni di abbandono e di degrado del territorio, dell'ammodernamento della legislazione in materia di difesa del suolo e del riordino del relativo sistema di competenze e di responsabilità, impegnando, fra l'altro, il governo, a contrastare ogni iniziativa di indebolimento della pianificazione territoriale, in passato pesantemente compromessa da indiscriminati interventi di condono edilizio, e a privilegiare la logica della prevenzione rispetto a quella di gestione dell'emergenza, anche nell'allocazione delle risorse economiche che devono essere rese stabili, utilizzabili in tempi certi e ricondotte ad una gestione ordinaria delle procedure, in primo luogo salvaguardando e sbloccando le risorse previste dagli accordi di programma già sottoscritti con le regioni per gli interventi prioritari di prevenzione dal rischio idrogeologico;
    il Governo é stato impegnato, tra l'altro: ad adottare iniziative, per quanto di propria competenza, volte ad apportare modifiche al quadro normativo vigente nella logica unitaria della difesa idrogeologica, della gestione integrata dell'acqua e del governo delle risorse idriche, nonché a portare a definitiva e rapida approvazione tutti i piani di gestione dei distretti idrografici e i relativi programmi di azione, ai fini del raggiungimento degli obiettivi previsti della direttiva sulle acque n. 2000/60/CE; ad incentivare e sostenere la piccola agricoltura nel recuperare terreni abbandonati e nell'adottare pratiche rispettose per il territorio e per la protezione del suolo, in modo da riconoscere e valorizzare la funzione di manutenzione svolta dagli agricoltori nei poderi agricoli e il loro ruolo di «sentinelle e custodi del territorio»; ad attuare politiche per la riduzione di emissioni di gas serra, in modo da contenere nel lungo termine l'impatto del cambiamento climatico in atto; ad assumere iniziative per prevedere un sistema di incentivi fiscali, simili a quelli per le ristrutturazioni o gli adeguamenti energetici, o un regime di IVA agevolata, per chi investe nella sicurezza del territorio, delle infrastrutture o degli edifici, individuando opportuni strumenti premiali per i privati cittadini o le imprese – in particolar modo agricole e turistiche – che compiono interventi per la riduzione del rischio idrogeologico, come la stabilizzazione dei versanti e la conservazione e la manutenzione dei reticoli idraulici, compatibilmente con le risorse disponibili ed i vincoli di bilancio;
    è urgente che il Governo – in particolare il dipartimento della protezione civile ed il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – e la regione Toscana, d'intesa con gli enti locali e le associazioni imprenditoriali, affrontino la situazione nel suo complesso, individuando i siti a rischio dissesto idrogeologico e le azioni necessarie per mettere in sicurezza le aree residenziali e il patrimonio produttivo, ed evitare il ripetersi di emergenze,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative volte a garantire congrue risorse per il Fondo Protezione civile per alluvioni di cui alla legge n. 228 del 2012, articolo 1, comma 290;
   ad assumere un'iniziativa normativa ad hoc per istituire un fondo compartecipato dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali, per far fronte alle somme urgenze provocate dal dissesto idrogeologico del territorio con indennizzi immediati per i danni emergenti;
    ad assumere iniziative per disporre, in tempi rapidi, mediante le amministrazioni territoriali competenti, e d'intesa con le associazioni imprenditoriali, la concessione di contributi per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo, in relazione al danno effettivamente subito, anche in misura sufficiente a coprire integralmente le spese occorrenti per la riparazione, il ripristino e la ricostruzione degli immobili danneggiati, sia abitativi, sia destinati ad uso produttivo, che degli impianti, fino alla misura massima del 100 per cento del costo ammesso e riconosciuto, in particolare quando i danni subiti siano stati di entità tale da condizionare la piena e immediata ripresa dell'attività di impresa;
   per quanto riguarda le attività produttive, ad assumere iniziative dirette a prevedere che i soggetti destinatari dei contributi siano i titolari di reddito di impresa, nonché i titolari di reddito di lavoro autonomo e gli esercenti attività commerciali o agricole, per i danni subiti agli immobili, agli impianti e per la sospensione dell'esercizio delle attività in conseguenza degli eventi alluvionali dell'ottobre 2013, sulla base di una perizia asseverata che attesti, oltre ai danni accertati agli immobili e agli impianti, anche l'entità della riduzione del reddito conseguente alla sospensione dell'attività;
   ad assumere iniziative dirette a sospendere i pagamenti dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria per tali soggetti;
   ad assumere iniziative per disporre che il pagamento degli adempimenti tributari e non tributari dopo la sospensione dei termini sia effettuato in forma rateale, senza applicazione di sanzioni e interessi;
   ad assumere iniziative per prevedere, anche mediante un apposito protocollo d'intesa con l'Associazione bancaria italiana, la possibilità di accedere a finanziamenti agevolati assistiti dalla garanzia dello Stato per il pagamento dei tributi, dei contributi e premi da effettuare dopo la sospensione dei termini;
    ad assumere iniziative per attribuire alle imprese, anche agricole, artigiane e commerciali, ovvero a lavoratori autonomi, con sede legale od operativa, alla data del 20 e 21 ottobre 2013, nei territori colpiti dagli eventi alluvionali, che non beneficiano dei contributi ai fini del risarcimento del danno, ma che possano dimostrare di aver subito un danno economico diretto (quale diminuzione del volume d'affari, ricorso a strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori per fronteggiare il calo di attività conseguente agli eventi alluvionali) un contributo, sotto forma di credito di imposta, pari al costo sostenuto, entro il 30 giugno 2014, per la ricostruzione, il ripristino o la sostituzione di beni d'impresa o di lavoro autonomo, entro un limite massimo di spesa di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015;
   ad assumere iniziative dirette ad attribuire, alle medesime imprese, anche agricole, artigiane e commerciali, ovvero a lavoratori autonomi, con sede legale od operativa, alla data del 20 e 21 ottobre 2013, nei territori colpiti dagli eventi alluvionali, che non beneficiano di contributi ai fini del risarcimento del danno, un credito di imposta, entro un limite massimo di spesa di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015, pari al costo sostenuto per interventi di riduzione del rischio idrogeologico e per la messa in sicurezza del territorio in cui è localizzata l'attività;
   ad avviare, in tempi rapidi, un piano ambientale per gli investimenti necessari al riassetto idraulico e idrogeologico e alla prevenzione di eventi alluvionali, integralmente finanziato con risorse escluse dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del patto di stabilità interno;
   a negoziare con l'Unione europea un allentamento del patto di stabilità anche per comuni e regioni, in modo che gli enti locali e territoriali possano realizzare gli interventi progettati – anche di prevenzione – con risorse proprie, disponibili ma bloccate da vincoli di bilancio;
   a disporre l'utilizzo dei fondi strutturali per il 2014 anche per programmi ambientali per la messa in sicurezza delle aree a rischio;
   a realizzare un monitoraggio costante per evitare insediamenti, residenziali e produttivi, in tutte le zone ad alto rischio idraulico;
   a ridurre progressivamente il consumo del suolo, fino ad azzerarlo;
    ad assumere iniziative normative dirette a stanziare risorse per il riassetto idraulico, per le casse di espansione, per l'innalzamento delle dighe e il rafforzamento degli argini, per la manutenzione della rete idraulica, per il drenaggio efficiente di fiumi, fossi e canali;
   a garantire i collegamenti tra i territori anche in situazioni di emergenza, con l'avvio di cantieri per lavori urgenti di protezione delle pendici, delle opere idrauliche e delle barriere danneggiate dalle alluvioni;
   a garantire un efficiente sistema di allerta nazionale per le calamità naturali nell'ambito del sistema nazionale di Protezione Civile.
(7-00163) «Mariani, Cenni, Beni, Biffoni, Bini, Ermini, Velo».


   La XII Commissione,
   premesso che:
    in base ai dati forniti dall'Istat, il 27 per cento delle morti classificate come «accidentali» nei bambini di età compresa tra 0 e 4 anni avviene per soffocamento causato dall'inalazione di un «corpo estraneo» e/o cibo;
    ogni anno si segnalano nel nostro Paese circa 300 casi ostruzione da corpo estraneo negli under 14 e fra i bambini da zero a quattro anni il soffocamento è la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali: ogni anno muoiono circa 50 bimbi per un boccone andato di traverso, di questi 30 hanno meno di un anno. Un bambino a settimana. Ma pochi genitori sanno come ci si deve comportare in situazioni di emergenza;
    accade che il panico prenda il sopravvento nelle persone che sono vicine ai piccoli che rischiano di soffocare e di non riuscire ad intervenire per una corretta disostruzione pediatrica;
    per i genitori, insegnanti, personale di sostegno e, tutti coloro a cui è affidata la cura dei bambini diventa fondamentale la conoscenza delle manovre di disostruzione pediatrica che possono salvare la vita di tanti bambini;
    interventi che diventano indispensabili anche per seguire le indicazioni telefoniche delle centrali operative dell'emergenza sanitaria del 118;
    la manovra di Heimlich, che prende il nome dal medico statunitense Henry Heimlich, che per primo la descrisse nel 1974, è una tecnica di primo soccorso per rimuovere un'ostruzione delle vie aeree e costituisce un'efficace misura per risolvere in modo rapido molti casi di soffocamento ma, purtroppo non è comunemente diffusa,

impegna il Governo

   a prevedere e a organizzare, a livello nazionale, una immediata campagna informativa volta alla diffusione della manovra di Heimlich;
   ad assumere iniziative per prevedere l'obbligatorietà di corsi di formazione sulla manovra di Heimlich per educatori d'asilo ed insegnati della materna e delle scuole primarie;
   a promuovere tutte le iniziative necessarie, sempre nel rispetto delle competenze regionali in materia sanitaria, affinchè all'interno dei consultori materno infantili siano insegnate durante i corsi preparto le tecniche di Heimlich.
(7-00162) «Burtone, Lenzi, Amato, Biondelli, Casati, D'Incecco, Grassi, Iori, Murer».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   PRODANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   secondo l'ultima rilevazione periodica (ottobre 2013) di Federterme – l'organizzazione italiana rappresentativa delle aziende termali del nostro Paese – questo comparto rilevante per il nostro sistema economico, turistico, produttivo e occupazionale sta registrando una timida controtendenza positiva;
   il settore termale, forte di circa 350 stabilimenti distribuiti in 20 regioni e 170 comuni, ha vissuto nel 2012 un netto ridimensionamento dei livelli di attività determinato, secondo l'associazione, dal deterioramento del clima di fiducia e dal marcato inasprimento della tassazione, fattori che «hanno spinto le famiglie a ridurre ulteriormente sia la domanda per le cure termali sia quella per gli altri beni e servizi erogati dagli stabilimenti, quali quelli alberghieri, di ristorazione o quelli relativi al benessere»;
   i ricavi totali del 2012 si sono attestati a 719,3 milioni di euro e, rispetto al 2011, la flessione del 6 per cento è da ascrivere alle cure termali (- 7,8 per cento), mentre per gli altri beni e servizi si sono riscontrate tendenze meno sfavorevoli (- 4,4 per cento);
   il Presidente dell'associazione Costanzo Jannotti Pecci il 17 ottobre 2013 ha dichiarato che «è presto per parlare di una reale inversione della negativa tendenza che ha caratterizzato il triennio passato ma i dati raccolti da Federterme consentono di sperare in un lenta ripresa, in quanto secondo i primi risultati dell'indagine, condotta presso un campione di imprese associate, nel periodo gennaio/settembre 2013 il giro d'affari e il risultato operativo del settore termale hanno evidenziato un qualche timido segnale di miglioramento: l'andamento economico e della produzione, pur proseguendo in territorio negativo è apparso meno sfavorevole nel confronto tendenziale, il che fa supporre che le aziende, almeno per quanto concerne la redditività gestionale, che pur rimanendo negativa, sembrerebbe aver superato la fase di maggiore intensità della recessione»;
   nei primi 9 mesi del 2013 i ricavi del settore sarebbero rimasti invariati rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente mentre risulta incisiva la flessione registrata dai costi di produzione (- 9 per cento) per effetto del taglio delle spese per il personale (- 8 per cento) e delle spese per i beni e servizi (- 9 per cento);
   il quadro normativo esistente, unito all'introduzione di nuovi modelli di termalismo legati alla cultura del «wellness», non ha promosso il rilancio efficace del comparto che dispone ancora di notevoli margini di sviluppo economico e occupazionale, visto il suo stretto legame con il servizio sanitario nazionale e la rimborsabilità di alcune prestazioni che rientrano nella sfera terapeutica-sanitaria;
   politiche per il rilancio del termale sono state chieste, negli ultimi anni, sia dagli operatori del settore che dalle regioni in cui sono presenti gli stabilimenti; a questi appelli non hanno fatto seguito interventi necessari e urgenti, di natura strutturale, da parte dei governi –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare per favorire il rilancio del settore termale italiano, ampiamente sottostimato per le potenzialità legate non solo all'indotto ma anche alla sua attrattività turistica e occupazionale. (4-02464)


   PRODANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   l'Ufficio europeo dei brevetti è l'organo esecutivo dell'Organizzazione europea dei brevetti (European Patent Organisation-EPO) istituita con la Convenzione sul brevetto europeo sottoscritta a Monaco di Baviera (Germania) nel 1973;
   la finalità principale di questo ente è la concessione dei brevetti europei – la cui valenza è assicurata in più Paesi membri con un solo iter procedurale – sotto la supervisione del Consiglio di amministrazione, altro organo di gestione dell'EPO;
   la domanda per la licenza può essere presentata immediatamente o entro un anno dal deposito del brevetto nazionale e consente di ottenere un documento valido non solo in tutti gli Stati dell'Unione europea ma anche negli altri Paesi che hanno aderito all'accordo: Albania, Islanda, Liechtenstein, Repubblica di Macedonia, Principato di Monaco, Norvegia, San Marino, Serbia, Svizzera e Turchia;
   l'Ufficio svolge ricerche ed esamina le domande per il brevetto europeo e le applicazioni internazionali depositate ai sensi del Trattato di cooperazione in materia di brevetti, oltre ad essere competente per l'esame delle opposizioni legali presentate contro brevetti stessi;
   su uno staff di circa 7000 dipendenti, l'Italia è presente per circa l'8 per cento, contro il 24 per cento della Germania, il 10 per cento dei Paesi Bassi e il 18 per cento della Francia;
   la rappresentanza italiana è guidata dal 2006 da Mauro Masi – ex direttore generale della Rai (2009/2011) e attuale amministratore delegato della CONSAP (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici spa) del Ministero dello sviluppo economico (MISE) – in qualità di delegato per la proprietà intellettuale della Direzione per la mondializzazione e le questioni globali del Ministero degli affari esteri;
   il rappresentante supplente designato è la dottoressa Loredana Gulino, dirigente del Ministero dello sviluppo economico a capo della Direzione generale per la lotta alla contraffazione – Ufficio italiano brevetti e marchi;
   il settore brevettuale sta vivendo una fase di transizione: a partire dal 1o gennaio 2014 dovrebbe entrare in vigore il brevetto europeo unitario, da non confondere con quello preesistente, che avrà una validità di 20 anni a decorrere dal deposito della relativa domanda;
   il 16 aprile 2013 la Corte di Giustizia dell'Unione europea ha respinto il ricorso di Italia e Spagna contro la decisione del Consiglio dell'Unione europea sul ricorso alla procedura di cooperazione rafforzata, nella quale sono stati coinvolti solo dodici Paesi membri, per l'approvazione degli atti relativi al brevetto unitario;
   l'Italia si è opposta in quanto la normativa in via di definizione prevede una licenza in sole tre lingue (inglese, francese e tedesco) con la totale esclusione dell'italiano e dello spagnolo, fatto che può discriminare non poco le aziende nostrane costrette a sobbarcarsi i costi aggiuntivi di traduzioni –:
   a quante riunioni dell'Ufficio europeo dei brevetti il dottor Masi abbia effettivamente partecipato dal 2006 ad oggi;
   se il Governo intenda valutare il rinnovo della rappresentanza italiana di vertice presso l'EPO, visto che il dottor Masi riveste un'ulteriore carica apicale, in questo caso in un'azienda dello Stato, mentre il settore brevettuale italiano necessita della dovuta attenzione per le modifiche comunitarie allo studio;
   quali iniziative il Governo intenda assumere in ambito comunitario per fare in modo che la nuova figura brevettuale contempli, tra le lingue ufficiali, anche quella italiana. (4-02468)


   GRILLO, DI VITA, DALL'OSSO, MANTERO, NUTI, MARZANA e LOREFICE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
   in base alla normativa vigente il diritto a prendere visione e a ricevere copia di documenti amministrativi degli enti pubblici o delle aziende sanitarie è giuridicamente previsto e tutelato per i deputati del Parlamento siciliano;
   per «documento amministrativo» (ai sensi dell'articolo 22 della legge n. 241 del 1990 come modificato e integrato dalla legge n. 15 del 2005), si intende qualsiasi contenuto informativo, a prescindere dal suo supporto (testo su supporto cartaceo o elettronico, registrazione sonora, visiva o audiovisiva) che verta su aspetti relativi alle politiche, iniziative e decisioni di competenza di una pubblica amministrazione e concernenti attività di pubblico interesse;
   tutti i documenti amministrativi sono accessibili ad eccezione di quelli previsti dagli articoli 22 e 24, commi 1, 2, 3, 4 e 5, della legge 7 agosto 1990, n. 241;
   l'attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di efficacia e di pubblicità e di trasparenza, secondo le modalità previste dalla legge nonché dai principi dell'ordinamento comunitario (articolo 1 della legge n. 241 del 1990, modificata e integrata dalla legge n. 15 del 2005);
   non solo è previsto il diritto di prendere visione degli atti di un procedimento, ma anche che l'attività amministrativa deve ispirarsi al principio di trasparenza, inteso come accessibilità alla documentazione dell'amministrazione;
   ai sensi dell'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica n. 352 del 1992, il diritto di accesso è riconosciuto anche «alle amministrazioni, associazioni e ai portatori di interessi pubblici o diffusi»;
   la legge n. 241 del 1990 prevede che le pubbliche amministrazioni determinano per ciascun tipo di procedimento il termine entro cui esso deve concludersi, con apposita disciplina, e laddove non abbiano provveduto in tal senso, il termine è di 90 giorni (legge n. 15 del 2005);
   la materia relativa al diritto di accesso agli atti è regolamentata dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, come modificata ed integrata dalla legge 11 febbraio 2005, n. 15, e dalla legge del 18 giugno 2009, n. 69, e secondo quanto stabilito dal regolamento di attuazione di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 184 del 12 aprile 2006, emanato a norma dell'articolo 23 della legge n. 15 del 2005;
   il diritto di accesso agli atti amministrativi in Sicilia è regolamentato dalle leggi regionali n. 10 del 30 aprile 1991, n. 10 del 15 maggio 2000, n. 4 del 16 aprile 2003, n. 241 del 7 agosto 1990, n. 340 del 24 novembre 2000, nonché dai decreti del Presidente della regione D. P. Reg. n. 12 del 16 giugno 1998 e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 352 del 27 giugno 1992;
   l'onorevole Stefano Zito del M5S, nella qualità di deputato regionale (ARS) della XVI legislatura, Vice Presidente della VI Commissione Sanità e componente della commissione d'inchiesta sulla Mafia in Sicilia, aveva richiesto informazioni sulla dotazione dei vari ospedali (comprensiva dei nominativi dei dirigenti) sulle tabelle DRG del settore pubblico e privato, sugli atti di nomina (soprattutto dei primari facenti funzione), di assunzione e di spostamento di personale da un reparto all'altro o da un reparto agli uffici, sulle attrezzature non funzionanti e inutilizzate (cosa in qualche modo collegata all'esistenza di lunghe liste di attesa), sulla frequenza di utilizzo di tac, risonanze magnetiche e altro. Notizie erano state chieste dal deputato anche sui codici 048 (neoplasie) attivi in provincia di Siracusa dal 1990 al 2012;
   l'onorevole Zito il 3 ottobre 2013 e il 30 ottobre 2013 ha inviato ben due solleciti al commissario straordinario e al direttore sanitario dell'ASP di Siracusa;
   il deputato Zito, vicepresidente della commissione sanità dell'Assemblea regionale siciliana, si è visto negare l'accesso ai documenti con lettera prot. 3608 del 4 novembre 2013 a firma congiunta del direttore sanitario aziendale Anselmo Madeddu peraltro anche dirigente responsabile provinciale dell'AIRT e del commissario straordinario all'ASP di Siracusa Mario Zappia. La richiesta da parte del deputato secondo i vertici dell'Asp, peraltro a giudizio degli interroganti responsabili «pro tempore» del totale dissesto ed abbandono dell'ASP, è «incessante, sistematica e senza precedenti» e rischia di «intralciare le attività istituzionali ed il buon andamento della pubblica amministrazione»;
   lo stesso presidente dell'Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone ha detto in aula: «Il diritto di accesso diretto agli atti, che spetta ai parlamentari siciliani, va salvaguardato» –:
   di quali elementi disponga il Governo, anche per il tramite della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, in merito al diniego di accesso ad atti riguardanti la conoscenza di dati relativi alla struttura sanitaria e alla loro attività, riguardanti il merito dell'attività elettiva dell'onorevole Zito, Vice presidente della commissione servizi sociali e sanitari, con particolare riferimento alla conformità della risposta prot. 3608 del commissario straordinario e del direttore sanitario dell'ASP di Siracusa ai principi desumibili dalla normativa in materia;
   quali iniziative, anche normative, intenda intraprendere, per quanto di competenza, per potenziare la garanzia dell'accesso agli atti in relazione all'interesse della conoscenza degli stessi, tenuto conto delle prerogative derivanti dalla legge n. 241 del 1990 e dalle altre norme vigenti. (4-02472)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:


   TIDEI e AMENDOLA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il 23 dicembre 2010 è entrata in vigore la convenzione internazionale per la protezione dalle sparizioni forzate (International Convention for the Protection of All Persons from Enforced Disappearance), adottata dall'assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2006. La convenzione è stata aperta alla firma il 6 febbraio 2007 a Parigi e ha raccolto sinora 92 sottoscrizioni;
   l'Italia ha aderito alla convenzione il 3 luglio 2007, ma non l'ha ancora ratificata, mentre già altri 39 Paesi hanno proceduto alla ratifica, tra cui, in Europa, Spagna, Francia, Germania, Olanda e Austria;
   la convenzione ha colmato una lacuna del diritto internazionale ed è stata giudicata da molti giuristi come uno dei più efficaci strumenti in materia di diritti umani mai adottati dall'Onu. È infatti una delle nove convenzioni centrali dell'ONU sulla protezione dei diritti dell'uomo e prevede per gli Stati parte l'espresso divieto di effettuare «sparizioni forzate», di garantire il diritto alla riparazione per le vittime di tale reato, di istituire garanzie rigorose a tutela delle persone private della libertà, compreso il divieto assoluto di detenzione segreta, di istituire in seno alle Nazione Unite un comitato di esperti col compito di controllare l'applicazione della convenzione e di intraprendere azioni sui casi individuali;
   la sparizione forzata è stata riconosciuta crimine contro l'umanità dall'articolo 7 dello statuto di Roma del 17 luglio 1998 per la costituzione del tribunale penale internazionale e dalla risoluzione delle Nazioni Unite numero 47/133 del 18 dicembre 1992;
   il fenomeno delle sparizioni forzate è universale e «ferisce» non soltanto le vittime dirette ma anche le loro famiglie, gli amici e l'intera società; al gruppo di lavoro competente delle Nazioni Unite per la lotta contro la sparizione forzata, attivo dal 1980, sono stati sottoposti oltre 52.000 casi accaduti in 90 Paesi. Fino ad oggi più di 42.000 non sono stati chiariti;
   la ratio della convenzione rispecchia la convinzione dell'Italia che si debba fare tutto il possibile per impedire questo grave crimine; l'ordinamento giuridico italiano risulta già conforme in molti punti agli obblighi sanciti dalla convenzione, ma richiede alcune modifiche di legge perché sia applicata integralmente, tra cui la creazione di un nuovo reato che sanzioni la sparizione forzata come fattispecie a sé stante;
   come illustrato nella relazione tecnica al progetto di legge di ratifica ed esecuzione della convenzione depositato in Parlamento il 18 luglio 2013, l'entrata in vigore del nuovo accordo non comporta oneri finanziari, non prevede oneri organizzativi a carico di regioni o enti locali ne organizzativi e burocratici a carico dei cittadini e delle imprese –:
   per quali ragioni il Governo non sia ancora pervenuto alla presentazione di un disegno di legge recante ratifica ed esecuzione della Convenzione internazionale per la protezione dalle sparizioni forzate, firmata dall'Italia oltre 6 anni fa e se intenda farlo prima della fine di quest'anno. (5-01421)


   DEL GROSSO, SPADONI, TACCONI, MANLIO DI STEFANO, DI BATTISTA, GRANDE, SIBILIA e SCAGLIUSI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-02016, a prima firma Sibilia, è stata esposta la nota vicenda relativa alla nave Artic Sunrise, nave rompighiaccio di Greenpeace, battente bandiera olandese, in navigazione nel mar Artico per protestare in maniera pacifica contro le trivellazioni petrolifere della multinazionale del petrolio Gazprom;
   secondo la ricostruzione dei fatti, sembra che la nave sia stata abbordata dagli uomini della sicurezza Gazprom con armi in pugno e conseguentemente sequestrata con tutto il suo equipaggio, tra cui il nostro connazionale Cristian D'Alessandro, arrestato con l'accusa dapprima di pirateria e poi di attivismo vandalico;
   secondo l'ultimo filmato rilasciato dall'associazione ambientalista sembra che l'abbordaggio con armi in pugno da parte degli uomini della sicurezza Gazprom in acque internazionali sia avvenuto in violazione delle norme di diritto internazionale; pertanto, la Russia non avrebbe potuto sequestrare la nave Arctic Sunrise in tali acque né abbordare la stessa in quanto territorio olandese; conseguentemente, anche gli arresti risulterebbero essere illegittimi;
   sembra inoltre che all'equipaggio della nave ambientalista, subito dopo l'arresto, sia stata negata anche l'assistenza legale;
   non è a tutt'oggi ancora stato chiarito se: l'abbordaggio della nave dell'associazione ambientalista non si configuri come palese violazione delle norme del diritto internazionale, e se l'arresto e la detenzione in imprecisate condizioni umane dell'equipaggio di Greenpeace, rimasto per parecchi giorni senza assistenza legale, non rappresenti una palese violazione dei diritti umani –:
   quale sia la posizione del Governo in ordine a quanto esposto in premessa e, in particolare, se non ritenga che l'operato della Russia sia da ritenere illegittimo e quindi quali iniziative diplomatiche stia adottando in particolare per la tutela di Cristian D'Alessandro. (5-01422)


   SCOTTO, FRANCO BORDO, DURANTI, PIRAS e MARCON. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il gruppo navale della Portaerei Cavour, nave ammiraglia della Marina Militare, effettuerà una crociera di cinque mesi, con partenza il 13 novembre 2013 dal porto di Civitavecchia e rientro nel porto di Taranto il 7 aprile 2014;
   la crociera toccherà i porti di 13 Paesi africani e 7 del golfo Arabico, ovvero Jedda (Arabia Saudita), Gibuti (Gibuti), Abu Dhabi (E.A.U.), Mina Sulman (Barhein), Kuwait City (Kuwait), Doha (Qatar), Mascate (Oman), Dubai (E.A.U.), Mombasa (Kenya), Antseranana (Madagascar), Maputo (Mozambico), Durban (Sudafrica), Cape Town (Sudafrica), Luanda (Angola), Pointe-Noire (Congo), Lagos (Nigeria), Tema (Ghana), Dakar (Senegal), Casablanca (Marocco) e Algeri (Algeria);
   tale viaggio è chiamato «Sistema Paese in Movimento» e prevede l'utilizzo della Portaerei Cavour come spazio espositivo itinerante per la mostra dei propri prodotti da parte di alcune aziende italiane tra le quali: la ditta Beretta, Gruppo Ferretti, Blackshape, Ferrero, Federlegno Arredo, Elettronica, Intermarine, Mermec Group, Pirelli e Finmeccanica;
   è prevista una preponderante presenza di imprese industriali del settore militare e di produzione di sistemi d'arma con relativo marketing dei propri prodotti. Ad esempio, le aziende del gruppo Finmeccanica presenteranno a bordo della Cavour e sul ponte di volo la loro produzione più aggiornata: AgustaWestland (elicotteri NH90 e AW101), OTO Melara (sistema d'arma 127/64 LW Vulcano e relativa famiglia di calibri, STRALES evoluzione dei cannoni navali da 76 mm, munizione guidata DART), Selex ES (fornitore e integratore di sistemi radar e di combattimento tra cui i sistemi imbarcati sulle fregate FREMM, una delle quali partecipa alla campagna), WASS (siluro pesante Black Shark, siluro leggero A244/S Mod. 3, contromisure e sonar), Telespazio (comunicazioni integrate e geoinformazione), MBDA (missili Aspide 2000, Aster 15 e 30, Marte MK2/S e Teseo/Otomat);
   saranno presentati in tale occasione anche i sistemi d'arma missilistici che compongono il weapon package dell'Eurofighter, come il Marte ER (Extended Range), lo Storm Shadow, il Meteor e il Brimston DM (Dual Mode);
   alcuni dei Paesi toccati dalla crociera del gruppo navale Cavour sono Stati senza una democrazia parlamentare o caratterizzati da regimi autoritari, ed in alcuni di questi sono in corso conflitti armati;
   la crociera prevede un costo complessivo di 20 milioni di euro di cui, pare, 13 coperti dagli sponsor commerciali e 7 a carico dello Stato;
   appare agli interroganti improprio il ruolo in questa circostanza dei membri delle Forze armate italiane che sembrano svolgere attività analoghe a quelle degli agenti di commercio –:
   quali siano gli intendimenti in merito del Ministro interrogato e in particolare se consideri legittima e opportuna la scelta di andare a vendere armamenti a Paesi governati da regimi non democratici e/o con conflitti interni in corso, utilizzando peraltro strutture dello Stato italiano. (5-01423)


   GIANLUCA PINI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il 3 novembre 2013, il quotidiano libico in lingua inglese Libya Herald ha dato notizia dell'imminente avvio di una missione italiana di sorveglianza aerea ed elettronica dei confini della Libia;
   il dispositivo coprirebbe i confini libici dalla zona di Owaynat, prossima alla frontiera egiziano-sudanese, fino al punto di giunzione tra Libia, Tunisia ed Algeria, ed avrebbe per scopo quello di ridurre i flussi migratori clandestini diretti dal cuore dell'Africa verso il Mediterraneo;
   secondo il predetto quotidiano libico, a dar l'annuncio dell'imminente avvio della missione di sorveglianza sarebbe stato lo stesso Primo Ministro, Ali Zeidan, nel corso di una conferenza stampa tenuta il 30 ottobre 2013 –:
   se le affermazioni rese dal Primo Ministro libico Ali Zeidan corrispondano o meno al vero, per quanto sia a conoscenza del Governo. (5-01424)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   SOTTANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la VECO spa è una fonderia di ghisa di seconda fusione, con opificio ubicato da oltre cinquant'anni nel comune di Martinsicuro nella provincia di Teramo;
   alla suddetta società, è stata recapitata l'ordinanza del sindaco n. 185 del 13 settembre 2013 che impone all'azienda di adottare, con effetto immediato nelle modalità operative, tutti gli accorgimenti necessari a limitare le emissioni rumorose nelle ore notturne dalle 22,00 alle 06,00, con particolare riguardo alle aree confinanti con le abitazioni;
   è bene precisare che nelle immediate vicinanze dell'opificio insiste un'unica palazzina che, sembrerebbe abitata stabilmente da una sola famiglia, e saltuariamente – solo nel periodo estivo – da altri condomini;
   il piano comunale di classificazione acustica, approvato con delibera di Consiglio n. 5 del 23 gennaio 2007, approva in «classe 3» il condominio in parola, mentre l'area industriale confinante, dove ha sede la VECO spa, in «classe 5»;
   non si comprende come due aree adiacenti, siano state classificate in maniera così vistosamente diversa, in contrasto con quanto previsto dall'articolo 4, comma 1, lettera a), della legge n. 447 del 1995 che impone il divieto di contiguità di aree i cui valori di qualità si discostino di più di 5 dB (A);
   in data 24 ottobre 2013 il consiglio comunale di Martinsicuro, ha approvato all'unanimità una mozione con la quale si chiede all'amministrazione comunale di agire immediatamente, di concerto con gli uffici tecnici, affinché il piano di classificazione acustica sia adeguato alla delibera consiliare del 23 gennaio 2007 ed alla legge n. 447 del 1995;
   la società, inoltre, nel mese di ottobre, ha ricevuto numerosi e ripetuti controlli:
    da parte dell'Arta Abruzzo – sede di Teramo – e del NOE di Pescara che ha anche consegnato un decreto di ispezione, perquisizione e sequestro della procura della Repubblica presso il tribunale di Teramo;
    da parte della ASL 4 Teramo – sezione prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro – sede di Nereto (Teramo);
   la Società dà stabile occupazione ad oltre 80 dipendenti nel comune di Martinsicuro, oltre all'indotto quantificabile in altrettante n. 80 unità; soprattutto, si tratta di un'azienda che in un momento di grave difficoltà dell'industria, riesce a mantenere quote di mercato ed onorare la propria firma come sempre fatto in 52 anni di storia, probabilmente da molto tempo prima della ristrutturazione della suddetta palazzina che, in origine sarebbe stata accatastata come «residenza temporanea di braccianti agricoli»;
   la direzione aziendale – fermi restando i notevoli e massicci investimenti effettuati negli ultimi anni in tema di tutela dell'ambiente e sicurezza nei luoghi di lavoro – si è mostrata disponibile ad apportare ogni utile intervento mirato a migliorare ulteriormente l'ambiente e la qualità della vita di quanti vivono in prossimità dell'azienda, ma il tutto deve essere compatibile con l'ammontare dei costi da sostenere e con i tempi di realizzazione degli interventi stessi;
   le prescrizioni intimate non tengono conto delle suddette variabili, mentre sarebbe auspicabile, che si potessero ottenere dilazioni congrue, al fine di consentire all'azienda di programmare ulteriori interventi per il miglioramento dell'impatto ambientale;
   secondo una dichiarazione di un rappresentante della Fiom-Cgil al quotidiano Il Centro di sabato 26 ottobre 2013. «Mi auguro che il ruolo della politica torni ad essere il perno per la risoluzione del problema, ci sono interessi legittimi di salute pubblica e lavoro che vanno tutelati. Spero che si apra un tavolo per trovare le migliori soluzioni dopo la mozione votata da tutti. L'atto dovuto, ovvero l'ordinanza emessa dal Sindaco, poteva essere preceduta dalla discussione intorno a un tavolo che non è stata fatta» –:
   quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze e nel rispetto dei controlli e delle verifiche che le autorità competenti stanno effettuando, intendano adottare al fine di contribuire a trovare una equilibrata soluzione al problema e garantire la continuità aziendale e la salvaguardia dei posti di lavoro, e scongiurare il pericolo che un'Azienda storica – protagonista dell'industria della provincia – rischi di scomparire. (3-00432)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ELVIRA SAVINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   secondo i dati forniti dal servizio di tutela delle acque della regione Puglia il servizio di depurazione copre solo il 77 per cento del fabbisogno totale. I numeri evidenziano che il 23 per cento dei cittadini pugliesi, circa un milione di abitanti, scarica i propri reflui senza che questi vengano depurati;
   sui 187 depuratori che coprono il servizio su tutto il territorio regionale, insistono ancora problemi di funzionamento, criticità e situazioni irrisolte che in alcuni casi rendono inefficace la depurazione dei reflui;
   13 impianti scaricano in falda, con grave rischio di inquinamento delle acque sotterranee;
   come certificano i dati Arpa relativi al 2012 altri depuratori presentano problemi nel funzionamento e gli scarichi risultano non conformi;
   in molti casi il mal funzionamento degli impianti è causato anche all'ingresso nei depuratori di reflui particolari (scarti dell'industria casearia o olearia, industriali o un apporto eccessivo di acque di pioggia spesso legate alla incapacità dei tessuti urbani di drenare l'acqua);
   in base ai dati a disposizione dell'Acquedotto pugliese questo è un problema che riguarda il 39 per cento degli impianti a livello regionale ma in alcune province arriva ad oltre l'80 per cento, come nel caso dei depuratori della BAT;
   come si evince dal dossier Mare Monstrum 2013 di Legambiente la Puglia, inoltre, è la quarta regione a livello nazionale per numero di illeciti legati all'inquinamento del mare riscontrati nel 2012, con 261 infrazioni, pari al 10,1 per cento sul totale, sono, tra l'altro, 328 le persone denunciate e arrestate e 156 i sequestri;
   la provincia di Lecce, insieme a quella di Foggia, possiede il maggior numero di impianti, seguita da quella di Taranto e Brindisi;
   la cospicua presenza degli stessi porta ogni anno a interrogarsi su come limitare i danni causati dai reflui depurati male che deturpano le acque cristalline e le battigie dei due mari tra i più belli d'Italia: l'Adriatico e lo Ionio;
   ci sono anche impianti che esistono da anni ormai ma che non sono mai entrati in funzione;
   secondo il dossier di Legambiente «La depurazione in Puglia: stato dell'arte e proposte per uscire dall'emergenza ambientale», per uscire dall'emergenza ambientale che ancora oggi riguarda il trattamento degli scarichi, è necessario un rapido ed efficace intervento complessivo sul sistema depurativo e sulla tutela delle acque;
   a richiamare l'Italia e la Puglia sull'urgenza degli interventi è giunta anche l'Europa con ben due procedure d'infrazione (che coinvolgono sia gli agglomerati che i comuni pugliesi), per una delle quali — nel luglio del 2012 — è arrivata anche una sentenza di condanna, poiché 109 agglomerati (sopra 15 mila abitanti equivalenti che scaricano in aree non sensibili) non rispettano le indicazioni della direttiva europea;
   grazie ai finanziamenti derivanti dal CIPE e dai fondi FESR 2007-2013, la regione oggi dispone di oltre 300 milioni di euro per mettere in campo interventi che vanno dall'adeguamento normativo di impianti esistenti, al completamento dei sistemi fognari, ai lavori di manutenzione fino all'ammodernamento degli impianti;
   tale finanziamento rappresenta un'importante occasione per porre fine a molte delle questioni irrisolte ancora oggi, come dimostrano i casi riportati nel dossier –:
   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda porre in essere affinché si assicuri l'attuazione di interventi risolutivi e immediati per far fronte ai problemi della depurazione, utilizzando efficacemente le risorse economiche stanziate e disponibili e vigilando sulla concreta attuazione degli interventi medesimi e sull'utilizzo dei fondi stanziati, al fine di ottenere la chiusura della procedura di infrazione in corso. (4-02463)


   CAPELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 204 del 31 agosto 2013 del decreto-legge n. 101, entrato in vigore 1o settembre 2013 sono state confermate le modifiche dei soggetti interessati ad aderire al SISTRI e del calendario dell'operatività del sistema;
   a seguito delle modifiche apportate il sistema riguarderà solo i produttori e gestori di rifiuti pericolosi i quali dal punto di vista operativo dovranno rispettare le seguenti previsioni: dal 1o ottobre 2013 solo per i gestori di rifiuti pericolosi (smaltitori-recuperatoritrasportatori-commercianti-intermediari) con o senza detenzione, compresi i nuovi produttori (nuova definizione introdotta dal decreto secondo cui è «nuovo produttore» chiunque effettua operazioni di pretrattamento, di miscelazione o altre operazioni che modifichino la natura o la composizione dei rifiuti [dunque che già esistono] e si distingue da produttore iniziale che è colui che per primo genera il rifiuto nell'esercizio della propria attività); dal 3 marzo 2014 sarà introdotta la categoria dei produttori di rifiuti pericolosi; tuttavia per consentire ulteriori semplificazioni, sarà possibile un'ulteriore proroga di sei mesi se a tale data le semplificazioni non saranno operative; in questa fascia sono ricompresi anche i comuni e le imprese di trasporto dei rifiuti urbani del territorio della regione Campania;
   il Sistri è un sistema telematico di tracciabilità dei rifiuti, per le aziende che producono rifiuti pericolosi e contano più 10 dipendenti e per le imprese di trasporto, trattamento e commercio di rifiuti. In altre parole il Sistri prevede la necessità di misure volte a garantire il controllo e la tracciabilità dei (soli) rifiuti pericolosi, dal momento della loro produzione a quello della conseguente destinazione finale, e che il trasporto degli stessi debba essere corredato da un documento, in formato elettronico, che riporti tutti i dati appropriati e necessari;
   il principale obiettivo delineato con l'attivazione del SISTRI era, dunque, il progressivo superamento della procedura documentale di tipo «cartaceo», sostituita da adempimenti da effettuare su mezzi digitali, ciò avrebbe dovuto portare a ripercussioni positive sulla riduzione dei costi sostenuti dalle imprese e sulla maggiore affidabilità delle operazioni a vantaggio della trasparenza, della conoscenza e della prevenzione dell'illegalità;
   il sistema presenta ancora criticità operative irrisolte, le quali producono innanzitutto una forte incertezza sulle modalità gestionali, neppure chiarita dalla «nota esplicativa» trasmessa dal Ministero a poche ore dall'attivazione parziale del SISTRI;
   le circostanze incerte nelle quali il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti è stato attivato si ripercuotono sull'intera filiera produttiva italiana, con ricadute negative immediate;
   dal 2009, data di emanazione del decreto ministeriale, circa 350.000 imprese italiane hanno dovuto versare il contributo annuale previsto per legge, per un importo totale di circa 500 milioni di euro, senza tuttavia ricevere in cambio alcun beneficio operativo, e dunque con il solo effetto di essere maggiormente gravate da una pressione fiscale già eccessiva;
   l'operatività complessiva del sistema è resa di fatto inefficace dal cattivo funzionamento dei dispositivi informatici dedicati, da una carente formazione degli operatori, oltre che dalla mancanza di interoperabilità e dalla lungaggine delle procedure informatiche necessarie per completare le singole operazioni, nonché dall'incerta evoluzione della normativa, tutti fattori che già hanno sostanzialmente bloccato l'efficienza del trasporto «intermodale»;
   a fronte di questa mancata operativa del sistema istituito dallo Stato di deve invece registrare la presenza, sul territorio nazionale, di un sistema operativo molto simile che funziona perfettamente la cooperativa sociale Telea garantisce da un anno il Servizio relativo al tracciamento della rimozione delle macerie pubbliche e private e connesso sistema di Open data per il monitoraggio pubblico dei dati in seguito all'affidamento effettuato da parte del soggetto attuatore per la rimozione delle macerie della regione Abruzzo;
   l'attività comprende: il «Servizio di supporto tramite Call Center per la comunicazione delle informazioni relative ai rifiuti movimentati provenienti dalla demolizione o dai lavori di ricostruzione a seguito del sisma del 6 aprile 2009»; la creazione e la successiva gestione, manutenzione e supporto dell'apposito Sito internet all'interno del quale è possibile consultare liberamente e scaricare i dati, in formato aperto ed aggiornati in tempo reale, relativi all'andamento della rimozione delle macerie;
   tale sistema di tracciamento delle macerie attivato a L'Aquila ha ricevuto diversi apprezzamenti a livello nazionale ed è stato indicato anche dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore Clini come un modello di buona pratica amministrativa in grado di «integrare» il SISTRI;
   il sistema, caratterizzato da una modalità di utilizzo estremamente semplice, è di proprietà pubblica e la sua implementazione è attuabile immediatamente a costi enormemente contenuti;
   infatti, dopo l'accreditamento al sistema effettuato on line dalle aziende coinvolte i dati vengono comunicati dai trasportatori direttamente via web o chiamando un call center, un'alternativa utile in caso di assenza di connessione Internet. Il call center invia un SMS di conferma in seguito a ciascuna comunicazione;
   per quanto riguarda la tracciabilità dei mezzi è stato installato l'Obu (on board unit, utilizzato anche per pagare i pedaggi di trasporto in Austria e Germania) un segnalatore Gps ritirabile presso l'Aci al costo di 163 euro una tantum a cui aggiungere altri 169 euro per l'abbonamento annuale della scheda telefonica. Per installarlo nessuna officina specializzata con tecnici formati appositamente ma un qualsiasi elettrauto o il dipendente della propria azienda, oppure semplicemente collegandolo all'accendisigari;
   infine per gestire il flusso di informazioni ad oggi è sufficiente il server locale della Regione. Un'applicazione su larga scala richiede unicamente il potenziamento del disco rigido di archiviazione;
   si tratta di un modello facilmente adattabile ad altri contesti, che non riguardano solo le macerie;
   così stante la situazione attuale estremamente problematica di operatività del SISTRI – per il quale il maggior onere d'adempimento grava soprattutto sui gestori degli impianti di destinazione dei rifiuti, i quali sono impossibilitati all'uso dei software di gestione aziendale per mancanza di interoperabilità degli stessi e risultano altresì gravati dall'obbligo aggiuntivo di dover compilare le «schede SISTRI» per conto di trasportatori e produttori, con evidenti ripercussioni sul carico di lavoro, che si traducono in ore straordinarie e ricorso a personale esterno alle ditte, con inevitabili e ingiustificati maggiori oneri economici-prendere in considerazione un sistema operativo già implementato e sperimentato eviterebbe ulteriori inutili costi –:
   se i Ministri interrogati intendano attivare soluzioni normative urgenti finalizzate alla sospensione immediata di ogni effetto applicativo del SISTRI, nella sua attuale impostazione e concezione, arrivando ad una veloce e definitiva cancellazione del «sistema di tracciamento dei rifiuti», così come concepito e varato;
   se intendano assumere altresì iniziative normative per prevedere forme di rimborso alle imprese italiane obbligate per i contributi dalle stesse versati dall'anno 2009, eventualmente anche tramite la formula del «credito d'imposta»;
   se non ritengano opportuno dare avvio all'implementazione del nuovo sistema di tracciamento dei rifiuti elaborato da Telea in quanto è stato dimostrato, attraverso il suo utilizzo, che soddisfa i criteri di semplicità ed efficacia che costituivano i presupposti ispiratori del SISTRI. (4-02465)

DIFESA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DURANTI e PIRAS. —Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nel quadro dei processi di riorganizzazione del Ministero della difesa, conseguenti alle misure imposte dal decreto-legge n. 95 del 2012, convertita, con modificazioni, dalla legge 14 agosto 2012, n. 135 e di quanto previsto dalla direttiva Ministeriale in merito alla politica militare per l'anno 2013 (punto 80), il segretariato centrale della difesa avrebbe deciso di affidare ad una società privata di consulenza, la «Price Waterhouse Coopers», lo studio per l'accorpamento a guida civile delle direzioni del personale (Persomil, Persociv, Previmil), nonché una revisione e semplificazione delle procedure adottate per la trattazione delle rispettive competenze;
   a quanto consta agli interroganti, il 17 settembre tale società, tramite suoi rappresentanti, ha presentato ai direttori generali delle tre direzioni sopra indicate un progetto per la revisione del modello organizzativo, finalizzato alla ottimizzazione del fabbisogno di organico e si è insediata, con la disponibilità di una sala, per circa due mesi presso la direzione generale per il personale militare per la fase propedeutica alla concretizzazione del progetto, relazionandosi successivamente, fino al mese di settembre 2013, con i dirigenti interessati al fine dello studio di riorganizzazione –:
   se non ritenga opportuno chiarire se sia stato stipulato o sia in corso di stipula un contratto di consulenza con la società «Price Waterhouse Coopers» e quali siano gli eventuali oneri dello stesso;
   se non ritenga opportuno chiarire, qualora non sia stato stipulato alcun contratto di consulenza con la predetta società, a che titolo i rappresentanti della stessa abbiano svolto le attività, tutte documentabili, rappresentate in premessa.
(5-01418)


   DURANTI e PIRAS. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nel quadro della previsione normativa di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di revisione in senso riduttivo dell'assetto strutturale e organizzativo delle Forze armate, in attuazione della legge delega 31 dicembre 2012, n. 244, con atto di nomina a firma del Capo di Stato Maggiore della Difesa è stato costituito un gruppo di progetto per lo studio della ripartizione delle funzioni attinenti alla gestione del personale con durata fino al 30 giugno 2014;
   tale gruppo di progetto sta quindi operando nella previsione di una possibile, diversa ripartizione, rispetto all'attuale, delle funzioni e dei compiti fra le aree tecnico-operativa e tecnico-amministrativa, ed entro il mese di ottobre dovrebbe definire i lineamenti generali di revisione della funzione del personale anche in termini di proposte propedeutiche alla modifica del vigente quadro normativo –:
   quali siano lo stato di avanzamento e le eventuali risultanze dei lavori del gruppo di progetto in argomento;
   se le finalità del gruppo di progetto non siano in contrasto con quanto previsto dall'articolo 1, comma 1, lettera a), n. 2, dello schema di decreto legislativo citato chi introduce, nel decreto legislativo n. 66 del 2010, un articolo 2-bis «e) la tendenziale attribuzione di funzioni e compiti tecnico-amministrativi al personale civile di livello dirigenziale e non dirigenziale appartenente ai ruoli del Ministero della Difesa», poiché l'assetto ordinativo dello Stato Maggiore della Difesa e dei singoli Stati Maggiori non prevede in organico dirigenti civili;
   quali siano le motivazioni di carattere economico e funzionale che portano a ipotizzare, in merito alla gestione del personale, soluzioni organizzative diverse dalle attuali, frutto della «riforma Andreatta» e ispirate proprio ai principi enunciati nel predetto articolo 2-bis e che in un ottica di gestione uniforme e interforze del personale hanno ispirato, fra le altre, la costituzione della direzione generale per il personale militare che oggi rappresenta per organici, volume e complessità del lavoro svolto, la direzione generale di maggior rilievo nell'ambito dell'area tecnico-amministrativa;
   se risponda al vero che nell'ambito Stato Maggiore della Difesa si stia operando un ulteriore gruppo di lavoro finalizzato al transito delle competenze in materia di trattamento economico dalla predetta direzione generale agli Stati Maggiori di Forza armata. (5-01419)


   DURANTI, PIRAS, FAVA, KRONBICHLER e SCOTTO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nella notte fra il 25 di il 26 ottobre 2013, a trenta miglia a sud-ovest di Lampedusa, un barcone alla deriva con sopra 95 persone di origine siriana (fra cui 22 donne e 25 bambini) veniva soccorso dalla corvetta «Chimera», nell'ambito dell'operazione «Mare Nostrum»;
   tratti in salvo i migranti, dopo le prime procedure di soccorso, venivano chiesti loro i dati per l'identificazione e la consegna di soldi e oggetti, posti successivamente in sacchetti numerati per agevolare la riconsegna una volta arrivati sulla terra ferma;
   una volta sbarcati a Porto Empedocle, la maggior parte dei migranti reclamava indietro i propri averi, denunciando o la mancata consegna del sacchetto personale, o il danneggiamento dello stesso, tagliato sul fondo e privato del contenuto;
   successivamente, i migranti in oggetto hanno dato vita, con una trentina di denunce, a due inchieste, una della procura di Agrigento ed una della procura militare;
   si stima l'ammanco di contanti e di gioielli in circa 100.000 euro, come riportato da alcune testate giornalistiche (Repubblica su tutte con articolo del 31 ottobre 2013). Cifra più che verosimile, considerando l'appartenenza dei profughi siriani, in fuga dalla guerra, a classi sociali medio-alte, che hanno portato con se il massimo possibile per ricominciare una vita al di fuori del loro Paese;
   il giorno successivo allo sbarco, gli investigatori sono saliti a bordo della corvetta «Chimera», non trovando traccia alcuna dei soldi e dei gioielli spariti;
   quello del 25-26 ottobre 2013 è stato l'ultimo intervento, ad oggi, della corvetta «Chimera»;
   secondo fonti UNHCR, sono più di 6000 i cittadini siriani sbarcati sulle coste siciliane nel 2013, di cui oltre 3000 da agosto ad oggi –:
   se sia a conoscenza dell'episodio sopra esposto;
   se e come intenda verificare le responsabilità di tale, gravissimo, episodio. (5-01420)

Interrogazione a risposta scritta:


   DURANTI, PIRAS, SCOTTO e NICCHI. —Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   in novembre si svolgerà, nel Deserto del Negev, la più grande esercitazione di guerra aerea mai svoltasi in Israele col nome di Blue Flag. Insieme a Grecia e Usa i cacciabombardieri italiani Tornado, Eurofighter 2000, F-16 FaTcon e altri, che nel 2011 bombardarono la Libia partecipando a 1182 missioni nell'operazione Nato «Unified Protector», sono di nuovo pronti al decollo;
   la denominazione «Blue Flag» ricalca il modello di quella della U.S. Air Force. Saranno poche e selezionate le forze aeree invitate: quelle di Usa, Italia e Grecia;
   complessivamente parteciperanno alla Blue Flag oltre 100 aerei e 1000 militari. Sarà una esercitazione a fuoco, con impiego di bombe e missili a guida di precisione. Lo scenario simulerà un attacco in profondità in un territorio nemico dotato di forti difese aeree dopo averle neutralizzate, i cacciabombardieri colpiranno gli obiettivi terrestri rappresentati da bersagli disseminati nel deserto; nei duelli aerei, l'aviazione nemica sarà impersonificata dall’«Aggressor squadron» delle forze aeree israeliane, i cui piloti vengono addestrati a simulare varie tattiche di combattimento, «in particolare quelle delle forze aeree arabe»;
   l'articolo del Manifesto del 7 novembre 2013 «L'Italia si prepara alla guerra aerea» afferma che Israele attribuisce grande importanza alla Blue Flag. Le forze aeree israeliane, ha dichiarato il generale Amikam Norkin, stanno sperimentando nuove procedure «per abbreviare la durata delle future guerre» potenziando la propria capacità distruttiva: ciò permetterà di «accrescere di dieci volte il numero di obiettivi individuati e distrutti». Ora è il momento di sperimentare tale capacità in un'esercitazione congiunta con forze aeree avanzate, come quelle statunitense e italiana. A riprova delle capacità conseguite, Norkin ha sottolineato, in un'intervista a Defense News che negli 8 giorni dell'operazione «Pilastro di difesa» effettuata a Gaza nel novembre 2012, l'aviazione israeliana ha attaccato 1.500 obiettivi, il doppio di quelli attaccati nei 34 giorni della guerra in Libano nel 2006;
   la Blue Flag porterà ad integrare le forze aeree israeliane in quelle Nato. Finora esse avevano effettuato esercitazioni congiunte solo con singoli paesi dell'Alleanza, come quelle a Decimomannu con l'aeronautica italiana. In tal modo Israele, anche se ufficialmente non è membro della Nato, viene operativamente a far parte della sua strategia e delle sue operazioni militari. Ciò rientra nel «Programma di cooperazione individuale» con Israele, ratificato dalla Nato il 2 dicembre 2008, circa tre settimane prima dell'operazione israeliana «Piombo Fuso» contro Gaza. Esso comprende una vasta gamma di settori in cui «Nato e Israele cooperano pienamente»: scambio di informazioni tra i servizi di intelligence; connessione di Israele al sistema elettronico Nato; cooperazione nel settore degli armamenti; aumento delle esercitazioni militari congiunte; allargamento della cooperazione contro la proliferazione nucleare;
   Israele risulta l'unica potenza nucleare della regione che rifiuta di firmare il Trattato di non proliferazione e che ha respinto la proposta Onu di una conferenza per la denuclearizzazione del Medio Oriente;
   non risulta che il Parlamento Italiano sia stato informato della partecipazione italiana all'esercitazione in Israele, e delle sue implicazioni politiche, militari e economiche –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali siano i motivi per cui non si è ritenuto di informare il Parlamento di tale esercitazione;
   quali saranno i costi complessivi di tale esercitazione;
   se per il futuro, stante la necessità di operare per il rientro dallo scostamento dagli obiettivi di contenimento dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni entro il limite definito in sede europea, non ritenga che tali risorse potrebbero più utilmente essere utilizzate per sopperire alle spese relative alle molteplici necessità sociali che la crisi economica in corso ha reso indispensabili, dal finanziamento della cassa integrazione in deroga al problema della casa per le giovani generazioni, per fare solo alcuni esempi. (4-02470)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CATALANO, MANNINO e PARENTELA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'incertezza normativa a livello nazionale ed europeo nel settore delle compagnie low cost non di bandiera operanti in Italia ha creato problemi in ambito fiscale;
   in particolare, in riferimento alla base di Orio al Serio, Ryanair non ha operato come sostituto di imposta per i propri dipendenti;
   la conoscenza del valore netto della propria prestazione lavorativa è un valore irrinunciabile per il lavoratore soprattutto oggi, in presenza di norme contrattuali studiate ad hoc per eludere;
   la condotta di Ryanair non è conforme alla normativa in materia di contratti di lavoro;
   si apprende dalla stampa che l'Agenzia delle entrate ha mosso contestazione a piloti ed assistenti di volo alle dipendenze di Ryanair e in organico nella base di Orio al Serio;
   il decreto-legge n. 179 del 2012 (decreto «crescita 2.0») stabilisce che anche i vettori low cost sono sottoposti al regime fiscale nazionale;
   lo stesso decreto fissa cosa debba intendersi per «base aerea» specificando che essa si ha in presenza di locali e infrastrutture dove si esercita in modo stabile e continuativo l'attività di trasporto aereo avvalendosi di lavoratori dipendenti;
   si apprende dalla stampa che l'amministratore delegato e il dirigente della società sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Bergamo per il mancato versamento dei contributi per i dipendenti di Orio al Serio;
   la società, con comunicato stampa del 17 ottobre 2012, ha dichiarato che «Ryanair e il nostro personale che vola su aeromobili irlandesi da/per l'Italia rispettano pienamente la legislazione dell'Unione Europea in materia di tasse sul reddito e contributi sociali, le affermazioni di evasione di contributi sociali fatte il 16 ottobre 2012 dalla Procura di Bergamo sono false» –:
   se non intenda verificare se l'attuale quadro normativo è compatibile con il comportamento sopra richiamato, che agli interroganti appare elusivo, e se sussistano problemi analoghi con altre compagnie aeree;
   quali iniziative si intendano intraprendere per evitare ai dipendenti le pesanti conseguenze derivanti dalle azioni già poste in essere dall'Agenzia delle entrate. (5-01425)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nel corso della manifestazione indetta il 19 febbraio 2013 dalla rete «Abitare la crisi» sono stati fermati dalle Forze dell'ordine sei giovani manifestanti;
   nella richiesta di convalida e di applicazione di misura cautelare nei confronti delle sei persone, il PM Palamara ha motivato il fermo in quanto «vi è il concreto pericolo, per specifiche modalità e circostanze del fatto e per la personalità di chi è sottoposto ad indagini che chi è stato arrestato, se rimesso in libertà, commetta altri gravi delitti della stessa specie di quello per cui si procede atteso che le modalità e le circostanze dei fatti-reato sopraindicati denotano una spiccata pericolosità sociale di chi è stato arrestato, certamente tale da rendere assai probabile la reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi. Sul punto, come si evince dalla informativa dei carabinieri deve sottolinearsi “che tutti i fermati avevano a seguito contatti (appunti manoscritti e prestampati) utili a reperire eventuali difensori di fiducia. Il dettaglio, prima facie scevro ed insignificante, in realtà risulta fondamentale per la completa interpretazione del profilo dei fermati, i quali, presumibilmente intenzionati fin dal principio a commettere azioni illecite, accettando il rischio di poter eventualmente essere fermati da FFPP, avevano già pre-individuato avvocati e strutture utili a sostenere la propria difesa”»;
   i citati appunti manoscritti e prestampati sono stati sequestrati con decreto di perquisizione e sequestro del Pubblico Ministero nel quale si legge che «l'elenco dei difensori, numeri telefonici e siti web per il supporto legale evidenziano la previsione di eventuali azioni di violenza poi poste in essere dagli arrestati che avevano già individuato tutti gli strumenti idonei a sostenere la difesa in caso di fermo/arresto»;
   il Giudice per le indagini preliminari, invece, non ha ritenuto di dover procedere alla convalida dell'arresto e non ha emesso alcuna misura cautelare, a riprova del fatto che queste persone non dovevano e non potevano essere arrestate;
   le violenze subite in passato dai manifestanti giustificano le misure di cautela che hanno adottato, come quella di munirsi del riferimento di avvocati difensori in caso di arresto, ed è ormai consuetudine che determinate manifestazioni di piazza siano seguite da avvocati pronti ad intervenire ove i dimostranti siano fatti oggetto di palese violenza o di atti illegittimi da parte delle forze dell'ordine;
   le vicende del G8 di Genova, e di Napoli prima, hanno dimostrato che la sospensione del diritto alla difesa ha favorito comportamenti illegittimi ed intollerabili da parte delle forze dell'ordine: in particolare, nella famigerata caserma di Bolzaneto, il divieto di colloqui fra i fermati e i loro difensori disposto dalla procura genovese consentì agli agenti di perpetrare ogni genere di violenze per più di 36 ore;
   a parere dell'interrogante è inaccettabile che in uno Stato di diritto una prassi in uso da molto tempo tra i manifestanti (ovvero il premunirsi di numeri di telefono di legali in caso di eventuali arresti) possa configurarsi come ipotesi di predeterminazione degli scontri;
   in casi quali quello in esame sussiste, ad avviso dell'interrogante, il rischio di mettere in atto un «processo alle intenzioni» e di criminalizzare il diritto al dissenso nonché di determinare un pregiudizio del diritto costituzionale alla difesa stessa –:
   di quali elementi disponga sulla vicenda e se sussistano i presupposti per avviare iniziative ispettive, ai fini dell'eventuale esercizio degli ulteriori poteri di competenza. (4-02469)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   GULLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la città di Patti è la quarta città della provincia di Messina, il suo hinterland è costituito da diversi comuni;
   alla data odierna Trenitalia non prevede collegamenti diurni diretti con la città di Roma;
   i collegamenti non diretti sono spesso non utilizzabili dai viaggiatori in considerazione dei disagi sistematicamente determinati dai continui ritardi con perdita della coincidenza;
   Trenitalia prevede due collegamenti diretti notturni: uno in partenza alle ore 21,03 NI IC Notte 1954 ed uno alle ore 23,21 NI IC Notte 1958;
   inoltre, dalla stazione di Patti transitano ben 2 collegamenti diurni diretti con la città di Roma (IC Intercity 728 diretto a Roma Termini con arrivo alle ore 18,21 e del treno Intercity 730 diretto a Roma Termini con arrivo alle ore 21,30) che prevedono fermate in tutte le stazioni principali della fascia tirrenica della provincia di Messina (Sant'Agata di Militello, Barcellona-Castroreale e Milazzo), mentre è esclusa la città di Patti;
   si tratta di una scelta incomprensibile visto che sono state previste fermate in centri di minori dimensioni;
   la mancanza di una fermata a Patti determina un grosso disagio per i viaggiatori di un hinterland ampio –:
   se si intendano assumere iniziative per prevedere le fermate nella stazione di Patti-S.Piero Patti dei treni IC Intercity 728, diretto a Roma Termini con arrivo alle ore 18,21, e del treno Intercity 730, diretto a Roma Termini con arrivo alle ore 21,30;
   se si intendano prevedere modalità di collegamento più celeri con la città di Roma per l’hinterland della città di Patti;
   quali iniziative si intendano assumere per risolvere l'annoso problema del ritardo dei treni in transito dalla Sicilia verso Roma e viceversa. (4-02466)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   PIAZZONI e PILOZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   stando alle dettagliate denunce presentate da diverse realtà associative operanti nella difesa del territorio della Valle dell'Aniene e rilanciate da diversi organi di informazione online locali, il circolo Janus di Tivoli, per conto del gruppo escursionistico Monte Kailash – organizzazioni entrambe dichiaratamente di ispirazione neo fascista – avrebbe occupato arbitrariamente la «Mola Vecchia di Jenne»;
   tale occupazione, stando alle dichiarazioni del presidente del circolo Janus, rilanciate dal sito web, notizialocale.it in data 25 agosto, è avvenuta al fine di trasformare il vecchio mulino – struttura restaurata con finanziamenti pubblici e storicamente a disposizione (previa legale richiesta) di associazioni ed escursionisti per utilizzo temporaneo – nella sede del Gruppo Monte Kailash, rivendicando addirittura il mutamento del nome in «Rifugio Wandervogel», in spregio alla attuale intitolazione dello stesso all'ambientalista, politico e intellettuale italiano Antonio Cederna;
   in data 26 agosto la notizia veniva ripresa dal sito di informazione locale subynews, osservando come il gruppo di estrema destra si fosse appropriato della «Mola Vecchia» e constatando come ciò fosse avvenuto a insaputa dell'amministrazione comunale, la quale, ignara dell'accaduto, avrebbe, per bocca del vicesindaco, provveduto a effettuare i sopralluoghi e le verifiche del caso;
   il 29 agosto tuttavia, il sito lecittà.it riferiva cronaca dettagliata di un presunto incontro tra il sindaco, il vice sindaco e una delegazione del Circolo Janus, conclusasi, secondo gli estensori dell'articolo, con la piena soddisfazione dei membri dell'organizzazione per la possibilità offertagli di collaborare con l'amministrazione comunale nella gestione della «Mola Vecchia di Jenne» dietro presentazione di apposita richiesta di gestione, tramite progetto di riqualificazione e apposito piano di spesa;
   se l'appropriazione non conforme alle norme, operata dal circolo Janus, di uno spazio restaurato con finanziamenti pubblici e storicamente a disposizione (previa legale richiesta) di associazioni ed escursionisti per utilizzo temporaneo, manifesta un preoccupante gesto di assoluto sprezzo verso la comunità, esso appare ancora più inquietante alla luce del quadro riguardante la natura e gli scopi sociali del gruppo autore di tale violazione;
   la comunicazione sui social network del circolo Janus e del gruppo Monte Kailash, inequivocabilmente inneggia al leader del fascismo e del nazionalsocialismo, invita a munirsi di fucili kalashnikov per le escursioni, incita all'odio invitando a «scovare qualche partigiano ancora nascosto tra i monti»;
   la stessa arbitraria volontà di mutare il nome della «Mola Vecchia» in «Rifugio Wandervogel», contiene un esplicito riferimento al nazionalismo di stampo tedesco, essendo i Wandervogel un movimento giovanile sorto in Germania alla fine del secolo scorso, poi in larga parte confluito nella Gioventù Hitleriana, ben noto per la barbarie e le atrocità commesse durante il nazismo, atrocità che colpirono lo stesso Antonio Cederna, alla cui memoria è intitolato il vecchio mulino;
   la ricostruzione sopra citata, in assenza di smentite ufficiali e di una presa di distanza pubblica da parte dell'amministrazione comunale, sarebbe di estrema gravità, poiché l'amministrazione stessa, invece di segnalare e denunciare alle autorità competenti gli autori di una violazione che appare palese e più volte rivendicata, avrebbe addirittura accettato questi ultimi come interlocutori privilegiati per un ipotetico affidamento in gestione di un bene pubblico, a quanto risulta agli interroganti senza l'indizione di alcun bando di gara ed escludendo, in tal modo, tutte quelle realtà locali che da anni promuovono sul territorio attività culturali naturalistiche, escursionistiche e di tutela ambientale –:
   se il Ministro intenda verificare le notizie riportate, e quali iniziative intenda intraprendere per contrastare questo preoccupante focolaio di iniziative neo fasciste nel comune di Jenne e nella Valle dell'Aniene. (3-00431)

Interrogazione a risposta scritta:


   LAVAGNO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il settimanale L'Espresso dell'8 novembre 2013 dedica un servizio con testimonianze relative al naufragio di esuli siriani avvenuto al largo delle coste di Lampedusa il giorno 11 ottobre 2013;
   si stima che il peschereccio oggetto del naufragio avesse a bordo almeno 480 persone di cui tra i 100 e i 150 bambini. Il bilancio della tragedia riporta la morte di 268 persone, di cui almeno 60 bambini;
   secondo la ricostruzione del settimanale l'imbarcazione sarebbe stata colpita nella mattina del giorno del naufragio da colpi di mitra libici, con la conseguenza di numerosi feriti e danni allo scafo. Sempre secondo la ricostruzione avallate da tre testimonianze di superstiti sarebbero state almeno tre le telefonate fatte alle autorità italiane per la richiesta di soccorso nelle quali sarebbero state fornite le coordinate di posizione, ottenute da telefoni smartphone e satellitari. Tali richieste di soccorso sarebbero state ignorate e in ultimo i naufraghi sarebbero stati invitati a rivolgersi alle autorità maltesi;
   si sarebbe pertanto determinato un ritardo che, secondo quanto sostenuto dal settimanale, avrebbe contribuito in modo considerevole all'esito della tragedia, considerato che alle 17,10, lo scavo si è rovesciato ed è affondato. Il ritardo nei soccorsi viene così esemplificato: «Un elicottero ha raggiunto il punto alle 17,30, sei ore e mezzo dopo la prima chiamata di emergenza. La prima nave militare maltese alle 17,51. Quelle due ore perse avrebbero permesso all'elicottero di arrivare alle 15,30, alla nave militare alle 15,51. E ai soccorritori partiti da Lampedusa, su un veloce pattugliatore della Guardia di Finanza, di essere operativi già poco dopo le 13 e non dopo le 18,30» –:
   se il Ministro interrogato sia informato di quanto esposto in premessa;
   quali azioni intenda intraprendere al fine di verificare, grazie alla tracciabilità delle comunicazioni intercorse, se vi siano state responsabilità o negligenze, dovuti a ritardi nei soccorsi. (4-02467)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   BALDELLI e CENTEMERO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il 31 agosto scorso è scaduto il termine per l'immissione in ruolo a partire dall'anno scolastico 2013/2014 dei vincitori del concorso docenti 2012, ma nella regione Lazio nessuno dei 1443 potenziali vincitori ha avuto l'immissione in ruolo poiché le cattedre da assegnare alle graduatorie di merito sono state già conferite alle graduatorie dei concorsi del 1990 e 1999 o, in assenza di graduatorie di merito dei vecchi concorsi, assegnate interamente alla graduatoria ad esaurimento, senza aver previsto alcun accantonamento di posti per i vincitori del concorso 2012 che avrebbero avuto diritto alla nomina già dal corrente anno scolastico;
   a differenza delle altre regioni, l'USR Lazio ha avuto gravissime carenze organizzative nella gestione del concorso (con la sospensione di fatto delle procedure del concorso in una fase cruciale a ridosso della scadenza ministeriale; senza l'impiego di personale aggiuntivo; con l'organizzazione caotica della consegna e valutazione dei titoli);
   tali carenze hanno fatto sì che il Lazio fosse l'unica regione in Italia a non aver pubblicato neanche una graduatoria, nonostante per molte classi di concorso gli orali fossero terminati con abbondante anticipo rispetto alla data del 31 agosto e che alcune commissioni esaminatrici avessero chiuso i lavori già nel mese di luglio;
   si registra, inoltre, una differenza di comportamento da regione a regione sullo stesso bando di concorso: il Piemonte, ad esempio, in ritardo nella pubblicazione delle graduatorie definitive, ha scelto di assegnare i ruoli, sempre da concorso 2012, dopo il 1o settembre ed entro il 31 ottobre effettuando delle nomine in ruolo giuridiche senza così disperdere i posti destinati al concorso 2012 su altre graduatorie;
   parrebbero insoddisfacenti le soluzioni parziali attribuite al Ministero annunciate dalla stampa in questi ultimi giorni, per cui ci si accingerebbe a prolungare a tre anni la validità delle graduatorie del Concorso 2012 e/o di assumere i vincitori fra un anno ma con anzianità dal 2013 –:
   se il Governo, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di evitare che i colpevoli ritardi e disservizi della macchina burocratica e organizzativa a livello locale, vanificando l'impegno di 1443 potenziali vincitori, non intenda intervenire per ristabilire il rispetto delle regole in una fase delicatissima come quella della valutazione finale dei punteggi e dei titoli dei candidati e della relativa immissione in ruolo dei vincitori legittimi:
    a) facendo in modo che vengano rispettati sia l'articolo 1 del DDG n. 82 del 24 settembre 2012 il quale stabilisce che le assunzioni dei vincitori del concorso devono avere inizio nell'anno scolastico 2013/14, sia l'articolo a.5 dell'Allegato A (Istruzioni operative) del C.M. n. 21 prot. n. A000DGPER 8310, nel quale si stabilisce che le graduatorie valide per le assunzioni a tempo indeterminato sono quelle relative al concorso per esami e titoli indetto con DDG n. 82 del 24 settembre 2012;
    b) facendo, altresì, in modo che venga garantito il numero di posti e cattedre indicate nell'Allegato «1» del bando di concorso e che costituisce parte integrante del DDG n. 82 del 24 settembre 2012 per l'immissione in ruolo dei vincitori negli anni scolastici 2013/14 e 2014/15, attraverso la previsione di un accantonamento dei posti ed il relativo conferimento di nomine giuridiche già a partire dai prossimi giorni, per coloro i quali avrebbero avuto il diritto di entrare in ruolo da questo anno scolastico e per i quali non è stato possibile, invece, ottenere l'assunzione, non avendo l'USR Lazio pubblicato entro il 31 agosto le graduatorie neanche per le classi di concorso le cui procedure concorsuali, insieme ai lavori delle commissioni, erano chiusi da tempo. (3-00430)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BONAFÈ e MALPEZZI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'Agenzia nazionale del programma lifelong learning, che opera presso l'istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE), gestisce i programmi europei per l'istruzione sin dall'anno 1995, sostenendo la partecipazione ai processi educativi di ogni cittadino lungo tutto l'arco della vita, mediante i progetti Comenius per la scuola, Erasmus per l'università, Grundtvig per l'educazione degli adulti, le visite studio del programma trasversale per la cooperazione politica e l'osservazione, Twinning con i gemellaggi elettronici per lo sviluppo tecnologico della scuola e Eurydice per la diffusione dell'informazione sull'istruzione in Europa, per oltre settanta milioni di euro di fondi europei;
   la buona gestione dei fondi è testimoniata, oltre che dalla certificazione ISO 9001, da continui audit e monitoraggi da parte di organismi europei e nazionali e dalla completa allocazione dei fondi ricevuti;
   in ogni Stato membro, il programma è gestito da un'agenzia nazionale e che, ogni sette anni, la Commissione europea rinnova il programma, dando inizio alla nuova procedura di affidamento;
   con l'anno 2013, si chiude il programma di azione comunitaria nel campo dell'apprendimento (LLP) per il settennio 2007/2013 e che la Commissione europea è in ritardo con gli adempimenti susseguenti;
   la Commissione europea raccomanda agli stati membri di procedere ad un preaffidamento alle agenzie nazionali e che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR) non ha ancora provveduto in tal senso per il nuovo programma Erasmus Plus per il settennio 2014/2020;
   ad oggi, nella sede centrale di Firenze dell'Agenzia nazionale e nell'ufficio distaccato di Roma lavorano in totale settantotto persone, di cui sessantotto con contratto a tempo determinato e dieci a collaborazione e che tale personale, nel corso degli anni, è cresciuto professionalmente, maturando competenze e conoscenze specifiche in ambito europeo;
   molti lavoratori dell'Agenzia hanno effettuato in dieci anni già tre concorsi pubblici per un contratto di lavoro a tempo determinato;
   tale personale ha un contratto in scadenza al 31 dicembre 2013;
   una interruzione potrebbe comportare disservizi nei confronti degli utenti e sospensioni nei pagamenti alle scuole, alle università ed a tutti gli altri beneficiari dell'attuale programma LLP, le cui attività saranno in essere fino a tutto il 2015, nonché problemi derivanti dalla rendicontazione;
   entro il 17 dicembre 2013 alle ore 12.00 deve essere presentata la richiesta di finanziamento alla CE per il 2014 per Eurydice e che i tempi nei quali è necessario porre rimedio a questo stato di incertezza sono ristretti –:
   se il Ministro interrogato intenda confermare l'Agenzia, tramite l'affidamento del nuovo programma Erasmus Plus a indire, per il competente settore dell'istruzione, in tempi utili per scongiurare il rischio di disservizi e, per l'Italia, di rimanere fuori dalla rete;
   se intenda, inoltre, riconfermare il presidente dell'Agenzia, per non azzerare il patrimonio di esperienze acquisito nel corso degli anni. (5-01417)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   AIRAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   da notizie di stampa si apprende che la procura di Ivrea ha aperto un'inchiesta su 21 casi di morti e ammalati a causa dell'amianto fra i dipendenti della Olivetti fra gli anni sessanta e gli anni novanta;
   vi sarebbero 25 indagati fra i quali Carlo De Benedetti e Corrado Passera che in passato sono stati rispettivamente presidente e amministratore delegato dell'azienda;
   le ipotesi di reato per le quali indaga la procura sono quelle di omicidio colposo e lesioni colpose multiple. Gli operai deceduti lavoravano in reparti dove si fabbricavano telescriventi e computer che sarebbero stati inquinati da sostanze cancerogene. Dopo la pensione, si sono ammalati di mesotelioma pleurico e sono deceduti fra il 2003 e i primi mesi di quest'anno;
   un portavoce di De Benedetti ha rilasciato una nota nella quale si sostiene che l'azienda avrebbe sempre prestato attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori con misure adeguate alle normative e alle conoscenze scientifiche dell'epoca;
   fa specie che l'azienda nasconda di fatto le proprie responsabilità sostenendo, a giudizio degli interroganti in contrasto con i dati di fatto da tempo noti, che le conoscenze scientifiche dell'epoca non riconoscevano la cancerogenità dell'amianto;
   l’«epopea dell'amianto» è stata caratterizzata da molti decenni nei quali sono stati accertati gli effetti avversi sui lavoratori. La asbestosi era nota fin dagli inizi del ’900 e negli ’30, fu emanata una normativa tecnica condivisa dalle organizzazioni dei lavoratori e dalle aziende dell'amianto, che portò alla riduzione dell'esposizione dei lavoratori in alcuni reparti della tessitura dell'amianto; nessun effetto preventivo, invece si produsse in quegli anni sulle altre lavorazioni e specialmente sull'impiego sempre più massiccio e vantaggioso del minerale come coibente e nella produzione del cemento-amianto;
   nei trent'anni successivi accanto a una formidabile diffusione dell'amianto (anche della crocidolite), propagandato e accettato come indispensabile per lo sviluppo economico e sociale, vi è stato un protagonismo assoluto delle aziende nella generazione e nella gestione delle informazioni riguardanti gli effetti sanitari dell'amianto, comprese quelle sulla cancerogenità polmonare. Tale protagonismo, interessato e agguerrito, ha avuto come risultato l'inerzia e l'impotenza di Governi, organizzazione sindacali e dei consumatori;
   tale situazione è continuata, a partire dagli anni ’60, quando era a tutti noto la diffusione del mesotelioma, la pericolosità degli amianti e specialmente della crocidolite, in particolare essendo conosciuta la lunga latenza prima della comparsa degli effetti;
   già negli anni ’70 negli Stati Uniti si aprì il contenzioso giudiziario fra aziende del settore e lavoratori ammalatisi a causa dell'amianto, mentre proprio in questo periodo l'estrazione e il consumo dell'amianto toccavano il livello più alto e solo in alcuni Paesi venivano assunte iniziative come una riduzione più rigorosa delle esposizioni lavorative, che avranno il risultato solo di adattare il rischio di contrarre le malattie derivanti dall'amianto –:
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per individuare le ragioni politiche e istituzionali che, a partire almeno dagli anni sessanta, hanno impedito di prevenire e contrastare l'esposizione dei lavoratori all'amianto e, in particolare, per individuare le responsabilità delle aziende – e non solo dell'Olivetti – tenuto conto, come detto in premessa, che i rischi derivanti dall'amianto sulle persone e sull'ambiente erano un dato scientifico acquisito. (4-02471)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Mongiello e altri n. 4-02412, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 novembre 2013, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Valiante.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Tidei n. 5-01246 del 17 ottobre 2013.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta scritta Baldelli e Centemero n. 4-01711 del 5 settembre 2013 in interrogazione a risposta orale n. 3-00430;
   interrogazione a risposta scritta Piazzoni e Pilozzi n. 4-01794 dell'11 settembre 2013 in interrogazione a risposta orale n. 3-00431;
   interrogazione a risposta scritta Catalano e altri n. 4-02458 dell'8 novembre 2013 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01425.