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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 10 luglio 2013

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VIII e X,
   premesso che:
    diverse compagnie petrolifere tra cui in principal modo la Shell Italia hanno chiesto e ottenuto le autorizzazioni per avviare le procedure per l'esecuzione delle trivellazioni al largo delle coste del Mar Jonio comprese tra il Golfo di Taranto e quello di Sibari;
    in merito risulta formalizzato esito positivo delle verifiche tecnico-amministrative relative alla procedibilità dell'istanza di valutazione di impatto ambientale da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
    l'area in questione interessa tre regioni, Puglia, Basilicata e Calabria;
    la maggioranza dei comuni costieri interessati delle tre regioni hanno formalmente deliberato la ferma opposizione delle popolazioni locali all'ipotesi di estrazione petrolifera davanti le coste;
    considerato il rilevante impatto ambientale e la vocazione turistica del territorio interessato è del tutto evidente che l'area verrebbe compromessa irreversibilmente dallo svilupparsi dell'attività estrattiva;
    la fascia jonica da Taranto, lungo tutto il meta pontino in Basilicata, fino alla Sibaritide, è la culla della Magna Grecia e meta turistica molto rinomata che ogni anno attrae decine di migliaia di turisti;  
    l'intera costa jonica è costituita da bellezze naturali e ambientali di particolare pregio artistico e architettonico, con numerosi siti archeologici tra cui Metaponto, Eraclea, l'antica Siris, Sibari, Francavilla, Amendolara, Roseto Capo Spulico e Broglio di Trebisacce;
    accanto al turismo è molto importante, per il metapontino e la piana di Sibari, la voce economica dell'agricoltura, con produzioni di qualità nel mercato agroalimentare;
    al largo della costa tra i comuni di Amendolara, Albidona e Trebisacce, si trova la «secca di Amendolara», già proposta quale patrimonio dell'UNESCO;
    è pertanto evidente che le progettate trivellazioni diverrebbero pregiudizievoli per ogni possibilità di sviluppo del litorale jonico delle tre regioni con gravi danni sotto tutti i profili, in particolare quello ambientale ed economico;
    istituzioni locali, associazioni di categoria, culturali e ambientaliste, cittadini hanno già manifestato con iniziative pubbliche la propria contrarietà mobilitandosi contro l'attività estrattiva,

impegnano il Governo

a sospendere le autorizzazioni per l'esecuzione delle trivellazioni al largo della costa jonica dal metapontino alla piana di Sibari istituendo un tavolo di confronto con le istituzioni locali e le forze sociali sul piano di sviluppo delle aree interessate, ipotizzando anche l'istituzione di una riserva marina.
(7-00064) «Nardella, Dallai, Magorno, Bindi, Covello, Burtone, Valiante, Famiglietti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DA VILLA, COZZOLINO e SPESSOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il tema delle grandi navi crociera a Venezia ha assunto valenza nazionale ed internazionale ed il transito in prossimità di luoghi sensibili quali sono la laguna e la città di Venezia fa apparire ormai evidente per tutti l'irrinunciabile obiettivo di allontanarle dalla città e dalla laguna per i suoi intrinseci danni e per i potenziali rischi che tale transito comporta;
   la natura di tale preoccupazione è già stata argomentata dal sottoscritto e da altri parlamentari con un'interrogazione presentata l'11 giugno 2013 a cui va aggiunto, nella panoramica delle tragedie avvenute e dei potenziali incidenti, l'ultimo episodio avvenuto al largo di Chioggia di un blocco della nave passeggeri Zenith di 43.000 tonnellate per un incendio a bordo;
   l'amministrazione comunale di Venezia si è già espressa con l'adozione del proprio Piano di assetto territoriale (PAT) per l'allontanamento dalla laguna delle grandi navi crociera considerate incompatibili con l'ambiente lagunare ed attraverso le proprie commissioni consiliari di competenza sta svolgendo una serie di audizioni in ordine «all'esame e comparazione delle ipotesi alternative alla attuale rotta di transito delle navi crociera in laguna» in merito alle diverse soluzioni illustrate: dal presidente dell'autorità portuale Paolo Costa che prevede il mantenimento del terminal crocieristico nell'attuale sede della Marittima tracciando il percorso in laguna attraverso la bocca di porto di Malamocco e la costruzione di un nuovo canale scavato in mezzo alla laguna; da Cesare De Piccoli autore della proposta di un nuovo terminal crociere di Venezia collocato all'interno della bocca di Lido in prossimità del molo nord evitando l'entrata in laguna delle grandi navi passeggeri; dal sindaco Giorgio Orsoni che ha preannunciato la presentazione di una propria proposta che prevede l'allestimento di un nuovo terminal crocieristico a Marghera tracciando il percorso in laguna attraverso la bocca di Malamocco ed i canali esistenti;
   tutte le citate ipotesi non prevedono il transito delle grandi navi crociera attraverso il bacino San Marco ed il canale della Giudecca così come indicato all'articolo 2 del decreto interministeriale Clini-Passera del 2 marzo 2012;
   la stampa locale ha riferito che all'incontro tecnico del 13 giugno 2013 con i Ministri competenti, oltre al sindaco Orsoni, al presidente dell'autorità portuale Costa e al presidente della regione Zaia, erano presenti anche gli armatori;
   s’è appreso che si svolgerà a Roma il 25 luglio una riunione con i ministri competenti per affrontare la questione in oggetto, e che verosimilmente non si potrà non tenere conto di una pluralità di proposte alternative;
   in accordo con quanto previsto per la procedura di VIA (valutazione d'impatto ambientale), che sarà necessario porre in essere per qualunque fattispecie, fra le soluzioni analizzabili non potrà mancare altresì l'ipotesi «do-nothing» (comunemente ricordata come «opzione zero») come ribadito recentemente dal giudice amministrativo – sentenza TAR Veneto 8 marzo 2012 n. 333 in cui si afferma che «La normativa vigente (cfr. l'articolo 21, comma 2, lettera b, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e l'articolo 1, comma 1, lettera c, della legge regionale 26 marzo 1999, n. 10) pretende che siano identificate e valutate le possibili alternative al progetto, compresa la sua non realizzazione, con l'indicazione delle principali ragioni della scelta effettuata, al fine di rendere trasparente la scelta sotto il profilo dell'impatto ambientale, e allo scopo di evitare interventi che causino sacrifici ambientali superiori a quelli necessari al soddisfacimento dell'interesse sotteso all'iniziativa (cfr. Consiglio di Stato, Sezione IV, 5 luglio 2010, n. 4246)» –:
   se alla riunione del 25 luglio 2013 tutte le proposte progettuali indicate in premessa, compresa l'ipotesi «do nothing» (allontanamento definitivo delle grandi navi dalla laguna), saranno prese in esame da parte dei Ministri competenti;
   se i Ministri competenti abbiano intenzione di invitare alla riunione del 25 luglio 2013 tutte le parti sociali coinvolte, incluso il Comitato «No Grandi Navi – Laguna Bene Comune», visto che, come indicato in premessa, al precedente incontro oltre ai soggetti istituzionali risultano essere intervenuti anche armatori privati;
   se e come, nell'intraprendere le analisi e gli iter procedurali di confronto tra le diverse proposte, si abbia intenzione di tenere in particolare considerazione le normative in materia ambientale per la realizzazione di opere di interesse pubblico di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 (codice ambientale) ed aggiornamenti di cui al successivo decreto legislativo 29 giugno 2010 n. 128 (procedure VIA, VAS, VINCA e AIA) nonché alla legislazione speciale per Venezia e della sua laguna per cui qualsiasi intervento si assuma come soluzione al problema delle grandi navi crociera, debba tener nella debita considerazione il riequilibrio idrogeologico della laguna, l'arresto e inversione del processo di degrado del bacino lagunare e l'eliminazione delle cause che lo hanno provocato. (5-00561)

Interrogazione a risposta scritta:


   BECHIS, BALDASSARRE, COMINARDI, ROSTELLATO, TRIPIEDI e CIPRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   da quanto denunciato dal comune di Cavagnolo (Torino) si apprende che:
    nel 1946 si è insediata a Cavagnolo un'azienda denominata SACA (Società anonima cemento amianto) successivamente diventata succursale della ETERNIT di Casale Monferrato;
    le organizzazioni sindacali con la camera del lavoro di Casale Monferrato si sono fatte promotrici di più iniziative legali nei confronti dei principali azionisti di riferimento per ottenere i giusti risarcimenti dovuti alle malattie contratte correlate all'esposizione all'amianto (asbestosi, mesotelioma pleurici e altro);
    il comune di Cavagnolo si è costituito parte civile in tutti i procedimenti avviati in quanto sede di una filiale dell'Eternit che nel massimo regime di lavorazioni ha raggiunto i 300 dipendenti circa;
    il processo più importante si è svolto a Torino ed è terminato l'11 febbraio 2012 con la sentenza di 1o grado che ha riconosciuto colpevoli i due imputati Stephan Schmidheiny e Louis de Cartier de Marchienne. Il processo di 2o grado, con sentenza pronunciata lunedì 3 giugno 2013, ha confermato la sentenza di 1o grado nella quale è stato riconosciuto a circa 300 cittadini cavagnolesi, che si erano costituiti parte civile al processo, «il danno da esposizione» poiché residenti nel comune di Cavagnolo negli anni dal 1960 al 1982 e quindi potenzialmente a rischio di contrarre malattie correlate all'amianto;
    il comune di Cavagnolo ha accettato, con delibera della giunta comunale n. 48 del 30 maggio 2011 l'accordo transattivo proposto dalla BECON A.G. di 2.000.000 di euro finalizzati ad iniziative e progetti per la comunità nel comune di Cavagnolo;
    il comune di Cavagnolo ha programmato, a novembre 2012, con l'utilizzo della suddetta somma importanti interventi di bonifica da amianto nel territorio comunale;
    le suddette opere di bonifica non sono realizzabili in quanto il comune, contando circa 2.350 abitanti, non può disporre dei fondi a causa di impedimenti normativi derivanti dal patto di stabilità –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto; se sia possibile ad oggi rendere disponibili i fondi destinati alle opere di bonifica da amianto ed in caso contrario quali iniziative, anche normative, intenda assumere il Governo al fine di rendere possibili tali opere. (4-01207)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:


   MANNINO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il giorno 11 giugno 2013 si è tenuta presso i saloni dell'Ergife Palace Hotel di Roma la prova preselettiva per il concorso, per titoli ed esami, a 35 posti di segretario di legazione in prova, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 4o serie speciale del 12 aprile 2013 e con scadenza 27 maggio 2013;
   la prova era affidata alla società «Selexi Srl» di Milano su mandato dell'ufficio V concorsi del Ministero degli affari esteri;
   secondo quanto previsto dal bando di concorso, pubblicato all'indirizzo internet del Ministero, la nuova modalità di svolgimento della prova preselettiva consisteva in un quiz di 60 domande a risposta multipla in 60 minuti, concernenti le tre materie degli scritti (storia delle relazioni internazionali, diritto internazionale pubblico e dell'Unione europea, politica economica e cooperazione economica, commerciale e finanziaria multilaterale) affiancate da domande in lingua inglese e di logica. Per avere accesso alle prove scritte, erano necessari i due terzi delle risposte corrette, pari a 40 risposte;
   i risultati della prova sono stati resi noti, mediante pubblicazione sul sito del Ministero, la sera stessa dell'11 giugno 2013, indicando esclusivamente la lista dei nomi ammessi senza comunicare i risultati effettivi; a quanto risulta agli interroganti soltanto in data 17 giugno 2013 è stato possibile accedere agli atti: in tale sede i candidati, ammessi e non ammessi, hanno potuto constatare che i risultati erano stati calcolati attraverso un procedimento che si ritiene essere palesemente anomalo e che prevede l'inusitato «abbuono» (come da dicitura ministeriale comparsa nel sito) di 6 domande, che sono state ritenute non valevoli ai fini della valutazione;
   è così emerso che nel novero di queste 6 domande «abbuonate» alcune contenevano quesiti mal posti e palesemente errati, mentre altre invece risultavano formulate regolarmente;
   a complicare ed aggravare la situazione di manifesta anormalità vi era la presenza di quesiti mal posti e palesemente errati anche nel resto delle altre domande; a parere degli interroganti, se da un lato appare grave che, con una presa di posizione che appare arbitraria si sia intervenuto sulla correzione (che ha previsto di considerare esatte le risposte date alle domande errate e di «abbuonare», perché ritenuti inesatti, anche i quesiti che in realtà non lo erano), altrettanto grave è che non si sia intervenuto o non ci si sia accorti di altre domande che risultano mal poste, ambigue dove non macroscopicamente errate;
   per quanto sopra descritto risulta all'interrogante illogico ed immotivato il criterio con cui il Ministero, la Commissione esaminatrice e la società incaricata di formulare il questionario abbiano deciso di «abbuonare» le domande errate, così permettendo a numerosi candidati di accedere alla soglia minima delle 40 risposte, sulla base di domande che sono manifestamente inesatte e, di contro, di non intervenire su altre domande anch'esse inesatte;
   risulta incomprensibile come possa il Ministero degli affari esteri selezionare opportunamente il proprio personale diplomatico, tramite domande inesatte, che hanno creato solo confusione a tutti i candidati, finendo col fuorviare tutti i partecipanti alla prova, dati i ristretti limiti di tempo per le risposte, e non hanno permesso di selezionare i candidati migliori: si ribadisce che buona parte degli idonei appare in realtà insufficiente ed ha beneficiato dell’«abbuono», a giudizio dell'interrogante arbitrario, mentre anche chi non ne ha beneficiato non è, a buona ragione, escludibile a causa della confusione generale derivante dai quesiti errati e/o mal posti. Si configura, pertanto, un danno evidente che implica un vulnus alla buona immagine del Ministero stesso, della diplomazia e di tutti i volenterosi e preparati futuri servitori dello Stato;
   nessuna risposta è stata fornita dal Ministero degli affari esteri ad analoga interrogazione a risposta scritta n. 4-00450 a prima firma del senatore Orellana depositata in data 27 giugno 2013 –:
   quali siano i motivi per cui, a fronte di una procedura completamente automatizzata, il parziale accesso agli atti sia stato possibile solo sette giorni dopo la pubblicazione della lista degli idonei, ledendo in questo modo l'interesse legittimo degli esclusi a tutelare nei modi più opportuni le loro posizioni;
   quali siano le ragioni per cui a fronte della pubblicazione dei nomi e cognomi degli idonei non sia stata fornita contestuale indicazione del punteggio conseguito, informazione che avrebbe permesso ai candidati di verificare l'idoneità della procedura selettiva rispetto all'applicabile normativa e al bando di concorso;
   quale fosse la graduatoria e quali fossero i rispettivi punteggi di tutti i candidati a seguito della somministrazione del test preselettivo prima dell’«abbuono» elaborato, in corso d'opera, dalla commissione;
   quali siano le ragioni che hanno comportato la scelta della procedura dell’«abbuono» e non già quella più logica, non arbitraria, e più rispettosa dei diritti dei candidati, dell'eliminazione delle domande errate, con la conseguente riconsiderazione della punteggio minimo per l'ammissione;
   come sia stato possibile agire con la dovuta diligenza nella selezione delle domande da «abbuonare» nel lasso di tempo intercorso tra la fine della prova nella tarda mattinata dell'11 giugno e la pubblicazione della lista degli idonei avvenuta nella prima serata del giorno stesso;
   come sia stato possibile incorrere in errori marchiani, inserendo domande errate, valutando errate domande giuste e lasciando per buone domande non corrette;
   se la commissione sia stata in grado di vagliare preventivamente i quesiti che sarebbero stati posti ai candidati;
   se il Ministero abbia provveduto o intenda provvedere, attraverso l'ufficio di competenza, a rivalersi sull'impresa appaltatrice, ovvero la «Selexi Srl» e, in caso contrario, quali iniziative urgenti intenda assumere al riguardo;
   se il Ministero non intenda intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, con procedura d'urgenza, al fine di ristabilire una situazione di trasparenza e di correttezza amministrativa, anche disponendo l'annullamento della prova attitudinale e la sua ripetizione a causa dei numerosi errori nei quesiti proposti e per l'arbitrarietà delle procedure adottate nella valutazione che ne hanno a giudizio dell'interrogante oggettivamente falsato l'esito finale;
   quali misure intenda prendere in subordine per attenuare tale grave discriminazione;
   quali siano state le motivazioni che hanno determinato il Ministero alla sostituzione del commissario di tedesco, avvenuta in data 28 giugno 2013 e, allo stato, ad avviso dell'interrogante non chiaramente motivata;
   se quindi non sia stato manifestamente irragionevole far proseguire la procedura di selezione facendo svolgere le prove scritte, permettendo, a termine della loro correzione, il consolidarsi di ulteriori e contrarie posizioni di interesse nei candidati;
   quali garanzie il Ministero intenda fornire affinché non si ripetano simili irregolarità nelle future edizioni della procedura di selezione;
   se il Ministero intenda, alla luce dei fatti occorsi, non avvalersi più dei servizi della società «Selexi Srl», nonché, valutare nell'immediato la possibilità di procedere con ogni iniziativa utile a tutela della propria immagine e credibilità, con particolare riguardo al danno arrecato dalla richiamata società «Selexi Srl».
(4-01214)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   MELILLA e PELLEGRINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   un altro orso bruno marsicano è stato ucciso nella zona delle Mainarde, nel parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, a colpi di fucile da criminali senza scrupoli. L'esame radiografico eseguito dalla facoltà di veterinaria dell'università di Teramo ha rilevato 3 pallottole, di cui una mortale alla testa. I responsabili di questo gesto hanno attirato l'orso con una carcassa di cavallo;
   l'esecuzione di un orso marsicano assume una gravità inaudita essendo ridotta la popolazione di questi rari plantigradi a circa 60 unità;
   è quindi a rischio la conservazione di questa specie con la quale si identifica il parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise;
   ad aprile 2013 un altro esemplare di orso marsicano era morto investito da un'automobile mentre attraversava una strada;
   si rende urgente, dinanzi al ripetersi di simili atti criminali, adottare in tempi brevi un'incisiva azione di conservazione attraverso la costituzione di una banca scientifica della riproduzione dell'orso bruno marsicano e una forte implementazione delle misure di tutela attiva e prevenzione sul territorio che siano di supporto ad una politica di espansione dell'attuale popolazione di orsi marsicani; la Società di storia della fauna «Giuseppe Altobello» ha rilevato come a tutt'oggi non sia stata ancora realizzata una banca del seme, passo quasi obbligato in tutti i casi in cui si ha a che fare con una specie o una sottospecie la cui consistenza numerica è al di sotto della soglia minima di vitalità nel lungo periodo come è appunto il caso dell’Ursus arctos marsicanus; il conservation breeding potrebbe rappresentare l'unica strada per favorire la necessaria espansione dell'orso bruno marsicano al di fuori dell'area di diffusione primaria;
   è necessaria una forte mobilitazione della comunità scientifica e ambientalista per scongiurare il pericolo della scomparsa di questa straordinaria specie appenninica di orsi –:
   quali iniziative intenda assumere il Governo per sostenere l'azione dell'ente parco nazionale d'Abruzzo a tutela della conservazione dell'orso bruno marsicano.
(4-01196)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la società Isochimica spa, che ha operato nel nucleo industriale di Avellino dal 1982 al 1988, nel 1990 ha dismesso la sua attività produttiva, sotto il peso di un crac economico;
   tale società effettuava la scoibentazione e la ricoibentazione di carrozze e vagoni delle Ferrovie dello Stato, ripulendole dall'amianto che poi veniva interrato a mani nude in diversi punti dello stabilimento o impastato in cubi di cemento dimenticati da decenni alle intemperie;
   già dà anni era stata segnalata la pericolosità del sito, che, tra l'altro, operava a meno di cento metri in linea d'aria dagli insediamenti abitativi e addirittura da un istituto scolastico (una scuola elementare) del rione Ferrovia-Pianodardine;
   nei giorni scorsi la procura di Avellino ha sequestrato con procedura d'urgenza le rovine dell'ex stabilimento perché, come riporta il decreto di sequestro, l'amianto abbandonato nell'area rappresenta ormai un gravissimo pericolo per la salute e l'incolumità pubblica;
   sono stati emessi inoltre 24 avvisi di garanzia nei confronti della municipalità di Avellino, e più precisamente dell'intera giunta al potere nel 2005, ritenuta responsabile di rifiuto di atti d'ufficio;
   in particolare, il 23 maggio 2005 la giunta avrebbe deliberato la sospensione della procedura di esecuzione in danno dei lavori di bonifica e la trasmissione al curatore fallimentare, anch'egli indagato, del piano di caratterizzazione redatto dall'Arpac (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania) e approvato in precedenza;
   nello specifico, il vero problema riguarderebbe la nuova procedura per la messa in sicurezza e per il ripristino ambientale del sito dello stabilimento, in quanto questa non avrebbe dato alcuna assicurazione sui tempi di realizzazione e sulla tipologia d'intervento;
   mancherebbe quindi, non solo, qualsiasi termine per la realizzazione del progetto di bonifica, ma anche il parere del Commissario del Governo per l'emergenza rifiuti;
   la bonifica trascinata in venti anni di ritardi e inerzie si è rivelata poco più di una farsa, non essendo stato possibile nemmeno stabilire il numero preciso dei cubi di calcestruzzo e amianto stoccati sul piazzale: trecento, secondo una relazione del 2002, che poi diventeranno 489 in un censimento del 2007 e addirittura 681 secondo il dato di un medico messo a verbale in una riunione al comune di Avellino nel giugno 2010;
   se la notizia del sequestro ha destato l'attenzione di tutto il Paese, in Campania già da anni erano stati denunciati i gravi rischi per i lavoratori;
   ad aggravare la situazione, infatti, le morti degli operai: nei giorni scorsi un ex dipendente dell'azienda è deceduto a causa di una patologia derivante dall'inalazione di asbesto, la materia prodotta dall'inalazione di fibre d'amianto;
   con lui, i casi di morte da amianto sono saliti a 10, mentre gli altri 116 colleghi, alcuni ancora in attività, hanno chiesto il pre-pensionamento, spaventati dalle condizioni in cui si trovano a lavorare;
   nella relazione medica dei consulenti dell'università cattolica del Sacro Cuore di Roma si legge che sono tutti in pericolo di vita, a cominciare dagli ex operai, che hanno lavorato «nell'assenza pressoché totale dei dispositivi di protezione individuale (quando presenti) e collettivi»;
   inspiegabilmente, in contrasto a quanto denunciato dagli stessi esperti, tra l'altro, l'INAIL non ha riconosciuto le patologie degli operai ex-Isochimica, ritenendo che le loro condizioni di salute «non erano preoccupanti, che avevano solo qualche placchetta pleurica così come qualsiasi cittadino»;
   tutto ciò, nonostante i lavoratori utilizzassero solventi, lana di vetro, sigillanti, vernici e antirombi prodotti dallo stesso proprietario dell'Isochimica in un altro suo stabilimento a Fisciano, tutte sostanze dichiarate fuorilegge dai Ministeri della salute e del lavoro a metà degli anni Novanta;
   dal 1991 è iniziata la battaglia dei lavoratori dell'ex stabilimento per il riconoscimento dei loro diritti e solo nel 2003, sotto la spinta di una campagna mediatica abbastanza sostenuta, l'ASL di Avellino ha comunicato l'intenzione di sottoporre a monitoraggio i lavoratori dell'Isochimica, con un protocollo da concordare;
   ad oggi non si è ancora saputo quante persone sono state sottoposte a monitoraggio e quali sono stati i risultati degli esami, nonostante i ripetuti inviti rivolti alla direzione dell'ASL –:
   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la gravità della situazione, quali iniziative ritengano opportuno adottare per addivenire a un rapido accertamento di eventuali coinvolgimenti e responsabilità nella mancata attività di bonifica e messa in sicurezza dell'area nonché quali siano le motivazioni per cui l'INAIL non ha riconosciuto le patologie dei dipendenti dell'ex-stabilimento Isochimica. (4-01198)


   MADIA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   con l'accorpamento delle casse previdenziali in Inps disposto dal decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, si è attivato il trasferimento materiale del personale della direzione informatica ex Inpdap presso la direzione informatica Inps nei locali di viale Civiltà del Lavoro, 42, a Roma;
   secondo una nota della rappresentanza sindacale unitaria della direzione generale Inps del 7 giugno 2013 e una comunicazione del rappresentante dei lavoratori alla sicurezza l'area sarebbe fortemente contaminata da amianto. Scrive nella nota al direttore delle risorse umane di Inps il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: «Questa RLS è a conoscenza di un imminente trasferimento di personale ex INPDAP nei locali della DCSIT. Si ritiene pertanto opportuno ed urgente che i suddetti lavori (compresa la bonifica dell'amianto) abbiano inizio nel più breve tempo possibile e soprattutto prima che del personale venga trasferito. Si segnala infatti, come anticipato nella riunione del 24 ultimo scorso, un ulteriore deterioramento di parti di pavimentazione della DCSIT per i quali si richiede un urgente intervento. Considerato che la problematica è da tempo nota alla S.V., questa RLS non è più disposta ad attendere ulteriori tempi di stallo e in caso di inadeguato riscontro a quanto richiesto, si rivolgerà alle autorità competenti»;
   la rappresentanza sindacale unitaria unisce alla propria nota del 7 giugno 2013 una serie di planimetrie e fotografie della sede INPS che mostrano la presenza di contaminazione da amianto;
   la bonifica dei siti contaminati dall'amianto, come disposto dal codice ambientale e dalla normativa sulla sicurezza sul lavoro (Capo III del Titolo XI (articoli 246-264) del decreto legislativo n. 81 del 2008) prevede la responsabilità diretta del datore di lavoro e della competente ASL del territorio –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della presenza di amianto nella sede INPS e quali misure siano state prese dall'INPS, come datore di lavoro, per tutelare la salute dei lavoratori e se non ritengano che i trasferimenti di personale non siano da sospendere in attesa della dovuta bonifica del sito. (4-01205)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CAROCCI, TULLO, BASSO e PASTORINO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   la Fondazione Carlo Felice è la maggiore istituzione artistico-culturale di Genova e della Liguria e rappresenta per la città e per la Regione un presidio culturale insostituibile ed imprescindibile stante il valore assoluto delle sue produzioni;
   la Fondazione persegue la diffusione dell'arte musicale realizzando, nel territorio nazionale ma anche all'estero, spettacoli lirici, di balletto e concerti e altre manifestazioni culturali;
   l'attività del teatro Carlo Felice, in sinergia con le iniziative culturali ed artistiche della città e della regione, si configura, inoltre, come possibile volano economico per la vocazione turistica del territorio;
   suddetto Teatro, distrutto dagli eventi bellici, fu ricostruito ed inaugurato nel 1991 per forte e convinta determinazione delle autorità e dei cittadini;
   infatti, nel teatro semidistrutto e solo sommariamente ripristinato, dal ’43 ai primi anni ’60 si tennero comunque concerti e produzioni operistiche che poi passarono a svolgersi presso il cinema/teatro Margherita sino alla ricostruzione definitiva del Carlo Felice completata nel 1991;
   il passaggio dal cinema Margherita al Teatro Carlo Felice fu realizzato attraverso un apposito e calibrato ampliamento di organico da 221 a 326 lavoratori (attualmente i lavoratori impiegati sono 270);
   al trasferimento dal cinema Margherita al teatro Carlo Felice, tuttavia, non è corrisposto un adeguamento dei parametri del Fondo unico dello spettacolo: nonostante, infatti, il previsto finanziamento sia stato integrato con una legge speciale (cosiddetta legge Genova) per un totale di 2,5 milioni di euro, la cifra stanziata non appare assolutamente sufficiente alla gestione delle attività;
   inoltre il finanziamento è stato decurtato nel corso dell'ultimo triennio per un totale di 3,6 milioni di euro;
   insieme ai mancati investimenti va anche tenuta in considerazione la progressiva riduzione dei fondi delle risorse del Fondo unico dello spettacolo;
   attualmente la Fondazione, al pari di altre, versa in una difficilissima situazione finanziaria nonostante gli interventi volti al riequilibrio di bilancio che si sono effettuati col contributo dei lavoratori posti per due anni in contratto di solidarietà (il contributo è stato pari a 8,4 milioni di euro);
   oggi il Teatro è dotato di una macchina scenica all'avanguardia con tre palcoscenici mobili in grado di permettere lo svolgimento di più spettacoli in contemporanea; solo il teatro dell'opera di Parigi è dotato di un'analoga macchina scenica –:
   quali iniziative urgenti intenda adottare, per questa come per le altre Fondazioni lirico sinfoniche, al fine di scongiurare la paventata chiusura. (5-00563)


   COSTANTINO, FRATOIANNI e GIANCARLO GIORDANO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il museo della Magna Grecia di Reggio Calabria è stato chiuso per restauri nel dicembre del 2009 e risulta ancora chiuso nonostante la riapertura fosse prevista per il 2011, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia;
   il museo custodisce i Bronzi di Riace, due tra le opere d'arte più famose al mondo e tra le più emblematiche del patrimonio artistico e culturale del nostro Paese;
   a seguito della chiusura del museo della Magna Grecia, ormai da più di due anni, i Bronzi sono stati trasferiti presso la sede della regione in palazzo Campanella ed esposti «pietosamente adagiati sul dorso» in maniera non consona alla loro valorizzazione e alla migliore fruizione da parte dei visitatori;
   come ripetutamente denunciato da Antonietta Catanese sul Quotidiano della Calabria i costi per il restauro del museo sono lievitati da 10 a 33 milioni di euro, includendo gli ulteriori 5 milioni di euro stanziati per l'allestimento delle sale e finanziati con fondi europei;
   con l'aggiudicazione di tale ultimo appalto, che dovrebbe avvenire – anche questo con ritardi e rinvii – il 15 luglio 2013, si prospetta una riapertura del museo non prima della metà della primavera del 2014;
   le amministrazioni locali hanno dimostrato di non saper valorizzare la grande ricchezza conservata nel museo della Magna Grecia, che contiene molte altre pregevoli opere d'arte e dell'artigianato classico, oltre ai Bronzi di Riace. Basti pensare che nessuna informazione è offerta ai visitatori sulla provvisoria collocazione dei Bronzi presso la sede della regione Calabria, mentre molti dei pezzi più pregevoli custoditi dal museo si trovano in prestito presso mostre e i musei più famosi del mondo;
   l'incapacità degli amministratori locali ha provocato e ancora provoca un grave danno all'economia che i tesori di Reggio Calabria possono generare, con effetti benefici sull'occupazione, sulle attività turistiche e su tutto l'indotto, in una delle zone del Mediterraneo più colpite da inattività lavorativa, abbandono ed incuria –:
   quali misure intenda adottare il Ministro interrogato perché il museo della Magna Grecia venga riaperto al più presto e come, prima dell'adempimento dei lavori di ristrutturazione dello stesso, possano i Bronzi essere valorizzati in un'adeguata sede fruibile all'accesso turistico e alla cittadinanza locale, anche nell'ottica di un rilancio dell'economia. (5-00574)


   LUIGI GALLO, BATTELLI, SIBILIA, TOFALO, COLONNESE, FICO, DI BENEDETTO e SIMONE VALENTE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   nell'anno 2000 durante i lavori per la costruzione di uno dei tre depuratori, nella località Longola in Poggiomarino (Napoli), per disinquinare le acque del fiume Sarno, alcuni operai s'imbatterono nel clamoroso rinvenimento di un villaggio protostorico, risalente all'età del bronzo (circa 3500 anni fa), di un'estensione notevole (circa 8 ettari);
   dai primi screening si è evidenziata una realtà eccezionale, ricca di reperti di ceramica, ma anche di bronzo, pasta vitrea, ambra, ferro, piombo, legno, osso e corno lavorato;
   del villaggio oggi restano le strutture in legno: i pali e le tavole delle capanne, delle canoe, dei recinti, delle palizzate d'argine e delle piattaforme, della costruzione degli isolotti; elementi che non si recuperano spesso durante gli scavi, perché molto delicati e soggetti ad un deperimento rapido: qui invece la presenza di una falda freatica ha portato alla formazione di un ambiente anaerobico, che ha permesso un'ottima conservazione anche dopo migliaia di anni;
   ci si trova di fronte ad un'architettura non di ricostruzione ipotetica, ma reale e monumentale;
   Longola, riveste un carattere di eccezionalità anche per il legname riportato alla luce, in quanto un attento studio, eseguito attraverso analisi dendrocronologiche, ha consentito per la prima volta di inserire l'Italia centro meridionale in un contesto di cronologia assoluta; infatti, basandosi sull'analisi dell'accrescimento degli anelli dei tronchi è stato possibile individuare l'esatto periodo di tempo nel quale essi sono stati tagliati ed utilizzati come materiale da costruzione. Inoltre le indagini archeologiche hanno restituito tralci di vite residui dalla potatura, ammassi di acini, vinaccioli, pedicelli e raspi dimostrando che questi uomini (i Sarrastri, decantati già da Virgilio) coltivavano la vite e pigiavano l'uva già durante l'età del bronzo;
   Poggiomarino è situato al centro di tutte le mete turistiche più importanti della Campania, la terra di mezzo tra le due città più importanti del Sud Italia, ad un passo da Pompei, Ercolano, le costiere amalfitana e sorrentina ed il parco nazionale del Vesuvio;
   il 22 ottobre del 2003 fu presentato un disegno di legge (n. 2554) il quale prevedeva l'istituzione del parco archeologico di Poggiomarino, arrivato alla 7o Commissione permanente cui non venne dato seguito;
   ad oggi il sito risulta completamente abbandonato e lasciato esposto agli agenti atmosferici che ne stanno compromettendo l'integrità, nonché ad azioni di vandalismo che violentano ogni giorno il sito stesso –:
   quali provvedimenti la Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici di Napoli e Pompei abbia progettato di adottare per la valorizzazione e conservazione del sito;
   come mai fino ad oggi nulla è stato fatto, causando il deterioramento irreversibile già di parte del sito unico al mondo.
(5-00578)

Interrogazione a risposta scritta:


   PETITTI, ARLOTTI, BOLOGNESI, DE MARIA, FABBRI, LENZI, ZAMPA, BARUFFI, MARCO DI MAIO, GHIZZONI, LATTUCA, MAESTRI, MARCHI e MOGHERINI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in comune di Santarcangelo di Romagna, provincia di Rimini, esiste un insediamento denominato «Mutoid Waste Company» posto in località Calatoio Ponte – lungo fiume Marecchia;
   i terreni sono di proprietà del demanio dati in concessione dalla regione Emilia-Romagna all'amministrazione comunale di Santarcangelo di Romagna, che a sua volta ha concesso l'area in comodato immobiliare alla comunità «Mutoid Waste Company»;
   l'insediamento ha avuto origine nell'anno 1990, quando un gruppo di artisti internazionali arrivati in Italia per partecipare al Festival internazionale dei teatri in piazza di Santarcangelo di Romagna si sono stabiliti in una ex cava di ghiaia del fiume Marecchia;
   detto insediamento è di per sé stesso un'opera artistica, esperienza unica sia a livello nazionale che internazionale;
   tali artisti sono specializzati in una forma d'arte incentrata sulla mutazione dei rifiuti e rottami della tecnologia moderna che si richiama al filone cyberpunk; le loro attività principali sono le performance che uniscono musica, arte, teatro e circo e spesso le loro azioni hanno un contenuto fortemente ecologista;
   la «Mutoid Waste Company» ha avuto negli anni importanti riconoscimenti del valore della sua opera artistica, essendo chiamata a realizzare scultore, eventi, allestimenti per filmati, spot pubblicitari: una performance con le loro sculture e installazioni è stata inserita nella cerimonia di chiusura delle Paraolimpiadi delle scorso anno a Londra;
   i media nazionali e internazionali si sono spesso interessati alla «Mutoid Waste Company», che è stata inoltre oggetto di analisi sociologiche e artistiche del fenomeno;
   la città di Santarcangelo di Romagna ha accolto l'insediamento con favore, ed oggi i membri della «Mutoid Waste Company» e i loro figli contano numerosi legami con la comunità locale: i ragazzi frequentano regolarmente le strutture scolastiche cittadine e l'insediamento è meta di visite di singoli, gruppi e scolaresche;
   in conseguenza di tutto ciò, la «Mutoid Waste Company» rappresenta ad oggi un'esperienza culturale e sociale unica ed un veicolo di promozione turistico-culturale notevole per la città di Santarcangelo di Romagna –:
   se il Governo sia a conoscenza dell'esperienza della «Mutoid Waste Company» e del valore che questa rappresenta non solo per la città di Santarcangelo di Romagna, ma per l'intero Paese;
   se non si ritenga necessario dichiarare l'interesse culturale dell'insediamento riconoscendo la sussistenza dell'interesse artistico e etnoantropologico, anche in considerazione della difficoltà di identificare un esatto strumento autorizzativo che colga a pieno il valore intrinseco non solo dell'opera artistica, ma anche quello socio-culturale della comunità. (4-01216)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IV Commissione:


   DURANTI e PIRAS. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   con la legge n. 244 del 31 dicembre 2012 si definisce la revisione dello strumento militare e si prospetta la significativa riduzione dei costi della difesa derivanti anche dal settore della gestione delle infrastrutture. In realtà proprio in questo settore, e con particolare riferimento agli arsenali della marina militare, si stanno prefigurando gravi ritardi, aggravio dei costi, perdite delle risorse allocate e si profila il pericolo di paralisi delle attività e dei servizi finalizzati al mantenimento dello strumento navale;
   nello specifico, nell'arsenale della marina militare di Taranto il piano di risanamento infrastrutturale «Brin», che avrebbe dovuto rappresentare il crocevia per la prosecuzione delle attività garantendo a regime, costi di gestione contenuti, appare attualmente paralizzato e senza prospettive. Si segnalano infatti, fra i vari ammanchi, il mancato completamento e la sospensione delle officine polifunzionali, la sospensione dei lavori di consolidamento del bacino Ferrati e le continue varianti in corso d'opera che stanno determinando la «perenzione» dei fondi con il rischio di compromettere in maniera irreversibile il lavoro di migliaia di lavoratori pubblici e privati, oltre che pregiudicare ulteriormente l'economia di un intero territorio già largamente provato;
   i problemi riguardo i ritardi nell'attuazione del piano «Brin» hanno coinvolto in maniera pesante anche i lavoratori delle ditte private, in quanto i ritardi nella liquidazione delle spettanze per le opere già effettuate hanno messo in grave difficoltà le aziende, talune delle quali sono state costrette a ricorrere all'apertura delle procedure per la dichiarazione dello stato di fallimento;
   l'interrogante, in data 19 giugno 2013, durante l'audizione del Capo di Stato maggiore della marina militare, Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ha posto il problema senza ottenere altro che generiche rassicurazioni –:
   quali misure il Governo intenda prendere per lo sblocco delle attività previste dal piano «Brin», al fine di dare risposte credibili e necessarie alle problematiche infrastrutturali dell'arsenale della marina militare di Taranto. (5-00568)


   FRUSONE, CORDA, ARTINI, ALBERTI, BASILIO, PAOLO BERNINI e RIZZO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la situazione abitativa nell'area del cassinate è ormai arrivata al collasso, con una politica della casa che invece di aumentare l'offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale svende a privati, tanto da costringere 18 famiglie con 14 bambini, alcuni neonati, ad occupare, persino autodenunciandosi, delle palazzine adiacenti all'80o Reggimento «Roma» di via Vaglie precedentemente utilizzate come alloggi per i militari ed ora completamente inutilizzate per poter trovare una sistemazione dignitosa, tenendo conto che molti erano già in graduatoria per ricevere un alloggio, alcuni da decenni;
   recentemente il generale Ranucci, della scuola sottufficiali di Viterbo ha precisato che gli edifici adiacenti all'80o Reggimento «Roma» di via Vaglie rientrano in un riassetto del sistema logistico militare della zona;
   è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, con il supplemento ordinario n. 80 in data 26 marzo 2011, che le palazzine A e B site in via Vaglie Cassino sono state individuate tra gli alloggi da alienare;
   gli occupanti hanno trovato le utenze luce e gas attive nonostante da anni questi alloggi siano disabitati;
   in tale contesto, appare opportuno che il Ministero interrogato voglia depositare alle competenti commissioni parlamentari una relazione aggiornata in merito alle dismissioni e/o valorizzazioni di immobili del demanio militare –:
   quali chiarimenti il Governo intenda fornire in merito alla situazione di cui alla premessa e alla destinazione attuale degli immobili siti in via Vaglie in Cassino per valutare, di concerto con il comune e l'Ater, il riutilizzo degli stessi immobili ad uso di abitazioni a canone sociale.
(5-00569)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARANTELLI e FRAGOMELI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero della difesa ha indetto una procedura di gara, «con bando inviato alla GUUE in data 27/05/2013 e pubblicato sulla GURI n. 64 del 03/06/2013, (scadenza 20 giugno 2013) per la fornitura triennale di uniformi da combattimento e servizio tipo vegetato mod. 2013;
   la procedura di gara, che prevede un importo complessivo di euro 9.086.000,00 (IVA esclusa), è da espletare in ambito Unione europea con sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Solitamente con questa procedura l'aggiudicazione avviene avendo come elemento di particolare incidenza il prezzo rispetto alla qualità;
   è accaduto in passato, con medesimi bandi di altre amministrazioni pubbliche o società partecipate, che a detti bandi abbiano preso parte soggetti di diversa nazionalità, che non sempre hanno potuto dimostrare l'esercizio ed il reale rispetto delle principali norme di sicurezza sul lavoro nelle loro aziende;
   il nostro Paese vanta un tessuto economico fatto soprattutto di piccole e medie imprese che fanno della qualità il loro fiore all'occhiello;
   vista la grave situazione di crisi economica del Paese che incide pesantemente sul tessuto imprenditoriale e di conseguenza sull'occupazione, a parere degli interroganti, sarebbe utile che nei bandi suddetti venga incrementato – all'interno della procedura dell'offerta economicamente più vantaggiosa – il peso della qualità come fattore discriminante nell'aggiudicazione;
   in tal modo, senza venire meno al principio della libera concorrenza, si prenderebbe il sistema delle piccole e medie imprese italiane fondato su alti standard di qualità e garanzia del rispetto della normativa sulla sicurezza –:
   se non ritenga doveroso provvedere a modificare i requisiti delle procedure di gara, come quella citata in premessa, puntando l'accento più sulla qualità e meno sul fattore economico;
   se non reputi necessario che nelle commissioni di valutazione delle procedure di gara come nel caso citato in premessa sia prevista la presenza di militari – vista la loro comprovata conoscenza tecnico-qualitativo in materia – che saranno altresì i diretti beneficiari del prodotto oggetto di gara. (5-00576)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIOVANNA SANNA e PES. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi il Sindaco di Valledoria, in provincia di Sassari, ha ricevuto comunicazione informale del previsto declassamento a tenenza della locale Compagnia dei carabinieri;
   l'attuale compagnia copre un territorio che va da Castelsardo fino a Vignola, per circa 65 km di costa, oltre a numerosi Comuni dell'entroterra, in un bacino a forte presenza turistica nel quale d'estate gravitano oltre 85.000;
   con l'ipotizzato declassamento da Compagnia a tenenza il numero effettivo dei militari in servizio passerebbe da 45 a 22 unita;
   questa drastica riduzione del contingente esporrebbe questo delicato territorio a forte impatto turistico al rischio concreto di peggioramento delle condizioni di sicurezza, che per anni sono state un positivo tratto distintivo della zona;
   tale decisione di declassificazione sarebbe stata adottata senza alcuna interlocuzione con gli enti locali interessati, al fine di ricercare una soluzione condivisa –:
   se il Ministro della difesa non ritenga opportuno assumere tutte le necessarie iniziative per evitare il declassamento della compagnia dei carabinieri di Valledoria a tenenza, alla luce delle esigenze di sicurezza di questo vasto territorio e della necessità di valutare tali esigenze non guardando solo alla popolazione stabilmente residente ma anche alla rilevanza locale dei fenomeni turistici, che pongono delicati e specifici problemi di tutela della legalità e di prevenzione e repressione dei reati. (4-01213)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZAPPULLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   venerdì 5 luglio 2013 il direttore provinciale di Siracusa dell'Agenzia delle entrate, nel rispetto delle direttive nazionali, ha stabilito che dal 22 luglio 2013 le competenze dell'Ufficio di Augusta saranno trasferite a Siracusa e in parte a Lentini;
   da tale data, la seconda città della provincia di Siracusa, al centro dell'area industriale della provincia con il più grosso polo chimico e petrolchimico d'Europa e con un Porto commerciale individuato a livello europeo come polo strategico per i traffici comunitari e mondiali, non avrà neanche un front office dell'amministrazione fiscale, con inevitabili disagi e disfunzioni per i contribuenti e per i professionisti dell'area;
   l'accorpamento con gli uffici della sede di Siracusa, che già ora sconta lunghissime file sin dalle prime ore del mattino, rischia di accentuare tale situazione di congestionamento degli uffici del capoluogo cui fanno riferimento ben 11 comuni;
   a tali difficoltà, forse, si potrebbe ovviare con una redistribuzione territoriale delle competenze degli uffici attuali, dirottando sull'ufficio megarese le competenze relative ai contribuenti di altri comuni ora di pertinenza del capoluogo;
   nonostante i commissari straordinari del comune di Augusta abbiano messo a disposizione gratuitamente alcuni locali per trasferire a minori costi l'Ufficio Entrate locale, la richiamata decisione della sua soppressione non potrà non determinare evidenti e gravissime ricadute negative sull'economia dell'area e pesanti disagi per i cittadini –:
   se, pur in una fase di razionalizzazione della spesa pubblica, non intenda intervenire per impedire la chiusura degli uffici dell'Agenzia delle entrate nella città di Augusta, tenendo conto delle disponibilità manifestate dall'amministrazione locale, evitando che, con la cancellazione del servizio, si verifichi un pesante aggravio per cittadini, per le imprese e per i professionisti dell'area megarese.
(5-00564)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in data 16 febbraio 2010 è stata siglata una Convenzione fra Amministrazione autonoma monopoli di Stato e SIAE, avente per oggetto il censimento ed il controllo di apparecchi da divertimento e intrattenimento, più comunemente noti come Slot Machine;
   la suddetta Convenzione, della durata triennale, e rinnovabile tacitamente per un ulteriore triennio, trovava giustificazione nella carenza di personale di Amministrazione autonoma monopoli di Stato, di fronte al dilagare di un fenomeno come il gioco d'azzardo che richiedeva controlli puntuali e diffusi;
   stante la delicatezza della funzione di controllo, dall'articolo 6 della stessa Convenzione venivano previsti a cura dell'Amministrazione autonoma monopoli di Stato corsi di formazione e aggiornamento per il personale SIAE dedicato;
   la legge n. 73 del 2010 al fine di potenziarne la capacità operativa e la presenza territoriale, attribuisce il personale delle soppresse direzioni territoriali dell'economia e delle finanze prioritariamente all'Amministrazione autonoma monopoli di Stato che vede così passare la propria dotazione di risorse umane da circa 1.100 a circa 2.500 unità;
   l'attenzione attualmente rivolta al settore del gioco d'azzardo, oramai vicina al livello di allarme sociale, impone di dedicare la massima cura al sistema dei controlli, da svolgere con puntualità e regolarità da parte di addetti ad alta professionalità –:
   quali siano stati i costi per ogni annualità della Convenzione Amministrazione autonoma monopoli di Stato-SIAE;
   quali siano stati i risultati dei controlli effettuati nel triennio tramite personale proprio Amministrazione autonoma monopoli di Stato e tramite regime convenzionale;
   quali siano state le modalità di formazione adottate e con quali risultati;
   se SIAE abbia effettuato il servizio con proprio personale, ovvero con personale appositamente reclutato, e, in quest'ultimo caso, con quali forme contrattuali;
   quali motivazioni siano state addotte per motivare il rinnovo tacito della suddetta Convenzione, stante l'accresciuta disponibilità di personale di ex Amministrazione autonoma monopoli di Stato;
   quale sia l'attuale piano di impiego del personale dipendente di ex Amministrazione autonoma monopoli di Stato, con particolare riferimento ai dipendenti ex Ministero dell'economia e delle finanze;
   se non ritenga, di dover costituire all'interno dell'Agenzia delle Dogane un'unità di controllo dei giochi elettronici, stante l'importanza, la delicatezza e la complessità della mansione stessa e le sue positive ricadute anche riguardo all'azione di contrasto all'evasione fiscale ed alla criminalità organizzata. (4-01204)


   LUCIANO AGOSTINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nel 2009 è sorta Cassa depositi e prestiti investimenti SGR (d'ora in poi CDPI sgr), posseduta al 70 per cento da Cassa depositi e prestiti spa (d'ora in poi CDP spa) e da ACRI e ABI per una quota del 15 per cento ciascuna, con la finalità di sostenere ed avviare fondi immobiliari in ambito locale che incrementino l'offerta abitativa secondo il modello dell’housing sociale;
   nel 2010 CDPI sgr ha promosso ed istituito il Fondo investimenti per l'abitare (FIA), gestito da essa CDPI sgr;
   hanno sottoscritto quote del FIA: CDP spa (per circa un miliardo di euro), i principali gruppi bancari e assicurativi, casse di previdenza privata e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   in tale quadro, il 25 febbraio 2011 ad iniziativa di fondazione Pescarabruzzo, fondazione Tercas, fondazione Varrone di Rieti e fondazione CARISAP è stato istituito il Fondo Housing Sociale (HS) Italia centrale;
   tali fondazioni hanno affidato la gestione del Fondo HS Italia centrale ad una SGR del Gruppo Banca Finnat, della famiglia Nattino, denominata Investire Immobiliare sgr;
   preliminarmente, il fondo FIA, gestito da CDPI sgr, nella già ricordata finalità di investimento nell'edilizia privata sociale, si è attivato per promuovere la nascita di fondi comuni di investimento immobiliare operanti a livello locale;
   riguardo all'Italia centrale, ha deliberato di investire circa euro 40 milioni nel Fondo HS Italia centrale. Attualmente risulta che il Fondo FIA ha sottoscritto quote del Fondo HS Italia centrale avendo per euro 14,4 milioni, assumendo la classe di sottoscrittore il cui rendimento è privilegiato e garantito al 3 per cento oltre al tasso di inflazione;
   nel corso del 2011 nella carica di presidente del collegio sindacale di CDPI sgr è stato nominato il dottore Vincenzo Marini Marini, che ricopre da anni il ruolo di Presidente della fondazione CARISAP;
   anche la fondazione CARISAP è – come detto – tra i soggetti promotori e sottoscrittori del Fondo HS Italia centrale, ma in una diversa classe di sottoscrittori, il cui rendimento non è né garantito né privilegiato;
   il comune di Ascoli Piceno, con deliberazione di consiglio comunale del 6 giugno 2012 e deliberazione della giunta comunale del 31 luglio 2012 n. 139, ha deliberato di sottoscrivere quote del Fondo HS Italia centrale con la seguente modalità: il comune di Ascoli Piceno ha conferito al Fondo HS Italia centrale l'immobile di sua proprietà denominato Palazzo Sgariglia situato ad Ascoli Piceno in corso Mazzini n. 81, frutto di lascito della famiglia Sgariglia con destinazione sociale;
   il Palazzo è stato stimato euro 3.200.000. Tale somma rappresenta il valore del conferimento nel Fondo e dunque al comune di Ascoli Piceno sono state assegnate quote del Fondo per pari valore;
   anche il comune di Ascoli Piceno è tra le classi di sottoscrittori né privilegiate né garantite nel rendimento dell'investimento;
   è previsto espressamente nel regolamento del Fondo HS Italia centrale che le classi di sottoscrittori non garantite e non privilegiate potrebbero non recuperare il valore del conferimento, quando verrà liquidato il Fondo, per tutelare i sottoscrittori privilegiati;
   il comune di Ascoli Piceno ha motivato il conferimento del palazzo Sgariglia al Fondo HS Italia centrale al fine di ottenere la ristrutturazione senza sostenerne il costo, in carenza della capacità di spesa ed altresì per la destinazione di utilità sociale prevista per l'edificio;
   inoltre, l'amministrazione comunale ha dichiarato di condividere nello specifico la proposta di valorizzazione dell'immobile, ricevuta da Investire immobiliare SGR del Gruppo Banca Finnat, quale soggetto che gestisce tale Fondo HS Italia centrale;
   tale proposta di recupero del palazzo Sgariglia, immobile di pregio e vincolato, prevede la prevalenza di alloggi, sociali e la presenza di alloggi destinati al libero mercato nonché spazi ad uso commerciale;
   la destinazione parziale dell'immobile al libero mercato viene descritta come necessaria per garantire la redditività dei partecipanti al Fondo e cioè il rendimento per il Fondo FIA privilegiato e garantito per legge di almeno il 3 per cento oltre l'inflazione (ad oggi circa il 6 per cento nominale);
   la dismissione di palazzo Sgariglia da parte del comune di Ascoli Piceno ha reso necessaria anche la preventiva autorizzazione della direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici delle Marche;
   le condizioni stabilite per la eventuale e futura riacquisizione dell'immobile da parte del comune di Ascoli Piceno prevedono che il comune possa versare il valore del bene stimato per il conferimento al Fondo (euro 3.200.000,00) maggiorato di tutte le spese che saranno sostenute per la ristrutturazione dell'immobile;
   dopo le approvazioni delle deliberazioni comunali in consiglio ed in giunta, il gestore del Fondo HS Italia centrale, Investire immobiliare SGR del Gruppo Banca Finnat, unitamente al presidente della fondazione CARISAP dottore Vincenzo Marini Marini hanno preso contatti con gli ordini professionali sia degli ingegneri che degli architetti di Ascoli Piceno, chiedendo la collaborazione per avviare una selezione di candidati per una asserita «gara di appalto» che il Fondo HS Italia centrale avrebbe promosso;
   ottenuta la collaborazione attiva da parte degli ordini professionali degli ingegneri e degli architetti di Ascoli Piceno, gli ordini stessi inviavano a i tutti i professionisti iscritti ai rispettivi ordini un «bando» con la dichiarata finalità di selezionare in modo competitivo i candidati alla progettazione e direzione dei lavori dei consolidamento, restauro e recupero del palazzo Sgariglia ponendo tra gli altri requisiti che almeno uno dei componenti del gruppo di lavoro fosse residente nella provincia di Ascoli Piceno al fine di favorire il sostegno economico e l'impulso a professionisti locali;
   per l'inoltro delle candidature venivano assegnati brevi termini perentori;
   gli ordini professionali di Ascoli Piceno sostenevano e divulgavano tale bando e numerosi professionisti facevano pervenire le candidature;
   una volta pervenute le candidature, ai candidati veniva avanzata la richiesta di un concept del progetto, assegnando il termine perentorio di giorni 8 (otto) per la consegna;
   le ipotesi progettuali dovevano tenere conto della prevalente destinazione dell'edificio ad alloggi sociali, mentre per la restante parte la destinazione prevede: loft casa/lavoro, esercizi commerciali e un ristorante a piano terra con uso del cortile interno;
   numerosi professionisti che hanno partecipato alla procedura hanno segnalato al sottoscritto le circostanze di fatto con le quali è proseguito l’iter manifestando dubbi sullo svolgimento della selezione;
   come appreso anche dagli organi di stampa, è stata organizzata una iniziativa a Roma presso la casa dell'architettura il 4 dicembre 2012 per discutere dei concept pervenuti;
   successivamente, in data 20 dicembre 2012, numerosi candidati hanno ricevuto rispettive comunicazioni da investire immobiliare sgr con le quali è stato comunicato loro che non erano stati selezionati, senza l'indicazione di quale sia il gruppo selezionato;
   in particolare, i professionisti che hanno partecipato alla selezione sostengono che l'esito della selezione dei candidati sia avvenuto in assenza di trasparenza;
   essi evidenziano, inoltre, che il coinvolgimento richiesto agli ordini professionali locali sia da ritenersi anomalo per il tipo di procedura; infine, dichiarano che gli ordini professionali non sarebbero nemmeno stati informati in merito a quale sia il gruppo di professionisti vincitore del «bando»;
   il carattere di imparzialità che deve connotare l'operato della società di gestione del Fondo (Investire immobiliare SGR del Gruppo Banca Finnat) è determinante affinché l'operazione mantenga la destinazione sociale;
   tale carattere di imparzialità deve essere garantito con la più ampia trasparenza;
   l'imparzialità deve sussistere sia nella selezione dei professionisti, che delle imprese che eseguiranno i lavori e naturalmente per la futura assegnazione degli alloggi ai meritevoli di occuparli;
   le fondazioni di origine bancaria sono soggetti nei quali convive la natura giuridica privata con gli scopi di utilità sociale e la loro funzione è orientata ad attività di interesse generale. Come è stato autorevolmente ricordato dal Presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, «esse rappresentano l'espressione della sussidiarietà orizzontale delineata dall'articolo 118, comma 4 della Costituzione; libere, indipendenti da condizionamenti esterni, capaci di autodeterminarsi, svolgono la loro attività nell'esclusivo interesse generale della comunità di riferimento»;
   ed ancora «... Le fondazioni rispondono di una responsabilità sociale che si misura con la fiducia che suscita la trasparenza, l'imparzialità e l'efficacia della loro azione, rendendo conto pubblicamente delle attività svolte» –:
   se siano previste differenti categorie o classi di sottoscrittori del Fondo HS Italia centrale, con diversi livelli e garanzie di rendimento e rischi nell'investimento e in tal caso quali siano i partecipanti garantiti e privilegiati; in particolare se vi siano garanzie di rendimento differenti tra FIA gestito da CDPI sgr e le fondazioni locali e gli altri enti partecipanti;
   se risponda al vero che la parziale destinazione sociale dell'immobile denominato palazzo Sgariglia di Ascoli Piceno avrà la durata di soli dodici anni;
   se, tenuto conto delle, quotazioni del mercato immobiliare di Ascoli Piceno, il canone di mensile locazione di euro 516,00 per unità di circa 90,00 metri quadri e il prezzo di vendita di euro 2.400,00 al metro quadro previsti da Investire immobiliare sgr ritenga siano adeguati alla destinazione di housing sociale per soggetti svantaggiati;
   se l'imparzialità nell'assegnazione degli incarichi progettuali, dell'appalto delle opere e dell'occupazione degli alloggi sociali sia soggetta a requisiti di trasparenza nei confronti della comunità di riferimento, in favore della quale l'operazione di edilizia sociale relativa a palazzo Sgariglia di Ascoli Piceno è prevista;
   se ed in che misura gli ordini professionali degli ingegneri e degli architetti di Ascoli Piceno siano stati legittimamente coinvolti ed esposti pubblicamente a svolgere un ruolo attivo in tale procedura;
   con quali motivazioni e con quali criteri sia stata effettuata la selezione dei professionisti quali architetti ed ingegneri che hanno presentato le candidature al soggetto gestore del Fondo HS Italia centrale, Investire Immobiliare sgr del gruppo banca FINNAT. (4-01220)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURER. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la legge 21 aprile 2011, n. 62 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale 5 maggio 2011, n. 103) recante «Modifiche al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e altre disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori» dispone, tra l'altro, all'articolo 1, comma 1, che: «Quando imputati siano donna incinta o madre di prole di età non superiore a sei anni con lei convivente, ovvero padre, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole, non può essere disposta né mantenuta la custodia cautelare in carcere, salvo che sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza»;
   la legge dispone, altresì, che nella ipotesi in cui vi siano «esigenze di eccezionale rilevanza», la detenzione sarà disposta presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri (cosiddetta ICAM) ove istituito;
   la legge sopra menzionata stabilisce, inoltre, al comma 4 dell'articolo 1, che le disposizioni «si applicano a far data dalla completa attuazione del Piano straordinario penitenziario, e comunque a decorrere dal 1° gennaio 2014»;
   l'articolo 4 della legge sopra citata aggiunge che «con decreto del Ministro della giustizia, da adottare, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, d'intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono determinate le caratteristiche tipologiche delle case famiglia protette previste dall'articolo 284 del codice di procedura penale e dagli articoli 47-ter e 47-quinquies della legge 26 luglio 1975, n. 354, come modificati, rispettivamente, dagli articoli 1, comma 2, e 3 della presente legge»;
   al 30 giugno 2011 le detenuti madri in carcere con figli minori erano 53, al 30 giugno 2012 erano aumentate a 57 –:
   quale sia, a due anni dall'approvazione della legge, la situazione relativamente alla presenza dei bambini in carcere, all'approvazione e all'effettiva attuazione del regolamento delle case protette di cui all'articolo 4 della legge n. 62 del 2011 e come la struttura penitenziaria si stia attrezzando in vista dell'ormai imminente decorrenza, fissata 1o gennaio 2014, di quanto previsto dalla legge sopra menzionata. (4-01197)


   COSTANTINO, GIANCARLO GIORDANO e FRATOIANNI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in attuazione dell'articolo 1, comma 18, della legge 14 gennaio 1999, n. 4, sono stati adottati due regolamenti che hanno modificato gli ordinamenti, il sistema elettorale e la composizione degli organi di alcuni ordini professionali, tra cui quello degli architetti, trasformato in ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori;
   con il regolamento recato dal decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001 n. 328 nei predetti albi professionali sono state istituite le sezioni A e B, che individuano ambiti professionali diversi in relazione al diverso grado di capacità e competenza acquisita mediante il percorso formativo;
   ciascuna sezione è stata ripartita in settori; la sezione A dell'ordine degli architetti, pianificatori paesaggisti e conservatori è ripartita nei seguenti settori:
    a) architettura;
    b) pianificazione territoriale;
    c) paesaggistica;
    d) conservazione dei beni architettonici ed ambientali;
   l'articolo 4 del Regolamento, recante «Norme organizzative generali», ha stabilito che in caso di istituzione delle sezioni A e B degli albi «il numero dei componenti degli organi collegiali, a livello locale o nazionale, degli ordini o collegi [...] è ripartito in proporzione al numero degli iscritti a ciascuna sezione. Tale numero viene determinato assicurando comunque la presenza di ciascuna delle componenti e una percentuale non inferiore al cinquanta per cento alla componente corrispondente alla sezione A»;
   con il successivo regolamento recato dal decreto del Presidente della Repubblica 8 luglio 2005 n. 169 è stato stabilito, inoltre, che il numero di componenti degli organi collegiali ad ogni livello, iscritti alle sezioni A e B, sia proporzionale alla loro numerosità;
   in questi primi anni di attuazione dei citati regolamenti si è potuto riscontrare che i meccanismi elettorali non hanno garantito la giusta rappresentatività delle varie componenti dell'ordine professionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, iscritti nella sezione A, come invece è imposto dalla disposizione generale di cui all'articolo 4 del regolamento decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001 n. 328;
   la necessità che tutte le componenti dell'ordine siano rappresentate negli organismi di rappresentanza, territoriali e nazionali, risponde ad esigenze deontologiche, professionali, disciplinari e di equilibrio tra le varie componenti e di specifica rappresentanza pubblica di tutti gli interessi;
   al contrario la composizione degli organismi di rappresentanza, tranne in alcune sporadiche e rarissime eccezioni, riflette una non più esistente caratterizzazione giuridica monoprofessionale, dovuta a ragioni meramente numeriche che determinano una sovra-rappresentazione della categoria più numerosa (gli architetti) a danno delle altre professionalità (pianificatori territoriali, paesaggisti e conservatori) numericamente inferiori –:
   come i Ministri interrogati intendano risolvere la problematica illustrata in premessa e, eventualmente, se non ritengano di intervenire con apposita circolare interpretativa o con modifiche ai regolamenti 5 giugno 2001 n. 328 e 8 luglio 2005 n. 169, per confermare l'obbligatorietà della rappresentanza proporzionale di ciascuna delle componenti della sezione A negli ordini di cui all'articolo 1, comma 18, della legge 14 gennaio 1999, n. 4, che deve essere assicurata mediante regole elettorali, stabilite dai medesimi ordini, che diano attuazione al predetto principio.
(4-01200)


   GRECO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il tribunale di Nicosia, con oltre cento anni di storia, è un tipico tribunale di montagna, che governa un circondario in grave situazione di deficit infrastrutturale, con pessimi collegamenti stradali, definiti «antidiluviani» dalla relazione del primo presidente e del procuratore generale della Corte di Appello di Caltanissetta, a suo tempo trasmessa al Ministero della giustizia;
   la soppressione del tribunale di Nicosia, in considerazione del bacino d'utenza, del contenzioso, della mancanza di continuità territoriale, comporterebbe seri disagi ai cittadini ed agli operatori del diritto;
   la soppressione comporterà costi non quantificati per il trasferimento dei fascicoli, degli arredi, delle attrezzature e dell'archivio, la dismissione dei relativi rifiuti speciali;
   la soppressione determinerebbe un fortissimo disagio per tutti i soggetti diversamente abili e per le loro famiglie, che, in sede di volontaria giurisdizione, chiedono abitualmente al tribunale amministrazioni di sostegno, interdizioni, curatele, autorizzazioni correlate;
   il palazzo di giustizia di Enna, sede destinata accorpante, già allo stato sovraffollato non dispone di spazi sufficienti ad accogliere il tribunale di Nicosia e non risulta che siano stati richiesti interventi di adeguamento;
   la viabilità nel territorio nord della provincia di Enna è non soltanto precaria, ma soprattutto «carente, inadeguata e antidiluviana», come confermato dall'ordinanza di rimessione degli atti alla Corte Costituzionale nr. 68/2013 del giudice Tigano;
   il comune di Enna, si trova, inoltre in una difficile situazione finanziaria, che non consente di far fronte alla spesa necessaria a garantire il trasferimento degli uffici, con i relativi arredi, beni strumentali e l'intero archivio, alla sede di Enna;
   con la soppressione delle province attuata di recente nella Regione Siciliana, e la previsione dei consorzi di comuni, lo stesso tribunale provinciale di Enna, verrebbe ad essere del tutto privo di riferimento territoriale, non coincidendo più in alcun modo con il territorio ex provinciale. Ciò porterebbe alla inapplicabilità concreta della legge e il paradosso che cittadini consorziati con comuni diversi da quelli appartenenti all'ex circondario del Tribunale di Nicosia, dovrebbero far capo sempre al tribunale di Enna – anche se a parecchi chilometri di distanza – in quanto tribunale ex provinciale;
   al Ministero sono stati forniti in questi anni, dalla legge n. 148 del 2011, numerosi dossier e studi che dimostrano in modo oggettivo e non localistico, che sussistono tutti gli indici per la conservazione del tribunale di Nicosia, con particolare riferimento all'assenza di accettabili infrastrutture derivante da una rete stradale insufficiente, tortuosa e in pessime condizioni di manutenzione nonché nella totale mancanza di collegamenti ferroviari con il capoluogo di provincia Enna (vedasi relazione sulla viabilità resa dall'UTC di Nicosia) come del pari assenti sono i collegamenti pubblici su gomma e questo comporta necessariamente che il Tribunale accorpante potrà essere potrà essere raggiunto esclusivamente con il mezzo privato percorrendo sino a 80 km di distanza –:
   se il Governo sia intenzionato ad adottare idonee disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo n. 155 del 2012, che tengano conto della specificità territoriale e delle esigenze civili delle comunità del circondario del tribunale di Nicosia preservando il presidio giudiziario presente. (4-01211)


   COSTANTINO, DANIELE FARINA e MIGLIORE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   negli istituti di pena del nostro Paese la situazione è drammatica, atteso che sono attualmente ristretti circa 66.000 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 47.000 unità;
   la polizia penitenziaria ha una carenza di organico di oltre 7.000 unità;
   a fronte di una situazione del genere, il precedente Ministro della giustizia, la professoressa Severino, ha emanato il decreto ministeriale 22 marzo 2013 con il quale ha modificato la dotazione organica della polizia penitenziaria, prevedendo circa 200 unità di polizia penitenziaria in meno negli istituti – 41.335 unità rispetto alle 41.533 del 2001 – e circa 900 unità in più negli uffici e servizi amministrativi (2.786 rispetto ai 1.873 del 2001);
   rispetto alla pianta organica prevista per uffici e servizi amministrativi, non è dato sapere quante siano effettivamente le unità in servizio, se esistano degli esuberi di personale destinato alle sedi amministrative e, in caso affermativo, come si intenda intervenire, e in quali tempi, sulla carente dotazione di personale degli istituti penitenziari –:
   se il Ministro, in caso di esubero del personale penitenziario destinato ai servizi amministrativi rispetto alle piante organiche previste, non ritenga di intervenire, e in quali tempi, per impiegare l'eccedenza nell'organico (carente) degli istituti penitenziari;
   quali siano le informazioni del Ministro circa il numero di unità di polizia penitenziaria in distacco fuori dall'amministrazione penitenziaria e il motivo per il quale sia stata aumentata la dotazione organica delle sedi amministrative e diminuita quella degli istituti;
   per quale motivo la gestione della mobilità del personale penitenziario continua ad essere affrontata con provvedimenti discrezionali del capo del dipartimento, quando per parte di essi (GOM,USPEV e NIC) sono previste procedure di interpello. (4-01212)


   LOREFICE, GRILLO, MANTERO, DALL'OSSO, DI VITA, BARONI, LOMBARDI, DADONE, COZZOLINO, SPESSOTTO, CARINELLI, COLONNESE, DEL GROSSO, GRANDE, SPADONI, SILVIA GIORDANO, VACCA, FRUSONE, MARZANA, D'UVA, CANCELLERI, BATTELLI, LUIGI GALLO, ARTINI e RIZZO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 33, comma 5, della legge n. 104 del 1992 riconosce al familiare lavoratore che assiste con continuità un parente o affine portatore di handicap il diritto di scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio e di non essere trasferito senza il suo consenso;
   la legge n.183 del 4 novembre 2010, cosiddetto collegato lavoro, ha reso non più necessario il requisito della continuità e in alcuni casi della esclusività della assistenza;
   la suddetta norma ha inoltre rivisto l'ambito applicativo riducendo la platea dei soggetti legittimati a fruire dei benefici previsti dalla legge;
   l'articolo 42-bis del decreto legislativo n. 151 del 2001, aggiunto dalla legge n. 350 del 2003, dispone il ricongiungimento di un genitore all'altro in presenza di figli minori fino a tre anni di età;
   presso l'Ufficio II del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia è fin troppo frequente il diniego dei trasferimenti ex articolo 33, comma 5, della legge n. 104 del 1992 nonché dei ricongiungimenti familiari ex articolo 42-bis del decreto legislativo n. 151 del 2001 in spregio della normativa vigente, generando di fatto un diniego di tutela di diritti garantiti dalla legge in favore dei disabili, dei loro familiari e dell'unità familiare;
   tali numerosi dinieghi dell'amministrazione costringono gli interessati ad agire giudizialmente per la salvaguardia dei loro diritti, con la conseguenza che spesso vengono emesse sentenze dai giudici di merito che, oltre a disporre i trasferimenti e/o i distacchi, condannano altresì la pubblica amministrazione a rifondere le spese di giudizio, con grave danno per le casse erariali –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa in merito alle vicende descritte e se intenda assumere iniziative volte a garantire la concreta applicazione della legge n. 104 del 1992 nonché del decreto legislativo n. 151 del 2001. (4-01218)


   BERGAMINI, CARFAGNA, CENTEMERO e POLIDORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   lo stalking è un fenomeno molto diffuso nel nostro Paese. Secondo i dati Istat del 2006 quasi il 50 per cento delle donne vittime di violenza fisica o sessuale ha subito comportamenti persecutori, 937 mila donne hanno subito violenza fisica o sessuale e stalking. A queste vanno aggiunte 1 milione 139 mila donne che hanno subito stalking ma non violenze fisiche o sessuali, per un totale di 2 milioni 77 mila donne vittime di stalking dall'ex partner, il 18,8 per cento del totale. Tra le donne che hanno subito una violenza fisica o sessuale da ex partner la percentuale di stalking arriva al 48,8 per cento;
   nell'80 per cento dei casi lo stalker occupa una buona posizione sociale ed ha un elevato livello di istruzione;
   la legislazione italiana in materia risulta essere tra le più avanzate in Europa, con una buona rete di supporto, che va dalla legge 15 febbraio 1996, n. 66, «Norme contro la violenza sessuale», alla legge 4 aprile 2001, n. 154, «Misure contro la violenza nelle relazioni familiari», al decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori», convertito dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 95 del 24 aprile 2009;
   lo stalking, spesso, non colpisce soltanto la vittima diretta ma anche i suoi familiari. Esso, inoltre, può tramutarsi da violenza psicologica in violenza fisica, giungendo fino anche all'uccisione della vittima: il 15 cento dei femminicidi è preceduto da denunce per stalking;
   inoltre, un persecutore su tre torna a colpire, mentre la durata media di un processo penale nel nostro Paese è di 3 anni e mezzo, a cui si deve aggiungere almeno un anno e mezzo di fase istruttoria;
   al di là delle croniche lungaggini del processo italiano, che meriterebbero una interrogazione a parte, è sotto gli occhi di tutti la palese scollatura tra normativa in fatto di stalking e violenza e la sua attuazione, scollatura dovuta spesso all'impreparazione della magistratura che, ad avviso delle interroganti, si dimostra poco addestrata soprattutto nei casi di stalking — in cui la violenza è psicologica e, quindi, meno visibile — tendendo a sottostimarne la gravità e, dunque, a non prendere misure per tutelare le vittime mettendo i persecutori in condizione di non nuocere più, con il risultato che spesso la diffida del persecutore, prevista dalla legge, arriva solo quando questi è passato alla violenza fisica;
   ma il reato di «atti persecutori» (stalking), come previsto dall'articolo 612-bis codice penale, non fa riferimento ad aggressioni fisiche di alcun genere, bensì a minacce e/o molestie reiterate e, dunque, la diffida dovrebbe essere concessa quando sussistono specifici elementi che fanno ritenere fondato il pericolo di reiterazione delle minacce e/o delle violenze;
   una tale, ad avviso delle interroganti, corretta applicazione della legge assicurerebbe un'efficace e rapida messa in protezione della vittima, che spesso continua ad essere perseguitata anche dopo il deposito della querela, nelle more delle indagini preliminari e persino durante la celebrazione del processo;
   la diffida, che ha lo scopo di far cessare le persecuzioni e non farle trasformare in violenza fisica, può a ragione essere ritenuta una misure di prevenzione. Sono numerosi, infatti, i fatti di cronaca che raccontano di aggressioni, violenze e uccisioni compiuti dallo stalker che poteva e doveva essere fermato prima di diventare un aggressore, un violentatore, un omicida;
   il decreto legislativo n. 26 del 2006 prevede l'istituzione della scuola superiore della magistratura, alla quale è attribuita in via esclusiva la competenza in materia di aggiornamento e formazione dei magistrati, e che, ad oggi, non risulta pienamente operativa;
   l'articolo 5 del medesimo decreto legislativo prevede che il comitato direttivo della scuola adotti e modifichi il programma annuale della didattica tenuto conto delle linee programmatiche proposte annualmente dal CSM e dal Ministro della giustizia –:
   quali iniziative il Ministro interrogato nell'ambito della sua competenza intenda intraprendere per formare e sensibilizzare la magistratura sul tema dello stalking, in modo da rendere pienamente operativa la normativa italiana e garantire le vittime.
(4-01221)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:


   DISTASO e LATRONICO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la strada statale 172 (cosiddetta «dei Trulli») è una importante via di comunicazione che unisce Taranto a Casamassima, ove si raccorda alla strada statale 100 che da Taranto conduce a Bari. Tale strada, nel suo primo tratto (Taranto-Orimini) è già stata oggetto, ormai molti anni fa, di lavori di adeguamento ed allargamento della sede e, attualmente, si presenta a quattro corsie; il restante percorso, invece, nonostante l'intenso traffico che l'attraversa, soprattutto durante i mesi estivi, è tuttora a due sole corsie ed è appunto oggetto dei lavori di allargamento e messa in sicurezza finanziati con la convenzione sopra citata, lavori attualmente in fase di avanzata progettazione;
   in data 21 novembre 2003 veniva sottoscritta fra la regione Puglia e l'ANAS una convenzione che prevedeva tra l'altro due importanti interventi sulla strada statale 172, ovvero l’«Adeguamento e ammodernamento in sede ed in variante – IV corsia Orimini superiore», dell'importo di 15,494 milioni di euro, nonché i «Lavori di costruzione della variante di Martina Franca e del tronco Casamassima-Putignano» dell'importo di 35,537 milioni di euro, entrambi con finanziamento ad intero carico dell'ANAS;
   l'ANAS ha previsto per la strada statale 172 tre interventi:
    adeguamento ed ammodernamento in sede e in variante – Costruzione della quarta corsia sull'Orimini Superiore e variante all'abitato di Martina Franca;
    tronco Casamassima-Putignano Lavori di ammodernamento ed adeguamento;
    adeguamento della strada statale 172-dir da Fasano a Laureto, in particolare nel tratto compreso dal chilometro 6 al chilometro 9,5;
   l'adeguamento ed ammodernamento in sede e in variante – costruzione della quarta corsia sull'Orimini Superiore e la variante all'abitato di Martina Franca, è a livello di progettazione definitivo ed è in corso la conferenza di servizi;
   l'adeguamento della strada statale 172-dir da Fasano a Laureto, in particolare nel tratto compreso dal chilometro 6 al chilometro 9,5 e a livello di progettazione preliminare;
   tronco Casamassima-Putignano Lavori di ammodernamento ed adeguamento della sede stradale alla sezione C1 del decreto ministeriale 5 novembre 2001, esclusa la variante di Turi, è a livello di progettazione preliminare, secondo le informazioni acquisite, da ultimo nel mese di ottobre 2011, dalla struttura di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   l'adeguamento ed ammodernamento in sede e in variante – Costruzione della quarta corsia sull'Orimini Superiore e la variante all'abitato di Martina Franca ha un costo stimato in 70 milioni di euro e la delibera CIPE n. 62 del 3 agosto 2011 ha assegnato complessivamente 51 milioni di euro così articolato:
    a) 36 milioni di euro per l'adeguamento e ammodernamento in sede ed in variante, costruzione della quarta corsia tra i Km 56 e 60,5 ed asse di penetrazione a Martina Franca;
    b) 15 milioni di euro per il superamento del Centro di Martina Franca;
   l'adeguamento della strada statale 172-dir da Fasano a Laureto, in particolare nel tratto compreso dal chilometro 6 al chilometro 9,5, ha un costo di 15 milioni di euro ed è integralmente finanziato con fondi messi a disposizione dalla regione Puglia;
   il CIPE nella seduta del 24 marzo 2012 ha assegnato 20 milioni di euro per il finanziamento del primo stralcio funzionale dell'intervento e finalmente ora si procederà all'approvazione del progetto preliminare;
   il CIPE nella seduta del 31 maggio 2013 ha infine rimodulato un finanziamento di 10 milioni di euro, già deciso nel 2012, per specifiche opere e misure compensative dell'impatto territoriale e sociale della nuova linea ferroviaria Torino-Lione nei territori su cui insiste l'opera in questione, anticipando al 2014 l'assegnazione di 8 milioni di euro precedentemente prevista per il 2016. Tale anticipazione ha comportato il posticipo al 2016 di parte dei finanziamenti stanziati per la strada statale 172 «dei Trulli», già previsti al 2014;
   i dati statistici elaborati dall'ACI e dall'ANAS per il periodo 2006-2010 evidenziano che sul tratto Putignano-Turi-Casamassima si rileva un tasso di incidentalità e di mortalità particolarmente elevato, peraltro in aumento nel corso degli ultimi anni;
   la regione Puglia ha destinato 15 milioni di euro per il finanziamento della strada statale 172-dir, 51 milioni di euro di fondi FAS di competenza regionale per la costruzione e adeguamento della quarta corsia sull'Orimini Superiore e la variante all'abitato di Martina Franca;
   l'ammodernamento del tratto Casamassima-Putignano consente di migliorare le condizioni di sicurezza della circolazione e l'adeguamento degli svincoli e la regolarizzazione degli accessi ai fondi anche con l'introduzione di viabilità di servizio. Sull'infrastruttura in progetto è stimato un traffico giornaliero medio pari a circa 21.570 veicoli/giorno –:
   quali siano le motivazioni per cui non è stato ancora approvato da parte del Cipe il progetto preliminare della strada statale 172 relativo al Tronco Casamassima-Putignano, atteso che a marzo 2012 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore, in risposta ad una precedente interrogazione in Commissione, affermava che il progetto sarebbe stato sottoposto al parere del CIPE in una delle prossime sedute, e quali siano state le motivazione del differimento al 2016 di una quota di finanziamento dell'intervento già previsto dal CIPE nella seduta del 24 marzo 2012. (5-00570)


   GRIMOLDI e MATTEO BRAGANTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la strada statale 434 Transpolesana è un'importante strada statale che collega Verona a Rovigo; il percorso, che ha una lunghezza di oltre 80 chilometri, inizia a Verona allacciandosi alla Tangenziale Sud tra le uscite dell'autostrada A4 di Verona Sud e Verona Est, attraversa i comuni della bassa veronese, entra in provincia di Rovigo nel comune di Giacciano con Baruchella, attraversa Badia Polesine, Lendinara, Villamarzana, dove è costruito lo svincolo dell'autostrada A13, e termina in una rotatoria in località Borsea del comune di Rovigo;
   la strada, classificata come strada extraurbana principale, ha un tracciato a 2 corsie per senso di marcia;
   la Transpolesana è nota per la storica incidentalità di alcuni tratti, fenomeno diminuito negli ultimi anni grazie all'installazione di guard-rail lungo l'intero percorso. Il numero delle vittime provocato da questa strada, nel solo tratto veronese, secondo un dato dell'ottobre 2008, ammonta a 139 persone;
   negli ultimi anni lo stato di manutenzione della statale appare molto compromesso in termini di degrado del manto stradale, tanto che si è reso necessario abbassare il limite di velocità da 110 chilometri orari a 70 chilometri orari, in svariati punti, specie nel tratto in provincia di Rovigo;
   la crisi economica in atto, che ha comportato un generale spostamento dei flussi di traffico dalla rete autostradale a pagamento verso la viabilità statale, e l'inizio della stagione estiva hanno fatto registrare un sensibile incremento del traffico sulla strada statale 434, verso mare, diretto a bypassare il circuito A/22-A/14 Verona/Bologna/Ancona;
   tale incremento di traffico ha reso ancora più evidente lo stato di usura del manto stradale e ha messo in crisi la possibilità di mantenimento dei minimi standard di sicurezza stradale;
   i cittadini locali e le aziende lamentano disaggi insopportabili con gravi ripercussioni negative sul tessuto economico e sociale;
   il compartimento ANAS locale ha effettuato due interventi di somma urgenza per un totale di 400.000 euro e altre manutenzioni parziali per 110.000 euro e ha già appaltato per il mese di luglio lavori per 3,5 milioni di euro; tali interventi rappresentano una risposta significativa per un tratto di soli 25 chilometri;
   il compartimento ha in programma ulteriori interventi per una spesa di 8 milioni di euro, ancora non finanziati;
   da notizie locali, sembra che la realizzazione di interventi a carattere definitivo su tutti i sottofondi stradali comporterebbe una spesa totale pari a circa 30 milioni di euro;
   il Governo, con l'articolo 18 del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, ha previsto l'attuazione di un programma di interventi di manutenzione straordinaria della rete stradale di interesse nazionale in gestione all'ANAS spa, riconoscendo che tale rete soffre di un significativo debito manutentorio e che richiede, in particolare, interventi di messa in sicurezza e ripristino delle opere; si prevede la diffusione degli interventi sull'intero territorio nazionale attraverso la sottoscrizione di una Convenzione da parte dell'ANAS Spa e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti da approvare con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;
   lo stesso Ministro interrogato, nell'ambito della presentazione alle Camere delle proprie linee programmatiche, ha evidenziato la necessità di individuare risorse per la manutenzione della rete stradale –:
   se il Ministro nell'ambito dei programmi di manutenzione della rete stradale gestita dall'ANAS spa, intenda adoperarsi, per quanto di propria competenza, per assicurare le occorrenti risorse finanziarie dirette a garantire la realizzazione di tutti lavori di manutenzione della strada statale 434 Verona/Rovigo – Transpolesana e assicurare il ripristino delle condizioni di sicurezza sulla strada statale.
(5-00571)


   BORGHI e GIOVANNA SANNA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero della coesione territoriale, la regione Sardegna e l'ANAS hanno sottoscritto negli anni scorsi un Contratto istituzionale di sviluppo per l'adeguamento del collegamento stradale Sassari-Olbia;
   in ordine di tempo, questo è stato il primo Contratto istituzionale di sviluppo sottoscritto con l'ANAS per le infrastrutture strategiche stradali;
   per la sua realizzazione sono stati destinati complessivamente 903,7 milioni di euro, di cui la gran parte, 606 milioni di euro, provengono dalle risorse del Fondo sviluppo e coesione 2007-2013 assegnate alla Sardegna, e 162 milioni di euro a valere sulle risorse dello stesso Fondo sviluppo e coesione assegnate al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   l'opera è stata suddivisa in 10 lotti, e necessita quindi di un fortissimo coordinamento politico-amministrativo e operativo per evitare sfasature temporali tra i diversi lotti sia in fase di progettazione esecutiva e ancor più in fase di realizzazione;
   rimarcato che:
    l'asse viario Sassari-Olbia costituisce un collegamento cruciale per la Sardegna in quanto collega le due principali aree urbane del nord dell'Isola, Sassari e Olbia, i due porti di Porto Torres e Olbia e gli aeroporti di Alghero e Olbia;
    l'esigenza di realizzare in tempi stretti questa nuova opera è ancor più evidenziata dalla ormai totale inadeguatezza della vecchia strada, purtroppo disseminata di croci per le centinaia di incidenti spesso mortali che si sono verificati e continuano a verificarsi;
   considerato che il Contratto istituzionale di sviluppo prevedeva l'avvio dei lavori per questa opera nel primo semestre del 2012 e la conclusione nel primo semestre 2017, ossia dopo cinque anni, ma che purtroppo sono stati segnalati già alcuni ritardi nell’iter di diversi lotti, causati da allungamento dei tempi nella consegna della progettazione esecutiva o da ricorsi sull'aggiudicazione dei lavori –:
   se lo stato di attuazione dei lavori per la nuova strada Sassari-Olbia sia in linea con il crono-programma a suo tempo stabilito e in caso di ritardi cosa si intenda fare per recuperarli e per evitarne di ulteriori, da parte dei Ministeri interessati, del Commissario governativo nominato ad hoc e dell'Anas attivando così tutte le iniziative e le misure, anche sotto il profilo delle responsabilità amministrative ed operative, al fine di garantire la puntuale realizzazione e il completamento di questa infrastruttura strategica per la nostra Isola. (5-00572)


   MATARRESE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con delibera del 3 agosto 2011, il CIPE avrebbe individuato ed assegnato le risorse per interventi di rilevanza strategica regionale per l'attuazione del «Piano nazionale per il sud»;
   il «Piano nazionale per il sud» prevede per la regione Puglia alcuni importanti opere tra le quali le seguenti di competenza ANAS:
    a) strada statale 172 «dei Trulli» — Tronco Martina Franca-Taranto. Adeguamento e ammodernamento in sede ed in variante. Costruzione della quarta corsia sull'Orimini Superiore tra i chilometri 56+000 e chilometri 60+500 e aste di penetrazione a Martina Franca — Importo: 36 milioni di euro;
    b) strada statale 7-ter — «Itinerario Bradanico Salentino» — Lavori di ammodernamento del tronco Manduria-Lecce. Completamente funzionale della variante di San Pancrazio Salentino — 1o lotto — 2o stralcio — Importo: 50 milioni di euro;
    c) strada statale 7-ter — «Itinerario Bradanico Salentino» — Tratto compreso tra la S.S.V. Taranto-Grottaglie e Manduria. Lavori di completamento funzionale lotto 3o – Stralci 2 e 3 – Importo: 55 milioni di euro;
   in data 27 maggio 2013, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico e la regione Puglia hanno sottoscritto l'accordo di programma quadro «Trasporti» (APQ);
   successivamente nel rispetto degli adempimenti previsti sarà sottoscritto il disciplinare che regola i rapporti tra regione Puglia ed ANAS in qualità di soggetto attuatore dell'intervento beneficiario del finanziamento di cui al Fondo di sviluppo e coesione 2007-2013 AQP;
   il disciplinare indica una serie di prescrizioni tra cui l'applicazione di sanzioni in caso di ritardo o mancato adempimento di quanto riportato nel disciplinare stesso;
   secondo quanto si evince dalle disposizioni dell'APQ per gli interventi definiti «immediatamente cantierabili» l'individuazione dell'aggiudicatario dei lavori deve avvenire entro il 30 novembre 2013 e la stipula del contratto nel periodo compreso tra il 3 gennaio 2014 e il 15 febbraio 2014;
   le suddette tempistiche prestabilite nell'AQP sarebbero difficilmente rispettabili anche con l'assunto di poter disporre di progetti definiti e corredati di tutte le autorizzazioni necessarie, considerando che comunque non possono essere approvati e posti in gara dal soggetto attuatore senza la copertura finanziaria che deriva dalla sottoscrizione del disciplinare con la regione Puglia;
   sembrerebbe quindi che i soggetti attuatori degli interventi inseriti nel Piano per il Sud non avrebbero potuto attivare l’iter di propria competenza prima del 27 maggio 2013, data di sottoscrizione dell'AQP, nella migliore delle ipotesi considerando lo svolgimento di tale attività nelle more della stipula dei relativi disciplinari;
   ipotizzando che si verifichi tale ipotesi, e che quindi le attività abbiano avuto inizio il 27 maggio 2013, considerando i tempi strettamente necessari per le singole fasi del procedimento, non considerando alcun margine temporale per eventuali ricorsi amministrativi sulle procedure, si dimostra l'insufficienza dei tempi prefissati ed il concreto rischio di non poter realizzare gli interventi di particolare rilevanza strategica programmati ed in particolare:
    a) l'approvazione del progetto definitivo richiede innanzitutto ed in via preliminare, ai sensi dell'articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010 (regolamento di esecuzione ed attuazione del codice dei contratti di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006), una complessa e articolata attività di verifica (vedasi articoli 52, 53 e 54 del precitato regolamento) che si conclude con un rapporto del soggetto preposto alla verifica che costituisce il presupposto indefettibile affinché il responsabile del procedimento, ai sensi dell'articolo 55 del medesimo regolamento, possa valutare il progetto da porre a base di gara;
    b) trattandosi di appalti integrati (progettazione esecutiva + realizzazione), ai sensi dell'articolo 55 del codice dei contratti pubblici, si potrà procedere all'individuazione dell'aggiudicatario mediante procedura ristretta. In tal caso, il termine per la ricezione delle domande di partecipazione non può essere inferiore a 37 giorni dalla data di trasmissione del bando alla Gazzetta Ufficiale della Comunità europea e il termine successivo per la presentazione delle offerte non può essere inferiore a 60 giorni dalla data di invio dell'invito a presentare offerta. Pertanto, la fase di pubblicazione e ricezione delle offerte, nella migliore delle ipotesi si concluderebbe in questo caso non prima del 14 novembre 2013. Nell'ipotesi, invece, di procedura aperta la fase di presentazione delle offerte, ai sensi dell'articolo 70, comma 6, del codice dei contratti, non può concludersi prima di 60 giorni e, quindi, non prima del 10 ottobre 2013;
    c) per quanto attiene la valutazione delle offerte, essa è ovviamente in funzione del numero delle stesse e costituisce, come è noto, una fase della procedura di individuazione dell'operatore economico delicata e complessa, tant’è che essa costituisce, molto spesso, elemento posto a fondamento di impugnazione innanzi alla giurisdizione competente degli atti di gara;
   qualora nel corso del procedimento, vi fosse la potenziale presenza di offerte cosiddette «anomale» ovvero offerte che presentano un ribasso maggiore di quello individuato attraverso un criterio matematico definito «soglia di anomalia» si procede ai sensi degli articoli 86, 87 e 88 del codice dei contratti pubblici e quindi la stazione appaltante deve richiedere giustificazioni all'offerente assegnando un termine per la risposta non inferiore a 15 giorni. La commissione deputata a valutare le offerte, invece, in caso di necessità potrebbe richiedere precisazioni alle giustificazioni presentate assegnando un termine per la risposta non inferiore a 5 giorni. Al termine della procedura e prima di escludere l'offerta anomala, deve instaurarsi con l'offerente un contraddittorio con preavviso di almeno 3 giorni;
   le tempistiche appena descritte prevedono complessivamente ulteriori 23 giorni nelle ipotesi più favorevoli, cui dovrebbero sommarsi i tempi per la formale corrispondenza e i tempi di lavoro della commissione che sono determinati anche dal numero delle offerte anomale pervenute e dalle peculiarità degli elementi che richiedono approfondimenti istruttori;
   da quanto appena premesso, appare evidente che la predetta fase non potrebbe concludersi ragionevolmente entro i tempi prescritti e quindi l'aggiudicazione provvisoria non potrebbe concludersi prima del 31 dicembre 2013;
   la verifica del possesso dei requisiti e tutta la fase propedeutica alla stipula del contratto, che così come disciplinato dall'articolo 11, comma 10, del codice dei contratti, non può intervenire prima di 35 giorni dalla comunicazione dell'avvenuta aggiudicazione definitiva, necessiterebbe di ulteriori 50 giorni e quindi la fase si concluderebbe non prima del 28 febbraio 2014;
   la situazione descritta in premessa è comune a molte regioni interessate dal Piano Sud –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di propria competenza intenda adottare affinché sia possibile scongiurare la revoca delle risorse assegnate per gli interventi di rilevanza strategica nazionale previsti nel Piano Sud, attesa la quasi certa impossibilità di rispettare i termini temporali prefissati nel rispetto delle tempistiche richieste dall’iter previsto per legge per arrivare alla stipula dei contratti di appalto ovvero, in alternativa, se non intenda attivare procedure accelerate ed iter in deroga che consentano il rispetto degli stessi tempi, in particolare se le risorse saranno assegnate o eventualmente riassegnate alla regione Puglia qualora non dovessero esser spese per il mancato rispetto dei tempi prefissati innanzi indicati.
(5-00573)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TINO IANNUZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la modernizzazione dell'asse ferroviario Salerno-Battipaglia-Reggio Calabria e verso la Sicilia è fondamentale per lo sviluppo economico e per il sistema di mobilità e di trasporto nel Mezzogiorno ed ha una indubbia valenza di carattere nazionale;
   è, di conseguenza, urgente ed essenziale che finalmente, dopo tanti ritardi e tanti rinvii, sia finanziato e realizzato almeno il progetto di potenziamento, di adeguamento tecnologico e di velocizzazione di tale asse ferroviario con il cosiddetto «treno veloce», capace di raggiungere velocità pari a 180/200 chilometri orari;
   si tratta di un progetto necessario per incrementare le prestazioni e l'affidabilità della linea Battipaglia-Reggio Calabria;
   tale progetto infrastrutturale è assolutamente indispensabile ed indifferibile, in considerazione sia dell'arretratezza delle rete ferroviaria attuale, sia dell'assenza di ogni finanziamento per l'estenzione della rete dell'alta velocità/alta capacità ferroviaria da Salerno verso Reggio Calabria;
   per l'esecuzione di questo progetto del «treno veloce» occorrono circa 300 milioni di euro;
   più volte, nella scorsa legislatura, l'interrogante, con specifici atti di sindacato ispettivo, ha richiamato il Governo ad intervenire per il finanziamento integrale e la rapida realizzazione di tale progetto, fondamentale per incentivare lo sviluppo economico e produttivo del Mezzogiorno e per rendere più moderno e funzionale il sistema dei collegamenti e la mobilità nelle regioni del Sud; del resto da una dettagliata indagine giornalistica, pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno – edizione Campania del 7 luglio 2013, emerge che il tempo di percorrenza ferroviaria nella tratta Salerno-Reggio Calabria (di 422 chilometri) è di 4 ore e 27 minuti, con una media di 1,58 chilometri al minuto, mentre lungo le tratte Roma-Bologna (di 219 chilometri) e Roma-Milano (di 632 chilometri) è, rispettivamente di 1 ora e due minuti (con una media di 3.53 chilometri al minuto) e di 2 ore e 55 minuti (con una media di 3.61 chilometri al minuto). Dati, questi, che confermano in misura drammatica e lampante la totale e gravissima arretratezza delle rete ferroviaria nel Mezzogiorno, visto che, poi i dati relativi alle linee Taranto-Reggio Calabria e Catanzaro-Palermo sono ancora peggiori e più negativi –:
   quale sia il costo complessivo previsto per velocizzare e per ammodernare la linea ferroviaria Salerno-Battipaglia-Reggio Calabria;
   quali iniziative o provvedimenti il Governo intenda adottare, con la massima tempestività e senza ulteriori, ingiustificati ritardi e rinvii, per finanziare il progetto di velocizzazione, di potenziamento, di adeguamento tecnologico, di messa in sicurezza dell'asse ferroviario da Salerno-Battipaglia verso Reggio Calabria e verso la Sicilia, un progetto di assoluta valenza nazionale e fondamentale per incentivare i processi di sviluppo economico e produttivo e per rendere più moderno e funzionale il sistema di mobilità, di collegamento e di trasporto nell'intero Mezzogiorno;
   quali siano specificamente le opere e gli interventi previsti nel progetto di adeguamento tecnologico e infrastrutturale e di velocizzazione della linea, complessivamente intesa, Salerno-Battipaglia-Reggio Calabria. (5-00562)


   GIULIETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la deliberazione CIPE n. 121/2001 relativa al 1o programma delle infrastrutture strategiche ha previsto l'intervento di riqualificazione della E45 con trasformazione in autostrada; tale intervento è stato riproposto dalla deliberazione CIPE n. 130/2006;
   l'articolo 1, comma 1, della legge n. 443 del 2001 dispone che gli interventi previsti dal programma devono essere ricompresi in un'intesa generale quadro avente validità pluriennale tra il Governo e ogni singola regione al fine del congiunto coordinamento e realizzazione delle opere;
   il predetto progetto è stato incluso nell'intesa generale quadro sottoscritta tra regione Umbria e Governo del 24 ottobre 2002 e confermato nell'atto integrativo all'intesa generale quadro dell'11 novembre 2004 nonché nel secondo atto integrativo del 1o agosto 2008;
    la giunta regionale ha nuovamente riproposto l'intervento di riqualificazione della E78 nel nuovo schema di intesa da sottoscrivere con il Governo confermando la rilevanza strategica della predetta infrastruttura;
   il progetto preliminare del corridoio di viabilità autostradale Dorsale Centrale Civitavecchia-Orte-Mestre, tratta E45-E55 (Orte-Mestre) presentato da Anas nel giugno 2009 al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti prevede un costo complessivo di circa 7.100,00 milioni di euro di cui 2.007,13 milioni di euro per lavori nel territorio regionale; tra gli interventi che costituiscono il corridoio autostradale è compreso anche il nodo di Perugia, per il tratto in variante alla E45 compreso tra Madonna del Piano e Collestrada;
   l'intera direttrice Orte-Mestre ha la funzione di agganciarsi al corridoio europeo n. 5 (Lisbona-Barcellona-Lione-Torino-Milano-Venezia-Trieste-Kiev) e di collegare il Nord-est del Paese direttamente con la capitale ed il sud tirrenico, configurandosi quindi come il principale itinerario verso sud a servizio dei traffici commerciali con i Paesi dell'Europa orientale. Tale intervento si ripropone anche l'obiettivo di riequilibrare la distribuzione dei grandi flussi nazionali di traffico per i collegamenti sopracitati, che oggi insistono pesantemente sull'itinerario A1 (Orte-Bologna) – A13 (Bologna-Padova) – A4 (Padova-Venezia), attualmente gravato da note criticità sulle aree metropolitane di Firenze, Bologna e Padova;
   l'itinerario attraversa la regione in senso longitudinale e costituisce la naturale «spina dorsale» anche del sistema infrastrutturale umbro interseca le strade trasversali di attraversamento appenninico tra l'area tirrenica e quella adriatica e svolge pertanto una indispensabile funzione di servizio al territorio regionale mediante la riconnessione e il collegamento in rete dei principali sistemi insediativi e produttivi della regione, a partire dalla prevista integrazione con il nodo di Perugia, che proprio per tale motivo è stato sempre inteso come parte funzionale della Orte-Mestre;
   il decimo allegato infrastrutture al Documento di economia e finanza, redatto ai sensi della legge n. 39 del 2011, che rappresenta il quadro programmatico di riferimento delle azioni che lo Stato intende portare avanti nel triennio, ha confermato tale asse viario tra le infrastrutture strategiche e l'opera risulta da tempo ricompresa nel programma delle infrastrutture strategiche ai sensi della legge n. 443 del 2001;
   l'approvazione del progetto preliminare e la valutazione della proposta del soggetto promotore, dopo aver ottenuto il parere favorevole delle regioni interessate, sono state più volte sottoposte – anche in tempi recenti – all'approvazione del CIPE senza che lo stesso si sia definitivamente pronunciato nel merito;
   nel corso delle ultime sedute del CIPE il rinvio è stato motivato in considerazione della necessità di disporre di chiarimenti in ordine all'ambito di applicazione della normative in materia di credito d'imposta per la realizzazione di nuove infrastrutture –:
   quali iniziative intenda adottare per sbloccare la situazione di stallo che si è venuta a creare al fine di dare concretamente corso, con l'approvazione del progetto preliminare, all'avvio delle successive fasi procedurali finalizzate alla definizione degli ulteriori aspetti di carattere tecnico e finanziario connessi alla realizzazione dell'opera;
   quali tempi si prevedano per attivare tali procedure anche al fine di evitare che, con l'infinito protrarsi dei tempi, si pregiudichi definitivamente l'opportunità di vedere realizzata un'arteria di fondamentale importanza tanto per gli aspetti connessi al sistema della mobilità nazionale e regionale, quanto per le ricadute economiche e sociali sulle comunità dell'Umbria, del Lazio, della Toscana e del Veneto che attendono da troppo tempo la realizzazione dell'opera;
   quali provvedimenti si ritenga di poter mettere in atto, per mezzo della società ANAS spa, per garantire standard manutentivi adeguati lungo l'intero tracciato in considerazione delle attuali condizioni di grave deterioramento del manto stradale.
(5-00565)

Interrogazione a risposta scritta:


   VECCHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'Aero Club Italia è un ente di diritto pubblico sottoposto alla vigilanza dei Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti, della difesa, dell'economia e delle finanze, e per i beni e le attività culturali e dell'interno;
   l'ente riunisce tutte le associazioni e federazioni aeronautiche e aero club del nostro Paese, ma è finanziato per la maggior parte da trasferimenti statali ed è federato al CONI;
   da circa dieci anni la gestione dell'AeCI ha visto ripetuti commissariamenti e, al riguardo, sono state numerose le iniziative ispettive parlamentari (interrogazioni presentate nella XVI legislatura 3-02382, 3-02093, 4-13901, 4-14909, 4-06980, 3-01183, 4-06572, 3-02382, 3-02122, 3-02226, 4-15569, 4-15971, 4-16835), le segnalazioni pervenute dagli associati, gli articoli e le inchieste dei giornali, tesi tutti a far luce su una conduzione dell'ente che pare sia mancata di trasparenza;
   negli anni, le inadempienze sono state di varia gravità e natura. Tanto da spingere con decreto del Presidente della Repubblica n. 188 del 2010, a disporre l'aggiornamento dell'organizzazione, l'adozione di un nuovo statuto e la nomina di nuovi organi collegiali;
   ma è solo a seguito dell'inadempimento del provvedimento appena citato che, con decreto del 17 dicembre 2010 del Presidente del Consiglio dei ministri, vengono infine sciolti gli organi collegiali. Subito dopo è stato però nominato commissario Giuseppe Leoni, che è figura chiave della cattiva gestione dell'AeCI, poiché ne era già stato presidente dal 2002 fino al momento del commissariamento e, quindi, risultava tra i principali amministratori inadempienti della lunga stagione di gestione dell'AeCI;
   Giuseppe Leoni è stato un commissario al centro di una bocciatura da parte della Ragioneria generale dello Stato e del Consiglio di Stato per una serie di operazioni che hanno violato le previsioni di legge e sono andate al di là del mandato conferito dal Consiglio dei ministri. Leoni è stato pure destinatario di una citazione della Procura Generale della Corte dei Conti per danno erariale;
   in data 6 luglio 2013 si sono finalmente svolte le elezioni per il nuovo presidente dell'AeCI. A risultare eletto con 90 voti contro 35 è stato proprio Giuseppe Leoni;
   questo risultato paradossale, viste le vicende fin qui esposte, non apre di certo la nuova stagione dell'AeCI da tempo auspicata dagli associati. Una stagione improntata a quella trasparenza sconosciuta alla gestione Leoni;
   il Presidente dell'Aero Club Italia è nominato, su designazione dell'Assemblea dell'Aero Club Italia, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro della difesa, con il Ministro dell'interno e con il Ministro dell'economia e delle finanze;
   c’è quindi la possibilità da parte del Governo di rivedere la decisione dell'Assemblea dell'Aero Club Italia –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati, se ne condivida la ricostruzione e se intenda intervenire al fine di impedire che continuino a ripetersi le gravi inadempienze amministrative, gestionali, finanziarie che hanno interessato l'AeCI negli ultimi dieci anni. (4-01210)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   REALACCI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   le tratte ad alta velocità di Rete ferroviaria italiana permettono rapidi collegamenti tra le principali città del Paese, particolarmente vantaggiosi in termini di comfort e velocità tra il Nord e il Sud Italia. Un fortunato slogan usato per promuovere il trasporto ad alta velocità è stato: «È arrivata la metropolitana d'Italia». Peccato che oggi questo spot possa purtroppo associarsi, non solo all'accorciarsi dei tempi di viaggio, ma anche ai più comuni pericoli presenti nelle metropolitane urbane: borseggi, furti, venditori ambulanti abusivi e un nuovo tipo di «racket» quello del facchinaggio non autorizzato, sovente ad opera di persone straniere o connazionali della minoranza rom;
   come riportano numerosi reclami dei clienti, articoli di stampa locale e nazionale passati e recentissimi, agenzie di stampa e siti internet il fenomeno sopradescritto interessa maggiormente le stazioni ferroviarie delle città di Napoli, Roma, Venezia Mestre/Santa Lucia e Firenze dove nonostante la presenza di dipendenti delle Ferrovie dello Stato e di poliziotti, ci sono alcune persone vestite in tuta da lavoro, abbigliamento che sembra farli appartenere allo staff di Trenitalia o ad altro personale autorizzato, che operano invece in modo totalmente abusivo. Questi ultimi puntualmente afferrano in maniera decisa i bagagli a turisti stranieri o a persone anziane mentre sono in procinto di salire in treno e solo dopo aver sistemato loro le valigie pretendono una sorta di mancia che varia per lo più dai cinque ai venti euro, ai 50 euro per i turisti stranieri;
   in caso di rifiuto o di intervento del personale viaggiante di Trenitalia gli abusivi assumono atteggiamenti di particolare aggressività, formulando anche chiare minacce e pretendendo comunque il denaro richiesto;
   sull'importante tratta Napoli-Roma e sulla Firenze – Bologna Centrale si aggiunge poi, oltre al citato facchinaggio abusivo, un altro fenomeno che vede nei vagoni aggirarsi diversi ambulanti che, senza alcun titolo di viaggio, percorrono gratis la tratta no-stop da Napoli a Roma e da Firenze a Bologna, anche più volte nella stessa giornata, utilizzando il treno come mercatino illegale e proponendo ai passeggeri qualsiasi tipo di mercanzia, spesso contraffatta, sia lungo il corridoio tra i passeggeri sia nei vestiboli di entrata/uscita delle carrozze, sicuri di non poter essere fatti scendere perché all'interno di una tratta breve e no-stop;
   le più recenti e diffuse guide turistiche internazionali già segnalano, a grande discapito dell'immagine dell'Italia nel mondo e conseguentemente con danno economico per l'industria nazionale del turismo, come avvenimenti da tener conto e di cui temere quanto accade nelle più frequentate stazioni delle più belle città d'arte italiane;
   l'interrogante anche nella passata XVI Legislatura aveva presentato l'atto di sindacato ispettivo numero 4-16929 avente il medesimo oggetto senza però aver ottenuto risposta, nonostante i ripetuti solleciti –:
   quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati per combattere questo fenomeno di illegalità che mette in pericolo sia passeggeri, vista anche l'aggressività degli abusivi, sia il personale viaggiante, assegnando più personale di polizia ferroviaria nei maggiori scali ferroviari italiani;
   se i Ministri interrogati non intendano assumere iniziative affinché Grandi Stazioni Spa società del gruppo Ferrovie dello Stato che gestisce le maggiori stazioni del Paese, impieghi il personale di guardiania privata già presente a combattere efficacemente questi episodi di microcriminalità anche per tutelare l'immagine dell'Italia che può essere gravemente danneggiata dai sopraddetti fatti, soprattutto nel comparto del turismo nazionale così necessario nella crisi economica che stiamo attraversando. (4-01208)


   NACCARATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi la direzione distrettuale antimafia di Venezia ha iscritto nel registro degli indagati 27 soggetti tra cui anche Attilio Schneck ex presidente della Brescia-Padova s.p.a., Flavio Orlandi, già presidente del consiglio di amministrazione di Serenissima Costruzioni s.p.a., insieme ad una serie di imprenditori veneti, bresciani ed emiliani;
   il reato contestato è traffico illecito di rifiuti in forma organizzata e falso ideologico ad opera degli enti e delle aziende che hanno preso parte alla costruzione del tratto autostradale denominato Valdastico Sud dell'autostrada A31;
   già nel dicembre 2008 la direzione distrettuale di Caltanissetta insieme a carabinieri e Guardia di finanza avevano posto sotto sequestro due lotti della stessa autostrada contestando irregolarità amministrative e possibili infiltrazioni mafiose nelle aziende impegnate nella costruzione del manufatto;
   al centro dell'indagine c'era l'uso di materiali di scarsa qualità, in particolare calcestruzzo non conforme alle previsioni del contratto di appalto;
   in quell'occasione il firmatario del presente atto aveva interrogato il Ministro dell'interno pro tempore Maroni, senza ottenere risposta, sui provvedimenti da adottare per garantire il rispetto dei capitolati dei contratti e la concorrenza nel settore degli appalti pubblici e per evitare i rischi dell'infiltrazione mafiosa;
   nel 2011 la procura di Brescia ha inviato per competenza alla procura antimafia di Venezia un fascicolo contenente una denuncia per interramento di rifiuti tossici nei cantieri dell'autostrada A31;
   il 3 luglio 2013 i carotaggi hanno confermato che nel fondo dell'opera sono stati versati materiali altamente inquinanti al posto di ghiaia inerte;
   stando alle prime ricostruzioni, dal 2009 sarebbero stati versati al di sotto del fondo stradale 155.836 metri cubi di scorie di acciaieria non bonificati e quindi nocivi;
   l'inchiesta di questi giorni ha sollevato nuovamente l'allarme dell'opinione pubblica circa la possibile violazione delle norme in difesa dell'ambiente e il rischio di gravi danni al suolo derivanti dagli agenti inquinanti versati nel fondo stradale;
   di fronte alla notizia dell'indagine appare utile far luce anche sugli aspetti richiamati nella citata interrogazione del 2008 rispetto alla possibilità di infiltrazione mafiosa nelle ditte che si occupano dell'opera;
   è ormai evidente che la criminalità organizzata ha scelto il Nord Italia come luogo per ampliare i traffici illeciti e, in particolare, il riciclaggio di denaro proveniente da attività criminali e tenta, nelle regioni più ricche, di aggiudicarsi appalti pubblici ai danni dello Stato e delle imprese locali –:
   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra esposti;
   quali provvedimenti di competenza intendano assumere per potenziare il monitoraggio dei cantieri oggetto delle indagini, per verificare la correttezza degli appalti e il loro rispetto da parte delle ditte che si sono aggiudicate l'opera, per tutelare l'ambiente e la salute delle popolazioni locali e per assicurare la corretta gestione e smaltimento dei rifiuti nocivi rinvenuti nel fondo autostradale e l'eventuale bonifica delle zone interessate da inquinamento del suolo. (4-01209)


   ZAN, PILOZZI, COSTANTINO, FAVA, FRATOIANNI, LACQUANITI, MATARRELLI, MELILLA, NICCHI, PIAZZONI e RICCIATTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
   da notizie stampa, si è appreso che, in data 26 giugno 2013, una bambina di 10 anni nata a Camposampiero (Padova) da genitori nordafricani, alla soglia del debutto agonistico nel team di nuoto sincronizzato, sarebbe stata esclusa dalle gare per decisione della Federazione italiana nuoto, essendo considerata dalla legge ancora straniera;
   la piccola, come spiega Il Mattino di Padova, gareggiava per la locale società «Il gabbiano», e a nulla sarebbero valsi i tentativi di trovare una breccia nella normativa da parte del padre, integrato da 12 anni, né da parte dello stesso sindaco del luogo, Mirko Patron;
   il padre Ishem, oggi dipendente come falegname in un laboratorio, ha affermato, come riportato dal Corriere Veneto: «sono arrivato in Italia il 12 gennaio 2002 con un regolare visto per l'inserimento nel mercato del lavoro»;
   Ishem, quando ha lasciato l'Africa, è partito senza la moglie, che poi lo ha raggiunto a Camposampiero grazie al ricongiungimento famigliare. Anche la moglie lavora, e da tempo; è infatti addetta alle pulizie presso la piscina dove si è iscritta la figlia, nata nel 2003;
   la bambina accompagnava la madre nei turni di pulizia e sin da subito ha mostrato interesse e passione per il nuoto; non appena è cresciuta, i genitori l'hanno quindi iscritta ai corsi e la società l'ha ben accolta;
   la stessa ha cominciato ad allenarsi quattro volte a settimana nel team del nuoto sincronizzato e l'allenatore ha visto in lei un talento, tanto da proporre alla società sportiva di avviare le pratiche per il tesseramento;
   la società ha chiesto al padre di presentare altri documenti relativi alla figlia da mandare alla Federazione; in seguito, è stata bloccata la pratica in quanto, essendo tunisina, non poteva essere tesserata dalla Federazione;
   la bambina è una vittima della burocrazia italiana: nata in Italia, nonostante sia di fatto integrata nella società, dovrebbe attendere il compimento della maggiore età per ottenere la cittadinanza, o che i genitori ottengano finalmente la cittadinanza chiesta in data 28 gennaio 2013, undici anni dopo l'arrivo in Italia;
   i genitori hanno presentato regolare domanda dopo dieci anni di residenza e, nonostante abbiano – da mesi – ottenuto dalla prefettura un codice da usare su un sito internet destinato alla verifica dell'evasione della pratica, in fase di riscontro, il sito riporta che è in corso una verifica della richiesta;
   al padre della bambina è stato indicato di attendere almeno due anni prima di poter chiamare il servizio preposto e chiedere i motivi di mancata concessione della cittadinanza;
   per meri problemi burocratici, dunque, la piccola potrà partecipare come «esordiente B», ma solo ai trofei e alle gare regionali e a 11 anni non potrà fare il suo esordio fra gli agonisti, in quanto non sarà ancora, come intuibile visto il ritardo nell'evasione della relativa pratica, cittadina italiana;
   il caso riferito in premessa e, in particolare, la situazione per la quale per un mero ritardo burocratico una bambina, pur integrata nella società, viene di fatto discriminata nella partecipazione alle gare di nuoto sincronizzato per le quali si era impegnata in modo straordinario, dimostrando uno speciale talento, è, secondo gli interroganti, inaccettabile e richiede rapidi e congrui interventi del Governo –:
   se non ritengano necessario, per quanto di competenza, intervenire sui ritardi burocratici relativi al riconoscimento della cittadinanza e, più in generale, modificare al più presto le norme sulla cittadinanza, in direzione dell'accoglienza e dell'integrazione. (4-01215)


   BOSSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nel turno di elezioni amministrative del maggio scorso si è andati al voto per eleggere sindaco e consiglio comunale anche nel comune di Cercola, in provincia di Napoli;
   al primo turno elettorale nessuno dei sette candidati sindaco ha superato il 50 per cento dei voti; si è andati quindi al turno di ballottaggio con i primi due arrivati;
   il primo posto è andato al candidato Vincenzo Fiengo, leader di un cartello di liste tra cui Sel, Centro democratico, Verdi, Socialisti e liste civiche, che ha raccolto il 27,55 per cento, poi vincitore del ballottaggio ed eletto sindaco;
   il secondo posto per il ballottaggio è andato al candidato Salvatore Grillo, in lizza per il Partito democratico e la lista civica Città solidale, il quale ha raccolto il 22,74 per cento pari a 2.170 voti; quest'ultimo ha superato di appena sei voti il candidato di centrodestra, Giorgio Esposito;
   tra i candidati sindaco anche Achille De Simone, arrestato nel 2009 durante una retata contro il clan Sarno, successivamente condannato in primo grado a sei anni e mezzo di reclusione per violenza privata aggravata dall'aver agito per agevolare il clan camorristico dei Sarno;
   durante la consultazione elettorale sono stati diversi i motivi di tensione nei seggi elettorali, culminati in alcune denunce presentate alle forze dell'ordine e alla procura della Repubblica presso il tribunale di Nola, che successivamente ha ordinato il sequestro di tutte le schede elettorali di due sezioni;  
   anche durante il turno di ballottaggio, nei giorni 9/10 giugno 2013, si sono registrate quelle che all'interrogante appaiono alcune anomalie; il primo giorno di votazioni alle 22 l'affluenza al voto è stata del 25 per cento circa con una media del 18 per cento nelle sezioni della zona di Caravita; alle 12 del lunedì 10 si è assistito ad un flusso anomalo di votanti in modo particolare nelle sezioni 14, 15, 16 e 17 (zona di Caravita) arrivando ad una percentuale di votanti del 65 per cento, non in media con il dato generale delle altre sezioni, considerando il fatto che la media dei votanti nel comune è stata del 47,80 per cento;
   il candidato sindaco del PdL ha presentato, fin dallo svolgimento del primo turno elettorale, un esposto denuncia all'autorità giudiziaria ai sensi dell'articolo 90 della legge elettorale rilevando che in alcune sezioni ed in particolare nella sezione 2 e 13, le operazioni elettorali non si sarebbero svolte in maniera legittima; a seguito di tale esposto il pubblico ministero di Nola ha disposto il sequestro dei verbali e delle schede delle predette sezioni, aprendo di fatto una inchiesta;
   pare che si stiano evidenziando, durante le indagini, testimonianze di elettori che hanno dichiarato di aver ricevuto soldi in cambio del loro voto;
   il candidato sindaco del centrodestra, Giorgio Esposito, successivamente ha presentato anche ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Campania, chiedendo l'annullamento dei verbali di scrutinio del primo turno elettorale, contestando l'annullamento, a suo danno, di 318 schede –:
   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto, e se non ritenga di assumere una iniziativa, per quanto di competenza, al fine di acquisire elementi circa la regolarità dello svolgimento della consultazione elettorale nel comune di Cercola, provincia di Napoli, per l'elezione del sindaco e il rinnovo del consiglio comunale. (4-01219)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   PLACIDO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   con decreto n. 82 del 24 settembre 2012 il direttore generale per il personale scolastico del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha bandito su base regionale, concorsi per titoli ed esami finalizzati alla copertura di 11.542 posti e cattedre di personale docente nelle scuole dell'infanzia, primaria, secondaria di I e II grado, nonché di posti di sostegno, risultanti vacanti e disponibili in ciascuna regione negli anni scolastici 2013/2014 e 2014/2015;
   la valutazione delle prove scritte svolte dai candidati del concorso ha mostrato in Basilicata come in altre sedi, pecche gravissime;
   l'accesso agli atti, come denunciato dall'Associazione per la storia della lingua italiana (ASLI), ha consentito di esaminare le prove dei candidati giudicati idonei per l'ammissione all'orale hanno commesso nei propri elaborati errori evidenti, scrivendo, per esempio, che lo Zibaldone di Leopardi è «un epistolario» e che si compone di «931 lettere» o che le lingue dei segni, confuse con il linguaggio dei gesti, sono «lingue naturali», affermazioni palesemente erronee che, in almeno un caso, si associano persino a errori di ortografia da scuola primaria: la «e» congiunzione scritta con l'accento;
   tali errori, se non si riuscirà a porvi rimedio, consentiranno a insegnanti incompetenti di entrare nelle aule e di aggravare la situazione di grande precarietà in cui versa il nostro sistema scolastico;
   nel contempo, la Procura di Potenza ha avviato un'inchiesta che vede coinvolti tre commissari e due vincitori di Concorso a Dirigente scolastico (indetto con D.D.G. del 13 luglio 2011) svoltosi in Basilicata, con un provvedimento che ipotizza pesanti sospetti sulla regolarità della procedura concorsuale;
   si rende necessario un intervento del Ministro interrogato a tutela della parte migliore degli insegnanti, non solo della regione in cui sono accaduti i fatti esposti, che sono professionisti seri e rigorosi e che fondano il loro insegnamento sullo studio e l'aggiornamento costanti –:
   se e quali iniziative intenda intraprendere al fine di verificare, in sede amministrativa e ispettiva, la regolarità delle fasi concorsuali relativamente alla congruità delle valutazioni riportate dai candidati che hanno superato la prova scritta. (3-00198)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROCCHI, COSCIA e CAROCCI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   le istituzioni scolastiche vantano nei propri bilanci consistenti residui attivi nei confronti del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, residui vincolati, certificati e iscritti nei conti consuntivi delle singole scuole e attesi da anni (sia da parte degli uffici scolastici regionali fino al 2006, che da parte del Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca dal 2007 a tutt'oggi), nonché oggetto di numerose e ripetute rilevazioni; i suddetti residui ammonterebbero, secondo taluni dirigenti amministrativi del Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca, a circa 580 milioni di euro;
   nello stesso tempo le istituzioni scolastiche, per garantire la didattica e il regolare svolgimento delle lezioni, hanno proceduto, spesso con anticipazioni di risorse proprie, al pagamento degli stipendi del personale supplente e/o i compensi per lo svolgimento degli esami di Stato;
   nei periodi antecedenti alla completa implementazione della procedura «cedolino unico» e della successiva procedura «NoiPA», per altro non priva di criticità, in molti istituti scolastici, la scarsità di risorse finanziarie o il loro irregolare e fortemente dilazionato flusso di erogazione, ha indotto dirigenti scolastici e dirigenti dei servizi generali e amministrativi ad utilizzare fondi propri per fronteggiare pagamenti connessi ad obbligazioni contrattuali e, ove necessitati, a ritardare versamenti degli oneri contributivi in attesa di ricevere i dovuti versamenti da parte del Ministero; loro malgrado, le scuole hanno provveduto a regolarizzare i pagamenti con le Agenzie delle entrate per contributi e ritenute (IRPEF, addizionali regionali e/o comunali, INPS/INPDAP e IRAP) relative agli stipendi e/o compensi anticipati «al netto», in occasione delle restituzioni di risorse con erogazioni in conto residui attivi da parte del Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca;
   è proprio in occasione di erogazioni in conto residui attivi da parte del Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca che le scuole provvedono, di volta in volta e fino alla concorrenza del finanziamento ricevuto, a regolarizzare i pagamenti con le Agenzie delle entrate per contributi e ritenute; la liquidazione comporta la compilazione dei campi del modello F24 EP che evidenziano mese ed anno di riferimento degli oneri, determinando quindi le condizioni per l'applicazione di sanzioni e more;
   per i suddetti ritardati pagamenti, non imputabili alle istituzioni scolastiche, sono state comminate sanzioni onerose, con more molto elevate da parte dell'Agenzia delle entrate e/o da Equitalia e con diritto di rivalsa sul dirigente scolastico e sul direttore scolastico per la gestione amministrativa;
   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca fino ad ora non è intervenuto, o l'ha fatto individuando addirittura profili disciplinari e responsabilità dirette del direttore dei servizi della gestione amministrativa e del dirigente scolastico, pur riconoscendo «la scarsità delle risorse finanziarie disponibili e la necessità del vincolo di destinazione delle stesse»;
   questa incresciosa situazione mette in ulteriore difficoltà economica le scuole, facendo ricadere sui direttori scolastici per la gestione amministrativa e sui dirigenti scolastici la responsabilità di un omesso o ritardato pagamento degli oneri contributivi la cui causa è prevalentemente riconducibile ai forti ritardi di liquidazione delle risorse spettanti del Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca –:
   come si intenda intervenire:
    a) per evitare che le già scarse finanze delle istituzioni scolastiche destinate al funzionamento ordinario vengano ulteriormente appesantite di oneri connessi a sanzioni e more;
    b) affinché non si applichino sanzioni e more a carico, dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi per la gestione amministrativa che non hanno potuto pagare in tutto o in parte i contributi a carico dello Stato e/o le ritenute a carico dei lavoratori nei tempi dovuti, a causa della mancata erogazione a tempo debito di finanziamenti specifici con vincolo di destinazione da parte dello Stato stesso. (5-00566)


   MARZANA, VACCA, DI BENEDETTO, BRESCIA, BATTELLI, D'UVA, SIMONE VALENTE e CHIMIENTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la questione sul «diploma magistrale» continua a rimanere un nodo cruciale per la vita di molti insegnanti della terza fascia di istituto della scuola statale, e per tutti quei docenti che con tale titolo di studio lavorano nella scuola paritaria;
   le modifiche introdotte all'articolo 15, comma 16, del decreto ministeriale n. 249 del 2010 stabiliscono l'attivazione di «(...) percorsi formativi finalizzati esclusivamente all'acquisizione di titolo valido all'inserimento nella seconda fascia delle graduatorie di istituto destinati ai diplomati che hanno titolo all'insegnamento nella scuola materna e nella scuola elementare ai sensi del decreto del Ministro della pubblica istruzione 10 marzo 1997 (...)»;
   tale disposto è ad avviso dell'interrogante in sé incoerente in quanto finalizzato a conferire una «abilitazione» a personale docente già, per legge, abilitato, e che certamente non necessita di una «formazione iniziale», giacché trattasi di personale che ha completato un corso di studio professionalizzante concluso con un esame di Stato avente funzione di conseguimento sia del titolo di studio di «maturità» sia della qualifica professionale di «abilitazione» magistrale e che, in molti casi, presta da anni servizio nelle scuole dell'infanzia e primarie statali o paritarie;
   si ricorda che tra i requisiti previsti per partecipare al bando di concorso scuola 2012 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 24 settembre 2012, vi è il possesso del titolo abilitante all'insegnamento nella scuola dell'infanzia o primaria o secondaria di I e II grado, ovvero «sono altresì ammessi a partecipare (...) a) per i posti della scuola primaria, i candidati in possesso del titolo di studio comunque conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002, ovvero al termine dei corsi quadriennali e quinquennali sperimentali dell'istituto magistrale, iniziati entro l'anno scolastico 1997/1998(...)»;
   si apprende che a seguito di diverse denunce giunte in sede europea circa il mancato riconoscimento della qualifica italiana per lo svolgimento dell'attività di insegnante del ciclo prescolastico o primario in altro Stato membro, la Commissione europea, attraverso EU Pilot, dopo aver esaminato la legislazione italiana, è giunta alla conclusione che per insegnare nella scuola primaria è «giuridicamente necessario essere in possesso di una delle seguenti qualifiche: laurea in scienze della formazione primaria e diploma di maturità magistrale» predisponendo a tal fine la elaborazione di una lettera di richiamo alle autorità italiane per chiarire e riconsiderare la posizione finora adottata sulla questione –:
   se, in virtù delle modifiche esposte in premessa, il Ministro intenda chiarire la posizione di tutti i diplomati magistrali;
   se non intenda inserire nella seconda fascia d'istituto i diplomati che hanno titolo all'insegnamento nella scuola materna e nella scuola elementare in quanto spettante loro ai sensi del decreto del Ministero della pubblica istruzione 10 marzo 1997. (5-00577)


   BUONANNO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   con rammarico l'interrogante constata che non si placano le polemiche sull'AND – Accademia nazionale di danza, istituto di alta formazione e specializzazione artistica – AFAM ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 508 del 1999;
   già con precedenti atti di sindacato ispettivo, l'interrogante, ripercorrendo le proteste e gli avvicendamenti susseguitesi dal febbraio del 2012 ad oggi, chiedeva al Ministro interrogato quali intendimenti avesse nei riguardi dell'istituto e della contestata direttrice, affinché l'istituzione potesse recuperare quella credibilità oramai persa;
   è notizia del mese scorso quella del presunto reato di falso in atto pubblico in capo alla direttrice Margherita Parrilla, con riguardo al corso di laurea triennale in coreografia che si sta tenendo al teatro Carlo Gesualdo di Avellino;
   secondo la denuncia contenuta in un esposto presentato alla procura della Repubblica da parte delle organizzazioni sindacali, sembrerebbe che l'organizzazione del predetto triennio sia avvenuta senza le dovute autorizzazioni;
   in particolare, nell'esposto le organizzazioni sindacali fanno presente al magistrato che «a partire dal mese di aprile 2012 sono emerse delle anomalie nell'ambito della gestione organizzativa didattica e soprattutto amministrativa poste in essere da parte del Direttore pro tempore dell'Accademia nazionale di danza, la quale si è attivata, senza l'ottenimento delle precipue autorizzazioni degli organi dell'istituzione e ministeriali, per l'organizzazione del «triennio tecnico compositivo» presso il Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino»;
   i sindacati proseguono denunciando che «l'organizzazione del menzionato triennio da parte dell'Accademia è avvenuta non solo senza le necessarie deliberazioni da parte degli organi incaricati del potere di vigilanza e ratifica, ma, addirittura, in contrasto rispetto alle decisioni assunte in sede al CNAM (Consiglio nazionale artistico musicale), che investito del parere sulla proposta di organizzazione «del triennio tecnico compositivo» presso il Teatro Comunale “Carlo Gesualdo” di Avellino da parte dell'AND, con deliberazione contenuta nel verbale numero 53 del 6 giugno 2012 ha espresso parere negativo in merito»;
   sempre secondo il comunicato stampa sindacale, «inoltre il CNAM, nel corso dell'assemblea del successivo 15 novembre 2012, ha rilevato (e cristallizzato nel verbale n. 56) incongruenze nella documentazione presentata a sostegno della richiesta da parte dell'Accademia ribadendo, anche per gravi vizi di forma, il proprio diniego alla richiesta di autorizzazione. Ciò nonostante il Direttore Margherita Parrilla ha inteso procedere all'emanazione dei bandi di concorso per l'accesso al triennio di Avellino, così rischiando di esporre l'erario ad un danno di natura finanziaria, e soprattutto i potenziali iscritti al concreto rischio di dover partecipare a un percorso didattico “giuridicamente inesistente”»;
   in ultimo le organizzazioni sindacali segnalano la «non conformità seguita dai vertici dell'Accademia nazionale di danza nelle procedure di assunzioni e dall'anomalo conferimento di incarichi di collaborazione, avvenuto senza il doveroso rispetto di quanto sancito dall'articolo 7, comma 6, del decreto legislativo 165/2001»;
   risulta all'interrogante che la segreteria didattica sia rimasta chiusa nei giorni tra la fine di giugno ed i primi di luglio del corrente anno per ispezioni ministeriali –:
   quale sia l'esito di tali ispezioni e se siano state riscontrate procedure anomale nel conferimento di incarichi di collaborazione, come segnalato dalle sigle sindacali;
   se corrisponda a verità quanto riportato in premessa in merito all'avvio del «triennio tecnico compositivo» presso il teatro avellinese;
   se e quali provvedimenti si intendano adottare a salvaguardia degli allievi frequentanti il corso didattico «giuridicamente inesistente»;
   se, alla luce dell'episodio riportato in premessa che denota ancora una volta un comportamento a giudizio dell'interrogante autoritario della direttrice, in evidente contrasto con gli interessi dell'istituzione di alta cultura, dei suoi allievi e docenti, nonché a danno dell'erario, non convenga sull'opportunità di rimuovere dalla carica di direttore dell'Accademia nazionale di danza, l'attuale direttrice Margherita. (5-00579)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MELILLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il rapporto di Save The Children e dell'Associazione Bruno Trentin sul lavoro minorile, ha accertato che in Italia lavorano 260 mila adolescenti e ragazzi, cioè il 5,2 per cento degli italiani sotto i 16 anni. La legge italiana vieta il lavoro ai giovani sotto i 16 anni. Hanno tra 7 e 16 anni (secondo l'indagine il 2,7 per cento ha meno di 11 anni, l'8,5 per cento meno di 12 anni, il 13,8 per cento meno di 13 anni, il 72,3 per cento più di 13 anni), lavorano dopo aver abbandonato gli studi, il 40 per cento lavora in modo saltuario, gli altri in modo continuativo, spesso in famiglia;
   trenta mila di loro lavorano in condizioni di sfruttamento minorile, senza tutele contrattuali, a volte in condizioni di pericolo per la salute, la sicurezza e l'integrità morale, anche di notte e in modo continuativo, senza spazi accettabili, in relazione all'età, per il riposo, lo svago e lo studio;
   sono lavori disparati: baristi, camerieri, ambulanti, sciampiste, agricoltori, edili; aiutano le loro famiglie povere e impossibilitate ad assicurare un futuro scolastico ai propri figli;
   a volte vengono reclutati in attività criminali: piccoli pusher, piccoli ladri, piccoli rapinatori fanno l'apprendistato alla delinquenza –:
   se non intenda svolgere un'azione di monitoraggio del fenomeno al fine di assumere le iniziative necessarie al contrasto al lavoro minorile illegale e alla tutela integrale dei diritti di questi giovanissimi ragazzi-lavoratori. (4-01194)


   VALERIA VALENTE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   numerosi dipendenti civili del Ministero della difesa hanno presentato l'istanza per il riconoscimento dei benefici per gli esposti all'amianto ai sensi dell'articolo 47 (Benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto), del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, nella legge 24 novembre 2003, n. 326;
   la direzione generale per il personale civile PERSOCIV ha rilasciato ad ogni dipendente richiedente il curriculum lavorativo, nel quale ove riscontrata, veniva riconosciuta l'esposizione all'amianto;
   il curriculum dei suddetti lavoratori risulterebbe essere stato depositato all'Inail nel cui territorio è situato il comando ente ove il lavoratore ha prestato l'attività di servizio e dove è stata presentata la domanda dell'interessato di certificazione dell'esposizione all'amianto;
   l'Inail ha costituito un organismo tecnico CONTARP (consulenza tecnica accertamento rischi professionali), con sede centrale a Roma e sedi regionali, preposto a verificare che l'esposizione seppur certificata positivamente dal datore di lavoro (PERSOCIV) sia superiore ai limiti previsti dalla norma sopracitata, in relazione al fatto che: «i benefici ...sono concessi esclusivamente ai lavoratori che, per un periodo non inferiore a dieci anni, sono stati esposti all'amianto in concentrazione media annua non inferiore a 100 fibre/litro come valore medio su otto ore al giorno»;
   l'INAIL ha avviato le procedure di accertamento tecnico dell'esposizione all'amianto, per coloro che hanno ricevuto un curriculum positivo dopo l'esamina della Commissione all'uopo istituita presso il Segretariato Generale della Difesa – 1o reparto – Via XX Settembre 123/A – 00187 Roma, eseguendo visite ispettive presso i siti interessati dal problema amianto, acquisendo varia documentazione ed ha effettuato incontri tecnici con i referenti in materia designati dal Ministero della difesa;
   le richieste del dicastero della difesa per il riconoscimento esposti all'amianto, provenienti da tutte le regioni, sono state inviate alla CONTARP;
   fino ad oggi non risulta che sia stato espresso dalla CONTARP nessun giudizio al riguardo –:
   se il Ministro ritenga opportuno chiarire i motivi di questo ritardo e sollecitare i riconoscimenti dei benefici per esposizione all'amianto. (4-01202)


   LODOLINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nella notte tra l'8 e 9 luglio 2013 presso la raffineria Api di Falconara Marittima, tre scoppi consecutivi e poi le fiamme hanno interessato l'impianto di desolforazione, in fase di riavvio;
   l'incidente si è verificato proprio a pochi giorni dall'arrivo del Ministro Zanonato, invitato per il 15 luglio, in occasione della giornata per il riavvio della produzione, ferma dallo scorso dicembre quando l'azienda comunicò, appunto, l'interruzione della produzione e l'avvio della cassa integrazione straordinaria per 389 lavoratori dello stabilimento (198 operai, 141 impiegati, 50 quadri);
   lo scorso 30 maggio sempre all'interno dell'azienda si verificò un altro incidente sul lavoro a seguito del quale perse la vita un operaio, dipendente della ditta appaltatrice Ferplast, oltre a rimanere ferito un suo collega. A provocare il grave incidente una perdita di vapore che all'improvviso avrebbe colpito l'operaio che stava lavorando all'impianto;
   le circostanze degli incidenti andranno comunque chiarite da parte delle autorità competenti;
   gli episodi recenti, di cui sopra, si aggiungono alla situazione già problematica del sito industriale, richiamando l'attenzione di tutti sulla sicurezza sul lavoro, come chiedono giustamente le organizzazioni sindacali e le rappresentanze dei lavoratori;
   è necessario capire se gli interventi in materia di sicurezza all'interno del sito siano adeguati;
   la sicurezza sui luoghi di lavoro non può diventare una voce secondaria nei bilanci delle società e tanto meno può diventare un costo da tagliare in quelle aziende che hanno attuato e stanno attuando politiche di ridimensionamento o dismissione –:
   quali iniziative di competenza, anche di natura normativa, il Governo intenda adottare per accertare al più presto la sicurezza e non pericolosità dell'azienda e il rispetto della stessa della normativa sulla sicurezza nel lavoro;
   quali siano le ragioni che hanno provocato questi incidenti nell'arco di poche settimane, seppur nel rispetto del lavoro della magistratura;
   quali iniziative intenda assumere per promuovere la sicurezza dei lavoratori ed a quali adeguamenti si pensa di sottoporle;
   se ritenga opportuna l'attuazione (in collaborazione con le istanze ispettive e con le unità di medicina del lavoro) di più costanti verifiche e di esemplari sanzioni nei confronti degli ambienti lavorativi che non curino la prevenzione, seguite da un'incisiva ed esemplare opera di pubblicizzazione dei risultati dei controlli eseguiti e delle irregolarità riscontrate;
   se si intenda sistematizzare ed affinare gli studi finora compiuti dalla regione Marche e dagli altri soggetti coinvolti nel controllo sulla sicurezza del lavoro nella raffineria Api di Falconara Marittima, per giungere ad un completo dossier che aiuti ad affrontare in modo auspicabilmente risolutivo il tema della sicurezza presso il sito industriale. (4-01217)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   in Italia sono attualmente presenti 50.000 apicoltori con 1,3 milioni di alveari, per un fatturato complessivo di 60 milioni di euro che arriva a 2,5 miliardi se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all'agricoltura;
   negli anni scorsi, in particolare nel 2008, si è verificato un ingente fenomeno di spopolamento e moria di api che ha messo in crisi l'intero comparto apistico nazionale e che uno specifico monitoraggio, predisposto fin dal 2009 con il progetto «Apenet» finanziato e coordinato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ha evidenziato essere causato dall'impiego dei neonicotinoidi nella concia delle sementi di mais;
   il Ministero della salute, a seguito di tali indicazioni, ha sospeso cautelativamente l'impiego dei suddetti prodotti fitosanitari e la sospensione cautelativa ha effettivamente contrastato in maniera efficace la moria di api: negli anni 2009, 2010 e 2011 è stato infatti registrato un netto miglioramento dello stato di salute e dei livelli di produttività degli allevamenti apistici e nel 2010 la produzione di miele è aumentata del 26,3 per cento rispetto al 2009;
   nel maggio scorso la Commissione europea ha deciso il bando temporaneo della durata di due anni di tre pesticidi riconosciuti a livello scientifico come altamente nocivi per la salute delle api;
   ora un nuovo grave pericolo sta minacciando il nostro patrimonio apistico: nel giugno scorso a Loano, in una delle postazioni scientifiche sorvegliate dal dipartimento di scienze agrarie e forestali dell'università di Torino, è stato catturato un esemplare di «vespa velutina nigrithoraxis», nota anche come calabrone asiatico;
   l'ipotesi più probabile è che l'imenottero, inserito nella black list mondiale delle specie invasive redatta dall'Unione mondiale per la conservazione della natura, sia arrivato dal sud-est asiatico in Francia nel 2005, probabilmente dentro alcuni vasi di bonsai, si sia acclimatato senza difficoltà, viste le condizioni climatiche dell'Europa meridionale simili a quelle dell'Asia continentale, e si sia poi diffuso in Spagna per approdare infine in riviera ligure;
   da allora la vespa velutina, riconoscibile per il corpo scuro e le strisce gialle sull'addome, è sorvegliata speciale perché è predatore di api e attacca le api da miele europee soprattutto nel periodo fra giugno e settembre;
   la sua diffusione nel nostro Paese può quindi avere un impatto enorme sull'apicoltura e sull'intero ecosistema, considerando che circa l'84 per cento delle specie di piante e il 76 per cento della produzione alimentare in Europa dipende dall'impollinazione delle api;
   la minaccia delle specie straniere – o alloctone – che mettono a rischio la biodiversità dei paesi dove arrivano è in aumento: è stato calcolato che, negli ultimi 400 anni, in oltre la metà delle estinzioni è risultata coinvolta una specie invasiva –:
   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere, anche in collaborazione con gli altri Paesi europei interessati dalla presenza del pericoloso imenottero, per prevenire e scongiurare la proliferazione e la diffusione nel territorio nazionale della «vespa velutina». (5-00560)


   LUCIANO AGOSTINI e LATTUCA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo n. 81 del 2008 (cosiddetto Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro), all'articolo 3, comma 2, prevedeva inizialmente un tempo di 12 mesi per l'emanazione di uno specifico decreto volto ad armonizzare le leggi riguardanti la sicurezza a bordo e la sicurezza della navigazione (decreto legislativo n. 271 del 1999, decreto legislativo n. 272 del 1999, decreto legislativo n. 298 del 1999 e altro). Il «decreto mille proroghe» del dicembre 2008 ha posticipato i termini di emanazione di tale decreto al 16 maggio 2009;
   nel frattempo il Governo licenziava il decreto legislativo n. 106 del 2009, cosiddetto correttivo del Testo unico su salute e sicurezza, con il quale l'armonizzazione è stata ulteriormente posticipata ad agosto 2010. Ma né nel 2010 né tantomeno nel corso del 2011 il Governo ha dato corso a quanto esso stesso aveva disposto;
   successivamente il Governo con il decreto-legge 12 maggio 2012, n. 57, ha posto in essere una nuova e più preoccupante situazione, disponendo un nuovo rinvio e la cancellazione della norma – che prevedeva l'entrata in vigore del Testo unico anche per la pesca – se non fosse stato emanato l'apposito decreto entro il termine del 31 dicembre 2012. La modifica introdotta con tale decreto-legge vanifica, di fatto, la possibilità di vedere applicate la disposizioni del decreto legislativo n. 81 del 2008 a questo settore;
   quello della pesca è un settore caratterizzato da una forte eterogeneità delle tipologie di imprese operanti la cui normativa è da tempo deficitaria e che da oltre 10 anni attende un adeguamento, pertanto, ai lavoratori non viene assicurato un livello adeguato di sicurezza;
   già la legge n. 271 del 1999 e le altre normative relative al settore presentavo un quadro incerto circa la loro corretta e completa applicazione. In esse non trovavano in particolare soluzione le questioni relative all'elezioni del RLS, all'adeguamento dei DPI alle specialità delle attività lavorative a bordo –:
   quali iniziative intenda porre in essere affinché i Ministri competenti emanino immediatamente lo specifico decreto volto a rendere applicabile anche al settore della pesca il Testo unico su salute e sicurezza, per impedire che i lavoratori di questo settore restino esclusi dall'applicazione del decreto legislativo n. 81 del 2008. (5-00575)

Interrogazione a risposta scritta:


   BRUNETTA e MILANATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   al momento della richiesta da parte della Croazia di far parte della Comunità europea, è stata affrontata la questione della denominazione del vino prosecco, che, con le sue articolazioni storiche, è stata riservata all'Italia;
   con l'entrata effettiva della Croazia nell'Unione europea lo scorso 1° luglio 2013, si è riproposto il problema perché, nonostante il vino prosecco sia tutelato a livello comunitario ed internazionale con la denominazione di origine protetta, sono state sollevate numerose obiezioni all'utilizzo del nome «Prosek» da parte della Croazia, principalmente per una questione di assonanza che potrebbe trarre in inganno i consumatori;
   il «Prosek» è un vino passito con una produzione limitata di circa 10 mila bottiglie annue contro le 300 milioni di bottiglie (per un fatturato vicino al miliardo di euro annuo) delle tre denominazioni italiane riconosciute a livello europeo (Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore docg, Asolo Prosecco Superiore docg e il Prosecco doc);
   il comparto dell'agricoltura veneta ha subito, così come altri settori economici, pesanti ripercussioni a livello occupazionale e di fatturato a causa della perdurante crisi economica, e tuttavia il vino prosecco nel primo trimestre 2013 ha aumentato del 30 per cento le esportazioni;
   le norme europee sono state pensate per assicurare una protezione efficace a difesa delle denominazioni in quanto patrimonio comune e, in base a questo principio, le denominazioni sono uniche e non devono entrare in conflitto tra loro;
   con l'entrata dell'Ungheria in Europa, l'Italia ha dovuto cedere il nome del vino Tocai a favore del vino doc ungherese Tokaj e dal 2007 il Tocai friulano ha dovuto prendere il nome di «Friulano»;
   i produttori del Prosek croato sostengono che esso rappresenti un prodotto della tradizione –:
   quali provvedimenti abbia preso il Governo, in ambito europeo, per far rispettare gli impegni assunti dalla Croazia in fase di adesione e per fare sì che non si deroghi alla normativa europea in materia di denominazione del vino Prosecco.
(4-01203)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BRUNETTA e MILANATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il diritto alla tutela della salute rappresenta un bene assoluto e inviolabile garantito dall'articolo 32 della Costituzione, che racchiude una molteplicità di significati e contenuti, tra cui il diritto all'integrità psico-fisica dell'individuo ed un diritto alle prestazioni sanitarie;
   l'istituzione pubblica non è in grado di soddisfare adeguatamente le legittime richieste della collettività, visto il ricorso al criterio della partecipazione da parte del legislatore, attraverso il sistema di convenzionamento e accreditamento delle strutture private (legge n. 833 del 1978 e decreto legislativo n. 502 del 1992 recepito, nello specifico dalla regione Veneto, con la legge regionale n. 22 del 16 agosto 2002);
   il sistema di accreditamento delle strutture sanitarie private, se da una parte consente un sistema utile e necessario e produttivo di risparmio per la regione nella complessiva gestione del sistema, dall'altra garantisce ai cittadini la possibilità di scegliere sulla qualità, sulla efficacia e sull'efficienza dei servizi erogati;
   di recente il decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 135 del 2012 è intervenuto, nell'ottica della riduzione della spesa pubblica (spending review) anche nell'ambito del settore sanitario;
   la giunta regionale del Veneto, nel dare attuazione al decreto-legge n. 95 del 2012, ha adottato la delibera n. 2621/2012, con la quale sono stati disposti tagli pari allo 0,5 per cento per il 2012, all'1 per cento per il 2013 e al 2 per cento a decorrere dal 2014, che hanno interessato il settore della sanità privata convenzionata (circa trecento strutture sanitarie);
   si tratta di un settore che coinvolge circa 6500 persone tra dipendenti e liberi professionisti, con un indotto di circa 4500 lavoratori, per cui i tagli mettono a rischio circa diecimila famiglie;
   tali misure, oltre a colpire, in un momento di grave crisi economico-finanziaria, il comparto della sanità privata accreditata mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro tra professionisti e operatori sanitari, allungano le liste di attesa rendendo più difficoltose per i medici curanti la possibilità di fare diagnosi in tempi ragionevoli e dilatando così i tempi dell'inizio della terapia;
   le strutture sanitarie private accreditate succitate operano da moltissimi anni producendo servizi sanitari di qualità e fanno parte integrante del tessuto economico e sociale del territorio della regione, che consente al cittadino di fruire di prestazioni sanitarie di elevata qualità, ben distribuite a livello territoriale e con tempi di accesso brevi;
   i recenti tagli alla spesa minano dunque un sistema efficiente, risultato di anni di lavoro e di investimenti in risorse umane e attrezzature di alto livello, nonché la manutenzione e l'aggiornamento di apparecchiature sofisticate e spesso molto costose;
   la delibera regionale 2621/12 comporterà tra l'altro anche un aggravio di lavoro per le strutture pubbliche, con un allungamento dei tempi di attesa delle prestazioni e dei costi complessivi del Ssr;
   sulla base dell'analisi di 42 indicatori di performance differenziati in 5 sottogruppi, sono stati «esplorati» i sistemi sanità di 34 Stati europei e nel ranking europeo il Sistema sanitario nazionale italiano risulta al 21o posto per la «Qualità» e al 26o posto per la «prevenzione e la qualità»;
   sarebbe opportuno pervenire ad un quadro aggiornato, riferito all'intero territorio nazionale, delle conseguenze derivanti dalle operazioni di contenimento della spesa sul piano del rispetto dei livelli essenziali di assistenza e dei tempi di attesa riguardanti le prestazioni sanitarie –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
   se non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza e nel rispetto delle prerogative attribuite alle regioni in materia sanitaria dalla normativa vigente, al fine di garantire su tutto il territorio nazionale il godimento del diritto alla salute costituzionalmente sancito e l'applicazione in modo appropriato ed uniforme degli standard minimi qualitativi e quantitativi delle prestazioni sanitarie (LEA), al fine di garantire a tutti i cittadini, a prescindere dalle loro condizioni economiche, il diritto alla salute;
   se non ritenga opportuno procedere ad un monitoraggio degli effetti, in particolare per la regione Veneto, degli interventi di razionalizzazione e contenimento della spesa in termini di salvaguardia dei livelli essenziali di assistenza e di governo delle liste di attesa. (4-01206)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la società Poste Italiane spa, presumibilmente con l'obiettivo del contenimento dei costi e di una revisione complessiva del modello organizzativo territoriale, a partire dal 29 dicembre 2012, ha disposto la chiusura dell'ufficio postale di Selvacava, frazione montana del comune di Ausonia in provincia di Frosinone;
   nella frazione di Selvacava di Ausonia è presente una popolazione residente di 919 abitanti, composta per il 65 per cento da pensionati con forti difficoltà di spostamento e che risiedono per lo più nelle vicine campagne o comunque fuori dal centro abitato;
   lo sportello postale più vicino, del tutto inadeguato strutturalmente e logisticamente, è distante circa 10 chilometri dalla frazione di Selvacava e non è in grado di servire una popolazione residente di quasi 3.000 abitanti;
   le forti e legittime proteste sollevate dalla chiusura dell'ufficio postale di Selvacava, le cui ripercussioni più gravi ricadrebbero inevitabilmente sulle fasce più deboli della popolazione, come gli anziani e i disabili, hanno portato alla nascita di un comitato spontaneo che ha promosso numerosi cortei a Frosinone e a Roma e che ha avuto una grande eco sulla stampa locale e dell'area metropolitana della Capitale;
   tale drastica decisione non trova e non può trovare nessuna giustificazione valida in una mera logica di razionalizzazione dei costi e di efficacia dei servizi, dato che nei piccoli comuni, soprattutto se montani e se costituiti da un arcipelago di frazioni diffuse lungo tutto il territorio comunale, la salvaguardia e il potenziamento dei servizi fondamentali per i cittadini sono indispensabili per la sopravvivenza stessa di quei centri;
   il comune di Ausonia ha proposto un «ricorso straordinario al Presidente della Repubblica» per contrastare la chiusura dell'ufficio postale di Selvacava, adducendo come motivazioni principali l'avvenuta violazione della legge, un eccesso di potere per l'illogicità della decisione e per un evidente difetto di motivazioni contenute nel provvedimento di chiusura emanato dalle Poste –:
   se il Ministro sia già a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, ritenga utile e opportuno assumere iniziative adeguate affinché l'azienda riveda le proprie decisioni e provveda alla tempestiva riapertura dell'ufficio postale di Selvacava. (5-00567)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIMBRO, CASATI e DE ROSA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Form, azienda specializzata nella produzione di componentistica per automobili, fino a poco tempo fa proprietà di un fondo cipriota, è di recente passata alla proprietà della Vei SpA; tale società ha annunciato un nuovo piano industriale, il quale prevede 200 esuberi complessivi, da effettuare sui tre stabilimenti del gruppo (Cormano, Quero e Villasanta);
   172 dei 200 esuberi, previsti entro agosto 2013, andranno a ricadere sullo stabilimento di Cormano, composto di 238 dipendenti; lo stabilimento già opera in regime di cassa integrazione a rotazione; martedì 2 luglio le delegazioni sindacali e i rappresentanti del gruppo Vei sono stati ricevuti al Ministero dello sviluppo economico;
   secondo le prime informazioni la Vei confermerebbe le proprie intenzioni, ma è disposta a discutere ancora delle prospettive aziendali in altri tre incontri, previsti a Milano, con le rappresentanze sindacali –:
   se il Ministro intenda verificare la possibilità di coinvolgere le parti interessate per raggiungere un accordo che tuteli i lavoratori e tenga conto delle problematiche rilevate dall'azienda e, nello specifico, valutare possibili alternative al nuovo piano industriale. (4-01195)


   PELUFFO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Valtur spa in amministrazione straordinaria, con sede in Milano, via Inverigo n. 2, è un tour operator italiano attivo nel settore dell'organizzazione e accoglienza turistica in Italia è all'estero svolgendo, in particolare, attività alberghiera e di gestione di villaggi turistici, nonché di vendita di pacchetti viaggio e soggiorno;
   la società Valtur controlla direttamente o partecipa al controllo di una serie di società e villaggi turistici in tutto il mondo, rappresentando una realtà primaria del settore turistico italiano oltre che un nome ed un marchio ben noti tra i turisti italiani e stranieri;
   il gruppo Valtur e le società controllate italiane impiegano complessivamente n. 236 lavoratori subordinati a tempo indeterminato, oltre a circa duemila dipendenti stagionali in Italia, per molti dei quali il lavoro stagionale presso Valtur costituisce da tempo una ricorrenza abituale;
   con decreto del 18 ottobre 2011 il Ministero dello sviluppo economico ha ammesso Valtur spa alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi dell'articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 347 del 2003, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39 (cosiddetta «Legge Marzano») nominando quali commissari straordinari l'avvocato Stefano Coen, l'avvocato Daniele Discepolo e il professor avvocato Andrea Gemma;
   in data 5 aprile 2012, i commissari straordinari hanno presentato al Ministero, ai sensi dell'articolo 4, comma 2, un programma redatto ex articolo 54 del decreto legislativo n. 270 del 1999, predisposto secondo l'indirizzo di cui all'articolo 27, comma 2, lettera a), del decreto legislativo n. 270 del 1999: tale programma prevede l'indizione di una gara ad evidenza pubblica a seguito della pubblicazione di un apposito bando di gara al fine di alienare il cosiddetto «perimetro core» dell'azienda, così come descritto negli allegati del bando;
   il citato bando ha individuato, quali criteri di valutazione per la selezione dell'offerta vincente, l'assegnazione di un massimo di 60 punti per la valutazione del prezzo offerto dagli offerenti relativamente al «perimetro core», di un massimo di 25 punti per la valutazione degli impegni occupazionali assunti dagli offerenti e fino a 15 punti per la valutazione del piano industriale, determinando, di fatto, un notevole sbilanciamento delle offerte presentate a favore del riconoscimento del valore economico del patrimonio societario e subordinando a questo il mantenimento dei livelli occupazionali;
   in data 31 maggio 2013 i commissari straordinari, nell'ambito di un comunicato denominato «Apertura strutture Italia estate 2013» hanno comunicato l'apertura in pari data delle strutture di Favignana ed Ostuni, annunciando le successive aperture dei villaggi di Baia di Conte (Alghero), Capo Rizzuto e Marilleva. Contestualmente, ai clienti che avessero già prenotato pacchetti vacanza per le destinazioni di Finale Pollina e Santo Stefano, villaggi per i quali non è prevista l'apertura, sarebbero state prospettate soluzioni alternative;
   in data 26 giugno 2013 i commissari straordinari hanno comunicato di aver ricevuto l'autorizzazione del Ministero dello sviluppo economico, visto il parere del comitato di sorveglianza, ad aggiudicare la gara pubblica per la vendita dei complessi aziendali Valtur a Orovacanze srl, operatore italiano del settore turistico, società controllata al 100 per cento dalla holding Orogroup spa;
   in particolare, il perimetro aziendale oggetto di cessione comprende, oltre al marchio Valtur, la sede amministrativa di Milano, i villaggi di Capo Rizzuto, Favignana, Marilleva, Ostuni, Pila e Sestriere e gli accordi di contingentamento relativi ai villaggi di Twiga (Kenya) e Amarina (Madagascar);
   nel comunicato si specifica che, mentre i commissari avvieranno le formalità per addivenire al perfezionamento dell'aggiudicazione e all'avvio delle consultazioni sindacali, Valtur in amministrazione straordinaria proseguirà fino al termine della stagione estiva la gestione del perimetro oggetto di cessione e dei villaggi di Baia di Conte e Tiran Beach (Sharm El Sheikh), secondo le modalità operative e commerciali attuate sino a quel momento;
   a stagione estiva avviata, pertanto, non sono ancora chiare la situazione e le prospettive di alcuni importanti villaggi turistici, quali quello di Finale Pollina (PA) e Santo Stefano nel comune della Maddalena (OT), perfettamente in grado di svolgere la normale attività di accoglienza, al punto che nei mesi precedenti erano anche state aperte le prenotazioni –:
   su quali basi in regime di amministrazione straordinaria i commissari abbiano deliberato la mancata apertura di alcuni villaggi perfettamente in grado di svolgere pienamente la loro attività, determinando pertanto un depauperamento della società Valtur, sia in termini di cancellazione di prenotazioni, di perdita di valore delle strutture inutilizzate e di impoverimento delle professionalità lavorative afferenti a tali villaggi;
   quali garanzie vi siano sul mantenimento dell'occupazione sia strutturale che stagionale, in considerazione del rischio di pesanti ripercussioni su un contesto sociale già fortemente colpito dalla crisi;
   se si ritenga che la progettualità intrapresa non penalizzi l'unitarietà della struttura aziendale esistente a fronte del concreto rischio di un frazionamento e di una perdita di visibilità di un marchio, qual è quello di Valtur, ben noto e apprezzato dai turisti. (4-01199)


   LODOLINI, GIULIETTI e PICIERNO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Indesit Company ha annunciato 1.425 esuberi, dei quali 25 dirigenti, 150 impiegati e i restanti operai suddivisi tra le fabbriche di Caserta (540) in Campania, Fabriano (480) e Comunanza (230)nelle Marche;
   il piano di «salvaguardia e razionalizzazione dell'assetto in Italia» sarebbe nato dalle difficoltà di mercato di Indesit e avrebbe l'obiettivo di concentrare nei tre poli italiani le produzioni ad alto contenuto di innovazione e tecnologia, mentre sarebbero destinate a Polonia e Turchia «le produzioni italiane non più sostenibili»;
   Indesit avendo chiuso il 2012 con un utile di 60 milioni di euro, non risulta essere azienda in crisi –:
   se il Governo non ritenga necessario intervenire per chiedere non la modifica del Piano ma il suo definitivo ritiro.
(4-01201)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Taricco e altri n. 4-01147, pubblicata nell'al legato B ai resoconti della seduta del 4 luglio 2013, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Valiante.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Nuti e altri n. 3-00191, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 luglio 2013, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Artini.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Giovanna Sanna e altri n. 4-01131 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 45 del 3 luglio 2013. Alla pagina 2915, seconda colonna, alla riga trentaseiesima deve leggersi: «urgente in relazione alle richieste di Terna» e non «urgente in relazione alle inchieste di Terna», come stampato.