ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE CONCLUSIVA DI DIBATTITO 8/00181

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: del 06/06/2012
Risoluzione conclusiva di dibattito su
Atto numero: 7/00820
Atto numero: 7/00862
Atto numero: 7/00865
Atto numero: 7/00868
Atto numero: 7/00869
Atto numero: 7/00873
Firmatari
Primo firmatario: MURER DELIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 06/06/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 06/06/2012
BINETTI PAOLA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 06/06/2012
MOLTENI LAURA LEGA NORD PADANIA 06/06/2012
PALAGIANO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 06/06/2012
BOCCIARDO MARIELLA POPOLO DELLA LIBERTA' 06/06/2012
MOSELLA DONATO RENATO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 06/06/2012
BARANI LUCIO POPOLO DELLA LIBERTA' 06/06/2012
BOSSA LUISA PARTITO DEMOCRATICO 06/06/2012
BUCCHINO GINO PARTITO DEMOCRATICO 06/06/2012
D'INCECCO VITTORIA PARTITO DEMOCRATICO 06/06/2012
FABI SABINA LEGA NORD PADANIA 06/06/2012
GRASSI GERO PARTITO DEMOCRATICO 06/06/2012
LENZI DONATA PARTITO DEMOCRATICO 06/06/2012
MANCUSO GIANNI POPOLO DELLA LIBERTA' 06/06/2012
MIOTTO ANNA MARGHERITA PARTITO DEMOCRATICO 06/06/2012
MOGHERINI REBESANI FEDERICA PARTITO DEMOCRATICO 06/06/2012
PALUMBO GIUSEPPE POPOLO DELLA LIBERTA' 06/06/2012
PEDOTO LUCIANA PARTITO DEMOCRATICO 06/06/2012
PORCU CARMELO POPOLO DELLA LIBERTA' 06/06/2012
RONDINI MARCO LEGA NORD PADANIA 06/06/2012
SARUBBI ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 06/06/2012
SBROLLINI DANIELA PARTITO DEMOCRATICO 06/06/2012


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Stato iter:
06/06/2012
Fasi iter:

COLLEGA (RISCON) IL 06/06/2012

APPROVATO IL 06/06/2012

CONCLUSO IL 06/06/2012

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 8-00181
presentata da
DELIA MURER
mercoledì 6 giugno 2012 pubblicata nel bollettino n.661

La XII Commissione (Affari sociali),
premesso che:
l'Organizzazione mondiale della sanità definisce la violenza contro le donne come «l'uso intenzionale della forza fisica o del potere, o della minaccia di tale uso, rivolto contro se stessi, contro un'altra persona... che produca o sia molto probabile che possa produrre lesioni fisiche, morte, danni psicologici, danni allo sviluppo, privazioni»;
la dignità delle donne, il rispetto della persona e dei diritti umani sono un bene assoluto per ogni società e cultura;
l'ultima indagine ISTAT risalente all'ormai lontano 2006, condotta a seguito della convenzione con il Ministero per i diritti e le pari opportunità, ha dimostrato che le donne italiane tra i 16 e i 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita sono stimate in 6.743.000 e che, in particolare, circa un milione di donne ha subìto stupri o tentati stupri e che il 14,3 per cento delle donne, che abbiano o abbiano avuto un rapporto di coppia, ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale dal partner;
come rivela l'indagine, le più numerose ad essere colpite sono le donne più giovani, quelle tra i 16 e i 24 anni, ma nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate: il 96 per cento delle donne non parla con nessuno delle violenze subite. I maggiori responsabili delle aggressioni sono i partner, artefici della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica, mentre tra le violenze in famiglia, i maggiori responsabili risultano gli zii;
nel marzo 2010, il Parlamento europeo ha approvato una relazione sulla violenza contro le donne in Europa, nella quale sono formulate una serie di proposte. In particolare, il Parlamento europeo ha considerato come spesso la violenza sessuale avviene tra le mura domestiche, in famiglia, e come in tali casi quasi mai la vittima ha la forza di denunciare il proprio compagno;
solo quando la violenza arriva ai figli il muro d'omertà si rompe e la donna esce allo scoperto. Ma il danno indiretto recato ai bambini, nell'arco dei primi 15 anni di vita, è tale da indurre i figli a negare il desiderio di formare una famiglia e di avere una relazione sana di coppia;
nonostante la rilevanza sociale di questa tematica, per molti anni si è considerato l'abuso psicologico solo come un precursore delle violenze fisiche o sessuali Solo recentemente ci si è invece resi conto come tale fenomeno rappresenti una tipologia specifica, separata e distinta da altre forme di violenza Si tratta di un fenomeno complesso che ha deleterie conseguenze per il benessere psico-fisico della persona, che vanno dalla distruzione del sentimento di autostima, all'induzione di uno stato continuo di paura, fino all'insorgenza di gravi sintomi ansiosi e depressivi;
le trasformazioni delle famiglie avvenute negli ultimi anni, la crisi delle unioni matrimoniali, la forte instabilità e le molte difficoltà che le famiglie sono costrette a vivere quotidianamente in assenza di sostegni validi, non fanno che acuire questo disagio e destabilizzare ulteriormente gli equilibri più fragili, alimentando rabbia, dissidi e insoddisfazioni;
la violenza in seno alla famiglia può segnare fortemente la sensibilità e lo sviluppo dei figli, siano essi bambini o adolescenti, i quali, nella stragrande maggioranza dei casi e quando non sono loro stessi i destinatari delle violenze, nelle proprie interazioni con i coetanei, a scuola e nelle ore di gioco, ripropongono quei comportamenti come naturali, sulla base di una supposta normalità. In questi casi sarebbe opportuno ripensare l'intero sistema educativo come argine ad eventuali comportamenti deviati, al fine di introdurre modelli positivi che formino i più giovani ad una vera e propria cultura del rispetto di sé e degli altri;
la violenza contro le donne attraversa tutti i ceti sociali e le famiglie. Tuttavia, va considerato che alcune donne - tra cui anche le donne straniere - si trovano in una situazione di particolare fragilità a causa dello stato di povertà in cui vivono, della disoccupazione, o anche della disabilità;
la violenza contro le donne è una violenza di genere riconosciuta oggi dalla comunità internazionale come una violazione fondamentale dei diritti umani;
è questo un principio irrinunciabile che tutti debbono rispettare, compresi i cittadini che provengono da altre culture;
la violenza non è mai un fatto privato tra aggressore e vittima, perché chi compie un atto di violenza sessuale spesso lo ripeterà o proverà a ripeterlo mettendo a repentaglio la vita e la libertà di altre donne;
il Parlamento Europeo nella relazione del 2010 propone proprio un nuovo approccio globale contro la violenza di genere;
occorre, dunque, dare piena e concreta attuazione al Piano nazionale antiviolenza e questo tramite un approccio che non si limiti solo e soltanto all'aspetto repressivo, anche se l'inasprimento delle pene e la certezza nell'applicazione della pena per chi commette tali reati è sicuramente un punto necessario e fermo per poter scardinare tali comportamenti che affondano la proprie radici nell'assenza di una cultura del rispetto della persona e dei diritti umani inviolabili, in un clima che tollera l'uso del corpo femminile come un oggetto in vendita, che non educa i giovani a vivere con consapevolezza il rapporto tra i sessi ma che investe soprattutto su una rete integrata di politiche fondate sulla prevenzione, protezione e rieducazione e quindi da proposte immediate, quali ad esempio l'inquadramento giuridico e il potenziamento dei centri antiviolenza; centri che non solo non sono presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale ma che hanno subito tagli pesantissimi e che sopravvivono grazie a finanziamenti una tantum, che al momento ne possono garantire un'operatività limata;
è necessario e urgente che Governo e Parlamento uniscano sforzi ed intenti al fine di addivenire, nei tempi più ristretti possibili, alla predisposizione di una legge organica sul tema della violenza contro le donne, che in particolare definisca la violenza di genere e violenza assistita (in presenza di minori) conformemente agli standard internazionali, che contempli e coordini sia interventi di tipo penale e repressivo, sia azioni integrate volte alla prevenzione culturale e sociale del fenomeno con particolare attenzione alla scuola e alle istituzioni formative, alla rimozione di stereotipi, alla formazione permanente di tutti gli operatori coinvolti, e al sostegno reale alle vittime della violenza,
impegna il Governo:
ad accelerare l'iter per l'adesione, in tempi brevi, dell'Italia alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, fatta ad Istanbul l'11 maggio 2011;
ad attribuire al Comitato previsto dal Piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking funzioni di monitoraggio sul fenomeno della violenza sulle donne;
a profondere il massimo impegno per individuare tutte le risorse finanziarie atte a ripristinare la dotazione del fondo contro la violenza alle donne, istituito dall'articolo 2, comma 463, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008), finalizzato alla prevenzione, all'informazione, alla sensibilizzazione nei confronti del fenomeno della violenza contro le donne, nonché al sostegno dei centri antiviolenza e delle case-rifugio, definendo linee guida per la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, che portino ad un equa presenza di tale rete su tutto il territorio nazionale ed a un monitoraggio costante delle azioni;
a promuovere la piena attuazione delle politiche integrate di assistenza sociosanitaria alla donna elaborate a livello nazionale, attraverso il ricorso ad intese ed accordi da stipularsi presso la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, quale strumento di definizione di comuni obiettivi e linee di indirizzo atte a garantire più elevati livelli di assistenza alla donna vittima di violenza; in particolare a promuovere il contatto tra la donna e gli operatori anche con forme di consulenza psicologica diretta on line e curando l'attivazione di un sostegno legale;
a promuovere una adeguata conoscenza sui diritti delle donne vittime di violenza e sulla rete presente sul territorio (numero nazionale 1522, centri antiviolenza, case protette) fornendo materiale informativo presso i pronto soccorso e i medici di medicina generale;
a promuovere, insieme alle regioni, ognuno per le proprie competenze, un piano formativo uniforme su tutto il territorio nazionale e corsi d'aggiornamento, avvalendosi anche di formatrici e formatori provenienti dalle realtà istituzionali (sanitarie, giudiziarie, sociali) già operanti e dai centri antiviolenza, dall'associazionismo femminile e dal privato sociale, che abbiano come obiettivo la sensibilizzazione di tutti gli operatori sanitari ospedalieri e territoriali per il riconoscimento e per una adeguata accoglienza delle vittime, al fine di indurre una minore tolleranza nei confronti di questo tipo di sopruso, predisponendo un atteggiamento protettivo nei confronti delle vittime ed una maggiore propensione alle azioni per limitare la diffusione e le conseguenze della violenza (morti e lesioni evitabili);
alla luce della diffusione del fenomeno, ad avviare un'organica risposta al fine di rendere omogeneo sul territorio nazionale lo sviluppo di servizi idonei all'assistenza alle vittime di violenza sessuale e domestica presso i pronto soccorso ospedalieri come ambito privilegiato per l'apertura di sportelli dedicati;
a promuovere la formazione capillare del personale sanitario nonché a delineare linee guida che definiscano le modalità di assegnazione del codice di smistamento (cosiddetto triage) che consenta una presa in carico delle vittime con tempi di attesa ridotta e con modalità specifiche che salvaguardino e proteggano la persona vittima di violenza che abbia avuto la forza di rivolgersi ad una struttura ospedaliera, nonché a valutare in sede di Conferenza unificata l'opportunità di estendere il progetto già in essere in alcune ASL del territorio nazionale che hanno inserito oltre ai codici già in uso nei pronto soccorso per indicare il livello di gravità (bianco, verde, giallo, rosso) anche il codice rosa che viene assegnato (da personale addestrato a riconoscerle anche se queste non lo dichiarano) alle vittime di violenza: donne, ma non solo: bambini, anziani, extracomunitari, omosessuali, eccetera. Al codice rosa è dedicata una stanza apposita nel pronto soccorso e, non appena il codice scatta, entra in funzione una task force composta da personale sanitario (medici, infermieri, psicologi), ma anche da forze dell'ordine, che si attivano subito per l'individuazione dell'autore della violenza;
a promuovere, insieme alle regioni, la piena integrazione tra gli sportelli dei pronto soccorso e la rete territoriale (centri antiviolenza, case rifugio, medici di base);
a predisporre tutte le iniziative necessarie, per quanto di competenza, affinché anche i medici di medicina generale partecipino alla presa in carico delle persone vittime di violenza.
(8-00181) «Murer, Farina Coscioni, Binetti, Laura Molteni, Palagiano, Bocciardo, Mosella, Barani, Bossa, Bucchino, D'Incecco, Fabi, Grassi, Lenzi, Mancuso, Miotto, Mogherini Rebesani, Palumbo, Pedoto, Porcu, Rondini, Sarubbi, Sbrollini».