ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE CONCLUSIVA DI DIBATTITO 8/00156

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: del 14/12/2011
Risoluzione conclusiva di dibattito su
Atto numero: 7/00732
Firmatari
Primo firmatario: TEMPESTINI FRANCESCO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 14/12/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VILLECCO CALIPARI ROSA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 14/12/2011
BONIVER MARGHERITA POPOLO DELLA LIBERTA' 14/12/2011
MOGHERINI REBESANI FEDERICA PARTITO DEMOCRATICO 14/12/2011
BIANCOFIORE MICHAELA POPOLO DELLA LIBERTA' 14/12/2011
NIRENSTEIN FIAMMA POPOLO DELLA LIBERTA' 14/12/2011


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
14/12/2011
Fasi iter:

COLLEGA (RISCON) IL 14/12/2011

APPROVATO IL 14/12/2011

CONCLUSO IL 14/12/2011

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 8-00156
presentata da
FRANCESCO TEMPESTINI
mercoledì 14 dicembre 2011 pubblicata nel bollettino n.580

La III Commissione,
premesso che:
il 5 dicembre 2011 la comunità internazionale, a dieci anni di distanza, si è nuovamente riunita a Bonn per discutere del futuro dell'Afghanistan in vista del progressivo e graduale ritiro dei contingenti internazionali, dopo che nei giorni precedenti la stessa città tedesca aveva ospitato il Forum della società civile afghana;
dalla Conferenza di Bonn è emerso un chiaro orientamento a sostenere l'Afghanistan anche nel decennio post 2014 sul piano civile, della pacificazione e della sicurezza, dello sviluppo economico, sociale e della cooperazione regionale, a fronte del rinnovato impegno del Paese ad attuare le riforme concordate in tema di governance, trasparenza, lotta alla corruzione, rafforzamento della democrazia e dei diritti umani;
a Bonn è stata sottolineata l'esigenza che le istituzioni afghane accrescano a tutti i livelli la loro responsabilità nel corrispondere ai bisogni civili ed economici della popolazione garantendo i servizi pubblici necessari;
le Conclusioni della Conferenza ribadiscono, inoltre, così come sottolineato nell'intervento dell'Italia, il ruolo cruciale, per il futuro dell'Afghanistan, dell'effettivo rispetto dei diritti delle donne, dell'eguaglianza di genere e della promozione del ruolo della società civile, nella ferma convinzione che il rispetto della Costituzione afgana, e dei diritti della donna in particolare, costituisce un principio irrinunciabile per ogni ipotesi di riconciliazione politica con l'insorgenza;
nonostante alcuni significativi progressi a livello legislativo e istituzionale l'Afghanistan resta, secondo l'Afghan Woman's Network (AWN), «uno dei posti più pericolosi dove essere donna», in quanto i miglioramenti della condizione delle donne sono ancora insoddisfacenti. L'aspettativa media di vita di una donna è di 43 anni e ancora oggi ogni 30 minuti una donna muore di parto, collocando l'Afghanistan al secondo posto per mortalità materna nel mondo, con una media di 1600 morti ogni centomila parti, un numero superiore di dodici volte quello dell'Iran e di ben centotrenta volte quello degli Stati Uniti. Il tasso di alfabetizzazione delle donne afgane adulte è appena del 21 per cento e tra il 60 e l'80 per cento delle donne è costretta a matrimoni forzati e spesso precoci;
nel contempo, sulla base del riconoscimento nella Carta costituzionale della parità tra uomo e donna, alcuni risultati sono comunque stati conseguiti: 7 milioni di bambini (il 35 per cento bambine) vanno a scuola, rispetto ai 900.000, solo maschi, sotto i talebani; l'istruzione universitaria femminile è passata dallo 0 per cento al 19.3 per cento del totale; i servizi sanitari hanno raggiunto il 64 per cento della popolazione (partendo dall'8 per cento); in Parlamento siedono 69 donne, pari al 28 per cento dell'Assemblea, che ha peraltro istituito, con il sostegno di UN Women e con il contributo anche dell'Italia, un centro per promuovere il ruolo delle donne nei processi decisionali nell'intento di migliorarne le competenze, le conoscenze tecniche ed istituzionali e le abilità comunicative;
in particolare, nel 2009 è stata approvata un'importante legge contro la violenza sulle donne. Questa legge prevede una casistica di oltre 20 reati e punisce, fra l'altro, i matrimoni di bambine, i matrimoni forzati, la vendita o l'acquisto di donne con obiettivo o pretesto di matrimonio, il cosiddetto «baad» (consegna di una donna o ragazza per risolvere una disputa), l'auto-immolazione forzata, lo stupro e le percosse. Tuttavia nel corso della presentazione, da parte della missione dell'Onu di assistenza all'Afghanistan (UNAMA), del Rapporto sulla violenza contro le donne afghane, l'Alto commissario per i diritti umani, Navi Pillay, ha sottolineato che «il Governo dell'Afghanistan non è ancora riuscito a far applicare la legge alla maggior parte dei casi di violenza contro le donne afghane». Pillay ha quindi ribadito che il Governo afghano dovrà «moltiplicare i suoi sforzi affinché le donne di questo paese siano protette dalla violenza e la loro dignità, uguale a quella degli uomini, sia sostenuta in modo appropriato da questa importante legge (Evaw)»;
l'Italia ha attivamente contribuito alla redazione di tale legge e ne ha sostenuto l'attuazione concreta promuovendo e finanziando l'istituzione delle prime Gender Units presso le procure generali a Kabul e a Herat e formando il relativo personale giudiziario, tanto che la Procura di Herat, secondo il citato Rapporto ONU, è la prima del Paese per numero di procedimenti per violazione dei diritti delle donne e viene presentata a modello per le altre procure;
nell'auspicio che possano proseguire le iniziative promosse dal Governo italiano, in collaborazione con il Consiglio Superiore della Magistratura, nel settore della prevenzione, della repressione dei crimini contro le donne afghane e dell'assistenza alle vittime, con particolare riferimento all'istituzione di una sezione giurisdizionale, a composizione femminile, con competenze ad hoc e al sostegno assicurato, anche sul piano logistico, alla procura generale di Herat, attualmente diretta da una donna magistrato;
l'Italia, con l'adozione del Piano d'azione nazionale per l'attuazione della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 su «Donne, pace e sicurezza», nel dicembre dello scorso anno, ha assunto un ulteriore impegno per la promozione e tutela dei diritti delle donne nelle situazioni di conflitto, anche attraverso la loro inclusione nei negoziati di pace;
secondo un'indagine commissionata da ActionAid nell'estate 2011, emerge il forte timore delle donne afgane in relazione al fatto che la fase di transizione - che prevede il graduale passaggio del controllo del territorio e della sicurezza del Paese in capo al Governo afghano - comporti un disinvestimento da parte del governo stesso e della comunità internazionale nella tutela dei diritti delle donne,
impegna il Governo:
a partecipare fattivamente all'attuazione delle Conclusioni della Conferenza di Bonn affinché il partenariato tra la comunità internazionale e l'Afghanistan possa consolidarsi ed evolvere nel passaggio dall'attuale fase della transizione a quella della trasformazione del Paese, sottolineando l'importanza del pieno recupero del contributo del Pakistan, assente alla Conferenza stessa;
a continuare a promuovere, in coerenza la linea tenuta dalla delegazione italiana a Bonn, l'inclusione dei diritti delle donne tra le priorità nelle discussioni e programmazioni relative alla ricostruzione afghana, quale elemento irrinunciabile delle negoziazioni di pace;
a destinare, contestualmente al progressivo e graduale ritiro dei contingenti militari, già deciso in accordo con la comunità internazionale, una parte delle risorse che si libereranno ad interventi di cooperazione, volti a favorire la ricostruzione civile dell'Afghanistan e la tutela e promozione dei diritti umani, con particolare attenzione alla questione dei diritti delle donne e all'empowerment femminile;
a sostenere la previsione nel Piano d'azione nazionale adottato in conformità alla risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, degli indicatori temporali, degli obiettivi quantitativi, degli indicatori di successo e delle informazioni sulle risorse finanziarie, in linea con quanto indicato dal Segretario Generale dell'ONU nel suo ultimo rapporto in materia del 29 settembre 2011.
(8-00156) «Tempestini, Villecco Calipari, Boniver, Mogherini Rebesani, Biancofiore, Nirenstein».