ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE CONCLUSIVA DI DIBATTITO 8/00132

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: del 13/07/2011
Risoluzione conclusiva di dibattito su
Atto numero: 7/00585
Firmatari
Primo firmatario: BARBI MARIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 13/07/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TEMPESTINI FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 13/07/2011
NARDUCCI FRANCO PARTITO DEMOCRATICO 13/07/2011


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
13/07/2011
Fasi iter:

COLLEGA (RISCON) IL 13/07/2011

APPROVATO IL 13/07/2011

CONCLUSO IL 13/07/2011

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 8-00132
presentata da
MARIO BARBI
mercoledì 13 luglio 2011 pubblicata nel bollettino n.510

La III Commissione,
premesso che:
l'Unione europea, nonostante la crisi economico-finanziaria, svolge un ruolo importante nell'ambito della politica di cooperazione allo sviluppo, rappresentando il maggiore donatore a livello mondiale (60 per cento degli aiuti);
il Trattato di Lisbona definisce la politica di sviluppo come una delle dimensioni fondamentali dell'azione esterna dell'Unione e, dunque, una componente essenziale della sua politica estera. Per la prima volta entra a pieno titolo nel Trattato la lotta alla povertà quale obiettivo principale da perseguire (articolo 208 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea). Inoltre, l'espressa previsione di un coordinamento fra l'Unione e gli Stati membri sulle rispettive politiche in materia di cooperazione allo sviluppo e di una concertazione sui rispettivi programmi di aiuto costituisce un momento centrale per l'efficacia delle azioni e il concreto raggiungimento dell'obiettivo (articolo 210 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea). Conseguentemente, gli Stati membri sono chiamati a concordare sia il rispetto di standard quantitativi e l'impegno di risorse, sia l'armonizzazione di procedure e di cornici operative ispirate a principi comuni;
il mutamento dell'architettura istituzionale europea con la revisione delle sue basi giuridiche in tema di cooperazione allo sviluppo è stato accompagnato dall'introduzione di nuovi e importanti strumenti, tra cui rileva la cooperazione delegata, un mezzo innovativo finalizzato alla maggiore concentrazione delle cooperazioni nazionali in quei Paesi beneficiari dove più evidente è il valore aggiunto di uno specifico donatore. La Commissione europea o gli Stati membri possono delegare ad un altro Stato membro i fondi per la gestione di iniziative di cooperazione, mediante accordi di delega;
fino ad oggi risulta che la Commissione europea abbia siglato 27 accordi di delega per 111 milioni di euro (altri 38 per un valore di 186 milioni di euro sono in corso di finalizzazione) e 12 accordi di trasferimento da Stati membri per circa 80 milioni di euro (altri 8 per un valore di circa 24 milioni di euro in corso di finalizzazione);
nonostante la cooperazione delegata si configuri ancora con cifre limitate rispetto ai dati complessivi riferiti all'aiuto allo sviluppo a livello europeo, è tuttavia uno strumento destinato a svilupparsi nel prossimo futuro e a divenire parte considerevole della programmazione comunitaria;
l'urgenza da parte del nostro Paese di incidere su tale programmazione e di contribuire a definire le scelte di cooperazione allo sviluppo in sede europea, implica la necessità di considerare il tema della cooperazione delegata, con il relativo processo di adeguamento agli standard europei, tra le priorità dell'agenda politica del Governo italiano, con particolare riguardo alla politica estera ed europea del prossimo futuro;
occorre, in tale direzione, rafforzare le condizioni affinché il nostro Paese possa esercitare un ruolo adeguato in sede europea e, con particolare riferimento alla procedura di audit che l'Italia deve superare e volta ad ottenere una certificazione di idoneità, è necessario compiere tutti gli sforzi atti a soddisfare i requisiti previsti e le eventuali misure di adeguamento richieste;
il nostro Paese, in quanto terzo contribuente netto al bilancio dell'Unione europea in materia di sviluppo e quarto contribuente del Fondo europeo di sviluppo (FES), può ambire a pieno titolo al riconoscimento di Lead donor, sia per i tradizionali rapporti politico-culturali con determinati Paesi, sia per le competenze e le esperienze maturate nell'ambito di particolari aree tematiche di intervento;
lo strumento della cooperazione delegata acquista un particolare rilievo strategico per il nostro Paese, ben oltre l'attuale congiuntura caratterizzata dalla ristrettezza di risorse economiche nazionali e dalla drastica riduzione degli stanziamenti per gli aiuti allo sviluppo effettuata con le ultime manovre finanziarie;
l'accreditamento di enti italiani alla cooperazione delegata in sede europea costituisce, dunque, una partita importante per il nostro Paese; conferirebbe un apprezzabile riconoscimento alla cooperazione italiana, laddove questa svolge un ruolo-guida in virtù di competenze specifiche e di una consolidata presenza, rappresentando, al contempo, un'occasione per far recepire nella programmazione europea le istanze e le priorità indicate dall'Italia in materia di cooperazione allo sviluppo, accrescendo in tal modo il valore aggiunto del nostro Paese nell'esecuzione delle politiche di sviluppo dell'Unione europea. Tale riconoscimento, inoltre, offrirebbe l'opportunità per poter indirizzare, coordinare interventi e specifici programmi incentrati sulla riduzione della povertà e su forme di sviluppo democratico e sostenibile, con particolare riguardo a quei Paesi ed aree geografiche che assumono una speciale valenza strategica per l'Italia (Balcani e Mediterraneo), anche in considerazione delle sfide lanciate dai processi di trasformazione in atto nella sponda sud del Mediterraneo, che richiederanno ulteriori interventi innovativi e coordinati a livello europeo;
per perseguire l'ambizioso obiettivo volto ad ottenere l'assegnazione dei fondi europei al fine di creare processi di sviluppo e non mere politiche di aiuto, non solo è necessario essere «accountable» come Paese, ossia dimostrare di poter conseguire gli obiettivi sulla base della normativa e degli standard europei in vigore, ma occorre anche rafforzare la posizione dell'Italia nel rapporto con l'Unione europea ed essere pronti e flessibili ad una ridefinizione e una rimodulazione delle attuali risorse economiche, strumentali e umane, atte a conferire una nostra adeguata presenza nelle sedi comunitarie,
impegna il Governo:
a continuare ad operare, in conformità con le Linee Guida 2011-2013 della Cooperazione italiana, e a mettere in campo tutti gli ulteriori interventi necessari per cogliere l'opportunità strategica della cooperazione delegata a livello europeo nell'ambito delle attività di cooperazione allo sviluppo e, conseguentemente, per valorizzare e mettere in sinergia i diversi livelli istituzionali e non (ministeri, ong, mondo cooperativo, enti locali, università, Confindustria, sindacati e fondazioni bancarie) atti a consentire al nostro Paese - superata la procedura di audit in corso, volta ad ottenere la certificazione di idoneità - di poter esercitare il ruolo di donatore leader o di donatore attivo per i progetti di sviluppo europeo;»
a mantenere anche in futuro il tema della cooperazione delegata quale priorità dell'agenda politica dell'esecutivo, con particolare riferimento all'azione dell'Italia nell'ambito delle politiche dell'Unione europea e della politica estera;
a rafforzare il ruolo e la presenza dell'Italia nelle sedi europee, anche mediante ulteriori innesti di personale adeguato e qualificato compatibilmente con le disponibilità finanziarie e di organico, al fine di difendere e promuovere le istanze del nostro Paese nel settore della cooperazione allo sviluppo in ambito europeo.
(8-00132) «Barbi, Tempestini, Narducci».