ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01035

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 721 del 21/11/2012
Firmatari
Primo firmatario: BARBATO FRANCESCO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 21/11/2012


Commissione assegnataria
Commissione: VI COMMISSIONE (FINANZE)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 12/12/2012
BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI
 
INTERVENTO GOVERNO 19/12/2012
CERIANI VIERI SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 19/12/2012
PAGANO ALESSANDRO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 19/12/2012
CERIANI VIERI SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 19/12/2012
CONTE GIANFRANCO POPOLO DELLA LIBERTA'
BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 12/12/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 12/12/2012

DISCUSSIONE IL 19/12/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 19/12/2012

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-01035
presentata da
FRANCESCO BARBATO
mercoledì 21 novembre 2012, seduta n.721

La VI Commissione,

premesso che:

l'andamento negativo dell'economia italiana nel corso del 2012 e le proiezioni, anch'esse molto negative, per il 2013, segnalano l'urgenza di orientare la politica economica del Governo sempre più verso il sostegno alla ripresa delle attività produttive, per contrastare una crisi che costituisce ormai una vera e propria emergenza politica e sociale;

in particolare, un ruolo fondamentale deve essere svolto dalla politica tributaria, che non può più limitarsi ad interventi restrittivi finalizzati ad assicurare il rispetto notarile dei vincoli posti dal patto di stabilità, ma che deve assumere un ruolo fondamentale per stabilire le condizioni essenziali per favorire la ripresa dell'economia italiana e per dare concrete prospettive di speranza al Paese;

al di là delle propagandistiche dichiarazioni del Presidente del Consiglio, o di esponenti della maggioranza circa l'avvio di un improbabile processo di riduzione del prelievo fiscale l'orientamento della politica tributaria del Governo conferma, purtroppo, la scelta, scellerata, di proseguire nel continuo inasprimento della pressione fiscale, soprattutto a danno delle famiglie, delle fasce sociali più deboli della popolazione, dei disoccupati e delle imprese di piccole e medie dimensioni, nella convinzione, errata, che l'unica ricetta per assicurare la stabilità della finanza pubblica sia quella di aggravare il carico tributario sui contribuenti che già pagano le tasse;

al contrario, quasi nulla è stato fatto per colpire i grandi capitali finanziari, i poteri forti della finanza e della grande imprenditoria legati spesso al mondo della politica, le rendite speculative, i quali sono in realtà i primi responsabili della gigantesca ondata di recessione e di instabilità sociale che rischia di travolgere molti Paesi e di cancellare ogni prospettiva di benessere duraturo per le generazioni future;

questa linea politica, oltre ad apparire in stridente contraddizione con l'intenzione di procedere finalmente ad una riduzione del carico fiscale e ad una sua ridistribuzione a favore dei redditi da lavoro, sta determinando un aggravamento della sperequazioni che da tempo caratterizzano il sistema tributario nazionale, in quanto proprio i contribuenti meno abbienti, in primo luogo i percettori di redditi da lavoro, hanno visto notevolmente aumentare il carico tributario, a causa della introduzione dell'IMU sulla prima casa, dell'innalzamento delle addizionali comunali e regionali all'IRPEF, nonché dell'inasprimento dell'aliquota IVA del 20 per cento, cui faranno seguito ulteriori incrementi;

si tratta, nel complesso, di misure che, oltre a risultare profondamente inique sul piano sociale, appaiono del tutto errate sotto il profilo economico, in quanto contribuiranno a deprimere ulteriormente il ciclo economico in un contesto già condizionato dalla crisi economica internazionale, aggiungendosi agli effetti depressivi, riconosciuti dallo stesso Governo, delle sette manovre finanziarie adottate nel corso dell'ultimo anno e mezzo, colpendo soprattutto i ceti medio bassi, i quali hanno già visto fortemente ridursi il proprio reddito disponibile e sono stati pertanto costretti a comprimere i propri consumi ed il tenore di vita complessivo;

anche gli ultimi interventi legislativi adottati in materia dall'Esecutivo, nonostante i continui, convulsi aggiustamenti apportati nel corso dell'esame presso le Camere appaiono completamente inadeguati, in quanto le limitate misure di sgravio previste, ad esempio l'innalzamento delle detrazioni IRPEF per figli a carico, il limitato incremento delle deduzioni dalla base imponibile dell'imposta regionale sulle attività produttive, nonché il fondo per l'esclusione dalla stessa IRAP dei soggetti privi di autonoma organizzazione imprenditoriale, possono rappresentare, al più, meri annunci di sapore preelettorale, volti a cercare di migliorare il livello di popolarità dell'Esecutivo e delle forze politiche, ormai del tutto screditate, che lo sostengono, certamente non sono in grado di bilanciare i danni già provocati, né di evitare gli effetti negativi che, ad esempio, l'aumento dell'aliquota IVA del 21 per cento avrà sulla domanda aggregata, già assai debole;

non c'è, pertanto, alcuna possibilità che, proseguendo nell'attuale indirizzo, si possano nutrire concrete speranze di ripristinare le condizioni minime per una ripresa dell'economia nazionale: infatti, l'azione dell'Esecutivo ha innescato un circolo vizioso, in cui la già negativa congiuntura economica risulta ulteriormente aggravata dagli effetti depressivi indotti dalle manovre correttive adottate dal Governo;

tutto ciò risulta ancor più grave laddove si consideri che l'attuale Governo, proprio per la sua particolare, ed eccezionale sotto il profilo della legittimazione politica, caratterizzazione tecnica, dovrebbe individuare, con la massima oggettività e rigore, tutte quelle misure indispensabili per contrastare la recessione economica della quale il Paese è ormai preda;

occorre dunque invertire rapidamente l'indirizzo della politica tributaria dell'Esecutivo, introducendo misure che consentano di riconoscere un effettivo sgravio del carico tributario in favore dei redditi da lavoro e d'impresa, individuando le risorse aggiuntive necessarie per assicurare la stabilità dei conti pubblici e per incentivare la ripresa dei consumi nelle enormi sacche di evasione fiscale e contributiva che caratterizzano il panorama economico del Paese, nonché negli imponenti sprechi che si segnalano in tutti i settori della pubblica amministrazione, sia a livello statale sia a livello locale;

a tale ultimo proposito appare ulteriormente paradossale che il Governo, dopo aver ribadito più volte l'intenzione di rafforzare il contrasto all'evasione fiscale e contributiva, riduca, nel bilancio di previsione 2013, proprio le risorse in favore della Guardia di finanza e dell'INPS finalizzate proprio allo svolgimento delle attività di controllo in tale ambito;

in tale contesto appare fondamentale ed urgente aprire in Parlamento, in quest'ultimo scorcio di legislatura, un dibattito franco ed aperto sulla politica tributaria, bandendo ogni tentazione propagandistica ed individuando una strategia credibile di allentamento della pressione fiscale, la quale non può evidentemente prescindere da una significativa riduzione delle spese pubbliche, a partire dai costi della politica a tutti i livelli;

le tematiche oggetto del presente atto di indirizzo sono da tempo al centro di una serrata attività ispettiva svolta in seno alla Commissione Finanze della Camera dei deputati dal gruppo dell'Italia dei Valori, il quale ha posto più volte le problematiche del ridisegno della politica fiscale al Governo, il quale si è tuttavia sempre limitato a fornire risposte insufficienti ed evasive,
impegna il Governo:
a rivedere complessivamente l'impianto della politica tributaria e fiscale finora perseguita, in particolare al fine di:

a) mantenere l'impegno, pubblicamente assunto, di avviare una concreta riduzione della pressione fiscale, in particolare in favore delle famiglie, delle fasce sociali più deboli, dei disoccupati, degli esodati e delle piccole e medie imprese;

b) operare uno spostamento del carico tributario dai redditi da lavoro e di impresa verso i grandi patrimoni finanziari, le rendite speculative e parassitarie, per realizzare quell'obiettivo di maggiore equità del sistema tributario che, sebbene avrebbe dovuto costituire uno dei principi cardine dell'attuale Governo, è stato finora completamente eluso dalle manovre finanziarie finora approvate;

c) adottare al più presto misure per scongiurare l'incremento dell'aliquota IVA del 21 per cento previsto a decorrere dal 1o luglio 2013 nel disegno di legge di stabilità, in modo da impedire l'aumento dei prezzi e la conseguente, ulteriore caduta del potere di acquisto delle famiglie;

d) reperire le risorse indispensabili per avviare una concreta azione di sostegno al tessuto economico ed ai consumi attraverso una più rigorosa revisione della spesa pubblica che incida finalmente sui costi della politica, sulle spese eccessive degli organi costituzionali e delle amministrazioni ad ogni livello di governo, nonché sui giganteschi sprechi e malversazioni che si annidano tuttora in molti settori dalla macchina pubblica, sia a livello centrale sia a livello locale;

e) rafforzare, in tale contesto, l'efficacia della lotta all'evasione e l'elusione fiscale e contributiva, in particolare rafforzando quelle branche della pubblica amministrazione, come la Guardia di finanza, l'Agenzie delle entrate, l'INPS, e l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, che dovrebbero costituire la punta di diamante dell'azione dello Stato per contrastare i fenomeni evasivi ed elusivi e per eradicare ogni forma di criminalità finanziaria ed economica;

f) chiedere un più forte contributo alle esigenze di risanamento finanziario e rilancio economico del Paese a quei settori che finora hanno lucrato ingenti guadagni dai veri e privilegi fiscali che il sistema, e la sudditanza dei Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, ha garantito loro, in particolare introducendo forme di tassazione patrimoniale che colpiscano finalmente i grandi patrimoni mobiliari e le rendite speculative, eliminando alcune scandalose esenzioni, ad esempio nel settore dell'imposizione immobiliare, nonché innalzando il prelievo richiesto ai soggetti concessionari dei giochi pubblici;

g) concludere rapidamente ed in modo efficace le trattative in corso per la conclusione di un accordo con la Svizzera, come già hanno fatto la Germania e la Gran Bretagna, in modo da riportare a tassazione, anche attraverso la previsione di meccanismi retroattivi, gli ingentissimi patrimoni finanziari trasferiti illegalmente nel Paese elvetico, il cui ammontare risulta pari a circa 150 miliardi di euro;

h) farsi attivo promotore, in ambito europeo ed internazionale, di ogni iniziativa utile per giungere all'introduzione a livello globale di una tassazione sulle transazioni finanziarie aventi contenuto prevalentemente speculativo, in modo da alleggerire il prelievo su quei fattori meno mobili della produzione che, a differenza dei capitali, non possono sfuggire al prelievo.

(7-01035) «Barbato».