ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01002

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 699 del 09/10/2012
Firmatari
Primo firmatario: DE PASQUALE ROSA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 09/10/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
RUBINATO SIMONETTA PARTITO DEMOCRATICO 09/10/2012
DE TORRE MARIA LETIZIA PARTITO DEMOCRATICO 09/10/2012


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-01002
presentata da
ROSA DE PASQUALE
martedì 9 ottobre 2012, seduta n.699

La VII Commissione,

premesso che:

i drastici tagli di risorse economiche operati, a partire dal decreto-legge n. 112 del 2008, dal precedente Governo al sistema nazionale dell'istruzione e le conseguenti modifiche apportate agli ordinamenti dell'istruzione, hanno determinato un impoverimento di tutta la scuola pubblica, privandola di indispensabili risorse per lo sviluppo e la crescita dell'azione didattica, formativa, educativa, di istruzione e di ricerca;


la riduzione delle risorse ha riguardato anche le scuole paritarie non statali e degli enti locali, in ordine alle quali la legge n. 62 del 10 marzo 2000, dettando «Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione», all'articolo 1, chiarisce che «Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l'espansione dell'offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall'infanzia lungo tutto l'arco della vita»;


si tratta di una legge che ha fotografato e normato una realtà di fatto che già persisteva da decenni sul territorio italiano, dovuta da un lato ad una spontanea e feconda attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale, introdotto poi anche formalmente nella Carta Costituzionale all'articolo 118 con legge costituzionale del 18 ottobre 2001 n. 3, dall'altro alla circostanza che lo Stato non è sempre stato, né lo è tuttora, in grado di garantire la diffusione capillare e l'espansione su tutto il territorio nazionale dell'offerta formativa, in particolare per quanto riguarda la scuola dell'infanzia e primaria e i percorsi formativi finalizzati al recupero e al contrasto della dispersione scolastica;


la rete delle scuole dell'infanzia paritarie e degli enti locali, in particolare, presenti in tutto il territorio nazionale in 4.800 comuni, ha contribuito al raggiungimento degli obiettivi di allargamento del relativo servizio fissati dal Ministero dell'istruzione; in alcune regioni, quali il Veneto, la Lombardia, l'Emilia-Romagna e la Toscana il servizio da esse offerto è stato determinante per garantire la funzione sociale ed educativa di questo servizio fondamentale per le famiglie, coprendo frequentemente oltre il 55 per cento dell'offerta del servizio, tanto da costituire in molti comuni l'unico servizio presente per l'infanzia, al punto che nella relazione del maggio 2011 l'ufficio IV della direzione generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di Venezia afferma che le scuole statali e paritarie dell'infanzia e degli enti locali «trovano nel nostro territorio regionale un'effettiva integrazione quali strumenti a servizio di un medesimo sistema educativo pubblico»;


al fine di garantire l'obbligo d'istruzione ed il diritto allo studio, occorre pertanto dare corretta attuazione alla legge n. 62 del 2000, tanto nella sua parte giuridica e di valutazione della qualità, come già significativamente avviato dal decreto ministeriale del 21 maggio 2007 (anagrafe scuole paritarie; regolarizzazione e censimento del loro effettivo funzionamento e degli standard di qualità; le sezioni primavera, che rispondono ad un'esigenza sociale e configurano un progetto educativo sin dalla prima infanzia), quanto nella sua parte economica, attraverso almeno il ripristino in via strutturale del contributo assegnato alle scuole paritarie non statali e degli enti locali dal Governo Prodi con la legge finanziaria n. 244/2007, pari a circa 535 milioni di euro;


la riduzione delle risorse che ha colpito negli ultimi cinque anni l'intero sistema nazionale dell'istruzione pubblica ha registrato infatti per la scuola paritaria non statale e degli enti locali, a partire dalla «prima» manovra di bilancio costituita dal decreto-legge n. 112 del 2008, una serie di consistenti decurtazioni dall'anno 2009 superiori, talvolta, anche al 50 per cento della somma stanziata a bilancio dello Stato dal Governo Prodi per il 2008 (535 milioni di euro circa);


successivamente, ogni anno, stante la palese insostenibilità per il sistema scolastico di tali decurtazioni, unita alla considerazione che le scuole paritarie e degli enti locali consentono annualmente un notevole risparmio per le casse dello Stato accogliendo un milione di bambini e ragazzi oltre che contribuendo in modo significativo al buon livello raggiunto dalla scuola pubblica italiana, il Parlamento ed il Governo hanno via via proceduto a stanziare dei contributi integrativi, in tempi e con modalità che hanno reso tuttavia sempre più difficile per tali istituzioni procedere ad una regolare programmazione del servizio scolastico;


riepilogando gli stanziamenti degli ultimi anni si può notare come le cifre definitive a consuntivo siano inferiori alla soglia «storica» dei 535 milioni di euro stanziati dalla legge finanziaria n. 244 del 2007) e come i contributi aggiuntivi non abbiano di fatto operato il reintegro totale, consolidando ogni anno la «perdita» di decine di milioni di euro ogni anno:


anno 2008: euro 534.961.417,00;

anno 2009: euro 521.559.962,00;

anno 2010: euro 531.535.922,04;

anno 2011: euro 496.876.592,00;


in particolare, con riferimento all'ultimo triennio, la legge di bilancio 2011, nel pogramma 1.9 istituzioni scolastiche non statali, ha previsto uno stanziamento in conto competenza di 281,2 milioni di euro sul capitolo 1477 «Contributi alle scuole paritarie e degli enti locali comprese quelle della valle d'Aosta. In corso di esercizio sono state operate variazioni sia in aumento (per 2,7 milioni di euro quali somme derivanti dal riparto del fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa), sia in diminuzione (per circa 29 milioni di euro, conseguente all'accantonamento cautelativo effettuato ai sensi dell'articolo 1, comma 13, della legge n. 220 del 2010, poi trasformato in vera e propria decurtazione ai sensi dell'articolo 1, comma 40, comma 1-bis, del decreto-legge n. 98 del 2011, per cui lo stanziamento definitivo del capitolo 1477, al 31 dicembre 2011, è risultato pari a 254, 5 milioni di euro, a cui si sono aggiunti ulteriori 245 milioni, derivati dal riparto del fondo per le esigenze urgenti e indifferibili, come determinato ai sensi dell'articolo 1, comma 40, della legge di stabilità 2011, che sono stati iscritti in un apposito capitolo 1299 «Somme da trasferire alle regioni per il sostegno alle scuole paritarie e degli enti locali»; nel complesso, dunque, al 31 dicembre 2011, per le scuole paritarie tutte sono stati stanziati, sui due capitoli indicati, complessivi 499,5 milioni di euro;


nel bilancio di previsione per il 2012, il programma 1.9 istituzioni scolastiche non statali è dotato di 511,2 milioni di euro per il 2012, di cui 242 milioni allocati, per il solo anno 2012, «somme da trasferire alle regioni per il sostegno delle scuole paritarie e degli enti locali»; ai sensi dell'articolo 33, comma 16, della legge n. 183 del 2011 e 268,9 milioni di euro sul capitolo 1477 «contributi alle scuole paritarie comprese quelle della Valle d'Aosta», sul quale è stato registrato un accantonamento indisponibile per un importo pari a circa 3,5 milioni di euro, disposto ai sensi dell'articolo 13, comma 1-quinquies del decreto-legge n. 16 del 2012;


per i prossimi anni 2013 e 2014 le risorse del programma di spesa 1.9 risultano iscritte sul capitolo 1477 per un importo pari a 278,6 milioni di euro, senza considerare che anche per tali anni saranno disposti accantonamenti indisponibili, allo stato attuale non ancora quantificati con il risultato di una decurtazione del 50 per cento delle somme stanziate nell'esercizio 2008;


in un contesto in cui la scuola pubblica tutta soffre pesantemente della riduzione di risorse destinate all'istruzione, per quanto evidenziato chi gestisce in Italia le scuole paritarie e degli enti locali (si tratta per la quasi totalità di comuni, enti parrocchiali e familiari, congregazioni religiose, cooperative sociali senza scopo di lucro e ONLUS di varia natura) si trova ad operare in una situazione di gravissima incertezza e preoccupazione per il futuro, che non consente a tali istituzioni una regolare programmazione del servizio scolastico;


in alcune regioni del Paese, con riferimento in particolare alla scuola dell'infanzia, il drastico taglio dei contributi statali per gli anni 2013 e seguenti, in un momento di grave crisi economica generale, in concomitanza con la difficoltà degli enti locali, a causa dei sempre più pesanti vincoli del patto di stabilità e dei tagli dei trasferimenti imposti dalle manovre finanziare, di compensare le carenze di liquidità dovute ai tagli operati a livello statale, sta già avendo come conseguenza inevitabile che molte scuole dell'infanzia paritarie e degli enti locali sono state costrette ad aumentare le rette a carico delle famiglie (che già coprivano circa il 60 per cento del costo di gestione del servizio) o, in alternativa, per non venire meno alla funzione sociale da sempre svolta, alla chiusura di classi o di scuole intere;


in tale ultima ipotesi, per non pregiudicare la salvaguardia degli obiettivi di allargamento della scuola dell'infanzia confermati dallo stesso Ministero dell'istruzione, appare evidente che lo Stato dovrebbe sostenere una considerevole spesa aggiuntiva per provvedere ad erogare direttamente il servizio della scuola dell'infanzia. Spesa di entità notevolmente superiore al reintegro dello stanziamento per le istituzioni scolastiche non statali e degli enti locali al livello del 2008, il che rende concreto il rischio che, stante le perduranti difficoltà della finanza pubblica, comunque si verifichi in alcune regioni, come il Veneto, la Lombardia, l'Emilia-Romagna e la Toscana, una grave emergenza educativa, per il numero di bambini che rimarrebbero privi del servizio scolastico in piena contraddizione con gli obiettivi prefissati dal Ministero dell'istruzione e sopra menzionati. Grande sarebbe anche l'emergenza sociale, per il venir meno di un servizio indispensabile alle famiglie in territori in cui entrambi i genitori molto spesso lavorano, ed occupazionale, considerato il numero di persone dipendenti di queste scuole che rimarrebbero senza lavoro. In effetti alcune di queste scuole hanno già deciso di adottare i contratti di solidarietà per evitare i licenziamenti;

impegna il Governo:


a riconoscere e a garantire ai bambini su tutto il territorio italiano il diritto (sancito dalla nostra Costituzione e da numerosi trattati internazionali) all'istruzione, alla formazione, alla socializzazione e ad uno sviluppo della loro personalità e delle loro attitudini;


ad adottare le iniziative necessarie a ripristinare le somme destinate alla scuola pubblica tutta e decurtate con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e con i provvedimenti successivi, poiché tali riduzioni hanno sottratto all'istruzione risorse indispensabili per lo sviluppo dell'attività didattica, formativa, educativa, di istruzione e di ricerca delle istituzioni scolastiche, riducendo la loro autonomia, impedendo il buon funzionamento delle scuole ed in ultima analisi la crescita e lo sviluppo del Paese;


ad adottare le iniziative necessarie per garantire dalla prossima legge di stabilità il reintegro al livello stabilito nella legge finanziaria n. 244 del 2007 del fondo «istituzioni scolastiche non statali» nel bilancio previsionale 2013, ed in via permanente negli anni successivi, a favore delle scuole paritarie e degli enti locali (comprese quelle destinate alle sezioni primavera, al diritto allo studio in tutte le sue articolazioni e al contrasto della dispersione scolastica), stabilendo altresì dei criteri di erogazione in via prioritaria di dette risorse alle scuole che svolgono il servizio senza fini di lucro e che, comunque, non sono legate a società aventi fini di lucro o da queste controllate;


ad assicurare, in continuità con quanto avviato dal Governo Prodi, completa attuazione della legge n. 62 del 2000, attraverso una coerente attività normativa ed amministrativa, garantendo la certezza di fondi e tempi di erogazione dei finanziamenti destinati alle scuole paritarie e degli enti locali;


a dare concreto riconoscimento, sul piano normativo e finanziario, d'intesa con le regioni interessate, anche in attuazione dell'articolo 116, terzo comma della Costituzione, alla specificità del sistema educativo pubblico integrato, giù da tempo in atto in alcune realtà territoriali, in ossequio ai principi costituzionali fondamentali su cui poggia il sistema scolastico nazionale, di sussidiarietà, autonomia e parità;


ad attuare un costante controllo e monitoraggio, oltre che una puntuale indagine ispettiva in tutta Italia, al fine di individuare ed eventualmente reprimere gli episodi di cattiva gestione di scuole paritarie e private, che, non rispettando le norme, risultano essere solo dei costosissimi «diplomifici», al fine di debellare così singole pratiche deleterie, che non solo screditano la scuola tutta, ma danneggiano gravemente famiglie, alunni e docenti, oltre che il Paese stesso;


a potenziare l'autonomia di tutte le istituzioni scolastiche in attuazione della legislazione vigente, ad attivare un sistema di valutazione nazionale ed autovalutazione delle/nelle scuole italiane, e a sostenere, diffondere, monitorare, sistematizzare ed istituzionalizzare le numerose buone pratiche presenti diffusamente nella scuola italiana.

(7-01002)
«De Pasquale, Rubinato, De Torre».