ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00980

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 686 del 17/09/2012
Abbinamenti
Atto 7/00965 abbinato in data 19/09/2012
Atto 7/00977 abbinato in data 19/09/2012
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00199
Firmatari
Primo firmatario: DI GIUSEPPE ANITA
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 17/09/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ROTA IVAN ITALIA DEI VALORI 17/09/2012
MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI 17/09/2012


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
25/09/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 19/09/2012
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI
 
PARERE GOVERNO 19/09/2012
BRAGA FRANCO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 25/09/2012
CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO
DELFINO TERESIO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI
 
PARERE GOVERNO 25/09/2012
BRAGA FRANCO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 19/09/2012

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 19/09/2012

ACCOLTO IL 19/09/2012

PARERE GOVERNO IL 19/09/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 19/09/2012

DISCUSSIONE IL 25/09/2012

ACCOLTO IL 25/09/2012

PARERE GOVERNO IL 25/09/2012

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 25/09/2012

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 25/09/2012

CONCLUSO IL 25/09/2012

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-00980
presentata da
ANITA DI GIUSEPPE
lunedì 17 settembre 2012, seduta n.686

La XIII Commissione,

premesso che:

il patrimonio olivicolo italiano è stimato in circa 250 milioni di piante molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono al paesaggio e all'ambiente. L'olivicoltura è presente in 18 regioni su 20, essa è principalmente diffusa nelle regioni meridionali ed insulari, in particolare nelle regioni meridionali Puglia, Calabria, Sicilia, Basilicata, Molise, Abruzzo, Sardegna dove si realizza gran parte della produzione nazionale;

la presenza dell'olivo nei multiformi paesaggi d'Italia rappresenta una risorsa paesaggistica di grande suggestione, intrecciata in modo inscindibile con il patrimonio culturale locale. Per i nostri territori l'olio non è un prodotto qualsiasi, in quanto strettamente legato alla tipologia del paesaggio, bene comune che ha un valore inestimabile;

l'ultima ricognizione, effettuata da Ismea in collaborazione con Unaprol e Cno, ha ridotto di circa 20 mila tonnellate le precedenti valutazioni della produzione, datate ottobre 2011, portando il nuovo dato per la campagna 2011-2012, a 483 mila tonnellate, in calo del 6 per cento rispetto alla scorsa annata. Il calo complessivo della produzione nazionale di oli di oliva risulta ancora più accentuato se si confronta il livello attuale con la media storica;

determinante al riguardo è stata l'evoluzione climatica, caratterizzata da temperature troppo elevate, sia in estate che in autunno, e da prolungate fasi di siccità; hanno comunque contribuito a tenere a freno la produzione anche fenomeni, sempre più ricorrenti, di abbandono o di non raccolta delle olive, legati a situazioni di redditività negativa denunciate soprattutto da realtà produttive di piccole dimensioni;

inoltre, la produzione dell'olio extravergine d'oliva comporta alti costi e ricavi molto marginali, e la concorrenza sleale può progressivamente portare all'abbandono di questa importante attività in vaste aree del nostro Paese, con conseguenze negative anche sul paesaggio;

le tante piccole e medie realtà olivicole del nostro Paese costituiscono un importante comparto produttivo che contribuisce sostanzialmente a definire il ruolo dell'Italia quale bacino di prodotti di alta qualità;

l'Italia ha una produzione nazionale di circa 480 mila tonnellate, due terzi dei quali extravergine, e vanta con 43 denominazioni certificate (tra dop e igp), il maggiore numero di produzioni riconosciute dall'Unione europea. L'olio italiano di qualità certificata è pertanto un'eccellenza della filiera agricola nazionale e costituisce parte importante delle esportazioni italiane;

nel 2011 si è verificato un aumento del 3 per cento nelle importazioni di olio di oliva dall'estero, che ha raggiunto il massimo storico di 584 mila tonnellate, sommergendo di fatto, la produzione nazionale in calo nel 2011 che sarebbe peraltro quasi sufficiente a coprire i consumi nazionali. Gli oli di oliva importati in Italia vengono infatti mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all'estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove sono state esportate 364 mila tonnellate nel 2011;

l'Italia è il primo importatore mondiale di olio (il 74 per cento viene dalla Spagna, il 15 per cento dalla Grecia e il 7 per cento dalla Tunisia) nonostante la grande produzione, ma deve fare i conti con la concorrenza sleale di oli miscelati con etichette ingannevoli. I Nas hanno di recente sequestrato 7.500 litri di prodotto contraffatto tra Toscana, Emilia Romagna e Lazio;

le frodi e le sofisticazioni mettono a rischio un patrimonio ambientale, con oltre 250 milioni di piante sul territorio nazionale, che garantisce un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative all'anno e un fatturato di oltre 2 miliardi di euro;

analizzando i costi di produzione dell'extravergine italiano si evidenzia come il settore sia strutturalmente penalizzato rispetto ai costi realizzati in altri Paesi mediterranei; pertanto, appare sempre più indispensabile «sposare la qualità» quale fattore strategico primario di competizione, riqualificazione e innovazione (di prodotto e di processo) sul mercato locale, nazionale ed estero;

il regolamento (Ce) n. 182/2009, modificando il precedente regolamento (Ce) n. 1019/2002, ha introdotto dal 1o luglio 2009 novità in materia di commercializzazione ed etichetattura dell'olio d'oliva vergine ed extravergine. Le modifiche più importanti introdotte dal nuovo provvedimento sono state relative all'obbligo di indicare in etichetta l'origine del prodotto;

inoltre, il decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali n. 8077 del 10 novembre 2009 «Disposizioni nazionali relative alle norme di commercializzazione dell'olio d'oliva» ha disposto che sull'etichetta delle confezioni dell'olio di oliva debba essere indicata la nazione o le nazioni di provenienza delle olive impiegate;

il decreto-legge n. 83 del 22 giugno 2012 convertito dalla legge n. 134 del 7 agosto 2012 all'articolo 43 contiene norme volte ad assicurare una maggior tutela alla categoria degli oli d'oliva extra vergini d'origine italiana;

queste informazioni non sempre arrivano chiaramente al consumatore, non garantendo così una piena rintracciabilità del prodotto e, soprattutto, la completa protezione e tutela del consumatore;

sotto accusa è anche la mancanza di trasparenza, visto che quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia, secondo un'indagine della Coldiretti, contengono miscele di diversa origine, per le quali è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate;

sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte «miscele di oli di oliva comunitari», «miscele di oli di oliva non comunitari» o «miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari» obbligatorie per legge nelle etichette dell'olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull'etichetta che la rende difficilmente visibile;

spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano una presunta italianità fortemente ingannevole;

gli oli extravergine Dop e Igp, nonostante talune fasi congiunturali negative, possono puntare a un maggiore e consistente sviluppo di tutta la filiera olearia e possono rappresentare una delle migliori opportunità per un rinnovato sviluppo competitivo del settore agroalimentare. Tutto ciò, può avvenire impostando correttamente una sapiente e accorta tutela, gestione e promozione del loro valore aggiunto materiale (qualità, bontà, salubrità, caratteristiche organolettiche, proprietà medicinali, e altro) e immateriale (storia, cultura, legame identitario con il territorio, tradizioni, usi e costumi, e altro);

nel mese di marzo 2012, in occasione delle assemblee generali delle Associazioni delle regioni europee per i prodotti di origine (Arepo) e per l'ortofrutta (Areflh) è stato creato un nuovo gruppo di difesa dell'olio di oliva. L'obiettivo di tale gruppo è di tutelare un prodotto tipico della cucina mediterranea di fronte alla concorrenza internazionale, un settore a cui sono legati migliaia di posti di lavoro. Al gruppo hanno deciso di prendere parte 12 regioni europee - che rappresentano il 55 per cento della superficie dedita all'oleicoltura nell'Unione europea - fra cui Emilia-Romagna, Toscana e Puglia;

il pericolo di perdere la ricchezza ricevuta in eredità dai nostri antenati (si pensi ai tanti oliveti abbandonati) è sempre incombente; è quindi compito primario dei decisori politici e amministrativi comunitari, nazionali e regionali seguire con attenzione e incentivare con cognizione di causa l'olivo che rappresenta una pianta di civiltà e di benessere che sicuramente migliora la qualità complessiva della vita,
impegna il Governo:
a sostenere una politica territoriale, ambientale e agraria che guardi di più e meglio al paesaggio degli oliveti e che salvaguardi il paesaggio agrario tradizionale come bene e risorsa, impedendo l'estinzione dei paesaggi storici;

ad intraprendere ogni iniziativa normativa a livello nazionale e comunitario al fine di sostenere la tracciabilità del prodotto e di definire controlli e sanzioni certe nei confronti di frodi e truffe, completando il quadro normativo esistente, attraverso una maggiore trasparenza delle informazioni in etichetta e un maggiore contrasto ai marchi ingannevoli;

a sostenere l'avvio di un piano olivicolo nazionale, anche attraverso l'uso degli strumenti europei, finalizzato al recupero o al rinnovo degli uliveti italiani;

a sostenere il sistema produttivo e dei territori olivicoli, requisito fondamentale per garantire la sicurezza del prodotto e il rispetto dell'ambiente e della bio-diversità.
(7-00980)
«Di Giuseppe, Rota, Messina».