ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00809

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 604 del 14/03/2012
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00215
Firmatari
Primo firmatario: CONTE GIORGIO
Gruppo: FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Data firma: 14/03/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI BIAGIO ALDO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO 14/03/2012
GRANATA BENEDETTO FABIO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO 14/03/2012
MENIA ROBERTO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO 14/03/2012


Commissione assegnataria
Commissione: I COMMISSIONE (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI)
Stato iter:
11/12/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 20/06/2012
CONTE GIORGIO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 20/06/2012
TASSONE MARIO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
BRUNO DONATO POPOLO DELLA LIBERTA'
SANTELLI JOLE POPOLO DELLA LIBERTA'
NACCARATO ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 20/06/2012
DE STEFANO CARLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 20/06/2012
DI BIAGIO ALDO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
 
INTERVENTO GOVERNO 04/07/2012
DE STEFANO CARLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 04/07/2012
CONTE GIORGIO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
VOLPI RAFFAELE LEGA NORD PADANIA
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/12/2012
DI BIAGIO ALDO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
 
DICHIARAZIONE VOTO 11/12/2012
TASSONE MARIO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
VOLPI RAFFAELE LEGA NORD PADANIA
FIANO EMANUELE PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 11/12/2012
DE STEFANO CARLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 20/06/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 20/06/2012

DISCUSSIONE IL 04/07/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 04/07/2012

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 11/12/2012

DISCUSSIONE IL 11/12/2012

ACCOLTO IL 11/12/2012

PARERE GOVERNO IL 11/12/2012

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 11/12/2012

CONCLUSO IL 11/12/2012

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-00809
presentata da
GIORGIO CONTE
mercoledì 14 marzo 2012, seduta n.604

La I Commissione,

premesso che:

la Direzione investigativa antimafia (DIA), istituita nell'ambito del dipartimento della pubblica sicurezza con la legge 30 dicembre 1991, n. 410, si configura come un organismo investigativo con competenza monofunzionale, composta da personale specializzato a provenienza interforze, con il compito esclusivo di assicurare lo svolgimento, in forma coordinata, delle attività di investigazione preventiva attinenti alla criminalità organizzata, nonché di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione mafiosa o comunque ricollegabili all'associazione medesima;

la DIA pur essendo stata istituita nell'ambito del dipartimento di pubblica sicurezza si colloca al di fuori delle articolazioni gerarchiche e strutturali del dipartimento medesimo: a conferma di tale configurazione appare opportuno evidenziare che la legge 1o aprile 1981, n. 121 in materia di nuovo ordinamento dell'amministrazione della pubblica sicurezza, malgrado le successive modifiche ed integrazioni non annovera all'articolo 5 - organizzazione del dipartimento della pubblica sicurezza - la Direzione investigativa antimafia tra gli uffici e le direzioni che la compongono;

stando alla normativa vigente la configurazione della Direzione investigativa antimafia non può essere assimilata sotto il profilo sostanziale alle strutture territoriali delle forze di polizia poiché come ufficio centrale non ha competenza connessa alla specificità territoriale ma opera senza alcun vincolo territoriale, coprendo l'intero territorio nazionale ed internazionale. Sotto il profilo organizzativo ed esecutivo i centri operativi e le sezioni della Direzione investigativa antimafia rappresentano una sorta di prolungamento della struttura centrale e non una sua riproduzione territoriale con competenze limitate all'area in cui si collocano;

la Direzione investigativa antimafia inoltre non può essere assimilata sotto il profilo formale alle strutture territoriali delle forze di polizia poiché la funzione della direzione è chiaramente tracciata dall'articolato della legge istitutiva che chiarisce la missione specifica, e ne delinea la specificità operativa;

a sostegno della succitata specificità normativa ed operativa in capo alla direzione investigativa antimafia è possibile annoverare alcune pronunce giurisprudenziali che hanno confermato la peculiare natura monofunzionale della stessa rispetto ad altre forze dell'ordine ed uffici investigativi anche per quanto concerne il riconoscimento del trattamento economico accessorio (TEA);

nello specifico a seguito di alcuni ricorsi formulati da operatori di polizia e finalizzati al riconoscimento del citato trattamento economico accessorio anche ad alti uffici investigativi, il Consiglio di Stato si è pronunciato nel 2005 con sentenza n. 6211/2005 nella quale ha evidenziato che «il principio di uguaglianza (...) postula l'omogeneità delle situazioni giuridiche messe a confronto; e pertanto non può essere invocato quando trattasi di situazioni non raffrontabili perché intrinsecamente eterogenee» ribadendo di fatto il carattere specifico della Direzione investigativa antimafia nel confronto con l'operato prestato dal personale presso altri uffici delle altre forze di polizia;

successivamente il Consiglio di Stato, con sentenza n. 461/2007 ha ribadito in merito alla suindicata richiesta di estensione del TEA anche ad altri uffici che svolgono compiti di lotta alla criminalità con elevato rischio e livello di responsabilità che «(...) il legislatore ha ritenuto (...) di limitarne l'attribuzione a specifici uffici sulla base di criteri non esclusivamente legati alla pericolosità del servizio (...) considerandosi come decisivo per la concessione del compenso in parola il rapporto di dipendenza dall'ufficio considerato e non le mansioni in concreto svolte dal personale stesso»;

nel 2010 il Tar del Lazio chiamato a pronunciarsi sulla medesima fattispecie ha evidenziato che «la questione è già stata affrontata dalla giurisprudenza e il Collegio è dell'avviso che non vi sono motivi per discostarsi dall'orientamento manifestato»;

le suindicate pronunce giurisprudenziali definiscono in maniera chiara la configurazione sui generis del personale della Direzione investigativa antimafia rispetto al personale operante in altri comparti del Dipartimento di pubblica sicurezza;

in data 16 febbraio 2012, in occasione della discussione di un'interrogazione a risposta immediata in Commissione affari costituzionali, avente ad oggetto le misure di natura economica ed operativa per le strutture ed il personale della Direzione investigativa antimafia il sottosegretario all'interno Carlo De Stefano pure evidenziando che «lo svolgimento di (...) delicate funzioni richiede che venga posta particole attenzione alla capacità operativa della DIA» ha segnalato «di fronte all'urgente necessità di contenimento della spesa (...) si è ritenuto intervenire sul trattamento economico aggiuntivo del personale della DIA»;

il sottosegretario nell'evidenziare il carattere «inderogabile» del taglio al Trattamento economico aggiuntivo (TEA) del personale della Dia, - operato nell'ambito della legge n. 183 del 2011 - ha affermato che in tal modo si sarebbe provveduto a «ristabilire un principio di equità tra gli operatori di polizia» in considerazione del fatto che «gli appartenenti alle strutture territoriali delle Forze di polizia non godono del trattamento economico accessorio percepito dal personale interforze della Dia»;

la suindicata affermazione alla luce di quanto suindicato si configura secondo i firmatari del presente atto di indirizzo come illegittima sotto il profilo normativo e giurisprudenziale in quanto contravviene a quanto enunciato dalla normativa in materia nonché dalle pronunce giurisprudenziali in materia di specificità operativa, amministrativa ed economica del personale della Direzione investigativa antimafia;

a conferma della specificità della Direzione investigativa antimafia, di cui non fa minimamente menzione il sottosegretario nella risposta all'atto di sindacato ispettivo sopra ricordato, è opportuno evidenziare che i poteri di cui è titolare esclusivo il direttore della Direzione investigativa antimafia rendono la configurazione strutturale della direzione ulteriormente non equiparabile ad ogni altra struttura nell'ambito delle forze di polizia;

nella fattispecie è opportuno evidenziare che all'articolo 1 del decreto-legge 29 ottobre 1991 n. 345 convertito dalla legge 30 dicembre 1991, n. 410 (legge istitutiva) il direttore della Direzione investigativa antimafia è annoverato tra i componenti del consiglio generale per la lotta alla criminalità organizzata, istituito presso il Ministero dell'interno e presieduto dal Ministro dell'interno quale responsabile dell'alta direzione e del coordinamento in materia di ordine e sicurezza pubblica;

la legge 13 agosto 2010 n. 136 recante «Piano straordinario contro le mafie, nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia» prevede all'articolo 15 una modifica della composizione del Consiglio suindicato, con la finalità di valorizzarne le potenzialità e le capacità come strumento strategico e di impulso nell'ambito delle attività di contrasto alle organizzazione mafiose;

tale disposizione conferma il carattere specifico della Direzione investigativa antimafia, sicuramente con equiparabile ad altra «struttura territoriale delle forze di polizia», considerando che nessuna di queste prende parte - al pari della Direzione investigativa antimafia - al Consiglio generale di cui all'articolo 1 della citata legge n. 410 del 1991;

sul versante del riconoscimento di un trattamento economico accessorio in capo al personale della Direzione investigativa antimafia, è opportuno evidenziare che ai sensi dell'articolo 3 comma 2 della legge 486 del 1988 «al personale comunque posto alle dipendenze dell'Alto commissario è attribuito un trattamento economico accessorio (...) Tale trattamento non può in ogni caso superare la misura massima degli emolumenti accessori erogati al personale di corrispondente grado o qualifica appartenente ai Servizi per le informazioni e la sicurezza». Ai sensi dell'articolo 4 commi 4 e 4-bis della citata legge istitutiva, tale trattamento è stato riconosciuto anche al personale della Direzione investigativa antimafia;

la legge 12 novembre 2011, n. 183 (legge di stabilità per il 2012) ha previsto la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo in capo al personale della Direzione investigativa antimafia che ha subito consistenti riduzioni, pari al 64 per cento, per l'anno 2012, e 57 per cento, a decorrere dal 2013;

nonostante il Ministero abbia fatto appello ad un principio di equità tra operatori di polizia al fine di giustificare quanto operato dalla legge di stabilità appare eloquente evidenziare che la decurtazione stipendiale succitata che si configura in percentuali che arrivano oltre il 20 per cento della retribuzione mensile del singolo lavoratore, paradossalmente non sembra essere stata attuata nei confronti di alcuna altra categoria. Svilendo di fatto il principio di equità medesimo, ferma restando l'insostenibilità normativa dello stesso in considerazione della già espressa natura specifica e straordinaria della Direzione investigativa antimafia;

a conferma delle notevoli criticità che la suindicata modifica normativa ha arrecato al personale della direzione si sottolinea il fatto che il trattamento economico accessorio, in quanto voce accessoria della retribuzione del personale della Direzione investigativa antimafia fa parte della base retributiva che concorre alla determinazione dell'importo della pensione ai sensi dell'articolo 2, comma 9, della legge 8 agosto 1995, n. 355;

a ciò va aggiunto il fatto che gli stessi operatori della Direzione investigativa antimafia sono già stati colpiti dalle disposizioni previste dall'articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, che prevede gli stipendi bloccati fino al 31 dicembre 2014, nessun riconoscimento stipendiale relativo al compimento dell'anzianità di servizio (cosiddetto assegno di funzione), nessun riconoscimento stipendiale per avanzamento di grado, riduzione del premio produttività e contempla ulteriori tagli sugli straordinari e sulla tredicesima;

l'indebolimento retributivo e funzionale descritto in premessa va ad aggiungersi ad un graduale depotenziamento delle strutture della Direzione investigativa antimafia sul territorio: infatti malgrado quanto evidenziato dal sottosegretario di Stato in occasione delle risposte al citato atto di sindacato ispettivo secondo cui «non è prevista alcuna riduzione dell'organico dell'ufficio (...) anzi incremento dell'attività operativa impone la necessità di consolidare il dispositivo territoriale, distribuendo le risorse disponibili in aree sensibili, nonché rafforzare la presenza dei centri Dia sul territorio, (...) è in atto l'istituzione, a Bologna, di una Sezione Operativa dipendente dal centro di Firenze», si sta realizzando uno spostamento di risorse e di potenzialità da altri uffici della struttura o dalle forze di polizia andando a indebolire l'organico attualmente operativo, già inferiore a quanto disposto dalle previsioni originarie;

è opportuno segnalare che le attività di contrasto alla criminalità organizzata condotte dalla Direzione investigativa antimafia consentono il recupero di notevoli risorse che confluiscono nel Fondo unico giustizia ai sensi dell'articolo 48 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, disciplinante il codice delle leggi, antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia;

sulla base della suindicata evidenza potrebbe apparire come percorribile l'ipotesi di prevedere un meccanismo indiretto di autofinanziamento in capo alla Direzione investigativa antimafia al fine di consentire il mantenimento del TEA al personale della direzione anche attingendo dalle risorse del fondo unico giustizia, in considerazione del carattere determinante che tale corresponsione assume nelle dinamiche di funzionamento della Direzione investigativa antimafia;

l'ipotesi suindicata consentirebbe un reintegro di quanto decurtato con la citata legge di stabilità, anche alla luce del ruolo determinante svolto dalla Direzione investigativa antimafia che contribuisce ad implementare le risorse del Ministero dell'interno e del Ministero della giustizia attraverso il Fondo unico giustizia;

un auspicato rafforzamento delle potenzialità della Direzione investigativa antimafia, anche sotto il profilo delle disponibilità finanziarie dovute al personale, si inserisce in maniera armonica con quanto disposto dalla risoluzione del Parlamento europeo del 25 ottobre 2011 sulla criminalità organizzata nell'Unione europea nella quale viene segnalato sostegno agli «Stati membri nelle loro azioni di contrasto alla criminalità organizzata e li incoraggia a rafforzare le autorità giudiziarie e le forze dell'ordine sulla base delle migliori esperienze esistenti, anche confrontando le normative e i mezzi predisposti a sostegno delle loro attività, e a destinare a tal fine adeguate risorse umane e finanziarie» inoltre nella stessa si «invita gli Stati membri a sviluppare un approccio investigativo proattivo, a elaborare piani nazionali di contrasto al crimine organizzato e ad assicurare il coordinamento centrale delle azioni attraverso adeguate strutture dedicate, prendendo spunto dalle migliori esperienze di alcuni Stati membri»;

in questa prospettiva la direzione investigativa antimafia si colloca come una «migliore esperienza esistente» e si configura come un esempio lodevole di strumento operativo investigativo sul fronte della lotta alla criminalità organizzata che in questo momento l'Europa auspica ma di cui l'Italia ha riscontrato l'esigenza già da decenni;

appare evidente che il descritto depotenziamento finanziario oltre che organizzativo messo in atto con gli ultimi provvedimenti rischia seriamente di compromettere una struttura fiore all'occhiello del sistema di controllo e di lotta all'illecito italiano, con il rischio di disattendere in maniera palese quanto auspicato da Bruxelles e di sfaldare in maniera vistosa un sistema virtuoso ed efficace strutturato in venti anni di sacrifici, passione e duro lavoro,
impegna il Governo
a predisporre opportune quanto tempestive iniziative volte al reintegro delle risorse destinate al trattamento economico accessorio riconosciuto al personale della Direzione investigativa antimafia anche attraverso un riorientamento delle risorse rientranti nel Fondo unico giustizia verso questo capitolo, al fine di garantire un adeguato riconoscimento al lavoro e alle attività svolte dal personale della direzione, in capo al quale sussiste una configurazione di specificità normativa e operativa.

(7-00809)
«Giorgio Conte, Di Biagio, Granata, Menia».