ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00781

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 585 del 14/02/2012
Abbinamenti
Atto 7/00759 abbinato in data 29/02/2012
Atto 7/00777 abbinato in data 29/02/2012
Atto 7/00778 abbinato in data 29/02/2012
Firmatari
Primo firmatario: PIFFARI SERGIO MICHELE
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 14/02/2012


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 29/02/2012
D'ANDREA GIAMPAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 29/02/2012
MARIANI RAFFAELLA PARTITO DEMOCRATICO
DIONISI ARMANDO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI
LANZARIN MANUELA LEGA NORD PADANIA
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 29/02/2012
D'ANDREA GIAMPAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 29/02/2012

DISCUSSIONE IL 29/02/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 29/02/2012

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-00781
presentata da
SERGIO MICHELE PIFFARI
martedì 14 febbraio 2012, seduta n.585

La VIII Commissione,

premesso che:

la legge 24 febbraio 1992, n. 225, istituisce il servizio nazionale della protezione civile, e regolamenta l'attività del dipartimento strettamente in funzione delle emergenze (previsione, prevenzione, soccorso e ripristino) conseguenti a calamità naturali, riorganizzando la protezione civile come sistema coordinato di competenze a cui concorrono le amministrazioni dello Stato, le regioni e gli enti locali, la comunità scientifica, il volontariato, e altro;

purtroppo in questi ultimi anni sono stati fatti ricadere sotto la competenza e i poteri della protezione civile l'organizzazione di grandi eventi e nuovi compiti, compresi gli eventi all'estero, che hanno finito per snaturarne negativamente la sua missione originaria, trasformandola in agenzia pubblica appaltante, con la possibilità quasi illimitata di operare in deroga alla normativa vigente;

negli ultimi dieci anni si è instaurata una vera e propria legislazione d'urgenza che ha prodotto centinaia di dichiarazioni di stato di emergenza: tra il 2001, quando il dottor Bertolaso viene nominato a capo della protezione civile, ed i primi 5 mesi del 2009, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha varato quasi 600 ordinanze emergenziali di cui solo una parte fa riferimento a calamità naturali;


in pratica in questi ultimi anni la protezione civile, sotto la precedente gestione Bertolaso, ha coordinato e gestito attraverso l'ordinanza di protezione civile quale principale strumento, utile anche per poter derogare leggi ad avviso del firmatario del presente atto, senza nessun effettivo controllo, l'organizzazione di grandi eventi che non determinavano affatto «situazioni di grave rischio»;


quasi tutto si è trasformato ed è stato equiparato a uno stato di emergenza: l'anno giubilare paolino a Roma nel 2008, la visita di Papa Benedetto XVI a Cagliari nel 2008; i funerali di Papa Wojtyla, il G8 alla Maddalena; i mondiali di nuoto a Roma; il campionato del mondo di ciclismo a Varese; le cerimonie per la Presidenza della Unione europea nel 2002; il congresso dell'azione cattolica nelle Marche nel 2004; il Congresso europeo delle famiglie numerose; l'Expo di Milano; il 400o anniversario della nascita di San Giuseppe da Copertino a Lecce; la gara velistica «Louis Vuitton World Series» da tenere in Sardegna; il Congresso eucaristico nazionale, previsto ad Ancona nel settembre 2011;

si è insomma assistito a quello che appare un abuso di atti amministrativi aventi forza derogatoria nei confronti di molte leggi dello Stato, mettendo sullo stesso piano ordinanze che devono essere emanate rapidamente in virtù di situazioni di estrema emergenza e che possono, proprio per detti motivi di assoluta urgenza, derogare alla normativa vigente, da ordinanze che non hanno alcun carattere di emergenza e che dovrebbero quindi essere emanate nel più assoluto rispetto della legislazione vigente;


lo stesso attuale capo della protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, ha chiesto da molto tempo di separare la gestione dei grandi eventi dalla protezione civile;

le drammatiche vicende di queste ultime settimane, dall'incidente della nave «Costa Concordia», all'emergenza neve di questi giorni, hanno dimostrato un rallentamento dell'attività della protezione civile conseguente, come ha confermato lo stesso Franco Gabrielli, alle norme introdotte nel decreto-legge n. 225 del 2010, che «ha reso di fatto non più operativa la Protezione civile». Si tratta di interventi che anziché eliminare le vere storture, ovvero l'utilizzo delle ordinanze della protezione civile ai grandi eventi in deroga a qualunque controllo, hanno finito per sottoporre a una serie di controlli del Ministero dell'economia e delle finanze e della Corte dei conti provvedimenti che, nei casi di vera emergenza, andrebbero invece adottati d'urgenza con una tempistica non superiore a 36 ore;

si ricorda infatti che il suddetto decreto-legge n. 225 del 2010, convertito dalla legge n. 10 del 2011, il cosiddetto decreto «mille proroghe», modificando la legge n. 225 del 1992, istitutiva del servizio nazionale della protezione civile, ha introdotto ulteriori modifiche alla normativa vigente prevedendo che le ordinanze conseguenti alla dichiarazione dello stato di emergenza siano emanate, relativamente agli aspetti di carattere finanziario, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, e che anche i provvedimenti commissariali attuativi delle ordinanze conseguenti alla dichiarazione dello stato di emergenza siano sottoposti al controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti;


il medesimo decreto-legge n. 225 del 2010, ha inoltre introdotto quella che è stata chiamata la «tassa sulla disgrazia», attribuendo al presidente della regione interessata da calamità naturali, per le quali sia stato dichiarato lo stato di emergenza, il potere (che si traduce quasi inevitabilmente in un obbligo), di deliberare aumenti delle imposizioni tributarie attribuite alla regione, nonché di elevare la misura dell'imposta regionale sulla benzina, qualora il bilancio della regione sia insufficiente a coprire le relative spese;


a ciò si aggiunge il fatto che il medesimo decreto-legge prevede che, qualora la regione interessata da una calamità naturale utilizzi il fondo di riserva per le spese impreviste, istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, essa debba reintegrare detto fondo mediante l'aumento dell'accisa su benzina e gasolio per autotrazione in misura tale da determinare maggiori entrate corrispondenti all'importo prelevato dal suddetto fondo di riserva;


un meccanismo «perverso» che di fatto elimina l'intervento finanziario da parte dello Stato trasferendo un onere pesantissimo alle regioni colpite. Tutto questo ha come conseguenza che il presidente di una regione colpita da una calamità, rinuncia o tarda a chiedere lo stato di emergenza poiché ciò comporta quasi in automatico l'elevazione delle accise sui carburanti e delle addizionali fiscali regionali, con una penalizzazione intollerabile sulle popolazioni già colpite da eventi calamitosi;

dette norme hanno finito per indebolire fortemente la capacità operativa del sistema nazionale di protezione civile, e non consentono un'efficace e soprattutto rapida gestione delle emergenze;

a quanto suesposto, si aggiunge che le risorse assegnate al fondo per protezione civile, e più in generale gli stanziamenti relativi alle calamità e alla protezione civile, in questi ultimi anni sono stati drasticamente ridotti e sono attualmente del tutto insufficienti;

lo stesso fondo regionale di protezione civile, che ha permesso, dal momento della sua attivazione avvenuta con l'articolo 138, comma 16, della legge n. 388 del 2000, di realizzare un efficace sistema nazionale di protezione civile articolato sul territorio, non è stato più rifinanziato. L'ultima annualità finanziata del fondo è stata il 2008 (erogata nel corso del 2010);

si ricorda che l'impiego delle risorse del suddetto fondo, inoltre, ha permesso di fronteggiare con efficacia i numerosi eventi calamitosi di rilievo regionale verificatisi in questi ultimi anni, permettendo alle strutture nazionali della protezione civile italiana di concentrarsi sulle emergenze di grandi proporzioni;

è importante che le competenze e funzioni del dipartimento della protezione civile nazionale restino in capo alla Presidenza del Consiglio, proprio in virtù dell'articolato e complesso assetto del sistema nazionale di protezione civile, che annovera strutture disparate per competenza e per ordinamento giuridico: vigili del fuoco, regioni, enti locali, volontariato, ASL, corpi militari, e altro,
impegna il Governo:
a mantenere il dipartimento della protezione civile sotto la Presidenza del Consiglio;

ad assumere iniziative per escludere l'organizzazione e la gestione dei «grandi eventi» dalle competenze della protezione civile;

a garantire la piena operatività del sistema nazionale di protezione civile, anche attraverso modifiche alle norme introdotte con il decreto-legge n. 225 del 2010 ed esposte in premessa, che non consentono un'efficace e soprattutto rapida gestione delle vere emergenze;

ad adottare apposite iniziative normative al fine di distinguere ordinanze di protezione civile che devono essere emanate rapidamente in virtù di situazioni di estrema emergenza e che possono, proprio per detti motivi di assoluta urgenza, poter eventualmente derogare alla normativa vigente, da ordinanze che non hanno alcun carattere di emergenza e che possono conseguentemente essere emanate nel più assoluto rispetto della legislazione vigente;


a promuovere una revisione delle norme contenute nel suddetto decreto-legge n. 225 del 2010, che hanno introdotto la cosiddetta «tassa sulla disgrazia», che ha di fatto eliminato l'intervento finanziario da parte dello Stato trasferendo un onere pesantissimo alle regioni e alle popolazioni già colpite da eventi calamitosi;

a garantire maggiori risorse alla protezione civile, e ad assumere iniziative per rifinanziare il fondo regionale di protezione civile al fine di non compromettere definitivamente la complessiva capacità di risposta dell'intero sistema di protezione civile del Paese, e di messa in sicurezza dei territori, valutando l'opportunità di escludere le risorse del medesimo fondo regionale dal patto di stabilità interno.

(7-00781)«Piffari».