ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00758

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 576 del 25/01/2012
Abbinamenti
Atto 7/00772 abbinato in data 15/02/2012
Atto 7/00775 abbinato in data 15/02/2012
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00170
Firmatari
Primo firmatario: SAGLIA STEFANO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 25/01/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CICU SALVATORE POPOLO DELLA LIBERTA' 25/01/2012
TESTONI PIERO POPOLO DELLA LIBERTA' 25/01/2012
PORCU CARMELO POPOLO DELLA LIBERTA' 25/01/2012
VELLA PAOLO POPOLO DELLA LIBERTA' 25/01/2012
MURGIA BRUNO POPOLO DELLA LIBERTA' 25/01/2012


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Stato iter:
11/04/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 15/02/2012
FADDA PAOLO PARTITO DEMOCRATICO
DAL LAGO MANUELA LEGA NORD PADANIA
SAGLIA STEFANO POPOLO DELLA LIBERTA'
CICU SALVATORE POPOLO DELLA LIBERTA'
 
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 15/02/2012
SAGLIA STEFANO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
INTERVENTO GOVERNO 28/03/2012
DE VINCENTI CLAUDIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 28/03/2012
DAL LAGO MANUELA LEGA NORD PADANIA
FADDA PAOLO PARTITO DEMOCRATICO
CICU SALVATORE POPOLO DELLA LIBERTA'
PILI MAURO POPOLO DELLA LIBERTA'
MEREU ANTONIO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
 
ILLUSTRAZIONE 11/04/2012
FADDA PAOLO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/04/2012
TORAZZI ALBERTO LEGA NORD PADANIA
CICU SALVATORE POPOLO DELLA LIBERTA'
FORMISANO ANNA TERESA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
 
INTERVENTO GOVERNO 11/04/2012
DE VINCENTI CLAUDIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/04/2012
SAGLIA STEFANO POPOLO DELLA LIBERTA'
FADDA PAOLO PARTITO DEMOCRATICO
 
DICHIARAZIONE VOTO 11/04/2012
TORAZZI ALBERTO LEGA NORD PADANIA
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 11/04/2012
DE VINCENTI CLAUDIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/04/2012
VIGNALI RAFFAELLO POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 15/02/2012

DISCUSSIONE IL 15/02/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 15/02/2012

DISCUSSIONE IL 28/03/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 28/03/2012

DISCUSSIONE IL 11/04/2012

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 11/04/2012

CONCLUSO IL 11/04/2012

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-00758
presentata da
STEFANO SAGLIA
mercoledì 25 gennaio 2012, seduta n.576

La X Commissione,

considerato che:

il 9 gennaio 2012 la società Alcoa (multinazionale americana operante nel settore della lavorazione dell'alluminio) ha comunicato l'intenzione di aprire la procedura di mobilità per i lavoratori dello stabilimento di Portovesme in Sardegna, nella prospettiva di chiudere l'insediamento produttivo; la società Alcoa costituisce in Italia una realtà importante nel campo della metallurgia non ferrosa rappresentando un fornitore strategico per larga parte dell'industria di trasformazione dell'alluminio. Essa opera direttamente in cinque regioni italiane (Sardegna, Veneto, Lazio, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna) con sei stabilimenti dedicati alla produzione di alluminio primario, trasformazione ed realizzazione di prodotti finiti in alluminio ad alto contenuto tecnologico;

Alcoa aveva acquistato lo stabilimento di Portovesme nel 1996 dalle partecipazioni statali (Alumix partecipata EFIM); l'acquisizione di Alumix da parte di Alcoa era stata subordinata alla concessione da parte di ENEL (ente allora statale), di una tariffa elettrica agevolata per le forniture di energia elettrica a Portovesme (Sardegna) ed all'altro impianto similare a Fusina (Veneto), considerata la natura energivora della lavorazione industriale dell'alluminio primario (smelter);

la tariffa agevolata a favore di Alcoa veniva quindi istituita con decreto ministeriale del 19 dicembre 1995. Tale decreto stabiliva che Alcoa avrebbe beneficiato del trattamento agevolato di cui alla delibera CIP 13/1992 fino alla fine del 2005. Successivamente a tale data, il trattamento applicato ad Alcoa sarebbe stato allineata a quello applicato agli altri utenti di energia elettrica;

la tariffa agevolata era stata oggetto di verifica della Commissione europea in base alle norme sugli aiuti di Stato (caso C 38/1992); in quell'occasione la Commissione aveva concluso che la tariffa agevolata non configurava questa ipotesi, ritenendo invece che un grande cliente industriale come Alcoa avesse un notevole potere di negoziazione rispetto ad ENEL dal momento che la chiusura dei due smelter, che erano tra i migliori clienti di ENEL in Italia, avrebbe comportato una sovracapacità ancora più elevata ed avrebbe peggiorato la struttura dei costi dell'ENEL, operatore unico in Italia; poiché in Sardegna e Veneto il mercato dell'energia elettrica era caratterizzato da una sovraccapacità di produzione di energia, la Commissione aveva pertanto concluso che nel concedere la tariffa (18/20 euro megawattora) ENEL si comportava come un operatore di mercato razionale e aveva quindi dichiarato che la misura non costituiva aiuto di Stato, ai sensi dell'articolo 87, paragrafo 1, del trattato CE;

nel 2000 l'Italia decideva di includere la tariffa Alumix tra gli «oneri generali del sistema elettrico», modificando il meccanismo di finanziamento della tariffa. Mentre ENEL in precedenza aveva venduto l'energia elettrica direttamente al prezzo agevolato ad Alcoa, in base al nuovo meccanismo, ad Alcoa veniva nominalmente applicato il prezzo pieno, ma l'impresa fruiva di uno sconto diretto in bolletta, mentre ENEL finanziava tale sconto grazie ai ricavi di un nuovo onere parafiscale prelevato mediante la componente A4 della tariffa elettrica e pagato dalla generalità dell'utenza; la nuova tariffa comportava quindi l'intervento selettivo dello Stato per compensare la differenza tra prezzo di mercato e prezzo agevolato; correttamente i Governi succedutisi dal 1996 hanno sempre sostenuto l'attività delle imprese energivore, soprattutto in territori, come quello della Sardegna, caratterizzati da una limitata capacità di interconnessione elettrica;

tuttavia a seguito di un'indagine condotta dalla Commissione europea, diretta a verificare, tra l'altro, la conformità della proroga dei regimi tariffari agevolati concessi ad Alcoa con la normativa in materia di aiuti di Stato, è emersa l'incompatibilità dei citati regimi. Con la decisione C(2006)3225 del 19 luglio 2006 (caso C36/2006) la Commissione europea ha contestato la rispondenza alle regole comunitarie della legge n. 80 del 2005, nella parte in cui proroga i regimi tariffari speciali dell'energia elettrica, tra cui quello relativo alla produzione di alluminio primario; la legge 80, finalizzata al mantenimento della competitività del sistema industriale nazionale, definisce un sistema a regime tariffario speciale applicabile alle forniture di energia elettrica destinata alle produzioni e lavorazioni di alluminio, piombo, argento e zinco e al ciclo cloro-soda, nei limiti degli impianti esistenti, situati nel territorio della regione Sardegna e caratterizzati da alimentazione in alta tensione;

il procedimento ha portato alla decisione della Commissione europea del 29 novembre 2011 (C 38/A/2004 e C36/B/2006), con la quale si è stabilito che gli aiuti erogati ad Alcoa per i suoi stabilimenti in Veneto e in Sardegna sotto forma di tariffe elettriche agevolate, rappresentavano una violazione della normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato; di conseguenza lo Stato italiano deve recuperare le somme indebitamente impegnate, valutate, ad oggi, in circa 300 milioni di euro; contro questa decisione è ricorsa Alcoa, ma nel luglio 2011 fa la Corte di giustizia europea si è pronunciata in merito alla vicenda, respingendo il ricorso della società contro la legittimità dell'indagine della Commissione europea e la conseguente procedura d'infrazione;

nel gennaio 2007, la Commissione europea ha formalmente suggerito al Governo italiano, di adottare un programma biennale di phase out dal regime sostituendolo con uno strumento di mercato (il virtual power plant o VPP); tale strumento è contenuto nell'articolo 30, comma 9, della legge n. 99 del 2009 nella parte in cui si prevede l'imposizione ai produttori principali di elettricità di cedere virtualmente capacità di generazione elettrica immettendola nel mercato mediante aste ad evidenza pubblica per elevare il livello di concorrenza nel sistema elettrico della Sardegna; l'utilizzabilità di questo meccanismo è stata però impedita dall'isolamento e dalla struttura oligopolistica del mercato elettrico in Sardegna;

con il decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 marzo 2010, n. 41, sono state adottate misure che hanno consentito la riduzione del prezzo dell'energia per i clienti energivori delle isole maggiori, penalizzate dalla mancanza di collegamenti elettrici adeguati con il resto della penisola; grazie in particolare ai contratti di interrompibilità delle forniture di energia, si è realizzato uno sconto significativo sulla bolletta energetica per ALCOA con un prezzo a megawatt/ora intorno ai 35 euro; di conseguenza il 18 maggio 2010, dopo una intensa attività del tavolo tecnico istituito alla Presidenza del Consiglio, si è chiuso positivamente un accordo tra azienda, Governo, istituzioni locali, regioni e provincia con il quale Alcoa si impegnava a rimanere fino al 31 dicembre 2012, in attesa di individuare soluzioni ulteriori; l'accordo prevede garanzie aziendali sul fronte occupazionale, l'impegno ad effettuare investimenti per 94,6 milioni di euro nel triennio, incontri annuali tra le parti per la verifica delle questioni nazionali e semestrali per quelle locali, mentre il Ministero dello sviluppo economico si è impegnato a monitorare l'attuazione del piano industriale e ad operare, in accordo con gli interessati, per favorire il consolidamento in Italia delle attività produttive dell'ALCOA;

dopo l'annuncio del 9 gennaio 2012 si è rapidamente riunito il tavolo presso Ministero dello sviluppo economico (13 gennaio). Il Governo ha chiesto alla società Alcoa il rispetto dell'accordo cui l'azienda si impegnava a rimanere fino al 31 dicembre 2012;

secondo quanto riportato dal Governo italiano nella informativa alla Camera del 19 gennaio 2012, la fermata dello stabilimento di Portovesme è causata del taglio della produzione mondiale di alluminio decisa dalla case madre Alcoa del 12,00 per cento; i motivi del fermo dello stabilimento sardo consistono in una struttura dei costi che è la più alta d'Europa (2870 dollari a tonnellata, che ha comportato una perdita di 56 milioni negli ultimi anni), e nel costo dell'energia, superiore del 22 per cento al resto del mondo. Tale costo è pari ad euro 36 megawattora, contro euro 30 megawattora della media europea; scaduto il periodo transitorio concordato con l'Unione europea (31 dicembre 2012), il prezzo al megawattora risalirà, praticamente raddoppiando rispetto ai 36 euro al megawattora di oggi;

l'alluminio è una commodity (cioè un bene essenziale per i processi produttivi di base) cruciale per qualsiasi sistema economico: il suo il prezzo internazionale si forma nelle negoziazioni di borsa al London Metal Exchange; il tasso di crescita della domanda di alluminio è attualmente superiore a quello di ogni altro metallo e la produzione europea di metallo primario non è stata in alcun modo in grado di contribuire allo sviluppo di detta domanda; di conseguenza il tasso di copertura sul mercato europeo attuata con metallo autoprodotto è sceso dal 60 per cento del 1980 al 27 per cento del 2003; l'Italia, con un consumo di alluminio di oltre 1.600.000 tonnellate all'anno è il secondo Paese consumatore del metallo leggero in Europa, e dispone di una industria di trasformazione (laminazione ed estrusi) ancora importante e competitiva; la produzione nazionale di primario è pari a circa 190.000 tonnellate all'anno, tutti provenienti dagli stabilimenti Alcoa, e copre quindi solo il 12 per cento del fabbisogno interno, il valore più basso tra i Paesi industrializzati; la produzione di alluminio secondario, derivante dal riciclo dell'alluminio, assomma a 700.000 tonnellate all'anno, pari al 43 per cento dell'intera domanda;

l'industria dell'alluminio primario è ad alta intensità di capitale con investimenti ad elevata durata di vita economica; per sua natura, è un'industria energivora (energy intensive). È il costo l'energia elettrica che incide per oltre il 30 per cento sui costi operativi; la disponibilità energetica a prezzi sostenibili, è elemento chiave per la localizzazione dei nuovi impianti di produzione primaria (i cosiddetti smelters) ed il principale fattore di sopravvivenza economica degli impianti esistenti;

la crisi iniziata nel 2008 si è riflessa anche sul prezzo dell'alluminio, che è sceso sotto la soglia dei 1.200 dollari per tonnellata. Oggi, il valore dell'alluminio primario ha superato i 2.200 dollari e nel 2011 si è registrata una crescita della domanda di allumina nel mondo pari al 7 per cento; la situazione del mercato europeo è molto critica con scarse prospettive di recupero; le previsioni Alcoa, basate anche sulla enorme consistenza delle sue giacenze di magazzino, permangono negative;

in merito al complessivo comportamento delle istituzioni comunitarie sulle tariffe elettriche riservate alla società Alcoa, giova rilevare una certa schizofrenia tra le decisioni adottate sul finire degli anni novanta e quella del 2006: nel 1997 le soluzioni tariffarie erano state considerate «necessarie» dalla Commissione UE, quali misure provvisorie per garantire prezzi equi e per impedire chiusure di industrie, in quanto «i prezzi all'ingrosso dell'elettricità in Italia sono fra i più elevati in Europa, e i prezzi in Sardegna sono fra i più elevati in Italia»; nel 2007, pur permanendo tutte le condizioni di chiusura del mercato elettrico, la decisione è diametralmente ribaltata;

per l'articolo 87 del Trattato che istituisce l'Unione «sono incompatibili con il mercato comune, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza»; non si riscontrano nel caso Alcoa né «l'incidenza sugli scambi tra Stati membri», né l'alterazione della concorrenza a livello comunitario; al contrario, ci si limiterebbe a consentire la sopravvivenza in ambito europeo, di una industria primaria, per la quale la fornitura di energia elettrica a prezzi internazionalmente competitivi è assolutamente essenziale, affinché essa non sia destinata ad un irreversibile declino per la concorrenza attuata da aree del mondo le cui regolamentazioni normative del mercato non sono neppure comparabili con quelle comunitarie;

in gran parte dei Paesi europei i contratti bilaterali costituiscono la soluzione adottata per affrontare degli elevati costi energetici a carico del settore industriale il problema: in Svezia Francia e Finlandia i consorzi che investono in nuove centrali (anche nucleari), hanno diritti di prelievo ad un prezzo basato sui costi di produzione; in Germania si applica uno sconto del 35-50 per cento sui costi di trasmissione, più una riduzione degli oneri connessi alle energie rinnovabili per i grandi utenti industriali; in Spagna sussistono tariffe regolamentate; in Belgio sono incentivati i consorzi di acquisto;

in Sardegna la produzione dell'alluminio primario costituisce l'attività principale del nucleo industriale del Sulcis Iglesiente, e fornisce un contributo insostituibile al tessuto socio-economico della regione; in occasione del dibattito sul cosiddetto decreto «salva Alcoa» è stato ribadito il pericolo che è insito nella tendenza dei grandi gruppi industriali a delocalizzare i propri impianti là dove i vincoli ambientali sono inesistenti, l'energia è a buon prezzo e i diritti dei lavoratori sono meno tutelati,
impegna il Governo:
a confermare la valenza strategica nazionale del settore dell'alluminio e, conseguentemente, dello stabilimento di Portovesme e ad avviare le opportune azioni, a livello nazionale per individuare le soluzioni strutturali necessarie per la continuità produttiva dell'impianto di Portovesme;

a richiedere alla società ALCOA l'immediata sospensione delle procedure di mobilità e il mantenimento in attività degli impianti;

ad intervenire al fine di provvedere ad una generale riduzione delle tariffe elettriche in favore delle attività produttive, utilizzando i modelli europei evidenziati in premessa, in particolare per le imprese cosiddette «energivore»;

in tale ambito ad adoperarsi, con il concorso dell'autorità per l'energia elettrica ed il gas e Terna, per la piena operatività degli strumenti introdotti dalla legge n. 99 del 2009 i cui meccanismi che possono contribuire a ridurre il costo dell'energia per utenti energivori produttori, anche mediante l'introduzione di norme specifiche che favoriscano o impegnino i produttori di energia elettrica (in particolare quelli operanti in mercati parzialmente isolati) a sottoscrivere contratti bilaterali di fornitura che consentano la competitività internazionale delle imprese operanti in Italia.

(7-00758)
«Saglia, Cicu, Testoni, Porcu, Vella, Murgia».