Atto Camera
Risoluzione in Commissione 7-00732
presentata da
FRANCESCO TEMPESTINI
martedì 29 novembre 2011, seduta n.554
La III Commissione,
premesso che:
il 5 dicembre 2011 la comunità internazionale si riunirà a Bonn per discutere del futuro dell'Afghanistan in vista del progressivo e graduale ritiro dei contingenti internazionali dal Paese, già deciso dalla Comunità internazionale. L'appuntamento, organizzato sotto l'egida del Governo afghano e ospitato dal Governo tedesco, cade a dieci anni di distanza dall'inizio delle operazioni militari da parte delle truppe internazionali;
nonostante alcuni significativi progressi a livello legislativo e istituzionale l'Afghanistan resta secondo l'Afghan Woman's Network (AWN), «uno dei posti più pericolosi dove essere donna». A nove anni dalla caduta del regime talebano, i miglioramenti sulla condizione delle donne sono ancora insoddisfacenti. L'aspettativa media di vita di una donna è di 43 anni e ancora oggi una donna muore ogni 30 minuti per parto, collocando l'Afghanistan al secondo posto per mortalità materna nel mondo, con una media di 1600 morti ogni centomila parti, un numero superiore di dodici volte quello dell'Iran, e di ben centotrenta volte quello degli Stati Uniti; il tasso di alfabetizzazione delle donne afgane adulte è appena del 21 per cento. Tra il 60 e l'80 per cento delle donne è costretta a matrimoni forzati e spesso precoci;
nel 2009 è stata approvata un'importante legge contro la violenza sulle donne. Questa legge prevede una casistica di oltre 20 reati e punisce, fra l'altro, i matrimoni di bambine, i matrimoni forzati, la vendita o l'acquisto di donne con obiettivo o pretesto di matrimonio, il cosiddetto «baad» (consegna di una donna o ragazza per risolvere una disputa), l'auto-immolazione forzata, lo stupro e le percosse. Tuttavia nel corso della presentazione, da parte della Missione dell'Onu di assistenza all'Afghanistan (Unama), del Rapporto sulla violenza contro le donne afghane l'Alto commissario per i diritti umani, Navi Pillay, ha sottolineato che «il Governo dell'Afghanistan non è ancora riuscito a far applicare la legge alla maggior parte dei casi di violenza contro le donne afghane». Pillay ha quindi ribadito che il Governo afghano dovrà «moltiplicare i suoi sforzi affinché le donne di questo paese siano protette dalla violenza e la loro dignità, uguale a quella degli uomini, sia sostenuta in modo appropriato da questa importante legge (Evaw)»;
l'Italia, con l'adozione del Piano d'azione nazionale per l'attuazione della risoluzione ONU n. 1325 su «Donne, pace e sicurezza», nel dicembre dello scorso anno, ha assunto un ulteriore impegno per la promozione e tutela dei diritti delle donne nelle situazioni di conflitto, anche attraverso la loro inclusione nei negoziati di pace; manca tuttavia, ancora oggi, l'inclusione nel Piano nazionale degli indicatori temporali, degli obiettivi quantitativi, degli indicatori di successo e delle informazioni sulle risorse finanziarie;
trascorsi dieci anni dall'avvio delle operazioni militari è iniziata la fase di transizione, che prevede il graduale passaggio del controllo del territorio e della sicurezza del Paese in capo al Governo afghano;
l'Afghanistan vive oggi un momento di passaggio cruciale, e secondo un'indagine commissionata da Action Aid nell'estate 2011, emerge il forte timore delle donne afgane in relazione al fatto che il passaggio di consegne comporti un disinvestimento da parte del loro Governo e della comunità internazionale nella tutela dei diritti delle donne,
impegna il Governo:
attraverso la delegazione di alto livello che parteciperà alla Conferenza di Bonn ad includere i diritti delle donne tra le priorità nelle discussioni e programmazioni relative alla ricostruzione afghana e come elemento irrinunciabile delle negoziazioni di pace;
contestualmente al progressivo e graduale ritiro dei contingenti militari, già deciso in accordo con la comunità internazionale, a destinare una parte delle risorse non più impegnate nella difesa del territorio ad interventi di cooperazione, volti a favorire la ricostruzione civile dell'Afghanistan e la tutela e promozione dei diritti umani, con particolare attenzione alla questione dei diritti delle donne e all'empowerment femminile;
ad includere, quanto prima, nel Piano d'azione nazionale gli indicatori temporali, gli obiettivi quantitativi, gli indicatori di successo e le informazioni sulle risorse finanziarie, coerentemente con quanto previsto dalla risoluzione ONU n. 1325.
(7-00732)
«Tempestini, Villecco Calipari, Boniver, Mogherini Rebesani».