ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00616

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 492 del 28/06/2011
Abbinamenti
Atto 7/00205 abbinato in data 13/07/2011
Atto 7/00630 abbinato in data 13/07/2011
Atto 7/00640 abbinato in data 20/07/2011
Atto 7/00645 abbinato in data 20/07/2011
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00141
Firmatari
Primo firmatario: DI GIUSEPPE ANITA
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 28/06/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ROTA IVAN ITALIA DEI VALORI 28/06/2011
MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI 28/06/2011


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
27/07/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 13/07/2011
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI
 
INTERVENTO GOVERNO 13/07/2011
ROSSO ROBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 20/07/2011
OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI
 
INTERVENTO GOVERNO 20/07/2011
ROSSO ROBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 27/07/2011
SERVODIO GIUSEPPINA PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 27/07/2011
ROSSO ROBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 13/07/2011

DISCUSSIONE IL 13/07/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 13/07/2011

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 20/07/2011

DISCUSSIONE IL 20/07/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 20/07/2011

DISCUSSIONE IL 27/07/2011

ACCOLTO IL 27/07/2011

PARERE GOVERNO IL 27/07/2011

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 27/07/2011

CONCLUSO IL 27/07/2011

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-00616
presentata da
ANITA DI GIUSEPPE
martedì 28 giugno 2011, seduta n.492

La XIII Commissione,

premesso che:

da oltre quattro anni la filiera cunicola italiana è in crisi e si sta verificando un drastico ridimensionamento delle imprese cunicole, con forti tensioni sociali, nonostante il consumo nazionale sia favorito dalle virtù dietetiche della carne di coniglio, consigliata da pediatri, geriatri e nutrizionisti;

circa il 70 per cento del consumo nazionale di carni di coniglio è concentrato nelle aree campane, pugliesi, siciliane, laziali, calabresi e lucane. Diversamente la struttura produttiva vede alcune grosse aziende al Nord del Paese, che svolgono anche la funzione di grossisti-importatori, in grado di gestire l'intera filiera (dalla produzione di mangime alla macellazione e vendita) oltre a numerose aziende medio-piccole sparse su tutto il territorio nazionale;

fino al 2007 la cunicoltura italiana deteneva il primato di produzione a livello comunitario ed europeo, con 93.500 tonnellate di prodotto, equivalente a 67,5 milioni di capi all'anno, pari al 54 per cento del totale della produzione, mentre a livello mondiale era seconda soltanto alla Cina; prima della crisi, in Italia, si contavano circa 5.000 allevamenti cunicoli, di cui 1.600 professionali, 51 macelli con bollo CEE e 14 mangimifici medio grandi;

la crisi del settore (anomala) è stata immediatamente posta sotto osservazione dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali mediante l'attivazione del tavolo della filiera cunicola sin dal settembre 2008; il 12 maggio 2009 la Commissione agricoltura del Senato a conclusione dell'affare assegnato relativo allo stato di crisi della filiera cunicola italiana ha approvato la risoluzione 7-00025 che impegnava il Governo:

«a richiedere all'Autorità garante per la concorrenza e il mercato se abbia avviato, o se intenda avviare, un'istruttoria per la valutazione degli elementi di criticità ed incertezza che avrebbero compromesso il corretto esplicarsi della concorrenza nel settore cunicolo e per accertare eventuali infrazioni al diritto comunitario in tale ambito;

a dichiarare, con urgenza, lo stato di crisi per il settore cunicolo, stanziando adeguate risorse per il rilancio del comparto e per il sostegno del reddito degli allevatori;

ad imprimere un'accelerazione all'attuazione di tutte le misure previste nel piano di settore predisposto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in accordo con le associazioni degli allevatori del settore cunicolo;

ad approvare apposite misure per l'etichettatura e la tracciabilità obbligatoria delle carni di coniglio prodotte in Italia, predisponendo altresì un marchio di origine del prodotto con un disciplinare gestiti dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, immediatamente riconoscibile dai consumatori;

ad istituire, con urgenza, una commissione prezzi unica nazionale, neutrale e trasparente, che consenta di superare i meccanismi discrezionali delle attuali Borse merci;

a realizzare una campagna istituzionale volta a promuovere il prodotto del settore cunicolo italiano e favorire l'incremento dei consumi di carne di coniglio da parte dei cittadini;

a promuovere un accordo tra le associazioni degli allevatori di coniglio e la grande distribuzione organizzata (GDO) mirato a favorire l'incremento delle vendite di conigli made in Italy;

ad adottare apposite misure volte ad agevolare il ripianamento delle passività e la risoluzione dei casi di insolvenza e sofferenza delle imprese di allevamento di conigli in conseguenza dello stato di crisi del settore;

a promuovere un accordo tra le associazioni degli allevatori di coniglio e l'Associazione bancaria italiana (ABI) finalizzato ad agevolare l'accesso al credito da parte delle imprese del settore cunicolo, anche attraverso il rilascio di garanzie pubbliche per le imprese che incontrano maggiori difficoltà;

ad adottare apposite misure volte alla fiscalizzazione degli oneri sociali per le imprese che occupano lavoratori;

ad avviare una sistematica campagna di controlli, soprattutto presso i grossisti, i macellatori e la distribuzione, mirata a sanzionare e reprimere il fenomeno delle vendite promozionali e sottocosto di carne di coniglio di provenienza estera e presentata come prodotto made in Italy»;

in sede di Conferenza Stato-regioni del 29 aprile 2010, ai sensi della legge 27 dicembre 2006, n. 296 - legge finanziaria 2007 - ed in particolare, il comma 1084, dell'articolo 1, che autorizza per l'attuazione dei piani nazionali di settore di competenza del Ministro delle politiche agricole alimentarie e forestali la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2007, e 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, è stato sancito un accordo sul piano di intervento per il settore cunicolo;

tale piano, voluto dalla risoluzione del Senato, predisposto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con il consenso delle organizzazioni sindacali e approvato dalla Conferenza delle regioni, pur non avendo recepito tutte le misure della risoluzione, ad oggi non riesce ad essere implementato; infatti, dalla data di approvazione della risoluzione in questione sono trascorsi due anni e, a tutt'oggi, nonostante gli impegni assunti dal Governo, non sono state ancora adottate misure in grado di fronteggiare la grave crisi che sta attraversando il comparto cunicolo nel nostro Paese, abbandonando al loro destino gli allevatori, le cui condizioni sono peggiorate per le irrisolte distorsioni del mercato;

il 9 aprile 2010, a seguito di una riunione convocata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, presso la sala contrattazioni della Borsa merci di Verona, mercato sino ad oggi di riferimento per l'intero territorio nazionale, si è deciso di dare vita alla CUN (commissione unica nazionale) per il coniglio, il cui scopo non è quello di rilevare il prezzo storico settimanale (compito delle borse merci), ma quello di indicare la tendenza per la settimana entrante (compito finora svolto, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, impropriamente dalle borse merci in contrasto ai princìpi della concorrenza);

nelle due settimane successive si sarebbe dovuto provvedere alla stesura di una bozza di regolamento della CUN per individuare gli attori e gli strumenti al fine di avviare una fase di test con l'individuazione degli indici da rilevare: import, export, produzioni e consumi nazionali;

presso la Commissione per le petizioni dell'Unione europea giace una petizione dichiarata ricevibile, ed ancora aperta, che ha richiamato l'attenzione del Parlamento europeo sulle violazioni al diritto comunitario antitrust che rischiano di compromettere la concorrenza nel settore, in una deriva monopolizzante;

con una prima segnalazione all'Autorità garante per la concorrenza e il mercato, l'associazione nazionale liberi allevatori di conigli (Anlac) ha chiesto di avviare un'istruttoria ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 287 del 1990 per:

violazione delle regole della concorrenza, tutelate dall'articolo 82 del Trattato UE;

abuso di posizione dominante ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 287 del 1990;

mancata attivazione delle misure anticrisi che le associazioni produttori possono autonomamente adottare ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 102 del 2005;

con una seconda segnalazione presso la stessa Autorità, la medesima associazione ha evidenziato altri comportamenti anticompetitivi, in violazione delle regole della concorrenza, tutelate dall'articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ed è in attesa dell'apertura dell'istruttoria per accertare l'antigiuridicità delle condotte denunciate, comprendenti:

fissazione dei prezzi all'origine del coniglio vivo;

determinazione dei quantitativi da produrre;

scambio d'informazioni;

supporto al cartello da parte di alcune associazioni di produttori;

in particolare, dalle evidenze probatorie raccolte dall'Anlac, le commissioni prezzi provinciali, sono diventate luoghi in cui i prezzi non vengono accertati ma fissati, perciò, spesso, sono prezzi collusivi e non concorrenziali, che aggravano la crisi degli allevatori italiani. Occorre, pertanto, riformare il sistema e renderlo moderno;

l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha ritenuto che, con riferimento ad un presunto abuso - prima - e un intesa restrittiva della concorrenza - dopo -, non appaiono esservi i presupposti per un intervento ai sensi della normativa antitrust nazionale o comunitaria, nonostante la presenza di fumus e di periculum in mora che gli stessi dirigenti della Commissione europea antitrust hanno riconosciuto durante l'audizione del 1o dicembre scorso a Bruxelles, nell'ambito della petizione al Parlamento europeo;

l'Autorità italiana, ha inviato un parere al Presidente del Consiglio dei ministri, ai Presidenti delle Camere e al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, in cui si auspica un riesame in senso proconcorrenziale dell'attuale processo di formazione dei prezzi alla produzione agricola, al fine di eliminare eventuali «inefficienze» e meglio adeguare il sistema alla normativa posta a tutela della concorrenza. A riguardo, l'Autorità ha espresso l'auspicio che sia data implementazione al piano di intervento per il settore cunicolo già adottato dalla Conferenza Stato-regioni, in particolare con riferimento alla costituzione di una commissione prezzi unica nazionale (CUN), neutrale e trasparente, che consenta di superare i meccanismi discrezionali delle attuali borse merci;

secondo un consolidato orientamento della Corte di giustizia, gli Stati membri dell'Unione non possono - in virtù del principio di leale collaborazione - adottare o mantenere in vigore misure, anche di natura legislativa o regolamentare, che possano rendere praticamente inefficaci le regole di concorrenza del Trattato applicabili alle imprese. La giurisprudenza della Corte di giustizia ha espressamente riconosciuto non solo ai giudici, ma anche a tutti gli organi dello Stato, incluse le pubbliche amministrazioni, l'obbligo di disapplicare una norma nazionale contrastante con il diritto comunitario;

la Corte di giustizia ha fornito una soluzione estremamente chiara, laddove con un richiamo diretto al primato delle norme comunitarie, ha espresso in termini di obbligatorietà la disapplicazione, anche da parte di un'autorità di concorrenza nazionale, di norme nazionali che abbiano imposto o favorito comportamenti d'impresa in contrasto con l'articolo 81.1 del Trattato CE (ora 101 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea), ovvero ne abbiano legittimato o rafforzato gli effetti, di fatto eludendo il divieto recato da siffatta norma;

la normativa relativa alla costituzione ed al funzionamento della borsa merci di Verona «nella misura in cui sollecita o facilita l'adozione di comportamenti anticoncorrenziali», appare idonea a dare luogo a effetti che rendono praticamente inefficaci le norme del Trattato a tutela della concorrenza, andrebbe pertanto «disapplicata»;

il grave ritardo delle istituzioni ad eseguire tutti gli interventi previsti da un ramo del Parlamento sta dimostrando, di fatto, di non riuscire a fermare per tempo i mercati, con l'effetto di far monopolizzare quel che resta della libera coniglicoltura italiana, in contrasto ai principi costituzionali italiani e al diritto europeo,
impegna il Governo:

a valutare quanto esposto in premessa e a dichiarare, con urgenza, lo stato di crisi per il settore cunicolo, attivando le risorse del fondo per le crisi di mercato di cui all'articolo 1, comma 1072, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per il rilancio del comparto e per il sostegno del reddito degli allevatori;

a predisporre il regolamento della commissione unica nazionale e ad attivarla con urgenza, nel rispetto di quanto previsto dal piano di settore, al fine di rendere trasparente e neutrale il meccanismo di definizione dei prezzi, anche attraverso una sede più neutrale;

a chiarire quali risorse finanziarie abbia predisposto o intenda predisporre con la massima urgenza a favore del piano di intervento per il settore cunicolo, nel rispetto di quanto previsto dall'accordo concluso il 29 aprile 2010 in sede di conferenza Stato-regioni;

a fornire con urgenza elementi sullo stato di attuazione degli impegni assunti attraverso l'approvazione della risoluzione approvata il 12 maggio 2009 dalla IX Commissione del Senato in ordine allo stato di crisi della filiera cunicola italiana;

a prevedere un aumento congruo del numero massimo di rate concesse nelle rateizzazioni da Equitalia e dagli enti previdenziali al fine di tutelare tale settore attualmente in crisi;

ad assumere ogni iniziativa di competenza per favorire un rapido accesso al credito in favore degli allevamenti cunicoli in stato di crisi, al fine di diluire le passività accumulate e ristrutturare il debito;

a richiedere all'Autorità garante della concorrenza e del mercato di avviare, ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 287 del 1990, ove non si sia già provveduto in tal senso, un'istruttoria per la valutazione degli elementi di criticità ed incertezza che avrebbero compromesso il corretto esplicarsi della concorrenza nel settore cunicolo e per accertare eventuali infrazioni al diritto comunitario in tale ambito;

se intenda assumere le opportune iniziative al fine di disapplicare le normative sulla borsa merci in contrasto con il diritto antitrust.
(7-00616)
«Di Giuseppe, Rota, Messina».