ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00350

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 339 del 17/06/2010
Abbinamenti
Atto 7/00356 abbinato in data 14/07/2010
Atto 7/00413 abbinato in data 26/01/2011
Atto 7/00446 abbinato in data 26/01/2011
Atto 7/00477 abbinato in data 26/01/2011
Firmatari
Primo firmatario: ALESSANDRI ANGELO
Gruppo: LEGA NORD PADANIA
Data firma: 17/06/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DUSSIN GUIDO LEGA NORD PADANIA 17/06/2010
LANZARIN MANUELA LEGA NORD PADANIA 17/06/2010
TOGNI RENATO WALTER LEGA NORD PADANIA 17/06/2010
APREA VALENTINA POPOLO DELLA LIBERTA' 17/06/2010
MARINELLO GIUSEPPE FRANCESCO MARIA POPOLO DELLA LIBERTA' 17/06/2010
BERNARDO MAURIZIO POPOLO DELLA LIBERTA' 17/06/2010
PAGANO ALESSANDRO POPOLO DELLA LIBERTA' 17/06/2010
ALFANO GIOACCHINO POPOLO DELLA LIBERTA' 17/06/2010
PEPE MARIO (MISTO) POPOLO DELLA LIBERTA' 17/06/2010
PILI MAURO POPOLO DELLA LIBERTA' 06/07/2010


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 14/07/2010
ALESSANDRI ANGELO LEGA NORD PADANIA
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 14/07/2010
MARGIOTTA SALVATORE PARTITO DEMOCRATICO
TORTOLI ROBERTO POPOLO DELLA LIBERTA'
ALESSANDRI ANGELO LEGA NORD PADANIA
 
INTERVENTO GOVERNO 26/01/2011
PRESTIGIACOMO STEFANIA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 26/01/2011
PILI MAURO POPOLO DELLA LIBERTA'
GHIGLIA AGOSTINO POPOLO DELLA LIBERTA'
BRATTI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 06/07/2010

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 14/07/2010

DISCUSSIONE IL 14/07/2010

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 14/07/2010

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/01/2011

DISCUSSIONE IL 26/01/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 26/01/2011

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-00350
presentata da
ANGELO ALESSANDRI
giovedì 17 giugno 2010, seduta n.339

La VIII Commissione,
premesso che,
esponenti della cultura, dell'arte e della politica, in collaborazione con cittadini delle aree interessate e con le associazioni ambientaliste, denunciano da anni gli impatti sul paesaggio italiano arrecati da installazioni selvagge di impianti eolici di grossa potenza e i rilevanti effetti che si verificano sulla qualità della vita e sulle possibilità di sviluppo turistico delle zone limitrofe agli impianti;
l'esperienza della Germania, dove sono installati ormai oltre 19.000 pali, chiamati dai tedeschi «asparagi», ha dimostrato che risultano precluse non solo le possibilità di sviluppo turistico ed agrituristico, ma che si concretizzano ulteriori danni economici e patrimoniali alle comunità, poiché case e terreni scendono drasticamente di valore ed in molti casi diventano invendibili; oltre alla riduzione dei valori paesaggistici sono segnalati effetti sulla salute e sull'umore dovuti al costante rumore a bassa frequenza o all'«effetto discoteca» dovuto alle luci notturne collocate sulle pale;
le istanze dei soggetti locali esprimono di fatto un aspetto paradossale dell'eolico industriale nella sua attuale gestione: in ragione di un macro-obiettivo ambientale sovranazionale (la riduzione delle emissioni), si sottovaluta il complesso dei danni locali, realizzando un duplice risultato negativo e cioè che col crescere delle installazioni si provoca la riduzione di un vasto complesso di valori e un sicuro aumento delle bollette elettriche; nel caso di regioni come la Toscana e l'Umbria, che hanno fatto del paesaggio una fonte primaria di ricchezza, il proliferare incontrollato degli impianti eolici potrebbe compromettere valori turistici e immobiliari enormemente superiori;
sul tema degli impianti eolici industriali, all'interno del mondo ambientalista si sta verificando un ulteriore paradosso, consistente nella contrapposizione tra diverse associazioni e, in taluni casi, all'interno delle medesime associazioni, con discordanze tra centro (favorevoli) e periferia (contrarie);
gli oppositori dell'eolico industriale si dichiarano non contrari al suo sviluppo, quanto piuttosto alla sua crescita disordinata, agli impatti sul territorio non adeguatamente meditati e a taluni aspetti affaristici e collusivi; secondo queste posizioni il regime fortemente agevolativo avrebbe innescato una spirale speculativa; in particolare i certificati verdi si sono trasformati in una sorta di bond garantiti dallo Stato italiano, con rendimenti altissimi, che favoriscono nei fatti una oggettiva «aggressione al territorio» e alimentano una bolla speculativa, nella quale la produttività dell'impianto è secondaria rispetto ai suoi rendimenti. Sul mercato finanziario, in particolare all'estero, è tuttora possibile reperire titoli con rendimenti;
le associazioni ambientaliste maggiormente critiche del fenomeno hanno reso pubblico uno screening nazionale su tutti i procedimenti autorizzativi regionali trasmessi ai pareri ambientali, dal quale si evince che la potenza eolica complessiva tra installata e/o approvata dai pareri ambientali (preludio all'autorizzazione finale) si può valutare in non meno di 11.000 MW. Se poi si considerano le ulteriori istanze presentate, abbiamo progetti aggiuntivi per oltre 70.000 MW;
a seguito degli impegni adottati in sede comunitaria il Governo italiano ha approvato nel 2007, il «Position Paper» dello Stato, che prevede al 2020 una potenza installabile di 12.000 MW (differenziandoli 10.000 su terra ferma più 2000 off-shore); a fine 2009 Terna-Enea hanno censito 4.850 MW in servizio, e ulteriori 3.343 MW definitivamente autorizzati (e quindi in fase di realizzazione) per complessivi 7.674 MW, pur non considerando impianti al di sotto di 10 MW;
gli impatti sul territorio di tali impianti sono rilevati dai dati del GSE risultano ad oggi 242 singoli impianti eolici in Italia, con circa 3.500 torri; calcolando circa 300 mq di calcestruzzo per ogni base di torre, calcolando le distanze medie tra le torri e, prudenzialmente, circa 2 km di strade per ogni impianto abbiamo oltre un milioni di mq di calcestruzzo già riversati sul territorio ed oltre 500 km di strade e piazzole compatibili con carichi eccezionali; le associazioni ambientaliste hanno calcolato che, qualora fossero realizzati tutti gli impianti richiesti, posti in fila essi realizzerebbero una linea lunga 6.000 km; l'impatto di queste opere è accresciuto dalla necessità di realizzarle su rilievi e crinali, aree fragili, costantemente interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico;
sono inoltre da valutare con attenzione gli effetti diretti (collisioni) e indiretti (sottrazione e degrado di ambienti o disturbo) sull'avifauna, come conclamati dalla bibliografia scientifica estera e richiamati dal documento «Windfarms and Birds. An Analysis of the effects of windfarms on birds, and guidance on environmental assessment criteria and site selection issues» adottato già nel 2003 dal Consiglio d'Europa. Una indagine parziale in Spagna ha calcolato che 400 aereogeneratori hanno ucciso per collisione oltre 7.150 tra uccelli (di cui ben 433 rapaci) e pipistrelli, pari a 18 animali/aereogeneratore/anno. La collocazione di impianti nei pressi, se non addirittura dentro, le aree protette realizza un terzo paradosso in cui la collettività destina risorse per la protezione delle specie a rischio e poi ne destina altre per decimarle;
esiste un vasto complesso di normative, a cominciare dall'articolo 9 della Costituzione, che impongono allo Stato misure cogenti per gli aspetti territoriali di sua diretta influenza (aree protette nazionali, vincolistica paesaggistica e culturale derivante da norme dello Stato, Trattati comunitari e internazionali, quali la Convenzione Europea del Paesaggio, aree per le quali lo Stato assume responsabilità nei confronti della Unione Europea o dell'UNESCO: ZPS, SIC, IBA, zone umide Ramsar, coste o siti con fauna protetta da convenzioni internazionali, Siti patrimonio dell'umanità;
la previgente legge Galasso, oggi contenuta nell'attuale normativa vincolistica ed ambientale generale, assicurava la protezione delle montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole, riconoscendo loro il valore di «aree di ricarica», cioè di produzione dell'aria e dell'acqua pulite e di conservazione della biodiversità; la difesa delle «aree di ricarica» è elemento centrale della Teoria dello sviluppo sostenibile, che riconosce ad esse non solo un valore «patrimoniale», ma anche una valenza produttiva di beni e servizi indispensabili alla sopravvivenza, che la Teoria quantifica economicamente;
sulla base di quanto esposto, va verificata la denuncia secondo cui il sistema di elevati incentivi in favore dell'eolico industriale, adottato per far fronte ad un impegno comunitario estremamente difficile, ha innescato una spirale speculativa, nella quale si muove anche la criminalità organizzata, basata su una tecnologia invasiva e, per quel che riguarda l'Italia, di problematica efficienza; gli impatti che ne derivano riguardano;
l'uso non produttivo del territorio nazionale; giova ricordare che il 26 gennaio 2010 l'Assemblea della Camera ha approvato la innovativa mozione 1-00324 che riconosce il territorio come bene comune e risorsa limitata, da sfruttare in termini di massima efficienza;
la riduzione di valori paesaggistici, ambientali, faunistici, turistici, storico-culturali patrimoniali e di qualità della vita;
l'incremento della spesa energetica a carico dei cittadini sui quali si scarica integralmente il peso dell'inefficienza;
lo sviluppo di un sistema finanziario speculativo che drena risorse in danno di impieghi più efficienti e sul quale si innestano attività di gruppi criminali;
sono prossimi sia la scadenza triennale del regime di incentivazione delle energie rinnovabili, sia la pubblicazione delle Linee guida per la realizzazione di impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili, di cui all'articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387,
impegna il Governo:

a valutare la necessità di effettuare con la massima urgenza una indagine sul fenomeno della diffusione non sostenibile, sia a livello ambientale e sia a livello paesaggistico e culturale, degli impianti eolici di grossa potenza soprattutto al fine di verificare se non sia il caso di imporre una moratoria alla loro realizzazione così da impedire che la loro espansione arrechi danni irreparabili a valori fondamentali tutelati quali la conservazione dell'ambiente, la protezione del paesaggio e la salvaguardia della cultura tradizionale dei territori italiani;
ad intraprendere iniziative per ridurre le tensioni speculative e i rischi di utilizzo impropri della risorsa territorio connessi alla realizzazione di impianti eolici;
a valutare la congruità dell'attribuzione di opere di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti di cui all'articolo, 12 comma 1, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, in favore degli impianti eolici industriali realizzati da privati, visto l'impatto sul territorio e sul paesaggio, sopprimendo la possibilità prevista per i soggetti economici privati di espropriare i terreni sui quali intendano realizzare gli impianti;
a non consentire la possibilità automatica di realizzare gli impianti eolici in zone classificate agricole, tenendo conto quanto meno della presenza di insediamenti boschivi, colturali o zootecnici attivi, in particolare se pregiati;
ad introdurre disposizioni che tengano conto degli effetti cumulativi di più impianti progressivamente collocati nella medesima area ed a valutare se non sia opportuno reintrodurre a fini di tutela ambientale l'obbligo della «verifica di assoggettabilità a VIA» per gli impianti eolici da 1 MW, così da avere il controllo degli effetti cumulativi ed evitare la segnalata elusione di qualsivoglia valutazione di carattere ambientale per progetti che implicitamente sono di più MW, ma che vengono artificiosamente frazionati in pale da 1MW;
a prevedere un adeguato diritto di veto del Ministero per i beni e le attività culturali in relazione agli impianti da realizzare nelle aree sottoposte a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio;
a considerare i criteri di buona progettazione, minor consumo di territorio e riutilizzo di aree degradate previsti dal paragrafo 16.1 dello schema delle Linee Guida, quali elementi utili alla valutazione favorevole del progetto;
ad individuare con la massima precisione possibile le aree non idonee alla realizzazione di impianti industriali di produzione di elettricità da fonti rinnovabili, direttamente per quanto concerne le aree di responsabilità statale, includendovi in ogni caso Parchi nazionali e aree protette comunque definite, o indirettamente, tramite obblighi in capo alle regioni per quanto di loro competenza, in via sostitutiva in caso di loro inerzia;
ad introdurre elementi di valutazione riguardo ai possibili danni derivanti alle attività turistico o ad altre attività produttive, dall'installazione e l'esercizio di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, prevedendo azioni di ristoro, come quelle già previste per altri insediamenti energetici o la possibilità che tali danni, se giudizialmente verificati, possano essere oggetto di richiesta di risarcimento;
ad assicurare la partecipazione di tutti i soggetti economici e giuridici e degli enti territoriali interessati alle Conferenze di servizi, oltre che, in qualità di osservatori, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste riconosciute e dei comitati di cittadini allo scopo costituiti, che ne facciano richiesta al soggetto titolare del procedimento, nonché modalità di accesso e di divulgazione al pubblico, privilegiando i canali informatici, dei contenuti progettuali ma anche e soprattutto dei provvedimenti dirigenziali regionali, secondo criteri di massima trasparenza e completezza;
a fissare a livello nazionale le distanze minime non derogabili da strade e abitazioni, secondo criteri di prudenza, sia in termini di incidenti che di tutela della salute pubblica, che comunque si ritiene non possano essere inferiori a un chilometro dalle civili abitazioni e dai centri abitati ed a 500 metri dalle strade e dagli insediamenti zootecnici;
a prevedere la cauzione obbligatoria a garanzia dei lavori per lo smantellamento degli impianti a fine esercizio, determinata da soggetti terzi indipendenti;
a prevedere che le Linee Guida si applichino anche ai progetti, per i quali non si sia ancora espressa la Valutazione di Impatto Ambientale positiva oltre che per quelli a cui non sia stata definitivamente rilasciata l'Autorizzazione unica ai sensi del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387;
ad introdurre in favore delle comunità locali la possibilità di richiedere un contributo compensativo per il mancato uso alternativo del territorio, secondo il modello già adottato per altre strutture energetiche (articolo 2, comma 558, della legge 24 dicembre 2007, n. 244).
(7-00350) «Alessandri, Guido Dussin, Lanzarin, Togni, Aprea, Marinello, Bernardo, Pagano, Gioacchino Alfano, Mario Pepe (PdL), Pili».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

beni e servizi

costruzione stradale

energia dolce

industria elettrica

politica ambientale

politica comunitaria dell'ambiente

potenziale di sviluppo

produzione d'energia

protezione dell'ambiente

risorse rinnovabili

turismo