ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/08322

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 708 del 24/10/2012
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 4/17689
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 24/10/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 24/10/2012
Stato iter:
05/12/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 05/12/2012
Resoconto GULLO ANTONINO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 05/12/2012
Resoconto BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 24/10/2012

DISCUSSIONE IL 05/12/2012

SVOLTO IL 05/12/2012

CONCLUSO IL 05/12/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-08322
presentata da
RITA BERNARDINI
mercoledì 24 ottobre 2012, seduta n.708

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:


il 25 agosto 2012 la prima firmataria del presente atto si è recata in visita ispettiva presso la casa circondariale di Marsala (Trapani), accompagnata dagli esponenti radicali di Palermo e Catania, Donatella Corleo e Gianmarco Ciccarelli;


la visita ha avuto una durata di 2 ore e 40 minuti; la delegazione è stata ricevuta e accompagnata da un assistente capo di polizia penitenziaria; non erano presenti il direttore dell'istituto Paolo Malato, che dirige anche la casa di reclusione di Favignana, né il comandante di polizia penitenziaria Carmelo Arena;


il penitenziario sorge all'interno di un castello medievale e ospita 33 detenuti di sesso maschile in regime di media sicurezza; la capienza regolamentare è di 35 posti, quindi allo stato il carcere non risulta sovraffollato;


il personale di polizia penitenziaria è sottodimensionato: gli agenti assegnati sono 34, quelli effettivamente in servizio sono 27; la carenza di organico incide sulle condizioni di vita dei detenuti e degli stessi agenti: «qui in questo momento siamo in 3, se succede qualcosa può essere un problema gestire la situazione», affermano gli agenti; con riferimento all'organizzazione del lavoro degli agenti, il deficit di personale fa sì che siano necessari turni di servizio di 8 ore, in luogo delle 6 ore previste dall'accordo quadro; «facciamo sacrifici anche per prenderci le ferie», riferiscono gli agenti;


l'istituto si compone di 7 celle che si affacciano su un cortile che funge anche da area passeggio, dove i detenuti possono trascorrere 4 ore d'aria al giorno, più un'ora supplementare nel periodo estivo; le celle sono sprovviste di doccia, ai detenuti è consentito l'utilizzo della doccia comune 3 volte alla settimana; il vano con il wc presente all'interno delle celle non è dotato di finestra; nelle celle l'ingresso di luce naturale è limitato a causa della particolare conformazione «incassata» della finestra: la distanza fra le sbarre rivolte verso l'interno della cella e le sbarre esterne è di circa un metro e mezzo;


sebbene questo penitenziario presenti evidenti e gravi inadeguatezze strutturali (assenza di doccia in cella, carenza di spazi, conformazione delle finestre), i detenuti manifestano preoccupazione e contrarietà all'ipotesi di chiusura dell'istituto, sottolineando l'ottimo rapporto con il personale e in primo luogo con gli agenti di polizia penitenziaria: «sarebbe un errore chiudere questo carcere, qui siamo trattati bene dagli agenti», afferma un detenuto; «le guardie capiscono le nostre esigenze e noi capiamo le loro; tutto lo staff, anche gli educatori, nel loro piccolo fanno di tutto», dice un altro; e ancora: «qui tutto sommato si sta bene, non ci sono né topi né scarafaggi, il rapporto con gli agenti è buono: prima di chiudere questo carcere dovrebbero chiudere altri istituti dove si sta peggio»;


secondo quanto riferito, l'ipotesi di una imminente chiusura dell'istituto si ripercuote negativamente sulle condizioni di detenzione e sulla vita dell'intera comunità penitenziaria: «col fatto che si parla di chiusura, qui a noi non ci pensa più nessuno: Marsala ormai è un carcere fantasma», dice un detenuto; «le brande sono arrugginite, ma se noi chiediamo che vengano sostituite loro dicono di no perché tanto questo carcere sta per chiudere; però così le nostre condizioni sono disumane», evidenzia un altro; un detenuto lamenta: «qui ci vorrebbero dei corsi, ma noi stiamo tutto il giorno senza fare nulla perché non mandano i soldi nemmeno per allestire una stanza per fare i corsi: siamo in condizioni di totale abbandono»; un agente riferisce che nell'ufficio matricola manca perfino il toner per la stampante: «il problema è che per l'Amministrazione questo carcere è come se già fosse chiuso»; secondo quanto riferito dall'ispettore capo, il carcere di Marsala ha un grande numero di ingressi dalla libertà e abbraccia un comprensorio territoriale ampio: «anche per questo sarebbe un errore chiudere questo carcere»;


nella cella n. 1 sono ristretti 5 detenuti;


A.I.riferisce di essere stato arrestato per coltivazione di cannabis, di cui faceva uso per scopi terapeutici: «la marijuana mi dà beneficio, la coltivo per non andare nei luoghi di spaccio»;


nella cella n. 2 sono ristretti 5 detenuti;


R.B., detenuto di 43 anni con fine pena nel 2014, ha presentato numerose istanze di avvicinamento colloqui in un carcere del nord Italia per avere la possibilità di incontrare la famiglia che è residente a Milano: «sono in carcere dal 2000, da 2 anni sono in Sicilia e in questi 2 anni ho fatto solo un colloquio; ho fatto tantissime domande per andare in un carcere della Lombardia o dell'Emilia Romagna: le prime domande me le hanno rigettate, alle più recenti non ho nemmeno ricevuto risposta; ho usufruito di due permessi, il primo di necessità, il secondo premiale; mi sono già attivato con l'Uepe di Milano per avere un lavoro quando finirò la mia pena, sarebbe importante per me avvicinarmi già ora, a Milano ho anche una compagna»;


nella cella n. 3 sono ristretti 6 detenuti;


la cella n. 4 ospita 4 detenuti;


V.G. riferisce di avere avuto un calo ponderale di 10 chilogrammi da quando si trova in carcere e afferma di non conoscere le ragioni del suo arresto: «sono un pescatore, ho 33 anni di mare alle spalle, non ho mai fatto un reato in vita mia: io ancora non ho capito perché sono in cella»;


un detenuto sottolinea l'assenza di frigorifero in cella: «senza un frigo le cose che ci portano i nostri familiari durano poco, con qualche piccolo accorgimento in questo carcere si potrebbe vivere meglio»;


nella cella n. 5 sono ristretti 4 detenuti, di cui uno straniero (di nazionalità rumena);


un detenuto afferma: «gli agenti sono eccezionali, noi però viviamo peggio degli animali; questo carcere comunque non dovrebbe chiudere: qui si sta meglio che in altre carceri»;


S.C., detenuto palermitano di 45 anni, riferisce di essere assegnato presso la casa circondariale di Lucca e di trovarsi «in transito» nel carcere di Marsala; S.C. non ha mai ricevuto alcuna risposta alle numerose istanze di trasferimento in un carcere di Palermo, dove risiede la famiglia e in particolare la moglie con gravi problemi di salute: «in 2 anni mi hanno fatto girare 5 carceri: dall'Ucciardone mi hanno trasferito a Genova Marassi, poi a Firenze Sollicciano, adesso sono assegnato a Lucca; più di un anno fa ho chiesto di poter stare all'Ucciardone o al Pagliarelli, perché mia moglie soffre di crisi di panico e non può affrontare lunghi viaggi: non mi hanno mai risposto, ma io non voglio nessun regalo, vorrei solo un avvicinamento alla famiglia; infine questo detenuto aggiunge: «per me andrebbe bene anche restare qui a Marsala, in questo carcere non si sta male, rispetto all'Ucciardone è meglio, lì i topi sono grandi come cani Yorkshire»;


nella cella n. 6 sono ristretti 5 detenuti, di cui 4 tunisini;


nella cella n. 7 sono ristretti 4 detenuti stranieri (3 tunisini e un egiziano);


anche i detenuti stranieri, che vivono da tempo nella provincia di Trapani e hanno la famiglia vicino, sottolineano il buon rapporto che intercorre con gli agenti di polizia penitenziaria e manifestano timore per la chiusura del carcere e per il conseguente trasferimento in una struttura più lontana dal luogo di residenza della famiglia;


il vano doccia comune consta di 4 postazioni-doccia, in buone condizioni;


la sala colloqui ha ancora il muretto divisorio; l'istituto non è dotato di un'area verde per il colloquio fra i detenuti e familiari minorenni -:


cosa intenda fare per riportare il carcere di Marsala nella legalità costituzionale e regolamentare violata nell'istituto del trapanese tanto quanto in quasi tutti gli istituti penitenziari italiani riguardo alle deficienze strutturali e trattamentali, ma non per quel che riguarda il sovraffollamento che, nella casa circondariale di Marsala non si registra;


se corrisponda al vero che sia stato già firmato il decreto di chiusura del carcere di Marsala e, nel caso, se non intenda rivedere tale decisione considerato il giudizio positivo che tutto sommato ne danno sia il personale che i detenuti;


cosa ne sia della nuova struttura che, secondo il «piano carceri» predisposto dall'ex guardasigilli Alfano, avrebbe dovuto sorgere in contrada Scacciaiazzo e quanti fondi siano stati spesi finora dei 40 milioni e 400 mila euro all'epoca stanziati;


se intenda intervenire per avvicinare alle famiglie i due detenuti segnalati in premessa. (5-08322)