ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/08302

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 708 del 24/10/2012
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 4/17386
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 24/10/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 24/10/2012
Stato iter:
13/12/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 13/12/2012
Resoconto GULLO ANTONINO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 13/12/2012
Resoconto BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 24/10/2012

DISCUSSIONE IL 13/12/2012

SVOLTO IL 13/12/2012

CONCLUSO IL 13/12/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-08302
presentata da
RITA BERNARDINI
mercoledì 24 ottobre 2012, seduta n.708

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:


il quotidiano Calabria Ora del 6 agosto scorso ha pubblicato a pag. 7 un articolo titolato «Al 41-bis con un tumore. Negato il diritto alla salute»;


secondo quanto riferito nell'articolo del quotidiano calabrese, il cinquantacinquenne Tommaso Gentile «sopravvive con una serie di patologie che potrebbero cacciargli via parecchi anni di vita, forse tutti quelli che possono ancora restargli. Tommaso Gentile sopravvive rinchiuso in una cella del carcere di Parma, sottoposto, da un paio d'anni, al regime del 41-bis. "Il paziente, disponibile al colloquio, manifesta forte controllo emotivo ma riferisce di umore oscillante per la preoccupazione di un possibile tumore", scriveva due mesi fa la psicologa del carcere. Il "paziente" sapeva che l'azienda sanitaria di Reggio Emilia stava per diagnosticargli un carcinoma mammario. Avrebbe avuto conferma di ciò nel giro di qualche giorno. L'ultima tessera di un quadro clinico più che compromesso. Sempre l'area sanitaria regionale dell'amministrazione penitenziaria scrive nell'aprile 2012: "Il detenuto è affetto da cardiopatia ipertensiva, sindrome delle apnee morfeiche, obesità, diabete mellito di tipo 2". Per farlo respirare durante le ore di sonno gli hanno attaccato un apparecchio per la ventilazione. Pesa un centinaio di chili, a parte quelli persi negli ultimi due mesi e, per uno ch'è alto un metro e settanta, sono molti. Ha il sangue che gli mangia i nervi e gli organi, perché è pieno di zuccheri in eccesso che, insieme all'ipertensione, gli stanno divorando le arterie coronariche e tutto il resto del sistema cardiocircolatorio. È quel tipo di diabete che ti fa cadere a pezzi gli arti, ti fa diventare cieco, più presto che tardi, nel suo caso; gli addetti ai lavori la chiamano "polineuropatia diabetica"»;


scrive ancora Calabria Ora nell'articolo citato «Gentile dovrebbe trascorrere, in tutto, dieci anni in carcere, per reati associativi legati all'usura e all'estorsione. Non ci stanno omicidi, non si sta la droga. E anche quando fosse l'uomo più pericoloso del mondo, persino la giurisprudenza italiana prescrive delle deroghe. Una sentenza del 3 marzo 2011, emanata dalla Corte di Cassazione, parla chiaro. Un detenuto combinato così male, dovrebbe esser trasferito agli arresti domiciliari. Eppure Tommaso Gentile chiede molto meno. Chiede di essere operato in una struttura adeguata a trattargli quel tumore che ormai gli cresce in petto e che già s'irradia ai noduli ascellari. Ha chiesto di essere operato al Regina Elena di Roma. E di ricevere l'assistenza dei familiari. Richiesta accordata dal giudice di sorveglianza di Reggio Emilia. Manca solo una firma, al trasferimento da Parma all'ospedale romano, quella del funzionario del dipartimento per l'amministrazione penitenziaria presso il Ministero della giustizia. Una firma che non arriva, non si capisce perché. Il fascicolo è sul tavolo del funzionario del DAP e lì qualcuno sembra aver deciso che deve restare, chiuso e fermo»;


la prima firmataria del presente atto, sollecitata dai familiari che si erano rivolti all'Associazione «nessuno tocchi Caino», il 2 agosto scorso invia un'e-mail al capo del DAP dottor Giovanni Tamburino, al Vice-Capo dottor Luigi Pagano e al Responsabile del trattamento dei detenuti Calogero Piscitello; nel testo del messaggio, nel fornire delucidazioni sul caso, l'interrogante scrive ai responsabili del DAP «vi prego di intervenire immediatamente autorizzando il ricovero di questo detenuto.»;


il dottor Piscitello contatta telefonicamente l'interrogante riferendo che il signor Tommaso Gentile «si è rifiutato di farsi operare nell'ospedale di Parma e che all'ospedale dei tumori Regina Elena di Roma non c'era posto ed il signor Gentile era ancora in lista d'attesa»; il 7 agosto il DAP precisa che corrispondeva al vero il fatto che il magistrato di sorveglianza avesse disposto il trasferimento del detenuto al Regina Elena di Roma, ma che il nosocomio romano, il 9 luglio, aveva comunicato l'indisponibilità del posto letto; da parte loro i familiari del detenuto facevano sapere all'interrogante che - data la gravità della situazione - se avessero saputo per tempo la notizia, avrebbero immediatamente scelto di far operare il congiunto a Parma; ora i familiari attendono «che il giudice di sorveglianza di Reggio Emilia risponda alla istanza presentata dai legali nella quale è chiesto di voler autorizzare il trasferimento del Gentile Tommaso presso l'Ospedale Civile di Parma al fine di consentirgli di essere sottoposto ad intervento chirurgico di mastectomia mammaria e di voler regolamentare la visita, e quindi la presenza, dei familiari durante il periodo di degenza»;


il diritto alla salute, sancito dall'articolo 32 della Costituzione, rappresenta un diritto inviolabile della persona umana, non suscitabile di limitazione alcuna e idoneo a costituire un parametro di legittimità della stessa esecuzione della pena, che non può in alcuna misura svolgersi secondo modalità idonee a pregiudicare il diritto del detenuto alla salute ed alla salvaguardia della propria incolumità psico-fisica;


l'articolo 11 della legge 26 luglio 1975, n. 354, sancisce una rigorosa disciplina in ordine alle modalità ed ai requisiti del servizio sanitario di ogni istituto di pena, prescrivendo tra l'altro che «ove siano necessari cure o accertamenti diagnostici che non possono essere apprestati dai servizi sanitari degli istituti, i condannati e gli internati sono trasferiti (...) in ospedali civili o in altri luoghi esterni di cura»;


la sentenza della Corte di cassazione n. 46479/2011, del 14 dicembre 2011 ha evidenziato, fra l'altro, come «il diritto alla salute del detenuto va tutelato anche al di sopra delle esigenze di sicurezza sicché, in presenza di gravi patologie, si impone la sottoposizione al regime degli arresti domiciliari o comunque il ricovero in idonee strutture» -:


se intendano fornire chiarimenti cronologici in merito allo svolgimento della vicenda;


per quali ragioni, nonostante le decisioni del magistrato di sorveglianza, la famiglia e lo stesso detenuto Tommaso Gentile non siano stati informati per tempo del fatto che l'ospedale Regina Elena di Roma avesse comunicato il 9 luglio 2012 l'indisponibilità del posto letto e, quindi, il diniego al ricovero;


cosa intendano fare, immediatamente e per quanto di competenza, per garantire il diritto alla salute e alla vita del signor Tommaso Gentile. (5-08302)