BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dalla agenzia di stampa, Valentino Di Nunzio, 29 anni, ricoverato in un reparto ospedaliero di terapia intensiva, è morto a seguito dei gravi traumi riportati nella casa di reclusione di Teramo, dove il 14 febbraio 2012 aveva messo in atto un tentativo di suicidio in cella, buttandosi «di testa» dal secondo piano della branda a castello;
nella caduta l'uomo aveva riportato gravissime lesioni midollari ed era paralizzato dal collo in giù, al punto che per respirare aveva bisogno di essere sempre collegato ad un «ventilatore meccanico»;
nonostante la palese invalidità. Di Nunzio è rimasto in stato di detenzione fino all'ultimo istante di vita, sottoposto a custodia cautelare disposta dal giudice per le indagini preliminari di Teramo e piantonato dalla polizia -:
se sia vero quanto esposto in premessa;
se non si ritenga di acquisire elementi sui motivi che hanno spinto il detenuto al suicidio e se tale tragedia potesse essere evitata;
se con riferimento al suicidio dell'uomo non siano ravvisabili profili di responsabilità amministrativa o disciplinare in capo al personale penitenziario;
se il Ministro, per la riduzione del numero di suicidi tra i detenuti, oltre ai naturali rapporti di valorizzazione e di rispetto della persona, non ritenga opportuno incrementare la pratica dell'identificazione del «profilo» della persona ad alto rischio di suicidio;
se il Ministro interrogato, nell'esercizio delle proprie facoltà, secondo il disposto del comma 2 dell'articolo 107 della Costituzione, non ritenga opportuno promuovere un'azione disciplinare nei confronti del giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Teramo che - stando a quanto riportato dalla stampa - avrebbe mantenuto la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di un individuo paralizzato dal collo in giù e ventilato meccanicamente. (5-08299)