ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/08193

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 708 del 24/10/2012
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 4/09943
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 24/10/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 24/10/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 24/10/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-08193
presentata da
RITA BERNARDINI
mercoledì 24 ottobre 2012, seduta n.708

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:


il 5 dicembre 2010, la prima firmataria del presente atto è andata a visitare il carcere Mammagialla di Viterbo accompagnata dal presidente di Casa Pound Italia, Gianluca Iannone e da Enrico Salvatori, militante di Radicali italiani;


nel corso della visita ispettiva la delegazione è stata accompagnata dall'ispettore di polizia penitenziaria Taranta;


i ristretti presenti nel carcere di Viterbo sono 750 ai quali si aggiungono due semiliberi; altri 5 internati sono in licenza sperimentale e il loro rientro nella struttura è previsto a giorni;


226 detenuti sono affetti da patologie di tipo psichiatrico, i tossicodipendenti sono 230; gli affetti da malattie infettive sono 110, di cui 9 casi di Hiv, 77 di epatite C e 24 Epatite B;


la carenza di personale è a dir poco preoccupante: nella casa circondariale operano 150 agenti di polizia penitenziaria in meno rispetto a quanto previsto dalla pianta organica, tutti «costretti» allo straordinario obbligatorio quotidiano nonostante il loro sia considerato un lavoro usurante. Tutto questo naturalmente si ripercuote sulle attività carcerarie anche per motivi di sicurezza, tanto che nel carcere non si fanno attività trattamentali, che invece sono fondamentali per il reinserimento del condannato;


l'istituto di pena «Mammagialla» ospita diverse tipologie di detenuti: tra i 750 reclusi ci sono detenuti con il 41-bis, detenuti in regime di massima sicurezza, detenuti con condanna definitiva e circa 50 ergastolani, e per chi organizza la sicurezza interna del carcere è difficile mantenerli separati. Cosi ci si trova nella situazione paradossale che ergastolani «coabitino» nella stessa cella con detenuti comuni o addirittura con reclusi in stato di carcerazione preventiva, con le conseguenze immaginabili in termini di disagio psicologico. Una situazione peraltro contraria alla legge, visto che il codice stabilisce che gli ergastolani debbano scontare la pena in istituti ad hoc, in isolamento notturno e con l'obbligo di lavorare;


il lavoro è un altro punto dolente, solo il 10 per cento dei detenuti infatti lavora, e lo fa a rotazione. Nel carcere inoltre ci sono solo cinque educatori e tre psicologi, un numero evidentemente insufficiente a fare fronte alle esigenze dei detenuti;


anche dal punto di vista sanitario la situazione è complicata, oltre che per le carenze di tipo sanitario in senso stretto, anche per la carenza di medici e infermieri, che potrebbero non essere in grado di affrontare tempestivamente le emergenze che dovessero di volta in volta presentarsi. Il personale presente al momento della visita ispettiva ha ben descritto le criticità del settore: quotidianamente nella casa circondariale vi è un via vai di circa 1.300 persone tra detenuti, agenti, personale amministrativo, parenti dei detenuti, avvocati, magistrati, volontari, ed altro). Al mattino sono in attività sempre 2 ambulatori medici per le visite di routine, con una media di circa settanta visite. Attualmente, il modello organizzativo in atto dopo anni di funzionamento, sembra quello più funzionale e comunque necessita sicuramente di essere migliorato e integrato con risorse di personale. Il numero delle ore dei medici e infermieri a disposizione per l'area sanitaria si è ridotto progressivamente negli anni;


il responsabile dell'area sanitaria del carcere ha recentemente prodotto una dettagliata relazione che non solo espone le criticità dell'istituto, ma prospetta concrete soluzioni organizzative che non possono prescindere, evidentemente, dal reperimento delle necessarie risorse;


d'altra parte, lo svolgimento degli interventi sanitari deve confrontarsi anche con le carenze del personale di polizia penitenziaria. Per quanto concerne il rapporto di collaborazione con l'amministrazione penitenziaria, ai fini di un adeguato funzionamento della complessa organizzazione sanitaria dell'istituto, i sanitari ritengono indispensabile che il nucleo di polizia penitenziaria per la vigilanza dell'infermeria centrale e degli ambulatori periferici possa contare su un organico fisso non inferiore alle 7 unità (rispetto agli attuali 4 operatori messi in campo dalla direzione). Il potenziamento del settore, fra l'altro, consentirebbe di poter allargare la fascia pomeridiana di accesso di alcuni specialisti considerato che al momento non possono essere svolte prestazioni specialistiche oltre le 17,30. Vi sono delle giornate dove è possibile che nessun agente sia disponibile per l'area sanitaria e quindi con tutta una serie di conseguenze facilmente immaginabili;


il problema più grave resta però il sovraffollamento, dimostrato dal fatto che anche nelle piccole celle da un posto sono sistemati due detenuti con letto a castello, e che venga utilizzato per i detenuti comuni anche un reparto come quello dell'isolamento, che per legge dovrebbe avere finalità completamente diverse. Una condizione cosi drammatica che può accadere, come è appunto successo due sere fa, che sei persone arrestate siano state costrette a dormire per terra nel corridoio perché il carcere registrava il «tutto esaurito». Note positive sono il buon rapporto tra gli agenti penitenziari e i detenuti, la pulizia del carcere e la professionalità, nonostante le carenze di organico, del personale sanitario;


nel carcere di Viterbo si trova ristretto anche P.C. avvocato romano, indagato nell'ambito dell'inchiesta della procura della Repubblica di Roma sulle così dette «frodi carosello» e sui successivi fatti di riciclaggio. L'avvocato P.C. - dopo essersi costituito nell'ufficio del titolare delle indagini il 2 marzo 2010 - è rimasto in isolamento per 24 giorni nel carcere di Regina Coeli, poi trasferito presso la casa di reclusione di Opera, ed ora è stato allocato nel reparto di «alta sorveglianza» del carcere Mammagialla di Viterbo. Alla prima firmataria del presente atto lo stesso ha dichiarato: «Le mie condizioni di salute, già precarie all'atto dello ingresso nell'istituto penitenziario, peggiorano di giorno in giorno. Soffro di ipertensione grave, problemi cardiaci, problemi alla vista, rene policistico, problemi alla prostata, pressione alta. Ciò che mi preoccupa è soprattutto se dovessi trovarmi in situazione di emergenza, vista la carenza di personale». L'avvocato P.C., inoltre, ha un figlio piccolo con la compagna brasiliana, che è costretta a viaggiare in continuazione per effettuare i colloqui;


nell'istituto di pena in questione è recluso anche S. G. sessantenne, diabetico e claustrofobico, detenuto nel reparto alta sorveglianza, il quale due mesi fa ha fatto richiesta di trasferimento al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al fine di scontare la pena vicino alla famiglia e, quindi, presso la casa circondariale di Nola;


A.C. un detenuto definitivo che finirà di scontare la pena nel 2015. Recluso nel reparto D2 detenuti comuni, ha fatto diverse richieste al dipartimento dell'amministrazione Penitenziaria senza ottenere alcuna risposta. Chiede di essere trasferito a Milano, vicino alla famiglia; a Milano vivono infatti la moglie, la madre malata e la figlia piccola che, scontando la pena a Viterbo, non può mai vedere;


il trattamento penitenziario deve essere realizzato secondo modalità tali da garantire a ciascun detenuto il diritto inviolabile al rispetto della propria dignità, sancito dagli articoli 2 e 3 della Costituzione; dagli articoli 1 e 4 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea del 2000; dagli articoli 7 e 10 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1977; dall'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali del 1950; dagli articoli 1 e 5 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948; nonché dagli articoli 1, 2 e 3 della raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa del 12 febbraio 1987, recante «Regole minime per il trattamento dei detenuti» e dall'articolo 1 della raccomandazione (2006) del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa dell'11 gennaio 2006, sulle norme penitenziarie in ambito europeo; tale garanzia è ribadita dall'articolo 1, commi primo e sesto, della legge 26 luglio 1975, n. 354, che prescrive che «il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona», dovendo altresì essere attuato «secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti»;


l'articolo 15, primo comma, della legge 26 luglio 1975, n. 354, prescrive che «il trattamento del condannato e dell'internato è svolto avvalendosi principalmente dell'istruzione, del lavoro, della religione, delle attività culturali, ricreative e sportive e agevolando opportuni contatti con il mondo esterno ed i rapporti con la famiglia»;


gli articoli da 5 a 12 della legge 26 luglio 1975, n. 354, dettano una rigorosa disciplina in ordine ai requisiti strutturali minimi degli istituti di pena, prescrivendo che le carceri siano realizzate in modo tale «da accogliere un numero non elevato di detenuti o internati»; che «i locali nei quali si svolge la vita dei detenuti e degli internati devono essere di ampiezza sufficiente»; analoga disciplina prevedono gli articoli da 8 a 13 della raccomandazione del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa del 12 febbraio 1987, recante «Regole minime per il trattamento dei detenuti» e gli articoli da 17.1 a 18.10 della raccomandazione (2006) del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa del 1° gennaio 2006 sulle norme penitenziarie in ambito europeo;


le condizioni di sovraffollamento in cui versa la casa circondariale di Viterbo, l'inadeguatezza delle strutture, la carenza di personale e la scarsa assistenza sanitaria sono già stati oggetto di due separati atti di sindacato ispettivo (n. 4-06612 e 4-03782) depositati in questa legislatura dalla prima firmataria del presente atto e rimasti senza risposta -:


se il Ministro della giustizia sia a conoscenza delle gravi condizioni di disagio che caratterizzano la vita penitenziaria nella casa circondariale di Viterbo;


se, negli ambiti di rispettiva competenza, ritengano opportuno effettuare delle ispezioni all'interno del carcere Mammagialla;


quali urgenti iniziative si intendano assumere al fine di far rientrare l'istituto di pena laziale nella dimensione regolamentare dei posti previsti;


quali provvedimenti di competenza ritengano opportuno adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, al fine di garantire il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione e di migliorare le condizioni della vita penitenziaria nel carcere di Viterbo, cosi da garantire il pieno rispetto dei diritti alla dignità, alla salute ed allo studio dei detenuti;


senon si intenda urgentemente rivedere il numero degli agenti di polizia penitenziaria attualmente assegnato presso il predetto istituto di pena posto che lo stesso risulta attualmente gravemente sottodimensionato;


se non si intenda assumere ogni iniziativa di competenza per aumentare il numero degli educatori, degli psicologi e degli assistenti sociali in servizio presso il predetto istituto di pena, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone recluse;


se ed in che modo si intendano potenziare, all'interno della struttura penitenziaria in questione, le attività di orientamento e formazione al lavoro e di ricerca di posti di lavoro da offrire ai detenuti, in particolar modo per quelli che hanno quasi finito di scontare la pena;


cosa si intenda fare, per quanto di competenza, per garantire il diritto alla salute dei detenuti reclusi nel carcere Mammagialla di Viterbo, anche per tutto ciò che concerne il ripristino di un'adeguata assistenza psicologica e psichiatrica;


per quali motivi i detenuti A.C. e S.G., nonostante le istanze rivolte al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, non siano ancora stati trasferiti presso un istituto di pena prossimo al luogo di residenza dei loro familiari;


quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire al detenuto P.C. il rispetto del suo inalienabile diritto alla salute e per quali motivi lo stesso si trovi ristretto all'interno del reparto alta sorveglianza;


per quali motivi nel carcere di Viterbo vi siano ergastolani che - contrariamente al dettato normativo e regolamentare - continuano a condividere le stesse celle con i detenuti comuni.
(5-08193)