ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07856

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 687 del 18/09/2012
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 4/12648
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 18/09/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 18/09/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 18/09/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 18/09/2012
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 18/09/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 18/09/2012


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 18/09/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 18/09/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-07856
presentata da
RITA BERNARDINI
martedì 18 settembre 2012, seduta n.687

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:

il 4 luglio 2011 il quotidiano La Gazzetta del Sud, in un articolo firmato da Giuseppe Mercurio, ha riportato la notizia che, per la rilevanza in merito al funzionamento della sanità in carcere, la prima firmataria del presente atto, ritiene di dover riportare integralmente: «In carcere senza farmaci, è grave. Aveva subito il trapianto di un rene e non le è stata somministrata la terapia. Il diritto alla salute e quello alle cure mediche deve essere garantito a tutti, sia alle persone libere sia a quelle detenute. Purtroppo però non sempre è così. Troppi i casi di malasanità nelle carceri italiane con detenuti che hanno rischiato e continuano a rischiare la vita nel migliore dei casi e, quelli più sfortunati, che sono morti. Sarebbe proprio un presunto caso di malasanità quello di cui è rimasta vittima Rosa Sacco, 29 anni, residente in viale Isonzo, coinvolta nel novembre 2010 nell'operazione Rinascita, effettuata dalla squadra Mobile della Questura catanzarese e che avrebbe, secondo le accuse, sgominato due associazioni a delinquere dedite al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, principalmente nella zona sud del capoluogo e, qualche settimana fa, nell'operazione Chiosco, effettuata congiuntamente da Polizia e Carabinieri, che ha portato all'arresto per spaccio di droga di 25 persone, al divieto di domicilio in Calabria per altre 10, con 7 indagati a piede libero e 3 ragazzini arrestati su disposizione del Tribunale dei minori. Rosa Sacco, dopo l'operazione Rinascita, è stata trasferita nel carcere di Potenza in quanto colpita dalla misura della custodia cautelare del carcere. Qui la donna avrebbe comunicato ai sanitari che 11 anni fa le era stato impiantato un rene. Un caso fortunato visto che non è facile trovare un organo compatibile. Per questo motivo il suo legale, l'avvocato Antonio Ludovico, ha presentato istanze di scarcerazione sia al giudice per le indagini preliminari sia al tribunale del Riesame per incompatibilità col regime carcerario. Tutte respinte. La giovane donna, quindi, avrebbe dovuto assumere un farmaco, il "Cellcept", due volte al giorno per impedire da parte del suo organismo il rigetto dell'organo trapiantato. Questa terapia che la donna avrebbe dovuto assumere non le sarebbe stata somministrata dai sanitari della casa circondariale. C'è dell'altro. A seguito delle doglianze di Rosa Sacco, i sanitari si sarebbero limitati a somministrare dei tranquillanti. La donna, col passare del tempo, avrebbe notato che le sue condizioni di salute stavano peggiorando progressivamente sino a quando, poco tempo fa, sarebbe caduta a terra priva di sensi. Immediato il trasporto urgente e il ricovero nell'ospedale di Matera dove si trova tuttora ricoverata in gravi condizioni. Proprio per questo motivo non è stato potuto espletare l'interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari di Potenza, La Rocca, dopo l'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare dell'operazione Chiosco, perché, su un certificato medico rilasciato dal primario di nefrologia dell'ospedale di Matera, Rosa Sacco non è in grado di sostenere l'interrogatorio. La donna avrebbe voluto parlare, spiegare la sua posizione ma non è nelle condizioni di farlo. Proprio nei giorni scorsi l'avvocato Antonio Ludovico si è recato nell'ospedale di Matera per verificare di persona le condizioni di salute della sua cliente. "Sono rimasto mortificato e avvilito - ha detto - nel vedere una persona che è quasi un cadavere, riversa in un letto, piena di cerotti nella zona dell'esofago e della gola, e che a stento poteva parlare. La cosa ancora più grave è che la signora Sacco è tornata in dialisi. Ciò significa che la donna rischia di perdere il rene che le era stato impiantato undici anni fa. Questa situazione modificherà irreversibilmente lo stato di vita della signora Sacco e, per questo motivo, presenteremo alla Procura della Repubblica di Potenza un esposto dettagliato, denunciando i sanitari della casa circondariale di Potenza che non avrebbero permesso le cure mediche del caso e di tutti i sanitari che hanno avuto in cura la donna in questi mesi, che sono stati sordi a tutti gli appelli che ha fatto la mia assistita che, sistematicamente, tutti i giorni denunciava il fatto che stava malissimo e che non doveva interrompere la terapia. Ora, sul suo comodino all'ospedale di Matera c'è proprio una confezione di 'Cellcept', il farmaco che le sarebbe stato negato. Ovviamente, nomineremo un consulente, chiederemo una perizia al giudice e non arretreremo davanti a nulla. Anche perché non è possibile, dopo la fatica fatta per trovare in passato un rene compatibile, che tutto questo lavoro per far stare bene una persona sia stato vanificato, secondo noi, da una mancata somministrazione dei farmaci adatti. Per non parlare del dolore dei familiari che si sono trovati la Sacco in dialisi. Sarà innocente o colpevole ma ciò non autorizza nessuno a negare le cure mediche del caso. Non è assolutamente accettabile"»;

inoltre, sempre per rimanere nel tema della sanità nelle carceri lucane, la prima firmataria del presente atto, è venuta a conoscenza di un altro episodio riguardante, questa volta, il carcere di Matera, vicenda che ha avuto per protagonista il detenuto extracomunitario, Camara Naw;

il 27 giugno 2011, Camara Naw che, particolare non irrilevante, tra pochissimi giorni avrà concluso il suo fine pena, si ustiona gravemente nel carcere di Matera. Dopo il ricovero in ospedale, il detenuto viene nuovamente tradotto in carcere il 2 luglio. Le prescrizioni dei sanitari ospedalieri prevedono una medicazione da farsi in carcere il 4 luglio e una seconda medicazione da effettuarsi in ospedale il 6 luglio;

in base a quanto appreso dall'interrogante, sembrerebbe che in un primo momento i sanitari del carcere di Matera abbiano disposto che il detenuto venisse medicato direttamente nella cella, in un ambiente tutt'altro che sterile e che solo a seguito del rifiuto opposto dall'infermiere incaricato, Camara Naw sia stato medicato nell'infermeria del carcere, ambiente anche questo tutt'altro che idoneo in caso di ustioni così gravi -:

se quanto descritto in premessa corrisponda al vero;

se risultino i motivi per i quali alla signora Rosa Sacco siano stati negati i farmaci antirigetto;

se si intenda svolgere un'indagine amministrativa interna per chiarire come si siano svolti i fatti che hanno portato la signora Rosa Sacco a mettere così seriamente in pericolo la sua salute e la vita stessa;

quanto alla vicenda di Camara Naw, se siano note le ragioni per le quali è stata disposta la medicazione in luoghi non sterili del carcere;

quale sia lo stato di salute attuale del detenuto e se sia stata effettuata la medicazione in ospedale prevista per il 16 luglio;

quale sia lo stato della sanità nelle due carceri lucane, se siano forniti ai detenuti malati i farmaci necessari e praticate le cure di cui hanno bisogno nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza. (5-07856)