MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:
dall'articolo «La procura di Roma indaga sul conto dello IOR in Germania» apparso su Il fatto quotidiano del 21 marzo a firma di Marco Lillo si apprende che:
il 6 settembre del 2010 lo IOR (Istituto per le Opere di religione) presieduto da Ettore Gotti Tedeschi ha ordinato al Credito Artigiano di trasferire 23 milioni alla Jp Morgan di Francoforte (20 milioni) e alla Banca del Fucino per 3 milioni. Lo IOR pretendeva che la banca omettesse le comunicazioni previste dalla normativa antiriciclaggio italiana;
per questa ragione la procura chiese il sequestro e da allora indaga il presidente e il direttore generale dello IOR. Per sbloccare i fondi c'è voluto di fatto un motu proprio del Papa del dicembre del 2010. La nuova legge creava l'AIF, l'Autorità di informazione finanziaria che avrebbe dovuto collaborare con l'UIF italiano utilizzando propri poteri di ispezione sullo IOR e gli altri enti vaticani;
inizialmente sembrava filare tutto liscio: la prima richiesta di informazioni inoltrata dall'UIF ottenne una risposta a tempo di record dall'AIF, presieduta da un cardinale autorevole come Attilio Nicora. Per premiare il cambio di direzione i pm romani nel giugno del 2011 diedero il loro parere favorevole al dissequestro dei 23 milioni. Da quel momento però la collaborazione non ha più dato risultati;
lo IOR non ha più fornito informazioni all'AIF sulle informazioni relative a rapporti precedenti all'aprile del 2011, data di entrata in vigore della legge della Santa Sede. Poi il 25 gennaio un secondo colpo di scena: con un decreto il Vaticano, su input del Segretario di Stato Tarcisio Bertone, ingrana la retromarcia: l'AIF perde i poteri di ispezione che tornano sotto il dominio della Segreteria di Stato;
nel frattempo la Banca d'Italia impone agli istituti italiani di chiedere allo IOR il nome del reale titolare dei soldi movimentati e con una serie di bonifici per decine e decine di milioni di euro i soldi del Vaticano lasciano le banche italiane, come l'Unicredit ex Banca di Roma, e volano a Francoforte alla banca Jp Morgan;
lo IOR, per effettuare i suoi bonifici milionari che alimentano l'attività delle Congregazioni usa un conto acceso presso l'unico sportello della banca americana Jp Morgan in Italia. Il conto 1365 presso la filiale di Milano però si muove in modo particolare: in forza di una clausola contrattuale il saldo di fine giornata deve essere sempre riportato a zero e il suo contenuto refluisce sul conto IOR a Francoforte;
di fatto è il cavallo di Troia attraverso il quale lo IOR opera in Italia: i movimenti nell'arco di un anno e mezzo superano il miliardo e mezzo. Nell'ottobre 2011, la Procura di Roma scopre l'inghippo e chiede all'UIF - l'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia - di intervenire;
gli ispettori della Banca d'Italia chiedono informazioni sui reali intestatari dei soldi movimentati dallo IOR. Jp Morgan gira le richieste allo IOR che risponde negativamente. Il 15 febbraio, per evitare guai, Jp Morgan comunica a IOR la chiusura definitiva del conto a far data dal 30 marzo 2012;
i pm romani vogliono conoscere tutti i movimenti del conto corrente dello IOR presso la Jp Morgan di Francoforte e quindi hanno inoltrato una prima richiesta di rogatoria internazionale alle autorità tedesche tramite il Ministero della giustizia;
quattro mesi fa però le autorità federali tedesche hanno negato la loro collaborazione con una risposta cortese ma ferma, ispirata probabilmente più da ragioni politiche che tecniche. I magistrati romani non si sono dati per vinti e stanno tentando di ottenere il medesimo risultato utilizzando un canale alternativo: l'UIF, cioè l'Ufficio di informazione finanziaria della Banca d'Italia, che ha già inoltrato la sua richiesta al corrispondente organismo tedesco -:
se sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;
se e quali iniziative possa o intenda assumere e in particolare se non intenda adottare ogni iniziativa sul piano diplomatico perché da una parte lo Stato Vaticano e, per altro verso quello tedesco, offrano la più ampia collaborazione all'autorità giudiziaria italiana. (5-07143)