ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07048

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 647 del 11/06/2012
Firmatari
Primo firmatario: DE TORRE MARIA LETIZIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 11/06/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SIRAGUSA ALESSANDRA PARTITO DEMOCRATICO 12/06/2012
DE PASQUALE ROSA PARTITO DEMOCRATICO 12/06/2012


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA delegato in data 11/06/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 11/06/2012

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 12/06/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-07048
presentata da
MARIA LETIZIA DE TORRE
lunedì 11 giugno 2012, seduta n.647

DE TORRE, SIRAGUSA e DE PASQUALE. -
Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- - Per sapere - premesso che:

nei giorni scorsi sul sito on line del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è stata pubblicata una bozza, datata 30 maggio 2012, relativa alle «Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione» che risulta ancora in via di definizione;

tale bozza intende aggiornare le precedenti «indicazioni» emanate nel settembre 2007, che giungono, come si evince dal decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2009 a scadenza naturale il 31 agosto 2012. Nel farlo, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha tenuto conto dei vari elementi di novità intervenuti in questi ultimi cinque anni nel quadro culturale (adozione del quadro delle qualifiche europee, EQF, nel 2008; documento di orientamento sull'apprendimento in contesti plurilingue e interculturali, nel 2010);

le «indicazioni» emanate nel 2007 si aprivano con un'ampia e pregnante introduzione che, parte integrante e inscindibile dal testo, definiva puntualmente e dava conto del contesto culturale ampliato della scuola che la rende necessariamente attenta alla dimensione «glocale», alla pluralità di culture e all'interazione tra le stesse che il sistema scolastico italiano deve avere per una «elaborazione dei saperi necessari a comprendere l'attuale condizione dell'uomo planetario, definita dalle molteplici interdipendenze fra locale e globale». Di fatto, venivano tracciate le linee in cui: la scuola italiana nel nuovo scenario mondiale, la centralità della persona in funzione di una nuova cittadinanza e di un nuovo umanesimo, rappresentavano la cornice per un'impostazione aperta all'innovazione in linea con i bisogni formativi delle nuove generazioni;

a titolo esemplificativo, nel capitolo dedicato all'insegnamento della Storia, le «indicazioni» del 2007 sottolineavano e ribadivano più volte il concetto che «la formazione di una società multietnica e multiculturale ha portato con sè la tendenza a trasformare la storia da disciplina di studio a luogo di rappresentanza delle diverse identità, con il rischio di comprometterne il carattere scientifico e, conseguentemente, di diminuire la stessa efficacia formativa del curricolo». (...) [Ma] «il ragionamento critico sui fatti essenziali relativi alla storia italiana ed europea, in questo contesto, si rivela altamente positivo e costituisce una buona base per avviare il dialogo fra le diverse componenti di una società multiculturale e multietnica e permette di aprire la scuola a un confronto sereno ed educativo sui temi delle identità e delle differenze». Infatti, l'approccio all'insegnamento della storia, era volto ad un'apertura ad una storia mondiale, nella quale il locale e il nazionale dovevano contestualizzarsi. A questo si aggiunga il fatto che per la prima volta nella storia della Repubblica, un programma di storia era stato sottoposto alla revisione delle associazioni professionali degli storici;

tra la bozza pubblicata on line e le «indicazioni» 2007, è, tuttavia, nel capitolo dedicato all'insegnamento della lingua italiana e delle lingue comunitarie che più si evince un diverso approccio e una scarsa attenzione alle implicazioni connesse allo sviluppo di una cittadinanza plurale ed unitaria, fondata sul riconoscimento delle proprie tradizioni e radici storiche, laddove le linee guida delle «indicazioni» contenute nella bozza sono considerate meri «strumenti necessari ad un'alfabetizzazione funzionale», sottovalutando e minimizzando un aspetto significativo relativo al fatto che nel nostro Paese «l'apprendimento della lingua avviene oggi in uno spazio antropologico caratterizzato da un varietà di elementi: la persistenza, anche se quanto mai ineguale e diversificata, della dialettofonia; la ricchezza e la varietà delle lingue minoritarie; la compresenza di più lingue anche extracomunitarie. Tutto questo comporta che nell'esperienza di molti studenti l'italiano rappresenti una seconda lingua»;

nella profonda trasformazione epocale che attraversiamo, il compito più significativo della scuola è quello di offrire conoscenze sempre più interculturali, interdisciplinari, come «premessa indispensabile per l'esercizio consapevole di una cittadinanza nazionale, europea e planetaria» [in quanto] «oggi la scuola italiana può proporsi concretamente un tale obiettivo, contribuendo con ciò a creare le condizioni propizie per rivitalizzare gli aspetti più alti e fecondi della nostra tradizione (...) nei quali l'incontro fra culture diverse ha saputo generare l'idea di un essere umano integrale, capace di concentrare nella singolarità del microcosmo personale i molteplici aspetti del macrocosmo umano» (Indicazioni 2007). Ma la necessità di coniugare l'ambizione di un tale programma - sicuramente articolato e vasto - con una semplificazione della trattazione, non può, tuttavia, contrastare con gli ideali enunciati in una prospettiva culturale di ampio respiro, destinata probabilmente, a rimanere nel tempo. Proprio per questo, le indicazioni devono contenere e offrire una visione «alta», non priva di mete ideali alle quali chiamare la scuola;

la necessità di coniugare l'ambizione di dare alle indicazioni nazionali per il curricolo una valenza alta e prospettica con la semplicità e la chiarezza che permetta alle Istituzioni scolastiche autonome di declinare programmi efficaci, è una sfida che incrocia la formazione iniziale e continua di docenti e dirigenti e l'oggettiva autonomia didattica, organizzativa e di ricerca delle scuole. Ma è una sfida che non può essere elusa, riducendo o banalizzando le Indicazioni. Anzi, esse possono e devono trasmettere una prospettiva culturale di ampio respiro, destinata, probabilmente, a svilupparsi nel tempo e a far crescere continuamente la capacità culturale della scuola. Proprio per questo, le indicazioni devono contenere e offrire una visione «alta», non priva di mete ideali da mettere a disposizione non solo delle istituzioni scolastiche, per quel vasto compito educativo a cui tutto il Paese è chiamato -:

perchè si sia deciso di pubblicare on line la nuova formulazione delle «indicazioni», ancorchè in forma di bozza, con una introduzione mancante - «testo da definire» - e perchè si è eliminato il capitolo «Cultura, scuola persona» esplicativo e propedeutico alla lettura del testo di cui introduceva la filosofia di fondo; perchè si sia scelto di modificare radicalmente le indicazioni 2007, mentre il processo prevedeva che prima di trasformarlo in regolamento si dovessero per due anni solamente «raccogliere suggerimenti, valorizzare le buone pratiche e favorire processi di condivisione e di sostegno»;

quale scelta culturale abbia provocato il cambio di rotta rispetto alle discipline storiche; perchè lo si sia fatto senza alcun documento di indirizzo e senza tenere conto che vi era stato una unanime validazione delle associazioni professionali degli storici; perchè, in particolare, sia venuto a cadere l'approccio che sullo scenario di una lettura vasta, mondiale, della storia umana contestualizzava eventi locali e nazionali, con il risultato di conferire allo studio del patrimonio e della storia nazionale un valore di fatto identitario ed esclusivo; perchè sia stata abbandonata la premessa interdisciplinare geo-storico-sociale che dava valore didattico all'accorpamento delle ore di storia e geografia;

perchè, più specificamente, nel capitolo dedicato all'insegnamento della storia, non si evinca più una visione rispettosa del contesto multietnico e multiculturale che caratterizza la realtà scolastica italiana; perchè l'educazione ad una cittadinanza attiva resti confinata esclusivamente «all'acquisizione di conoscenze legate ai rapporti tra istituzioni e società, le differenze di genere, le forme statuali, i processi di democratizzazione» (bozza 2010); per quale motivo siano state abbandonate le raccomandazioni a distinguere fra storia e memoria, necessarie in un momento di larghissimo uso pubblico - anche da parte politica - degli eventi storici; perchè, infine, manchi totalmente la previsione di una metodologia didattica che porti l'alunno ad imparare a «confrontare società, a studiare la portata di fatti di grande ampiezza temporale e geografica»;

quale sia la logica utilizzata nel decidere di ridurre la lingua a strumento necessario ad una alfabetizzazione funzionale (bozza 2012, pagina 20), anzichè, come era nelle indicazioni 2007 e come viene indicato dal Consiglio d'Europa (che il gruppo di lavoro scrive di aver recepito) a «strumento utile alla formazione della persona, allo sviluppo delle potenzialità individuali (...) al rispetto e all'apertura verso la diversità delle lingue e delle culture in una società multilingue e multiculturale» (Guida per lo sviluppo e l'attuazione di curricoli per una educazione plurilingue e interculturale del Consiglio d'Europa 2010).(5-07048)