BINETTI, NUNZIO FRANCESCO TESTA e DE POLI. -
Al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:
l'istituto creato e diretto da Giovanni Bollea, padre fondatore della neuropsichiatria infantile italiana morto poco più di un anno fa, rischia di chiudere e a darne l'allarme è il personale del centro che ha inscenato, il 27 febbraio 2012 un vero e proprio funerale, nella struttura da lui creata;
la persistente carenza di organico medico specialistico e di personale assistenziale rende difficile il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza (ricoveri ordinari e diurni, copertura dei turni di presenza pomeridiana e notturna, ricoveri d'urgenza e consulenze al DEA centrale e pediatrico), presso l'istituto di neuropsichiatria infantile del policlinico Umberto I di Roma, che era il punto di riferimento per tutto il centro-sud e che ancora oggi, in carenza di risorse - ci sono solo 10 neuropsichiatri infantili - garantisce seimila visite ambulatoriali e più di 700 ricoveri l'anno;
Ugo Sabatello, responsabile degli interventi di psicoterapia con bambini, adolescenti e genitori, dichiara che: «La situazione attuale è che stiamo morendo per consunzione, le persone che vanno in pensione non vengono sostituite e i contratti a termine non sono rinnovati. Di questo passo, anziché ampliarsi, il servizio che fa da punto di riferimento per tutto il centro-sud rischia di sparire»;
un mese fa i ricoveri d'urgenza sono stati sospesi a causa della carenza di personale perché, secondo quanto dichiarano medici ed infermieri: non si riesce più a rispondere alle sempre più pressanti richieste di aiuto e assistenza dei nostri piccoli utenti e delle loro famiglie. Già ora i tempi di attesa arrivano a sei mesi, e la situazione peggiora nel tempo;
i dati epidemiologici rilevati nel 2005 nella regione Lazio indicano che gli accessi di minori con diagnosi principale psichiatrica ai dipartimenti di emergenza è pari a circa 2.500 casi. Di questi solo l'1 per cento è ricoverato in un reparto di neuropsichiatria infantile. Una stima conservativa del numero complessivo di ricoveri riferibili a condizioni di emergenza psichiatrica per la fascia di età 12-17, in reparti che non sono di neuropsichiatria infantile ha individuato 123 casi. Di questi circa il 26 per cento si trovava in un reparto psichiatrico per adulti (SPDC), il 41,5 per cento in pediatria e il resto in altri reparti medici e chirurgici. In Europa per l'emergenza psichiatrica in età evolutiva ci sono circa 15 posti letto ogni 100.000 abitanti, nel Lazio solo 1,3;
il disagio dell'istituto di neuropsichiatria infantile si riverbera su tutto il sistema scolastico in cui questi bambini sono inseriti, in cui si indebolisce, in alcuni casi addirittura scompare, la supervisione del lavoro riabilitativo svolto in maniera coordinata dall'insegnante con i terapisti della neuro psicomotricità dell'età evolutiva, con i logopedisti, e altri con un accentuarsi dei dubbi negli operatori e un aumento delle tensioni a cui questi bambini sono sottoposti in famiglia e a scuola;
la carenza di personale obbliga, inoltre, gli operatori a ridurre i tempi di attenzione per ogni singolo bambino, dovendo spesso fare scelte drammatiche tra un'attenzione ottimale offerta solo ad alcuni e un'attenzione generalizzata estesa ad un numero più elevato di bambini; il conflitto tra quantità e qualità è particolarmente mortificante per chi opera in un contesto universitario -:
se non ritenga necessario attuare ogni utile iniziativa anche normativa volta ad assicurare il diritto alla prevenzione, cura e riabilitazione, all'adeguatezza ed efficacia nelle strutture sanitarie pubbliche nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza. (5-06471)