ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/05813

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 560 del 14/12/2011
Firmatari
Primo firmatario: FERRANTI DONATELLA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 14/12/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ORLANDO ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 14/12/2011
TULLO MARIO PARTITO DEMOCRATICO 14/12/2011


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 14/12/2011
Stato iter:
22/12/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 22/12/2011
Resoconto FERRANTI DONATELLA PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 22/12/2011
Resoconto ZOPPINI ANDREA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 22/12/2011
Resoconto FERRANTI DONATELLA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 22/12/2011

SVOLTO IL 22/12/2011

CONCLUSO IL 22/12/2011

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-05813
presentata da
DONATELLA FERRANTI
mercoledì 14 dicembre 2011, seduta n.560

FERRANTI, ANDREA ORLANDO e TULLO. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:

sono passati ormai quindici mesi dal deposito della sentenza d'appello relativa ai fatti verificatisi a Genova presso la scuola Diaz nella notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001, poco dopo la conclusione del vertice del G8 a Genova;

ad oggi risulta che, a distanza di tutto questo tempo, gli atti del processo non sono stati ancora trasmessi alla Corte di cassazione;

un ritardo di questa portata rischia di avviare tutti i reati oggetto del giudizio verso la prescrizione, il che è particolarmente grave se si considera che in quel procedimento alti funzionari dello Stato sono stati accusati di aver commesso delitti in danno di cittadini inermi e che tra questi delitti vi sono anche la calunnia e il falso: reati che, se attribuiti a rappresentanti delle forze dell'ordine, comportano lo sviamento dai fini istituzionali delle delicatissime funzioni pubbliche che agli stessi sono assegnate;

si tratta di un ritardo che, oltre a contravvenire alle norme della Corte europea dei diritti dell'uomo, rischia di vanificare, stante il concreto rischio di prescrizione, dieci anni di indagini difficilissime;

dei due reati non ancora ad oggi prescritti (falsi e lesioni gravi), il falso si prescriverà agli inizi del 2013 e considerata la delicatezza della vicenda e possibili lungaggini in corso d'opera, un anno potrebbe non essere sufficiente alla Corte di cassazione per pronunciarsi;

a questo deve aggiungersi che, come più volte affermato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, ogni Stato aderente alla convenzione deve adoperarsi affinché i giudizi penali aventi ad oggetto maltrattamenti commessi dai propri rappresentanti nell'esercizio delle loro funzioni non siano soggetti a prescrizione e non possano essere coperti da provvedimenti di amnistia ed indulto;

secondo la Corte di Strasburgo, infatti, perché i cittadini possano riporre fiducia nello Stato e il patto tra i consociati sia salvaguardato è di fondamentale importanza che eventuali lesioni dei diritti, soprattutto se attribuite a comportamenti posti in essere dai rappresentanti delle istituzioni abbiano una sanzione effettiva;

sicuramente possono aver avuto un rilievo importante i vuoti di organico che da sempre affliggono la cancelleria della corte d'appello di Genova, ma verosimilmente un ritardo simile evidenzia carenze organizzative e mancanze nei poteri di impulso e verifica dei criteri di priorità al personale amministrativo, tanto che ad oltre un anno dal deposito della sentenza di secondo grado, risultano non ancora eseguite notificazioni che nei precedenti gradi di giudizio erano state perfezionate in poco più di cinque mesi e ciò avviene in un procedimento che non vede imputate persone irreperibili o di incerta identificazione, bensì alti funzionari dello Stato della cui concreta reperibilità non si può ragionevolmente dubitare;

non è noto quali concrete iniziative siano state adottate, ma ad oggi, sono passati ancora sei mesi; il presidente della corte d'appello ha dichiarato alla stampa - «mancano ancora 15 ricevute di notifiche», eppure, incredibilmente, si sostiene che c'è solo da «aspettare» e ci si spinge a concludere che « tutto ciò che doveva essere fatto, è stato fatto» -:


se il Ministro possa fornire chiarimenti in merito ai motivi che sottendono ad un tale irragionevole ritardo e se, nell'ambito delle sue proprie prerogative, non ritenga di dover compiere i passi necessari per contribuire a garantire il regolare e tempestivo svolgimento del giudizio di legittimità, poiché ogni lesione del diritto, infatti, da chiunque commessa, deve poter avere una risposta giurisdizionale efficace, rigorosa e credibile ed è compito dello Stato, tutto, adoperarsi perché ciò avvenga. (5-05813)