FUGATTI, COMAROLI e FORCOLIN. -
Al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:
lo sviluppo del sistema industriale non può prescindere dal supporto del sistema creditizio, in termini di finanziamento sia della gestione corrente, sia degli investimenti; nell'attuale congiuntura, poi, il credito diventa per tutte le imprese e soprattutto per le piccole e medie, addirittura essenziale;
la genesi della pesante crisi economico-finanziaria che ha investito i mercati di tutto il mondo ha aperto la discussione sulla patrimonializzazione degli istituti di credito e sugli eccessivi livelli di rischio che questi ultimi assumono;
già un anno fa il Comitato dei Governatori delle banche centrali europee ha
riscritto l'accordo cosiddetto «Basilea 2» per arrivare al «Basilea 3», che mira a rafforzare il patrimonio delle banche, al fine di scongiurare nuove catastrofi finanziarie;
nei giorni scorsi, dopo il Consiglio europeo informale di mercoledì 26 ottobre 2011, il tema dei requisiti patrimoniali delle banche degli Stati europei è tornato di attualità; i Governi dell'Unione europea hanno concordato la necessità di elevare l'indice di Core Tier 1 al 9 per cento, dopo aver valutato a prezzi di mercato tutti i titoli del debito pubblico in portafoglio;
il rispetto dei nuovi requisiti fissati dalla European Banking Authority comporterebbe una ricapitalizzazione pari a circa 14,7 miliardi di euro per gli istituti di credito italiani, i quali sarebbero penalizzati dalla notevole quantità di bot e btp che detengono in portafoglio, con la conseguenza di dover aumentare il capitale aggiuntivo necessario per rispettare i nuovi limiti europei; la prospettiva per le banche italiane potrebbe essere, quindi, quella di restringere l'erogazione del credito verso le imprese, con conseguenze disastrose per l'economia, in un momento in cui le necessità del sistema industriale sono proprio opposte: l'alternativa sarebbe quella, come paventa anche Giovanni Bazoli, Presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo e membro dell'esecutivo ABI, di nazionalizzare il nostro sistema bancario o consentire l'ingresso nel capitale delle nostre banche ai grandi gruppi stranieri;
il rispetto dei nuovi requisiti patrimoniali penalizzerebbe eccessivamente gli istituti di credito italiani, che presentano sicuramente una struttura di bilancio meno rischiosa rispetto, ad esempio, agli istituti francesi; se, infatti, si considera la percentuale di titoli tossici detenuti dal sistema europeo, possiamo notare come, su un totale di circa 340 miliardi di titoli tossici detenuti dalle banche europee, solo il 4 per cento è in Italia, con un'incidenza di questi titoli sul patrimonio di vigilanza pari al 10 per cento, quindi molto bassa; il tutto a fronte di pesanti aiuti finanziari che i sistemi creditizi di altri Paesi europei hanno ricevuto e stanno ricevendo dai Governi nazionali e dalle autorità europee -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, sia a livello europeo, sia a livello nazionale, per tutelare e rafforzare il sistema creditizio italiano, sicuramente meno esposto a rischi rispetto ad altri sistemi europei, in modo da prevenire la possibile contrazione del credito verso il sistema industriale o, peggio, l'ingresso dei capitali pubblici o dei capitali dei grossi gruppi bancari stranieri nel capitale delle banche stesse.
(5-05649)