ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05231

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 511 del 02/08/2011
Firmatari
Primo firmatario: DE TORRE MARIA LETIZIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 02/08/2011


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA delegato in data 02/08/2011
Stato iter:
20/12/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 20/12/2011
Resoconto UGOLINI ELENA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
 
REPLICA 20/12/2011
Resoconto DE TORRE MARIA LETIZIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 02/08/2011

DISCUSSIONE IL 20/12/2011

SVOLTO IL 20/12/2011

CONCLUSO IL 20/12/2011

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-05231
presentata da
MARIA LETIZIA DE TORRE
martedì 2 agosto 2011, seduta n.511

DE TORRE. -
Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- Per sapere - premesso che:


nell'anno scolastico 2009-2010 tre ragazzi down (uno di 16 e due di 18 anni) che frequentavano rispettivamente la seconda e la terza liceo scientifico di Gorizia con buoni risultati grazie all'utilizzo della comunicazione facilitata (CF) quale forma di comunicazione aumentativa e alternativa a quella verbale (AAC - augmentative and alternative communication) mediante la quale, riuscendo a riorganizzare le funzioni neuropsicologiche compromesse dalla loro patologia, hanno potuto dimostrare di possedere capacità di pensiero e di rielaborazione dei contenuti trasmessi dalla scuola;

i docenti di sostegno si erano resi disponibili a sperimentare la comunicazione facilitata quale forma di AAC e i docenti delle diverse discipline avevano valutato molto positivamente il profitto raggiunto, tanto da orientare la sedicenne al liceo scientifico di Monfalcone (Gorizia) e da certificare, nel caso di uno dei diciottenni e della sedicenne, la loro idoneità ad affrontare il triennio;

i problemi sono cominciati quando la scuola, nonostante i buoni risultati conseguiti in precedenza, su indicazione dell'ufficio scolastico provinciale (che tra l'altro non ha alcuna competenza per entrare nel merito dell'autonomia didattica), ha deciso di non continuare nell'applicazione della comunicazione facilitata quale forma di AAC, creando notevoli difficoltà ai ragazzi, non più messi in condizione di esprimere i loro saperi coadiuvati da uno strumento a loro congeniale e obbligati a svolgere tutto in autonomia qualora avessero voluto proseguire con il programma della classe. In alternativa, avrebbero dovuto accettare il percorso differenziato. Il rendimento scolastico è precipitato con grossissimi danni a livello psicologico per i ragazzi;

non è stato possibile trovare un soluzione accettabile per i ragazzi e, per il loro benessere, le famiglie della sedicenne e di uno dei diciottenni li hanno ritirati dal liceo che frequentavano a Gorizia per iscriverli allo scientifico di Cervignano (Udine), scuola che, in un primo tempo, si era dichiarata disponibile ad avviare una sperimentazione sulla comunicazione facilitata quale forma di AAC con l'appoggio dell'azienda sanitaria;

con il nuovo anno le cose sono cambiate in modo radicale, riproducendosi inspiegabilmente nel liceo di Cervignano le stesse chiusure rispetto alla sperimentazione della comunicazione facilitata subite nelle scuole dell'anno precedente e peggiorando sensibilmente la situazione già precaria della sedicenne nella scuola che continuava a frequentare;

di fronte a questa situazione, l'Associazione di volontariato onlus «diritto di parola» di Gorizia, formata da genitori di ragazzi disabili, ha organizzato, nel mese di maggio 2010, un convegno pubblico con vari esponenti di livello nazionale per avere un confronto e dare la possibilità a chi non riteneva utile l'utilizzo della comunicazione facilitata quale forma di AAC di esporre le proprie perplessità. Erano stati invitati tutti i rappresentanti scolastici sia provinciali che regionali che hanno tutti declinato ufficialmente l'invito;

la suddetta associazione ha, inoltre, fatto richiesta di ispezione alla scuola al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ma tale richiesta è stata girata all'ufficio scolastico regionale che ha designato il provveditore, che non riconosceva l'utilità della comunicazione facilitata quale forma di AAC, tanto che già al momento dell'iscrizione dei ragazzi al liceo ne aveva preannunciato il fallimento perché «questi ragazzi non possono pensare di avere le necessarie capacità cognitive»;

come per l'anno scolastico precedente, anche per il 2009-2010, si poteva svolgere con l'insegnante di sostegno un progetto, oltretutto già sovvenzionato, per apprendere la tecnica della comunicazione facilitata quale forma di AAC, ma tale possibilità è stata scartata a priori dalla direzione;

nel mese di settembre 2010, con la nomina del suddetto provveditore a provveditore a Udine, si è determinato un immediato cambiamento di atteggiamento del preside del liceo di Cervignano che si era dichiarato disponibile ad avviare una sperimentazione della comunicazione facilitata con l'appoggio dell'azienda sanitaria e che da quel momento è stato condizionato dalle direttive provenienti dall'ufficio scolastico provinciale, quali il divieto di utilizzo della tecnica della comunicazione facilitata quale forma di AAC, non accettazione di facilitatori esterni, verifiche in autonomia, e altro;

dopo un quadrimestre in cui i ragazzi non sono stati valutati, sebbene svolgessero le verifiche, a marzo è stato proposto un programma differenziato o, in caso di PEI per obiettivi minimi, verifiche uguali a quelle della classe «per tipologia, contenuti e tempi» da svolgere in autonomia senza l'ausilio della comunicazione facilitata;

la mamma di uno dei ragazzi affetti dalla sindrome di down nei mesi scorsi ha avuto un incontro con alcuni funzionari del Ministero i quali hanno confermato che tutte le azioni svolte dalla scuola non corrispondono a quanto previsto dalla normativa, ma si sono dichiarati impossibilitati ad intervenire presso la direzione regionale, considerata di pari grado rispetto al Ministero. In ogni caso, uno dei funzionari ha telefonato al dirigente del Liceo di Cervignano, ma il suo intervento non è servito a modificare l'atteggiamento verso i ragazzi;

ogni verifica dei ragazzi è diventata pertanto un fallimento, una sequela di voti pesantemente negativi che lede l'autostima dei ragazzi. Ciò naturalmente è imputato dalle scuole alle famiglie, «colpevoli» di non riconoscere la disabilità dei propri figli, quasi che queste avessero rifiutato la certificazione e il conseguente sostegno, ovvero come se il sostegno equivalesse tout-court alla differenziazione del programma e non appunto alla messa in atto di tutti quei supporti ritenuti utili a colmare il gap che la disabilità comporta;

oltre ai voti negativi, ciò che è peggio è che i ragazzi hanno iniziato a sentire attorno a sé un clima di sospetto. Ciò li ha fatti precipitare in uno stato di sofferenza fino alla depressione, certificata dal neuropsichiatra che ha in cura uno dei ragazzi e che ha, inoltre, raccomandato come indispensabile il proseguimento dell'utilizzo della comunicazione facilitata per permettere alla sua paziente «livelli di apprendimento adeguati alle sue indubbie potenzialità». Anche la direzione dell'A.S.S. di Gorizia, pur non potendo validare lo strumento della comunicazione facilitata in quanto di competenza scolastica, con una nota diretta al dirigente scolastico dell'istituto di Cervignano frequentato da una delle ragazze, ha ritenuto di equiparare la «comunicazione facilitata» agli altri ausilii utilizzati nel campo della disabilità e quindi di non ritenerne d'ostacolo l'utilizzo, come peraltro previsto dalla normativa per quanto attiene alla possibilità di impiego di mezzi e strumenti alternativi a quelli tradizionali, come la comunicazione aumentativa e alternativa a quella verbale;

per cercare di risolvere queste situazioni e consentire non solo a questi tre ragazzi ma anche a tutti quelli che necessitano di tecniche alternative per comunicare e svolgere il lavoro scolastico, l'Associazione ha avviato una petizione popolare a livello nazionale, e sono già state raccolte oltre 5.000 firme online;

lo scorso mese di aprile le due ragazze affette da sindrome di down, su consiglio dei rispettivi specialisti che le hanno in cura hanno smesso di frequentare la scuola per tutelare la loro salute psicofisica, fortemente compromessa dalle continue frustrazioni subite a scuola. Per il ragazzo, invece, i genitori hanno alla fine accettato il PEI differenziato;

nel frattempo, l'Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia nelle linee guida per l'«integrazione», fatte approvare dai vari gruppi di lavoro interistituzionali provinciali, ha esplicitamente previsto che «eventuali altre tecniche di intervento che non siano il PEI proposte da soggetti esterni all'istituzione privi di accreditamento formativo non rientrano nelle competenze professionali obbligatoriamente richieste all'insegnante di sostegno e/o di classe (punto 9 - linee guida: criteri regionali per assegnazione degli interventi di sostegno - ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia - direzione generale, Udine, 4 aprile 2011);

è palese che un ufficio amministrativo non possa dare indicazioni ai docenti sulle scelte didattiche e il punto 9 delle suddette linee guida non può impedire ad un docente che lo ritenga valido, un metodo di valutazione diverso da quelli ufficiali, laddove non espressamente vietato. È vero che, se trattasi di interventi non convalidati, non possono essere imposti ai docenti; ma non possono neppure essere vietati a chi li ritenga validi, stante il diritto di libertà di insegnamento che comporta anche la libertà di valutazione;

nelle linee guida 2009 per l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità del Ministero dell'istruzione, viene espressamente indicato al punto 2) La corresponsabilità educativa e formativa dei docenti: «La progettazione degli interventi da adottare riguarda tutti gli insegnanti perché l'intera comunità scolastica è chiamata ad organizzare i curricoli in funzione dei diversi stili o delle diverse attitudini cognitive, a gestire in modo alternativo le attività d'aula, a favorire e potenziare gli apprendimenti e ad adottare i materiali e le strategie didattiche in relazione ai bisogni degli alunni. Non in altro modo sarebbe infatti possibile che gli alunni esercitino il proprio diritto allo studio inteso come successo formativo per tutti, tanto che la predisposizione di interventi didattici non differenziati evidenzia immediatamente una disparità di trattamento nel servizio di istruzione verso coloro che non sono compresi nelle prassi educative e didattiche concretamente realizzate. Conseguentemente il Collegio dei docenti potrà provvedere ad attuare tutte le azioni volte a promuovere l'inclusione scolastica e sociale degli alunni con disabilità, inserendo nel Piano dell'offerta formativa la scelta inclusiva dell'istituzione scolastica e indicando le prassi didattiche che promuovono effettivamente l'inclusione (gruppi di livello eterogenei, apprendimento cooperativo, eccetera). I Consigli di classe si adopereranno pertanto al coordinamento delle attività didattiche, alla preparazione dei materiali e a quanto può consentire all'alunno con disabilità, sulla base dei suoi bisogni e delle sue necessità, la piena partecipazione allo svolgimento della vita scolastica nella sua classe» e in relazione alle strategie didattiche e agli strumenti (punto 2.2) viene esplicitato: «La progettualità didattica orientata all'inclusione comporta l'adozione di strategie e metodologie favorenti, quali l'apprendimento cooperativo, il lavoro di gruppo e/o a coppie, il tutoring, l'apprendimento per scoperta, la suddivisione del tempo in tempi, l'utilizzo di mediatori didattici, di attrezzature e ausili informatici, di software e sussidi specifici»;

pur non essendo la comunicazione facilitata un metodo comunicativo ad oggi validato scientificamente, è stato rilevato da varie associazioni di familiari di persone con disabilità grave e da alcuni esperti e specialisti in disabilità grave, che l'utilizzo della comunicazione facilitata quale forma di AAC nel 5 per cento dei casi tale metodo produce risultati positivi, documentati sperimentalmente, a tal punto che la provincia di Roma, ancora nel 2006, ne ha finanziato la sperimentazione con un progetto dal titolo «Facilitazione della comunicazione»;

è notizia di questi giorni che sette ragazzi vicentini disabili sono riusciti a raggiungere un obiettivo fino a vent'anni considerato una chimera: diplomarsi misurandosi con le stesse prove degli studenti normodotati. Sette ragazzi che nella vita hanno dovuto fare i conti con prove ben più difficili che il tema d'italiano, il saggio di psicopedagogia, la storia o la matematica. Con prove chiamate sindrome di down, paralisi infantili, autismo o disprassia. Che sia una storia di successo quella di questi ragazzi lo testimonia il fatto che tutti e sette, da una vita, devono fare i conti con importanti disturbi della comunicazione verbale: per loro una qualsiasi conversazione è praticamente impossibile. Nonostante questo, grazie ad alcune tecniche di comunicazione facilitata - tutti frequentano un centro educativo-riabilitativo di Thiene -, ad una volontà di ferro e al sostegno incondizionato delle loro famiglie che non hanno mai dubitato un attimo delle loro capacità, questi giovani sono riusciti a diplomarsi;

pertanto, la prassi dimostra che la comunicazione facilitata quale forma di AAC, pur non essendo uno strumento validato scientificamente, può essere un supporto utile, accanto agli strumenti tradizionali, per tanti studenti e negarne l'utilizzo può privare questi ragazzi di uno strumento favorevole al proseguimento di un percorso scolastico positivo e gratificante, ledendo un loro diritto allo studio, sancito dalla normativa e, in particolare, dalla Convenzione universale dei diritti delle persone con disabilità, approvata dall'Assemblea Generale dell'ONU nel dicembre 2006, di cui il Governo italiano è uno dei 50 Stati firmatari. L'articolo 24 comma 3, infatti, garantisce la partecipazione e la socializzazione nel campo degli apprendimenti attraverso linguaggi appropriati alle diverse tipologie di minorazione;

l'utilizzo di un facilitatore in comunicazione non comporta alcun costo aggiuntivo per le istituzioni scolastiche che consentano la presenza, in quanto trattasi dello stesso insegnante di sostegno che ha già appreso la tecnica della comunicazione facilitata quale forma di AAC o che potrebbe apprenderla nell'ambito di progetti già finanziati o di facilitatori esterni a carico delle famiglie richiedenti -:


quali iniziative il Ministro intenda intraprendere affinché fermo restando l'impatto a costo zero sul bilancio scolastico, le istituzioni scolastiche autonome possano applicare le linee guida per l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità del 2009 emanate da codesto Ministero, prevedendo la sperimentazione della comunicazione facilitata quale forma di comunicazione aumentativa alternativa a quella verbale (come peraltro previsto dalla normativa per quanto attiene alla possibilità di impiego di mezzi e strumenti alternativi a quelli tradizionali), che seppur sia uno strumento non validato scientificamente, avendo in alcuni casi dimostrato di essere una possibilità da affiancare ad altre opzioni favorenti l'integrazione degli alunni con disabilità - fosse anche solo con effetto placebo ma ritenuto utile e d'ausilio dalle famiglie - adempiendo cosi all'indicazione che «la progettualità didattica orientata all'inclusione comporta l'adozione di strategie e metodologie favorenti, quali l'apprendimento cooperativo, il lavoro di gruppo e/o a coppie, il tutoring, ecc..» e conseguentemente si eviti che, impropriamente, uffici scolastici provinciali e uffici scolastici regionali, intervengano sulla programmazione delle istituzioni scolastiche autonome che intendano avvalersi dell'utilizzo di facilitatori della comunicazione sia in ambito didattico che di verifica dei risultati ottenuti dagli studenti con disabilità che si avvalgono della comunicazione facilitata quale forma di comunicazione aumentativa e alternativa a quella verbale.
(5-05231)