ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/03507

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 376 del 30/09/2010
Firmatari
Primo firmatario: ZAZZERA PIERFELICE
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 30/09/2010


Commissione assegnataria
Commissione: IX COMMISSIONE (TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI delegato in data 30/09/2010
Stato iter:
20/10/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 20/10/2010
Resoconto GIACHINO BARTOLOMEO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INFRASTRUTTURE E TRASPORTI)
 
REPLICA 20/10/2010
Resoconto ZAZZERA PIERFELICE ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 30/09/2010

DISCUSSIONE IL 20/10/2010

SVOLTO IL 20/10/2010

CONCLUSO IL 20/10/2010

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-03507
presentata da
PIERFELICE ZAZZERA
giovedì 30 settembre 2010, seduta n.376

ZAZZERA. -
Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
- Per sapere - premesso che:

i lavoratori marittimi del settore mercantile e crocieristico di Moffetta, ma anche altri delle provincia di Bari, ed ancora di Palermo e Trapani, da mesi sono in stato di agitazione perché colpiti da una grave crisi occupazionale, e sostengono che tale situazione è strettamente legata alle modalità con cui gli armatori applicano le tabelle di armamento delle navi, soprattutto in riferimento alla nazionalità dei membri dell'equipaggio;

in particolare, gli equipaggi delle navi della marina mercantile battenti bandiera italiana sarebbero composti da un numero eccessivo di personale extracomunitario, compromettendo di fatto appunto il livello occupazionale dei lavoratori marittimi italiani;

l'articolo 318, comma 1, del codice navale prevede che «L'equipaggio delle navi nazionali armate nei porti della Repubblica deve essere interamente composto da cittadini italiani o di altri Paesi appartenenti all'Unione europea» ma a tale disposizione si può derogare «attraverso accordi collettivi nazionali stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative a livello nazionale. Per i marittimi di nazionalità diversa da quella italiana o comunitaria [...] non sono richiesti visto di ingresso nel territorio dello Stato, permesso di soggiorno e autorizzazione al lavoro anche quando la nave navighi nelle acque territoriali o sosti in un parco nazionale» (comma 2);

l'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 1997, n. 457, convertito dalla legge n. 30 del 1998, e successive modificazioni e integrazioni, prevede che «Per le navi iscritte nel Registro di cui all'articolo 1, con accordo tra le organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori del settore, comparativamente più rappresentative, relativo a ciascuna nave da iscrivere o già iscritta nel Registro internazionale, da depositarsi presso l'ufficio di iscrizione della nave, può derogarsi a quanto disposto dall'articolo 318 del codice navale, come sostituito dall'articolo 7». Vi sono poi una serie di criteri minimi da seguire;

in realtà, da quanto sostenuto dai lavoratori del settore, queste disposizioni sarebbero spesso violate nel senso che sul primo punto gli accordi sindacali nazionali risultano di difficile consultazione, mentre quelli aziendali (previsti dal decreto succitato) non sarebbero depositati presso la capitaneria di porto o direzione marittima di iscrizione della nave;

ne consegue che non sarebbero possibili i controlli né da parte dei lavoratori e dei loro rappresentanti né da parte dell'autorità marittima in Italia (capitanerie) o all'estero (consolati italiani e ambasciate), quindi soprattutto le navi iscritte nel registro internazionale sfuggirebbero a tutti i controlli, e per l'effetto, i lavoratori italiani non troverebbero più imbarco;

molti italiani sono stati licenziati e la situazione è di estrema gravità, ove si pensi che un marittimo, per la sua specialità, non può trovare impiego a terra, quindi rischia non solo di non poter più lavorare ma perfino di non poter raggiungere i requisiti minimi pensionistici;

i lavoratori inoltre, sempre da quanto risulta dalla stampa, lamentano la difficoltà notevole di tutela giudiziale dei loro diritti (la competenza per territorio del giudice della controversie di lavoro o di previdenza è stabilita presso il luogo di iscrizione della nave, spesso molto lontano dalla propria residenza), nonché la carenza di controlli puntuali da parte delle autorità marittime in materia di sicurezza e di ambiente di lavoro (orario di lavoro/riposo);

alla luce di tali fatti, il comitato per la tutela dei marittimi «Seagull», ed alcune organizzazioni sindacali del settore (CUB) chiedono:

a) una turnazione che consenta ai marittimi italiani un periodo adeguato di lavoro in alternanza con personale di altre nazionalità nel rispetto delle convenzioni internazionali, da attuarsi attraverso una revisione delle tabelle di armamento esistenti (articoli 317-318 del codice navale e articolo 2, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 1997, n. 457) che stabiliscono la nazionalità dei membri dell'equipaggio;

b) che la revisione delle tabelle, oggi concordate tra Cgil-Cisl-Uil e Confitarma, debba porsi sotto l'egida del gruppo di lavoro costituito presso il Ministero dal comando generale delle capitanerie di porto, con decreto numero 649/2009 dell'allora comandante Pollastrini, ove sono rappresentati gli organismi sindacali e le associazioni del settore;

c) che si avvii una seria politica occupazionale, costituendo presso lo stesso organismo un centro operativo telematico che consenta l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro nel settore;

d) la tutela giudiziale dei diritti, controlli puntuali ed efficaci dell'autorità marittima (capitanerie e consolati), condizioni di lavoro in sicurezza e corsi professionali obbligatori a carico delle regioni;

e) l'istituzione di una sorta di cassa integrazione che tuteli i lavoratori marittimi per il caso di crisi aziendale -:

quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di tutelare i lavoratori marittimi italiani, alla luce dei fatti descritti in premessa, e se ritenga di dover invitare il gruppo di lavoro innanzi individuato ad attivarsi sia per far modificare le tabelle di armamento delle navi, sia per instaurare un sistema di raccolta telematica della domanda e dell'offerta di lavoro;

quali iniziative intenda adottare per consentire alle capitanerie di porto ed ai consolati italiani di effettuare i dovuti controlli sia in ordine al deposito presso l'autorità marittima competente degli accordi di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 1997, n. 457, sia in ordine al rispetto da parte degli armatori delle dette tabelle per l'imbarco del personale extracomunitario a bordo delle navi. (5-03507)