OLIVERIO, ZUCCHI, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO, TRAPPOLINO e SCHIRRU. -
Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:
Lactitalia srl è una società di diritto romeno, con sede a Izvin, nei pressi di Timisoara, costituita al 100 per cento da investitori italiani che, così come riportato dal sito internet www.lactitalia.ro, è specializzata in allevamento di bovini da latte, ovini e caprini e produce una grande varietà di prodotti di tradizione italiana col latte romeno. I formaggi sono venduti con marchi che richiamano il made in Italy, quali toscanella, dolce vita, mozzarella e pecorino;
sempre secondo il sito internet della società Lactitalia srl i prodotti finiti sono commercializzati verso gli USA, l'Unione europea e, da ultima, la Romania;
da notizie riportate dalla stampa si apprende che dai registri della camera di commercio di Bucarest la società Lactitalia srl risulta posseduta al 29,5 per cento dalla Simest, società controllata dal Ministero dello sviluppo economico e al 70,5 per cento dalla Roinvest, con sede a Sassari, con amministratori, tra gli altri, Andrea Pinna, vicepresidente del consorzio di tutela del pecorino romano e Pierluigi Pinna, consigliere dell'organismo di controllo dei formaggi pecorino Roma, sardo e fiore sardo DOP, organismi la cui mission dovrebbe essere la promozione del vero pecorino e la lotta alla concorrenza sleale e alle contraffazioni;
secondo la Coldiretti la presenza di prodotti di imitazione del pecorino sui mercati internazionali è la principale ragione del calo del 10 per cento delle esportazioni dei formaggi di pecora made in Italy con la quale viene motivata una insostenibile riduzione dei prezzi riconosciuti agli allevatori in Sardegna dove un litro di latte viene pagato solo 60 centesimi, 25 per cento in meno rispetto a due anni fa;
la Simest, società per azioni costituita con la legge n. 100 del 24 aprile 1990, è controllata dal Governo italiano che ne detiene il 76 per cento del pacchetto azionario, ed è partecipata da banche, associazioni imprenditoriali e di categoria. Tale società è stata creata per promuovere il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane ed assistere gli imprenditori nelle loro attività all'estero;
in particolare, si legge dal sito internet della Simest «Per una impresa italiana, soprattutto se di dimensioni medio/piccole, la decisione di investire all'estero rappresenta spesso un momento delicato della sua vita aziendale. La partecipazione di SIMEST al capitale delle imprese estere consente di condividere il rischio potenziale della nuova iniziativa con un partner istituzionale che immette capitali propri, e mette a disposizione la propria esperienza pluriennale sui mercati esteri basata sulla partecipazione a centinaia di progetti in tutto il mondo. La presenza di SIMEST, che opera in stretto rapporto con un network di istituzioni internazionali ed ha attivato una politica di partnership con banche o istituzioni di Paesi con i quali sono in programma accordi di sviluppo bilaterale, costituisce una garanzia per il partner estero ed un "ombrello" di protezione per l'azienda italiana»;
il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, in data 24 maggio 2010, in una nota pubblicata sul sito internet del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali così commentava la denuncia della CIA (Confederazione italiana agricoltori) del problema del falso made in Italy nell'agroalimentare: «Ha fatto bene la Cia a cogliere l'occasione per denunciare quelli che sono veri e propri atti di pirateria. La verità è che se da una parte questo può anche inorgoglirci, se ci imitano vuole dire che siamo bravi, d'altra parte si tratta di veri e propri furti. Si ruba il nostro stile di vita, la nostra immagine e soprattutto la sapienza creati dei nostri produttori che sono alla base del successo del made in Italy nel mondo. Se si riuscisse a recuperare anche solo parte di quello che non esitiamo a definire il mal tolto, si tratta di milioni di euro, si darebbe un'iniezione all'economia italiana, che di questi tempi, credo, compiacerebbe anche il nostro Ministro dell'economia. Per questo è necessario uno sforzo da parte di tutti per porre fine a queste diverse forme di pirateria economica che oltre a sottrarre risorse ai produttori che operano nella legalità incidono sempre di più sull'immagine del nostro made in Italy, procurandoci così un doppio danno. Dobbiamo difendere la qualità e l'identità, nel senso più stretto del termine, dei nostri prodotti, sia dentro che fuori i nostri confini nazionali»;
in un articolo di Andrea Franceschi del Sole24ore del 6 settembre 2010, si legge che «Il ministero dello sviluppo economico, azionista di maggioranza della Simest, non commenta ufficialmente la denuncia dell'associazione. Chi invece vuole fare chiarezza è il titolare delle Politiche agricole Giancarlo Galan che si è impegnato ad indagare istituendo un'apposita Commissione di inchiesta sul caso e per verificare se ce ne siano altri analoghi. Dalla Simest, che attende di fare le verifiche necessarie prima di replicare alle accuse della Coldiretti, fanno sapere di non vederci nulla di male nell'investimento in Romania. "La nostra funzione è quella di supportare le aziende che vanno all'estero e creano nuovi mercati. In questo caso non c'è stata nessuna delocalizzazione, ma semplicemente un'impresa italiana che ha deciso di portare prodotti italiani in un altro paese»;
nel corso della manifestazione degli allevatori organizzata dalla Coldiretti a Roma il 6 settembre 2010, per discutere il problema del prezzo eccessivamente basso del latte al produttore e per denunciare casi di concorrenza sleale quali quello della Lactitalia si è svolto un incontro per discutere della questione al quale non hanno partecipato né il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, né il presidente della regione Sardegna, Ugo Cappellacci -:
se e quali iniziative urgenti il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali intenda intraprendere per la tutela dei prodotti made in Italy e, in particolare, se non ritenga che la produzione di prodotti caseari di tradizione italiana con latte romeno effettuata dalla società Lactitalia srl non danneggi gli interessi economici e l'immagine del made in Italy agroalimentare;
se non si intendano assumere iniziative per chiarire la vicenda della società Lactitalia srl partecipata dallo Stato, al fine di evitare che possano essere sostenute delocalizzazioni all'estero che contribuiscono a mettere in crisi la produzione nazionale attraverso quelle che appaiono azioni di concorrenza sleale. (5-03416)