PALOMBA e ZAZZERA. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
l'articolo de La Repubblica del 20 marzo 2010 riporta che «il capomafia stragista Giuseppe Graviamo e il capo storico del clan dei Casalesi Francesco Schiavone hanno condiviso per diversi giorni l'ora d'aria. Nonostante entrambi fossero al 41-bis»;
il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia ha manifestato forte preoccupazione per quanto accaduto a gennaio presso il carcere Opera di Milano. Sebbene il regime di carcere duro non abbia «una funzione penalizzante per il detenuto», lo scopo della norma è quello di impedire che i mafiosi possano continuare a realizzare affari o a pianificare strategie criminali. A tal fine, è fondamentale bloccare qualsiasi comunicazione con l'esterno. Pertanto, spiega il procuratore nell'intervista pubblicata dal succitato giornale, «Se il mafioso detenuto al carcere duro continua a fare tutte queste cose, o anche solo alcune di queste, allora l'istituto del 41-bis ha fallito»;
peraltro lo stesso procuratore Ingroia reputa il fatto ancora più grave nel momento in cui, da quanto risulta dalle indagini espletate, «Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra fanno affari insieme», per cui «l'identità delle singole organizzazioni mafiose è mutata, anzi in certi casi è anche venuta meno»;
in effetti, sul medesimo articolo è riportato che dopo gli incontri con Graviano, Schiavone avrebbe mandato un messaggio ai familiari invitandoli a «lasciare il territorio» perché «sta per arrivare una valanga»;
poco dopo, il 15 giugno 2010, è stato arrestato il figlio di Schiavone, Nicola, ritenuto l'attuale reggente della fazione della cosca del padre, con l'accusa di essere il mandate dell'omicidio di tre affiliati al clan -:
se i gravi fatti riportati in premessa corrispondano al vero e se il Ministro non ritenga che consentire ai boss sottoposti al regime carcerario duro di incontrarsi durante l'ora d'aria, non entri in contrasto con l'applicazione dell'articolo 41-bis della legge sull'ordinamento penitenziario.
(5-03270)