VIETTI, VOLONTÈ e RAO. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
stando ai dati forniti dal sito di informazione carceraria «ristretti.it», i detenuti hanno raggiunto quota 64.000, 20 mila in più rispetto alla capienza regolamentare e oltre anche la cosiddetta capienza tollerabile, l'indice che individua il limite massimo per la stessa amministrazione penitenziaria;
la cifra, record dal dopoguerra, acquista uno spessore drammaticamente concreto che pone in evidenza la stretta correlazione tra il grado di affollamento sopra denunciato e i casi di morte per suicidio: infatti, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, sono quarantanove, fino ad oggi, coloro che si sono tolti la vita nell'ambito delle mura carcerarie (una ventina in più rispetto ai primi nove mesi del 2008) e si potrebbe, con questo stesso ritmo, arrivare addirittura a settanta casi alla fine del 2009;
la mancanza cronica di psicologi ed educatori deputati al «trattamento» dei detenuti ne determina uno stato di abbandono e solitudine, aggravato anche dal mancato contatto con il mondo esterno e dalla perdita di obiettivi e di prospettive future che minano anche quel residuo di umanità loro rimasto;
il numero ridotto di personale specializzato al recupero della persona li porta a non potersi aggrappare neppure ad una piccola speranza di dialogo e la solitudine diventa, inevitabilmente, la loro unica compagna;
sono situazioni in cui il fermarsi di fronte alla «colpa», allontana anche dai diritti umani; ne è prova il fatto che un mancato suicidio implica un richiamo disciplinare invece che un aiuto;
quanto denunciato costituisce una palese violazione dei principi della Carta costituzionale, in particolare dell'articolo 32 che tutela la salute come «fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività» e dell'articolo 27 secondo il quale «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»;
anche l'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali vieta la tortura e i trattamenti inumani o degradanti -:
se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative, anche di carattere normativo, al fine di fronteggiare la drammatica situazione esposta in premessa e di contenere il numero di decessi negli istituti penitenziari. (5-01784)