MURGIA e APREA. -
Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- Per sapere - premesso che:
nel 1593, il grande pittore manierista Federico Zuccari, fondò la prestigiosa Accademia di San Luca, antico germe della moderna Accademia di belle arti di Roma;
sono passati quattro secoli e nessuno aveva immaginato che l'Accademia, un tempo fiore all'occhiello dell'istruzione artistica italiana, sarebbe precipitata in un caos tale da rendere ormai inevitabile la resa dei conti;
gli studenti continuano a diminuire; dieci anni fa gli iscritti alla Accademia di belle arti di Roma erano oltre 1.700, oggi sono 500 di meno, un calo che sfiora il 30 per cento;
in compenso i docenti sono 117, ovvero uno ogni dieci studenti;
l'elenco di alcuni insegnamenti colpisce per i titoli stravaganti come: «Teoria della percezione e psicologia della forma», «Elementi di morfologia e dinamica della forma», «Fondamenti di informatica delle arti visive e plastiche»;
gli studenti non sono gli unici a manifestare insofferenza; motivi di malumore ed incessanti contrasti non mancano anche tra i docenti;
una delle ragioni di questo stato confusionale è a quanto consta all'interrogante la mancanza di un piano formativo degno di questo nome che costringe molti docenti ad improvvisare un'organizzazione;
da dieci anni gli enti, come le accademie e i conservatori musicali, fanno capo a un settore del Ministero dell'Istruzione che si chiama Alta formazione artistica e musicale, in gergo Afam e sono in mano a due strutture parallele e di fatto totalmente indipendenti l'una dall'altra;
questo meccanismo gestionale è ad avviso dell'interrogante insensato, in quanto entrambe le strutture sono dotate di un consiglio di amministrazione, con relativo presidente, da un direttore didattico - eletto dai docenti con il consiglio accademico - che ha in mano la macchina dell'insegnamento e sul quale il consiglio di amministrazione non ha alcun potere;
questo strabismo ad avviso dell'interrogante è la conseguenza di una legge, approvata durante gli ultimi mesi del Governo D'Alema - alla fine del 1999 - ma mai regolamentata fino in fondo, con ripercussioni secondo l'interrogante assurde non soltanto sulla gestione pratica degli enti;
questa stessa legge ha equiparato le accademie e i conservatori alle università, ma non essendoci regolamenti sulle corrispondenze dei titoli accademici, spesso chi esce da un istituto d'arte si ritrova con un titolo inutile che non gli permette di accedere ai concorsi pubblici;
il crescente degrado in cui versa l'intera struttura dell'Accademia delle Belle Arti di Roma, il disordine e le incongruenze del sistema didattico e la perdurante incertezza normativa che ha colpito da alcuni anni l'intero settore delle accademie e dei conservatori musicali, fa scaturire un forte senso di disagio e una grande difficoltà -:
quali misure intenda adottare il Ministero interrogato per evitare che l'Accademia delle Belle Arti di Roma diventi vittima di un degrado continuo e venga privata della sua particolarità e della possibilità di continuare la sua missione culturale;
se il Governo non ritenga che, in questa fase nella quale siamo impegnati a valorizzare il nostro patrimonio storico attraverso alcuni progetti finalizzati (come la Nuova Brera di Milano e la creazione a Roma di un'ampia piattaforma di arte contemporanea che unisca le forze e le energie del Maxxi - il museo nazionale di arte contemporanea di prossima apertura - la Galleria nazionale di arte moderna, il Macro e il Palaexpo - strutture che dovranno dialogare fra loro e fare sistema -) l'accademia delle Belle Arti di Roma possa rientrare in questo grande progetto, perché solo con essa possiamo coinvolgere i giovani artisti, veri protagonisti di questo impegno;
se il Ministro dell'istruzione intenda valutare la proposta avanzata dal Presidente dell'Accademia delle Belle Arti, Cesare Romiti (nominato due anni fa dall'allora Ministro dell'Università, Fabio Mussi), di sottoporre l'intera problematica ad una commissione di esperti per riscrivere le regole della governance.
(5-01571)