MARAN. -
Al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:
lo Zimbabwe rappresenta oggi un banco di prova per l'Europa, e un test importante per l'Occidente e per l'intero continente africano, considerando che si sta svolgendo oggi in Africa una complicata partita geopolitica ed energetica tra Cina e Stati Uniti, mentre India e Russia cercano di aprirsi una propria zona di influenza su questo delicato scacchiere;
in questo quadro, suscita grande perplessità la linea secondo l'interrogante ondivaga e incoerente manifestata dal Governo italiano che, a fronte del degenerare della situazione politica e umanitaria nello Zimbabwe, ha prima adottato una linea dura, auspicando l'adozione di sanzioni e chiedendo formalmente all'Unione europea, per il tramite del Ministro degli esteri Frattini, il 28 giugno scorso, di mettere all'ordine del giorno il richiamo dei 27 ambasciatori dal paese africano;
successivamente, a seguito della presa di distanza della Commissione Ue, motivata dalla necessità di mantenere in vita il gran numero di progetti sostenuti nell'area a favore della popolazione, nella giornata del 1
o luglio il Ministro degli Esteri ha scelto di muoversi autonomamente rispetto all'Unione europea, richiamando l'ambasciatore italiano ad Harare, e giudicando inaccettabile il temporeggiare dell'Unione africana;
nella giornata di martedì 8 luglio, la linea dura italiana viene completamente stravolta, a seguito delle dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio durante i lavori del G8 a Toyako, nelle quali il premier si è schierato sulla posizione dei principali leader africani e della Russia, in contrasto con la posizione sostenuta da Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania, ritenendo che le sanzioni nei confronti dello Zimbabwe potessero portare ad una guerra civile, sostenendo invece la necessità di trovare un compromesso, e dunque manifestando una retromarcia rispetto alle dichiarazioni e ai comportamenti fin qui tenuti dall'Italia;
nella giornata di martedì 9 luglio si registra una nuova retromarcia: l'Italia rinuncia alla propria opposizione e nel documento finale adottato dal G8 si parla, sia pur in termini più sfumati, di «misure finanziarie contro chi si è reso responsabile di violenze», ossia di sanzioni a carattere finanziario; il Presidente del Consiglio ha altresì indicato la necessità e l'urgenza di sanzioni da adottarsi da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu, sanzioni che non sono poi state adottate a causa della bocciatura in sede ONU, venerdì scorso, della Risoluzione presentata in Consiglio di sicurezza per il voto contrario di cinque Stati, tra cui Russia e Cina, con diritto di veto;
in questo fragile contesto internazionale, la linea a giudizio dell'interrogante ondivaga e contraddittoria manifestata dal Governo italiano sulla questione delle sanzioni è poi stata aggravata dalle dichiarazioni rese, sempre nell'ambito del G8, sul fronte degli aiuti all'Africa, rispetto ai quali il Presidente del Consiglio ha dichiarato di aver già impegnato per gli aiuti un miliardo di dollari, mentre allo stato attuale risultano solo tagli delle risorse italiane destinate all'aiuto pubblico allo sviluppo pari a 730 milioni per il 2009 e il 2010, operato dal decreto legge n. 93 del 2008, e quello di 170 milioni a decorrere dal 2009 operato dal decreto legge 112/2008;
questa continua incertezza e contraddittorietà della posizione italiana, oscillante sulla base delle convenienze del momento, e degli interlocutori con cui di volta in volta i nostri rappresentanti si trovano a dialogare, rischia di danneggiare il proficuo e costante lavoro svolto dal passato Governo per restituire all'Italia un immagine di credibilità e affidabilità nelle relazioni internazionali, tale da attribuirle un ruolo da protagonista nella soluzione di importanti e delicate crisi -:
alla luce delle contraddittorie posizioni espresse nella settimana passata, quale sia la linea politica che il Governo intende realmente perseguire in futuro in relazione alla drammatica crisi che si sta profilando nello Zimbabwe, anche con riferimento al profilo degli aiuti che il Governo ha dichiarato di voler impegnare, e che sono stati fin qui contraddetti dai provvedimenti approvati o in corso di approvazione.(5-00265)