ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/19489

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 739 del 22/01/2013
Firmatari
Primo firmatario: BARBATO FRANCESCO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 22/01/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 22/01/2013
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-19489
presentata da
FRANCESCO BARBATO
martedì 22 gennaio 2013, seduta n.739

BARBATO. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- Per sapere - premesso che:

sul corriere.it in data 20 gennaio 2013 è stato pubblicato l'articolo: «Fondi scarsi e pochi ricercatori Il record italiano che umilia gli scienziati» a firma di Gian Antonio Stella;

nel servizio si legge di una denuncia sui meccanismi di assegnazione dei soldi: folle un tetto ai progetti che ogni ateneo può proporre; l'appello: portare i finanziamenti all'1,9 del Pil. Usa al 2,8, area Ocse al 2,38;

una petizione firmata da 2.067 docenti e ricercatori, affiancati da un secondo documento firmato dai presidenti dei maggiori istituti scientifici che sferza tutti i politici: si impegnino a dare alla ricerca almeno l'1,91 per cento del Pil. Cioè quanto la media europea tra la Finlandia e Cipro;

oggi l'America mette nella ricerca il 2,8 per cento del suo Pil, contro l'1,26 dell'Italia. E in Germania la Merkel ha lanciato la «Exzellenzinitiative» incrementando i fondi per la ricerca, in cinque anni, di 10 miliardi di euro. Spiega una tabella elaborata su dati Ocse da Federico Neresini, curatore dell'Annuario scienza e società, che i Paesi che più investono in questo settore coincidono con quelli che meglio reggono all'urto dei colossi della manodopera a basso costo come Cina o India: se noi abbiamo 4 ricercatori ogni 1.000 occupati (la metà dell'Europa allargata: 7) la Norvegia ne ha 10,1, la Svezia 10,9, la Danimarca 12,6, la Finlandia e l'Islanda 17... Lo stesso studioso dimostra che se dal 1981 al 1990, nella vituperata Prima Repubblica, siamo passati dallo 0,85 per cento all'1,25 del Pil, da vent'anni non ci schiodiamo da quella miserabile percentuale;

l'Italia riesce a recuperare solo 60 centesimi a causa dei micidiali marchingegni burocratici: ogni progetto richiede una relazione in inglese di un centinaio di pagine con il prospetto delle spese, delle persone impegnate, dei carichi fiscali, delle combinazioni tra queste e quella legge nazionale e poi la privacy, l'impatto ambientale;

è in questo contesto che quei duemila docenti hanno scritto al Governo contestando i criteri con cui saranno distribuiti i (pochi) soldi a disposizione della ricerca universitaria con il bando 2012 dei «Prin», Progetti di rilevante interesse nazionale. Cioè «una delle poche fonti di finanziamento accessibili agli studiosi per sviluppare liberamente le proprie ricerche e pubblicarne i risultati». Secondo loro questi criteri sono infatti di «inaudita gravità» per vari motivi. Primo fra tutti: la legge prevede che la selezione nazionale dei progetti meritevoli di essere finanziati sia preceduta da una «preselezione» fatta al proprio interno da un comitato nominato in ogni università dal rettore. Procedura che, tradotta dal linguaggio «buro-accademico», consentirebbe a certi rettori di dare spazio ai loro famigli sbarrando la porta a eventuali geni ribelli. Per non dire di un altro criterio: i progetti scelti per essere girati alla valutazione finale di Roma devono tener conto non solo degli aspetti scientifici ma anche degli «"aspetti di natura strategica", vale a dire politica o d'immagine, come le "possibili ricadute in termini di visibilità, attrattività, competitività internazionale" dell'ateneo o le eventuali "interazioni con soggetti imprenditoriali"» -:

quali misure intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, a fronte dei fatti esposti in premessa per arginare il fenomeno dilagante dei giovani scienziati che vanno all'estero, inclusi anche ricercatori ed eccellenze, potenziando i fondi destinati alla ricerca ed agli studi.
(4-19489)