ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/19300

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 738 del 21/12/2012
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 5/06676
Firmatari
Primo firmatario: CODURELLI LUCIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 21/12/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 21/12/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-19300
presentata da
LUCIA CODURELLI
venerdì 21 dicembre 2012, seduta n.738

CODURELLI. -
Al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:

in data 4 agosto 2011 il Ministro della salute ha relazionato in missione sull'attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza. Dalla relazione si evince che l'incidenza del fenomeno della interruzione volontaria di gravidanza, dalla introduzione della legge n. 194 ad oggi, è in progressiva e costante diminuzione;

la legge n. 194 prevede che: lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio, lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite;

la legge n. 405 del 29 luglio 1975 istituisce i consultori familiari; il servizio di assistenza alla famiglia e alla maternità ha come scopi:

a) l'assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alla problematica minorile;

b) la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e da singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell'integrità fisica degli utenti;

c) la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento;

d) la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza;

nel 2010, su tutto il territorio nazionale, in linea con gli anni precedenti, è stato rilevato un decremento del 2,7 per cento rispetto al 2009, ed un decremento del 50,9 per cento rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza e dal 1983 i tassi di abortività sono diminuiti in tutti i gruppi di età, più marcatamente in quelli centrali;

a fronte di una costante diminuzione, dopo l'entrata un vigore della legge n. 194, purtroppo nel corso degli anni è cresciuto il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza da parte delle donne con cittadinanza estera, raggiungendo nel 2009 il 33,4 per cento del totale delle interrogazioni volontarie di gravidanza e tale fenomeno, dovuto anche al costante incremento della loro presenza nel Paese, rappresenta una criticità importante, anche se vanno sottolineati comportamenti differenti per nazionalità e cultura di provenienza, anche a causa di diversi approcci ed accessi alla procreazione responsabile ed all'interruzione volontaria di gravidanza nei Paesi di origine;

è allarmante anche l'aumento del ricorso all'interruzione di gravidanza da parte delle minorenni, passato dal 2,7 per cento sul totale dell'interruzione volontaria di gravidanza del 2000, al 3,2 per cento del 2009;

a fronte di queste criticità nel 2010 il Ministero della salute ha promosso e finanziato un progetto sulla prevenzione delle interruzioni volontarie di gravidanza tra le donne straniere, coordinato dalla regione Toscana, in collaborazione con l'istituto superiore di sanità e l'Università La Sapienza di Roma, che aveva come finalità la formazione degli operatori socio-sanitari finalizzata ad approcci interculturali per la tutela della salute sessuale e riproduttiva, nonché l'organizzazione dei servizi per favorire l'accesso ed il loro coinvolgimento nella prevenzione dell'interruzione volontaria di gravidanza e la promozione di una diffusa e capillare informazione per la popolazione immigrata anche attraverso il coinvolgimento delle comunità di donne immigrate. A questo progetto hanno aderito 12 regioni (Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Lazio, Abruzzo, Umbria, Campania, Puglia, Sicilia, Toscana, Emilia Romagna, Provincia Autonoma di Trento), mentre la Lombardia non ha aderito anche a fronte di una richiesta contenuta in una mozione del Partito Democratico (novembre 2010) in consiglio regionale. Una mozione con la quale impegnava la giunta ad aderire al progetto succitato, ma la maggioranza non ha ritenuto nemmeno di aprire un dibattito su un tema assolutamente importante rispetto alla piena applicazione delle leggi n. 194 e n. 405;

si tratta di leggi fondamentali per la procreazione libera e responsabile e la prevenzione; infatti, i consultori familiari pubblici hanno finalità importanti soprattutto dal punto di vista della prevenzione e non solo, ma purtroppo risultano drammaticamente in diminuzione: 0,7 consultori ogni 20.000 abitanti, valore inferiore a quanto previsto dalla legge n. 34 del 1996;

inoltre nel corso degli ultimi anni è enormemente aumentata l'obiezione di coscienza tra i ginecologi e gli anestesisti. A livello nazionale si è passati, per i ginecologi, dal 58,7 per cento del 2005, al 70,5 per cento del 2007 al 71,5 per cento del 2008 ed al 70,7 per cento nel 2009; per gli anestesisti negli stessi anni, dal 45,7 per cento al 51,7 per cento. Per il personale non medico si è osservato un ulteriore incremento, con valori che sono passati dal 38,6 per cento nel 2005 al 44,4 per cento nel 2009;

come denunciato da LEIGA (Libera associazione italiana ginecologici per l'applicazione della legge n. 194) il rischio è che nei prossimi 5 anni, considerati i pensionamenti dei medici obbiettori, in tutta Italia rimangano poco più di 150 obbiettori non obiettori;

i pochi medici ginecologi non obbiettori oggi vivono quella che all'interrogante appare una «segregazione professionale», costretti a fare solo aborti, con turni massacranti, non potendo di fatto occuparsi di parti o di altri interventi, e penalizzati nella carriera, con la conseguenza che aumentano le obiezioni, svuotando di fatto i servizi e favorendo l'emigrazione delle donne che rischiano di nuovo di approdare a cliniche clandestine;
nel 2008 è stata effettuata una stima aggiornata degli aborti clandestini, dalla quale si evince che nel 2005 gli aborti clandestini erano circa 15.000, rispetto ai 100.000 del 1983, ma la preoccupazione è che siano di nuovo in aumento, soprattutto in quelle zone di Italia dove l'obiezione di coscienza rende difficile anche l'attivazione del percorso di certificazione e di interruzioni volontarie di gravidanza;

in Lombardia la situazione dei consultori pubblici è ancora più critica; ai sensi della legge n 34 del 1996 dovrebbero essere 496 (1x20.000), mentre il rapporto di oggi è di uno ogni 41.846 abitanti contando anche quelli privati, 1 ogni 65.248 considerando solo quelli pubblici. I consultori privati, 85, sono esonerati dall'applicazione della legge n. 194, fatto gravissimo, ma essendo strutture accreditate ricevono quindi fondi, senza fare consulenza per l'interruzione volontaria di gravidanza;

infatti, nel 2010 e 2011 l'attività del consultorio è stata unicamente quella di gestire il progetto Nasko, mentre nessuna attività di informazione o prevenzione tra le donne straniere e minorenni, come ad esempio sull'utilizzo dei principali metodi contraccettivi o il rafforzamento del percorso di interruzione volontaria di gravidanza in un'ottica di continuità assistenziale tra territorio ed ospedale, è stata portata avanti;

sempre in Lombardia i ginecologi obbiettori sono 560 pari al 66,9 gli anestesisti obiettori sono 607 pari al 47,1 per cento; il personale non medico obiettore consta di 1.001 addetti pari al 40,3. Inoltre secondo i dati diffusi il 1° febbraio 2012 sulla base di una rilevazione della regione effettuata nel 2011, il picco massimo è all'azienda ospedaliera Sant'Antonio Abate di Varese, dove i non obiettori sono appena 2 su un totale di 23. Seguono a ruota Como e Sondrio, con soli 3 non obiettori su un totale di 26 e 19 operatori rispettivamente; l'ospedale Niguarda di Milano, dove si contano soltanto 4 non obiettori su 24; l'ospedale di Cremona, con 4 non obiettori su 19, e Treviglio con 4 su 28;

nella lista degli ospedali con un boom di ginecologi e ostetrici obiettori rientra anche l'azienda ospedaliera di Crema con 4 non obiettori su 12 operatori. Spiccano anche i casi del policlinico San Matteo di Pavia, con soli 5 non obiettori su un totale di 16 fra ginecologi e ostetrici; l'azienda ospedaliera di Lecco con 6 non obiettori su 21, i Riuniti di Bergamo e il San Paolo di Milano con 7 non obiettori su un totale rispettivamente di 27 e di 19. Nel varesino le donne che hanno bisogno di interrompere una gravidanza hanno anche altri due ospedali a cui rivolgersi, oltre a quello con il record di obiettori (il Sant'Antonio Abate di Gallarate con 21 obiettori su un totale di 23 operatori): l'azienda ospedaliera di Busto Arsizio (ospedale di circolo) dove gli ostetrici e ginecologi non obiettori sono 10 su 34, e l'azienda ospedaliera Macchi (ospedale di Circolo) di Varese con 12 non obiettori su 43. Nella città di Sondrio invece le difficoltà diventano enormi visto che nell'azienda ospedaliera della Valtellina i non obiettori sono solo 3 su 19. In situazioni estreme dove si registrano picchi di obiezione di coscienza fra ginecologi e ostetrici, considerando anche i turni, si rischia di avere un solo camice bianco disponibile a praticare un'interruzione volontaria di gravidanza; in moltissime occasioni, a fronte di tassi così alti di obiezione di coscienza, viene messa in discussione non solo la funzionalità stessa dell'ospedale ma anche la corretta applicazione della legge n. 194, che rientra fra le funzioni che un ospedale pubblico deve espletare, non garantendo il diritto previsto dalla legge mettendo in serio pericolo la salute della donna;

nel giugno del 2010 sono state diramate le linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza e sull'utilizzo della pillola RU 486, che non hanno evidentemente valore vincolante -:

quali siano i risultati del progetto sulla prevenzione dell'interruzione volontaria di gravidanza le donne straniere attivato nel 2010 e se siano stati individuati specifici percorsi;

quali iniziative di competenza intenda assumere affinché venga garantita la piena applicazione della legge n. 194 e il diritto delle donne all'interruzione volontaria di gravidanza, nei modi e nei tempi stabiliti dalla legge;

quali iniziative intenda assumere il Governo in merito alla necessità di potenziare la rete dei consultori pubblici, come previsto dalla legge n. 405, che sono in primo luogo lo strumento essenziale per le politiche di prevenzione, oggi più che mai rese necessarie per i giovani e gli immigrati, e di promozione della maternità/paternità libera e consapevole, nonché servizio essenziale per l'inizio del percorso per l'interruzione volontaria di gravidanza;

quali siano i dati in relazione all'applicazione della pillola RU 486. (4-19300)