ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/19280

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 738 del 21/12/2012
Firmatari
Primo firmatario: BARBATO FRANCESCO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 21/12/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 21/12/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-19280
presentata da
FRANCESCO BARBATO
venerdì 21 dicembre 2012, seduta n.738

BARBATO. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:


Jimmy Ghione inviato speciale del programma satirico di Canale 5 Striscia la Notizia da alcuni mesi sta compiendo un monitoraggio internazionale sull'uso fraudolento del made in Italy legato alla produzione ed imbottigliamento dei vini tra quelli più rinomati al mondo;


Jimmy Ghione nel settembre 2012, da Stonehenge, Inghilterra, ha raccontato l'imbroglio del vino fai-da-te. In un negozio di Keynsham con poco più di 33 sterline (42 euro) si può comprare un box di cartone da cui ottenere 29-30 bottiglie di vino rosso italiano. Nel kit sono presenti «polverine magiche» e sacche con presunto mosto dalle quali aggiungendo acqua, si otterrebbe in nemmeno un mese un vino «di qualità» perché, a detta del venditore, mosti e polveri arrivano dalle zone di produzione dei blasonati rossi. Nel mirino della bufala: Chianti, Barolo e Valpolicella, si tratta in vero di beveroni chiamati «vino»;


il 12 dicembre 2012 Jimmy Ghione è tornato a Toronto, Canada, per la precisione a Niagara, zona che accoglie i più grandi produttori al mondo di wine kit, cartoni contenenti bottiglie di vino canadese fatto in polvere ma spacciato per italiano. Ghione ha visitato il punto vendita della più grande fabbrica di wine kit del Canada. Sugli scaffali confezioni di Chianti, Barbera, Amarene, Verdicchio, Valpolicella, Barolo, Soave, Montepulciano. Tutti prodotti con acqua, mosto e polvere;


Ghione si rivolge ad una negoziante che nel servizio andato in onda sembra titubante e dice di non sapere dove quei kit vengano prodotti. «Ma come non lo sanno? - dice Ghione - La fabbrica è proprio dietro il punto vendita. Hanno capito che eravamo italiani e non hanno voluto darci spiegazioni». Nel retro della fabbrica, un via vai di camion che scaricano mosto;


Ghione viene indirizzato allora al Wine Council, che rappresenta le aziende dell'Ontario produttrici di vino con il cento per cento di uva. «Non siamo d'accordo, non può essere Chianti», fa sapere un responsabile che suggerisce, quindi, all'inviato di Striscia di rivolgersi al Ministero dell'Agricoltura, a Queen's Park, il parlamento provinciale con sede a Toronto. Segue un fitto scambio di email con l'ufficio stampa. «La risposta? A loro non interessa incontrarci», dice Ghione. Ronaldo Manfredini, responsabile qualità della Coldiretti, fa sapere che «quelle botti possono contenere 250-300 quintali di mosto dai quali si possono produrre 150-200mila bottiglie di vino». «Nel mondo in circolazione potrebbero esserci quindi decine di milioni di bottiglie di vino spacciato per italiano». Manfredini mostra un documento ufficiale a Ghione, «un accordo tra Unione Europea e Canada che pone le basi e detta le regole per tutelare l'autenticità del vino». Quindi l'appello di Striscia la Notizia che invita l'Unione Europea a intervenire;


è uno scandalo internazionale in cui si abusa della dicitura «Doc» che favorisce il commercio e la vendita al dettaglio del prodotto non originale nel Regno Unito, Paese oltretutto membro dell'Unione europea;


è un insulto a chi produce i veri vini;


forse nemmeno «sano» per la salute dei consumatori -:


se il Governo intenda sollevare il problema nelle sedi competenti perché altrimenti verrebbe da dire che le norme e le tutele dell'Unione europea valgono solo a senso unico e non difendono affatto il nostro Paese dal commercio illegale che oltretutto toglie introiti al vero e genuino made in Italy;


se il Governo intenda chiedere alle autorità britanniche e comunitarie di intervenire subito e duramente per reprimere il commercio di prodotti alimentari falsi in ogni senso, frutto di polverine e di chimica, addirittura forse nocivo alla salute degli inglesi. (4-19280)