BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione.
- Per sapere - premesso che:
il celebre aforisma di quel geniale inventore di aforismi sul filo del paradosso che è stato Oscar Wilde torna prepotentemente in mente durante la lettura della nuova classifica della corruzione stilata da Transparency International;
l'Italia, un Paese del G7, che era già al 69
o posto l'anno scorso, è sceso ancor più, sino al 72
o posto, con un voto di 42/100, quindi insufficienza piena;
più onesti del nostro sono considerati Paesi di cui gli interroganti omettono i nomi per brevità di esposizione (la classifica completa è reperibile sul sito www.transparency.it);
i politici e gli amministratori pubblici italiani vengono considerati dalla comunità internazionale subito a ridosso dei governanti che si appropriano illegittimamente degli aiuti internazionali destinati alle loro popolazioni affamate;
era auspicabile beneficiare almeno in parte del cosiddetto «effetto Monti», cosa purtroppo non accaduta;
dalle dichiarazioni di esponenti del Governo sulla questione in oggetto sembrerebbe che gli stranieri non investono in Italia a causa della legislazione sul lavoro, e non perché appena mettono piede nel nostro Paese sono costretti a fare i conti con il problema della corruzione a livello circoscrizionale, comunale, provinciale, regionale è statale. Se si considerano i Paesi con i quali ci si dovrebbe confrontare, il più «vicino» è la Spagna che è al 30
o posto ed esibisce un bel 65/100 (più che sufficiente), poi la Francia è al 22
o con il voto di 71/100, il Regno Unito al 17
o posto con 74/100 e la Germania che è al 13
o con 79/100. Ci si chiede come si fa a competere con costoro;
la notizia della deprimente classifica quasi non è stata neanche data dai quotidiani o dagli altri media come la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. Ciò è particolarmente grave, perché, direttamente o indirettamente, si induce l'elettore a votare per candidati come quelli che si sono distinti in negativo, come nel caso dei consiglieri regionali di Lazio e Lombardia, solo per citare le vicende più gravi e note, non denunciate da nessuno che appartiene al sistema dei partiti rappresentati nelle istituzioni, tranne i Radicali;
lo stesso linguaggio utilizzato, gergalmente detto «politichesi», non è solo un lessico, ma è divenuto, ad avviso degli interroganti, una forma mentis. D'altro canto la stessa Transparency International ha dato in altri rapporti sulla nostra stampa giudizi poco lusinghieri del tipo «in generale, la qualità dell'informazione rimane mediocre. La maggior parte dell'informazione è "allineata"» -:
quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere per dare soluzione a quella che agli interroganti appare una degerazione del sistema Paese. (4-19166)