ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18986

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 732 del 11/12/2012
Firmatari
Primo firmatario: BARBATO FRANCESCO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 10/12/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 10/12/2012
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 13/12/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18986
presentata da
FRANCESCO BARBATO
martedì 11 dicembre 2012, seduta n.732

BARBATO. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:


da lunedì 10 dicembre 2012 più di mille nuovi giochi di modello slot sono legalmente «on line», basterà introdurre codice fiscale e numero di carta di credito;


in data 5 dicembre 2012 il corriere.it ha ricordato che Luigi Magistro, nuovo direttore generale dei Monopoli dello Stato in un'intervista al Corriere avesse detto una settimana prima sulle slot: «dovremo intensificare i controlli, ma anche ripianificare la collocazione, evitandone la presenza vicino alle scuole, ai luoghi di culto, agli ospedali»; semmai, ha aggiunto Magistro, bisognerà «concentrare la presenza nel territorio» e «limitare al massimo l'introduzione di nuovi giochi»;


le concessioni agli impresari del gioco d'azzardo fruttano circa 8 miliardi l'anno all'erario, a cui si aggiungono le tasse sulle vincite. In totale si tratta di entrate che riducono il deficit di quasi l'1 per cento del Pil ogni anno. Il problema è che nel 2012, per la prima volta, la crescita delle scommesse sta frenando: saliranno al più del due per cento, mentre le entrate erariali sono per la prima volta in calo di 500 milioni;


è il Paese in cui i partiti della maggioranza chiedono liberalizzazioni, ma bloccano le gare sulle concessioni demaniali. È l'economia dalla quale tutti dicono che lo Stato deve ritirarsi. Detto fatto. È appena asciutto l'inchiostro su quelle frasi, che dall'altro ieri le slot machine sono entrate nelle case (benché Magistro avesse dimenticato di dirlo);


è la sorpresa di Natale;


secondo i Monopoli dello Stato, non è che l'applicazione di una legge di due anni fa;


nel frattempo né l'agenzia né il Ministero dell'economia e delle finanze, che la controlla, hanno rinunciato a distribuire 50 nuove concessioni per le slot sul web;


«In fondo - scrive Federico Fubini - è solo il prosieguo di un aumento dell'offerta di gioco d'azzardo (legale) che ha sprigionato tassi di crescita cinesi in un Paese che, per il resto, vive una decrescita del Pil fra le più rapide al mondo. Nelle scommesse legali gli italiani hanno speso 15,4 miliardi di euro nel 2003 e 79,8 miliardi nel 2011. È un incremento del 22,8 per cento l'anno, per un fatturato che vale il 5 per cento del Pil e mette il settore fra le prime industrie del Paese. In base ai dati dei Monopoli, in Italia la spesa media in scommesse per abitante maggiorenne è stata di 1.586 euro nel 2011: il 13,5 per cento del reddito. È ormai una delle grandi voci di spesa degli italiani, che nel frattempo tirano la cinghia su tutto il resto. Ogni euro in più speso in scommesse, spesso, è un euro in meno in acquisti di prodotti utili di imprese italiane rimaste oggi senza mercato nel Paese»;


facile dunque sospettare che le nuove slot on line servano (anche) a incrementare i flussi di cassa per lo Stato. Non solo a sfidare le piattaforme offshore, come si dice. Come fossero queste le riforme strutturali per risanare l'Italia -:


se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali misure intendono assumere ciascuno per quanto di propria competenza per bloccare queste concessioni, ostacolare l'ingresso di nuovi giochi on line che in tempi di crisi minano ulteriormente la fragilità emotiva dei cittadini. (4-18986)