ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18718

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 723 del 26/11/2012
Firmatari
Primo firmatario: BARBATO FRANCESCO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 26/11/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA DIFESA
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 26/11/2012
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 30/11/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 30/11/2012

SOLLECITO IL 19/12/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18718
presentata da
FRANCESCO BARBATO
lunedì 26 novembre 2012, seduta n.723

BARBATO. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:

il 29 aprile 2002 Giuseppe Bono è stato nominato al posto di Pier Francesco Guarguaglini, nuovo amministratore delegato della Fincantieri; nell'occasione, Guarguaglini andò a ricoprire le cariche di presidente e amministratore delegato ai Finmeccanica. Bono lasciò invece gli incarichi di amministratore delegato e direttore generale di Finmeccanica;

nel 1993 Bono entra in Finmeccanica spa in qualità di CFO (chief financial officer);

nel 1997 viene nominato direttore generale e nel 2000 amministratore delegato e direttore generale, contribuendo alla riorganizzazione dell'intero gruppo;

da febbraio 2012 è presidente di Confindustria Gorizia;

nel 2007 Meccanonavale è tra le società appaltatrici di Fincantieri;

nella notte tra il 9 e il 10 maggio 2002 Vincenzo Castellano, 31 anni, di Napoli è vittima di un grave incidente sul lavoro;

l'8 luglio 2008 un sito racconta: la sera prima con i colleghi Ditran Cano e Biagio Basile entra nel grande stabilimento di Fincantieri a Marghera, «ci sono solo loro, perché la notte Fincantieri ufficialmente non lavora, ma per fare in fretta vengono mandati a saldare fuori orario i profili in ferro nel corridoio di una nave in costruzione. Lavorano per una piccola ditta di Ottaviano, in provincia di Napoli. E un subappalto commissionato dalla Meccanonavale srl, una delle società che con regolarità si aggiudicano i contratti di Fincantieri. Nessuno ha mai capito come funzioni. Perché nel maggio 2002 Meccanonavale è presente in Fincantieri con appena quattro operai e due responsabili. Come può una società con solo quattro operai e due responsabili in cantiere garantire la costruzione di sezioni di nave? Infatti non può ed è per questo che i tre dipendenti della ditta di Ottaviano sono lì. L'unico avviso che ricevono riguarda la pulizia dalle scorie di saldatura. Nessuno invece indica i pericoli del posto» (fonte datata 8 luglio 2008: http://www.sdamy.com/morire-di-lavoro-2536.html);

Vincenzo Castellano perde l'equilibrio sulla scala; è normale per lui appoggiarsi al telo che ricopre la parete, che cede e si apre sulla condotta di ventilazione che nascondeva;

Castellano viene prelevato da quella buca tre ore dopo, non sapevano dove fosse perché nessuno aveva lo schema della nave, giace sul pavimento della sala macchine con le ossa frantumate dopo un volo di 30 metri, rompendosi la spina dorsale, riportando un'ischemia celebrale, perforazioni polmonari, la rottura del bacino, della milza e tante altre conseguenze;

rimane paralizzato dal torace in giù. Quasi ogni notte chiede alla madre di aiutarlo a morire;

per Fincantieri resta uno sconosciuto, il direttore di Marghera, Carlo De Marco, e i suoi dirigenti non si presentano nemmeno al processo, i legali ritardano il più possibile il risarcimento;

nel novembre 2008 l'industria rischia la figuraccia davanti agli armatori della Carnival il giorno della consegna della Queen Victoria che ha come madrina Camilla Parker Bowles. L'avvocato di Castellano chiede il pignoramento della gigantesca nave da crociera. Fincantieri deposita a garanzia un assegno da 2 milioni e mezzo di euro, che poi sono fondi dello Stato. Perché Fincantieri appartiene allo Stato. E la sua filiera di produzione è un modello non solo nel Nord-est, ma in tutta Italia (http://www.sdamy.com/morire-di-lavoro-2536.html);

il giudice del tribunale di Venezia, Carla Ilaria Bitozzi, spiega nelle motivazioni della sentenza sul caso Castellano che è ampiamente provato che nel cantiere navale di Marghera la maggioranza delle lavorazioni sono svolte da operai di imprese terze mediante appalti reali o mere prestazioni di manodopera; i dipendenti delle imprese terze costituiscono quasi il 75-80 per cento della forza lavoro presente in Fincantieri;

il direttore di Marghera, Carlo De Marco, gli altri responsabili di Fincantieri, di Meccanonavale e della srl di Ottaviano vengono condannati in primo grado a due mesi di reclusione, assorbiti dall'indulto e al risarcimento dei danni, 2 milioni di euro circa;

nel luglio del 2007 c'è stata una sentenza di condanna nei confronti dei dirigenti di Fincantieri per lesioni colpose gravissime nei confronti di Vincenzo Castellano. La sentenza, oltre a condannare i dirigenti Fincantieri, liquidò anche il danno alle parti civili, cioè alla famiglia;

nel gennaio 2008 a Vincenzo Castellano arrivano i soldi che gli serviranno per curarsi quasi sei anni dopo l'incidente. Nel frattempo De Marco è stato promosso a dirigere il cantiere più grande, a Monfalcone;

dopo sei anni vissuti su una sedia a rotelle è morto il 22 agosto 2008, un anno dopo la sentenza di condanna dei vertici della Fincantieri;

è stato accertato dalla corte d'appello il «nesso casuale» ovvero, Castellano è morto per le conseguenze riportate nell'impatto dell'incidente del 2002;

quando il tribunale monocratico di Mestre emise la sentenza nel 2007, Vincenzo Castellano era ancora vivo;

alla morte di Vincenzo Castellano la corte d'appello annulla la sentenza di primo grado per lesioni colpose gravissime, perché l'imputazione passa, da lesioni colpose gravissime ad omicidio colposo, quindi la Corte annulla la sentenza di primo grado per lesioni e rinvia tutto al pubblico ministero per formulare una nuova accusa ben più grave «omicidio colposo». Così facendo la sentenza di primo grado viene annullata ed i familiari non hanno avuto più titolo sui soldi incassati nel 2007;

con l'annullamento Fincantieri cita in tribunale i familiari di Castellano perché rivuole indietro i soldi disposti dal giudice nella prima sentenza, in quanto essi non avrebbero più alcun titolo per trattenere i soldi, citando l'intera famiglia di Vincenzo davanti al tribunale civile per recuperare le somme versate nel 2007;

attualmente risulterebbe all'interrogante che sia in via di conclusione il giudizio davanti al tribunale monocratico di Mestre che vede imputati i dirigenti di Fincantieri per omicidio colposo, ancora 3 udienze e poi ci sarà il verdetto;

impossibile poi, conoscere il numero dei feriti, se dipendono da ditte esterne;

solo i casi più gravi vengono scoperti, come quello di Diego Pietrobon, 36 anni, dieci in Fincantieri, sposato, una bimba e una casa pignorata dopo l'infortunio: è invalido dal 2003, quando è stato investito dal crollo di una sezione di nave, intanto - dicono i giornali - la ditta Omega che l'aveva ingaggiato a paga globale è scomparsa;

Massimo Volpe, 32 anni, elettricista di una ditta di subappalto, viene colpito da una scarica a 690 volt. L'impianto della nave su cui lavorava era sotto tensione mentre non doveva esserlo. È il risultato del frazionamento degli appalti. Nessun operaio sa cosa stiano facendo i colleghi accanto;

la volta dopo un blocco da 380 tonnellate cade per lo strappo dei ganci di sollevamento: erano stati saldati male alla struttura;

gigantesche ruote di gru da 300 chili che cadono dal cielo. Manutenzioni e imbragature fatte da personale non specializzata, carrelli che si ribaltano. Bilancieri dei carri ponte nelle officine usati per sollevare pesi eccessivi per le loro dimensioni;

il 16 aprile 2007 il ferimento di un operaio croato, Milenko Libic, 40 anni, della ditta Sonda, un subappalto: gli era stato ordinato di sollevare una lamiera con due pinze inadatte;

secondo Eurispes, sono morti più operai, muratori e agricoltori in Italia (5.252 dal 2003 al 2006) che militari della coalizione nella guerra in Iraq (3.520). In fondo la salute di un lavoratore a paga globale, in base alle tabelle applicate dai tribunali del Nord-est, costa poco: 44 euro al giorno per un'invalidità totale. Molto meno di un buon paio di scarponi da cantiere;

la drammaticità è chiusa tutta nell'ultima parola del secco comunicato di poche righe inviato dall'azienda ai sindacati: «Fine». La nota spedita dalla Pilkington, storica azienda chimica del vetro di Porto Marghera, annuncia infatti la chiusura definitiva dello stabilimento veneziano a gennaio del 2013 con ricadute occupazionali tremende in un'area industriale già martoriata dallo smantellamento progressivo delle grandi aziende. Con la chiusura della Pilkington, in quello che era il più grande polo chimico d'Europa rimane poco o niente: l'Eni, con i suoi progetti e poi il nulla. Solvay, Arkema, 3VCPM e Italsigma hanno infatti meno di 80 dipendenti e nessuna altra azienda della chimica arriva ormai ai 173 operai della Pilkington, quelli che oggi rischiano il posto di lavoro. (http://corrieredelveneto.corriere.it);

in data 8 marzo 2011 La Nuova Venezia pubblica: «MARGHERA. È morto questa notte, all'ospedale di Mestre, Giuseppe Fazio, 34 anni, l'operaio travolto ieri nel cantiere navale Fincantieri di Porto Marghera. La morte di Fazio, siciliano, dipendente di una ditta in appalto, è stata comunicata dai sindacati, che hanno immediatamente proclamato uno sciopero per la sicurezza sul lavoro. L'incidente era avvenuto ieri mattina verso le 11.30. Un camion in manovra ha investito l'operaio. Il camionista mentre manovrava il pesante automezzo non si è accorto che l'operaio stava lavorando nei pressi. Si è reso conto di averlo investito solo quando ha sentito sobbalzare le ruote, e altri operai hanno iniziato a gridare. I primi a soccorrere l'infortunato sono stati i colleghi di lavoro. Poco dopo sono arrivati i vigili del fuoco e i sanitari del Suem. Trasportato di urgenza all'ospedale di Mestre, è stato sottoposto a una serie di interventi chirurgici ma i danni subiti lo hanno portato alla morte. "La tragica morte di Giuseppe Fazio mette in evidenza le precarie condizioni di sicurezza del cantiere navale e del suo modello organizzativo fondato su una catena di appalti e sub appalti, su un livello di decentramento produttivo che non ha eguali nel sistema industriale" affermano i rappresentanti di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil. "Sulla sicurezza nei cantieri navali siamo ad una vera e propria emergenza più volte denunciata dai lavoratori e dal sindacato. Si ripetono con una frequenza impressionante infortuni mortali e incidenti gravi in tutti i cantieri. Di fronte a una tale emergenza occorre aprire con l'azienda una vertenza sulla sicurezza, per evitare che la crisi e la riorganizzazione in atto siano fatte pagare ai lavoratori, abbassando ancora di più la sicurezza e peggiorando le condizioni di tutti". In segno di lutto e di protesta per il decesso dell'operaio i sindacati e la Rsu hanno sospeso il lavoro per uno sciopero di otto ore per l'intera giornata e per tutti i turni di lavoro. (http://nuovavenezia.gelocal.it)»;

in data 24 gennaio 2012 Giuseppe Bono riporta il sito Lettera43 «non ha negato che c'è stata una riduzione delle commissioni ma ha affermato che: "Abbiamo adeguato la capacità produttiva. L'azienda è sana, chiuderemo l'anno con un leggero utile e abbiamo un surplus di cassa", concludendo: "La situazione del mercato è positiva in prospettiva, potrebbe essere tra due anni o quattro ma il turismo tira e ha possibilità di espandersi"» (http://www.lettera43.it);

in data 4 aprile 2012 il sito d'informazione Geololocal Il Piccolo informa che: «Quattro dirigenti della Fincantieri sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo. Si tratta di Carlo De Marco, di Trieste, all'epoca direttore dello stabilimento di Monfalcone, di Giorgio Gomiero, residente a San Stino di Livenza, vicedirettore e direttore tecnico gestionale dello stabilimento, Emanuele Truant, di Codroipo, responsabile del sistema di prevenzione e il capo officina Paolo Ponzar, di Monfalcone. Tutti sono difesi dall'avvocato Pagano. Citata a giudizio anche la Fincantieri Spa. I quattro imputati sono ritenuti responsabili della morte di Michele Sorgo, operaio della Fincantieri, vittima quattro anni fa di un incidente sul lavoro. L'uomo, che aveva 43 anni e risiedeva a Ronchi dei Legionari, fu schiacciato da una porta stagna mentre lavorava sulla nave Ruby Princess, la grande nave passeggeri realizzata nel bacino di Panzano. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile: la moglie, la figlia e la mamma di Sorgo con l'assistenza dell'avvocato Alberto Tofful e il padre con l'avvocato Massimo Vittor del foro di Udine. Il giudice delle udienze preliminari Massimiliano Rainieri ha fissato il processo per il 20 novembre prossimo dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Gorizia.

l'infortunio mortale avvenne il 15 ottobre 2008 nella sala macchine della Ruby Princess, pochi giorni prima della presentazione ufficiale della nave. Una cerimonia che venne sospesa per decisione della società armatrice Princess Cruises. In quei giorni, che precedevano la consegna della nave, si stavano effettuando varie simulazioni per tastare i vari casi di emergenza. I test venivano seguiti anche da una delegazione della Guardia costiera americana che doveva certificare l'abilitazione della nave a navigare nelle acque statunitensi»;

Sorgo, che aveva alle spalle 17 anni di lavoro con la Fincantieri ma che ai cantieri di Panzano aveva iniziato a lavorare a 18 anni, assieme ad altri due colleghi del reparto tubisti, stava effettuando la cosiddetta prova black out. Si trattava di un test per collaudare la tenuta delle porte stagne della sala macchine. Sorgo avrebbe azionato il maniglione di apertura, entrando nel vano volgendo le spalle alla porta, che ha un peso di centinaia di chilogrammi. La porta, mossa autonomamente da un meccanismo apposito, si è richiusa schiacciando l'operaio. Al momento nessuno si era accorto di nulla, ma dalla plancia di comando si era attivato il dispositivo elettronico che segnala eventuali anomalie azionando allarmi acustici e visivi. A quel punto ci si era accorti della disgrazia. Quando sul posto è giunto il personale del 118 per Sorgo non c'era più nulla da fare, la morte era stata istantanea per i violenti traumi di schiacciamento. La Ruby Princess venne posta sotto sequestro dalla Procura della Repubblica per permettere di effettuare i rilievi necessari alle indagini. Nei giorni successivi venne ripetuto il test black out, che non avrebbe messo in evidenza malfunzionamenti degli impianti e dei sistemi di allarme di bordo. La nave venne dissequestrata e lasciò una settimana dopo Monfalcone per raggiungere gli Stati Uniti e iniziare i suoi viaggi da crociera. Fu una partenza mesta senza i tre usuali colpi di sirena, come è consuetudine quando le navi da crociera costruite dal cantiere navale escono dal bacino di Panzano e imboccano il canale del porto verso il golfo di Trieste. (http://ilpiccolo.gelocal.it);

in data 20 giugno 2012 il portale internet Palermo Report informa che: «Dopo il rinvio dello scorso 6 giugno, oggi si terrà il processo a carico dei tre ex dirigenti della Fincantieri di Palermo (rinviati a giudizio dal gup Maria Pino), Luciano Lemetti, Giuseppe Cortesi e Antonino Cipponeri, accusati di omicidio colposo e lesioni gravissime. Secondo l'accusa, i dirigenti dello stabilimento navalmeccanico siciliano non avrebbero adottato le misure di sicurezza previste dalla legge rendendosi responsabili della morte e dei danni patiti dagli operai che, per essere stati esposti all'amianto, hanno contratto forme tumorali gravissime e, in diversi casi, addirittura letali. I tre imputati sono già stati condannati in primo grado in un altro processo, per 29 dei 37 omicidi colposi contestati. Gli ex dirigenti sono stati condannati a sette anni e sei mesi, sei anni e tre anni a questi però vanno tolti i tre anni dell'indulto. La sanzione pecuniaria invece non subirà alcuno sconto. Il giudice ha liquidato una provvisionale immediatamente esecutiva di oltre 5 milioni di euro (da ripartire tra gli enti costituiti a giudizio quali l'Inail e la Fiom, Legambiente, Associazione Esposti Amianto, Medicina Democratica, Camera del Lavoro e familiari delle vittime cui andranno, sempre a titolo di provvisionale, complessivamente un milione e 455mila). Ma il filone Fincantieri, va a legarsi a quello della Tirrenia. Un collegamento che, benché (ancora) dalla magistratura non sia stato fatto, sono stati i familiari di vittime dell'amianto a fare. Raccontando le loro storie, lontane eppure molto, troppo simili e in cui le parole ricorrenti sono lavoro, amianto, tumore, navi, Tirrenia, morte. Giovanni Aiello, palermitano, figlio di Pietro Aiello un marittimo della Tirrenia, morto di mesotelioma (un tumore maligno della pleura, causato dall'amianto) assistito dagli avvocati Pietro Gambino ed Ezio Bonanni, ha presentato denuncia per omicidio colposo presso la procura di Palermo, trasferita successivamente a Napoli, contro gli amministratori e i responsabili della sicurezza di Tirrenia di Navigazione. Secondo le perizie redatte dai consulenti del Gip nel processo Fincantieri, risalenti all'anno 2003, è accertata la presenza di amianto in almeno tre navi di Tirrenia costruite nei cantieri di Palermo, ancora oggi in esercizio: "Nomentana", "Flaminia", "Aurelia". E proprio su queste tre navi ha prestato servizio per anni un ex marittimo della Tirrenia Giovan Giuseppe Cuccaro, affetto da mesotelioma pleurico (come Pietro Aiello), che ha denunciato la presenza di amianto friabile e compatto nelle strutture delle navi della compagnia di navigazione che stazionano e hanno stazionato nel porto. Da questa denuncia, due settimane fa è stata aperta un'indagine dal procuratore della Repubblica del Tribunale di Crotone, Raffaele Mazzotta, affidata al pm Gabriella De Lucia. Al momento da parte degli inquirenti c'è il massimo riserbo e non è stato svelato se il procedimento sia a carico di ignoti o meno. Al vaglio della Procura crotonese, c'è materiale fotografico attestante il pericolo di dispersione delle fibre, trattandosi di navi e pertanto strutture soggette a vibrazioni continue. Ma l'intreccio continua, e si sposta fino a Gaeta, dove nel 2007 è morto Pietro Spinosa, che aveva lavorato anche sulla Domiziana. Denunce analoghe sono al vaglio delle procure di Padova e Torino»;

in data 10 luglio 2012 il Corriere.it informa che: «Il tesoriere del Carroccio (Belsito, accusato di truffa ai danni dello Stato, finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio) è consigliere di amministrazione della Fincantieri, in quota Lega. Lo è stato una prima volta nel 2003. Ma ora è tornato con una prospettiva folgorante: quella di essere nominato vicepresidente. E ancora non sa che alla morte di Maurizio Balocchi, che lo ha preceduto nell'incarico di partito, ne erediterà anche la poltrona governativa: sottosegretario alla Semplificazione. Caso unico, nella storia repubblicana, di un membro del governo che è anche contemporaneamente amministratore di un'azienda pubblica. Lo è per sette mesi, prima di dimettersi nel luglio 2011. Poi perderà anche la poltrona da sottosegretario con la caduta del governo Berlusconi, e in seguito allo scandalo della gestione dei rimborsi elettorali della Lega verrà espulso dal partito insieme a Rosi Mauro. Ma torniamo indietro di un paio d'anni. Belsito sponsorizza quindi Barcella, all'epoca capo di gabinetto di Bossi, per un posto da dirigente della Fincantieri. E la cosa, conclude Gatti, va in porto. Lo proverebbe un altro breve colloquio telefonico che Il Lecito manderà in onda. Parlando con Belsito, l'amministratore delegato della Fincantieri Giuseppe Bono gli preannuncia una telefonata proprio a Rosi Mauro, capo del sindacato padano, vicepresidente del Senato e allora potentissima esponente del cerchio magico bossiano, per informare anche lei "che ho fatto la lettera di assunzione per Barcella e per quell'altro... come si chiama?", "Dalmir Ovieni", lo aiuta Belsito». (http://www.corriere.it/politica/12_luglio_10/belsito-posto-fin-cantieri-rizzo_b005420e-ca51-11e1-bea1-faca1801aa9d.shtml);

in data 15 ottobre 2012 il Gazzettino informa: «Un operaio di 40 anni, Massimiliano Capulli, anconetano, è stato trovato morto questa mattina in uno dei bagni della Fincantieri di Ancona Si tratta di un elettricista che i compagni del primo turno, non vedendolo tornare sul posto di lavoro, hanno iniziato a cercare nel grande stabilimento del porto. La scoperta nel bagno, l'operaio era già senza vita. La presenza nel locale dei servizi igienici di una siringa lascia pensare all'overdose, ma non è escluso che la stessa siringa fosse lì precedentemente e che la morte sia attribuibile a un malore». (http://gazzettino.it) -:

di quali notizie si disponga sul caso Fincantieri, se non si ritenga di assumere iniziative per rinnovare l'intera dirigenza e il presidente rimuovendo Giuseppe Bono, nonché di relazionare circa le morti bianche che hanno interessato il gruppo sia in Italia che all'estero e quali iniziative atte a tutelare la vita e la salute siano state intraprese alla luce delle morti verificatesi negli anni;

se sia vero che, con l'amministrazione Bono, sono già 8 gli operai che, a vario titolo e in varie circostanze ed in vari cantieri, hanno perso la vita sul lavoro (Calogero Capodici, Vincenzo Viola, Luko Jerco, Vincenzo Castellano, Mauro Sorgo, Franco Devoto, Giuseppe Fazio, Ismail Mia); posto che la Costituzione italiana dispone all'articolo 1 che la Repubblica è fondata sul «lavoro» e all'articolo 3 che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» e considerate le garanzie previste dallo statuto dei lavoratori (legge 300 del 1970) che ha stabilito il rispetto e la sicurezza del lavoratore sul luogo di lavoro, quali iniziative di competenza si intendano assumere a difesa della vita umana di chi presta servizio nei contesti menzionati. (4-18718)