ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18642

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 721 del 21/11/2012
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 21/11/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2012
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 21/11/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 27/11/2012

SOLLECITO IL 06/12/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18642
presentata da
RITA BERNARDINI
mercoledì 21 novembre 2012, seduta n.721

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:

il dottor Agostino Abate è da numerosi anni sostituto pubblico ministero presso la procura della repubblica presso il tribunale di Varese;

egli nell'ambito della sua attività istituzionale ha indagato i signori Sandro Polita e Antonello Polita - imprenditori di lunga data in ambito immobiliare e dei servizi - per reati societari, fallimentari e contro il patrimonio, nel procedimento rubricato al numero 6784/10 r.g.n.r. pendente avanti la Procura di Varese;

sempre nell'ambito della sua attività istituzionale egli ha promosso il fallimento delle società La Quiete srl. Casa di Cura Privata s.r.l. La Quiete Hospital srl, Ansafin srl, i signori Sandro Polita e Antonello Polita erano amministratori;

per fatti occorsi nell'ambito delle predette procedure fallimentari, nel dicembre 2011, i signori Polita hanno sporto una denuncia-querela avanti la competente procura della Repubblica presso il tribunale di Brescia nei confronti del dottor Abate per reati di cui agli articoli 323 c.p. (abuso d'ufficio), 326 (rivelazione del segreto-d'ufficio), 328 (omissione di atti ufficio), 595 (diffamazione), 610 e 61 n. 2 e 9 (violenza privata con l'aggravante di aver commesso il reato per commetterne un altro e con abuso di poteri), 646 e 61 n. 7 (appropriazione indebita con l'aggravante di avere arrecato un danno patrimoniale di rilevante gravità);

per le medesime vicende i signori Polita hanno contestualmente sporto denuncia-querela anche nei confronti del dottor Cosentino, giudice delegato del Tribunale fallimentare di Varese e del dottor Marco Bianchi curatore del fallimento La Quiete s.r.l. per il reato di cui all'articolo 323 c.p (abuso d'ufficio), nonché di altri due imprenditori coinvolti nelle vicende fallimentari per il reato di cui all'articolo 646 (appropriazione indebita);

la procura della Repubblica presso il tribunale di Brescia ha aperto un procedimento penale a seguito del suindicato esposto dei signori Polita, per i reati e nei confronti dei soggetti indicati nella denuncia querela;

anzi, più precisamente risulta l'apertura e la separata iscrizione di due procedimenti penali;

per uno dei due procedimenti, il 23448/2011 r.g.n.r., la procura della Repubblica di Brescia ha chiesto l'archiviazione dei reati contestati a carico di Abate, Cosentino, Bianchi e dei due imprenditori, per i reati di cui agli articoli 323, 646, 610, 595;

per tale procedimento non è stata a tutt'oggi disposta l'archiviazione, essendo fissata l'udienza per l'opposizione all'archiviazione in data 21 novembre 2012 avanti il giudice per le indagini preliminari di Brescia;

l'altro procedimento penale di cui la procura di Brescia ha disposto la separata iscrizione è a carico del solo dottor Abate ed è relativo ai i reati di cui agli articoli 326 e 328;

in particolare, in relazione tali fattispecie di reato, i signori Polita avevano denunciato la diffusione da parte del dottor Abate (anche alla stampa) di notizie relative ai fallimenti dei signori Polita coperte dal segreto della camera di consiglio;

essi inoltre avevano denunciato la mancata trasmissione da parte del dottor Abate al tribunale del riesame, in spregio all'articolo 324, 3o comma, c.p.p, degli atti relativi ad un sequestro di documenti dei signori Polita da lui disposto nell'ambito delle sue funzioni: sequestro che a causa della mancata trasmissione del fascicolo non è mai stato sottoposto al giudizio del tribunale del riesame, con la conseguenza che il sequestro è ad oggi formalmente decaduto, ma che i documenti permangono tuttora nella disponibilità del pubblico ministero in una situazione di lamentata illegittimità;

tale procedimento penale a carico del dottor Abate per i reati 362 e 328 c.p. risulta tutt'ora in istruttoria, senza attuali richieste di archiviazione da parte della procura;

il dottor Abate, in siffatto contesto, pur essendo indagato di reati (anche) contro la pubblica amministrazione (di competenza - si ricorda - del tribunale penale collegiale) e per i quali i signori Polita e le società da loro rappresentate sono persone offese e danneggiate, risulta tuttora assegnatario del fascicolo penale presso la Repubblica di Varese in cui egli procede penalmente contro gli stessi signori Polita, dopo avere chiesto il fallimento delle società da loro amministrate;

tale situazione si ritiene sia degna di valutazione ed osservazione da parte del Ministro interrogato in quanto pare agli interroganti sinceramente non consona rispetto ad una serena e corretta amministrazione della giustizia, anche in rapporto a temi di delicata gestione di interessi sociali quali il fallimento di plurime realtà imprenditoriali;

in relazione al medesimo dottor Abate risulta in essere un'ulteriore situazione degna di segnalazione al Ministero della giustizia, per la quale si è a conoscenza del fatto che nel dicembre 2011 era già stato inviato un ampio esposto all'indirizzo del medesimo Ministero da parte della sig.ra Lucia Uva;

altra vicenda degna di attenzione è quella relativa alla morte di Giuseppe Uva, fratello della signora Lucia Uva, per il quale è stata emessa sentenza del Tribunale penale di Varese;

tale sentenza, le cui motivazioni sono state depositate in data 28 giugno 2012, ha assolto il medico imputato di omicidio colposo di Giuseppe Uva (il quale era giunto in pronto soccorso dell'ospedale di Varese dopo essere stato fermato dalle forze dell'ordine e trattenuto diverse ore nella locale caserma dei carabinieri, decedendo lo stesso giorno 14 giugno 2008) e - in ragione della perizia medico legale che individuava la causa di morte di Uva nella tempesta emotiva legata al precedente contenimento, ai traumi auto, e/o eteroprodotti e all'intossicazione alcolica - ha trasmesso gli atti alla procura della Repubblica di Varese «con riferimento agli accadimento occorsi tra l'intervento dei carabinieri e l'ingresso di Giuseppe Uva al pronto soccorso dell'ospedale di Varese»;

nella stessa sentenza si dava atto che - a quanto emerso in dibattimento - il pubblico ministero dottor Abate aveva già aperto nel settembre 2009 un fascicolo relativo ai fatti occorsi a Giuseppe Uva. Ha prima dell'ingresso al pronto soccorso, recante il numero 5509/09 r.g.n.r., ma che tale fascicolo era ancora nella fase delle indagini preliminari da quattro anni;

il giudice di Varese rilevava testualmente al proposito «è certo che detto procedimento trovasi nella fase delle indagini preliminari (e quindi coperto dal segreto e inaccessibile dalle parti private) ormai da alcuni anni ed è tutt'ora attivo, se è vero che il PM lo ha recentemente utilizzato per acquisire le relazioni prodotte in allegato alla memoria depositata all'udienza del 19 marzo 2012»;

Lucia Uva aveva già segnalato, nel citato esposto al Ministero della giustizia, di non aver mai ricevuto in relazione a tale fascicolo 5509/09 alcun avviso di proroga delle indagini nel corso di tutti gli anni di apertura dello stesso, sebbene ne avesse diritto in ragione di specifica richiesta;

lo stesso giudice del tribunale di Varese aveva ritenuto di precisare in sentenza che «va rimarcato con chiarezza come costituisca un legittimo diritto dei congiunti di Giuseppe Uva - innanzitutto sul piano dei più elementari sentimenti della specie umana - conoscere, dopo quasi quattro anni, se negli accadimenti intervenuti antecedentemente all'ingresso del loro congiunto in ospedale siano ravvisabili profili di reato»;

a seguito di tale sentenza risulta che il dottor Abate abbia egli stesso dichiarato alla stampa di continuare ad essere assegnatario del fascicolo r.g.n.r. 5509/09;

a tutt'oggi tale fascicolo non risulta essere stato portato al vaglio di un giudice, né per una richiesta di proroga indagini né per una richiesta di archiviazione;

anche tale situazione di «immobilità» del fascicolo r.g.n.r. 5509/09 pare agli interroganti non conforme alla corretta amministrazione della giustizia, in tema peraltro di argomenti estremamente delicati quali l'accertamento del contesto di un decesso non qualificabile come morte per cause naturali;

in entrambe le situazioni pare agli interroganti assolutamente meritevole di indagine la condotta del pubblico ministero dottor Abate in relazione alla gestione dei fascicoli a lui assegnati, alla corretta rispondenza ai suoi doveri istituzionali, e alla legittimità della permanenza in capo al medesimo pubblico ministero dei fascicoli penali sopra indicati -:

se il Ministro non ritenga opportuno disporre le dovute verifiche ed ispezioni, ai fini dell'eventuale esercizio dei poteri di competenza, sugli indicati fascicoli in assegnazione al dottor Agostino Abate, nonché sulle condotte del medesimo pubblico ministero. (4-18642)